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REPORTAGE 24 aprile 2016

vita trentina7

A vent’anni dalla finedella guerra la BosniaErzegovina è un Paesediviso. Gli accordi di Dayton hannocongelato la situazionesul terreno. E, da allora, nulla si è mosso

Ma non chiamatela “gita”...

U n viaggio di istruzione in Bosnia. E’ quello cheha organizzato il Liceo scientifico Leonardo daVinci di Trento coinvolgendo una sessantina di

ragazzi di tre quarte classi delle sezioni E, F e C (la te-stimonianza di uno di loro viene proposta in questepagine). Un viaggio pensato e studiato con mesi d’an-ticipo e che ha comportato settimane di preparazionegrazie alla collaborazione con l’associazione Trentinocon i Balcani onlus che ha organizzato, tappa per tap-pa, l’itinerario. L’associazione (www.trentinobalca-ni.eu), la cui azione è sostenuta dalla Provincia diTrento, promuove progetti di sviluppo locale in varisettori.

“Conoscere la Bosnia e visitare Sarajevo – afferma Pao-la Filippi che insieme a Serena Vecchietti ha accompa-gnato il gruppo – ha permesso ai giovani di approfondi-re la conoscenza di eventi che hanno segnato gli annipiù recenti della storia europea, anche la nostra. L’in-contro con i giovani di altri paesi, gli scambi giovanili,la conoscenza di diverse realtà, sono un fondamentalevalore aggiunto per i giovani di questo millennio”.I ragazzi sono stati guidati da un affiatato gruppo diprof: Sandro Bertoni, Nicola Dalessandro, Francesca DeTomas, Adriana Colombini, Sandro Innocenti e NicolinoD’Alonzo.

pa.pi.

Al Memoriale di Potocari vicino a Srebrenicafoto Francesca De Tomas

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la testimonianza di uno studente

Ciò che colpisce di più della Ex-Jugoslavia è lasua normalità. Non fosse per la lingua diffe-rente e non conoscessi il suo passato non tirenderesti nemmeno conto di avere attraver-sato un confine. Il pullman avanza inoltran-dosi nei Balcani passando per Slovenia, poiCroazia per raggiungere la Bosnia Erzegovi-na. Sei seduto che guardi il paesaggio scorre-re davanti ai tuoi occhi e in quel momentopensi a quello che ti è stato raccontato a pro-posito di quei luoghi, della guerra che ha fat-to tremare la spina dorsale di quella infinitadistesa di montagne, di come la gran partedel mondo si sia girata di spalle.Avvicinandosi a Mostar, prima tappa del viag-gio d’istruzione, cominci a notare i segni fisi-ci, le cicatrici visibili del conflitto. Intravedicase crivellate da colpi d’arma da fuoco, in-travedi cimiteri fatti di centinaia di lapidibianche che riflettono la luce calda del matti-no. Come hai visto nelle foto prima di partire.Adesso però ti ci trovi davanti. Quando sarai aSarajevo potrai passare le dita in quei segnisulle pareti degli edifici. Potrai toccare conmano. Cambia tutto. E così cominci a guarda-

re quei luoghi con un occhio differente, piùconsapevole. La fantasia ti porta indietro neltempo e immagini di essere stato lì a correreper quelle strade con le braccia strette attor-no alla testa, con il terrore di essere colpitoda un proiettile, oppure di essere sdraiato incima ad una collina, in un prato verde, l’oc-chio vigile che guarda attraverso il mirinodella tua arma da cecchino e punta con lacanna del fucile l’altro te che si proteggescappando fra le case. Come a Sarajevo. Untuo conoscente serbo, con cui avevi semprecordialmente parlato, dalla collina aspettavache tu passassi nel suo campo visivo per at-

terrarti. Come a Mostar. Ma mentre la tua èsolamente fantasia, in quelle città, come intutta la Bosnia, questa divisione accadde ve-ramente. La tua fantasia si concretizza neiracconti fatti di realtà, di esperienza diretta,delle persone che hai incontrato durante ilviaggio d’istruzione. Il generale che, seppurserbo, si schierò dalla parte dei musulmani-bosniaci assediati a Sarajevo; il giovane bo-sniaco che visse la sua infanzia durante l’as-sedio, l’uomo e le donne che persero il padre,il marito, i figli nella strage a Srebrenica. Ilracconto delle loro esperienze dirette, vissu-te sulla loro pelle, è il “souvenir” più impor-tante che porto a casa da Sarajevo e dalla Bo-snia, assieme alle immagini stampate nellamia mente dei luoghi e delle persone che conuna spinta si sono rialzati dalle macerie. Ri-conosco agli abitanti la grande forza che li haspinti a voltare pagina, tenendo ben presentequelle precedenti. E li ringrazio per averci re-si partecipi della loro storia, che deve essereraccontata e tenuta viva, per non dimenticar-sene un’altra volta.

Luca Pecile

I racconti delle personeincontrate, le immagini dei luoghi e delle persone che si sono rialzati dalle macerie

Il “souvenir” più importante

A Mostar, prima tappa

del viaggio, gli studentiincontrano per la prima voltale cicatrici visibili del conflitto

foto Francesca De Tomas

L’associazioneTrentino con i Balcaniha organizzato, tappaper tappa, il viaggio d’istruzionedi tre classi del “da Vinci” di Trento

Sarajevo foto Francesca De Tomas

A lato, Srebrenica, il cimiterofoto Vittoria Leonardelli