Riassunto:
Combustione della biomassa
Panoramica delle principali tecnologie
Benchmarking e analisi delle potenzialitrà
La presente relazione è stata realizzata nell'ambito del progetto
»Smart Energy – Network of Excellence, Nr. 5403«,
Programma Interreg IV Italia– Austria 2007 - 2013.
Progetto co-finanziato dall'Unione europea e
dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale.
Autori: Daniele Dell'Antonia.
Università degli Studi di Udine
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Indice
1. Introduzione ................................................................................................................................. 3
1.1. Conversione termo-chimica ................................................................................................. 4
1.1.1. Combustione ................................................................................................................ 4
1.1.2. Gassificazione .............................................................................................................. 4
1.1.3. Pirolisi .......................................................................................................................... 5
2. Tecnologie degli impianti di combustione .................................................................................. 5
2.1. Tipi di applicazione ............................................................................................................. 5
2.2. Impianti di riscaldamento per il settore domestico .............................................................. 6
2.3. Reti di teleriscaldamento ..................................................................................................... 7
2.4. Cogenerazione di energia elettrica e termica ....................................................................... 7
3. Tecnologie del processo pirolitico ............................................................................................... 8
4. Tecnologie dei processi di gassificazione .................................................................................... 9
4.1. Utilizzo del syngas prodotto ................................................................................................ 9
4.1.1. Co-combustione ........................................................................................................... 9
4.1.2. Cogenerazione (CHP) ................................................................................................ 10
4.2. Pulizia del syngas .............................................................................................................. 10
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1. INTRODUZIONE
Le biomasse agro-forestali vengono utilizzate in impianti di combustione per la produzione di
calore o destinate in impianti di cogenerazione (CHP) per la produzione contemporanea di energia
termica ed elettrica. La combustion della biomassa fornisce circa l’11% dell’energia totale primaria
nel mondo; calore per il riscaldamento delle abitazioni (es. Stufe), calore per le reti di
teleriscaldamento ed energia termica per alimentare processi di produzione dell’energia elettrica.
Ognuno di questi processi utilizza diversi prodotti di partenza in relazione anche alla disponibilità
locale, che nella magior parte dei casi, è costituita da materiali lingo-cellulosici come il legno e la
paglia dei residui agricoli.
L’utilizzo più comune delle biomasse nei paesi in via di sviluppo è la tradizionale cottura dei
cibi. Nei processi industriali la biomassa viene bruciata in forni e il calore di risulta viene utilizzata
per evaporare l’acqua che espandendosi in una turbine produce energia meccanica, che
sucessivamente viene trasformata in energia elettrica attrverso un alternatore (ciclo Rankine).
Esistono anche altri metodi di utilizzo del calore per la produzione di energia elettrica, come i
motori Stirling e le turbine a gas. La cogenerazione (CHP) permette di sfruttare il calore di
processo della produzione primaria di energia elettrica e successivamente recuperare il calore a
bassa temperature per il riscaldamento o la fornitura di energia termica ad impianti industriali.
La combustione è il processo attraverso il quale oltre il 90% della fornitura di energia primaria
mondiale è realizzato per fornire calore e servizi energetici: produzione di materiali, tra cui la
preparazione degli alimenti; il riscaldamento e il raffreddamento; l’elettricità e i trasporti. Le fonti
non termiche di energia primaria sono l’idroelettrico, il nucleare e alcune tipologie di fonti
rinnovabili. La combustione è un processo termochimico in cui il combustibile viene bruciato in
presenza dell’ossigeno dell’aria (comburente), per liberare energia attraverso dei semplici impianti
domestici di riscaldamento, con potenze di 20-30 kW(t), fino ad arrivaree a grandi forni industriali
con potenze di 3-5 GW(t) che alimentano le esigenze elettriche di quasi di 1-2 milioni di utenze
abitative. Ci sono provabilmente quasi un milione di piccoli impianti domestici con potenze
inferiori ai 5 kW.
Nella combustione della biomassa, l’anidride carbonica rilasciata in atmosfera è quella assorbita
dalle piante durante il processo di fotosintesi, al contrario dell’utilizzo dei prodotti di origine fossile
che inalzano il livello di biossido di carbonio atmosferico. L’anidride carbonica è il principale gas
responsabile dell’effetto serra e la combustione della biomassa è pressochè neutrale rispetto al
potenziale riscaldamento globale. Tuttavia, ci sono una serie di costi ambientali da considerare
nella combustione della biomassa, che richiedono notevoli investimenti per lo sviluppo di soluzioni
innovative volte alla loro mitigazione. Tali costi includono sia gli impatti diretti sulla salute
dell’uomo che i danni ai diversi ecosistemi produttivi della terra. La combustione in impianti di
piccola scala per il riscaldamento domestico nei periodi invernali può contribuire alla formazione di
monossido di carbonio (CO) e particolato (PM) a livello locale in zone rurali. Altri impatti a livello
regionale sono la formazione di piogge acide e dell’ozono troposferico i cui percursori sono il
biossido di zolfo (SO2), gli ossidi di azoto (NOX), gli idrocarburi diversi dal metano (NMHC) e i
composti organici volatili (VOC). Questo è determinato dalla complessa composizione chimica
delle biomasse agro-forestali, che rispetto ai combustibili fossili, non sono costituiti solo da
carbonio, idrogeno e ossigeno, ma contengono molti altri elementi (N, P, K, S e Cl) che sono
essenziali per mantenere il metabolismo di respirazione e crescita delle piante. Questi elementi
possono provocare fenomeni di incrostazioni e corrosioni ai diversi impianti di trasformaziuone
energetica, oltre ai fenomeni di emissioni di metalli pesanti ed altri elementi potenzialmente
dannosi per l’ambiente.
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1.1. CONVERSIONE TERMO-CHIMICA
Sono tre i principali processi di trasformazione termochimica della biomassa, che sono
schematizzati in Figura 1, in relazione anche ai diversi vettori energetici intermedi e ai prodotti
energetici finali.
Figura 1 - Processi principali, vettori energetici intermedi e prodotti energetici finali della conversione
termochimica di biomassa.
1.1.1. Combustione
La combustione viene utilizzata per convertire l’energia chimica contenuta nella biomassa in
calore, energia m.anica ed energia elettrica utilizzando diverse tecnologie di trasformazione (ad
esempio stufe, forni industriali, turbine a vapore, turbine ORC, ecc). La combustione della
biomassa produce dei gas con una temperatura compresa tra 800-1.000°C. È possibile bruciare
qualsiasi tipologia di materiale organico con un contenuto di umidità inferiore al 50%, perché
valori superiori sono indicati per biomasse destinate a processi di conversione biologica (biogas).
La scala dei diversi impianti parte da semplici impianti domestici per il riscaldamento (20-30
kW(t)) fino ad arrivare ai forni industriali con potenze di 100-3.000 MW. La co-combustione
permette di utilizzare le biomasse agro-forestali in impianti di combustione nati per il carbone, con
elevati coeficienti di conversione, dove le efficienze più elevate si ottengono in impianti con
potenze superiori ai 100 MW in centrali a carbone per la produzione di energia elettrica. I gas
prodotti dalla combustione di biomassa non sono adatti ad essere impiegati direttamente in una
turbina a gas a causa delle impurità presenti. Un’alternativa all’utilizzo in turbine a vapore o ORC è
l’utilizzo su piccola scala in motori Stirling, che per il momento presentano ancora dei costi elevati
in riferimento all’utenza.
1.1.2. Gassificazione
La gassificazione è un processo mediante il quale un composto solido o liquido contenente
principalmente carbonio, idrogeno ed ossigeno viene fatto reagire con aria, ossigeno o vapore in un
rapporto inferiore a quello stecchiometricamente neccessario per una combustione completa. La
reazione fornisce sufficiente energia termica per produrre un prodotto gassoso contenete
principalmente CO, H2, CO2, H2O e diversi idrocarburi leggeri con composti organici ed inorganici
volatilie condensabili. A seconda delle destinazioni il gas può essere bruciato immediatamente o
raffreddato per essere filtrato (ciclone, scrubbed, filtro elettrostatico) per rimuovere i componenti
catramosi condensabili (Tar). Il gas può essere utilizzato in diverse tecnologie di conversione
energetica, tra cui motori a combustione interna, turbine a gas o celle a combustibile. Se la
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biomassa viene gassificata in presenza di ossigeno e/o vapore il syngas finale avrà una maggiore
percentale di CO e H2, con un potere calorifico superiore rispetto alla semplice gassificazione in
presenza di aria.
Figura 2 – Mappa e potenzialità delle biomasse vegetali in Italia e Friuli Venezia Giulia.
1.1.3. Pirolisi
La pirolisi è la conversione energetica della biomassa solida in un liquido, in condizioni di
assenza di aria a temperature di circa 500°C. Il processo può essere utilizzato per produrre
prevalentemente bio-olio, se si utilizza il flash pirolisi, consentendo la conversione della biomassa
con un’efficienza fino al 80%, per essere successivamente utilizzato in motori e turbine. Il prodotto
finale si presenta però termicamente instabile con problemi di corrosività che devono essere ancora
superati. Recenti tecniche permettono di abbassare il contenuto di ossigeno e rimuovere la presenza
di composti alcalini attraverso processi di cracking catalitico, per permettere l’utilizzo del bio-olio
in impianti di conversione energetica.
2. TECNOLOGIE DEGLI IMPIANTI DI COMBUSTIONE
2.1. TIPI DI APPLICAZIONE
La progettazione dei sistemi di combustione sono determinate principalmente dal tipo di
combustibile utilizzato, dalla legislazione in materia ambientale, dai costi di produzione e dalla
tipologia di energia prodotta (termica e/o elettrica). In relazione all’economia di scala dei sistemi di
alimentazione della biomassa e dei sistemi di filtrazione dei gas di scarico, i sistemi di combustione
di grandi dimensioni utilizzano generalmente combustibili di scarsa qualità a differenza dei sitemi
di combustione domestica che utilizzano combustibili certificati di alta qualità (pellet).
I sistemi di combustione su larga scala a livello tecnologico sono simili ai sitemi di combustione
dei termovalorizzatori, ma quando si utilizzano le biomasse i sistemi di pulizia dei gas di scarico
possono essere meno compicati e più economici. Questo comporta un miglioramento nella
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riduzione dei costi per la diminuzione delle emissioni, offrendo una maggiore flessibilità
nell’utilizzo delle biomasse in impianti che altrimenti risultavano troppo costosi.
2.2. IMPIANTI DI RISCALDAMENTO PER IL SETTORE DOMESTICO
La legna da ardere è utilizzata per la produzione di calore in aree rurali da migliaia di anni,
partendo da fuochi a cielo aperto fino a giungere alle moderne stufe o caldaie. Negli ultimi anni
l’interesse per l’utilizzo della legna nel riscaldamento domestico è in crescita, per la produzione di
calore o per cucinare. Ci sono diverse tecnologie di conversione che comprendono la semplice stufa
o caminetto che brucia ciocchi di legno fino alle più moderne stufe o caldaie a pellet con
alimentazione automatica. Le stufe o le caldaie sono generalmente dotate di un sitema con aria
primaria sotto la griglia e aria secondaria sopra il combustibile, nella zona di combustione del
syngas prodotto. Il sistema di alimentazione del combustibile è generalmente dall’alto con
estrazione delle ceneri sotto la grigliua di combustione. Queste tecnologie funzionano con il
sistema del tiraggio naturale e le emissioni iniziali di CO, prima che il sistema entri in regime,
possono essere relativamente elevate.
Figura 3 – Impianti di riscaldamento di piccola taglia: a) caminetto della ditta Palazzetti di
Porcia, Italia; b) stufa a pellet della ditta MCZ di Fontanafredda, Italia.
I limiti di emissione di alcuni paesi hanno portato ad un miglioramento tecnologico degli
impianti domestici, con l’introduzione di caldaia a ciocchi di legno a fiamma inversa, dove grazie
ad un ventilatore l’aria viene forzata a passare dall’alto attraverso i fori della griglia, dove
successivamente i gas prodotti vengono bruciati in una camera di combustione secondaria. La
carica del combustibile avviene nella parte alta della caldaia stessa e l’utilizzo di sonde Lambda per
controllare l’ossigeno nei fumi dei gas di scarico permette di ridurre i livelli di emissioni. Queste
caldaia che peresentano un notevole miglioramento tecnologico hanno dei costi maggiori sul
mercato di riferimento rispetto agli impianti tradizionali.
Una recente innovazione nel riscaldamento degli ambienti domestici è l’utilizzo di caldaia
automatiche a pellet. Le proprietà del pellet che sono assimilabili ad un fluido, ne hanno permesso
una rapida diffusione in Svezzia, Danimarca e Austria. Di particolare interesse è la capacità delle
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caldaie a pellet di sostituire i bruciatori a gasolio. Se l’impianto di combustione domestico a
biomasse è progettato bene si possono raggiungere efficienze nominali del 90%.
2.3. RETI DI TELERISCALDAMENTO
Le reti di teleriscaldamento permettono di rifornire acqua calda o fredda alle diverse utenze a
partire da una centrale di produzione. Questa tecnologia si è rapidamente sviluppata nei paesi in cui
la richiesta di calore per il riscaldamento domestico è più elevata. Il teleriscaldamento se progettato
in modo corretto può migliorare l’efficienza e la sicurezza energetica, ridurre le emissioni,
migliorare la competitività e creare nuovi posti di lavoro. Un impianto comprende le strutture per la
produzione centralizzata dell’energia e le reti per distribuire il calore alle diverse utenze residenziali
(Figura 4). Il sistema è considerato energeticamente ed economicamente efficiente solo in
condizioni operative ottimali con bassa dispersione di calore.
Figura 4 – Schema di funzionamento di una rete di teleriscaldamento.
Attualmente in Europa ci sono più di 5.000 sistemi di teleriscaldamento che fornisco il 9% della
domanda finale di calore per il riscaldamento, e sono diffusi principalmente nei paesi del nord
Europa (es. Svezzia e Finlandia). Il sistema di conessione della rete alle diverse utenze domestiche
risulta paricolarmente oneroso. È quindi chiaro che la realizzazione di un impianto di
teleriscaldamento è economicamente conveniente in grandi città con uno sviluppo verticale degli
edifici, che permettono di aumentare la concentrazione energetica fruibile dalle diverse utenze a
parità di rete. Inoltre, i nuovi edifici presentano delle prestazioni energetiche migliori rispetto agli
edifici esistenti, che si concretizza in una riduzione della quantità di energia neccessaria per
riscaldare le diverse utenze.
I sistemi di teleriscaldamento attualmente sviluppati promuovono lo sviluppo dei sistemi di
cogenerazione. I sistemi di accumolo termico collegati al calore di risulta recuperato dai sistemi
cogenerativi permette di migliorare l’efficienza globale del sistema con la produzione di energie
elettrica e termica (Figura 5).
2.4. COGENERAZIONE DI ENERGIA ELETTRICA E TERMICA
La cogenerazione è defenita come la produzione contemporanea di energia meccanica e termica
a partire da un’unica fonte primaria. Successivamente l’energia meccanica può essere trasformata
in energia elettrica attraverso l’utilizzo di un alternatore, mentre l’energia termica di risulta può
essere utilizzata sia per applicazioni dirette o indirettamente (produzione di vapore, acqua calda,
aria calda per l’essicazione o acqua fredda per il raffreddamento) (Figura 5).
Diverse tecnologie sono disponibili per la produzione di energia elettrica basata sulla
combustione della biomassa; turbina a vapore, motori a vapore, turbine ORC e motori Stirling.
Queste tecnologie sono applicabili per le seguenti scale di potenza:
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1. fino a 100 kWe: l'unica tecnologia applicabile per gli impianti di cogenerazione su piccola
scala sono i motori esotermici (Stirling);
2. da 200 fino a 2.000 kWe: le tecnologie adattabili ad impianti di cogenerazione di medie
dimensioni sono le turbine a vapore e soprattutto le turbine ORC (tecnologie ampliamente
disponibili sul mercato);
3. superiori ai 2.000 kWe: i processi con turbina a vapore sono le tecnologie più rilevanti per
gli impianti CHP di grandi dimensioni alimentati a biomassa.
Figura 5 – Impianto di cogenerazione (1,5 MWe) e rete di teleriscaldamento (87,000 m) a
Dobbiaco, Italia
3. TECNOLOGIE DEL PROCESSO PIROLITICO
Il bio-olio prodotto dal processo pirolitico offre il vantaggio di essre facilmente
immagazzinabile e trasportabile, oltre che essee considerato complementare rispetto agli altri
sistemi di conversione. Le tecnologie di produzione di bio-olio su piccola scala sono state
dimostrate con successo, con diversi impianti pilota e progetti dimostrativi (fino ad una capacità di
200 t/giorno di biomassa). Studi economici sviluppati in passato hanno evidenziato l’elevato costo
di produzione rispetto alle fonti fossili (Bridgwater et al., 2001), tuttavia, un aumento del prezzo del
petrolio sul mercato internazionale potrebbe rendere economicamente conveniente questa
tecnologia se associata a processi di trattamento catalitico per la deossigenazione. A livello
commerciale la produzione di bio-olio si scontra con bariere di tipo economico piuttosto che limiti
di tipo tecnologico.
Come per il processo di gassificazione la pirolisi potrà penetrare i mercati energetici quando
sarà integrata in un sistema complesso che riguarda le biomasse. Quindi, tutti i processi di
innovazione tecnologica della pirolisi devono riguardare anche progetti dimostrativi delle
potenzialità di sviluppo economico di questa tecnologia. Per il momento l’utilizzo del bio-olio
risulta più attraente in nicchie di mercato, come ad esempio l’utilizzo in ambiente marino, dove in
caso di incidente risulterebbe meno inquinante delle fonti fossili. Le sfide globali di sviluppo di
questa tecnologia riguardano la generazione di energia elettrica e termica su piccola scala con
elevati livelli di efficienza a costi contenuti, senza sottovalutare il mercato dei prodotti chimici.
I sistemi a letti fluidi offrono la possibilità di utilizzare reattori con diversa scala, ma risulta
problematico il trasferimento di calore a grandi quantitativi di biomasse. Al contrario, i sistemi a
letto fluido offrono un miglior trasferimento del calore alla biomasaa in entrata con impianti di
grandi dimensioni.
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Ci sono diversi aspetti da considerare nella pirolisi, che riguardano la tecnologia i prodotti e le
applicazioni finali:
incertezza nel costo del bio-olio;
disponibilità: ci sono scorte limitate per lo sviluppo sperimentale delle diverse
applicazioni;
mancanza di standard relativi all’utilizzo e alla distribuzione del bio-olio; un
considerevole lavoro è richiesto per caratterizzare e standardizzare questo tipo di
combustibile per le diverse applicazioni energetiche;
il bio-olio è incompatibile con i carburanti fossili;
scarsa conoscenza su questa tipologia di combustibile;
particolari sistemi di manipolazione del prodotto;
scarsa considerazione della tecnologia pirolitica.
Le questioni più importanti che devono essere considerate sono le seguenti:
tempi lunghi per lo sviluppo dei reattori di grande scala;
costo dei progetti dimostrativi;
migliorare gli standard qualitativi del prodotto;
considerare la sicurezza e gli aspetti ambientali nella movimentazione, trasporto e
utilizzo;
stimolare il miglioramento tecnologico dei processi produttivi e degli utilizzi finali;
diffusione delle informazioni.
4. TECNOLOGIE DEI PROCESSI DI GASSIFICAZIONE
Varie tecnologie sono utilizzate per la gassificazione delle biomasse agro-forestali. La
classificazione viene fatta sulla base delle tipologie di reattori impiegati:
sistema a letto fisso
sistema a letto fluido
sistema a letto trascinato.
Le differenze sono riconducibili alla forma del reattore, alla direzione del flusso della biomassa
e dell’agente ossidante oltre che al metodo con cui viene fornito il calore al reattore. Tutti i processi
possono essere azionati a pressione ambiente o sotto pressione allo scopo di trasormare la biomassa
solida in un combustibile gassoso. I principali parametri considerati nel processo termochimico di
gassificazione sono la velocità di alimentazione della biomassa, la quantità di agente ossidante e la
temperatura del reattore. Il comburente viene fornito in rapporto stecchiometrico inferiore rispetto a
quello neccessario per una completa combustione (aria, ossigeno o vapore acqueo) della biomassa
in entrata nell’impianto.
4.1. UTILIZZO DEL SYNGAS PRODOTTO
La principale applicazione del syngas prodotto nei processi di gassificazione è la combustione
diretta o indiretta per la produzione di calore. A causa della composizione complessa del gas le
tecnologie innovative non sono consigliate, visto che il monossido di carbonio (CO) e l’idrogeno
(H2) costituiscono il 50% del contenuto energetico del syngas. L’unica eccezione è la produzione di
gas matano di sintesi, che dipende dalla concentrazione di CH4 nel syngas di partenza.
4.1.1. Co-combustione
Le applicazioni più semplici del syngas prevedono l’utilizzo in centrali di co-combustione con il
carbone, attraverso l’introduzione diretta in camera di combustione, dove l’impiego di percentuali
di syngas inferiori al 10% in termini energetici non richiede sostanziali modifiche dell’impianto. La
principala criticità è la diminuzione della qualità nelle ceneri prodotte che possono essere destinate
alla produzione di cemento. L’utilizzo delle ceneri nei cementifici definisce le specifiche standar
delle ceneri e quindi le tipologie di biomasse che possono essere impiegate in co-combustione.
Alcuni esempi di impianti di co-combustione sono il gassificatore AMER a letto fluido da 85 MW(t)
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nella centrale di Essent a Geertruidenberg (Paesi Bassi) e i gassificatori di Foster Wheeler CFB a
Lahti (Finlandia) e Ruien (Belgio).
4.1.2. Cogenerazione (CHP)
Nella produzione cogenerativa di energie elettrica e termica il syngas prodotto viene utilizzato
in motori a combustione interna o esterna (Stirling). Motori a gas modificati possono funzionare
con il syngas prodotto anche da gassificatori che utilizzano l’aria come agente ossidante, che
presentano un potere calorifico di circa 5-6 MJ/Nm-3
. In generale i motori alimentati a syngas
producono il 33% di energie elettrica e il 60% di calore. La principale sfida nello sviluppo
tecnologico degli impianti di gassificazione CHP è la rimozione dei prodotti catramosi (TAR)
presenti nel syngas prima di essere utilizzato in motori a combustione interna. La presenza dei TAR
nel gas causa problemi agli organi in movimento del motore con la continua neccessità di
manutenzione e la costante sostituzione delle principali componenti che porta ad un aumento dei
costi di getione dell’impianto. Infatti, la rimozione delle impurità dal syngas richiede maggiori
investimenti per l’installazione di sistemi di purificazione come ad esempio dei cicloni per il
particolato e degli “scrubber” per i catrami. Questo però comporta anche notevoli investimenti per
la successiva rimozione dei catrami dalle acque utilizzate nei processi di pulizia del gas. I pochi
impianti di gassificazione che hanno dimostrato un successo dal punto di vista tecnico, come gli
impianti di Güssing e Ebeltoft (Danimarca), hanno richiesto un notevole investimento economico
per ottenere dei risultati tecnologicamente promettenti.
Un’interessante applicazione per la produzione di energia è l’utilizzo dei motori Stirling a
combustione esterna, che non richiedono una pulizia del syngas prodotto dal processo di
gassificazione, visto che il syngas non entra in contatto con parti in movimento del motore. In
Figura 6 è rappresentato un’esempio di motore Stirling con una potenza elettrica di 35 kW
(efficienza del 20%) e una potenza termica di 110 kW.
Figura 6 – Gassificatore con motore Stirling della Stirling DK a Lyngby, Denmark: a) layout; b)
bruciatore del syngas e motore Stirling.
4.2. PULIZIA DEL SYNGAS
Negli impianti di gassificazione vengono utilizzati dei sistemi di purificazione del syngas con
l’obiettivo di migliorare i parametri qualitativi del gas prodotto in riferimento al successivo utilizzo
energetico.
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Figura 7 – Efficenza di depurazione dei sistemi di pulizia del syngas.
Figura 8 – Impianto di gassificazione a letto fisso (80 kWe) dell’ENEA di Trisaia, Italia.
Attualmente i sistemi di depurazione del gas utilizzano i cicloni per rimuovere il particolato
solido e i sistemi di lavaggio per la rimozione dei catrami. I sistemi sono differenziati in riferimento
ai seguenti fattori:
la frazione inquinante nel gas di processo (polvere, catrame, metalli pesanti, metalli
alcalini o alcalino-terrosi, gas inquinanti permanenti, etc) da eliminare;
fluido di processo (asciutto, bagnato, semisecco, etc.);
meccanismi di separazione;
temperature e pressioni operative di processo;
efficienza di separazione.
La garanzia di ottenere un’efficiente separazione delle impurità presenti nel syngas per il
successivo utilizzo, visto che la presenza di particolato, idrocarburi condensabili, metalli pesanti e
sostanze alcalino-terrosi possono portare ad un malfunzionamento dei sistemi di conversione
energetica (miscelatori del gas, sistemi di controllo e sicurezza del gas, turbocompressori,
catalizzatori ossidanti, etc.)
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