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Rafael F, Lobo

Editoriale1/ Le trombe di guerra e il grande elemosiniereANNA MARIA VILLARI

Lo scrigno2/ Notizie in breveA CURA DI LOREDANA FASCIOLO

Mercurio3/Rodari e la guerraERMANNO DETTI

Politica e sindacato4/Le emergenze rimangono tutteLa legge di stabilità e il sistema universitarioRENATO COMANDUCCI

6/Quel che resta del precariatoAssunzioni nella scuolaANNA FEDELI, CORRADO COLANGELO

8/Sistema nazionale di valutazioneUna brutta storiaGIGI CARAMIA

12/ Un convegno a TorinoQuale dirigente per la scuola pubblicaANTONINO TITONE

16/Avanti a piccoli passiContratti scuole non stataliMASSIMO MARI

21/Un’intelligenza poliedricaRicordo di Luciano GallinoGENNARO LOPEZ

Pedagogie e didattiche23/Il bello della letturaLa biblioteca senza teca della “Rosmini” di Roma LOREDANA DE LUCA

26/La scommessa dello zero-seiLa scuola giusta comincia dall’infanziaANNA FEDELI

I sistemi della conoscenza29/Travolti dallo stress e dalla normativaSicurezza e salute nelle scuoleVINCENZO PASSARELLO

Studi e ricerche32/Il percorso a ostacoli degli immigratiRapporto CENSIS/Sicurezza e cittadinanzaDANIELA PIETRIPAOLI

Dibattito35/Per i minori stranieri il diritto è softIn Parlamento si discute dello Ius soli LUCIANA RISOLA

Tempi moderni37/Le offese subite e quelle inflitteIl “segreto” di Primo Levi e l’etica delle resistenzaDAVID BALDINI

43/Calvino e la questione del capitolo nove“Il sentiero dei nidi di ragno” settant’anni dopo ERMANNO DETTI

47/In cammino per la PatriaLe portatrici carniche e la Grande GuerraDARIO RICCI

50/ Un altro scrittore caduto sul PodgoraI Protagonisti/ Scipio Slataper, 3 dicembre 1915AMADIGI DI GAULA

51/Cesare Cases “in difesa di un cretino”La specola e il tempo/ A 50 anni dalla pubblicazionedi “Storie naturali” di Primo LeviA CURA DI ORIOLO

Cultura e società52/ Il Rinascimentoe i suoi influssiLa nascita del paesaggio dipinto/IIPAOLO GHERI

Articolo 33 mensile promosso dalla FLC Cgil anno VII n. 11-12 -2015. Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 488 del 7/12/2004 - Valore Scuola coop. a r.l. - via Leopoldo Serra, 31/37 - 00153Roma - Tel. 06.5813173 - Fax 06.5813118 - www.edizioniconoscenza.it - [email protected] - Abbonamento annuale: euro 65,00 - estero euro 129,00 - Per gli iscritti FLC CGIL

euro 50,00 - sconti per RSU - una copia euro 10,00 - Versamento su c/cp n. 63611008 - intestato a Valore Scuola coop. a r.l. oppure bonifico bancario. Direttore responsabile: Ermanno DettiDirezione: Renato Comanducci, Gennaro Lopez, Anna Maria Villari. Comitato scientifico: Alessandro Arienzo, Emanuele Barbieri, Mariagrazia Contini, Francesco Cormino, Ermanno Detti,Massimiliano Fiorucci, Giuliano Franceschini, Caterina Gammaldi, Gennaro Lopez, Dario Missaglia, Giovanni Moretti, Alessandro Pazzaglia, Mario Ricciardi, Paolo Rossi, Francesca Serafini, Fran-cesco Susi, Anna Maria Villari, Guido Zaccagnini, Giovanna Zunino - In redazione: David Baldini, Paolo Cardoni, Loredana Fasciolo, Marco Fioramanti, Fabio Matarazzo, Luciana Risola, Paolo Ser-reri. Layout, impaginazione, copertina: Marco Fioramanti. Stampa: Tipolitografia CSR, via di Pietralata, 157 - Roma - Hanno collaborato a questo numero: Amadigi di Gaula, Gigi Cara-mia, Corrado Colangelo, Loredana De Luca, Vincenza Fanizza, Anna Fedeli, Anita Garrani, Paolo Gheri, Rafael F. Lobo, Massimo Mari, Oriolo, Vincenzo Passarello, Daniela Pietripaoli, Dario Ricci,Antonino Titone

Articolo33 Mensile per chi lavora nella scuola, nell’università, nella ricerca, nella formazione

Arte e comunicazione:Percezione delle differenze57/ L’arte di mettersi in ascoltoAntonio “Bilo” Canella, l’arte della performazioneDIALOGO CON ANTONIO “BILO” CANELLADI MARCO FIORAMANTI

60/ Capace di scrivere con la luceMia Murgese Mastroianni, fotografaMARCO FIORAMANTI

Cinema61/ Violenza invisibileCinema e donne a FirenzeVINCENZA FANIZZA

Teatro62/Storie (e stress) di vita quotidiana “Alberto, Veronica e me” all’Agorà di RomaRAFAEL F. LOBO

Libri63/ Il mio album del poeta corsaroRenzo Paris, Pasolini Ragazzo a vitaMARCO FIORAMANTI

Recensioni80/ SchedeA CURA DI ANITA GARRANI

L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento

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SOMMARIO gli articoli in giallo sono disponibili per la lettura

“Conoscenda” 2016, è l’agenda di 16 mesi che ogni anno la FLC CGIL propone in collaborazionecon Edizioni Conoscenza.L’agenda, a colori, in formato tascabile 12×16 e con cordino tessile segnalibro, è illustrata anchequest’anno dalle divertenti vignette che Sergio Staino disegna in esclusiva.Come sanno i nostri lettori, “Conoscenda” affronta ogni anno un tema diverso. Il 2016 è dedicatoa Dante, nel 750° della sua nascita. Ogni inizio mese sono proposti brani tratti dalle opere delnostro sommo poeta lungo un percorso che fornisce suggerimenti di lavoro e ricerca su temicome: la donna, la letteratura, la libertà, la politica, la giustizia, il bene pubblico, la pace, lascienza, la bellezza, la speranza, dio, il grottesco. Oltre ai testi, l’agenda è impreziosita da un’ico-nografia che ripropone le più importanti illustrazioni della Divina Commedia nell’arco di 7 secoli.“Conoscenda” si apre con una presentazione della FLC CGIL ai lavoratori della conoscenza eun’introduzione al tema dell’anno e si chiude con il vademecum dei servizi che il sindacato offreagli iscritti e alle Rsu, gli indirizzi (anche email) e i numeri telefonici di tutte le sedi provinciali eregionali della FLC. Il prezzo di Conoscenda è di 6 euro + 3 per la spedizione. Per l’acquisto: inviare mail a [email protected] oppure tel. al 06.5813173

CONOSCENDA 2016

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La legge di stabilità 2016, an-cora in discussione al Senatonel momento in cui scrivo,avrebbe potuto, e forse puòancora, rappresentare un se-

gnale di discontinuità rispetto agli ana-loghi provvedimenti legislativi degliscorsi anni.

infatti per la prima volta da molti annisi va ad approvare una legge di stabilità(fino a qualche anno fa si chiamavalegge finanziaria) che mette a disposi-zione risorse vere perché prevede un in-nalzamento del deficit. Questa leggeavrebbe potuto essere espansiva e met-tere, finalmente, a disposizione finan-ziamenti adeguati ai settori della

conoscenza, così maltrattati in que-st’ultimo decennio. Basti ricordare co-me, ad esempio, le risorse per il sistemauniversitario siano state tagliate, inpoco più di cinque anni, per oltre otto-cento milioni di euro.Però ad oggi non èquesta la scelta che è stata fatta.

Una mancia per contratto

A tutto il pubblico impiego viene of-ferta una mancia per il rinnovo del con-tratto nazionale bloccato ormai da seianni. una media di 5-7 euro mensilisono una proposta irricevibile.

Altrettanto grave e inaccettabile è ilblocco della contrattazione integrativa.

i fondi per il salario accessorio sa-ranno quelli del 2015: senza potere uti-lizzare risorse aggiuntive sarà vanificata

ARTICOLO 33

qualsiasi prospettiva di riavviare i mec-canismi di progressione economica oriz-zontale e verticale.

I “superprofessori”

di tutti i comparti della conoscenzaforse quello su cui più interviene questalegge di stabilità è l’università.

A partire dallo spot sull’assunzione di500 nuovi “super professori”. Fuoridalle regole attuali di reclutamento -anzi prefigurando un’uscita dalle normeche fin qui hanno determinato le proce-dure di reclutamento della docenza uni-versitaria -, si pensa che sia questo ilmodo per uscire dall’emergenza in cuivive il sistema universitario. non è così,serve ripristinare il regolare turn-overper tutto il personale, basti pensare che

Una legge che non risponde alle situazionidi emergenza in cui versa l’università:

anni di definanziamento e blocco del turnover, precarizzazione della ricerca

e della docenza, invecchiamento del corpo docente, calo

dell’offerta didattica e di studenti. Le proposte di FLC e di altre associazioni

LA LEGGE DI STABILITÀ E IL SISTEMA UNIVERSITARIO

POLITICA E SINDACATO

Le emergenze rimangono tutteRENATO COMANDUCCI

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in 10 anni si è perso più del 30% del-l’organico dei professori ordinari.

Anche se fanno effetto sul piano degliannunci, risultano irrilevanti le ipotesi diassunzione di circa 1.000 ricercatori atempo determinato.

Le cose che contano

la FlC, insieme all’associazione dot-torandi e dottori di ricerca italiani (Adi),al coordinamento universitario (link) e alCoordinamento ricercatrici e ricercatorinon strutturati (CrnSu) ha proposto aiParlamentari di intervenire almeno suquesti punti:

- reintegro del Fondo di Finanziamentoordinario di 800 milioni di euro, l’equi-valente di quanto tagliato dal 2009 aoggi;

- aumento del Fondo integrativo Sta-tale per garantire la copertura delleborse di studio e per dare risposta al-l’emergenza iSEE, ampliando il diritto diaccesso all’istruzione terziaria;

- riforma della tassazione studentescae della “no tax area” fino a 23.000 eurodi iSEE;

- piano pluriennale di reclutamento diricercatori a tempo determinato di tipob) che ne preveda 5.000 all’anno per 4anni in modo da mettere in sicurezza inostri Atenei e dare risposte ai tanti pre-cari che hanno tenuto in piedi la didat-tica e la ricerca nell’ultimo decennio;

- sblocco del turn-over per tutte le fi-gure dell’università e abolizione del si-stema dei punti organico, insieme allaseparazione delle risorse destinate alprimo reclutamento da quelle per il pas-saggio dalla seconda alla prima fascia edal ruolo a esaurimento dei ricercatori atempo indeterminato a quello dei pro-fessori associati;

- finanziamento a sostegno delle borsedi dottorato che consenta la coperturadi tutti i posti banditi;

- mantenimento delle somme desti-nate all’edilizia universitaria.

La legge e le emergenze irrisolte

la legge di stabilità, infatti, non ri-sponde allo stato di emergenza in cuiversa l’università: anni di definanzia-mento e blocco del turn over hanno pro-dotto precarizzazione della ricerca edella docenza, invecchiamento del corpodocente, restrizione dell’offerta didatticae, in questo modo, concorso ad un dra-stico calo di studenti.

le immatricolazioni sono scese da338.036 dell’anno accademico 2003 -2004 a 252.457 dell’anno accademico2013-2014 e nonostante questo non cisono interventi per favorire il diritto allostudio. negli ultimi anni sempre più Ate-nei fanno ricorso al numero program-mato perché non ci sono strutture labo-ratoriali, spazi per la didattica e soprat-tutto docenti per garantire a tutti i ragazziche si vogliono iscrivere a un corso di po-terlo fare.

una legge di stabilità dal sapore elet-torale finalizzata a consolidare più unpacchetto di voti che a creare le condi-zioni di un nuovo sviluppo.

una legge che va nella direzione sba-gliata essendo finalizzata ad una ridu-zione del carico fiscale mirata soprattut-to alle imprese, che insieme ad un nuovo

pacchetto di incentivi dà l’idea precisadell’impostazione politico ideologica delgoverno. l’impresa è l’unico referenteper creare sviluppo. Gli enormi problemidi disuguaglianza che ormai caratteriz-zano il nostro paese non solo vengonoignorati dal punto di vista “morale” maanche da quello macroeconomico. Ep-pure è ormai acclarato che l’ineguale di-stribuzione del reddito è una compo-nente della crisi. le tasse che vengonotagliate avranno, secondo molte stime,effetti limitati sui consumi facendo ve-nire meno un gettito importante in par-ticolare per i comuni.

Avremo quindi meno servizi, menowelfare con un aumento di costo che ri-cadrà su una fascia vastissima di citta-dini, assolutamente non compensatadagli sgravi sulla casa.

ugualmente senza un’adeguata poli-tica sul diritto allo studio ad essere col-piti saranno sempre i ceti più poveri, chevedranno i loro figli esclusi dalla possi-bilità di cambiare il loro status sociale esoprattutto di accedere ai più alti gradidell’istruzione che rendono sicuramenteun cittadino più maturo e consapevole.

una legge di stabilità di cui va quindiprofondamente modificato il segno. Perfare questo occorre garantire pieno suc-cesso alle iniziative di mobilitazione diquesti ultimi mesi dall’anno.

5 www.edizioniconoscenza.itN.11-12 2015

LA LEGGE DI STABILITÀ E IL SISTEMA UNIVERSITARIO

POLITICA E SINDACATO

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6www.edizioniconoscenza.it

Ametà novembre si sonocompletate le operazionidel piano straordinario diassunzioni previsto dallaLegge 107/15, la cosid-

detta “Buona scuola”. L’ultimo atto,denominato “fase C”, ha riguardato leassunzioni sull’organico del potenzia-mento. Questo personale, aggiuntivoall’organico di diritto delle scuole, oc-cuperà 48.412 posti comuni e 6.446posti di sostegno.

i posti comuni sono ripartiti in 18.133per la scuola primaria, 7.206 per lascuola secondaria di primo grado e23.473 per la scuola secondaria di se-condo grado.

Gli esclusi

le scuole, al fine di ottenere questoorganico, hanno espresso il loro fabbi-sogno sulla base di alcune macro-aree,ma l’assegnazione degli insegnamenticorrispondenti è avvenuta sulla basedella consistenza degli elenchi di pre-cari ancora da assumere, come previstodalla legge.

Questa modalità di assegnazione harisposto all’esigenza di svuotare le gra-duatorie a esaurimento (GAE), come pre-visto dalla legge finanziaria del 2007.un atto dovuto quindi dopo anni di at-tesa degli aspiranti, ma l’operazionenon ha risposto alle esigenze dei Pianidell’offerta Formativa delle scuole, car-dini dell’autonomia scolastica. un pianopluriennale di assunzioni, più volte ri-chiesto dalla FlC CGil, che compren-

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desse anche gli insegnamenti le cui GAE

sono esaurite, avrebbe consentito larealizzazione di un autentico organicofunzionale e avrebbe evidenziato la vo-lontà da parte del Governo di conse-gnare al Paese una vera buona scuola.

Con le proposte di assunzione dellafase C si sono esaurite le domande pre-sentate entro il 14 agosto 2015 dai pre-cari inclusi nelle graduatorie a esau-rimento e in quelle del concorso 2012.Ma non hanno compreso tutti gli aspi-ranti inclusi nelle graduatorie: infatti, re-stano ancora nelle graduatorie aesaurimento circa 23.000 docenti dellascuola dell’infanzia (esclusa dall’orga-nico potenziato).

Poi ci sono altri 20.000 docenti chenon hanno presentato la domanda in at-tesa delle assunzioni future.

Questa scelta di non partecipare al

Con la fase C si è concluso il piano straordinario di assunzioni. È una boccata

di ossigeno per le scuole, ma restano ancora tanti esclusi. La soluzione

è un piano pluriennale di assunzioni che consenta alle scuole di programmare

la propria attività, in base alle necessità proprie e degli alunni

ASSUNZIONI NELLA SCUOLA

POLITICA E SINDACATO

Quel che resta del precariatoANNA FEDELI, CORRADO COLANGELO

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ASSUNZIONI NELLA SCUOLA

Guardando al futuro

ora però il tema della stabilizzazioneva affrontato nel suo insieme e non conprovvedimenti tampone: e il concorso, ilcui bando è previsto per dicembre2015, non è certo l’unica soluzione.

occorre intervenire consolidando nel-l’organico di diritto i posti in deroga siacomuni che di sostegno, ancora affidatialle supplenze annuali. ricordiamo chein questo anno scolastico sono attivicirca 30.000 posti comuni derivanti dasomme di spezzoni orario, che in buonaparte son riconducibili a posti interi, ecirca 30.000 posti di sostegno in de-roga che ormai da anni vengono asse-gnati alle scuole per rispondere allereali esigenze di integrazione, come sta-bilito anche da una sentenza della CorteCostituzionale.

Questi posti sono necessari alle isti-tuzioni scolastiche, perché determinanoil loro funzionamento, ma sono anchenumeri che danno la portata del preca-riato della scuola, ancora fortementepresente nonostante le sventolate100.000 assunzioni.

POLITICA E SINDACATO

7 www.edizioniconoscenza.itN.11-12 2015

piano straordinario è stata dettata pre-valentemente da situazioni personali efamiliari che hanno impedito a questi do-centi di accettare il ruolo in sedi distanti,in quanto la procedura di assunzione eraa livello nazionale. dobbiamo conside-rare che l’80% degli inclusi nelle GAE eracostituito da donne, con le implicazioniche ciò si trascina dietro in termini di la-voro di cura, sempre più in questo Paesea carico delle donne, con la scusa dellacrisi e delle difficoltà economiche degliEnti locali. Particolarmente grave l’esclu-sione dal piano di assunzioni, nella faseC, della scuola dell’infanzia. le motiva-zioni addotte, riguardanti la realizzazionedel progetto educativo 0-6, oltre a esserepretestuose già in partenza, oggi coz-zano con la realtà: nella legge finanzia-ria non ci sono soldi per lo 0-6. È un attodovuto ora restituire il ruolo sottratto aicirca 23.000 esclusi, senza aspettare ilfuturo concorso.

oltre ai quasi 50.000 docenti ancorapresenti nelle graduatorie a esauri-mento, non si possono dimenticare icirca 100.000 docenti abilitati che sononelle graduatorie d’istituto di ii fascia(molti dei quali hanno anche maturato i36 mesi di servizio utili per la stabiliz-zazione come stabilito dalla Sentenzadella Corte europea) e le migliaia di do-centi non abilitati che hanno i medesimirequisiti di servizio e garantiscono daanni il funzionamento delle scuole.

Le farraginose procedureper l’assunzione

È sicuramente positivo che oltre85.000 docenti siano stati assunti atempo indeterminato, comunque16.000 in meno di quanti ne erano pre-visti dal piano, ma le modalità di ge-stione dello stesso, la poca trasparenzae le forzature nell’aver voluto tenere se-parate le fasi b) e c) hanno determinatomalcontento e sicuro contenzioso.

È un fenomeno che non si può igno-rare, vista la mancanza di lavoro checontinua ad attanagliare questo Paese.Ma non si tratta solo di questo: ignorarele aspettative di questi precari signifi-cherebbe disperdere professionalitàconsolidate in anni di supplenze mapoco spendibili in altri ambiti lavorativi.

Solo con un nuovo piano pluriennaledi assunzioni, con il consolidamentodell’organico, con procedure per le abi-litazioni e le specializzazioni di sostegnocorrettamente programmate, si puòpensare di intervenire per sconfiggerela “supplentite”: non bastano gli an-nunci, ci vuole una reale volontà politicae le corrispondenti risorse.

la legge 107 ha perso la scommessadi restituire alla scuola le competenzedisciplinari e laboratoriali sottratte dallapessima riforma Gelmini, i tempi distesidi apprendimento, la generalizzazionedella scuola dell’infanzia. nonostante le85.000 assunzioni, le scuole conti-nuano a vivere la stagione della preca-rietà, funzionale all’autoritarismo che lalegge introduce nel luogo della collegia-lità per eccellenza.

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Apartire dal 3 novembresul portale “Scuola inchiaro” sono consultabilii rapporti di autovaluta-zione (RAV) elaborati dalle

scuole. Trova conferma la scelta delMIUR di orientare l’intero sistema di va-lutazione verso una deriva classificato-ria e di competizione tra scuole, basa-ta fondamentalmente su parametri“oggettivi”, quali le prove standardizza-te (prove INVALSI) degli apprendimentidegli studenti.

Cerchiamo di ricostruire come si è ar-rivati a questo punto.

Il “peccato originale”:agire per decreto

Come è noto il Sistema nazionale diValutazione (SnV) che si sta tentando dicostruire è stato istituito con il decretolegge mille proroghe del 2011 (art. 2comma 4-undevicies del dl 225/10convertito nella legge n. 10/11). Que-sta modalità di adozione di un provve-dimento così importante, senzadiscussione e coinvolgimento dellascuola reale e delle parti sociali, rap-presenta una sorta di peccato originaleche ha pesato su tutto quanto è avve-nuto negli anni successivi.

la giustificazione di questo compor-tamento è sempre stata la stessa: ce lochiede l’unione Europea e se non ot-temperiamo avremo conseguenze pe-santi sia nell’erogazione dei fondistrutturali sia riguardo a deroghe o spazifinanziari sul patto di stabilità, ecc. Sitrattava e si tratta di motivazioni risibili:l’uE non è mai entrata e, peraltro nonavrebbe alcun titolo per farlo, sul mo-dello e tipologia di SnV. la richiesta diistituire il SnV è sempre stata collegataalla lotta alla dispersione scolastica perla quale l’italia riceve finanziamenti mi-liardari da parte dell’unione.

A titolo di esempio riportiamo quantoscritto nella raccomandazione n. 6 del

Un’occasione perduta. Il Rapporto di autovalutazione delle scuole da strumento di miglioramento

delle situazioni critiche, di analisi delle scelte formative, di recupero della

dispersione si è rivelato un classificatoreacritico di buoni e cattivi. Che peccato

SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE

POLITICA E SINDACATO

Una brutta storia

GIGI CARAMIA

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9 www.edizioniconoscenza.itN.11-12 2015

2014 della Commissione Europea al-l’italia: “Rendere operativo il sistemanazionale per la valutazione degli istitutiscolastici per migliorare i risultati dellascuola e, di conseguenza, ridurre i tassidi abbandono scolastico”; […]

oppure elencare le condizioni richie-ste all’italia per l’utilizzo dei fondi euro-pei 2014-2020:

a) “Esistenza di un sistema per la rac-colta e l’analisi di dati e informazionisull’abbandono scolastico ai livelli per-tinenti, che fornisca un supporto di datidi fatto sufficiente per elaborare politi-che mirate e tenga sotto controllo gli svi-luppi.

b) Esistenza di un quadro politico stra-tegico sull’abbandono scolastico, che:

- si basi su dati di fatto;- copra i settori pertinenti dell’istru-

zione, compreso lo sviluppo della primainfanzia, si occupi in particolare deigruppi vulnerabili maggiormente a ri-schio di abbandono scolastico, com-presi gli appartenenti a comunitàemarginate, e tratti misure di preven-zione, intervento e compensazione;

- coinvolga tutti i settori politici e leparti interessate che sono rilevanti peraffrontare l’abbandono scolastico.”

È facile constatare che in questi anniil tema della dispersione raramente si èintersecato con l’avvio del Sistema na-zionale di Valutazione.

La politica deresponsabilizzata

il passaggio successivo è stato l’ado-zione del “regolamento sul sistema na-zionale di valutazione in materia diistruzione e formazione” (dPr 80 del 28marzo 2013). la valutazione è tutta in-centrata unicamente sulle scuole, at-traverso un procedimento in quattrofasi:

1. autovalutazione 2. valutazione esterna 3. azioni di miglioramento

4. rendicontazione sociale.Questa scelta testimonia l’orienta-

mento che stava progressivamenteprendendo il SnV: la verifica dell’impattonel sistema educativo delle scelte ope-rate dai decisori politici, non rientra trai compiti del Sistema nazionale di Valu-tazione. Quindi, ad esempio, in base aquesto modello non saranno mai og-getto di valutazione le norme della Gel-mini/Tremonti che hanno letteralmentemassacrato la scuola italiana.

il dPr 80/13 disegna un SnV monco elontanissimo dal principio della circola-rità delle responsabilità nell’ambito delsistema educativo nazionale. insommaprevede un campo da gioco in cui lescuole sono “valutate” in astratto eavulse dalle scelte politiche e ammini-strative di carattere generale.

Ma come dovrebbe funzionare unvero sistema nazionale di valutazioneorientato al miglioramento del sistemaeducativo e rispettoso delle autonomiedelle singole istituzioni scolastiche?

Un modello efficace

individuate le scelte politiche e gliobiettivi di carattere che riguardano l’in-tero sistema educativo (non è oggetto diquesto articolo su come si dovrebbegiungere a elaborare queste scelte, maalcune indicazioni possono essere rica-vate dalla piattaforma della FlC CGil

sulla valutazione, che si può leggere sulsito: www.flcgil.it/scuola/valutare-per-miglio-rare-non-per-classificare.flc), esse devonoessere oggetto di uno specifico “ac-cordo” con ogni scuola sulla base dellasituazione di partenza, al fine di renderechiara la responsabilità di ciascunonella realizzazione degli obiettivi. in que-sta prospettiva è necessario che sianopresenti sia soggetti interni alle scuoleche effettuino un continuo monitoraggiosulle azioni intraprese, sia un soggettoesterno che verifichi l’avanzamento omeno nella realizzazione degli obiettivi.

Per semplificare: se in una scuola se-condaria di ii grado vi è una situazionedi partenza con un alto grado di disper-sione che si annida soprattutto nelprimo biennio, l’impegno dello Stato do-vrebbe essere quello di fornire una do-tazione organica di personale docenteche consenta, nel biennio, di avereclassi con un numero significativamenteridotto di alunni; la scuola dovrebbe ga-rantire, in un lasso di tempo determi-nato, una riduzione della dispersionedella dispersione, il sistema nazionaledi valutazione dovrebbe verificare in iti-nere e al termine la realizzazione degliobiettivi.

Tutto ciò, ovviamente, dovrebbe es-sere accompagnato dalle eventualiazioni di modifica degli obiettivi e azioniin presenza di situazioni nuove o pro-blematiche.

Questo modello rende chiaro che lavalutazione è uno strumento di realiz-zazione/miglioramento/ri-orientamentodelle politiche e che necessita di forti ri-sorse. Al tempo stesso spazza l’equi-voco (l’imbroglio?) dell’esistenza di unavalutazione “oggettiva” che, in realtà, èfunzionale alla deresponsabilizzazionedei decisori politici e alla costruzione diun modello di scuola basato unica-mente su una feroce competizione trale istituzioni scolastiche.

L’occasione sprecata dei RAV

C’era ancora un margine di manovra.Messa nel cassetto l’idea di istituire unvero sistema nazionale di valutazione(troppo complicato, troppi soldi, …), si ètentato di operare almeno sul processodi valutazione individuato dal dPr 80/13.

Seppure ingabbiata in un documentopoco flessibile in formato elettronico(rapporto di Autovalutazione, rAV), l’au-tovalutazione poteva diventare almenouno strumento di “apprendimento orga-nizzativo” dell’intera comunità profes-sionale in ogni singola istituzione sco-

SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE

POLITICA E SINDACATO

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10www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Era evidente lo stridente contrasto tra leparole che il ministero scriveva nei do-cumenti di accompagnamento all’avvioSnV (“favorire e sostenere il coinvolgi-mento diretto di tutta la comunità sco-lastica”, “incoraggiare la riflessionedell’intera comunità scolastica”, “ali-mentare costantemente il processo diautovalutazione”) e il modo burocraticoe autoritario con cui chiedeva allescuole, senza alcuna spiegazione, diadempiere alla compilazione di atti edocumenti. i questionari scuola, unita-mente ad altre informazioni già presentinel sistema informativo del Miur e pro-venienti da varie fonti (portale “Scuolain chiaro” del Miur, iSTAT, Ministero del-l’interno, inVAlSi), sarebbero stati sinte-tizzati dall’invalsi ed elaborati confron-tando i dati con quelli delle altre scuole(media nazionale).

l’aspetto più grave di tutta la proce-dura attivata è rappresentata dalla to-tale mancanza di informazioni sullefinalità e modalità di utilizzo dei dati, siaricavati dall’esterno (prove standardiz-zate, “Scuola in chiaro”, iSTAT, Ministerodel lavoro, Ministero dell’interno) sia dalQuestionario scuola.

da maggio le scuole sulla base deidati sintetizzati dall’invalsi, elaboraticonfrontandoli con quelli delle altrescuole e forniti dal Sistema informativo,hanno potuto iniziare a compilare il for-mat del rAV. la pubblicazione previstaal 31 luglio 2015 è via via slittata fino al3 novembre 2015.

durante la conferenza stampa del 3novembre scorso, il ministro dell’istru-zione Giannini e il sottosegretario Fa-raone non hanno usato mezze misure.la pubblicazione sul portale http://cer-calatuascuola.istruzione.it/cercalatua-scuola/ dei rapporti di autovalutazionesarebbe un “risultato storico”. la valu-tazione è una risorsa straordinaria “perdare benzina alle scuole”. “Grazie alrav, all’Anagrafe dell’edilizia scolastica,al portale ‘Scuola in chiaro’, siamo ingrado di avere un quadro definito e glo-bale del nostro sistema d’istruzione”.

Si tratta di affermazioni che non ten-gono conto della realtà.

dalla ricostruzione che abbiamo fattoappare evidente come tutto il procedi-mento di elaborazione del rAV, al di làdelle belle parole, ha avuto fin subitoun’impostazione burocratica: non si èstimolata l’attivazione e la prosecuzionedi un processo partecipativo, ma soloimposta la compilazione di un formatspesso vissuto come l’ennesimo adem-pimento burocratico da sbrigare.

Le distorsioni che danneg-giano le scuole e le finalitàdella valutazione

la pubblicazione dei rav ha fattoemergere in tutta la sua gravità la sceltadel Miur di orientare il sistema di valu-tazione verso una deriva classificatoriaattraverso l’utilizzo pervasivo dei risul-tati delle prove standardizzate (prove in-VAlSi).

Come abbiamo già detto l’autovaluta-zione dovrebbe essere uno strumentodi riflessione interna, volto alla com-prensione dei propri punti di forza e didebolezza, utile per stabilire priorità eazioni per migliorare. lo strumento in-vece, attraverso la compilazione del rAV,è stato forzato verso altre funzioni,come la rendicontazione alla comunitào all’amministrazione scolastica, eschiacciato su un unico indicatore, i datiinVAlSi, su cui converge l’attenzione del-l’opinione pubblica.

Gli effetti distorsivi di questa sceltasono chiari dalla lettura dei rAV completiche contengono i dati delle classi sotto-poste alle annuali rilevazioni, in formatosia sintetico che analitico (classe perclasse). Alcuni giornali hanno pubblicatole graduatorie delle scuole di alcuneprovince in base al punteggio mediodelle prove di italiano e di matematicaespresso in un semplice numero in cen-tesimi che viene rapportato alla mediaregionale e nazionale. inoltre dai dati

lastica. insomma non si avviava nessunSnV, ma, per lo meno, tutte le scuole sisarebbero esercitate a utilizzare un pro-cesso di valutazione che dall’autovalu-tazione avrebbe condotto, in untriennio, alla rendicontazione sociale,senza patemi d’animo di classifiche egraduatorie.

Anche questa ipotesi è stata quasi im-mediatamente smentita. l’obiettivo del-l’amministrazione non era di avviare unprocesso, ma fare compilare un format,il rAV appunto. Quindi, in barba allenorme sull’autonomia scolastica e alledisposizioni contrattuali, si è imposto,con la circolare ministeriale 47/14, inmaniera più o meno perentoria, la co-stituzione di una unità di autovaluta-zione costituita dal dirigente scolastico,dal docente referente per la valutazionee da uno o più docenti designati dal Col-legio dei docenti.

Il Questionario scuole: do-mande senza spiegazione

il “Questionario scuola” è stata un’al-tra tappa di questo percorso involutivo.Tra febbraio e marzo scorso i dirigentiscolastici hanno compilato tale questio-nario finalizzato all’implementazionedei dati in formato elettronico, utili alladefinizione del rapporto di Autovaluta-zione. il “Questionario scuola” preve-deva:

- domande a risposta semplice- domande a risposta multipla con

una sola possibilità di scelta (selezionesingola)

- domande a risposta multipla con piùpossibilità di scelta (selezione multipla)

- domande di tipo checklist- domande a risposta aperta.numerosi quesiti intervenivano su

aspetti delicatissimi che riguardavano lescelte educative e organizzative dellescuole senza dar loro la possibilità dimotivarle.

immediatamente la FlC CGil denun-ciò l’opacità della procedura attivata.

SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE

POLITICA E SINDACATO

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11 www.edizioniconoscenza.itN.11-12 2015

SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE

gendo a livello internazionale, sull’utilitàe sull’utilizzo delle prove standardizzate.

La legge 107 e la valutazione

il cambio di passo e la torsione buro-cratica e classificatoria del SnV è per-fettamente coerente con quantoprevisto dalla legge 107/15. i criteri divalutazione dei dirigenti scolastici, la co-stituzione di un “contingente ispettivo”a tempo determinato per la valutazioneesterna delle scuole reclutato sullabase di curriculum, la costituzione delnuovo comitato di valutazione delle isti-tuzioni scolastiche, la distribuzione dipremi ai docenti meritevoli, il finanzia-mento dell’inVAlSi finalizzato soprattuttoalla somministrazione delle prove stan-dardizzate, rappresentano un quadro

complessivo di scelte che innesche-ranno conflittualità e contenzioso macerto non attiveranno processi di mi-glioramento del sistema educativo.

la conclusione della storia che ab-biamo sinteticamente raccontato èsconsolante: la costruzione di un veroSistema nazionale di Valutazione è unobiettivo che si allontana sempre piùdall’orizzonte di questo Paese.

Per un quadro completo della normativa, deicommenti, delle prese di posizione e delle piatta-forme della FLC CGIL sul tema della valutazioneè possibile consultare il seguente link:

www.flcgil.it/tag/valutazione

POLITICA E SINDACATO

analitici è operazione semplice risalireai nomi dei singoli docenti di italiano omatematica che operavano nelle classiinteressate dalle rilevazioni.

la pubblicazione completa dei dati èstata decisa dal Miur, non è chiaro aquale livello e in quali sedi politiche,senza che le scuole fossero a cono-scenza del possibile loro utilizzo. Allescuole si è lasciata una finta libertà discelta delle parti del rAV da renderepubbliche. in realtà il sistema informa-tivo in default riportava tutti gli indica-tori già pre-selezionati.

Questo comportamento irresponsa-bile si è sommato alla scelta, altrettantograve, di prevedere un controllo auto-matizzato da parte del sistema infor-mativo del Miur tra esiti e prioritàindividuate dalla scuola.

È evidente che il Miur è totalmenteestraneo alla riflessione, che si sta svol-

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16www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

La stagione dei rinnovi contrat-tuali del comparto della scuolanon statale, aperta nel lonta-no 2013 con la presentazionedelle piattaforme rivendicative

– all’indomani della scadenza dei trecontratti di categoria sottoscritti conANINSEI, AGIDAE e FISM (2010/2012) – èentrata nella sua fase calda e fa bensperare in una conclusione positivadelle tre vertenze, anche se non man-cano certo le difficoltà.

A differenza delle precedenti tornatecontrattuali, quando aveva fatto da apri-pista il contratto del personale in forzanelle scuole cattoliche (AGidAE), in que-sta occasione è l’ipotesi di intesa rag-

giunta con l’AninSEi (aderente a Confin-dustria) il 24 luglio scorso a fungere dastimolo per una accelerazione dei rin-novi degli altri due contratti.

La difficoltà di un contratto unico

Abbandonata la proposta - a suotempo avanzata da FlC CGil, CiSl SCuolA,uil Scuola e SnAlS alle controparti dato-riali e padronali di arrivare alla defini-zione di un contratto unico per via dellapersistente contrarietà ideologica postadalle controparti di ispirazione cattolicae cristiana, - ai sindacati non è rimastoaltro che accettare di rinnovare autono-mamente i singoli contratti. Fermo re-stando però l’intento di renderli, perquanto possibile, più omogenei tra di

loro, anche se le differenze attualmenteesistenti, in particolare su orario e sala-rio, rimangono tutte.

Con queste premesse – e in un qua-dro politico ed economico complicato econnotato dal permanere di una crisi, icui effetti negativi continuano ancora aimperversare all’interno del sistemadella scuola non statale complessiva-mente intesa, basti pensare alla perditadi migliaia posti di lavoro in questi ultimianni – si colloca l’ipotesi di accordo rag-giunta con l’AninSEi, l’associazione piùrappresentativa del settore laico del-l’istruzione, dell’educazione e della for-mazione non statale a gestione privata.

l’intesa rappresenta un’inversione ditendenza significativa per l’interomondo dell’istruzione, dell’educazionee della formazione a gestione privata,non tanto per i risultati economici e nor-

CONTRATTI SCUOLE NON STATALI

POLITICA E SINDACATO

Avanti a piccoli passiMASSIMO MARI

Firmato un pre-accordo conl’Aninsei per le private laiche,

arranca la trattativa per le scuolecattoliche. La difficoltà di perfezio-

nare nel contratto definitivo l’accordo Aninsei. Le chiusure

di Agidae e Fism. Il contesto non aiuta, ma tavoli contrattuali

aperti sono una buona notizia

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17 www.edizioniconoscenza.itN.11-12 2015

mativi moderatamente apprezzabili,quanto per il significato politico che que-sto rinnovo riveste all’interno di un con-testo economico, politico e sociale noncerto favorevole alla contrattazione esoprattutto ai rinnovi dei contratti na-zionali.

Un’inversione di tendenzain un contesto sfavorevole

non sfuggirà certo all’attenzione checontrattare in regime di crisi economicaè a dir poco cosa ardua! Se poi a tuttoquesto si aggiungono gli interventi legi-slativi da parte dell’esecutivo, decisa-mente discutibili e per certi versiinaccettabili, come il Jobs Act, che com-primono i diritti e tutele e non favori-scono la difesa dei redditi e del l’occu-pazione, è evidente come i negoziaticon le controparti padronali non sianocerto semplici né tanto meno facilitati.non agevola inoltre la contrattazionenazionale la presenza, ormai imbaraz-zante e che investe quasi tutti i settorilegati ai servizi, di contratti di sottotu-tela, di lavoro sottopagato e di lavoro ir-regolare che favorisce la crescita espo-nenziale di quell’area grigia di sfrutta-menti favorita dalla crisi e dall’ineffica-cia delle misure legislative a sostegnodel lavoro buono. Per non parlare poidella persistente diffusa presenza dellavoro nero.

la cartina di tornasole di un similestato di cose ce la fornisce lo stato dirinnovo dei grandi contratti collettivi na-zionali dei comparti privati, che, conl’unica eccezione del contratto dei chi-mici, stentano a decollare. Per non par-lare dei contratti pubblici fermi ormai al2008. del resto l’attacco neoliberistaal lavoro e ai suoi diritti, nonostante gliannunci di una presunta ripresa dellaoccupazione e della crescita dei con-sumi, continua ancora a imperversarecon l’obiettivo strategico di smantel-lare, per quanto possibile, il ruolo cen-trale del CCnl e il suo valore universale

e solidale. Questo a significare che il vasto schie-

ramento neoliberista ha il fine esplicitodi imporre un nuovo ordine economico efinanziario dove la presenza del sinda-cato confederale, in quanto portatore divalori generali e universali, deve essereridotta al mero ruolo di testimonianza.

una lettura dell’ipotesi di rinnovo delCCnl AninSEi non può non tener conto diquesto contesto generale, se non sivuole cadere nel velleitarismo rivendica-tivo, nel populismo spicciolo, nella de-magogia o ancor peggio nell’abdicazioneal ruolo storico del sindacato.

La consultazione

Prima di entrare nel merito dell’intesavale la pena ricordare che l’ipotesi rag-giunta con l’AninSEi interessa circa 60mila lavoratrici e lavoratori del variegatomondo dell’educazione, dell’istruzionee della formazione privata a gestionelaica.

un’area di competenza che va dagliasili nido alla scuola privata paritaria enon paritaria, dai corsi extracurricularialle scuole di lingue, dalle accademie econservatori agli istituti parauniversitarie università private ovvero l’intera ga-lassia del mondo della conoscenza pri-vata.

Va, inoltre, sottolineato che la FlC CGilha avviato la campagna di consulta-zione dei lavoratori sull’intesa partendodai luoghi di lavoro organizzati, chie-dendo al personale non solo il meroconsenso ma anche contributi tesi aemendare lo stesso testo. Gli altri sin-dacati firmatari non hanno partecipatoalla consultazione perché contrari aqueste forme di partecipazione aperta.

la consultazione, che è terminata agliinizi di novembre, comprensiva di unpassaggio all’interno della Struttura dicomparto nazionale tenuta il 24 set-tembre, ha dato un esito complessiva-mente positivo sull’ipotesi di accordo(86% di sì in lombardia), fornendo però

contestualmente contributi e indica-zioni in merito alla risoluzione di alcunipunti critici che in sede di ripresa delconfronto con Aninsei sono stati piena-mente recepiti.

Va infine segnalato, ma non per que-sto di minor importanza, che la sta-gione contrattuale in corso ha fattoregistrare il fallimento e il conseguentee definitivo declino dell’accordo inter-confederale separato del 2009, cheaveva condizionato negativamente lacontrattazione per la sua inadegua-tezza ad affrontare la crisi, la reces-sione e la deflazione. Questo ha pro-dotto in maniera evidente, nel casodella scuola non statale, un ritardo nelrinnovo dei contratti, rendendo di fattosemi-sterili il 2013 e il 2014 per l’as-senza di regole cogenti ed esigibili ca-paci di garantire, durante i periodi divacanza contrattuale, quel minimo dipotere di acquisto dei salari, come in-vece era previsto nell’accordo intercon-federale del 1993.

L’assenza di un buon modello contrattuale

in assenza, quindi, di un preciso mo-dello contrattuale, l’ineluttabile conse-guenza è stata quella di puntareesclusivamente sulla contrattazionenazionale, di orientare in maniera di-versa le scadenze contrattuali indivi-duate nel 2015/2018 coprendo ilperiodo di sterilità del 2013 e 2014 edi ottenere un risarcimento dello stessocon uno scatto di salario di anzianitàaggiuntivo e con un una tantum.

Le retribuzioni

Ma vediamo nel merito i principalicontenuti dell’intesa a cominciare dalleretribuzioni.

le retribuzioni trovano a regime unincremento pari al 6,67% comprensivodel salario di anzianità. Pertanto il per-

CONTRATTI SCUOLE NON STATALI

POLITICA E SINDACATO

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18www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

CONTRATTI SCUOLE NON STATALI

POLITICA E SINDACATO

sonale docente inquadrato nel Vi livello(docenti di secondaria superiore, livellocon maggiore concentrazione di perso-

come emerge dalla tabella A.Viene implementato il salario di an-

zianità di 10 euro per coloro che hanno

nale) avrà a regime nel triennio2015/2018 un aumento tabellare paria 70 euro lordi suddiviso in 4 tranche,

Tabella ARetribuzione tabellare (art. 18)

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19 www.edizioniconoscenza.it11-12 2015

CONTRATTI SCUOLE NON STATALI

POLITICA E SINDACATO

(Vedi tabella B). il salario di anzianità è riproporzio-

nato sulla base dell'orario di lavoro set-

maturato almeno due anni di servizioininterrotto; mentre per coloro chehanno maturato almeno quattro anni

ininterrotto di servizio nella stessa isti-tuzione scolastica il salario di anzianitàha avuto un incremento di 20 euro.

Tabella BSalario di anzianità (art. 20)

timanale individuale, ridotto o parttime. ovviamente a tali somme a livelloindividuale va aggiunto quanto even-tualmente percepito a suo tempo a ti-tolo di scatti di anzianità maturati primadel 1994.

Per quanto riguarda il periodo 1° gen-naio 2013-31 dicembre 2014 a tutto ilpersonale assunto al 1° settembre2015 vengono erogati a titolo di unatantum i seguenti importi lordi:

55 euro (livelli i, ii e iii); 65 euro (li-velli iV, V, Vi e Vii); 75 euro (livelli Viii eViii B).

La parte normativa

Sulla parte normativa è stata mante-nuta, grosso modo, la stessa ossaturaprecedente con le opportune modifi-che, soprattutto alla luce delle novità le-gislative introdotte in materia lavori-

mobilità; vengono, inoltre, previste lepercentuali minime di apprendisti dastabilizzare, nonché il piano formativo.l’intero istituto verrà riformulato primadella firma definitiva del CCnl.

- Come noto il d.lGS n. 81/2015 haabrogato gli articoli dal 61 al 69-bis deld.lGS 276/2003 ovvero le co.co.pro., ri-pristinando, di fatto e di diritto, i solirapporti di collaborazione coordinata econtinuativa, per i quali sono stati man-tenuti i trattamenti economici e norma-tivi già fissati nei precedenti CCnl. il chesignifica che per le paritarie viene con-fermata la previsione legislativa (legge62/2000) della quota massima del25% del monte ore della docenza; men-tre per le altre istituzioni si fa esplicitoriferimento al d.lGS 81/2015 e soprat-tutto al rispetto di quanto definito dallagiurisprudenza e dalla legge del ricorsoa tale tipologia contrattuale. Pertantonel relativo allegato vengono confer-

stica cercando di limitare, per quantopossibile, le sue perverse evoluzioni.Vediamone alcune inparticolare.

- Viene recepito il Testo unico sullarappresentanza sottoscritto da Confin-dustria e CGil-CiSl-uil del 10 gennaio2014, il che sta a significare che cisono tutti i presupposti per poter final-mente dare vita alla costituzione dellerSu nelle scuole non statali a gestionelaica e aderenti all’Aninsei, propedeuti-che alla valorizzazione del CCnl.

- Viene rimodulato il contratto a ter-mine alla luce del d.lGS 81/2015 conil tetto massimo di percentuale già pre-sente nel vecchio CCnl 2010/2012 econ il limite dei 36 mesi, salvo gli ulte-riori 12 mesi con deroga assistita.

- Viene riformulato l’istituto dell’ap-prendistato professionalizzante allaluce del nuovo Testo unico (d.lGS167/2011) estendendo il suo utilizzoanche alle lavoratrici e ai lavoratori in

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20www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33 | N.11-12 2015

CONTRATTI SCUOLE NON STATALI

POLITICA E SINDACATO

mate forme minime di inclusività.- Per gli ammortizzatori sociali c’è

l’impegno di aprire un tavolo con il Mi-nistero del lavoro sulla possibilità di ap-plicare quanto previsto dal d.lGS

148/2015 con particolare riferimentoa quanto accade nelle aziende com-merciali con più di 50 dipendenti.

- Vengono gettate le premesse per lacostituzione dell’Ente Bilaterale sullafalsariga di quanto già sperimentato nelCCnl della Formazione Professionale.

- le procedure del trasferimentod’azienda di cui alla l. 428/90 e alla l.18/2001 vengono estese esplicita-mente anche alle ipotesi di appalto,convenzioni, affidamento e altro conparticolare riferimento agli Enti locali.

- Sono state portate a 100 le ore con-nesse all’attività docente per colloquicon i genitori, riunioni interdisciplinari,aggiornamento e programmazione, so-stituzioni. Mentre le ore relative al Col-legio docenti, consigli di classe e scru-tini finali e periodici, ovvero le altre at-tività connesse alla funzione docente,vengono direttamente individuate eprogrammate a inizio anno dal collegionell’ambito della sua autonomia deli-berativa. ovviamente la disciplina inte-ressa solo le scuole paritarie.

Gran parte delle proposte integrativepervenute dalla consultazione sonostate di fatto recepite. ora si attendesolo la loro riformulazione nel testo con-trattuale definitivo prima della firmaconclusiva del CCnl.

La trattativa con l’Agidae

la stagione dei rinnovi contrattualinon si esaurisce con la firma dell’intesacon l’AninSEi ma prosegue con i nego-ziati, già avviati, con l’AGidAE e la FiSM.

Per quanto riguarda il rinnovo CCnl

Agidae la situazione è la seguente. no-nostante il pre-accordo raggiunto il 1°settembre 2014 in sede di Commis-sione paritetica – valutato positiva-mente dalla FlC – abbiamo dovuto

dae/Fism, le vicende di questo rinnovosono ancorate a quello dell’Agidae.

la FiSM e la AGidAE avevano prospet-tato l’idea di avere un unico riferimentocontrattuale per tutte le scuole cattoli-che e di ispirazione cristiana, per poisuccessivamente abbandonarla peruna sorta di inconciliabilità “politica”tra loro. Questo ha significato comeconseguenza ineluttabile il ripristino ditavoli separati e un ritardo del nego-ziato. nelle prossime settimane prose-guirà il confronto, ma si sono giàmanifestate difficoltà in ambito sala-riale.

il CCnl-FiSM in vigore per la parte nor-mativa è ancora quello 2006/2009, le-gato ancora a norme superate dallaevoluzione – chiamamola così – dellalegislazione in materia di mercato dellavoro, di conseguenza il contratto na-zionale necessita di essere riformulatoin maniera più adeguata. Come si ri-corderà, la partita economica venne sa-nata per il triennio 2010/2012 con unaccordo-ponte.

Salvo intoppi clamorosi, la stagionecontrattuale dei rinnovi dei contrattidelle scuole non statali, che interessacirca 180 mila addetti, ha imboccato lavia, anche se tortuosa, di una sua solu-zione positiva nonostante le infinite dif-ficoltà di un contesto politico, econo-mico e, per certi versi, sociale non certofavorevole alle lavoratrici e ai lavoratoridel comparto.

registrare l’indisponibilità dell’AGidAE acompletarlo e perfezionarlo all’internodel contratto per renderlo definitivo edesigibile. i sindacati hanno denunciato,in particolare, l’applicazione intempe-stiva, impropria, illegittima e strumen-tale da parte dell’AGidAE di una solaparte del pre-accordo, quella limitataesclusivamente all’applicazione dellaretribuzione progressiva di accesso peri nuovi assunti. un istituto contrattualetemporaneo e provvisorio da definirenei dettagli all’interno del rinnovo delCCnl, soprattutto per ciò che riguardal’arco temporale per il progressivo rial-lineamento delle retribuzioni. l’AGidAE

non ha, invece, dato seguito agli au-menti retributivi previsti dalla pre-in-tesa, rendendola di fatto monca equindi illegittima.

i sindacati hanno presentato unita-riamente delle proposte per superarequeste contraddizioni e sbloccare in viadefinitiva il rinnovo del CCnl. Ma si sonoscontrate con la totale chiusura del-l’AGidAE che, così facendo, penalizza i la-voratori delle scuole cattoliche.

Ma le distanze tra le parti riguardanoanche altro. l’entrata in vigore del JobsAct e i suoi decreti applicativi hannoreso necessario rimodellare, sebbenein parte, l’ossatura contrattuale e hafatto registrare un’ulteriore distanza trale posizioni sindacali e quelle padronali.

Pertanto la trattativa prosegue fati-cosamente su di un filo di lana tal-mente labile che potrebbe facilmenteevolversi in approdi decisamente nega-tivi come potrebbe essere un accordoseparato con l’esclusione della FlC CGil

e forse della uil. la qual cosa porte-rebbe indietro le lancette dell’orologiodi oltre un trentennio.

La trattativa con la FISM

lo stato del negoziato sul CCnl-Fismè ancora in clamoroso ritardo. dopo ilnaufragio di un contratto unico e quellodi un’unificazione contrattuale Agi-

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26www.edizioniconoscenza.it

La scuola dell'infanzia delineatanegli Orientamenti del ‘91 enelle Indicazioni 2012 è quellaalla quale ci sentiamo cultural-mente più vicini. Una scuola

dell'infanzia che “concorre, nell’ambitodel sistema scolastico, a promuovere laformazione integrale della personalitàdei bambini dai 3 ai 6 anni di età, nellaprospettiva di formare soggetti liberi, re-sponsabili e attivamente partecipi allavita della comunità locale, nazionale einternazionale”.

Questa idea di scuola dell'infanzia l’ab-biamo consegnata lo scorso aprile1 ai de-cisori politici nazionali e locali, chiedendo

una risposta coerente e concreta agli in-terrogativi posti dalla delega sull’infanzia,e raccomandando un’intesa nazionalecon tutti gli attori istituzionali interessati:regioni, enti locali, stato. il diritto dell’in-fanzia all’educazione e all’istruzione findalla nascita è un diritto imprescindibile ecome tale va reso esigibile e governatoda tutti i soggetti decisori.

la delega contenuta nella legge107/15 potrà essere un’inversione ditendenza solo se libererà il segmentoeducativo per la fascia 0-3 anni e, perquanto riguarda mensa e trasporti, anchela scuola dell'infanzia dai servizi a do-manda individuale, legandoli in conti-nuità educativa, riconoscendone evalorizzandone le rispettive peculiarità

ARTICOLO 33

specifiche. Tutto ciò, per divenire realtà,necessita di investimenti adeguati, senzai quali il sistema pubblico non può esserela cabina di regia del sistema integrato.

nel contesto pedagogico dello 0-6, en-trambi i segmenti devono “essere base”nel percorso di istruzione e per l’appren-dimento lungo tutto l’arco della vita e il 3-6, per la sua specificità, deve avere, nellostesso tempo, un forte aggancio al primociclo dell’istruzione, e un legame di con-tinuità educativa con lo 0-3.

nel convegno del 10 aprile abbiamoraccontato come la scuola dell’infanziapubblica italiana sia il punto di riferi-mento cui la pedagogia internazionaleguarda. un modello pedagogico chemette al centro il bambino, e la cura del-

Continuano la riflessione e il dibattitosul percorso unitario di istruzione

che, rispettando le diverse età, accompagni dall’asilo alla scuola del-

l’infanzia e da quest’ultima alla primaria. Le preoccupazioni

per i contenuti della delega

La scommessa dello zero-sei

LA SCUOLA GIUSTA COMINCIA DALL’INFANZIA

PEDAGOGIE E DIDATTICHE

ANNA FEDELI

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LA SCUOLA GIUSTA COMINCIA DALL’INFANZIA

nello d’allarme sul futuro che rischia lascuola dell’infanzia. il Comune, infatti, haaffidato la gestione delle attività pomeri-diane a educatori delle cooperative, se-parandole nei fatti dalle attività svolte inmattinata dalle maestre del Comune. Atal proposito la storia del nostro sindacatoci racconta di molte lotte fatte e vinte persuperare definitivamente le figure delleassistenti e delle maestre aggiunte. Esseinfatti erano portatrici di profili professio-nali ambigui e, quindi, non inseribili apieno titolo nella responsabilità dello svol-gimento della giornata educativa.

oggi questo è il tema dei temi: come siconcilia l’estensione di un modello peda-gogico di valore internazionale con que-ste esercitazioni di funzionamento alribasso?

il ricorso alle cooperative sociali perestendere o consolidare la scuola dell'in-fanzia non va bene. Sia chiaro: noi nonabbiamo nulla contro le cooperative vir-tuose, semplicemente diciamo che nelcontratto nazionale delle cooperative so-ciali non è previsto il profilo professionaledell'insegnante di scuola dell'infanzia equindi il gestore che applica questo con-tratto nella gestione della scuola dell'in-fanzia, che ha avuto in appalto, non ha irequisiti accedere tra le scuole paritarie.Ed ecco che il cerchio si chiude sui fattidi Firenze: per non perdere la paritàhanno demolito il modello pedagogico.

il caso di Firenze, ma anche quantosuccede a roma, ci conferma che gli Entilocali, attanagliati dalla crisi e dalle ri-chieste pressanti delle famiglie, hannomesso in discussione il contratto di riferi-mento e il profilo professionale dei do-centi e, con le esternalizzazioni, hannocompromesso il progetto educativo.

Si può anche esternalizzare un servizio,ma non un progetto educativo che deverispondere ai requisiti di cui ho parlatopoc’anzi e questo modo di procedere rap-presenta più di un campanello d’allarmesul futuro che rischia la scuola dell’infan-zia e, di conseguenza la qualità dell'of-ferta formativa e i diritti dei bambini.

Tutto questo ci fa temere che la delegasullo 0-6 presenti numerose fragilità.

Le condizioni della delega

È impensabile che, senza adeguati in-vestimenti che operino per la generaliz-zazione qualitativa e quantitativa dellascuola dell’infanzia, si possa tener fermonel contesto pubblico il patrimonio cheessa rappresenta. la crisi, o forse il pre-testo della crisi, la pagano maggiormentei soggetti più fragili, e infatti, soprattutto alsud, dove gli Enti locali soffrono tagli piùche altrove e dove l’alta disoccupazionedelle donne non crea domanda pres-sante, i servizi educativi e la scuola del-l’infanzia mancano e, come altrove, siallontana la loro generalizzazione. Que-sto è grave perché la scuola dell’infanziaè istruzione, è welfare, è inclusione, nonè assistenza.

la scuola pubblica, laica, inclusiva, apartire dall’infanzia, è un diritto indispo-nibile, che deve essere garantito dalloStato e dagli Enti locali. non si possonoridurre a indicatori economici i diritti chesono alla base della mobilità sociale.

Ma ritorniamo alla delega, la cui attua-zione, secondo noi, deve rispettare le se-guenti condizioni:

- l’assunzione, da parte dello stato, dei23 mila docenti della scuola dell’infanziaesclusi dalla recenti stabilizzazioni;

- la generalizzazione quantitativa e qua-litativa della scuola dell’infanzia e supe-ramento degli anticipi anche con lastabilizzazione finanziaria delle sezioniprimavera. Gli anticipi vanno superati an-che nella scuola primaria;

- lo svincolo dal patto di stabilità per iservizi scolastici ed educativi dello 0-6anche per raggiungere l’obiettivo della co-pertura del 33% dei servizi educativi perla fascia 0-3 entro il 2020;

- la definizione per la fascia 0-3 di unprofilo professionale all’interno del con-tratto nazionale di lavoro.

Proprio su quest’ultimo punto va av-

PEDAGOGIE E DIDATTICHE

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l’ambiente, ritenuto il terzo educatore. unmodello pedagogico dove la professiona-lità degli insegnanti e degli educatori nonsi sviluppa "nell'insegnare contenuti", manel far sì che i bambini esplorino l'am-biente, incontrino i saperi, ci si misurino etraggano dall'esperienza, con il sostegnoattento degli adulti, gli insegnamenti in-dispensabili per la vita.

l'organizzazione del lavoro e il “fare”sono un aspetto decisivo per qualificare ilprogetto educativo. noi riteniamo impre-scindibile che queste conquiste, passateattraverso serie sperimentazioni comeAscanio e Alice, continuino a costituirepunto di riferimento non solo per il si-stema pubblico ma anche per il paritarioaccreditato.

Purtroppo la crisi economica ha deter-minato, tra gli altri danni, una dramma-tica emergenza anche in questosegmento di scuola: tagli di organico e ta-gli finanziari hanno interrotto la genera-lizzazione della scuola pubblica sulterritorio e tantissimi Enti locali hannoesternalizzato l’organizzazione dellascuole comunali affidandole, spesso “intoto”, alle cooperative sociali.

Appalti e legge di parità

l'esternalizzazione del servizio educa-tivo rappresenta un vulnus nella respon-sabilità degli Enti locali, che così nonesercitano più le loro prerogative e nonsono più garanti della qualità educativa.Questo fenomeno ci preoccupa perchécontiene il forte rischio di una regressioneculturale: si va inesorabilmente versoforme e concezioni assistenzialisticheche sembravano ormai superate da de-cenni.

le indicazioni nazionali del 2012 dise-gnano inequivocabilmente un modello discuola dell'infanzia a tempo pieno: la gior-nata educativa ha i suoi ritmi ben scan-diti e i tempi del pomeriggio non sono diserie B rispetto a quelli della mattina.

i fatti ultimi di Firenze sono un campa-

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servizio di qualità. È un cattivo risparmio.I servizi educativi dello 0-3 devono,quindi, entrare in un percorso di conti-nuità con l’istruzione, ma sulla base di al-cuni chiari assunti:- il titolo di studio di chi vi opera deve

essere congruente con il profilo della pro-fessionalità richiesta per garantire edu-cazione e istruzione qualificate;- i contratti nazionali devono mutuare

profilo professionale, orari e compre-senze, carichi di lavoro, competenze del-l’ambito in cui il lavoro viene svolto;- i finanziamenti devono essere pubblici

e nel sistema pubblico per raggiungere gliobiettivi di Europa 2020;- il progetto educativo in continuità deve

essere funzionale alle caratteristiche pre-cipue dell’età e assicurare il passaggio daun segmento all’altro riconoscendone evalorizzandone l’interdipendenza;- l’integrazione dei tre soggetti che già

agiscono sullo 0-6, lo stato, i privati, glienti locali, deve presupporre una gover-nance che precisi competenze, ruoli, fun-zioni tra i vari soggetti chiamati agovernare il sistema;- la contrattazione sociale e territoriale

deve svolgere un grande ruolo nel go-verno del sistema anche al fine di supe-rare la frammentazione territoriale.

Professionalità e contratto

Infine, ma non da ultimo, il contrattonon solo va rinnovato, ma deve diventare,al più alto livello possibile, funzionale almodello organizzativo e professionalequalificato di cui ho detto prima e devesaper valorizzare le specificità di settore. Le inchieste internazionali sull’appren-

dimento (PISA 2012 e PIRLS 2011) evi-denziano che i maggiori successiscolastici li raggiungono gli adolescentiche hanno fruito di servizi educativi e diuna scuola dell’infanzia di qualità. Ep-pure, il Governo, blindando la delega, staperdendo l’occasione di dare al Paese unprogetto complessivo di rilancio dellascuola dell’infanzia, perno strategico del-

la continuità da una parte col segmentodell’istruzione e dall’altra con i servizieducativi per i bambini da 0-3 anni. Laprofessionalità delle docenti e dei do-centi delle scuole statali, comunali e delsistema paritario qualificato sta consen-tendo a quella che è un’esperienza unicain Europa di continuare a vivere. Questeprofessionalità non si possono né tradirené disperdere. La nostra Costituzione ha ben indivi-

duato l’importanza della scuola per tuttol’arco della vita per combattere feno-meni, purtroppo drammaticamente at-tuali, come analfabetismo, delinquenzaprecoce, disoccupazione giovanile.Il difficile equilibrio tra educabilità e li-

bertà, direttività e sperimentazione, è unprocesso continuo da ricercare nellaprassi relazionale, poiché l'educazione èuna relazione dialogica fatta di ascolto edi simpatia umana che crea dei legamiveri autentici e profondi tra gli esseriumani che imparano gli uni dagli altri.Tutto questo è nella storia della scuolapubblica, soprattutto della scuola dell’in-fanzia.Se il governo intende proseguire que-

sta splendida storia, metterà le risorsenella delega, stabilizzerà i 23 mila inse-gnanti delle GAE, rimasti fuori dal piano distabilizzazioni, aprirà il confronto in Par-lamento per parlare di infanzia e chia-merà il sindacato a dare sostanzacontrattuale e salariale alla complessitàdell’essere insegnanti ed educatori.

Questo articolo è un’ampia sintesi della re-lazione tenuta al Convegno organizzato a Na-poli da FLC Cgil e Proteo Fare Sapere “Dazero a cento è tutta scuola” nei giorni 5-6 no-vembre 2015

Nota1. Il riferimento è al convegno organizzato

a Roma il 10 aprile scorso da FLC Cgil e Pro-teo Fare Sapere “Infanzia, diritti, istruzione. Lenostre proposte per un percorso educativodi qualità”. I materiali del convegno sono statipubblicati su “Articolo 33” n. 7-8/2015.

viato un lavoro istruttorio serrato, ancheinterpellando il mondo accademico. IlMIUR deve assumersi la responsabilitàdella governance, perché oggi la confu-sione è alta, siamo di fronte a 20 sistemiregionali differenti e c'è ancora molto dafare sulla qualità del riordino. E ancora. Le sezioni primavera devono

diventare parte integrante del sistema 0-6, anche attraverso la stabilizzazione delpersonale con i contratti del comparto.L’attuale legislazione ha, finora, tenuto di-stanti i due segmenti 0-3 e 3-6: essa in-fatti affida al primo pezzo un ruolo diservizio socio-educativo – gestito, comesi diceva prima – da 20 sistemi regionalidifferenti, e al secondo un ruolo di istru-zione che fa capo al MIUR.

L’educazione da 0 a 18 anni

Il Piano per il Lavoro della CGIL del2013 riconosce lo sviluppo dei servizieducativi e della scuola dell’infanzia, l’in-nalzamento dell’obbligo scolastico a 18anni, l’esigibilità del diritto allo studio, ilriconoscimento del valore dell’apprendi-mento permanente come assi portantidello sviluppo del Paese. In quest’otticala FLC indica l’obbligatorietà della scuoladell’infanzia, propedeutica alla sua gene-ralizzazione qualitativa e quantitativa. Ciòsignifica, prima di tutto, obbligo delloStato ad assicurare gratuitamente a ognibambino la possibilità di frequenza. Lageneralizzazione deve riguardare i 3 annidi scuola dell’infanzia e deve avvenirecon investimenti fatti nella scuola dell’in-fanzia statale e lo Stato deve dare risorseagli Enti locali, affinché possano mante-nere le loro scuole dell’infanzia.Sappiamo che sono obiettivi difficili da

raggiungere perché mal si coniugano coni pareggi di bilancio e con i tagli agli inve-stimenti pubblici. Intervenire sulla spesapubblica non può significare sacrificare idiritti. Se un servizio educativo-scolastico“costa meno” è perché il lavoro di chi viopera è precario e mal pagato e questopesa anche sul diritto dei bambini a un

LA SCUOLA GIUSTA COMINCIA DALL’INFANZIA

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“Anin, senò chei biadaz ai murin encje di fan”(“Andiamo, altrimenti quei poveretti muoiono anche di fame”)

Hanno la forza narrativa e l’aspra sincerità del-l’autunno al fronte cantato da Giuseppe Unga-retti in Soldati, le parole con cui, un secolo fa, leportatrici carniche accettarono con orgogliosarassegnazione di entrare, loro malgrado, in

quelle trincee, nella Grande Guerra.

È nella silente sofferenza di queste donne che vale la penaoggi, a cento anni da quel conflitto, ritrovare le tracce del-l’italia che fu allora, di quella che è oggi, e di ciò che di que-st’italia sopravviverà domani.

All’ingresso dell’italia nel primo conflitto mondiale, il 24maggio 1915, grande importanza venne attribuita dal nostroComando Supremo al tratto di fronte che correva dal MontePeralba (le sorgenti del Piave) a Montemaggiore (le sorgentidel natisone), comprendente le valli dell’Alto Tagliamento, deldegno del Bût e del Fella. il settore era denominato Zona Car-nia e posto sotto le dirette dipendenze del Comando Su-premo. il valore strategico di questa zona era del restoevidente, rappresentando un punto di collegamento fra le ar-mate italiane collocate lungo il fronte, ma anche di chiusuraal nemico dei passi di Monte Croce Carnico e dello stessoFella. in particolare, la linea di combattimento in cui le por-tatrici di Paluzza, Timau, Cercivento Sutrio e gli altri comunidella zona dell’Alto Bût si trovarono a prestare la loro opera,

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LE PORTATRICI CARNICHE E LA GRANDE GUERRA

Anonime eroine, duemila donnetra i 12 e i 60 anni scalavano

montagne ogni giorno per rifornire i soldati in prima linea.

Alcune furono uccise, molte ferite. L’Italia ha riconosciuto

il loro prezioso contributo solo nel 1977

In cammino per la PatriaDARIO RICCI

TEMPI MODERNI

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LE PORTATRICI CARNICHE E LA GRANDE GUERRA

TEMPI MODERNI

queste donne portavano a spalla, nelle gerle (recipienti aforma di cono rovesciato in legno o vimini), carichi di 30-40 kgogni giorno, affrontando con ogni situazione metereologicacamminate di ore, con un dislivello tra i seicento e gli oltremille metri, cioè tra le due e le quattro ore di marcia in salita.Erano dotate di un libretto personale di lavoro sul quale i mi-litari addetti ai vari magazzini segnavano le presenze, i viaggicompiuti, le merci o le munizioni trasportate. ogni giorno al-l’alba dovevano presentarsi davanti ai magazzini a fondovalle,ma potevano comunque essere chiamate a ogni ora delgiorno e della notte, in caso di necessità. inevitabile, poi, cheil loro arrivo a ridosso della linea di combattimento fosse digrande conforto per i soldati: oltre ai viveri, portavano notiziedal fondovalle, concedevano col loro parlare un momento disvago e distrazione, e spesso con gli stessi soldati consuma-vano un rapido pasto, un pezzo di polenta, formaggio, magarila minestra del rancio, prima di riempire di nuovo le gerle conla biancheria sporca, che avrebbero riportato lavata e pulitaal prossimo viaggio verso le trincee. Gruppi di portatrici eranoinoltre dislocati in baracche subito dietro il fronte, a disposi-zione del Genio Militare, perché venivano impiegate ancheper il trasporto di materiali edilizi, il consolidamento di sen-tieri e mulattiere, non di rado anche per il trasporto a valledei feriti, o per scavare nel cimitero di Timau la tomba di chia quelle ferite non sopravviveva.

Le storie, i volti

Era il 15 febbraio del 1916, Maria Plozen Mentil, 32 anni,madre di 4 figli e con il marito impegnato al fronte sul Carso,viene ferita da un cecchino austriaco alla casera Malpasso,a quota 1619 metri. “…Presenta ferita d’arma da fuoco di pic-colo calibro con solo foro di entrata in corrispondenza del-l’angolo della scapola sinistra…”, scriverà nel suo referto

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si estendeva per circa 16 km, dal Monte Coglians (m.2780) alMonte Cuestalta (m. 2198). nel mezzo, tra le altre, le cime delPal Piccolo, del Freikofel, del Pal Grande, le quali sul versanteitaliano erano di fatto prive di teleferiche o strade o carrarecce.E non per dimenticanza, ma per un preciso intento strategico:l’italia era infatti legata all’Austria dalla Triplice Alleanza, madopo la firma segreta del Patto di londra il 26 aprile 1915, incui si impegnava a entrare in guerra entro un mese propriocontro gli ex alleati asburgici, non voleva destare sospetti conla movimentazione di truppe o la realizzazione di fortificazionie infrastrutture, che pure invece proprio gli austriaci avevanorealizzato sul loro versante delle montagne.

Ecco quindi che l’entrata in guerra coincise con una corsacontro il tempo, per l’esercito italiano, in questo settore delfronte. ogni uomo disponibile venne inviato in prima linea, inquota, ma il vero e più urgente problema era quello di garan-tire i collegamenti tra il fronte sulle montagne e i magazzini diviveri e munizioni nel fondovalle. Compito che, è ovvio, nonpoteva essere assolto dai soldati, senza sottrarre preziose ri-sorse alla prima linea. il Comando Supremo decise quindi dicooptare quelle donne e quegli adolescenti che quelle mon-tagne e quei sentieri conoscevano come le loro tasche, es-sendo abituati a percorrerle quotidianamente per trasportarea spalla, da una valle all’altra, da un paese all’altro, i pochifrutti di una terra povera e di quell’antica cultura contadina.decisione che pure era seguita a una ferita che lascerà unacicatrice indelebile nel rapporto tra le comunità carniche el’italia. non di rado, infatti, gli abitanti di queste terre di con-fine vennero additati come “austriacanti”, cioè simpatizzantiaustriaci, dalle gerarchie militari (anche a causa del loro dia-letto, che in particolare a Timau ha un’antica origine carin-ziana ed è molto simile al tedesco). Quindi le popolazioni nonsolo di Timau, ma anche di Cleulis, Forni Avoltri e Val Aupavennero fatte sgomberare con l’uso della forza. E, al di là del-l’afflato retorico trasmesso dalla propaganda e della convintaadesione dei più allo sforzo bellico nazionale, non mancanotestimonianze che ricordano come il ritorno nelle proprie casevenne subordinato, per molte famiglie, proprio alla scelta didonne e adolescenti di farsi “portatrici” di viveri e munizionidalle vallate fino alle cime dove si combatteva per un metrodi terra macchiato da sangue e neve.

Il sacrificio delle donne

Furono così più di duemila le donne tra i 12 e i 60 anni cheaccettarono di fare le portatrici per rifornire le prime linee ita-liane, per 26 mesi, dall’agosto del 1915 all’ottobre 1917, finquando cioè il fronte non collassò in seguito alla disfatta diCaporetto. organizzate in piccoli gruppi di 15-20 unità, retri-buite con una lira e mezza a viaggio (circa 4 euro di oggi),

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medico il capo reparto Pollara, che la prenderà in cura nel-l’ospedale da campo di Paluzza. Maria non supererà la notte.E altre portatrici vennero ferite mentre svolgevano la loro mis-sione. Maria Muser Olivotto, ferita da una pallottola allagamba sinistra sempre nel febbraio 1916, mentre stava li-berando dalla neve il sentiero che portava al fronte del MonteTerzo; Maria Silverio Matiz, ferita da una scheggia di granatanell’agosto del 1916, mentre stava portando un carico di ri-fornimenti lungo la mulattiera per Pramosio; Rosalia PrimusBellina, amica di Maria e ferita da una fucilata sul Faas du-rante un trasporto di munizioni.

Il tardivo riconoscimento

I gesti, gli oggetti, il ricordo, si perpetua così la memoria delsacrificio di quelle donne. Una memoria scandita da alcunipassaggi-chiave: nel gennaio 1969 il senatore Giulio Maier, di

LE PORTATRICI CARNICHE E LA GRANDE GUERRA

TEMPI MODERNI

Paluzza, presenta in Senato un disegno di legge per esten-dere alle portatrici carniche i benefici previsti per i combat-tenti della guerra 1915-18 dalla legge 18 marzo 1968, n.263 e cioè la concessione della medaglia ricordo in oro, del-l’onorificenza dell’Ordine di Vittorio Veneto e dell’assegno vi-talizio annuo di lire sessantamila (poi esteso a centocin-quantamila, ndr). Il 5 luglio 1992 viene inaugurato a Timau(a pochi metri dal Museo Storico della Grande Guerra) il mo-numento intitolato a Maria Plozner Mentil e alle portatrici, eil 29 aprile 1997 il Presidente della Repubblica Oscar LuigiScalfaro consegna a Dorina, la figlia di Maria, la medagliad’oro alla memoria al valor militare.Sono passati cento anni, ma mentre t’incammini lungo i

sentieri che portano alla cima del Pal Piccolo o del Freiko-fel, sembra ancora di vederle arrampicarsi, quelle gerledondolanti e silenti, muta testimonianza di pietà e amor diPatria.

Dario Ricci è giornalista di Radio 24-IlSole24Ore

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www.edizioniconoscenza.it63ARTICOLO 33 | N.11-12 2015

Adesso o mai più, scrivel’autore. Sono tornato a fu-mare dopo anni di astinen-za, proprio quando ho pen-sato di scrivere un libro di

ricordi su Pasolini. Ormai quei ricordi,cristallizzati nella mia mente, non pos-sono essere più dilazionati nel tempo.

la scrittura di renzo Paris è sempreavvincente. Ha il sapore di qualcosache sta per avvenire anche quando sitratta di raccontare avvenimenti delpassato, vissuti in prima persona. luiche, giovane ragazzo, approda a romadalla Marsica, si era trovato una fami-glia allargata, fatta di intellettuali, poetie scrittori. “Pasolini era per me il silen-zioso fratello maggiore, diventato con iltempo figlio padre”, scrive Paris, “Mora-

via era invece il vice padre alla rovesciae Laura Betti, neanche a dirlo, una ma-dre fallica, le vice madri Rossana Ros-sanda ed Elsa Morante, gli zii loquaci epettegoli come Sandro Penna ed EnzoSiciliano. Carlo Emilio Gadda il nonnobrontolone [...]”.

il libro si apre col pellegrinaggio a Ca-sarsa della delizia alla tomba del poeta,poi i ricordi personali si mescolano e sidipanano nella memoria dell’autore e,come foglie in autunno, si depositanoda sole lentamente a terra, lasciandoun segno, un’immagine, forse accartoc-ciata. Poi il tempo gli si spalanca all’im-provviso come una finestra chiusa malein un giorno di burrasca. Camminare daSan lorenzo verso la Stazione Terminisignifica osservare l’ondata multietnicanei loro gesti quotidiani. il pensiero cor-

re agli ombrosi lecci di piazza dei Cin-quecento, che Pasolini vide nell’ultimogiro in macchina, ma qual è il senso, sichiede l’autore, di rivisitare oggi queiluoghi, quarant’anni dopo il tragico as-sassinio... non si dà risposta, durante lesue passeggiate affollate di ombre ri-pensa agli eventi del passato: il Sessan-totto, la fantastica illusione, poi la gran-de delusione, le femministe, l’aborto, lacorsa alla redazione del manifesto, nel-la sede storica di via Tomacelli alla tri-ste notizia... A tratti si chiede dove an-drà a parare con questo album dei ri-cordi. la risposta è chiara e lucida,renzo Paris ce la dà alle 16:01 del 30ottobre su Facebook dove scrive: I diver-si critici di Pasolini, vecchi e nuovi, han-no una cosa in comune, l’insofferenzaper la sua ideologia, per la quale tra l’al-tro e stato assassinato. Insomma nonsopportano film e romanzi a tesi. Cadu-to il contesto però non vedono la poesiache rimane e tanta. Non ho voluto scri-vere un post/romanzo sulla sua morte,ma sulla sua vita e spero leggero e lu-minoso come leggera e luminosa era lasua arte. nessuna retorica, dunque,soltanto la soffusa gioia, una sorta diSensucht, quella strana emozione cheparte dal profondo, sfiora la nostalgia,abbatte il rimpianto e si allarga in unapozza forse malinconica dove si rifletto-no gli eventi, i sogni impossibili di unautore intenso e spericolato.

Quale cosa migliore di portare la pro-pria parola viva del poeta di Casarsa tragli studenti che quarant’anni fa nemme-no erano nati. È questo ora il viatico direnzo Paris verso l’amico, il fratello, ilmaestro a cui era sempre stato devoto.

Scrive Emil Cioran: “All'interno di ognidesiderio lottano un monaco e un ma-cellaio”. Mai epigrafe fu più esplicita ecucita addosso al poeta delle Ceneri.

Renzo ParisPasolini ragazzo a vita

In Appendice dattiloscritto e correzioni diversi del V episodio di Affabulazione

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RENZO PARIS, PASOLINI RAGAZZO A VITA

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