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Lex Aurea 28 – Libera Rivista di Formazione Esoterica

Lex AureaLex AureaLibera Rivista Digitale di Formazione EsotericaLibera Rivista Digitale di Formazione Esoterica

Rubriche:

Tantra

Tradizione e

Tradizionalisti

L’Oro di Saturno

Il Sole dell’Est

Gnosticismo

Antrophos

Articoli:

Incontro con ilDalai Lama

Gnosi diPrincetonTradizione

Jacob BohmeL’energia

Serpentina delDrago

Il Culto Cristianodella SofferenzaProblema delle

Origini dellaMassoneria

Il Lato Oscurodella Dama

Le Tre LettereMadri

07 Aprile 200807 Aprile 2008 – Numero 288Registrazione presso il Tribunale di Prato 2/2006Registrazione presso il Tribunale di Prato 2/2006

Direttore Responsabile Erica TiozzoDirettore Responsabile Erica Tiozzowww.fuocosacro.comwww.fuocosacro.com

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Lex Aurea 28 – Libera Rivista di Formazione Esoterica

INDICE

Vi ricordo che per ogni contatto, commento o invio di materiale, sempre utile e gradito, la mailè [email protected]

Rubriche: Autore Pag.

Tantra David Barra 3

Tradizione e Tradizionalisti Fulvio Mocco 4

L’Oro di Saturno e i Segni dei Tempi A. Orlandi 5

Il Sole dell’Est Pino Landi 9

Gnosticismo Arte Perduta Filippo Goti 13

Antrophos Erica Tiozzo 14

Articoli:

Incontro con il Dalai Lama Massimo Taddei

16

Gnosi di Princeton D.P.E 18

Tradizione Autori Vari 27

Jacob Bohme Francesco Ieiaiel 28

L’energia Serpentina del Drago M.Ghivarello e F.Mocco

31

Il Culto Cristiano della Sofferenza Nerio 33

Problema delle Origini della Massoneria Jhaoben 36

Il Lato Oscuro della Dama Vito Foschi 43

Le Tre Lettere Madri Filippo Goti 44

Consigli per la lettura:

L’Eresia Templare 48

Il Lupo 49

L’Albero 49

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TantraDavid Barra

"Ascolta o dea, la sapienza che si ritrovaracchiusa nel corpo; se realmenteconosciuta essa donal'onniscienza" (Shivagama, Pranavidya, 14)

Il Tantra è una scienza sacra volta versol'azione, verso la sperimentazione diretta dideterminate pratiche e di specifichetecniche che tendono a "risvegliare"l'Energia Shakti latente in ciascun individuo(Kundalini) per poi incanalarlacorrettamente verso la sede di Shiva(Sahasrara-chakra) e giungere dunque alla"fusione interiore" dei due principicomplementari dell'Assoluto ed ottenere laLiberazione (Moksha). Come affermano iTantra, "ogni corpo è l'Universo", ed ognicorpo nella sua totalità comprende trediversi livelli dimensionali: il fisico, l'astrale,il causale. Il sistema tantrico, come quellovedantico, riconosce infatti l'esistenza diquelli che vengono definiti come "i trecorpi" che ciascuno di noi possiede: il corpofisico o grossolano (sthula-sharira), il corposottile o astrale (sukshma-sharira), il corpocausale o guaina karmika (karana-sharira).Ogni "sharira" ha la sua corrispondenza conun determinato stato della nostracoscienza. Il corpo grossolano corrispondeinfatti alla coscienza dello stato di veglia(jagarita-sthana) ed è quindi legatoall'esperienza dell'universo fenomenicovissuta sul piano fisico; tale corpo possiedesedici parti fondamentali suddivise inquattro settori: il primo settore è compostodai cinque organi sensoriali (orecchi, pelle,occhi, lingua, naso), il secondo è compostodai cinque organi d'azione (organo vocale,mani, piedi, organo d'evacuazione, organoriproduttivo), il terzo è composto dai cinqueelementi (etere, aria, fuoco, acqua, terra),il quarto è costituito dalla mente checoordina i primi due settori. La baseenergetica del corpo fisico è costituita dalcorpo sottile, noto anche come corpoastrale; esso non è visibile inquantocostituito interamente da energia pranica.Se il corpo fisico corrisponde alla coscienzadello stato di veglia, il corpo astralecorrisponde invece alla coscienza dello stato

di "sogno" (svapna-sthana) in cui non sipercepiscono gli oggetti grossolanidell'universo materiale ma si possonopercepire archetipi, visioni, emozioni e tuttociò che è presente nell' immensità dell'universo sottile sotto forma di vivo flussoenergetico. Il corpo astrale è anch'essocomposto dalle sedici parti che compongonoil corpo fisico ma in una forma molto piùsottile e libera dall'inerzia della materiagrossolana. Ad un livello ancora più sottiledi quello astrale troviamo invece la "guainakarmica", tale sharira è definita anchecorpo causale, poichè è la causa prima deglialtri due corpi, è il seme dell'ente umanoche possiede la forza creatrice dello Spirito,in esso vengono immagazzinati i Karma chedeterminano le successive nascite. Il corpocausale corrisponde alla coscienza dellostato di sonno profondo, o sonno senzasogni (sushupta-sthana) in cui scompaionoanche le forme del livello astrale, uno statoin cui esiste soltanto una condizione di"coscienza sopramentale" e di divinabeatitudine senza forma. L'uomo comune,nel suo ordinario stato di coscienza, nonpercepisce le realtà più profonde dellapropria corporeità, l'astrale ed il causalesono dimensioni generalmente a lui occulte,poichè nello stato di veglia riesce soltanto apercepire (o meglio a subire) i fenomeni egli stimoli più grossolani. Il correttorisveglio della Kundalini, e la correttaincalanazione verso l'alto di tale Energia,dischiudono anche alla coscienza desta, nelsuo stato di veglia, la realtà delladimensione spirituale. Le tecniche cheportano al risveglio di tale potenzaenergetica vanno ad operare sul pianoastrale, in tale dimensione sono situati deiparticolari "vortici" energetici detti chakra,nonchè la forza dormiente della Kundalini. Ichakra (di cui in futuro avremo modo diparlare nel dettaglio) sono molteplici, madati gli obiettivi dello Yoga tantrico vengonopresi in considerazione soltanto i piùimportanti, che sono sette: Muladhara,Svadhisthana, Manipura, Anahata,Vishuddha, Ajna e Sahasrara. Ognuno diessi riveste una particolare funzione, epossiede una particolare correlazione anchecon il corpo fisico. I primi cinquecorrispondono ai cinque elementi,(nell'ordine: terra, acqua, fuoco, aria edetere); il sesto corrisponde al "terzo occhio"e quindi alla percezione trascendente ed ilsettimo all' Unità suprema. Se il settimo

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chakra, posto all'altezza della sommità delcapo, è sede di Shiva, il primo chakra,posto all'altezza del plesso sacro-coccigeo,è sede della Shakti, l'Energia Kundalini,raffigurata simbolicamente come unserpente attorcigliato su se stesso in statoletargico. Ella al Suo corretto risveglio, siincanala in sushumna (la nadi centrale), edattraversa i primi sei chakra, dischiudendolied aprendo la coscienza alle grandi veritàdell'Universo, giungendo così al settimo,ove avviene l'Unione suprema e la fusionecon l'Assoluto. La Kundalini è Shakti, equindi è un'aspetto della Dea, un aspettodel Suo potere, di conseguenza è sbagliatoconsiderarLa come una forza che vasemplicemente utilizzata a propriovantaggio, o addirittura "imbrigliata" e"domata"; al contrario, Ella va adorata evenerata con costanza, determinazione eforte sentimento di devozione. Kundalini èla dea Bhairavi, la fiammeggiante guerrierapurificatrice, il Suo risveglio non va forzato,le tecniche del risveglio vanno vissute comeparte dell'abbandono al Divino, come unaspetto della devozione, le pratiche vannoeseguite senza aspettative, senza interesseper i risultati, ma con il solo, incondizionatoe puro Amore per per il Divino.

Tradizione e TradizionalistiFulvio Mocco

Se, come sostenuto dal cristianesimo,Gesù è stato il Verbo incarnato, unodegli avatara che avrebbe portato laluce rivelatrice nelle presunte tenebredell’ idolatria, come mai questarivelazione non ha fatto irruzionestorica in una civiltà più tradizionale,l’India, il Giappone o la Cina antichi, laRoma imperiale, piuttosto chenell’ambiente giudaico? In questo modo l’assimilazione delcristianesimo, d’origine nonoccidentale, è stato difficile ed hacomportato persecuzioni ai cristianiprima ed ai pagani recalcitranti poi,dopo l’editto di Costantino. Unaspiegazione la fornisce V. Lovinescu,alias Geticus, secondo il quale nell’etànera o Kali Yuga una rivelazione nonpoteva che avere i limiti del tempo, edera quindi giusto avvenisse in unambiente dubbio, tradizionalmenteparlando. In caso contrario, dettarivelazione sarebbe avvenuta primadella fine del ciclo. Indirettamente,Lovinescu nega che l’aspettativamessianica o apocalittica fosse assentea Roma, lo testimoniano la famosaecloga di Virgilio nelle Bucoliche: “Iamredit et Virgo et Saturnia regna”; ma iRomani pensavano ad un imperatore(Ottaviano Augusto) che portasse lapace sulla terra in un unico imperouniversale, in grado di far tornare l’etàdell’oro e richiamare la dea dellagiustizia, Astrea, fuggita dal mondo.Forse fu questo appello alla pace aminare la sorveglianza dei confini e adaprire le porte ai “barbari”, e non,come sostengono i cristiani, ladecadenza morale.Nello scontro fra pagani e cristiani, i primividero i secondi come una setta giudaica disuperstiziosi e fanatici; i secondi videro ipagani come altrettanto superstiziosi,idolatri ed animasti, né si sforzarono dicapire il loro senso del sacro.Roma pensava ad un imperatore-sacerdoteche governasse un mondo riunito e

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pacificato; i cristiani pensavano ad unmessia che ad una fase di vittima sacrificale(la croce) avrebbe fatto seguire un secondoavvento apocalittico in cui sarebbe stato ilgiustiziere. E’ chiaro perché i paganiidentificarono i cristiani con una delle tantesette della Galilea: l’idea è di stampoapparentemente giudaico, salvo che perIsraele il Messia doveva venire a liberaredal giogo straniero e a ridare potere alpopolo eletto, un sacrificio seguito da unaritorno quasi vendicativo.A questo punto resta da stabilire se ilcristianesimo non costituisca unallontanamento dalla via tradizionale. Ilcristianesimo, che tende a sostituire la fedealla conoscenza diretta del sacro, si opponea riunire in un’ unica persona autoritàspirituale e temporale, ed è democratico,essendosi trasmesso soprattutto attraversola massa popolare e non tramite élite diilluminati; il suo messaggio libertario fucostretto a celarsi nelle catacombe per ilsuo contenuto socialmente sovversivo eantigerarchico.La tolleranza per i culti stranieri a Roma eanche nei paesi governati, Palestinacompresa, era proverbiale, nei limiti delrispetto per l’idea imperiale, così come latolleranza fra buddhisti e taoisti oconfuciani in Cina, o fra buddisti e indù inIndia. I Cristiani non si sono comportati conaltrettanta civiltà, imitati poi dagli islamici,anche se in Terra santa i cristiani potevanosempre praticare il proprio culto, sepagavano i Saraceni. In effetti, laprovenienza mediorientale di queste duereligioni, partite poi alla conquistadell’Europa, spiega perché il processo nonpoteva essere indolore. Resta da chiarire se e fino a che punto lecorrenti paleocristiane erano affrancatedall’ambiente, assimilando il retaggiopagano, l’ermetismo dell’Egitto greco-romano, l’orfismo della Magna Greciaitalica, il mithraismo, tanto caro ai legionariromani, lo zoroastrismo, e il culto romanodella Città Eterna e delle sue origini mitichee metafisiche.

L’Oro di Saturno e il Segnodei Tempi

Alessandro Orlandi

Il Potere e la sua Ombra: una modestaproposta

Monarchia costituzionale e non,Aristocrazia, Democrazia, Dittatura più omeno militare, Teocrazia (cristiana):l’Occidente ha sperimentato, nel corso dellasua storia, varie forme possibili dimanifestazione del Potere e vari modi diintendere la Politica, l’arte di gestire la Cittàe lo Stato. Potremmo dire che la modernaidea di Stato è nata proprio, per “prove ederrori”, da queste sperimentazioni. E’ statodetto che, tra le varie forme del Potere, laDemocrazia, lungi dall’essere perfetta, è lameno imperfetta, perché garantisce ad ognicittadino una forma di rappresentanza atermine. Infatti il mandato affidato a coluiche viene eletto può essere revocato dopoun tempo relativamente breve, se costuidelude i suoi elettori. Questo non si verificané per la Monarchia, né per le Dittature, néper la Teocrazia, che spesso hanno conclusoin modo violento la loro storia. Non siamo interessati a dare giudizi politicio di merito sulle varie forme assunte dalpotere. Vorremmo invece mettere in luce,in questo breve intervento, alcuni aspettisimbolici e tradizionali che riguardano siale forme del Potere, che il modo in cui essesi tramandano. Non ci occuperemo quidelle Dittature, perché troppo spesso sonolegate alla sorte e al carattere dei singoliindividui.Le monarchie e le teocrazie (fin dai tempidei faraoni egiziani e dei re mesopotamici)hanno invece tratto la loro legittimazione dauna concezione gnostica e platonica delrispecchiarsi sulla Terra di un Ordine divino.Il Re doveva rappresentare il Principioordinatore dell’universo, mentre l’istituzionedi una aristocrazia di nobili di decrescenteimportanza (principi, granduchi, marchesi,baroni, conti, ,etc.) pretendeva di esserelegata alle “gerarchie celesti” e si traducevanella gestione di territori di diversa vastità

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per conto del Re. Il potere venivatramandato di padre in figlio (primogenito)in virtù dell’appartenenza allo stessoghenos.

Il primo incontro che molti hanno conl’idea di ghenos, di stirpe, di genealogia, hasempre qualcosa di inquietante, si pensasubito alle maledizioni, alle tare, alledebolezze congenite che sembrano gravaresu certe famiglie, alla coazione a ripetere lestesse sciagurate gesta dei propri parenti oantenati. Anche per la Scienza le qualità, lepredisposizioni, le doti naturali e lecaratteristiche del carattere si possonotrasmettere attraverso i rapporti diparentela secondo le leggi che regolanol’ereditarietà.

Gli aspetti simbolici del concetto dighenos sono illustrati molto bene dallerappresentazioni drammatiche dei tragicigreci e, prima ancora, dalla Teogonia diEsiodo.

Le vicende nelle quali i protagonisti dialcune tragedie di Eschilo, Sofocle eEuripide si trovano coinvolti, muovono dauna “azione primordiale e fondante”,compiuta da un ascendente o da unantenato, che consiste nell’aver compiutouna azione straordinaria oppure nell’avervalicato, il limite posto dalla legge degliuomini e da quella degli Dei.

Tale azione “primordiale” caratterizza, daallora, il ghenos di chi la ha compiuta. Se sitratta di una azione meritevole, essariverbererà i suoi effetti benefici su ogniuomo e donna di quel ghenos. Se invece sitratta di una infrazione alla Legge divina,ogni discendente sarà condannato a subirnele conseguenze finché non nascerà colui cheavrà il coraggio e la forza morale e tragicadi assumersi per intero questo destinofatale ed esaurirlo su di sé, richiamandosulla sua persona il castigo degli dei ocompiendo gesta che abbiano il potere diristabilire quell’armonia e quella leggeuniversale che erano state turbate dal suoprogenitore1.

Ciò che nel ghenos viene tramandatoattraverso il sangue è quindi il rapporto tral’uomo e la Dike, la Giustizia, l’OrdineUniversale.

1 Questo tipo di concezione sembra esserestata caratteristica anche dell’antica Cina, si veda adesempio la prima linea mutevole dell’esagramma n.18, “l’emendamento delle cose guaste” del Librodei Mutamenti (I Ching).

È stata questa stessa visione delle cose aispirare l’idea della “nobiltà di sangue”nell’antichità classica e nel medioevo.

Si credeva infatti che i nobili potesserovantare un’origine divina o chediscendessero da un Eroe o da un semidio.

Oppure, più prosaicamente, un loroprogenitore si era segnalato per imprese diparticolare valore per il suo Re, il suoImperatore o il suo popolo ed era statoperciò proclamato nobile in nome di Dio.

Si credeva dunque che le caratteristichedel progenitore potessero perpetuarsi neisuoi discendenti ed era per questo motivoche i nobili avevano una divisa, unostemma araldico e un motto di famiglia, cheriassumevano il tratto distintivo di quelghenos2.

Il diritto a una educazione raffinata coltae cavalleresca, a cariche elevate nellagerarchia militare e nelle associazionisegrete di iniziati, al possesso di castelli elatifondi e ad essere sollevati dalle comunifatiche del vivere quotidiano derivava ainobili da un rapporto più stretto con ladivinità, anzi, da una presenza in loro delladivinità, dello spirito. Ciò conferiva ai nobiliun ruolo privilegiato su questa Terra: essidovevano potersi dedicare a quelle attivitàsuperiori e più “vicine allo spirito” per lequali erano nati3. Il re e i nobili a cui eraaffidato il potere sostenevano di trovarsi alvertice di una piramide rovesciata, diessere, cioè, al servizio del terzo stato eche più alta era la loro condizione,maggiore la responsabilità e il dovere diumiltà connessi a un tale servizio.

Coloro i quali non potevano vantare unamitica discendenza eroica o divina, perchéun loro progenitore aveva ricevuto la caricanobiliare solo in tempi relativamenterecenti, potevano sempre trarre il lorocarisma dal fatto che l’investitura nobiliareda parte del re o dell’imperatore eraconsiderata anche un Sacramento, propriocome lo sono oggi il Battesimo, ilSacerdozio o il Matrimonio per la Chiesa. IlRe (o l’Imperatore o il Papa o chi per lui),ordinando nobile qualcuno, “trasferiva” inlui un’influenza spirituale che poteva poiessere tramandata a tutti i suoi discendenti,

2 Nelle famiglie dell’antica Roma c’eraanche la consuetudine di tramandare da unagenerazione all’altra segreti e ricette alchemiche.

3 Cfr. Il testo medioevale di RaimondoLullo, Il libro dell’Ordine della Cavalleria, Roma,1983, come esempio di tali concezioni.

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in linea diretta, con una preferenza per iprimogeniti.

Per ciò che riguarda il potere temporaledella Chiesa, invece, le chiavi incrociate dimolti degli stemmi adottati dai papirappresentano il potere di “legare” e“sciogliere” che viene dato al Pontefice,simultaneamente in Cielo e in Terra, in virtùdel fatto che Egli è il rappresentante diCristo nel mondo sensibile. La gerarchiaecclesiastica, dai Vescovi ai sempliciSacerdoti, pretende anch’essa di essere“l’Ombra platonica” di quella celeste.Poiché gli ecclesiastici praticano il voto dellacastità, a differenza della nobiltà di cuiparlavamo, il Potere non può esseretrasmesso attraverso il ghenos, (a partenotevoli eccezioni, come quella di PapaBorgia), e viene trasmesso attraverso l’“iniziazione” al sacramento del sacerdozio eattraverso una investitura da parte dellegerarchie più elevate. A differenza diMassoni, Martinisti, Compagnoni etc.,associazioni di uomini regolate da un rigidoordinamento gerarchico, che dichiarano diavere unicamente obiettivi di tipo spirituale,la Chiesa ha esercitato per secoli un poteretemporale ed è tuttora rappresentata dauno Stato sovrano.

I guelfi e i ghibellini del tempo di Dante, inconflitto tra di loro sul predominiodell’Imperatore o del Papa, condividevanola stessa visione di un rispecchiamentodell’invisibile nel visibile…

Sia la visione delle origini sacre del potere edel ghenos caratteristica della monarchia,sia l’apparato gerarchico proprio dellaChiesa, che procede attraverso“ordinazioni”, sono oggi considerate formeobsolete di propagazione del potere, residuidel passato destinati a scomparire. A differenza delle forme di potere cheabbiamo preso in esame fin qui, lademocrazia pretende di originarsi “dalbasso”. Sui meccanismi della formazionedel consenso nelle moderne democraziesono stati scritti fiumi di inchiostro. Ciaccontenteremo di ricordare al lettore che,attraverso i mass media, la propaganda, lapubblicità palese ed occulta, un usosapiente del linguaggio e delle immagini, lamanipolazione scientifica delle coscienze, ipolitici delle moderne democrazie suscitanoil consenso agitando “forme pensiero”che sinutrono, come veri e propri vampiri, delle

speranze e dei timori delle masse. E’ condolore che constatiamo che una parte delleosservazioni fatte quasi 300 anni fa daquell’accanito conservatore che fu JosephDe Maistre per criticare la rivoluzionefrancese, conservano oggi tutta la loroattualità. Un china irreversibile, legata ai meccanismidi formazione del consenso, ha fattoprecipitare le democrazie occidentali versoun crescente grado di spettacolarizzazione evolgarità, verso un appiattimento del livellodi comunicazione, dettato dallapreoccupazione di trovare slogan eimmagini comprensibili “anche” ai menodotati culturalmente e intellettualmente tragli elettori.Non è inutile ricordare che la Rivoluzionefrancese non nacque solo dalla spinta dellaborghesia emergente, ma anche daglieccessi e dalla inadeguatezza di una classearistocratica completamente indegna diricoprire il ruolo che la monarchia gliaffidava. Il lavoro della ghigliottina, ladecapitazione, era il riflesso materiale dellacondizione di una classe che ostentavadisprezzo verso i subalterni e oblio verso iservizi che avrebbe dovuto svolgere.Purtroppo questo oblio è passato in ereditàai moderni tribuni della democrazia. Unavolta eletti costoro, troppo spesso, sisvincolano dal servizio che sarebberochiamati a svolgere, quasi fossero dominatidalle forme pensiero demoniche che hannocreato per farsi eleggere. Non è nemmenopossibile affermare che essi seguanounicamente il loro interesse personale eparticolare. Semplicemente, interpretano illoro ruolo come una occasione perpotenziare l’ego e non come un umileservizio.Inoltre le qualità che il meccanismo diselezione incoraggia negli individui destinatia una proficua carriera nell’agone politicosono: ambizione illimitata, mancanza discrupoli, attenzione spasmodica alla propriaimmagine, da cui i politici vengonoinghiottiti, come Narciso dallo stagno in cuisi rispecchiava. Altri requisiti richiesti:mancanza di profondità, facilità nel mentiree nel creare formule di facile consumo. Traquesti umani “mutanti” sono destinati ademergere coloro che, per loro qualitàpersonale e per casualità della storia,possiedono un ascendente sul prossimo.

La democrazia non è del tutto aliena daltrasmettere il potere tramite il ghenos. Tutti

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conosciamo politici (sia in Europa che inAmerica) che si tramandano il seggioelettorale di generazione in generazione.Con l’aggravante che non c’è alcunimperativo morale trasmesso assieme alpotere.Più spesso il potere viene trasmesso percooptazione degli individui nei potentati chesostengono i vari partiti politici, nel sensoche i politici divengono strumenti degliinteressi di quei potentati. Nel meccanismo che conduce gli individui adiventare leader politici, quindi, non c’èalcun tipo di “selezione spirituale”, né diiniziazione, nè esistono criteri che cigarantiscano che chi si dedica alla cosapubblica possieda particolari requisiti moralio intellettuali.

In un mondo dominato dalle armi nucleari eda formidabili strumenti per far rimbalzarele “forme pensiero” negative in ogni angolodella terra, è devastante che un enormepotere possa essere concentrato nelle manidi qualcuno che è inconsapevole di sé. Nondimentichiamo che il nostro è anche unmondo segnato da distruzioni irreversibilidell’ambiente e da un progressivoavvelenamento dell’aria, dell’acqua e delcibo.Gli squilibri interiori dell’uomo di potere, lesue fobie, le sue tare, gli aspetti distruttividell’Ombra, per lo più inconsci, hanno adisposizione un apparato di incredibilepotenza, quello della propaganda legata alculto della personalità, per riverberarsisugli inermi cittadini.

Come difenderci dall’Ombra dei politici cheeleggiamo per rappresentarci?

Non si può certo pretendere che ognuno diloro si sottoponga al rito tibetano del“Tchod” o a un mese di “privazionesensoriale” per distruggere le formepensiero…

Tuttavia una società, una cultura appenaconsapevole della responsabilità che gravasu chi deve prendere decisioni a nome dellacollettività, dovrebbe esigere, comeminimo, che le persone prescelte peresercitare il potere siano capaci di praticareil silenzio interiore, di raccogliersi inmeditazione, di riconoscere l’esistenza e lanatura delle loro forme – pensiero.Se queste capacità fossero rese obbligatorieper chi vuole dedicarsi alla politica, questo

non eliminerebbe certo gli aspetti violenti,truffaldini, mistificatori e volgari connessiall’esercizio del potere, ma, credo, cisentiremmo tutti più tranquilli.

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Il Sole dell'EstPino Landi

Il “pasto sacro” nei Veda (2- ghrtam –miele )

Salve alla Volontà e al Signore di Vastità, salute a Indra e ai suoi Poteri-del-Pensiero e alle deità- che siano cibo della nostra offerta

(Rg Veda SamhitaMandala V – sukta 5Rsih Vasusrutah Atreyah)

In diversi articoli di questa rubrica siè proposto una visione dei Veda, cheindividua la potenzialità contenuta inquesta antichissima “arca” di vera sapienza.Una potenzialità di crescita etrasformazione che è giunta da una lontanaetà dell’oro, intatta fino ad oggi. Viviamooggi, al termine di un lungo ciclo, in una“età del ferro” (lo yuga di Kalì) un periodoorientato alla materialità, caratterizzatodalla piena realizzazione della mente e dellacoscienza mentale, coscienza diseparatezza. Nei versi degli antichi Poeti-Veggenti-Saggi che redassero i Veda,sapienza precedentemente tramandata dabocca ad orecchio per un tempo lungo enon determinabile, sono contenute unaluce ed un’energia che furono fondamentodi quei tempi della giovinezza della specieumana, in cui la mente ancora non avevaavvolto tra le sue spire ogni modalità diconoscenza. Quella luce e quelle vibrazionidi energia possono essere utilizzatedall’uomo di oggi,in bilico tra il suo passatoanimale e la capacità di trasformarsi in unessere di transizione verso una nuova etàdell’oro, epoca promessa e prevedibile diuna ritrovata spiritualità, di una ampiacoscienza, della manifestazione dellaSupermente, quale ulteriore passaggioevolutivo dopo la vita e la mente.Gli antichi Rishi vedici raggiunserorealizzazioni sublimi, che non fu loropossibile renderle stabili su piano dellamateria e dei fenomeni: la coscienzadoveva ancora individualizzarsi pienamente,la mente “bambina” raggiungere la pienamaturità e compiere il suo ciclo. Oggi il ciclosi è compiuto e se le antiche realizzazionipossono essere raggiunte sui loro stessi

piani di esistenza, è anche venuto il tempodi “farle scendere” per la radicaletrasformazione della materia stessa, o,meglio, il tempo per la piena disvelazionedel Divino in essa celato, trovare cioè ilmiele racchiuso nella roccia, come ci diconoi Veda.

La sua forma è luce d’oro, d’acciaioil suo sostegno risplende nel cielocome un rapido lampo, prende formanel felice dominio o nella luce.Possiamo noi ottenere quel dolce miele che in quella dimora si trova.

(Rg Veda Samhita Mandala V – Sukta 62 rsih Srutavit Atreyah)

Occorre avvicinarsi ai Veda con laconsapevolezza di ciò che è in essicontenuto e con la pura volontà di“comprendere”, nel senso più ampio deltermine, di entrare cioè in risonanza con levibrazioni che da quei versi emanano,lasciando cadere ogni giudizio e pregiudiziomentale. Occorre lasciar scendere le parolee i versi nel profondo, concentrarsi suisimboli e lasciarli operare, cogliendoneispirazione e le rivelazioni che saprannodonare, o a cui saremo in grado diaccedere…Ci accorgeremo allora che gli dei vedicihanno una precisa e reale funzione psichicae spirituale, e sono bel altra cosa dacreazioni di una mente primitiva o daingenue credenze come affermano imoderni eruditi occidentali. In quellafunzione, nel senso dei simboli attraversocui si esprime il loro culto, nello scopo verodel sacrificio e della sua natura è celato ilsegreto dei Veda: un segreto ancora adisposizione di chi ha la chiave per aprire loscrigno e godere del tesoro che essorappresenta…

Negli articoli precedenti ho portatouna serie di argomentazioni per dimostrareche qualunque fosse la manifestazione o lapersonalità specifica del Dio a cui ilsacrificio era dedicato, altro non era che unaspetto particolare dell’Unico Divino, equindi solo “Quello” era “conosciuto” e“realizzato” attraverso uno qualunque dellesue apparenze, invocato attraverso unoqualunque dei suoi nomi. Così come il

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sacrificio altro non era che il “metodo”, lostrumento per l’identificazione-conoscenzacon il Divino che veniva proprio per ciòconsiderato nella sua reale unitàimmanente e trascendente. Nella visioneintegrale degli antichi Veggenti-Poeti (Rishi)il Divino era sia l’officiante che ildestinatario del rito sacrificale, ed eraanche la medesima offerta sacrificale. Somaaltro non è che uno dei tanti aspetto delDivino che si presenta così come “il Signoredel vino della gioia e dell’immortalità.”

“Se la Vacca, della quale il ghrta è ilprodotto, non è una vacca fisica ma laMadre luminosa, allora il ghrta stesso, cheviene trovato nelle acque e che ètnplicemente rinchiuso nella Vacca dai Paiii,non è un’oblazione materiale, e neppure ilvino-di-miele di Soma che si trova anchenei fiumi, che risale dall’oceano in un’ondadi miele e scorre a fiotti elevandosi agli dèi.E se queste sono offerte simboliche delsacrificio, anche le altre devono esserlo; ilsacrificio esteriore stesso non può essereche il simbolo di un dono-di-sé interiore.”

Non mancherà l’attento lettore diaver realizzato che l’offerta del sacrificio èmolto spesso identificata materialmente coni cibi. Ogni gesto , ogni azione del popoloArio è un sacro rito, così la guerra, così lacaccia o i lavori connessi alla coltivazioneed all’allevamento, e il quotidiano rito delpranzo…Il valore psichico e spirituale degliingredienti sono resi palesidall’identificazione di essi con una qualchequalità o personalità del Divino medesimo.Il pasto allora è azione sacra diidentificazione, di assimilazione del Divinomedesimo, in una azione che viene ripetutavarie volte al giorno non come meraoperazione di sussistenza, ma comecontinua e perpetua unione con il Tutto inTutto presente e manifestato.

Chi abbia letto il precedente articolosul Soma avrà ben compreso gli aspettisimbolici del vino-di-soma, che emergononegli Inni Vedici dal contesto, dall’utilizzo,dalle specificazioni degli effetti fisiologici edel suo ottenimento.Ma come interpretare nel sacrificio ilghrtam, il burro chiarificato?

Volontà, del sacrificio signore,Uno potente, diffusore e vastosignore di Verità, come offertati porto il mio pensiero, quale burrochiarificato del rito e mondatonella bocca della fiamma; la mia

parola porgo che incontra il suo re

(RG Veda SamhitaMandala V – Sukta 12Rshi Sutambharah Atreyah)

Il termine ghrtam è utilizzato neicanti vedici con un preciso riferimento alsuo valore simbolico; sarebbe un grottescononsenso considerare il significato letteraledi un burro chiarificato, che cade a goccedal cielo o sgocciola dai cavalli di Indra

“…era qualcosa di più di un simboloutilizzato con molta disinvoltura, in modotale che spesso il senso esteriore veniva, intutto o in parte, accantonato nella mentedel pensatore. Era naturalmente possibilemodificare comodamente il significato delleparole, prendere a volte ghrtam comeburro e altre volte come acqua e manastalvolta come mente, altre volte comenutrimento o come un dolce. Ma trovavoche ghta era continuamente impiegato inrapporto con il pensiero o la mente, che ilcielo nel Veda era un simbolo della mente,che Indra rappresentava il mentaleilluminato e i suoi due cavalli le duplicienergie di questo mentale e notavo pureche a volte il Veda parla apertamente dioffrire l’intelletto (manzyd) agli dèi, comedel ghrta purificato, ghtath na piitaihmanTàm. La parola ghta comprende anchefra i suoi significati filologici il senso dibrillantezza ricca o calda. È grazie a questoinsieme di indicazioni che mi sentivogiustificato a attribuire un certo sensopsicologico all’immagine del burrochiarificato. E scoprivo che la stessa regolae lo stesso metodo si potevano applicareagli altri elementi del sacrificio.”

Non è quindi né facile, né possibile enemmeno proficuo, scindere nettamente edinterpretare analiticamente i simboliconnessi alle varie offerte del sacrificio, mail loro pieno valore può essere colto in unaintreccio, o meglio una sintesi tra ilsignificato simbolico del vino di soma, delghrtam, del miele.Per esempio, nell’ultimo inno del quartomandala, il Rishi Vtmadeva parla di dueoceani. Occorre premettere che nei Veda ilsimbolo psichico dell’acqua, scorrentenell’alveo del fiume, oppure distesanell’ampio oceano, è ampiamente utilizzato.Non solo nei Veda, ma anche nei Purana,l’oceano rappresenta l’esistenza stessa e ilVeda parla di due oceani, le acque superiorie quelle inferiori ( non credo sfugga ad

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alcuno la medesima simbologia edaddirittura terminologia di altri antichissimilibri) che sono l’oceano del subcosciente edel sovracosciente, rispettivamentemanifestazione submentale, neranescienza, e manifestazione sovramentale,verità luminosa ed eterna.

Gli uomini nel mondo nati e deditiall’opera, accrescono lo statoluminoso del figlio della Madrebianco- splendente; la collana d’oroegli porta e pronuncia l’ampio verbo;con quella e il vino-di-miele di gioiadiviene un cercatore di pienezza

(Rg Veda Samhita Mandala V – sukta 19)

Ebbene nell’inno vedico sopracitatosi descrive un’onda di miele che si elevasull’oceano; quest’onda è il soma e donal’immortalità; il suo nome segreto, nellalingua degli Dei, è proprio ghrtasaya, ilburro chiarificato. Vmadeva non vuole certodire che è apparsa un’onda o un fiotto divino, levandosi dall’acqua salata del golfodel Bengala, e che questo vino è un nomesegreto per il burro chiarificato. Senza alcundubbio il mare, il miele, il Soma, il burrochiarificato sono simboli che segnano unpercorso spirituale, di crescita. Ciò che sivuole realmente dire è che dalle profonditàdel subcosciente in noi sale un’onda delmiele di Ànanda (la pura gioiadell’esistenza) ed è grazie ad essa chepossiamo realizzare l’immortalità; Ànanda èla luminosa realtà segreta. “ Soma è il diodell’Ànanda, come dice anche il vedanta, èquello che è divenuto mente o percezionesensoriale; in altri termini ogni sensazionementale porta in sé una delizia nascostadell’esistenza e si sforza di esprimere talesegreto del proprio essere. Di conseguenza,Ànanda è la lingua degli dèi con la qualeessi gustano la delizia dell’esistenza, è ilnodo dove sono riunite insieme tutte leattività dell’essere immortale o esistenzadivina.”L’inno del rishi Vamadeva prosegue infatti:“Rendiamo palese questo nome segretodella chiarezza”, vale a dire, portiamo allaluce questo vino-di-Soma, questa delizianascosta dell’esistenza; “custodiamolo inquesto sacrificio-del-mondo mediante lenostre rese o sottomissioni a Agni”, la

Volontà divina o Potere-cosciente divinoche è il Signore dell’essere. “Egli è il Torodei mondi con le sue quadruplici corna eallorché ascolta il pensiero-d’animadell’uomo nella sua espressione-di- Sé, faemergere dal suo luogo nascosto questonome segreto di delizia”.Ritroviamo nei Veda medesima sostanza inmolte altre immagini che nascondono ai“profani” sotto il velo di una poesia misticail loro significato, che purtuttavia traspareper coloro che sanno vederlo. In Rg Veda, 1V58.5-7J si afferma “che laconoscenza divina da sempre scorre, senzainterruzione, dietro i nostri pensieri, ma civiene nascosta dai nemici interiori; costorolimitano la nostra mente fisica all’azione ealla percezione dei sensi, in modo che,seppure le onde de1 nostro essere vengonoa frangersi sulle rive che confinano con ilsovracosciente, l’infinito, esse sono limitatedall’azione nervosa della mente sensoriale enon possono liberare il loro segreto. Sonocome cavalli dominati e imbrigliati; soloquando le onde di luce hanno pienamentenutrito la loro forza i corsieri focosi possonospezzare le loro pastoie; ed esse, allora,scorrono liberamente verso Quello dalquale il vino-di-Soma è pressato e dal qualenasce il sacrificio.”Questo fine è spiegato ulteriormente comeQuello che è tutto-miele — ghrtasya dharàmadhumatpavante —‘ vale a dire l’Ànanda,la Beatitudine divina. E che questo fine siail sindhu, l’oceano sovracosciente, èevidenziato chiaramente nell ‘ultimo rk, nelquale Wtmadeva dice: “Possiamo noigustare quest’onda di miele che è tua” — diAgni, il Purua divino, Toro dei mondi dallequadruplici corna —, “essa che è nata nellaforza delle acque da dove giungonoinsieme”.apàmanTkesamitheya dbhnastamasfydmamadhwnantaih ta Ctnnim I[Rg Veda, 158.1]]”

Generalizzando le poche particolaritàprese in esame in questi articoli,relativamente alle offerte del sacrificio neiVeda, credo che l’utilizzo dei simboli risultiabbastanza chiaro. Il metodo seguito èstato tracciato da Sri Aurobindo, che hatradotto l’antico sanscrito con cui i Veda cisono stati tramandati con un estremo rigorefilologico non disgiunto da unainterpretazione che cogliesse la coerenzainterna ai Veda, oltreché con il contenuto ditutti gli scritti sapienziali successivi, primitra tutti le Upanishad. Ma soprattutto per

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primo ha colto l’essenza di quella poesia“mantrica” facendola rivivere nella propriainteriorità, lasciando che i simboliaccendessero fuoco interiore identico aquello che aveva ispirato gli antichi cantoriche li crearono. Ma non sarà inutile portareancora qualche esempio. Il ghta o burro chiarificato è prodottodella vacca, e sappiamo che vacca e lucevengono indicate dalla medesima parola“go”, oltre al chiaro riferimento quando siparla, in disparati inni, degli “armenti delsole”, quelli rapiti dai Pani e nascosti nelleoscure grotte: anche senza approfondirepiù di tanto il mito citato, pareimmediatamente intuitivo l’identificazionedel ghrtam con la mente purificata, cheproviene dalla luce, come il burro dallamammella della vacca.A volte il ghta è addolcito con il miele, avolte semplicemente il miele, madhumadghrtam, e madhu; altre volte associato alvino di soma : “…Ghrta significa anchesplendente ed è il radioso prodotto dellavacca luminosa; è la luce della consapevoleconoscenza plasmata nel mentale,custodita nella coscienza illuminata cheviene sprigionata grazie alla liberazionedella Vacca; Soma è la delizia, labeatitudine, l’Ànanda inseparabile dallostato illuminato dell’essere… …e poiché, secondo il Veda, ci sono in noitre piani del mentale, esistono anche treporzioni del ghrta che dipendono dai tredèi, Stirya, Indra e Soma e anche il Soma èofferto in tre parti, sui tre livelli dellamontagna, trisu sànusu. Considerando lanatura dei tre dèi, possiamo azzardare cheSoma liberi la luce divina dal mentalesensoriale, Indra dal mentale dinamico eSiìrya dal puro mentale riflessivo…”

GLI AVIN, SIGNORI DI BEATITUDINE

Rg Veda, IV.45

1. Guarda, la Luce sta sorgendo e ilcarro onnipervadente è stato aggiogato al piano elevato di questo Cielo; delizie sono poste nella triplice loro pariglia e il Quarto è tutto miele.2. Colma di miele, la delizia sorge; verso l’alto i cavalli si dirigono e il carro, nell’ampia radiosa Aurora, e riavvolgono il velo della tenebra,

rendendo il mondo inferiore unaforma splendente pari al Cielo luminoso.3. Il miele voi bevete, poiché esso aggioga il vostro carro beneamato. Col miele voi rendete più felice il cammino e i sentieri; tutta miele, o Asvin, è la pelle che portate.4. Pieni di miele e dalle ali d’oro i Cigni che vi trasportano; alzandosi all’Aurora, attraversano le acque, d’ebbrezza colmi e in contatto conciò che l’ebbrezza sostiene. Come apicolme di miele, al Soma voi giungete.5. Di miele ravidi i fuochi conducono il sacrificio a buon fine e corteggiano la vostra luce, o Asvin, ogni giorno, quando con mani pure, con visione perfetta, col potere di chi viaggia verso la meta, hanno pressato ilSoma.6. Bevendo il vino, galoppano e corrono le fiamme e ampliano il mondoinferiore in forma risplendente come il cielo. Anche il Sole procede, i suoi destrieri aggiogando. Mediante l’operato della natura voi coscientemente lungo tutte le strade procedete.7. O Asvin, il vostro carro incorrotto con cavalli perfetti, voi guidate in tutti i mondi, con gioia cheabbonda nell’ offerta e che conduce alla meta.

“Le caratteristiche essenziali del sacrificiosono l’accensione della fiamma divina,l’offerta del ghrta e del vino-di- Soma, ilcanto della parola sacra. Con l’inno e conl’offerta gli dèi sono cresciuti; sono nati,creati o manifestati nell’uomo e, grazie allaloro crescita e alla loro grandezza, essifanno evolvere la terra e il cielo, vale a direl’esistenza fisica e mentale, fino alla lorocapacità estrema e, superando questi,creano a loro volta i mondi o piani superiori.L’esistenza superiore è il divino, l’infinito delquale la Vacca luminosa, la Madre illimitata,Aditi, è il simbolo; quella inferiore èsottomessa alla sua forma oscura, Diti.L’oggetto del sacrificio è la conquistadell’essere superiore o divino e con esso ilpossesso e la sottomissione alla sua legge ealla sua verità dell’esistenza inferiore oumana. Il ghta del sacrificio è il prodotto

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della Vacca luminosa; è la chiarezza osplendore della luce solare nel mentaleumano. Il Soma è la delizia immortaledell’esistenza, celata nelle acque e nellepiante, che viene estratta per essere bevutadagli dèi e dagli uomini. Il Verbo è la parolaispirata, che esprime l’illuminazione-di-pensiero della Verità che si elevadall’anima, formata nel cuore e foggiatadalla mente. Agni, crescendo grazie alghrta, e Indra, colmo di forza dall’energialuminosa e dalla gioia del Soma, nutritodalla Parola, aiutano gli Àngirasa a ritrovaregli armenti del Sole.”

NOTA : I brani in corsivo sottolineato sonotratti dal libro “Il Segreto dei Veda” SriAurobindo – ed. Aria Nuova)

Gnosticismo Arte PerdutaFilippo Goti

Sicuramente molti di coloro che siimbattono in testi di gnosticismo, o legati alcristianesimo eterodosso, rimangono stupitie confusi attorno alla ricca cosmogonia, allesofisticate immagini legate alla tragediapneumatica della Caduta. Non di radoascolto commenti che giudicano fantasioseed inutili le narrazioni gnostiche: frutto dimenti annoiate e sofisticate incapaci dicogliere il messaggio cristiano nella suasemplicità.

Credo che sia quindi necessarioesprimere alcune osservazioni attorno allanarrazione gnostica, in modo da megliocontestualizzare i termini della vicenda.Osserviamo che se la semplice federacchiudesse in se, ed esprimesse all'infuoridi se, l'enormità del mistero umano, e delrapporto creatura/creatore, non sicapirebbe come mai la stessa Chiesa-istituzione nel corso dei secoli si siaimpegnata costantemente ad affinare lapropria teologia, dando vita al suo interno aferoci lotte non sempre e non soltantodialettiche. L'osservazione ci porta aconstatare che nella Chiesa Istituzioneesistono due espressioni di fede: la prima èquella del popolo, escluso dallasacralizzazione (dall'amministrazione deldivino), che si riduce al "semplice" credocome espressione di fede; la seconda èquella riservata al corpo sacerdotale ed èlegata al corpo docetico e liturgico dellaChiesa stessa, e che certamente non siriduce alla letteralità dei passi evangelici.

Avendo osservato quanto pocoimmune sia la stessa Chiesa Cattolicarispetto alla forza dell'intelletto, dobbiamoadesso soffermarci attorno ai cosidetti testignostici e alle osservazioni che seguono.

La prima osservazione è relata al pubblico:a chi erano diretti determinati testi?Sappiamo bene come le comunità gnostichenon si fondassero su di un universalismoindistinto, ma si connaturassero comestrutture iniziatiche ove sul formalismo delbattesimo, vi era l'essenzialità di unacondivisione di prospettiva, ed unaformazione costante attorno al simbolo ealla liturgia del simbolo. Non per tutti,

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quindi, ma per i pochi che erano parte dellacomunità. Come non è per tutti la teologia,la cristologia, la soterologia, e lateodocetica, ma per coloro che in similiespressioni trovano cimento e giovamentooltre la semplice attestazione di fede.

La seconda osservazione è legata allo stilecomunicativo. Lo stile letterale moderno,affermativo, spoglio da figure retoriche oallegoriche, povero di rilfessione edintuizione, appiattito su di una scarni stimoliconsumistici, certamente non agevola lalettura di testi ove il concetto non si veicolaattraverso la parola, ma in virtù dellacostruzione di immagini e simboli. Immaginie simboli che devono essere meditati, e conle apposite chiavi compresi (fatta cosaunica con il ricevente).

La terza ed ultima osservazione è invecerelata a ciò che gli gnostici volevanoesprimere con la loro ricca poesia. Non sitratta di enunciazione di divinità, didrammi, ed emozionalità delle stesse(pratica invero assai diffusa anche a livelloreligioso), ma l'espressione in formaimmaginifica e in linguaggio riservato delprocesso di decadenza del pensiero e dallasua separazione dall'Ente, e il formarsi(ipostasi) dei vari mondi in virtù della suaaddessanzione nel fare.

AntrophosErica Tiozzo

Stregoneria

Un'altra forma del sacro che ultimamentesta riscuotendo successo, specie tra ledonne, è la stregoneria (tale a torto oragione, ma bisognerebbe capire cosa inverità si nasconde dietro questo sostantivo)oggi tinta di rosa, meglio conosciuta con ilnome di "wicca".Antica come il mondo, come lo stessosciamanesimo o culto degli antenati, lastregoneria è un modo di rivolgersi al sacrooggi tornato in auge a causa del suosupposto modo di essere: "alternativo","controcorrente", "individualistico".Il moderno termine deriva da " strix"on cuisi indicava un rapace notturno (lo strige obarbagianni),dal verso acuto (da cui ilnome), che alcune leggende accusavano(erroneamente) di succhiare il sangue dellecapre. A questo uccello venne associata lastrega, la donna che prevedeva il futuro edaveva affari con il diavolo, generalmenteconsiderata malvagia.La stregoneria, tuttavia, è un fenomenouniversale che vive in prossimità del fattorereligioso, non costituisce una religione a sé:non è un sistema di pensiero, quantopiuttosto un modo di vivere il sacro che sidifferenzia per le sue modalità o i suoiobbiettivi.A latere dell'ufficiosità, la stregoneria èsempre esistita ed ha una accettabilitàsociale in genere molto inferiore a quelladello sciamano, cui vengono riconosciutipoteri terapeutici e obbiettivi comunitari.Lastregoneria, da sempre e ovunque, èpercepita come antisociale.Lo stregone o stega, infatti, è spesso alservizio del singolo, non della collettività;opera con forze naturali selvagge, piega lavolontà delle persone e degli eventi a suobeneficio o del suo assistito, molto spesso asvantaggio di qualcun altro. La stegoneria èassociata spesso a culti lunari, alla notte,ad animali predartori, al sangue, a piccolisacrifici."In ogni caso-scrive Bernardi- la stegoneriaè il male, l'odio, ecco perchè viene ovunquecondannata".

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Lo stregone, con tutta evidenza, è chi fa delmale, maledice o svia in modo innaturale ilcorso degli eventi: questo, secondo laletteratura antropologica e il normalecomune sentire. In realtà, dopo avereeffettuato una attenta revisione storica,troppo spesso sciamani, donne diconoscenza, maghi e maghe sono statitacciati di stregoneria, per ignoranza o percomodo. L'accusa cadeva spesso su donneemancipate, e persino a diverse santecattoliche toccò subire l'infamia di unprocesso per stregoneria.Talvolta, la cosiddetta strega è solo unapersona su cui, per svariati motivi, siappunta il malcontento sociale, l'invidia diqualcuno, il sospetto; altre volte, la personaè semplicemente fuori dagli schemi abitualidi comportamento e perciò, non essendoleggibile, è facilmente inquadratanell'occulto.La stregoneria, infatti, fa spesso rima con"occulto": un occulto malevolo, diabolico,spesso indicato come "magia nera".Oggi, alcuni moderni cultori di stregoneria,rivendicano a questo termine una valenzasimile a quella di magia o sciamanesimo.Secondo le credenze popolari, esistonopersone naturalmente "cattive" e capaci,con la loro malignità, con un solo sguardo,di determinare sciagura.Nel Sud d'Italia questo fenomeno èconosciuto come "jettatura", ma presso iNuer dell'Africa e numerosi altri popoli lostesso identico fenomeno è ritenutopossibile dalla saggezza popolare e,ovviamente, conosciuto con un appositonome e determinate peculiarità.Da un punto di vista psicologico si potrebbeammettere che è molto comodo individuareun capro espiatorio per certe difficoltà,mancanze o debolezze sociali; da un altropunto di vista, sempre psicologico, è ovvioche esistono determinati margini entro cuiinfluenzare le azioni del prossimo in modonegativo.Sul variegato mondo e significato dellastregoneria, dunque, si assommanosuperstizione, tanti "sentito dire",meccanismi psicologici e sociali poco chiari.Il primitivo e negativo significato distregoneria è stato definito intorno all'AltoMedioevo dalla Chiesa, che consideravacoloro che la praticavano (o anche presuntipraticanti) esseri malvagi in contatto conSatana. Nel mondo occidentale, dal 1951 si possonoidentificare elementi di stregoneria, intesa

come culto, nella Wicca ed altri cultineopagani,che nulla hanno a che vederecon il satanismo. E' interessante notar chela Wicca è nata in ambiente protestante,connessa a certe preteseemancipazionistiche femminili e con unintento, se vogliamo, "storicizzante".Gardner, il fondatore della Wicca, inteseavviare un recupero storico dell'anticasapienza femminile recuperando culti legatial mondo della natura e alle sue forze, in unquadro più religioso che esoterico.Nella Wicca, soffusa di un certo panteismo,è fondamentale l'interazione maschile-femminile che gli adepti vedonosimboleggiati nella coppia Dio Cornuto-DeaMadre.La Wicca rifiuta, generalmente, latrascendenza comune alle religioniistituzionalizzate (viste come obsolete,patriarcali e moraliste) per tuffarsi nei ritminaturali e in un ricco mondo emotivo.Ma che cosa l'odierna e politically correctWicca condivide con la vera e propriastregoneria?Esamineremo gli elementi comuni nelprossimo intervento.

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Incontro Con il Dalai Lama28 Febbraio 2008

di Massimo Taddei

(elogio dell’imperfezione)

18° giorno- 27 febbario-.Delhi/Amritsar - Al mattino tempo liberoo visite per Delhi nel pomeriggio sei oredi treno per Amritsar, capitale del Punjab edella religione sick. ( posto poltrona intreno , comodo , meglio del nostropendolino insieme ai sick che amanoattaccare discorso con noi) . Arrivo alle 22e pernotto ad Amritsar ( alla lettera cittàdella immortalità).

19° giorno. Al mattino andiamo al GoldenTemple ( Hari Mandir , il tempio di Dionella forma di colui che cancella laignoranza) , lunga e amabile visita .Centro della vita dei sick . Al pomeriggio sipossono vedere la cerimonia del cambiodella guardia al confine con il Pakisthan oaltri luoghi interessanti di cultura sick. Chivuole torna alla suggestiva cerimonia dellasera al Hari Mandir (Golden Temple) in cuiil libro sacro viene rimesso a letto per lanotte. La cerimonia anche se Sick , denotala sua derivazione hindu . Anche nei templishivaiti infatti alla sera le divinità vengoposte a riposo con una piccola processionee al mattino risvegliate e poste di nuovoal loro posto . Secondo pernottamento adAmritsar. Il cibo del Punjab è fra i piùraffinati dell’India.

20° giorno. – 29 febbraio -In treno alprimo mattino torniamo a Delhi . Abbiamoun po’ di tempo a disposizione per tempolibero o visite varie possibili fra cui il MuseoNazionale Indiano o per mercati semprecon la nostra guida locale . Andiamo acena in hotel che ci fornisce anchequalche camera per rinfrescarci , poiandiamo in aeroporto nei divani lungasosta in attesa del check in per Roma.

21° giorno - 01 marzo - Check in alle03:20 e volo alle 06:20 - Delhi – Amman– Roma arrivo previsto a Fiumicino alle14:15 .

E’ vero. Questo riportato sopra sarebbestato il programma del nostro viaggio,

distribuito ai miei amici viaggiatori. La seradel 26 febbraio eravamo infatti in hotel aDelhi provenienti da Varanasi e l’autista michiede per l’indomani mattina. Io tranquillodecido una partenza per le 09:30 . Lo vedosospettoso , poi mi fa firmare l’ora e dopodieci minuti mi chiama il mio agente indianoDarren. Mi dice : Massimo ma guarda benei biglietti del treno per e da Amritsar , tuparti domattina alle 7 e torni alle 17 del 29febbraio , forse hai invertito gli orari.Esatto, così era. Eravamo quasi a lettoquando informo gli altri e decidiamo lasveglia alle 6 per andare in stazione aDelhi. Stazione, trattativa con i portatori ,carico delle valige sul treno e iniziano aservirti varie colazioni. Per fortuna anchequesto viaggio India Nord stava andandopiuttosto bene e i viaggiatori soddisfatticommentavano la mia tendenza alrilassamento organizzativo…( imperfezione)con simpatia. L’India tuttora non è laSvizzera dal punto di vista della apparenteorganizzazione ma nei fatti poi le cosevengono fatte … un caos organizzato lo hadefinito Edward Luce del Financial TimesIndia. ( citando il suo matrimonio con la suaattuale moglie indiana , i suoi genitorivestiti britannici, e tutto l’occorrente cheancora mezz’ora prima della cerimonia nonesisteva, poi uno alla volta al momentodell’entrata in scena apparivano , lacordicella, il fuoco, gli incensi, il brahmana,etc… e tutto si svolgeva un po’ prima o unpo’ dopo).

In treno abbiamo tempo perriprogrammare il nostro tempo adAmritsar. Chiacchiere e carta geografica ,due ipotesi e cerchiamo di verificare seusando le due mezze giornate per Amritsarpossa rimanere una intera giornata liberaed essendo a duecento chilometri dallependici dell’Himalaya non ci sia la possibilitàdi farsi una escursione. O meglio perl’esattezza andare a Dharamsala , unpaesino sotto la prima faglia della catenamontuosa , stato dell’Himachal Pradesh,sede dal 1959 del governo tibetano inesilio. Il luogo ove vivono migliaia di monacitibetani e il loro leader , il Dalai Lama. HisHoliness the Dalai Lama. Luogo accordatoagli esuli tibetani da parte del governoindiano all’indomani della azione militaredi annessione da parte di Mao . Chiamo ilmio agente al fine di cambiare ilprogramma , l’uso delle auto verificare i

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tempi e la qualità delle strade e se ci sia lapossibilità di incontrare il Dalai Lama o sesia in sede o quale sia il calendario deiriti del tempio. Il destino dellaimperfezione organizzata vuole che perdieci giorni il Dalai Lama sia a Dharamasalae tenga personalmente due sedute di rito einsegnamenti al giorno , una alle 09:30 eduna alle 13. Non sarà facile partecipare acausa della presenza di molti monaci.Decidiamo ditentare. Dobbiamofarci delle foto perchiedere il passl’indomani mattinauna volta arrivati inmontagna edobbiamo farloadesso che siamoad Amritsar e stiamoandando al confinecon il Pakisthan avedere la cerimoniadell’ammainabandiera deltramonto. Gli autisti( abbiamo dueToyota Qualys) cifermano ad un fotostudio e per 80centesimi di euro ci fanno 64 fototessera atesta ( basteranno per un po’) . Adessoorario fissato per l’indomani partenza allecinque e mezza del mattino.

Il viaggio è stato del tutto tranquillo egradevole e alle 11 eravamo aDharamasala , per l’esattezza 10 km oltre ,a McLeodGanji , frazione di Dharamsala,ove ha sede il tempio centrale il Namgyal ,il Gompa , il Dalai Lama , al secolo il signorTenzin Gyatso . Una bella luce siamo a2000 mt . Facciamo il pass ma l’uomodell’ufficio ci avverte che potrebbe esseredifficile trovare posto , in caso di nonarrabbiarsi con lui. Fatto il pass andiamodentro al tempio a dare una occhiata equesto ci ha permesso poi di rimanere etrovare in qualche modo un posto .Tempolibero e relax all’interno di questo edificiosemiaperto all’aria fresca di montagna ealla luce . Vado a dare una passata alleruote del Dharma , poi a sedermi insieme acentinaia di monaci nel Gompa ove stannosalmodiando le scritture.

Si è fatto mezzogiorno e se vogliamoassistere alla cerimonia che durerà due oredobbiamo cominciare a cercare posti .Siamo indipendenti. Non vedo più Ugo,Gabriella, Carlo, Angela e Rachele che sisono già seduti per terra.Ove tento disedermi io con due amiche del gruppoDanila e Monica ci invitano a cambiare dueo tre volte posto eccetto Danila checontinua fin dall’inizio del viaggio a

collezionare successi egentilezze dagli uominiindiani. Pertanto lei èsistemata. Io e Monicaveniamo invitati con sorrisie gesti da dei tibetani tipicicon cappelli di pelo a grandiorecchi a sedere vicino aloro. Sarà la nostra fortuna.Quei tibetani con quellefessure per gli occhi chenon sono altro che unadelle varie rughe che hannosul viso. Per una oracontinuano ad arrivaremonaci e monache vestitedi rosso sangue , RossoIndia si chiama a Prato quelcolore, una sfilatainterminabile, e vanno a

sedersi per prepararsi al rito. Ci sonoanche pochi occidentali . Saranno statialmeno tremila monaci . Prima dell’ unaarriva il Dalai Lama con altri monaci ,saluta tutti a mani congiunte va a sedersisul suo scranno a meno di dieci metri da noie da qui condurrà, reciterà il rito e gliinsegnamenti per le successive due ore.Tutto in tibetano. Il rosso tibetano e ilgiallo zafferano dominano la scena , l’iniziodelle montagne himalayane fanno dasfondo.

Il rito condotto da lui va avanti per dueintense ore ininterrottamente. Il temposcivola via velocemente . Inizia con unacorale calda preghiera da parte di tutti imonaci . Poi letture da uno dei libri sacri ,quei libri costituiti di pagine di forma lungarettangolare tenute insieme da unacordicella e conservati dentro due tavolettedi legno. Recitazione di testi e preghiere acui fanno eco le risposte ritmate deimonaci . Periodi di spiegazioni e riflessionirelative ai testi appena letti riguardantisempre le varie vie che portano allapurificazione della mente dalle impuritàesterne , tecniche di serenità , aneddoti

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della vita di Siddartha o sue citazioni . Unuso continuo di quelle vocalizzazioni tipichedella recitazione e del canto tibetano , dalgutturale al tono basso al bassissimo. Cantidialogici con risposta ripetizione da partedel pubblico , il ritmo è calmo ma continuo.Il Dalai Lama intermezza i periodi conaspersione di una benedizione usando unramo di albero Pippal , l’albero ove ilBuddha ebbe la illuminazione sempre conquel sottofondo di recitazione baritonale.Tutto in tibetano , ovviamente non hocapito il contenuto , l’impatto simbolico èsuperbo. Per due o tre volte al suono diuna campana da parte del Dalai Lamaarrivano fra di noi una ventina di monacicon altrettante teiere giganti a servire ilchai ( tè/latte bollente) , molto gradito visto cheavevo saltato il pasto . I tibetani nostrivicini attaccano ad aprire contenitori cheavevano portato. Frutta secca, pane , dolcie ce li danno . Che brava gente . Vienedistribuita anche acqua benedetta. Nelfrattempo il Dalai Lama gira un po’ dipagine del libro la lettura reinizia e i canti ,le preghiere , il commento , la aspersionee il tè. Il tutto condito da un certoumorismo visto che il primo a ridere è luiseguito dal pubblico . L’ambiente èleggero , non solenne , una routine a cui imonaci sono abituati con sbadigli . Noisiamo alla sua sinistra a meno di diecimetri, possiamo cogliere ogni singoloattimo della cerimonia . Una corale intensapreghiera di tutti i monaci e la seduta èterminata , lui saluta tutti semplicemente egentilmente. E torna alle sue stanze.

Noi torniamo a far due passi in paeseabbiamo una oretta prima di doverriprendere la strada. La viuzza cheattraversa il paese è piena di bancarelle.Assaggio più o meno tutti i tipi di cibocucinato bello caldo. Mi compro una bellasciarpacoperta di quelle rosse cheadoperano loro. Mi compro un libro tibetano. Gli altri del gruppo sono in giro. TrovoCarlo e Angela a sedere dentro unabancarella rilassati come fossero al bar alloro paese in Sicilia che si gustano cibo etè . Il rientro è abbastanza lungo perAmritsar.

Gnosi Di PrincetonUna Sintesi Personale

D.P.E

(seconda parte)

Quelle che seguono sono solo alcuneaffrettate osservazioni-riflessione personalisu questo particolare tipo di Gnosi;osservazioni che non impegnano nessuno aldi fuori di me.

1Moltissimi anni fa c’era un modo di dire,alquanto elementare e quindieccessivamente semplificativo: “se i protoniavessero gli occhi non potrebberodistinguere i colori perché sono più piccolidelle onde luminose”.Se dal punto di vista epistemologico la fraseora non ha più molto senso né empirico néteorico, da quello gnoseologico possiede unsignificato teoretico ben preciso, che siperpetua nel tempo, a designazione di unconoscere e quindi di un sapere percomprensione, cioè per aver “preso con(sé)”, avere inglobato.Un po’ come quando in greco il profe ciinsegnava che Oida, si traduce con “so”, adesignazione di sapere per aver visto o, intraslazione, udito, quindi di un sapere percognizione mediata.Solitamente ciò che ingloba è formalmentepiù capiente di ciò che viene inglobato, cioèdal punto di vista fisico e sensorialepossiede una dimensione maggiore.Essere consapevoli di un pensiero,costituisce un pensiero più vasto.E lo stesso discorso vale per laconsapevolezza della consapevolezza.E’ come se attorno al nostro “fisico” siarticolassero almeno tre involucri dipensiero: il pensiero in sé appena nato, ilpensiero consapevole di aver quel pensiero,ed il pensiero che ci consente di poteresternare (o vivere) questaconsapevolezza.L’interessante è che sono simultanei e chese il primo lo possiamo definiresquisitamente interno, gli altri due da dovederivano?Credo che l’errore insito in questa miadomanda derivi dalle usuali categoriespazio-temporali che ci inducono a ricercarela distinzione tra esterno e interno, tracausa ed effetto e tra prima e poi.

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Non siamo ancora abituati a considerare lanostra corporeità come una globalità che sedal punto di vista soggettvo-sensoriale cipresenta delle oggettive articolazioni che ladifferenziano in strutture e funzioni, dalpunto di vista dell’essenza non ammette inlei distinzioni tra materia e spirito.Probabilmente la domanda “chi trasmette?”si potrebbe tramutare dal punto di vistagnoseologico in “perché trasmette?” e dalpunto di vista strutturale e funzionale“come fa?”.

2Pare che se su uno schermo colorato,dall'interno avviene una proiezione dellostesso colore dello schermo e dall'esterno lastessa cosa, allora non distinguiamo più iltrasmettitore dal ricevitore. Allego una figura a mo' di modello nèmatematico nè fisico, ma solo pittorico.

Proviamo a risponderti con le conoscenzescientifiche e filosofiche che possiamo averea disposizione.Interno.Una visione di un “quid”, ovunquedall’interno sia partito, non ha senso se nonviene appreso e poi compreso.Ma questi due sono atti coscienziali.La visione non coscienziale non è un attopartecipativo, è solo un fattoestemporaneo.Qui, per visione intendiamo siaun’immagine figurativa, sia un ricordoambientale o comportamentale suscitato adesempio da una musica, da un profumo, daun film (da notare che è difficile esularedall’esterno, infatti i nostri sensi sono incontinuo movimento).E’ il campo delle sensazioni, delle emozioni,dell’istintualità, della gioia di vivere o deldramma di sopravvivere, della volontà dipotenza o di onnipotenza.La coscientizzazione è un fare adattivo elogico; ma non per questo razionale, peròcertamente di ordinamento.

Esterno.Il recepimento dall’esterno di noi, secoscientizzato, è sempre e comunquemediato da nostri filtri mentali (oserei direideologici) che regolano la trasmissione aicentri di conoscenza di ciò che è pervenutoai nostri sensi (da notare che è difficileesulare dall’interno, infatti la nostrabiochimica è in continuo movimento).In altre parole la comprensione, di ciò chesi origina al nostro interno ovvero di ciò checi perviene dall’esterno, è continuamentemediata dalla nostra interfaccia mente-corpo, e vediamo o capiamo solo ciò chereputiamo (per nostra natura di singolarità,struttura di socialità e cultura) adatto alnostro equilibrio dinamico ed alla nostracenestesi.Credo che la volontà si adatti al ciò chereputiamo positivo e che tenda a relegarenel nostro profondo ciò che viene ritenutoinadatto, accrescendo in continuo lamemoria cosciente o meno.

3Sto ancora rileggendo e riflettendo suquanto si scopre in Agenda di Mère - libroterzo - 6 FEBBRAIO 1962 - (silenzio).In ultima analisi solo una riflessioneprofonda, una meditazione autentica puòmettere in grado l’individuo di intervenireconsapevolmente sui piani di conoscenza edi atto volontario.E probabilmente questo sembra rispondere,seppur parzialmente, ad una parte delladomanda che mi ero posto nella miaprecedente mail, il “come”. La meditazione, che pur deriva da un attovolontario, funge da spazzaneveconsentendo al nostro interno diinterfacciarsi, non solo formalmente, conl’esterno.E su questa interfaccia, su cui premel’esterno, avviene lo scambio.E’ il momento della “comprensione” dellaglobalità.Forse è proprio questo a spiegare il“perché”.Noi dobbiamo raggiungere la fusione del sèe dell’altro da sé, perché è la nostra natura:non solo nostra ma di tutto l’universo.Perchè una singola vita è unicamente unaspecificità di una generalità inglobante.In ogni caso rimangono ancora vuote lerisposte alle domande sull’essenzialità.

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Ritengo non si sia ancora risolta ladomanda Kantiana di cosa penso e come,come deriva da quanto scritto da ….Soprattutto la seconda che sta alla base diogni nostro discorso, esoterico compreso.Beh sì, c'aveva provato Heidegger con ilsuo Was heisst Denken? (cosa significapensare?), ma era riferito soprattuttoall'analisi di e su Nietzsche; insomma eraun corso monografico universitario che dalpunto di vista squisitamente pragmaticolasciava il tempo che trovava.Come molte volte accade ora.Ma se vogliamo veramente parlare diesoterismo o sull'esoterismo, dobbiamocapirci sulle basi naturali che coinvolgono ilnostro pensiero ed anche il nostro credo.In tanti anni di studio e di ricerca mi sonoconvinto che, se ci si rivolge al liberopensiero, non esistono risposte univoche.Come peraltro ritengo che chiunque almondo, anche il più derelitto sociale fino alpeggior consumatore schiavizzato sociale,almeno una volta nella sua vita abbia avutoun momento di riflessione, seppur misero.Quando parlavo di meditazione comespazzaneve, non intendevo certo che solochi medita può.Chiunque può, basta che indugi sullapropria riflessività, più o meno a luiconcessa purtroppo dall'esterno.Il perchè sta proprio nella nostra natura.Non credo che abbiamo archetipi nascostiche si sviluppano autonomamente in noi,credo che abbiamo strutture mentali chenaturalmente si accrescono e che sono ingrado di sintetizzare ciò che ci perviene daisensi.Il nostro elaboratore è silenzioso ed i suoitempi non sono i nostri coscienziali.Le nostre reazioni all'appreso (e avolte compreso) dipendono da quale partedel nostro sistema nervoso o metabolico oimmunitario utilizziamo per la risposta.Come anche l'atteggiamento che poniamoin essere nell'inizio del nostro ricercare.

5Al di fuori del tempo e dello spazio, tutto eparte non hanno significato.Come del resto, punto ed infinito,particolare e universale, causa ed effetto,prima e poi.Anzi queste quattro ultime dimostranoproprio l'antropomorfizzazione dei concetti.Unità, dualità, trinità sono solo concettiallegorici se spostati in questo scenario.Ma non sono reificanti.

Come non lo sono quaternario quinario etc.Oppure Dio-Padre e Dea-Madre.Un certo tipo di esoterismo ha avuto vitafacile approfittando di una ricerca scientificache nel suo procedere, produceva concettiassoluti e teorie assolute.Vedi infatti l'irruzione dell'energia in alcuniscritti esoterici, che man mano cheprocedevano gli studi, assumeva varieforme, la termica, la meccanica, l'elettrica,la magnetica, l'elettromagnetica.Ma quando la scienza si è messa totalmentein crisi mettendo al bando qualsiasi formadi assolutismo definitorio o esistenziale e haposto le basi del cambiamento (teoria degliuniversi, meccanica quantistica, teorema diGödel, per citarne solo alcuni) anche queltipo di esoterismo ed anche qualche ricercaestetica non ha più trovato possibilità dipernottamento e finalmente è ritornatonell'alveo che gli è proprio: quello diindagare in se stesso perchè lì dentro di noiabbiamo la spiegazione del mondo,sovrannaturale compreso.

6Ritengo superfluo l’imporre una visionereligiosa derivante da un proprio sentiero diricerca e di discoprimento.Proprio perché il “tendere” è soggettivo esingolare.Non so se esiste un Dio “creatore”, credo inun’intelligenza ordinatrice parallela al liberoarbitrio.E che questa intelligenza armoniosacostituisca quel Tutto cui ognuno ed ognicosa appartiene.Questa è la complessità del pluriverso in cuiogni equilibrio dinamico (caos) induce (ederiva da) percorsi esistenziali.Questa intelligenza dotata di memoriaaccrescitiva è in ognuno di noi e come talesi diluisce in tutto il nostro essere, in tuttele nostre celluleLa nostra conformazione cerebrale ricordamatematicamente il “fibrato” con cui si puòricomporre lo spazio-tempo, ogni spaziotempo.Noi siamo l’insieme di tutti gli universipossibili, noi costituiamo l’intelligenzauniversale e siamo noi che diamo significatoa Dio, che tra parentesi, posto reale, con lasua definizione che noi gli attribuiamo, inteoria non avrebbe bisogno di noi.Ma il postularlo ci accresce.

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Vi è un libro corposo di Penrose sulle leggifondamentali dell’universo.E’ un libro divulgativo ma rigoroso dimatematica (oltre mille pagine).Ma quello che è più interessante, a parte ilcontenuto, è l’idea-forza l’idea-guidadell’Autore che pare sottesa e cioè che lamatematica non è solo uno strumento, mauna realtà che, che pur nella suaincompletezza formale umana, assumefisicità diverse in funzione di come lacostruiamo, la osserviamo e la utilizziamo.Non è un discorso nuovo: Leonardo,Galileo, Newton ed Einstein, che lasapevano lunga, hanno enunciato insostanza la stessa idea, adattandola al lorotempo.Se questo concetto assume cittadinanza tragli addetti ai lavori, si può ben comprenderecome quello che oggi si sta rivelando comeconfusione gnoseologica, anche per i nonaddetti, in realtà deriva da una non bendefinita essenzialità oggettiva di ciò che sivuol ricercare.Come per ogni indagine è necessario unmodello che riassuma ipotesi e tesi per ilsuo esistere.Qui è necessario un nuovo modello che siaanche un metamodello, e cioè -in soldoni-un modello che parlando di altro da sè parlianche di sé.Insomma un modello che esotericamente efilosoficamente contenga queste quattrofrasi che ho estrapolato dalla Rivista“Domani”:“Una Coscienza non più basata sulla mentee sui suoi obsoleti strumenti di percezione,ma sulla Supermente e la sua Forza diVerità. Ma quale sia la natura di questoCampo di Energia di dimensioniintergalattiche i fisici non possono dircelo,perché non lo sanno. Siccome tutto è unonel suo essere, e molti nel suo divenire,segue che tutto deve essere uno nella suaessenza. C'è una Parola, una Ragione intutte le cose, un Logos, e quella Ragione èuna”.Questo è anche uno dei motivi che mi fannoapprezzare la Gnosi di Princeton.

8Io ritengo che la metafisica non sia népsicologica né sociologica, né altro.E che la sua differenziazione rispetto allealtre posizioni (gnoseologiche,epistemologiche, etc) consista nel fatto cheessa è puramente un parto della menteumana alla ricerca di una struttura generale

in cui inserire elementi (posizioni, teorie,concetti, definizioni, altro) conoscitivi ometaconoscitivi oltre che essenziali oesistenziali.In ciò si differenzia dall’esoterismo toutcourt e dalla teologia giacché non ammetteposizioni preconcette, ma sviluppa solometodi induttivi o deduttivi.Come tale non insiste nelle definizionihegeliane fondate sul ripartitismo delsapere (filosofie di questo o di quello, comedella politica, della morale, della scienzaetc) ma ricerca un ruolo unitario del sapere(non del potere o del volere) e della suaricerca partendo proprio dall’unitàdell’essere.Il procedimento metafisico è di tipo logico-matematico: non consente voli pindarici edusa il linguaggio (scritto o parlato) comestrumento specifico, anche se parla di sè.Il suo linguaggio è univoco e scevro dasimbolismi se non precedentemente definiti.Proprio all’opposto dell’esoterismo cheammette interpretazioni letterarie,allegoriche, analogiche, anagogiche.Quasi come alcune leggi del nostro Stato…..Da un punto di vista squisitamentesistematico (e quindi settoriale edinoffensivo) la metafisica è fruttodell’emisfero sinistro cerebrale, mentrel’esoterismo lo è di quello destro.Non so se questo possa essere autenticoanche perché il leggerlo da qualche partenon conferisce veridicità, però sembraessere in simmetria con una visioneneoscientista (corrispondente ad unneoanalfabetismo di ritorno) che ha bisognodi classificare compulsivamente per potergestire.In ogni caso, se fosse autentica nonterrebbe conto del nostro solco cerebralemediano (chiamiamolo profanamente) cheoltre a delimitare superiormente in realtàconnette.Le distinzioni e le cesure distinguono, mauniscono nella suddivisione.Solo in una visione globale si può scoprireche esiste una valenza unica fra i due modidi tendere verso la conoscenza e che inrealtà il cervello è uno inserito in un Uno.Qualsiasi metodologia di approccio non èaltro che un modo di ”fare” e di tendere.Settoriale sì ma volontariamente ritenutoefficace.Non fosse altro che per giustificare sestessi.Noi sappiamo che il nostro corpo producelavoro, metafisica, esoterismo, delitti ed

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amore.Perché non lo studiamo un po’ di più?

9Credo che dal punto di vista teorico siaincontrovertibile che “la nostra vita, e anchela morte, sono il risultato di unainterpretazione delle nostre propriememorie, dei ricordi che ricaviamo da certeesperienze. Siamo schiavi di struttureconcettuali, siamo imprigionati nei limiticoncettuali della nostra propriainterpretazione e questo imprigionamentonella tradizione vedica viene chiamataSchiavitù o Ignoranza”.Però penso che dal punto di vista teoreticoe scientifico la faccenda non possa esserecosì semplice come appare.Nel nostro interno abbiamo strutturememoriali codificate che reagiscono “anostra insaputa” a sollecitazionibiochimiche.La coscientizzazione degli elementi diqueste strutture può benissimo appartenereal campo della nostra non coscienza, cioèdel nostro essere non presenti.La terra gira si se stessa ed attorno al soleanche se noi non lo vogliamo, ed il fatto dinon percepirlo nei singoli attimi del suomovimento, ci consente tuttavia di notarela differenza tra la notte il giorno ed ilvariare delle stagioni.La nostra coscienza a livello conoscitivo nonci permette di rilevare fenomenimicroscopici ma la loro“sommatoria”.Per questo motivo non siamo in grado diconcepire se effettivamente la vita e lamorte sono frutto di una interpretazione.Siamo in grado di verificarlo nel momentomacroscopico, ma non possiamo sapere seciò che concettualmente definiamopreconcetto sia anche una costituzionestrutturale biofisica o biochimica.Lo possiamo supporre vista lacorrispondenza tra neuropeptidi e pensieri“improvvisi”.Ma non siamo in grado di dare unaclassificazione temporale.Sappiamo solo che il nostro spazio-tempo èinserito in uno più vasto, forse nonpossiamo provare del tutto che contengaquello più vasto.Non credo che si tratti solo diinterpretazioni, man solo di una limitatezzadi un pensiero settoriale nonintercomunicante.

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Ho già fornito un esempio della nostraincapacità di conoscere gli istanti delmovimento della Terra su se stessa eattorno al Sole, evidenziando come invecesiamo in grado di percepire la variazione diluce e di temperatura associate a queimovimenti (cioè giorno, notte, stagioni).Per quanto riguarda il nostro internoavviene la stessa cosa che per l’esterno.Non siamo in grado di riconoscere tutte lemolecole che entrano quando inspiriamo.Possiamo fare solo dei calcoli sulladisponibilità capacitiva dei nostri polmoni epoi sapendo quanto volume occupa unamole di aria a temperatura e pressioneordinaria siamo in grado di determinare unnumero approssimativo molto vicino alreale.Non abbiamo coscientemente un contattodiretto con le molecole singolarmente, ma iricettori predisposti sì.Anche quando mangiamo, non siamo ingrado di sentire la rottura delle singolecatene macromolecolari ed il quantitativoenergetico messo in gioco.Ma i ricettori dello stomaco sì.Nel primo caso siamo in grado di provareun senso di benessere o di soffocamentoche deriva dal collettivo agente, nelsecondo caso un senso di pesantezza o dibruciore di stomaco o di benessere diffuso.Si passa così dalla coscienza micro deinostri ricettori (per noi conoscenzainconscia) a quella nostra macro deglieffetti.Insomma la nostra mente non è in grado dicoscientizzare le cause prime avvertiteinvece dai nostri ricettori primordiali.Ma si può andare ancora più in là.Tempo fa, durante un seminario di Filosofiadella Tecnica, dopo circa una mezzora didiscorsi logici e pacati ho inframmezzatoquesta frase: “ieri è stata una giornatametereologicamente strana, figuratevi chedalle mie parti la minima era andatatalmente su e la massima talmente giù chead un certo punto la minima era diventatamaggiore della massima”.La frasetta, empiricamente falsa avevaeffettuato da subito un sollevare disopraciglia, ma c’è voluta un’altra buonamezzora per stabilire quale fosse il nocciolodell’incongruità scientifica e cioè che la veravariabile era la temperatura e non lamassima e la minima che erano solo delleetichettature.L’esperimento mi aveva fornito dueconvinzioni, la prima che i ricettori istintuali

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avevano da subito avvertito l’errore, laseconda che la mente aveva bisogno ditempo per elaborare quanto il corpo avevagià recepito come abbaglio.In effetti, passare dal fenomeno in sé allamisura del fenomeno stesso e alla suaconcettualizzazione, comporta una specificaattività cerebrale non indifferente, anche senon avvertita coscienzialmente.Insomma il nostro emisfero sinistro è menoelastico nell’elaborazione dei dati istintualidi quello destro.Ma di là della loro collaborazione è propriosu questo punto che si innesta il discorsodell’ esoterismo.La metafisica e la scienza in sé hannobisogno di nascere e di accrescersimediante tesi, antitesi, sintesi, logicità,coerenza.L’esoterismo invece è come un’opera d’arte,e la riflessione sull’esoterismo è come unateoria estetica.Per l’esoterismo non serve la ricerca dellaverità perché la postula; ma non come attodi fede al pari della Teologia, la postulacome credenza.Ma sia la metafisica, sia la fisica, sial’esoterismo, sia la teologia, ancorasubiscono la suddivisione tomistico-cartesiana ovvero il duopolio Platone-Aristotele.A mio avviso solo la Gnosi di Princeton hasuperato il problema interconnettendole edadoperando un percorso comune di ricerca.

11In una mail ricevuta ho letto questapiacevole frase di commiato: “questacoincidenza come un segno del movimentodi quell'unica Volontà intelligenza "la cuisingolarità è di esprimere se stessainteragendo con se stessa simultaneamentee in ogni punto del Campo di tutte leprobabilità" e che quindi agisce ancheattraverso quegli imperfetti strumenti chenoi tutti siamo>>, perché l’Alchimiaribadisce la stessa cosa.Passando dalla “terra di terra” al “fuoco difuoco” pensiamo di calpestare sedici gradinidiretti verso l’alto mediante quindici steps.Quello che si intuisce solo sull’ultimo è chesi è in presenza di un altro step da superareche riporta la coscienza alla “terra di terra”.Cioè si completa (perché si DEVEcompletare) un ciclo, per iniziarne un altro.L’unica differenza tra le due “terra di terra”è il grado di coscientizzazione del singolo.Con l’accumularsi delle ciclizzazioni si

ripresenta puntuale il problema costante del“separando lunare”, che però deriva daterre diverse.Per un’attività osiridea, la “cosa” può esserevista in trasparenza e ciò consente lacontemporaneità per ogni punto del Campodelle probabilità.Insomma nasce la coscienza dellasimultaneità dei cammini possibili, in altreparole dell’alta probabilità della coesistenzadi universi paralleli per ogni singolarità.A quel punto non si pone più il problemadell’imperfezione come strumento perché siscopre l’appartenenza al Tutto in cui ognisingola parte come tale, è imperfetta manon lo è più essendo consapevolmenteelemento di totalità.

12Dopo le mie riflessioni scientifichefilosofiche e alchemiche, non potevo permia natura, escludere quelle musicali.Desidero porre in contrappunto all’ultimafrase di una mail ricevuta e che ho usatocome inizio del paragrafo precedente,questo brano tratto dal Timeo di Platone:“..originandosi da questi legami neiprecedenti intervalli nuovi intervalli di uno emezzo, di uno e un terzo, e di uno e unottavo, riempì tutti gli intervalli di uno e unterzo con l'intervallo di uno e un ottavo,lasciando una piccola parte di ciascuno diessi, in modo che l'intervallo lasciato diquesta piccola parte fosse definito dai valoridi un rapporto numerico, comeduecentocinquantasei sta aduecentoquarantatre”. Ovviamente questo non è tutto il discorsomesso in bocca a Timeo, ma in esteso gli faparlare della generazione del mondo peropera di Dio, e con ciò cerca di dimostrareche l’anima ed il corpo dell’Universocostituiscono un’unica entità ripartita inintervalli geometricamente simili e similialla generata armonia musicale cui,peraltro, fa riferimento anche Dante nelParadiso, a proposito dell’armonia dellesfere. E sempre a proposito dell’armonia notiamoche vi sono degli accordi definiti completi(come quelli di settima per esempio),definiti così perchè possiedono le principalinote che individuano l'armonia di unaccordo anche se, a detta di qualcuno,forniscono un suono complesso e non deltutto dissonante. A questo proposito vorrei ricordare la diadedi cui ho parlato molte mail fa. Ma tutto il

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problema non consiste nel rilevare lalinearità delle combinazioni armoniche mala possibilità della loro circolarità a mo’ dipermutazioni, di disposizioni e disostituzioni che coinvolgono anche lepartiture musicali. Come se fossero implicitamente riferite adun discorso più ampio che coinvolge da unaparte l’oggettivo svolgimento universale edall’altra il soggettivo evolversi biologico. Proprio come se l’evoluzione spazio-temporale fosse un tuttuno riferita ad unatrasformazione (un sempre nuovo equilibriodinamico) connessa al Tutto.

13L’equilibrio dinamico in tensione è l’unicoche c’è. Anche quello che noi definiamo statico inrealtà è un particolare equilibrio dinamico. E come definizioni sono reversibili. Peresempio se noi prendiamo la classicaformula (in forma semplificata) delladinamica f = ma, questa ci racconta che seapplichiamo una forza ad una massa, lamassa subirà una certa accelerazione. Ma se leggiamo la stessa formula scritta inaltro modo, cioè f – ma = 0, abbiamo unadefinizione di equilibrio: quasi come sefossimo in presenza di una staticitàconferita da un equilibrio dinamico tra unaforza su di un’inerzia massiva con propriaaccelerazione. In questo caso, sebbene la forza el’accelerazione abbiamo la stessa direzionee lo stesso verso, nel modello matematicopiù generale, il segno meno mi fa intendereche siamo in presenza di un equilibrio. Un po’ quello che succede nel principio di LeChatelier, in chimica, in cui si dice che perqualsiasi azione energetica l’oggettocambierà nella sua configurazione (sempreenergetica) per assumerne un’altra diequilibrio confacente (ed equilibrante) allasollecitazione ricevuta. In ultima analisi un dinamismo in tensione,proprio per sua definizione è e rimane taleda una parte e dall’altra da un punto divista generale, ma nello specifico occorreanche verificare l’assorbimento energetico ela possibilità delle deformazioni ingeneratetali da portare il tutto ad una configurazionedi staticità in senso lato. I casi della vita! Pensando a questo mi si sono riesumati iprodromi del mio primo studio ufficiale (dellontano giugno 1962, il mese antecedenteal mio esame di terza liceo) sul

rilassamento delle onde elastiche nei solidi.

14Mi vedo costretto a tornare un po’ indietrorispolverando più o meno (soprattuttomeno) scientificamente un senso esotericoche potrebbe svanire nei nostri dialoghi.Se si invia una comunicazione ad un amico,del tipo x + 5, essa non ha alcuna validitàinformativa, perché è solo una proposizionecome “W me” che oltre ad illustrare ilmassimo del narcisismo del soggetto nonfornisce alcunché a nessun altro (a parte unimplicito “guardati da quello lì”).Ma se gli si invia x + 5 = 0, allora laproposizione diventa informativa per ilmotivo che si dà un senso a ciò che gli siinvia.L’ultima proposizione ammette unasoluzione nel senso che solve scioglie, undubbio, un enigma, un coagulo: cos’è cheunito a 5 dà zero?L’equazione che tu invii è una domanda e lasoluzione è una risposta.Qualsiasi polinomio in sé non ha significatoinformativo, lo diventa se trasformato inequazione.Un polinomio (o una funzione implicita) seuguagliato a zero, fornisce le soluzioni dellavariabile indipendente per le quali quelladipendente assume valori specifici.Al limite, se tutto diventa zero la funzione siannulla, insomma collassa.Specificatamente e solo per esempio, inquello che viene chiamato il “collassovariazionale”, il teorema variazionale valesolo per gli stati più bassi di ciascunasimmetria permettendo che uno statoeccitato approssimato abbia un'energia piùbassa di quella esatta. Solitamente gli elementi di unasovrapposizione quantistica di stati, sonocorrispondenti all'elemento di unasovrapposizione quantistica. E ciò in base al più criticabile postulato dellameccanica quantistica che parla dellamisura dell’osservabile e della suaconseguente proiezione sull’autostatospecifico.Proprio in base alle conseguenze di questopostulato, se vogliamo ottenere un risultatospecifico tutte le diversità devono confluiresu un unico risultato, ottenendo quello che,sempre in meccanica quantistica, si chiama“collasso della funzione d'onda”.Pare però che ultimamente si sia dimostratoche il "collasso della funzione d'onda" siareversibile: speriamo bene.

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A questo punto abbiamo dedotto che cisono almeno quattro modi per approcciarsial concetto di “collasso”.Dal punto di vista matematico (funzionale,tensoriale, topologico), dal punto di vistafisico teorico (funzione d’onda ed anchegravitazionale), dal punto di vista tecnico(ingegneristico, biologico), e poi dal puntodi vista sensoriale.E questi concetti non sono emigrabili dauna parte all’altra perché i linguaggispecifici, specializzati non sonointerscambiabili.Questa, per esempio, è una difficoltà delladivulgazione scientifica.Allora, in presenza di ciò che definiamo adesempio stallo, oltre a chiederci di cosa sitratta, la domanda sulla causa nonconsente una risposta semplice, perchè vipossono essere cause che in realtà sonodegli effetti di cause precedenti o vipossono essere delle concause che nonconosciamo e che magari sono essenzialiper il discoprimento della verità.Lo stesso vale per gli effetti, su unelemento dell’insieme o sull’insieme stesso,considerando le relazioni che possonointercorrere tra un singolo e tutto il resto.Dal punto di vista umano il cosa potrebbeprodurre può essere visto in senso benevoloo malevolo, o in senso morale, o in sensoescatologico, o in senso “politico”, o insenso legalmente permesso o in sensovietato dall’ispettorato della motorizzazione.E potrebbe anche non succedere nulla datoche un’analisi matematica ad esempioproduce l’arco delle probabilità e non lecertezze.Da un qualcosa deriva sempre unqualcos’altro anche perché per noi umaninon esiste l’immobilità parmenidea. L’importante è definire “stallo” ovvero il suoopposto.Se lo definisci come “impossibilità di…” devianalizzare se l’impossibilità è reale internaovvero esterna, oppure se non è reale maritenuta tale, oppure ancora una reazione. In ognuno dei casi l’averla definita è già unprimo contrattacco.

15Quello che importa è il mettersi indiscussione sempre, allora probabilmentescopriamo che la parola “stallo” diventa unaparolona utilizzata a sproposito. Molte volte può capitare che indagando innoi stessi scopriamo che, per esempio,esiste una sottesa domanda specifica che

probabilmente vorremmo rivolgerci e cheinvece preferiamo ripartire in modocaleidoscopico al nostro esterno, forse perevitare una nostra risposta a noi stessi.Quello è uno “stallo” interiore che si cercadi sbloccare con l’esterno. Insomma il nostro comportamento eracliteofa sì che le nostre attività (mentali,spirituali, comportamentali) siano costituitecostantemente da azioni e reazioni in uncontinuo mutare e ciclizzare. A questo proposito, la legge delle ottave diGurdjieff, relativamente ad un moto tra duepunti a vibrazione diversa, asserisce che “…in tutte le forme vibrazionali (e quindi intutto l'universo) vi sono fasi in cui lavibrazione ha bisogno di una spintamaggiore per mantenersi lineare. Quandouna vibrazione inizia il suo percorso ha, acausa della decelerazione momentanea edel semitono mancante, una impercettibiledeviazione. Per questo, tutto muta innatura ed è anche ciclico”. Ciò significa che se volessimo rappresentaregli spostamenti reali, con il proseguire neltempo otterremmo una figura chiusa. Non è tanto corretto confondere ladescrizione di una traiettoria fisica con igrafici cinematici del modello connesso. Infatti se quello che dice Gurgjieff fosseautenticamente vero dovremmo postulareuna quarta legge della dinamica in base allaquale deve esistere un angolo di fase fra laforza agente e lo spostamento. E qualcuno l’ha anche scritto: si tratta diDavis che nei lontanissimi anni ’50 avevaposto un ulteriore legge della dinamica cheparlava proprio di questa sfasatura.Sempre in quel lontano giugno del ’62 hoprovato ad applicare questa legge allastruttura elettronica di un atomo generico. Ne scaturivano risultati interessanti a talpunto che mi hanno permesso, nei tre annisuccessivi, di formulare la teoria deisuperspazi bosonico-fermionici, spazi in cuile ciclizzazioni sono ammesse. Ma quello che più importa è che ho potutoverificare che simili spazi possono essereritenuti come un modello dello spaziointersinaptico in cui avvengono tutti itrasferimenti dei neurotrasmettitori, che inultima analisi sono i responsabili dellenostre azioni (e reazioni) di cui sopra.Probabilmente Gurdjieff voleva dirci moltodi più. Nell’ultima mail ti avevo scritto: “setu invii una comunicazione ad un tuo amico,del tipo x + 5, essa non ha alcuna validitàinformativa, perché è solo una

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proposizione…..(a parte un “implicito”…etc)”. Ecco, quell’”implicito” è importante: come sipuò facilmente vedere dall’ analisi deisegnali neurali (segnali squisitamenteanalogici) esiste tutta una gamma difrequenze connesse che oltre al segnale(più o meno) informativo danno segnalicertamente informativi secondari sia alneurone specifico sia a quelli a lui finitimi. La nostra vita è tutta cosparsa diinformazioni continue che stimolano azionie reazioni Nel nostro interno solo la mente puòpensare ad uno “strallo” come adun’immobilità, come ad un’impossibilitàdefinitiva.

16Ultimamente mi hanno molto colpito alcunefrasi di Goswami non tanto perché non siad’accordo, anzi; ma quanto perché ancorauna volta dimostrano come non ci siabisogno di spostarci di molti fusi orari perleggere le stesse cose.Oltre tre secoli fa Berkeley affermava chetutto il mondo fisico non esiste se non nellanostra percezione. Quindi solamente ciò che viene percepito (oche percepisce) esiste. Anzi era convinto che l'affermazione di unasostanza del materiale come esistente“extra mente” deriva da un falso processodi astrazione.Insomma per lui il mondo della materia nonesisteva, mentre era lo spirito umano che locostruisce mediante la percezione e lorende reale.A parte il fatto che era certo non c'èdifferenza tra materia e spirito visto checome entità coincidono.Però ci sono ancora delle affermazioni nonsuffragate.La scienza non è ancora progredita a talpunto da essere in grado di confermare ilmisticismo se non come tensione animico-spirituale.La scienza per essere tale, deve lavorareentro determinati paletti qualunque essisiano. Il susseguirsi delle teorie, sposta o varia ipaletti, ma sempre al loro interno si opera.Non posso, fin che raccolgo pomodori,spogliare un albero di mele e gridare almiracolo.Lo posso fare solo se quei pomodori erano

cresciuti su e da quell’albero di mele.Solitamente così nasce una nuova teoria;anche lo stesso Einstein si è comportatocosì: ha rielaborato i dati esistenti e li haordinati con una logicità strabiliante e cosìla neonata teoria ha potuto prevedere ciòche con i modelli precedenti non eraprevedibile.Anche se lui stesso non poteva prevedere,con gli esperimenti che poteva avere adisposizione, le connessioni fra “oggetti” aldi fuori dello spazio-tempo (vedi Aspect ealtri).E non solo, ma anche le interdipendenze tral’interno e l’esterno dello spazio-tempo(vedi Stapp e altri).Certo che per lo scienziato credere in unDio aiuta: c’è una battuta messa in bocca aWalpers (lo scienziato di Dr. Ceator) chesuona circa così, “quando la scienzasupererà il crinale, vi troverà la religione giàseduta ad aspettarla”.Ma aiuta non tanto per cercare in Lui lesoluzioni, ma quanto per conferire alloscienziato anche un piano spirituale su cuitentare di indagare, distogliendolo almenoin parte dal materialismo che pare sial’unico patrimonio valido di ricercaderivante da un retaggio dualisticocartesiano duro a morire.Nella Gnosi di Princeton esiste solo ilparadigma olistico che è per definizioneunificato.Nelle teorie del micro già da tempo sidialoga in base a concetti fluidi sumaterialità ed energetica.La stessa mia teoria sugli scambiinformativi interneuronici si basa proprio suquesto.E tanto per dare un po’ di eresia, anche lemie ricerche effettuate sull’ operatività delRey-Ki e del Pranic Healing hannoconfermato le mie ipotesi.E’ indubbio (per chi è convinto della valenzadell’esoterismo) che spirituale e fisico siinterscambino sull’interfaccia dell’eterico.E che tutto si basa sulla consapevolezza diqualsiasi senziente (animale, vegetale,minerale).Solo che è ancora molto complicato adimostrare.

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Tradizione

Convegno Martinista in I°, lavoro digruppo

La Tradizione può esser “letta“ nel suotriplice aspetto di essenza, di forma e ditrasmissione.L’essenza della tradizione è la radiceontologica della manifestazione, quellasuperna verità acosmica, atemporale di cuil’uomo, lungo la via del risveglio, conservauna seppur sbiadita rimembranza.Essendo l’uomo immerso nel Quaternario,necessita di segni, forme, gesti, parolesensibili, tangibili; pertanto l’aspetto“forma” della tradizione sopperisce a questanecessità tramite l’apparato doceticosimbolico/rituale custodito dall’esercizio delmagistero.E’ attraverso la forma tradizionalesostantivizzata dall’essenza che latrasmissione opera come flusso astrale epsichico nella triade iniziatore-iniziato-eggregore.La tradizione superna si incarna nelletradizioni religiose iniziatiche e filosoficheappartenenti ai vari periodi storici ed ai varipopoli ed è filtrata, ovviamente, con le lentidella cultura e della morale locali; in questomodo l’immanente si appropria delcontingente e fornisce una chiave ditrascendenza.

La trascendenza dellaforma, nel Martinismo,opera attraverso ed invirtù del Mistero dellareintegrazionedell’Uomo nell’Uomo edell’Uomo nel Divino.La preghiera, in

qualsiasi forma, è lo strumento di cuil’uomo – in funzione della sua cultura e/osensibilità – necessita per ripercorrere lastrada verso l’Entità Superiore: quello che ilnostro Venerabile Maestro Louis Cloude deSaint Martin chiamava “reintegrazione”.Come la tradizione possiede tre vie diespressione, altrettante vie possiede lapreghiera e cioè: Via Mistica, Via Magica,Via Meditativa.“Via” in quanto è implicito un dinamismospirituale, un moto di desiderio fra l’amatoe l’oggetto del suo amore, che assume lecaratteristiche peculiari del momento chel’operatore attraversa e della volontà che loanima.

La Via Mistica è la via del cuore, la viacardiaca insegnata dal nostro VenerabileMaestro L.C. de Saint Martin.Questo percorso si può intraprendere in duemodi: uno è l’annullamento della propriavolontà in quella del Divino, l’altro è lapercezione della Divinità attraverso i sensispirituali. Allora l’uomo e Dio sono una solacosa: l’uomo si ri-conosce nella divinità eprogressivamente conquista lareintegrazione, obiettivo di ogni martinista.Nella via magico/teurgica, la preghieradiventa invocazione di forze spirituali ai piùalti livelli per conseguire l’ulteriore sviluppoe trasformazione dell’operatore o per fareparticolari richieste volte al bene dell’uomo.Questa è la via insegnata dal nostrovenerabile maestro Martinez de Pasqually.La via meditativa è una via attiva dispoliazione, concentrazione e ascoltointeriore in cui l’operatore sfruttasoprattutto sensibilità e capacitàintrospettiva. La preghiera può costituire lafase iniziale della meditazione propriamentedetta, oppure essere la logica conclusionedi tutto ciò che è stato elaborato.Grazie all’esercizio costante di queste trevie, la Tradizione integra nuove esperienze,si evolve e si perfeziona nella forma, senzaperò venir meno alla sua essenza: nuovecose la completano e altre, superate,vengono abbandonate.La tradizione infatti se vitale si rinnova e,pur mantenendo i suoi parametri originaliinalterati, riesce a trasmettere nel tempo ilsuo messaggio e a superare il vaglio dellastoria.

Jacob Böhme (1575-1624)

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di Francesco Ieiaiel

Ho ritenuto utile, con la pubblicazione diquesta breve biografia, richiamareall’attenzione delle Sorelle e dei Fratelli delN.V.O. la figura del grande mistico JacobBöhme, definito il “Filosofo Teutonico” il cuipensiero ebbe grande influenza nellaformazione spirituale del N.V.M. LouisClaude de Saint Martin.Ma come Saint Martin scoprì Jacob Böhme?Nel 1778 il N.V.M. si recò a Strasburgo, oveconobbe la contessa Charlotte de Boecklinche divenne per lui, così come ebbe a dire,«un’amica impareggiabile». Fu appunto questa amica impareggiabileche gli fece conoscere le opere del “FilosofoTeutonico”e lo aiutò anche a tradurle infrancese.Lo studio attento e meticoloso delle operedi Böhme avrà per Saint Martinun’importanza basilare per comparare,accostare e trovare la sintesi tra gliinsegnamenti di Martines de Pasqually, suoprimo Maestro, che utilizzavano l’operativitàmagico-cerimoniale, è quelli di questogrande mistico, insegnamenti che più siavvicinavano alla sua personale visione delsistema divinista. E ciò a conferma, come invece alcuni storicidel martinismo asseriscono, che SaintMartin mai rinnegò gli insegnamenti el’operatività della scuola martinezista. Louis Claude de Saint Martin pubblica la suaopera “L’uomo di desiderio” proprio inquesto periodo (1790), ma l’influenza dellostudio delle opere di Böhme lo porterà ariesaminarla periodicamente. L’ultima stesura dell’ “Uomo di desiderio”sarà pubblicata ne 1802, cioè un annoprima della sua morte.Pare che lo stesso Saint Martin abbiaammesso che se al tempo in cui scrissequest’opera avesse conosciuto pienamenteil pensiero di Böhme forse l’avrebbe scrittacompletamente differente. Questo ci rende la misura dell’importanzache Saint Martin ascrisse alla filosofia diBöhme quale mezzo utile per la ricerca deirapporti tra l’Uno e il Manifesto. Jacob Böhme nacque nel 1575 nella borgatadi Alt-Seidenberg, nei pressi di Gorlitz inOber-Lausitz. Il padre Jacob e la madreUrsula erano dei poveri contadini.

Fin dalla sua giovinezza fu incaricato,insieme ad altri ragazzi del villaggio, disorvegliare le greggi. Un giorno, mentre si trovava al pascolo, siallontanò dai suo compagni. Arrampicandosisu di una collina chiamata “Landes-Cronc”,scorse una specie di porta formata dagrandi pietre rosse; vi entrò e si inoltrò inun sotterraneo, al termine del quale si trovòdinanzi ad una grande quantità di denaro.Sentì allora un vento di terrore penetrarenel suo essere e non osò toccare niente;ritornò sui suoi passi e ridiscese

precipitosamente lacollina. Quando ritornò sulluogo con i suicompagni, non riuscì aritrovare l’entrata.Questa storia, da luistesso raccontata,

rappresenta forse simbolicamente la suafutura iniziazione ai segreti della magianaturale e divina. I suoi genitori, avendo notato l’intelligenzadel figlio e la sua natura dolce e spirituale,lo iscrissero a scuola, dove imparò aleggere e a scrivere. Terminata la scuola lo mandarono da unamico ad apprendere il mestiere dicalzolaio.Nel 1594 si sposò con CatharinaKunschmanns, figlia di un beccaio di Gorlitz.Dal matrimonio nacquero quattro figli: ilprimo, divenne un orefice, il secondo, uncalzolaio, e gli altri due furono operai.Fin dalla sua fanciullezza, Jacob Böhmemeditava spesso su un versetto delvangelo:

“Il Padre che è nei cieli darà loSpirito Santo a coloro che glielochiederanno” (Luca XI, 13).

Quel poco che Böhme aveva appreso diquestioni teologiche, gli faceva desiderareardentemente la conoscenza della verità,verso la quale egli aspiravaincessantemente. Dopo essere entrato in uno stato estatico,che durò una settimana, Jacob Böhme iniziòa studiare gli scritti dei santi patriarchi, deiprofeti e degli apostoli, cercando dicomprendere i misteri del regno di Dio.

L’estasi non fu né la prima né l’ultimaesperienza “paranormale” vissuta da Jacob.Tra queste c’è n’è una particolarmenteinteressante: un giorno, mentre stavalavorando in bottega, uno straniero un po’

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malandato, anche se di bella presenza,venne a chiedere un paio di scarpe. Jacob gliene offrì un paio ad un prezzo unpoco più elevato di quello del suo valorereale. Lo sconosciuto pagò senza esitare, ese ne andò.Quando giunse nel mezzo della strada, sifermò e gridò: “Jacob! Vieni qui!”.Il giovane apprendista, sebbene fossespaventato dall'udire uno sconosciuto che lochiamava per nome, uscì dalla bottega e loraggiunse in mezzo di strada. L’uomo gli prese la mano destra, e,fissandolo con occhi penetranti, gli dissecon tono profondo:

"Jacob, tu sei umile, ma diverraigrande; diverrai un tutt'altro uomo;sicché il mondo stupirà di te. Siidunque pio, temi Dio eonorane la parola; leggisempre la SacraScrittura; vi troveraiconforto ed istruzione,poiché occorrerà che tusoffra molto; ti troverainel bisogno, nellapovertà e saraiperseguitato. Ma consolati e siicostante, in quanto tusei amato da Dio ed Egliti è favorevole!"

Ciò detto, lo straniero,lanciatogli ancora unosguardo penetrante, glistrinse la mano e se neandò. Quella figura si scolpìprofondamente nellamemoria di Jacob, comepure le parole udite. Da allora si applicò con rinnovato ardore neisuoi studi e nel perfezionare la sua condottadi vita. Dopo questa esperienza seguì un nuovoperiodo di estasi. Quando Jacob ne uscì, abbandonò quasicompletamente la vita comune;frequentava soltanto le chiese e lebiblioteche, approfondendo lo studio deitesti sacri. Tuttavia l'austerità della sua vita e lapurezza dei suoi costumi mal si adattavanoalla vita sociale e non fecero che suscitareodio e invidia da parte di coloro che locircondavano; il suo padrone arrivò fino alicenziarlo.

Nel 1600, a venticinque anni di età, visseuna nuova e intensa esperienza estatica. Jacob era tormentato dal dubbio che leesperienze da lui vissute non fossero reali,ma frutto della sua fantasia. Un giorno si recò a meditare nei campichiedendo conferma a Dio delle esperienzemistiche che aveva vissuto. Fu così che gli fu rivelata la segnatura degliesseri ed egli potette da allora decifrarne lanatura interiore (come lo spiega nel suolibro De Signatura Rerum). Jacob fu presoda una grande gioia, ringraziò Dio dalprofondo del cuore e non fece parola connessuno dell’accaduto.Dieci anni dopo i suoi sforzi furononuovamente ricompensati: un nuovo statodi estasi donò a Jacob ulteriore conoscenza

e saggezza.Nel 1612 affidò ad uneditore locale ilmanoscritto della suaprima opera, "L’Auroranascente".

L’opera suscitò grandeinteresse ma anche moltepolemiche, soprattutto daparte del curato di Corlitz,Cregorius Richter, il qualesi scagliò cosìviolentemente control’autore, da indurre loscabino a citare Böhmedinanzi al suo tribunale:era venerdì 26 luglio1613.Alle imprecazioni biblichecon cui il curato di Gorlitzvoleva fulminare JacobBohme, quest’ultimo

rispondeva dichiarandosi pronto a farpenitenza nel caso lo avesse offeso. Gli scabini, impressionati da tutti questianatemi, finirono per intimare al poverociabattino l'ordine di lasciare la cittàall’istante, senza dargli neanche il tempo disalutare la famiglia. Böhme accettò con serenità la sentenza;ma il giorno seguente, al mattino, loandarono a cercare nelle campagne e loricondussero a casa sua.Nel 1620, Jacob strinse amicizia con il Dr.Balthazar Walter di Gros-Glokau (Silesia). IlDottore si stabili per più di tre mesi a casadi Jacob, periodo durante il quale gli impartìinsegnamenti ampi e segretissimi. Questo

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dottore, che morì più tardi a Parigi, avevaviaggiato per anni in Arabia, in Siria ed inEgitto, dove era stato iniziato alla Scienzadei Magi. Egli fece conoscere a Böhme le opere diRetchlin, di Riccius, di Pico della Mirandola,d'Angelo di Borgo-Nuovo; discusseroinsieme la filosofia dello Zohar e silasciarono pieni di stima reciproca.Nel frattempo il fragore suscitato dallapubblicazione della sua prima opera si eradiffuso in Sassonia e, il 9 maggio 1624,Jacob dovette recarsi a Dresda persostenere un processo davanti ad unaassemblea d'illustri scienziati, tra cuiteologi, matematici e astrologi. La profondità delle sue spiegazioni, la suasincerità e la profonda saggezza delle sueparole, lasciarono tutti allibiti. Il kurfurst stesso, che assisteva allacontroversia, gli accordò da allora la suaprotezione.I1 manoscritto de “L'Aurora nascente” restònegli incartamenti del Consiglio fino al 26novembre 1641, giorno in cui ilborgomastro di Gorlitz, Dr. Paolo Scipio,seguendo il consiglio del ciambellano Georgvon Pfluger, lo inviò ad Amsterdam, adAbraham Villems von Beyerland.Dopo aver scritto la sua prima opera, Jacobdovette attraversare un lungo e dolorosoperiodo di sette anni, durante i quali, comelui sostenne, la luce si era ritirata da lui.I frutti di questo periodo tormentato liritroviamo nei “Tre Principii” e nelle sue“Lettere”. Jacob era un uomo di piccola statura e diaspetto poco gradevole; la fronte bassa, ilcranio rialzato, il naso un poco ricurvo,occhi brillanti d'un grigio quasi azzurro;poca barba, voce debole, ma cordiale; i suoiatteggiamenti erano nobili, le sue parolesobrie, il suo contegno modesto. Il sigillo che si era scelto rappresentava unamano elevante verso il cielo una verga contre gigli. Il suo motto era: "Unser Heil Im Beben JesuChristi In Uns"; cioè: "La nostra salvezza inGesù Cristo (che è) in noi".Abbiamo visto che, nell'estate del 1624,Böhme era stato chiamato a Dresda dinanziad un areopago di sapienti. Al suo ritorno a casa si ammalò gravementedi febbre. Dovette mettersi a letto a partire da giovedì7 novembre 1624; aveva dolori lancinanti alfianco sinistro enfiagione del ventre e dei

piedi, affanno e alterazione delle urine;tutto faceva prevedere una fine imminente.Il venerdì mattina del 15 novembre, fuchiamato il prete per somministrargli gliultimi sacramenti. La domenica, verso mezzanotte, sembròsvegliarsi e chiese al figlio Tobia se sentisseuna bella musica, e, nonostante avesseottenuto risposta negativa, fece aprire laporta per ascoltarla meglio. Dopo poco cominciò a gridare: “Opotentissimo Tzebaoth! Salvami secondo latua volontà!”, ed ancora: “O Signore GesùCristo crocifisso! Abbi pietà di me e tieniminel tuo regno!”. Dopo di che espresse qualchepreoccupazione sul futuro di sua moglie edisse che essa non gli sarebbesopravvissuta per molto tempo (infatti morìnel 1626 curando gli appestati dell’ospedaledel Dr. Kober).Verso le sei benedisse la moglie ed i figli,poi, dicendo: “Vado ora in Paradiso”esalò dolcementel'ultimo respiro.

L’energia Serpentina Del Drago

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Sergio Ghivarello e Fulvio Mocco

Nella sua Cerca, il cavaliere errante siapprestava alla conquista di una damasorvegliata da un drago. L’amore per leivedeva ogni altro sentimento annullarsi inlui, permettendogli di focalizzareun’immensa forza che lo sosteneva e loconduceva a superare ogni ostacolo. Atempo debito aveva luogo il miticocombattimento col drago che tenevaprigioniera la dama, e dopo la vittoria siverificava l’unione totale e l’asservimentodel drago stesso, trasformato in docilestrumento di potere magico; il suo sangueera infatti bevanda d’immortalità epermetteva di capire il linguaggio degliuccelli o “lingua angelica”, poiché gli uccellisono spesso simbolo degli angeli o statisuperiori di coscienza.

Nel mito di Cadmio, questi uccise il dragosacro a Marte, custode della fonte per lelibagioni al sacrificio della vacca Europa, ene seminò i denti, da cui nacquero i cinquecapostipiti della famiglie nobili di Tebe, edebbe in isposa Armonia, figlia di Marte eVenere. In questo caso una relazioneconnette il drago col futuro destino storicodi Tebe.

Mentre lo scopo delle sette Ofitiche eSetiane era di ottenere direttamente latemporanea ma visibile presenza del Re odella Regina del Mondo, le sorelle Valchirie,le “figlie del drago”, custodivano invece ilTesoro dei Nibelunghi; l’anello e la cinturadi Brunilde, a lei tolta da Sigfrido dopol’uccisione del drago stesso, sono infattiun’allusione al potere magico (l’anello-arcobaleno) sulle forze del serpentezodiacale (la cintura) che costruiscono neltempo il destino dei popoli.

A questo punto il rapporto fra il drago oserpente, l’energia zodiacale, il tempo, e laforza occulta che attraverso di essicostruisce il mondo, di matrice astralevenusiana e lunare, si fa più evidente. Pareconfermarlo anche il fatto che il drago fucustode del Vello d’oro, simbolo dell’ Arietezodiacale e della coscienza individuale,nonché del giardino delle Esperidi, la

Bilancia zodiacale e la riunione dei contrari,dove crescevano le mele d’oro (poterecreativo) ricercate da Ercole, e sgorgavanosorgenti d’ambrosia (immortalità dellacoscienza collettiva).

In Cina la potenza delDrago esprime ancoraoggi la risoluzione deicontrari: un drago uscitodal fiume giallo consegnail Tai-ki, simbolo dello Yin-Yang all’Imperatore. Unaltro indica all’imperatoreFo-Hi il simbolo della Cinastessa: un drago a cinqueartigli, e sulla veste delsovrano del Celeste

Impero si trovavano appunto cinquedraghi. Il drago non era il simbolodell’imperiale “figlio del cielo” o “trono deldrago” soltanto in Cina, ma anche nell’areaceltica; inoltre in un testo ebraico si parla diun Drago Celeste come “Re sul trono”.

Ancora in Cina, il drago è mascolino ecorrelativo della femminile fenice, inoltre ècontrapposto, come punto cardinaleorientale, alla tigre bianca occidentale. Nondobbiamo poi dimenticare che il drago èsempre associato all’acqua e alla folgore, eche il simbolismo dei due opposti perantonomasia, acqua e fuoco, gli è proprio.Nelle leggende molto spesso i draghi vivononell’acqua ed alitano fuoco, ma l’acqua deldrago è soltanto simbolica, e rappresenta l’“etere”, la quint’ essenza da cui nascono iquattro elementi astrologici che ruotanonello swastika attorno ad un polo centrale.

Ci troviamo di fronte, in questa croce deglielementi, al mondo delle sfere planetarie;mentre il suo “fuoco” è il simbolo di quellafiamma occulta e primigenia da cui tutte lealtre sfere ed i mondi corrispondenti hannoorigine: il fuoco dell’Empireo, che in Grecosignifica appunto “infuocato”. Questa croceeterica, ruotando attraverso i tre mondi,forma un triplice zodiaco, costruendo ealimentando una “selva oscura” di immaginiillusorie che imprigionano “al centro dellaterra”, nel cuore gelato delle bolgiedantesche, l’ angelo della luce astrale,Lucifero.

Ricordiamo ancora la leggenda celtica deldrago rosso e del drago bianco, sepoltiinsieme al centro dell’isola di Bretagna.

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Risorgeranno come “Collera” e “Morte” perdistruggere il vecchio mondo quando ReArtù, grazie al potere del Graal e della“lancia del destino”, riemergerà dalle“nebbie” di Avalon per incarnare il Re delMondo rigenerato.

A conferma di ciò, il drago è quasi sempreassociato all’idea di fatalità ed alcombattimento per la libertà derivante dallarisoluzione degli opposti. Anche nellatradizione magico-astrologica la “testa” e la“coda” del drago (i Nodi Lunari) sonosempre definite dagli opposti puntid’incrocio sulla sfera celeste tra i “sentieri”percorsi sulla stessa dal Sole e dalla Luna, idue luminari, o dalle costellazioni stesse inrapporto all’equatore celeste ed alla ViaLattea. Si comprenderà allora perché latesta e la coda del dragone sonorappresentate dalle stelle delle costellazionidei Gemelli e del Sagittario. Essi sono ipunti del cielo dove il sentiero sideraledell’eclittica incrocia quello della Via Latteastessa: ermetici punti (analoghi alle portesolstiziali, Pitri Yana e Deva Yana nelVedanta) di provenienza o di ritornodell’anima umana, che si prepara adiscendere oppure ha completato la suarisalita, attraverso i Tre Mondi. Attraversodi essi si articola il quaternario dellamanifestazione, rappresentato dalla duplicecoppia di opposti che il drago incarna, e lacroce a patte o lo swastika simboleggiano,così come l’antico schema oroscopicopiramidale, come la grande piramide diCheope, o il triangolo contenente iltetragramma qabbalistico.

Per terminare, ricordiamo come in alchimiail drago o serpente venga costretto achiudersi su se stesso, mordendosi la coda,col futuro che si ripiega sul passato e tuttigli opposti che finalmente si risolvono. Ilmondo fisico esiste infatti per nascondere enello stesso tempo ristabilire quellaquintessenza, acqua di fuoco o alito deldrago che Lucifero aveva pervertito nel suofallito tentativo di controllarlo. Nella suacaduta attraverso i tre mondi egli perse lapietra di Venere, lo smeraldo che portava infronte, e che nel Vedanta rappresenta l’“occhio di Shiva” con cui il dio avrebbe poifolgorato il dio Kama che aveva tentato disuscitare in lui la “passione” per la suaShakti, Parvati.

Questo centro frontale è la sede dellavirilità trascendente (Virya) che ha il poteredi “attraversare” la corrente del tempo e lamorte, attraverso la costruzione di unCorpo misterioso che è stato conservatoattraverso tutta l’eternità da coloro che-nella condizione umana- l’hanno“conosciuto”. I suoi effetti sono retroattivinel tempo, e solo la comunione di esistenzeche ne riassume la natura può consentireall’uomo di uscire dalla prigione individuale,spezzando le catene con cui il mondo degliopposti lo rinserra ogni giorno di più nellasua prigione.

Così il mondo, nella sua natura di Maya-Shakti, prigioniera del drago, ha soltanto ilsignificato che gli si attribuisce in base alleemozioni e passioni che ci suscita. Il dragodell’inconscio collettivo “intrattiene” questeemozioni che noi sentiamo come “sacralità”o “numinosità” necessarie a pilotare lacostruzione del mito che è il nucleo di tuttele religioni: il mito dell’archetipo del Sé.Soltanto trascendendo questo nucleo etutto ciò che gli vortica attorno si puòpervenire ad un certo grado di libertà dalla“divina commedia” umana, di cui il drago èregista invisibile ed inafferrabile.

Culto Cristiano della Sofferenza

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Nerio

Il cristianesimo ha in qualche modoinventato l’ego, o più esattamente, haattirato sull’ego l’attenzione di un certo tipoumano, che non ha mai dubitato d’averneuno (Barres). Di qui il colpo di genio delbuddhismo, quando ha affermato che l’egonon esiste, almeno da parte del buddhismooriginario, dato che, forse a causa dellapropagazione degli insegnamenti tibetani inEuropa, qualunque buddhista europeo èoggi convinto che esista un ego di cuidovrebbe sbarazzarsi. Preso a rovescio,infatti, il buddhismo può dar luogo albolscevismo. Non bisogna quindi stupirsi seil bolscevismo abbia ricevuto, al suodebutto, l’appoggio di numerose personalitàd’origine tibetana.

Una delle missioni del cristianesimo sembraessere stata quella di far emergere insuperficie, attraverso appropriatiinsegnamenti ed una reazione a catena, ladimensione più oscura dell’essere umano: ilsubconscio e certi suoi processi patologici epoi catartici (la caduta, il peccato originale,la tentazione, poi il pentimento, lasalvezza), cose che un pagano non avrebbemai immaginato, meno che mai attraversouna grazia o un sacrificio esterno a lui. Inquesto senso, gli apostoli possano essereconsiderati quasi come precursori dellapsicoanalisi, col bisogno di focalizzarsisull’ombra più che sulla pura luce dellaconoscenza o sul sole interiore, sostituendoquesti ultimi col fuoco della fedemissionaria, della passione e dellacompassione, che non potevano nonsuggestionare le masse indifferenziate, sucui l’elemento di purificazione eilluminazione poteva avere ben poca presa.

“Sono venuto a gettar fuoco sulla terra, equanto desidero che venga acceso” (Luca12, 49).

Nella volontà di prendere su di sé “tutte lesofferenze del mondo”, c’è poi quasi unamescolanza di paranoia, megalomania edegocentrismo. Su di un piano più profondo,si tratta di una tendenza che, legata allavolontà di vivere, quindi all’attaccamentoper eccellenza, potrebbe arrivare, nel suofanatismo, anche alla possessione. Quanto

a diminuire la sofferenza umana, temacentrale ed implicito poi nel pensieroilluminista, è un’idea che non tiene contodel fatto che la sofferenza è la sostanzastessa della vita della maggior parte degliindividui; dunque, il punto non è farlascomparire, ma orientarla verso finicostruttivi, positivi: per uno shudra, lasofferenza fisica fa dimenticare in qualchemodo quella mentale, che non ricompare inlui se non quando la prima cessa, cioèquando da un lavoro manuale lo si fapassare ad uno intellettuale.

“Che rapporto ragionevole può esservi fra lesofferenze di Gesù e i delitti dell’umanità?Come un male – il sacrificio del figlio –aggiunto ad un male, può cancellarel’ultimo? Come Dio, onnisciente, potevaignorare che inviando il Figlio suo fra gliuomini,lo inviava fra malvagi che dovevanomacchiarsi di un nuovo e più terribiledelitto, uccidendolo? E se non lo ignorava,perché lo ha fatto?” (J. Evola,“Imperialismo Pagano”, Ar, Padova 1978).

In effetti, nessun’altra religione ha usatol’immagine di un uomo, anzi, di un uomo-dio, torturato in croce come simbolo ereminiscenza. Se si obbietta che anche nelbuddhismo si assiste ad una tendenzacompassionevole e un’insistenza sul dolore,per cui il bodhisattva rinuncerebbe alnirvana per salvare il prossimo,risponderemo che quest’ idea non è cheuna traduzione moralistica e popolare delbuddhismo stesso.

Ora, venendo alle pratiche cosiddetteiniziatiche, ravvisiamo uno degli elementinegroidi che compongono la razza giudaica,perché la pratica “iniziatica” dellacirconcisione è nata nell’ Africa centrale esubsahariana, prima di diffondersi in Egitto.Quasi per caso, sono stati i preti di Amon-Ra ad esigere la circoncisione del faraone.Abramo disse d’essersi circonciso per ordinedi Yahvé, ed esigerà la circoncisione di tuttii maschi all’ottavo giorno di vita, ma saràsolo Mosè a farne un obbligo assoluto. Ilcristianesimo ha ripreso questa pratica insenso ideologico. Gesù Cristo eraovviamente circonciso. Rielaborando lareligione di Abramo, Maometto trovònaturale imporre la circoncisione, legatacome sappiamo al culto di Cibele.

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Sia detto en passant, Cibele èrappresentata da una pietra nera d’originemeteorica; ora, la Kaabah è precisamente ilframmento d’un meteoritenero. Si aggiunga ancora,come coincidenzasignificativa, che un buonnumero di Americani,seguendo i loro “PadriFondatori”, erano circoncisi.Coloro che si somiglianofiniscono per riunirsi.

Seguire lo sviluppo dellacirconcisione nella storiapermette di identificare unacorrente spirituale specifica,tanto più degna d’interesse in quanto, nelXX secolo, ha rivelato i suoi autenticifondamenti tramite un intermediario a cuiabbiamo già accennato: la psicoanalisi, checonsiderando il prepuzio come un residuofemminile nel corpo maschile, ha cosìcostruito lo pseudo-mito della “bisessualitàdi nascita”, che si sa essere in fondo solouna maschera del matriarcato. Anche seOsiride e Dioniso sono numi della virilità,racchiudono in sé anche il carattereopposto. I preti di Osiride sono sempre staticelibi, e Dioniso è spesso rappresentatocome un ermafrodito, o un dio effeminato.Il rifiuto del sesso è poi radicale in Attis.

D’altra parte, è impossibile non constatarecuriose analogie fra la “vita” di Gesù Cristoe quella di Attis. Lattanzio afferma cheGesù sarebbe stato crocefisso un 23 marzo,cioè che la sua resurrezione sarebbeavvenuta il 25; ora, sono precisamente lestesse date della morte e della resurrezionedi Attis, celebrate per oltre duemila anni.Non è un caso che, dopo secoli di esitazionie controversie, la Chiesa cattolica abbiadeciso di scegliere queste date percelebrare la Passione e la Pasqua. Lo stessoVaticano è edificato sull’ antico santuario diAttis. L’eucaristia, poi, presentasorprendenti rassomiglianze coi ritualisegreti di questo dio, come ci vengonoriferiti da Anobio, a cui, sempre secondo lui,solo gli iniziati evirati potevano partecipare;iniziati che dovevano mangiare in unaspecie di tamburo e bere in una sorta dicembalo. Gesù Cristo ed Attis sonoentrambi dei “salvatori”; il primo,contrariamente al secondo, non ha richiestoil celibato ai suoi fedeli, ma la Chiesacristiana l’ha poi richiesto ai propri

sacerdoti. Oltre all’evirazione nel culto diCibele, si noti che il voto di castitàiniziatico, poi diventato sacerdotale

nell’exoterismo cattolico, inprecedenza era soprattuttoriservato alle donne, le sposedi Amon, le Vestali…

Ricordiamo ancora come nelmito, Cibele, la dea Frigiamadre degli dei, per gelosiafece impazzire l’amante Attis,che finì per autoevirarsi sottoun pino (Pausania). La deacastratrice iniziò la suapenetrazione prima in Grecia,poi entrò ufficialmente nel

pantheon romano nel secondo secolo a. C.,contribuendo alla sua svirilizzazione, cosache spinse addirittura Nerone ad orinare inpubblico sulla sua statua. Per reazione, ilegionari si dedicarono al culto di Mithra, ildio della luce, che non necessitava disacerdotesse o elementi tellurici. Dopoqualche tempo irruppe il cristianesimo, chepredicando la non violenza, soprattutto fragli strati sociali più umili e le donne, finì perinfluire anche sullo spirito militare,indebolendolo, e rendendo le guarnigioni difrontiera meno bellicose nei confronti deibarbari. I cristiani si sarebbero poi sforzatidi dipingere i Romani come crapuloni,ipnotizzati dai giochi e dai circhi, ascrivendosolo all’immoralità la decadenza dell’imperostesso.

Il politeismo è per definizione tolleranza econvivenza di più divinità, mentre ilmonoteismo non può che avere un aspettoesclusivista, spesso anche missionario eintollerante, che sostituisce il mito coldogma, e non sopporta gli dei altrui. Leconseguenti persecuzioni ai cristiani, nonfurono infatti iniziate dall’ala piùreazionaria romana, piuttosto tolleranteverso i culti stranieri, purché rispettasserol’idea imperiale. I disordini furono innescatiproprio dall’odio fra i seguaci di Cibele e icristiani stessi, che inscenarono una sortadi guerriglia urbana, specialmente nellaLione antica, centro di diffusione del cultodella dea Frigia. Tutto ciò per ovvie ragionidi concorrenza: il mito di Gesù, comeabbiamo visto, è la copia carbone di quellodi Attis; per entrambi ci sono supplizio emorte, prima della resurrezione. Già Ebrei ecristiani, comunque, avevano dato segni diintolleranza reciproca, cosa incomprensibile

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per i Romani, che non riuscivano adistinguere gli uni dagli altri.

E’ curioso come i cristiani si siano poisforzati di dare una parvenza solare a Gesù,soprattutto per respingere la concorrenzadel mithraismo, fino al punto di utilizzarnela festa. La riforma solare e monoteistica inEgitto, come si sa, fu poi cancellata daHoremab prima e da Ramsete II poi, perriemergere attraverso Mosé, e concludersiin Gesù, novello Osiride, il cui messaggiodiventerà, nel Kali Yuga, inevitabilmentedemocratico e pacifista conuna partecipazione ai Misteri estesa a tuttigli "hominibus bonae voluntatis". Qui,l’elemento solare originario, già precario inOsiride, il sole di mezzanotte, è ormai quasidimenticato, alla luce delle analogie conAttis, e dell’immagine della “Donna vestitadi sole” nell’apocalisse cristiana.

Il mito di Attis e della sua castrazione èstato poi interpretato come caduta delLogos nella materia e suo successivorecupero, o come un occultamento solare inattesa della resurrezione; ma un dio solarecastrato, nel caso di Attis, o con i genitaliperduti per sempre, nel caso di un Osiridefatto a pezzi, sembrano avere poco a chefare col “sol invictus”, fosse esso Helios oMithra, questo almeno in un’ottica virile. Ilcristianesimo, infatti, progredì soprattuttograzie all’elemento femminile, sensibileall’aspetto sentimentale e doloroso delmito: Gesù bambino, Gesù che guarisce isofferenti, che soffre a sua volta, cheperdona perfino i suoi carnefici, che èpianto dalle pie donne…Il pubblicofemminile, anche con matrone capaci difinanziare la religione delle catacombe, fuquindi il più facile da convertire, e poi daspingere fino al fanatismo, malgrado il fattoparadossale di doversi inchinare davanti adun culto apparentemente senza grandimisteri femminili e senza sacerdotesse, ilche codificò una tendenza soloapparentemente patriarcale, e tipicamentegiudaica, ereditata poi anche dall’Islam, econ tutte le relative conseguenze:contraccolpo femminista, introduzione deldogma dell’Immacolata Concezione, e altreconcessioni al lato “lunare” del mitocristiano.

Ogni simbolismo esoterico, cioè “per pochi”,si deve adattare alla comprensione limitatadelle masse, diventando, per sopravvivere

nell’Età del Lupo, “per tutti”. La presenzanel cristianesimo di residui esotericimescolati a quelli religiosi, in mistici comeEckhart, nel cristianesimo “giovanneo”, inreminiscenze gnostiche ed ermetiche, nelghibellinismo dantesco, nella filocalia, oaddirittura nel versetto di Luca (XI, 52)“Guai a voi, dottori della legge, perchéavete tolto la chiave della conoscenza”, nonfa altro che confermare l’avvenutaregressione, nella misura in cui queglielementi, avulsi dal contesto spiritualeoriginario, sono poi stati applicati dai“pastori” e dalle loro “pecorelle” su un pianopuramente sentimentale o psicologico.

Massoneria: il problemadelle origini

Jhaoben

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"Dove si trova la chiave della vostraLoggia?"

"In una scatola ossea ricopra di un velloirsuto".

"Datemi le caratteristiche della vostrascatola".

"La mia testa è la scatola, i miei denti sonole ossa, i miei capelli il vello, la mia lingua èla chiave".

Manoscritto di Dumfries 1710

Quando parliamo dellastoria della Massoneriamolte volte, forse troppe,ci limitiamo a prendere inconsiderazione quellafamosa data del 24giugno del 1717, quandole quattro Logge residue che lavoravano aLondra e che prendevano il nome delletaverne dove erano uso riunirsi ("L'oca e lagraticola", "Il melo", "La corna", "Ilbicchiere e l'uva") si riunirono alla famosalocanda "l'oca e la graticola" per formare laprima Gran Loggia. Ma ecco che anche solosemplicemente leggendo queste quattroparole messe in fila per descrivere lanascita della Massoneria Moderna, siinsinua nella testa di colui che ricerca laVerità l'atroce dubbio: ma se le famosequattro Logge erano residue, vuol dire chequalcosa prima era esistito!

E qui si entra maelstrom del si dice e sinarra… Ma quando è nata la Massoneria, nel1717 o molto prima? Sfortunatamente daticerti non esistono, ma cercare dati certinell'esoterismo è una follia, le correntiesoteriche nascono, si sviluppano escorrono come un fiume carsico, sono benvisibili e scrosciano argentini per alcunitratti, ma la maggior parte del loro percorsolo compiono in oscure grotte.Personalmente, in modo sicuramente inmodo provocatorio, amo affermare che laMassoneria Tradizionale è morta nel 1717confortato anche da quanto afferma MariusLepage: "…da quella data nefasta principiail declino della Massoneria autenticamentetradizionale".

Natale Mario di Luca a tal propositoafferma: «(la massoneria è) una societàiniziatica tradizionale intesa alperfezionamento spirituale (e, quindi,anche morale) dei suoi componenti (e, perestensione, di tutta l'umanità), che siavvale di una metodologia di lavorograduale e di un percorso conoscitivoincentrato su rituali e su simboli.._L'attributo tradizionale significa che lamassoneria soggettivamente si richiama aduna tradizione iniziatica, trasmessa dauomo ad uomo fin da epocheimmemorabili, epperciò tale che la suafondazione non può essere situata inun'epoca storicamente determinata néessere attribuita all'opera di un singolouomo o gruppo di uomini._Conforme aquesti presupposti, le origini dellamassoneria sono leggendarie o mitiche e,nella sua interna concezione, l'iniziazionemuratoria non differisce dalle iniziazionidelle età più antiche, con le quali intrattienerapporti di singolare somiglianza, al puntoche ne sono state ipotizzate le ascendenzepiù disparate e remote._Ne consegue che,accanto alla storia reale della massoneria,per tale intendendo quella ricostruibileattraverso gli usuali materiali e strumentidella ricerca storica, ne sussiste o acquistarilevanza un'altra, anch'essa "storia" ma insenso molto peculiare, o più propriamentemetastoria, che prescinde dal datodocumentario e si inscrive in un orizzontediverso, nel quale i nomi, le date e gliavvenimenti s'inseriscono nella dimensionesacrale del simbolo ed acquistano unsignificato "altro" rispetto a quello profano.Le due "storie" - quella sacra e quellaprofana - non si escludono reciprocamente,ma confluiscono entrambe in una nozionedi tradizione leggibile e decifrabile secondoalmeno due ottiche diverse, quella dellalettera e quella dello spirito, governate dascritture e da cifre non omogenee._Questadimensione anfibologica del tempo èesplicitamente attestata dalla doppiadatazione dei documenti massonici conquella dell'Era Volgare, corrispondenteall'Annus Domini dell'era cristiana, e conl'anno di Vera Luce, che si ottieneaggiungendo al numero dell'anno corrente4.000 anni: quanti cioè, ancora agli inizi delXVIII secolo, si riteneva fossero trascorsitra la creazione del mondo e la nascita diGesù».

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Cerchiamo di partire conordine, a parer mio prima dipoter affrontare, usando itermini del Fratello De Lucala metastoria dellamassoneria è fondamentaleconoscere la storia profana,

per poi studiare la storia mitica ed infine, inun processo di sintesi, riscoprire lametastoria: pertanto, fedele a questaimpostazione oggi mi sono prefisso ilcompito di analizzare la storia profana dallanostra Istituzione. La Massoneria nascecome un'associazione di mestiere, ovveroun sindacato ante-litteram che riuniva"sotto lo stesso tetto" tutti gli operai chesvolgevano la stessa mansione, e sioccupava del loro insegnamento nell'arte,nella loro sussistenza e della loro disciplina;in assenza di uno stato sociale lacorporazione di mestiere provvedevaall'istruzione ai bisogni fisici, ed allenecessità dei suoi componenti, ma alcontempo ne controllava la moralità e ladisciplina. Le prime corporazioni furonofondate nella Roma Imperiale eprecisamente dal primo imperatore CesareAugusto, fra queste ricordiamo inparticolare i collegia fabrorum, cheaccoglieva nel suo novero una categoria diartigiani il cui lavoro era tenuto in grandestima nell'antichità. La figura del fabbro erainfatti una figura sacra, in quanto siriteneva che lavorare i metalli necessitassedi una profonda conoscenza iniziatica edesoterica come ricorda Mircea Elide nel suolibro "Il mito dell'alchimia". La capacitamitopoietica della massoneria ovvero lacapacità che ha la nostra associazione dicreare dei miti autocelebrativi, è evidentefin dal suo nascere, infatti la tradizionedelle neonate corporazioni ne pospone lanascita addirittura all'epoca regale di Roma,e precisamente concede l'onore dellaformazione a Numa Pompilio, mitico reromano che, forse non a caso, per primoassunse il titolo di Pontefice Massimo acavallo tra il 700 e il 600 a.C. Fra i varicolegia, esisteva anche quello deicostruttori anche se non aveva il rispetto ela fama di quella dei fabbri. Vailant, citandoPlutarco afferma: «L'antica istituzione deimisteri o riti, o miti era caduta indecadenza, per delle ragioni che sarebbetroppo lungo spiegare qui; i suoi principi, lesue dottrine passarono in parte nelleassociazioni dei costruttori che, gelosiconservatori dei segreti della loro arte,

adottarono i simboli e i riti misteriosi deitempli per assicurare i loro privilegi ericonoscersi tra loro».

Le corporazioni muratore, di contro,avevano nel loro interno una forteconnotazione Mithraica (antico dio iranicodella luce), religione che a lungo nellaRoma imperiale rivaleggiò con quellaCristiana per la supremazia, per poisoccombere definitivamente nel V secolod.C.. La religione Mithraica era unareligione essenzialmente iniziatica dovel'adepto doveva raggiungere la perfezioneattraverso sette gradi; le riunioni venivanoeffettuate in piccoli templi rettangolari, conuna copertura a volta simboleggiante lavolta stellata; il dio Mitra era spessoraffigurato con un berretto Frigio.

Le corporazioni, «si diffusero [grazie allelegioni romane] sotto differenti forme edifferenti riti per tutta l'Europa e servironodi base e di esempio alle confraternite ocorporazioni di costruttori e di LiberiMuratori che si formarono dovunque» esoprattutto sopravvissero alla cadutadell'impero romano, anzi, forse proprio inquegli anni di profondo sconvolgimento econfusione, dove venne a mancare unpotere centrale forte, questo tipo diorganizzazioni si rafforzaronoulteriormente. È ovvio, quando manca unostato centrale che possa difendere il piùdebole, una corporazione forte chesalvaguardi l'incolumità dei sui adeptirisulterà rafforzata e ricercata. Inoltre iconquistatori erano popolazioni barbare chedall'est si riversavano nel mondo romanonon solo con la volontà di razziare edepredare, ma principalmente con quella disostituirsi ai romani nel controllodell'impero, tanto è vero che i Vandali, il cuinome è passato alla storia non propriocome esempio di civiltà e senso civico, piùvolte si sono pavoneggiati nella presuntadiscendenza romana.

In tale situazione, era ovvio che i nuovipadroni, incapaci di gestireun'amministrazione così complessa comequella romana, si appoggiassero allaburocrazia latina che aveva gestito l'imperoda centinaia di anni, così come mantennerole corporazione di mestiere che garantivanoloro manodopera qualificata e soprattuttodisciplinata. Questa sorta di "protezionegovernativa" fece proliferare tutte le

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corporazioni, ma, visti i tempi turbolenti, inparticolare fecero fortuna quelle chegarantivano la fabbricazione di strumenti dioffesa e di difesa e quindi fabbri escalpellini. Anche se ovviamente l'artecostruttiva subì una notevole battutad'arresto, in quanto si preferiva costruirestrutture di difesa quali castelli e murapiuttosto che bei palazzi!

La leggenda vuole che l'arte muratoriagiungesse in Inghilterra sotto re Athelstancome afferma il Poema Regius «Molti annipassarono, prima che l'arte giungesse nelnostro paese. Si affermò in Inghilterra, altempo del buon re Athelstan. Questo refece costruire dei castelli e delle case e deitempi maestosi per il suo piacere di giornocome di notte, e per onorare il suo Dio contutte le sue forze. Questo buon signoreamava il nostro mestiere, tanto cheintraprese a consolidarne alcuni principi chereputava deboli.

Fece convocare in tutto il regno chiunquefosse muratore, con l'intento di correggere idifetti tramite i loro buoni consigli, se neavevano. Riunì allora un'assemblea checomprendeva diversi signori, duchi, conti,baroni, cavalieri e scudieri e altri ancora,come anche dei grandi borghesi della città.Tutti erano là, ciascuno secondo il propriorango e sedettero senza confutare ma perdare uno statuto ai muratori. Ognuno per lapropria conoscenza, cercò di definire l'artee le loro ricerche produssero quindiciarticoli e quindici punti».

O come afferma il manoscritto di Cook: «Intale modo l'arte in questione, iniziata interra d'Egitto sotto il magistero di Englet, sisparse di paese in paese, e di regno inregno. Dopo molti anni, al tempo del reAthelstano, che fu re d'Inghilterra, su suoordine e indicazione di altri grandi signoridel paese, al fine di correggere dei gravidifetti trovati fra i massoni, stabilirono unacerta regola tra loro».

Certo possiamo dare più o menoimportanza a questi antichi documenti, maè tutto ciò che resta della storia dellaMassoneria prima del rogo di Anderson!!!Una data certa in Inghilterra è comunquequella del 1150 quando fu fondata la Loggiamadre di Kilwinning che sotto re Davide I diScozia costruì l'omonima famosa torre; maancora di più nel 1314 re Robert Bruce

diede un alto riconoscimento alla società diliberi muratori di Hérédon.

Ma gia prima del fatidicoanno mille le corporazionidi mestiere risorgonoancora più forti, e questavolta protette dalla chiesaed in particolare dagliordini monastici, l'ultimobaluardo di luce in un mondo oscuro. Lanecessità di costruire imponenti monasteriche resistessero come scogli di civiltà alleorde barbariche fece si che gli abatiriscoprissero Vitruvio e l'arte dellacostruzione; inoltre in quei turbolenti annile chiese da semplici strutture in legno, sitrasformano in ben solide strutture dipietra. Ma per far ciò era necessario nonsolo un architetto della mente illuminata,ma anche una manovalanza esperta;l'identità degli architetti spesso non ci èstata tramandata, i loro nomi sonosprofondati nell'abisso del tempo anche se ibassorilievi con la loro fisionomia talvolta facapolino nelle navate delle cattedrali. Èmolto attendibile l'ipotesi che a capo diquesti lavori vi fossero monaci o abati,poiché dopo la secolare decadenza dell'artecostruttiva seguita al tramonto dell'ImperoRomano, fu la spiritualità dei conventi afungere da catalizzatore di una nuova eraculturale e architettonica.

Per comprendere perfettamentel'improvviso sviluppo di queste dotinascoste dell'uomo del mille dobbiamoparlare delle abbazie che sono sorte dal 600dopo Cristo in tutta la cristianità. Durante lainvasioni barbariche tutta la civiltà erarelegata in eremi situati lontano dalleprincipali vie di comunicazione, difese daalte mura e profondi fossati, dove monacisolerti tentavano di salvare il salvabile dellacultura e della civiltà classica del sicuronaufragio nel mare dell'oblio, trascrivendole opere che oggi noi possiamotranquillamente leggere. Fra questi si ergeun uomo straordinario Benedetto da Norcia;il suo Ordine il giorno lavorava nei campiper procacciarsi il necessario per vivere,mentre la notte studiava, copiava antichimanoscritti, traduceva dal greco al latinotutti i testi dell'antichità proteggendoli esalvaguardandoli da una sicura distruzione.Questi monaci rinchiusi nei loro monasterierano gli unici depositari della cultura,l'anello di congiunzione fra il passato

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radioso e un futuro esaltante. E proprionelle scuole conventuali, isolate e protette,veniva riscoperto Vitruvio e di conseguenzaaccanto alle altre arti veniva insegnataanche quella edile necessaria non solo adedificare i possenti monasteri che erano ingrado di difendere l'ordine stesso, maanche glorificare il nome di Dio con lechiese, vere preghiere di pietra. Inquest'epoca i Massoni erano tenuti ingrande considerazione dalla chiesacattolica, tanto che papa Bonifacio IV nel614 emanò una bolla che conferivanumerosi privilegia tali da rendere lacorporazione massonica una delle piùindipendenti e numerose del mondo.

La civiltà passa da Montecassino a Cluny, ledue principali abbazie benedettine dovetutto il sapere greco e romano vienegelosamente custodito, copiato, studiato, ei cui insegnamenti vengono appresi,assimilati, elaborati, per poi proseguirenelle abbazie di S. Gallo e di Hirsau nellaForesta Nera, dove all'inizio del IX secolonacquero e si svilupparono le prime scuolearchitettoniche, e conseguentemente i primiarchitetti, nel senso che oggi intendiamo.

La costruzione di una chiesa o di unacattedrale poteva richiedere decine di anni,ma giocoforza prima o poi la costruzioneveniva conclusa, e gli operai che avevanopartecipato alla costruzione della stessa,ovviamente perdevano il lavoro, e primache nella stessa città si aprisse un altrocantiere sarebbero passati decine di anni,fu proprio questa continua ricerca di lavoroche spinse i muratori a migrare de una cittàall'altra, da un cantiere all'altro portandoconseguentemente con loro il propriopatrimonio artistico e culturale.

Annessa al cantiere vi era una baracca dovevenivano conservati gli attrezzi ma anchedove le corporazioni istruivano gliapprendisti, discutevano i progetti; nellabaracca veniva somministrato il salario,amministrata la giustizia; queste baracchefurono denominate logge. Ogni loggia eraguidata da un Maestro. Al momento in cuiun operaio giungeva in un nuovo cantiere sirecava dal Maestro a chiedere lavoro, madoveva dimostrare le sue capacitàprobabilmente completando un piccolomanufatto, questo almeno all'inizio; con ilpassare degli anni progressivamente lecorporazioni si "allearono" formando una

fitta rete di Logge dove gli adepti potevanotrovare lavoro, aiuto, conforto; al fine direndere più agevole il riconoscimento di unfratello furono ideati dei segni o toccamenti,delle parole di passo o dei gesticonvenzionali, che permettevano al Maestrodella loggia di "riconoscere" il nuovoarrivato come fratello esperto nell'arte. Unprimo passo in direzione del corporativismo- ma sarebbe meglio parlare di una sorta dicooperativa di mestiere - fu intrapreso daicosiddetti Maestri Comacini, gli architettidelle cattedrali romaniche che attorno allametà dell'XI secolo comparvero nell'Italiasettentrionale ma che furono attivi in tuttal'Europa centrale. Riunitisi in unaconfraternita sotto il patronato dei "Quattrosanti coronati", i santi protettori degliscalpellini, essi si diedero un ordinamentostabile, accogliendo tra le loro fileesclusivamente architetti e artisti, eistituendo una rigida distinzione traconfratelli e Maestri.

Improvvisamente dal XII al XIV secolo lasituazione subì un impennata positiva perl'arte muratoria, sorsero nuove e bellissimechiese, costruzioni prima impensabili vistala povertà di mezzi e di volontà, frutto di unarte e di una capacità che sembranosorgere dal nulla. È infatti in questo periodoche nasce lo stile Gotico a cui il nomeMassoneria è strettamente legato, e chesostituisce il Romanico; in questi anni ifratelli Comacini legati al romanico, passanoil testimone ai fratelli Massoni che fanno delgotico il loro stendardo; fra questi due stilinon vi è una transizione, bensì un bruscopassaggio, come se il gotico nascesse dalnulla. La differenza fondamentale tra i duestili consiste nel fatto che nel Romanico lavolta rappresenta solo una copertura dellastruttura e pertanto grava sulle pareti, lequali, conseguentemente, devono esserespesse e quasi prive di finestre se non informa di strette fessure per sopportare illoro peso e il peso della volta, questocomporta che la chiesa Romanica è buia,solenne, ma anche angosciante; la voltaGotica, invece, è strutturata in modo taleche il peso non gravi più sulle pareti, chediventano quindi più sottili e ricche divetrate, bensì sia proiettato verso l'alto, lavolta, sostenuta da due archi rampanti, sifenderebbe sotto la loro spinta se non fossestabilizzata dalla chiave di volta. Il pesostesso degli archi rampanti crea la spintalaterale. Il peso delle pietre della volta crea

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la spinta verticale, dal basso in alto, dallachiave di volta. È quindi il peso stesso dellepietre a lanciare verso l'alto la volta. Il pesoha la negazione di se stesso. Si tratta quasidi un fenomeno di lievitazione. Le ampievetrate colorate illuminano le navaterendendo l'interno luminoso, l'ambiente èun tripudio di colori alla gloria dell'EssereSupremo.

La crociera delle ogive che è l'elementotipico del Gotico, costituisce un insieme dinodi di tensione, che sono puntellati dagliarchi rampanti, appoggiati ai lorocontrafforti e bloccati dal peso dei loropinnacoli.

Il Gotico rappresenta una evoluzioneimprovvisa ed inaspettata nell'architettura,nasce quasi all'improvviso come se leconoscenze necessarie per realizzarlofossero state insegnate ai maestri muratorie agli architetti da una mente superiore;l'arco acuto e la volta a costoni sono giànote, ma per la prima volta vengono usatenella stessa struttura.

Charpentier testimonia questa rinascitaculturale-artistica degli anni seguenti il millein Francia riportando che nell'XI secolo sonostate costruite 326 chiese e 702 nel XIIsecolo. Tutte le chiese importanti dellaFrancia sono state costruite in questi 300anni; considerate quanti architetti, quantimaestri muratori, quanti scalpellini furononecessari perché ciò si realizzasse econseguentemente quante logge siformarono in quegli anni!!

Gli anni dello splendore del goticocoincisero, forse non a caso, con losplendore dell'Ordine del Tempio. Che iTemplari si ergessero a difensori delleconfraternite di mestiere, ma soprattuttodei costruttori di cattedrali è arcinoto, e ciòdeve essere letto nell'ottica di un tentativoda parte del Tempio di preservare erafforzare la civiltà occidentale partendodalle cose più immediate: la salvaguardiadel lavoro e la sicurezza nelle strade.Entrambe queste "azioni nel sociale" volteal miglioramento della vita quotidiana delsingolo, diedero un impulso estremamentevivace alla massoneria, in quanto leconfraternite di scalpellini vennero protetteed anzi aiutate con numerose commissionisempre più prestigiose e remunerative,dall'altro la maggiore sicurezza nelle strade

incentivò la migrazione di mano d'operaverso regioni dove l'impulso muratorio erapiù vitale. Questo comportò una rapidadiffusione delle nuove tecniche costruttiveed una maggiore qualificazione dei MaestriMuratori. Inoltre grazie all'appoggio delTempio la Massoneria conquistò delleimportantissime franchigie che permisero aisuoi membri una certa libertà di azione e dimovimento in un epoca dove per coloro chenon fossero nobili non esisteva alcunalibertà o indipendenza.

Con la caduta in disgrazia dell'Ordine delTempio la massoneria, dopo i primimomenti di sbandamento durante i quali ilmaelstrom templare sembrava voleringhiottire anche le confraternite dimestiere, dovette cercare presso altri lidi isuoi santi protettori, certo i tempi eranocambiati, non si aprivano più gli immensicantieri delle cattedrali gotiche, ma il lavoronon mancava e nemmeno le attestazioni difiducia ad iniziare da papa Benedetto XIIche nel 1334 conferma tutti i privilegi che imassoni avevano ottenuto con i Templari.

Nella seconda metà del XIV secolo a Yorkvengono redatti i primi regolamentimassonici che prenderanno poi il nome di"Antichi Doveri" di cui poi verranno redattepiù di cento versioni, che verrannoriorganizzate in seguito a Colonia nel '500nella forma a noi giunta attraversoAnderson. Leggendo i vari manoscritti vienea galla prepotentemente la spiccatatendenza mitopoietica della massoneria:infatti in questi manoscritti possiamoleggere che la massoneria derivadirettamente da Re David, da Salomone,per poi passare ad Euclide, Pitagora eattraverso tutti i grandi Maestri passati,giungere in Inghilterra. Ci siamo proposti difare un lavoro esclusivamente storico sulleorigini della Massoneria, e quindi nonparleremo delle origini mitiche o dellefiliazioni spirituali che la Massoneria puòaccampare, ci porterebbe troppo fuoristrada, riprenderemo l'argomento in unmomento più appropriato.

Grazie a questi manoscritti, comunque,veniamo a conoscenza che non esisteancora una sovrastruttura in grado dicoordinare le singole Logge e conferirericonoscimenti o "scomuniche", le singolelogge sono assolutamente libere edindipendenti, come si sul dire sovrane; una

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evoluzione, piuttosto, si avverte nellascomparsa della loggia itinerante annessa alcantiere a favore della scelta di una sedefissa per gli incontri, loggia che spessoprende il nome della città di residenza, siforma quindi la Loggia di York, la Loggia diStrasburgo, la Loggia di Londra, e proprio inquesto fenomeno è possibile vedere ilgerme della nascente sovrastruttura dellaGran Loggia.

Il XVI secolo vede ancora una evoluzionedell'istituzione, le grandi opere sono ormaisolo un ricordo, ma nonostante questo sicontano in Europa quasi trentamilamassoni, ma motivi politici e religiosi, il'500 è un secolo di grande fermento culturada un lato, ma anche un secolo di profondarepressione da parte della chiesa,l'intolleranza verso il libero pensiero regnasovrana, questo porta numerosi intellettualia chiedere di essere ammessi nellaMassoneria ad affiancare gli operai veri epropri spinti dalla fama di riservatezza e ditolleranza che l'istituzione mantiene. Ilfenomeno degli "accettati" è ancoralimitato, ma nel corso della seconda metàdel secolo, e soprattutto in quellosuccessivo il fenomeno diverrà importantefino a che sul finire del XVIII secolo gliAccettati diverranno la maggioranza.

Quello che però la massoneria non perdenonostante l'ingresso di intellettuali spessolegati a movimenti eretici o che inseguonopratiche proibite dalla chiesa, ad esempiol'alchimia, è la sua spiccata connotazionecattolica; nei rituali sono sempre riportatepreghiere che presentano canoni ben vistidalla chiesa di Roma. Si può discutere sulperché di tale presenza, però non si puònegare che la Massoneria fino al 1717 erauna Istituzione con forti connotati cattolici,e forse è proprio questa caratteristica cherenderà necessaria la sua "mutazioneandersoniana".

Contemporaneamente «l'arte di costruire ele scienze relative all'architettura cessaronodi essere l'oggetto principale di questecorporazioni, poiché il progresso dellaciviltà, la pace, il progredire delleconoscenze umane, assicurando il liberoesercizio delle arti e dei mestieri levolgarizzò, rendendo inutili tutti i segreti dicui si era creduto doverle circondare perconservarle»..

Il XVI e XVII secolo però non sono secolifacili per l'Istituzione, numerose sono gliinterventi dei governi di Francia e diInghilterra contro la Massoneria, ma questoci fa capire quanto l'Istituzione sia forte, seinfatti le proibizioni alle pubbliche riunioni oall'utilizzo dei segni di riconoscimento sisusseguono, senza far scomparirel'Istituzione contro la quale si rivolgono,vuol dire che non sono sempre rispettate eche e che quindi l'Istituzione stessa ne escerafforzata. Ma tutto non è rosa e fiori, glioperativi si sentono sfuggire l'Istituzionidalle mani, e con i regolamenti diStrasburgo del 1560 cercano di riportare laMassoneria sulla via dell'esclusivaoperatività, ma ormai è troppo tardi: nel1607 viene eletto Gran Maestro delle Loggeinglesi Indigo Jones, per la prima volta uno"speculativo", assurge a tale carica. Nel1634 la Loggia di Edimburgo accetta trenobili; poco importa se questi trepersonaggi abbiano o meno maifrequentato i Lavori, la crepa nella diga èormai aperta!! Nel 1646 l'antiquario,esoterista, alchimista Elias Ashmole vieneiniziato nella Loggia di Lancashire, comeannota egli stesso nel suo diario.

La Massoneria è in mano agli "speculativi"che faranno di essa, senza snaturane lecaratteristiche, una istituzione filosofica distudio e di accrescimento interiore,proseguendo l'opera che gli "operativi"avevano perseguito negli anni ditramandare le tradizioni simboliche antichedelle Istituzioni Iniziatiche.

Nel 1688 Carlo II Stuart in esilio in Franciafonda una loggia massonica con ilbeneplacito di Luigi XIV, dando luogo,forse, alla cosiddetta Massoneria Scozzese,ma sicuramente accelerando e rendendoobbligatoria la riformahannoveriana/andersoniana del 1717.

Eccoci quindi all'epilogo: nel 1710 a Londrasi chiude il cantiere della cattedrale di SaintPaul ultimo cantiere tradizionale, il suoarchitetto, nonché Gran Maestro, CristopherWren a causa delle sue idee (cattolicherosacrociane) già da otto anni aveva dato ledimissioni da entrambe le cariche, ma se ilcantiere operativo concluse per inerzia ilsuo cammino, non così fece la Massoneriainglese. Gli operativi abbandonano le LoggeMassoniche entrando nel compagnonaggio,gli speculativi, ormai con le mani libere,

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furono pressati dal potere politico per unaprofonda revisione dell'Istituzione che sicompleterà nel fatidico 1717.

L'Inghilterra del XVIII secolo usciva da unasanguinossissima rivoluzione e da continuelotte intestine fra cattolici e protestanti conun legittimo re in esilio ed un "nuovo re"straniero chiamato dal parlamento perimpedire che i cattolici riprendessero ilpotere. Carlo II Stuart aveva creato unapropria loggia massonica con la qualeprobabilmente avrebbe tentato dallaFrancia di "colonizzare" la massoneriainglese col fine ultimo di restaurare unregno cattolico in Inghilterra. Probabilmentefu proprio questo spirito che spense imassoni protestanti inglesi a riunire lelogge residue a Londra creando anche unasovrastruttura di controllo quale la GranLoggia al fine di porre una baluardoinvalicabile alla diffusione della massoneriastuardista di stampo cattolico. Ma quistiamo travalicano i limiti che ci siamoimposti e si entra nelle ipotesi dellaformazione della grande riforma del 1717.

Concludo citando un brando del Vailant checommenta la carenza di fonti certe: «Madebbo ancora prevenirvi contro i dubbi chela mancanza di documenti scritti potrebbefar sorgere in voi, dubbi che sparirannoquando saprete che il divieto di scrivere suidogmi, sui riti, sulle cerimonie dei misteri furigorosamente osservato dagli antichi,come lo provano le reticenze e leammissioni stesse degli scrittori da Erodonofino a Dante. Di conseguenza siamoobbligati, per non interrompere l'ordine deifatti, a prestar fede a frammenti, aconfessioni incomplete, a notizie fornitecisotto il velo ingegnoso della favola, il tuttoattinto da una infinità di autori, gli uniprofani, gli altri iniziati, alfine di risalireattraverso le tradizioni religiosamenteconservate dai poeti e dai filosofi fino alleepoche eroiche e favolose o pococonosciute della vita dei popoli. Ed è per lariunione di questi frammenti, sparsi in tuttii paesi del mondo da più di cinquantasecoli, che noi tentiamo di poter ricostruirecol pensiero il meraviglioso edificio dellaLibera Muratoria antica che i nostri maestrihanno lasciato incompiuto, e la cuicontinuazione è stata affidata al nostro zeloe alla nostra devozione»..

Jhaoben

BIBLIOGRAFIA

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Anonimo: "Carta di Colonia"; www.zen-it.com.

Anonimo: "Manoscritto Borbonico";www.zen-it.com.

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Charpentier Louis: "I misteri dellacattedrale di Chartres"; Arcana, 1972.

Hancock Graham, Bauval Robert:"Talismano"; Corbaccio Ed., 2004.

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Elide Mircea: "Il Mito dell'Alchimia" Nuovabiblioteca di cultura, Avanzini E TorracaEditori, Roma, 1968.

Vailant Adolfo: "I tre Gradi della LiberaMuratoria"; Bastogi, Foggia, 1994.

Il Lato Oscuro della Simbologiadella Dama

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di Vito Foschi

Riallacciandoci idealmente al nostro articolosulla simbologia della Dama nellaletteratura cavalleresca andiamo adesaminare le caratteristiche oscure di talesimbologia. Ogni simbolo possiede unasimbologia celeste ed una simbologiaoscura legata alle forze negative. Nel casodel simbolo della Dama, questa simbologiaoscura è legata alla simbologia della GrandeMadre nei suoi aspetti ctoni ed uroborici. Lafigura della Madre primordiale rappresental’energia della natura nel suo aspettoviolento e crudele, come quella degli eventiatmosferici, dai vulcani, delle belve feroci, ecosì via, ma anche dalla forza vitale dellaforesta che si espande sommergendo tutto.Questa vitalità della natura, che si espandein maniera forte e violenta non è mitigatadagli aspetti paterni e razionali associatialla figura del padre. La femminilitàrappresentata dalla madre primordiale èdominata dalla passioni più sfrenate e daun istinto non controllato dalla ragione e lesue azioni non sono guidate dallarazionalità. In quanto tali le sue azionipossono essere guidate dalla più sfrenatacrudeltà come dalla più estrema generosità.

Nel Perceval di Chrétien de Troyes questiaspetti oscuri li ritroviamo nella madre delgiovane che non a caso si rifugia nellaGuasta Foresta, escludendosi da ogniconsesso civile. La madre di Perceval vienea rappresentare la Natura ingannatrice cheavvinghia l’uomo con le sue moltepliciforme, non facendogli percepire l’Unitàsottesa che lo guiderebbe verso l’elevazionespirituale: è un altro aspetto della MadrePrimordiale. La volontà della madre ditenere il giovane all’oscuro del mondomette in evidenza bene questo aspetto.D’altro canto la stessa Natura puòtrasformarsi in strumento atto allatrasmutazione se si riesce a percepire nellamolteplicità l’Unità sottesa che tutto anima.

“l'amor che move il sole e l'altre stelle”Canto XXXIII

In questa ottica, invece, l’altro polofemminile della storia, Biancofiorerappresenta il femminile evoluto mitigatodalla componente paterna, maschile erazionale. Le due Dame evidenzianol’evoluzione di Perceval dal dominio degli

istinti e dallo stato selvatico, al dominiodella razionalità e allo stato culturale.Esaminando in dettaglio l’episodio diBiancofiore si nota che all’arrivo del giovanecavaliere la donna è disperata, priva dirazionalità, tant’è, che perso il controllocorre seminuda nella camera del giovaneper implorargli aiuto. Al contrario, Perceval,che ha ricevuto l’iniziazione alla cavalleria ècalmo e gli offre la sua protezionemantenendo il più assoluto sangue freddo.La Dama ritrova la sua serenità in presenzadell’elemento maschile che la completa,completando a sua volta il cavaliere: sono idue opposti complementari che ritrovanol’unità.

Da un punto di vistapsicologico, il femminilerappresenta l’inconscio,mentre il maschile l’ioconscio, la componenterazionale, ma questadifferenza va vista anche intermini simbolici.L’inconscio rappresenta lacoscienza addormentata

prigioniera degli istinti e delle pulsioni,mentre l’aspetto conscio, di presenza a Sérappresenta l’anima risvegliata che hariconquistato il dominio dell’Io e si èricongiunta con l’Ego e si proietta versol’eterno.

La Dama è anche simbolo della Sapienza ecome tale non può possedere unsimbolismo negativo, perché la Sapienza èuna conoscenza di tipo superioreemanazione del divino. Se, inveceguardiamo alla Sapienza come sempliceconoscenza intuiamo quale può essere ilsimbolismo oscuro legato a questo aspetto:la conoscenza puramente razionale emateriale che fa a meno dell’intuizionemetafisica.Quando la conoscenza è rivolta verso lamateria si addensa in grumi per precipitarenell’abisso dell’abominio. Diventa orgoglio esupponenza, sete di potere, pretesa disapere e negazione di Dio, significa ergerel’uomo materiale a misura dell’Universo. Siconosce solo ciò che si percepisce con isensi materiali, negando l’esistenza diqualsiasi altra cosa. Diventa desiderio dionnipotenza quando è legata allamanipolazione della materia: è l’alchimiamateriale, dei bruciatori di carbone che noncercano altro che di trasmutare il piombo in

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oro per arricchirsi e non di trasmutare lapropria anima bruta in essere celeste.La conoscenza razionale pretende diderivare delle conclusioni con deiragionamenti, negando l’esistenza di unaconoscenza diretta e immediata. Sevogliamo fare un esempio è come negarel’esistenza, nella geometria euclidea, degliassiomi, ovvero dei concetti primitivi nonriconducibili ad altri e che si conoscono inmaniera diretta e non mediata e che nonhanno una precisa definizione.Come già indicato nel precedente lavoro,l’intuizione metafisica è quella capacitàdell’uomo, in quanto essere non solomateriale, ma anche spirituale di conoscereciò che va oltre la fisica, ovvero diconoscere le cose celesti. La Sapienza, laSofia, non è altro che la conoscenzaottenuta tramite l’intuizione metafisica, unaconoscenza collegata con le sfere celestiche permette di leggere oltre il velo dellecose e di capirne il reale significato.

Le Tre Lettere Madri, breviriflessioni ed introduzione di

Opera

Filippo Goti

Egli fece il vuoto sostanziato e fece il nientedall'essere; e scolpì colonne grandi con ilSoffio che non si può afferrare. E' questo ilsegno (Aleph in tutto e tutto in Aleph): Eglidistese, disse e fece tutto il creato e tutti ilinguaggi dal nome unico e il segno dellaparola di ventidue cose in un solo corpo.

Tre Madri Aleph, Mem, Scin; il lorofondamento il cavo dell'innocenza e il cavodel peccato, e il linguaggio termineondeggiante fra i due. Tre Madri Aleph,Mem, Scin. Segreto grande, meraviglioso eocculto e magnifico e suggellato con seianelli: ed escono da essi Aria, AcquaeFuoco, e da essi sono nati i Padri e daiPadri le generazioni. Sappi, giudica, meditacome il Fuoco porta l'Acqua.

Tre Madri Aleph, Mem, Scin. Egli le incise,le scolpì, le purificò, le pesò e le permutò, eformò per mezzo di esse tre Madri Aleph,Mem, Scin nell'Universo, e tre Madri Aleph,Mem, Scin nell'Anno, e tre Madri Aleph,Mem, Scin nell'Organismo, maschio efemmina.

Tre Madri Aleph, Mem, Scin, Fuoco, Spiritoe Acqua. Le generazioni dei Cieli il Fuoco, legenerazioni dell'Aria lo Spirito, e legenerazioni della Terra l'Acqua; Fuoco disopra, Acqua di sotto, Spirito termineondeggiante fra i due: e da loroprocedettero i Padri e da loro fu fatto ilTutto.

Tre Madri Aleph, Mem, Scin nell'Universo:Soffio, Acqua e Fuoco. I cieli furono fatti inprincipio con Fuoco, la Terra fu fatta conl'Acqua e l'Aria con il Soffio ondeggiante frai due.

Tre Madri Aleph, Mem, Scin nell'Anno:Freddo, Caldo e Temperato. Il Caldo fu fattocon il Fuoco, il Freddo fu fatto con l'Acqua eil Temperato con il Soffio ondeggiante fra idue.

Tre Madri Aleph, Mem, Scin nell'Organismomaschio e femmina: Testa, Ventre e Busto.La Testa è fatta con il Fuoco, il Ventre èstato fatto con l'Acqua e il Busto è statofatto con il Soffio ondeggiante fra i due.

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Egli fece regnare il segno Aleph sul Soffio elegò a lui una corona e purificò questo conquesto e formò con essi l'Aria nell'Universo,il Temperato nell'Anno e il Bustonell'Organismo, maschio in Aleph Mem Scine femmina in Aleph Scin Mem.

Egli fece regnare il segno Mem sull'Acqua elegò a lui una corona e purificò questo conquesto e formò con essi la Terranell'Universo, il Freddo nell'Anno e il Ventrenell'Organismo, maschio in Mem Aleph Scine femmina in Mem Scin Aleph.

Egli fece regnare il segno Scin sul Fuoco elegò a lui una corona e purificò questo conquesto e formò con essi il Cielonell'Universo, il Caldo nell'Anno e la Testanell'Organismo, maschio in Scin Aleph Meme femmina in Scin Mem Aleph. (dal SepherYetzirah - cap. 2)

Introduzione

Quanto sopra è un breve estratto dal Librodella Formazione o Sepher Yetzirah. Testoche la tradizione cabbalistica attribuisce adAbramo, il mitico patriarca del popoloebraico che sottomettendosi al volore delDio Tetragrammatico, che gli chiede disacrificare il suo secondo genito Isacco,stabilisce un'alleanza fra la DivinitàManifesta e la sua discendenza.

Lo Sefer Yetzirah è una narrazione, spessooscura e contraddittoria, che tratta diCosmogonia, dei dinamismi che hannoportato al dispiegamento polare dellamanifestazione.Esso rappresenta il Libro fondamentale,l'architrave, della speculazione Cabbalistica;è infatti dalla sua ricca mitologia, e dallaprosa immaginifica che i vari pensatori escuole hanno attinto per elaborare leproprie visioni, elucubrazioni, e proposteattorno al percorso di ricongiungimentodell'Uomo con il Divino, e del Divino conl'Uomo.

Con ogni probabilità fu scritto in Palestinatra il Terzo e il Quarto secolo dell'eracristiana; raccogliendo numerosi spuntineoplatonici e pitagorici, fornendo quindiuna chiave di lettura alternativa allaletteralità del testo biblico. In questa otticapossiamo leggere l'attribuzione ad Abramodel testo, come il tentativo della tradizionerabbinica e dei cabalisti moderati di

suggerire la non assurdità della Legge edella Sottomissione, in una sorta di doppiamessaggio: da un lato la lettera scritta edall'altro la lettera vivificata dallo spirito. E'però utile sempre rammentare, che talepossibilità/occasione si coglie solamenteuscendo dalla dimensionetotemica/patriarcale tipica dell'ebraismo inquanto cultura del rapporto carnale fra unDio e un Popolo; ed ingresso in un modelloplatonico/pitagorico di appartenenzaspirituale. A supporto di questa letturaabbiamo la tradizione orale dei midrashim,che narrano di un Abramo in crisi spiritualee che decide di esplorare le scienze occulte,per saziare il suo desiderio del divino.

Personalmente intravedo in questo testo,come nella Cabala, la necessità di unpopolo alla mistica e all'immaginifico; letticome reazione ed anelito alla libertà dellospirito rispetto alle imposizioni della Leggee della Letteralità.

Le Tre Lettere Madri.

Nella tradizione cabbalistica l'alfabetoebraico è diretta espressione divina, e nondell'uomo.

E' detto: Egli incise, li scolpì, li purificò, lipesò, li permutò l'uno con l'altro, formò conessi tutta la creazione e tutto ciò che èdestinato a divenir creato.(ndr le letteredell'Alfabeto). Prima di andare a daresommaria esposizione delle tre letteremadri, vorrei ricordare come sia sempreutile separare la fantasia (che spessosconfina con la faciloneria), dalla realtàstorica. Infatti la forma dell'ebraico anticonon è stata immutabile. Dobbiamoconsiderare la scoperta di un proto-alfabetoche scippa alla vergata divina l'alfabetostesso; consegnandolo agli uomini ( holetto di un cabbalista romano che sostieneche ciò non sia vero, e che se anche lofosse dimostrerebbe solamente che i saggihanno nascosto per millenni il vero alfabeto). Inoltre dobbiamo rammentare comedurante la prigionia in Babilonia l'alfabetosia andato perduto nella suacanonizzazione, a tal proposito riportointegralmente quanto esposto da RenèGuenon: "in effetti l'alfabeto essendoandato perduto all'epoca della cattività diBabilonia, quando Esdra volle ricostituire iltesto della Torah, si servì di una scritturacaldaica, o più esattamente assira, che è lascrittura ebraica detta quadrata, ancoraoggi impiegata. Il nuovo alfabeto ebbe 22lettere come l'antico, ma le corrispondenze

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furono modificate e divennero quelle che siritrovano nel Sefer Yetzira [...]. Ecco oraquali sono le modifiche di cui stiamoparlando. Si è scambiata la "MEM" e la"SAMEK", "SCIN" e "TAW", in modo dasostituire la parola "Ast" (Asoth), formatadall'insieme delle tre lettere costitutive(cioè madri, ndt), per "Ams" [...]; si èscambiata ugualmente GHIMEL e DALET,PHE e HAIN...." (cfr. R. Guénon,"L'Archeometra", Ed. Atanor, pagg. 19, 20 )

Aleph è la prima delle tre lettere Madri.Essa è legata all'aria. Il valore numerico è 1.Graficamente ricorda una croce, ad indicareil centro da cui si diramano le quattrodirezioni, i quattro mondi dellamanifestazione, e le quattro porzioni dellospazio.La lettera Aleph rappresenta Dio creatore.La Torah trova inizio con la Bet, il cui valoreè 2. Poiché Dio creatore è la creazione,anche se la creazione non è il Dio Creatore.Il primo uomo, fatto ad immagine esomiglianza di Dio, trova la radice delproprio nome in Aleph.La lettera Aleph è composta da due Yod( segmento superiore ed inferiore, e unaVav obliqua ). Il valore di queste tre lettereè 26 ( 10+10+6), identico valore delTetragramma.

Mem è la seconda delle tre lettereMadri.Essa è legata all'acqua. Il valore numerico è 40.Graficamente ha due forme, una aperta euna chiusa. La forma aperta rappresenta laGloria divina manifestata ( Mosè ), la formachiusa la gloria divina racchiusa nell'uomo (Messia ).Mosè dona al popolo di Dio la Legge, ilMessia dono al popolo di Diol’interpretazione della Legge.40 ricorre nella Bibbia: il divulgo, lapermanenza di Mosè sul Monte Sinai, 40anni nel palazzo del faraone, 40 alla guidadi Israele.La Mem rappresenta l’immanenza di Dionella creazione ( Makom ): Si rivela e siocculta in essa.

La Shin è la terza delle tre lettereMadri.Essa è legata al fuoco.Il valore numerico è 300.

Graficamente la lettera Shin ricorda: lefiamme che divampano sulla terra, mossedal soffio che proviene da Est. Il fallo che sierge dal ventre. I fiori che si innalzano sulcampo. Il trilume, e le tre forze ( positiva,negativa, e neutra ), il cui dinamicoequilibrio tutto compone. L'invocazione el'evocazione dello Spirito Divino, in quantoricorda colui che leva le mani al cielo, e lasua testa in mezzo.La Shin è l’azione divina. La Shinrappresenta il potere divino ma anche lacorruzione, questo perché se l’uomo èimpuro non sarà egli detentore del fuoco,ma semplice arbusto fra le fiamme.

Permutazione.

Tre Madri Aleph, Mem, Scin. Egli le incise,le scolpì, le purificò, le pesò e le permutò, eformò per mezzo di esse tre Madri Aleph,Mem, Scin nell'Universo, e tre Madri Aleph,Mem, Scin nell'Anno, e tre Madri Aleph,Mem, Scin nell'Organismo, maschio efemmina.

Come abbiamo avuto modo di leggere nelbreve estratto dal Libro della Formazione,esso indica che la manifestazione è fruttodella permutazione delle Lettere Madri. LaPermutazione è uno strumento meditativo econtemplativo che incontriamo nella CabalaOperativa, in virtù del saggio Abulafia che:

E incomincia col combinare questo nome, ecioè YHWH, all'inizio da solo, e a esaminaretutte le sue combinazioni, e a farlo muoveree girare come una ruota. (Abulafia, HayyèHa-Nefes, Ms. Munchen 408)

Essendo l'ebraico antico una linguaconsonantica, dove ad ogni letteracorrisponde anche un numero e unconcetto, esso ben si presta allapermutazione delle singole parole.Attraverso tale espediente, Abulafiaricercava sia segreti concetti nascosti nelnome di Dio, sia vere e proprie chiavimeditative capaci di far accedere a nuovistati di conoscenza e coscienza. La maggiorparte delle parole sono composte da trelettere (come tre sono le lettere madri;lasciando al lettore altre più stringenticonsiderazioni) , alcune parole ( chiamatePorta ) da due. Attraverso la permutazioneabbiamo 3X2X1=6 combinazioni,equivalenti alle sei sephirot centrali.... DaYesod inclusa, a Binah esclusa.Essenzialmente e una ricerca delle parole

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sacre occulte, quelle che stanno dietro ilvelo dell'apparenza.

Tale utilizzo delle Lettere Madri ricordamolto il concetto di bija mantra, intesi comeessenzialità vibrazionali, la cui modulazioneha dato vita alla manifestazione, e influiscesulla struttura microcosmica dell'adepto(seme inteso come elemento vitale). NellaTradizione Orientale esiste una molteplicitàdi bija mantra, associato ad unamanifestazione del divino e un centro sottiledell'uomo. Sicuramente quellimaggiormente conosciuti sono:

Om legato alla sfera mentale, checorrisponde all'Ajna Chakra.

Lam legato alla sfera terra, che corrispondea Muladhara Chakra.

Vam legato alla sfera acqua, checorrisponde a Swadhisthana Chakra.

Ram legato alla sfera fuoco, checorrisponde a Manipura Chakra.

Yam legato alla sfera aria, che corrispondea Anahata Chakra.

Ham legato alla sfera etere, checorrisponde a Vishuddhi Chakra.

Oltre alla tradizione orientale vorrei porrel'attenzione del paziente lettore sul prologodel Vangelo di Giovanni:

Giovanni 1:1 In principio era il Verbo, ilVerbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Giovanni 1:2 Egli era in principio pressoDio:

Giovanni 1:3 tutto è stato fatto per mezzodi lui, e senza di lui niente è stato fatto ditutto ciò che esiste.

La rottura fra la "Genesi Giovannita" e laGenesi VeteroTestamentaria è evidente; laseconda esprime una creazione legata alfare; mentre la prima indica un processo diemanazione legato alla sfera intellettiva alNous. La similitudine (Logos= LettereMadri) del Vangelo di Giovanni e il SepherYetzirah è chiara; come è ovvio che seinfluenza vi è stata il debito investe ilsecondo e non il primo: vista laprimogenitura del Vangelo di San Giovanni.Del resto entrambi, seppur in ambiti diversi,testimoniano il riscatto, la rottura,l'emancipazione degli uomini legati alsimbolo, e alla ricerca spirituale, nei

confronto del Dio della LeggeTetragrammatico. Non si spiegherebbealtrimenti la necessità di una "seconda"Genesi legata al pensiero e al suono, comedel resto l'articolazione sonora creatricedello Sepher Yetzirah.

Elementi di Pratica

Abbiamo avuto modo di vedere come ilconcetto di suono permutatore che crea, èpatrimonio comune di diverse tradizioniemanative. Il suono è la manifestazione delpensiero, e avendo a riguardo all'Ente oPotenza prima questo potere non èvincolato dalla forma, ma è esso stessoformatore. E' importante la tecnicavibrazionale, oppure la comprensione delsignificato di ciò ceh intendiamo farvibrare ? A mio avviso siamo innanzi ad unaduplice necessità che deve esseresoddisfatta in entrambi i suoi termini. Latecnica vibrazionale è fondamentale perimprimere direzione e sostanza al suonoformatore: sostanza e direzione volteall'interno dell'operatore che diviene aquesto modo il campo ove produrre effetti.La comprensione del significato è rivolta aduna globale aderenza fra Operatore ePrincipio Archetipale su cui intende operare(Aria, Acqua e Fuoco). La soddisfazione diqueste due necessità porteranno ad esserecosa unica, determinando la dissolvenzadella mente stessa; cogliendo così i beneficidegli affioramenti che a poco a pocospingeranno la forma a risoluzione.

(aria - acqua - fuoco)

(aria - fuoco - acqua)

(acqua - aria - fuoco)

(acqua - fuoco - aria)

(fuoco - aria - acqua)

(fuoco - acqua - aria)

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Lasciamo quindi al genio e alla propensionedel singolo se utilizzare le terne sopraindicate in chiave cardiaca o teurgica,limitandoci solamente a far notare come lapeculiare forma e il suo combinarsi fanno diciò che è stato ottenuto dei simboli ( opiacendo dei glifi ) il cui costante tracciarsinel tempio mentale porta alla lorovivificazione.

Promettendo ben presto di continuare ecompletare le riflessioni di cui sopra,ringrazio per la pazienza dimostrata.

L’Eresia Templare

Autore

Sabina Marineo,nata a Venezia, si èlaureata in Lettere eFilosofia a Ca’Foscari e hafrequentato laleggendaria scuolateatrale “Commediadell’Arteall’Avogaria” diGiovanni Poli. Halavorato in Italia

come attrice di teatro e televisione, etraduttrice di pezzi teatrali. Negli anni ’80,in occasione di una serie di programmi perla televisione tedesca, si è trasferita aMonaco, dove è rimasta e lavora comeautrice e traduttrice.

Argomento

L’Eresia templare offre un contributoinsolito e molto originale al dibattito sullerivelazioni storico-religiose dell’iniziodell’era cristiana, ricomponendo un puzzlestorico estremamente complesso, basatosull’incredibile mistero contenuto nellastoria dei Templari. L’autrice si addentra inun labirinto fatto di luci e ombre che porta asvelare l’identità del Gesù storico e diquello leggendario, e di coloro che lo hannoaccompagnato. Non mancano nuoverivelazioni, tra cui spicca la figura dellaMaschera di ferro. Un libro che è un po’un saggio e un po’ un thriller, in cui iprotagonisti (Giovanni Battista,Giacomo, il Priorato di Sion, Qumran, iVangeli apocrifi, il Sacro Graal e iCavalieri del Tempio) non mancherannodi svelare aspetti nascosti, raccontati dallavoce accattivante di una scrittriceappassionata.

Editore Venexia

L’Albero

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IL LIBRO

L’alberooccupa dasempre unposto centralenellasimbologiatradizionale,nel pensieroreligioso e

nell’immaginario dei poeti, ed è un motivoessenziale dell’iconografia universale.C’è l’albero di Apollo (l’alloro), quello diCibele (il pino), quello di Minerva (l’olivo)…Ci sono gli alberi del Paradiso: «l’Alberodella Vita» – simbolo sia della potenzavegetativa del cosmo sia della morte e dellaresurrezione – e «l’Albero del Bene e delMale», legato al serpente e generatore del«frutto proibito»… Poi, c’è l’Albero delMondo, che con le sue radici, il suo tronco ei suoi rami, occupa dall’alto in basso l’interospazio cosmico, del quale attraversa emette in relazione i tre piani: Cielo, Terra eInferi; e l’Albero della Croce, con le sueinfinite coniugazioni e derivazioni. E ancora:gli alberi alchemici (l’«albero metallico» el’«albero cavo», simbolo dell’atanor), glialberi della mistica (ebraica, indiana,islamica), l’Albero di Jesse, l’«alberoaraldico », i tanti alberi del folklore, residuidi un paganesimo che ha resistito a lungo(gli alberi di Maggio, gli alberi della Libertà,gli alberi di Natale, colonne, pertiche e palidella Cuccagna).La ricchezza semantica dell’albero èpressoché infinita, e in questo saggio riccodi fascino e di erudizione Roger Parisot cene offre un assaggio appassionante.

L'AUTORE

Roger Parisot è autore di numerosi volumidedicati alla simbologia, tra i qualisegnaliamo La main e Le diable, diprossima pubblicazione in questa collana.

EDIZIONI ETA' DELL'ACQUARIO

Il Lupo

IL LIBRO

Dal lupo dellepittureparietalipreistoriche alUpuautegiziano, dalFenrirgermanico al«lupo blu» deimongoli, dallaLupacapitolina edal «fratelupo» caro aFrancescod’Assisi alla

«Bestia del Gévaudan» e al lupo delle fiabe,l’interesse per questo animale accompagnal’uomo da migliaia di anni, anche se assumeforme e segni diversi (anche opposti).In questo saggio accattivante, BernardMarillier analizza le valenze simboliche dellupo in tutte le sue molteplici espressionimitiche, storiche e letterarie, spaziandodall’epica nordica, soprattutto scandinava,al mito greco e latino, dal folklore europeoall’epopea cinese, mongola e turca,passando per la licantropia, la fiaba, lalessicologia (dai proverbi ai toponimi) eapprodando infine all’alchimia e all’araldica.«Animale della luce» in grado di conoscere«le vie del Cielo e della Terra » per ipagani, il lupo fu concepito dalcristianesimo come una creaturademoniaca, simbolo di dissolutezza,malvagità e delle forze ostili alla fede. Perquesto divenne l’animale feticcio dei maghie degli stregoni, che potevano assumerne laforma e comprenderne il linguaggio. Daallora è il «grosso lupo cattivo » delleleggende e delle favole raccontate nellenostre campagne e nella letteraturainfantile.

L'AUTORE

Bernard Marillier, studioso di storia etradizioni europee ed extraeuropee, èautore di numerosi volumi, fra i qualiricordiamo Le Svastika, Les Cathares e,editi dalle nostre edizioni, I Templari. Storia

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Page 50: Rivista esoterica Lex Aurea

Lex Aurea 28 – Libera Rivista di Formazione Esoterica

e segreti del più misterioso Ordinemedievale; La cavalleria medievale. Origini,storia, ideali; Samurai. I guerrieridell’Assoluto e I vichinghi. Storia, civiltà,spiritualità degli Uomini del Nord.

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