ISS
N 1
593-
6309
97
71
59
36
30
05
9
80
02
6
Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma
IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 3 - N° 26 07 luglio 2011 1€
Palazzi attacca l’Inter : violati gli articoli 1 e 6 del CgS.Ora al Consiglio federale
spetta la decisione sul tricolore degli onesti....
Cosa farà Giancarlo
Abete di fronte alla questione morale dello
scudetto 2006?1) Revocherà lo scudetto.2) Griderà: Son volatili per
diabetici!3) Filippica sulla morale
e tanti saluti
Inchiesta AIAC pag 8/9
Professione Calcio TV cambia canale: da 926
la nostra programmazione passerà al 940 del bouquet Sky
2 NUMERO 26 - 07 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Reg. del Tribunale di Roma n° 1/2009
Amministrazionevia F.T. Marinetti, 221 - 00143 Roma
Tel/Fax 06.5000975email: [email protected]
Direttore responsabileMassimiliano Giacomini
email: [email protected]
CaporedattoreFlavio Grisoli
email: [email protected]
RedattoriFabiola Rieti, Sara Sbaffi
email: [email protected]
Segretaria di RedazioneGerarda Angela Lomonaco
email [email protected]
[email protected] [email protected]
Hanno collaborato Guido Del Re, Giuliano Corridori
Realizzazione GraficaWalter Fantauzzi - www.walterfantauzzi.com
Stampa: Global Stampa - Via Angelo della Pergola, 5 - 00176 Roma
Mi vien da ridere. Ora che Stefa-
no Palazzi ha spiegato che sullo
scudetto del 2006 niente può la Giusti-
zia Sportiva ma che la questione morale
pesa come un macigno verso quelle so-
cietà che sembravano candide come ver-
ginelle, c’è da vedere come si comporterà
il paladino della morale Giancarlo Abete e
il suo Consiglio federale. Il “non legato alle
logiche della poltrona” ha sempre messo
davanti a tutto e a tutti la questione mo-
rale, che personalmente avrei lasciato a
un ricordo di berlingueriana memoria, e
ora Palazzi lo mette di fronte al suo peg-
gior incubo: dover prendere una decisio-
ne. È certo che, come scritto dal super-
procuratore, se le nuove intercettazioni
fossero uscite fuori prima del 2006, in ve-
rità erano lì sotto gli occhi di tutti, ma non
potevano venire a galla perché Telecom
docet et impera, allora quello scudetto
l’Inter se lo sarebbe sognato. Ora Abete,
che non sa a quale santo appellarsi, cor-
re dai saggi, ma si sa la guerra è guerra e
quando un giornale come il Corriere della
Sera inizia a mandare messaggi nemme-
no tanti velati al Consiglio Federale spie-
gando che Moratti è pronto ad adire a vie
legali, allora vuol dire che Abete è circon-
dato. Da una parte gli Agnelli e i Moratti
spingono dai due lati opposti e dall’altra
parte la stampa inizia a far sentire la voce
dei veri padroni. In mezzo a questo mara-
sma la credibilità del “non legato” è mes-
sa a dura prova perché se dovesse girare
le spalle al suo cavallo di battaglia (la mo-
ralità) dovrebbe solo prendere baracca e
burattini e tutta la corte dei miracoli e an-
darsene a casa. Se invece Giancarlo Abete
e il Consiglio federale dovessero revocare
lo scudetto e anteporre la linea morale di
fronte alla paura, allora saremmo i primi a
gridare a voce alta: Abete Santo subito.....
Ma a vedere quanto fatto in questi anni è
difficile prevedere uno scenario del gene-
re. Il calcio è legato ai “carri”, alle amicizie,
alle pressioni più o meno lecite, al potere,
alle conoscenze, alla politica e negli ultimi
anni la situazione è andata deteriorando-
si. Come ha detto in un’intervista rilasciata
all’Unità Carlo Pallavicino, agente di calcia-
tori, il sistema calcio si muove come nella
mafia quando soccombe una famiglia ne
subentra un’altra. Pensare che ci sia qual-
che mosca bianca all’interno del sistema è
guardare il mondo con occhi da demente.
I procuratori coinvolti in Calciopoli hanno
continuato a gestire i calciatori come se
nulla fosse stato, i dirigenti implicati han-
no continuato a lavorare nelle società,
gli arbitri visto che erano immersi fino al
collo in Calciopoli hanno guadagnato l’au-
tonomia (sic!), allenatori legati ai “carri”
o agli sponsor hanno continuato ad alle-
nare e alcuni pluriesonerati hanno anche
guadagnato panchine illustri. Personaggi
squalificati per illeciti sportivi ora siedono
su poltrone di comando e danno lezio-
ni di moralità. Commissari straordinari
che hanno assegnato scudetti d’imperio
hanno guadagnato posti da dirigennti in
importanti società. Giornalisti che hanno
venduto le proprie idee e il proprio libero
pensiero continuano a dispensare verità.
L’Inter vuole lo scudetto? Allora si lasci
processare, se è pulita verrà assolta. Per
quanto riguarda la Federcalcio, non dia
solo una condanna morale ma dimostri
che non ha paura. Sì, mi vien da ridere
da solo a scrivere queste
cose.....
Caro Abete è giunta l’ora di dimostrare che la moralità ha un pesoMassimiliano GiacominiMassimiliano Giacomini
T C A STattica
LEGENDA
Curiosità Approfondi-mento
Statistica
ADERENTE A:
4 NUMERO 26 - 07 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Come volevasi dimostrare (e come noi ave-
vamo ipotizzato in tempi non sospetti)
il superprocuratore Palazzi ha archiviato, per
prescrizione, i fatti di Calciopoli. Ma attenzio-
ne, perché gli interisti che già festeggiano, po-
trebbero essere beffati sul filo di lana. Palazzi
ha infatti specificato che la giustizia sportiva
non può più intervenire su tesserati o socie-
tà essendo passato il tempo massimo dai fatti
del 2006. Ma ha anche specificato che se i fat-
ti venuti alla luce successivamente lo fossero
stati nel 2006, costoro (tesserati e società pre-
scritte) sarebbero stati sanzionati. Quindi af-
ferma che come giustizia sportiva non può in-
tervenire ma fa capire che non merita il titolo
chi avrebbe dovuto, in verità, essere alla sbar-
ra come imputato dello stesso reato per cui
è stato punito Moggi e con esso la Juventus.
Ora la patata bollente passa nelle mani del Sor
Tentenna e dei suoi scherani, ma già fa capire
che, dopo averlo negato, si metterà nelle mani
dei saggi. Ora, si dà il caso che nel Consiglio
seggano interisti doc come Bolchi o personag-
gi sfuggiti al deferimento come Cellino. Come
si comporteranno in caso di votazione? Un bel
rompicapo per il Nostro che come al solito cer-
ca di sfuggire alle sue responsabilità. Intanto il
calcio è sommerso dai debiti, molte squadre
in Lega Pro non si sono iscritte, altre saranno
sanzionate dalla Co.vi.So.C.. Il mercato non
decolla, si sono per ora fatti affari secondari,
le big si annusano aspettando che l’avversario
faccia la prima mossa. I tempi belli del calcio
erano altri, non quelli odierni ammorbati da
agenti e faccendieri che pensano solo a laute
prebende facendo e disfacendo, spesso turlu-
pinando direttori e presidenti. I prezzi che si
sentono in giro sono da neurodeliri, in un mo-
mento in cui l’economia del Paese langue e si
fatica a raggiungere il fine mese. Ma questa è
dietrologia, e preferisco fermarmi
qui. Per ora.
Il Sor Tentenna, la patata bollente dello scudetto del 2006 e il calcio dei turlupinatoriMauro Gasperini
Ugolotti: “Il Grosseto è la mia occasione” Fabiola Rieti
Si potrebbe affermare che la Carrarese si è presa
il nemico in casa. È stato presentato ieri infat-
ti il nuovo tecnico Stefano Sottili, l’uomo che nella
scorsa stagione con il Carpi ha vinto il campionato
distanziando i gialloazzurri in seconda posizione. Per
il mister di Figline Valdarno, 42 anni, alla sua secon-
da esperienza in un campionato professionistico, le
prime impressioni sul nuovo ingaggio sono positive:
«C’è grande entusiasmo, è una piazza che da troppo
tempo mancava da categorie che le erano più conge-
niali. Bisognerà continuare a coltivare questa euforia
che ci accompagna adesso». Sottili ha già in mente
come sarà la sua Carrarese: «Hanno da poco rifatto
il discorso societario. Ci siamo visti con la società e
abbiamo deciso di confermare il blocco della passa-
ta stagione, poi cercheremo qualche giovane classe
1991 da poter inserire nell’organico. Successivamente
ci si muoverà su tre o quattro giocatori di esperienza,
che magari hanno qualche campionato in più sulle
spalle». Alla conferenza stampa di presentazione del
giovane allenatore, nella sala del municipio di Carrara,
era presente anche Gianluigi Buffon, azionista degli
azzurri; le parole del neo mister rivelano tutta la sua
emozione: «Al di là dell’imbarazzo iniziale, ho trovato
una persona disponibile, tranquilla e solare – e scher-
za – potrebbe essere l’amico vicino di ombrellone al
mare. A parte le doti atletiche che tutti conosciamo lui
riesce ad abbinare una grande disponibilità». In con-
clusione, uno sguardo alla riforma dei campionati: se
sarà attuata potrebbe essere una stagione più impe-
gnativa delle altre? «Probabilmente sì – ammette Sot-
tili – però non si sa mai cosa può succedere; a partire
dal discorso under 1990 o 1991 e la riforma, bisogna
capire prima come saranno modificati, quante le re-
trocessioni. Comunque mi aspetto una competizione
difficile, ci sono realtà importanti, anche l’anno scorso
la metà delle squadre non ha usato i giovani: questo
testimonia che c’è voglia di lottare per la promozione
a discapito del budget societario».
Il nuovo allenatore del Grosseto è Guido Ugolotti, che dalla Lega Pro
con il Siracusa sbarca in serie bwin fortemente motivato da questa
grande occasione. Il neo mister biancorosso spiega così il suo ritorno in
terra toscana: «Ho scelto di fare un salto di qualità, dopo tanta esper-
ienza nei campionati minori, è capitata questa occasione e l’ho colta al
volo. Chiunque avrebbe accettato». Eppure la gioia per questa nuova es-
perienza è macchiata dall’addio
ai leoni siciliani avvelenato dalle
dichiarazioni dal presidente Lu-
igi Salvoldi rilasciate per il nostro
sito www.professionecalcio.eu
la settimana scorsa. Il numero
uno degli aretusei ha detto che
il suo ex tecnico lo aveva deluso
per non aver raggiunto i play-off
e che non aveva una mentalità
vincente. Ugolotti non è stato
zitto e ha tenuto a ribadire le
sue posizioni: «Il presidente si è scordato di quando aveva 5 partite e
zero punti. A gennaio non si potevano fare ritocchi, perché la società era
economicamente in difficoltà. C’è rammarico per un percorso di crescita
in cui il Siracusa è stato comunque protagonista in Prima Divisione e per
aver lasciato giocatori che hanno rinnovato convinti di essere allenati
da me. I presidenti vogliono vincere, ma oltre ai calciatori servono le
strutture». Intanto si comincia a stendere il progetto per i grifoni, come
conferma l’allenatore: «L’obiettivo per il Grosseto sarà mantenere la cat-
egoria, vogliamo ringiovanire la squadra. Il presidente Camilli ha fatto
sempre un grande lavoro, spendendo anche molto e ora vuole seminare
bene con una programmazione per il futuro». In fase di calciomercato
ancora non ci sono mosse definite: «Qualche ragazzo del Siracusa meri-
terebbe di salire di categoria. Nomi non ne abbiamo ancora fatti, ma
c’è una lista di svincolati e il direttore sportivo si sta muovendo secondo
alcune indicazioni che ho dato». Per la tattica invece il tecnico precisa:
«Non sono legato ad uno schema di gioco, mi adatto alle caratteristiche
dei giocatori e sto studiando sul materiale che ho già a dis-
posizione».
Ugolotti
(Foto Arcivio)
6 NUMERO 26 - 07 luglio 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
L’ex tecnico del Siracusa risponde al presidente dei siciliani Salvoldi: “Si è scordato di quando aveva 0 punti e poi per vincere ci vogliono le strutture”
Carrarese, Sottili: “Che emozione incontrare Buffon” Sara Sbaffi
Flavio Grisoli
Ha ragione Renzo Ulivieri, presidente
dell’AIAC, quando dice che nella partico-
lare congiuntura storica che sta vivendo il no-
stro calcio, ci sia necessità di cambiamento.
Lo ha scritto nell’ultimo editoriale pubblica-
to sul sito internet ufficiale dell’Associazione
Allenatori, della quale l’ex tecnico di Napoli,
Parma, Torino e Bologna tra le altre è presi-
dente dal marzo 2009. “In questo ambito
non c’è più spazio per visioni parziali: la
nostra Associazione lo sa perfettamente e
non cadrà in posizioni corporative, legate
esclusivamente alla cura dei propri inte-
ressi particolari”. Questo scriveva Ulivieri
all’indomani della sua elezione, ma il “niet”
sul Dipartimento Femminile, oltre che dal-
le motivazioni tuttora oscure (se non altro
perché non è stata data spiegazione), appa-
re sia protettrice di interessi corporativi che
particolari. Ma, non facendo né le verginel-
le, né tantomeno i falsi moralisti, di questo
non ce ne stupiamo troppo. Era così prima,
è così adesso, e sarà così in futuro. Cam-
biamento, dunque. Tornando alle parole di
oggi di Ulivieri, leggiamo: “Del resto, questo
è il momento dei tanti nodi da sciogliere, an-
che al di fuori dell’Aiac. Prendiamo il lungo e
tormentato dibattito intorno al nuovo Statu-
to federale. Su un punto la nostra posizione
sembra essere quasi isolata: ci riferiamo alla
questione dell’autonomia arbitrale, garantita
da una precisa architettura statutaria. Accet-
tiamo anche la semplificazione che ci viene ri-
volta contro: la nostra, dicono, è una posizio-
ne ideologica. Noi preferiamo definirla ideale,
e siamo convinti che sarebbe un successo per
tutto il movimento dimostrare concretamen-
te, e non solo a parole, di voler mantenere
l’autonomia arbitrale come elemento portan-
te del sistema-calcio, all’interno del quale ci
deve essere spazio ancora per punti di caduta
condivisi, e non solo la logica brutale del
potere economico”. I nostri lettori sanno
quale sia la posizione, non solo nostra, ma
di gran parte delle componenti all’interno
del CF, in merito all’autonomia del Setto-
re Arbitrale, quindi non ci soffermiamo. È
piuttosto stupefacente come ci sia questa
solidarietà trasversale tra le componenti
tecniche, pronte a difendere i loro bastio-
ni a costo di paralizzare proprio quelle ri-
forme, quell’azione di cambiamento tanto
invocata da tutti, ma che alla fine non sta
mai bene a nessuno. “Che cambino gli al-
tri, perché noi stiamo bene così”: sembra
questo lo slogan maggiormente ricorrente
a via Allegri e dintorni. Chi vuole utilizzare il
termine “cambiamento” non solo per dare
“Che cambino gli altri, perchè noi stiamo bene così” ecco lo slogan delle componenti
88 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 26 - 07 luglio 2011
Inchiesta AIAC
Mister Cifaldi (Foto Archivio)
aria ai denti è l’Assemblea della LND, che ha
proposto la creazione di un’Associazione Ita-
liana Allenatori Dilettanti, volta a dare mag-
gior voce a chi, da professionista o dilettante,
siede sulle panchine delle categorie inferiori
al professionismo. Non solo, però: in questa
nostra inchiesta chiediamo ai tecnici cosa ne
pensino riguardo all’abolizione dell’obbligo
di detenzione di patentino per allenare fino
agli Juniores. Provvedimento, questo, nato in
extremis tra l’Assemblea della FIGC del 20 giu-
gno e quella della LND del 21 probabilmente
per rendere pan per focaccia agli allenatori
che avevano bocciato la creazione del Dipar-
timento Calcio Femminile, ora costretto al
commissariamento guidato, suo malgrado, da
Carlo Tavecchio, appena liberatosi dal ruolo
di commissario straordinario dell’Interregio-
nale. «L’Associazionismo è sempre una cosa
valida», sottolinea Rinaldo Cifaldi, che nella
stagione appena conclusa ha vissuto un rap-
porto travagliato sulla panchina del Teramo.
«Ci sono categorie, soprattutto nella Serie D
- prosegue il tecnico nato proprio a Teramo
nel 1961, e in precedenza allenatore de L’A-
quila, Chieti e Celano - dove di dilettantistico
c’è veramente poco. Ormai anche qui si gioca
quasi ogni tre giorni, e l’impegno che si deve
mettere in campo è sempre maggiore». C’è la
sensazione, che serpeggia fra molti, che l’AIAC
non si occupi abbastanza delle istanze dei tec-
nici che operano nelle categorie inferiori. Un
elemento che dà credito a quanto scriviamo è
il fatto che sul sito internet dell’AIAC (www.as-
soallenatori.it) ci sono gli elenchi solamente
dei tecnici dalla Serie A alla Seconda Divisione
di Lega Pro. Comprendiamo (ma fino a un cer-
to punto) quanto sarebbe complicato inserire
un database di dimensioni ciclopiche com-
prendente i tecnici di tutte le categorie, però
da un sindacato uno sforzo di questo tipo ce
lo potremmo anche attendere, e perché no,
anche auspicare. «L’AIAC credo tuteli tutte le
categorie - replica Cifaldi - anche perché mi
sembra che negli ultimi anni si sia battuta
per i diritti di tutti. Forse - prosegue il tecnico
che in questa stagione, da primo in classifica,
è stato esonerato e poi richiamato perché il
subentrato, Ammazzalorso, non era riuscito
a vincere nemmeno una partita - ci sarebbe
da vedere bene la situazione di un allenatore
con il patentino da professionista che allena
tra i dilettanti, perché in quel caso fa fede lo
status della società in cui si lavora. Spero, in
questo senso, che la situazione evolvi». E pro-
babilmente questo sarà oggetto del nuovo
accordo collettivo che dovrà essere discusso
dall’AIAC con le varie Leghe. “Noi siamo con-
vinti che, per quello che ci riguarda, il rinnovo
del nostro accordo collettivo potrà avvenire
adesso in un’atmosfera costruttiva, nel rispet-
to dei reciproci punti di vista, da condensare
poi in una nuova intesa”: questo il passaggio
sull’argomento di Ulivieri nel suo ultimo edi-
toriale. Tanto miele, come sempre, in questi
casi: la tattica della carota e del bastone è fin
troppo nota a chi scrive. Speriamo solamente
che non si finisca (forse) come per il rinnovo
del contratto AIC, con un tira e molla che ci
ha esposto al pubblico ludibrio europeo e
mondiale. Per concludere, con Rinaldo Cifaldi
parliamo della decisione della LND di togliere
l’obbligo del patentino dalla Prima Categoria
in giù, fino agli Juniores: «Non dico che il pa-
tentino sia tutto - commenta il tecnico abruz-
zese - però credo allo stesso tempo che una
base alle spalle di formazione sia importante,
soprattutto per chi opera nei Settori Giovanili.
Perché oltre a essere tecnici, sono anche degli
educatori. Sicuramente, in questo senso, per
chi si trova ad allenare degli adulti il proble-
ma è di minore entità. Credo che l’Associazio-
ne - conclude Cifaldi - invece debba cercare di
professionalizzare e qualificare sempre di più,
anche attraverso corsi di aggior-
namento e seminari».
99w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 26 - 07 luglio 2011
Chi vuole utilizzare il termine “cambiamento” non solo per dare aria ai denti è l’Assemblea della LND, che ha pro-posto la creazione di un’Associazione Italiana Allenatori Dilettanti, volta a dare maggior voce a chi,
da professionista o dilettante, siede sulle panchine delle categorie inferiori al professionismo
Società di 2a Divisione che non hanno pre-
sentato domanda di iscrizione al prossimo
campionato di Lega Pro: F.C. Canavese S.r.l.,
Crociati Noceto S.r.l., A.C. Rodengo Saiano S.r.l.,
A.C. Sangiovannese 1927 S.p.A. Altre società
hanno presentato la domanda di iscrizione non
completa per cui sono in corso delle verifiche.
Società di 1a Divisione: A.S. Atletico Roma F.C.
S.r., Calcio Como S.r.l., U.S. Foggia, Gela Calcio,
A.S. Lucchese Libertas 1905, Ravenna Calcio,
Salernitana Calcio 1919 S.p.A. Altre società
hanno presentato la domanda di iscrizione non
completa per cui sono in corso delle verifiche.
Società di 2a Divisione: Alma Juventus Fano
1909, Brindisi 1912, S.S. Cavese 1919, Cosenza
Calcio 1914, A.C. Ebolitana 1925, Matera, Mon-
tichiari, Sanremese Calcio 1904, Catanzaro Cal-
cio 2011.
La lista delle società che non si sono iscritte alla prossima Lega Pro e quelle che
hanno presentato domande incomplete
11NUMERO 26 - 07 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
La mutualità sui diritti televisivia favore di Lega Pro e Lega dilettanti
si sta trasformando in una farsaGino Tapinassi
Gino Tapinassi: “La legge prevedeva e prevede anche che fosse istituita una Fondazione per l’amministrazione di queste risorse.
Due anni e mezzo sono passati e né il Signor Abete, né tantomeno il Signor Valentini hanno mosso un dito in tal senso”
La vicenda della mutualità sui diritti televi-
sivi a favore della LND e della Lega Pro di
Firenze si sta trasformando da cosa altamen-
te seria ed importante ad una farsa tragico-
mica a causa dell’indifferenza e dell’incapa-
cità del presidente Abete e del suo direttore
generale Antonello Valentini, buoni sola-
mente a porre in essere – e là, sì, rapidamen-
te – provvedimenti a salvaguardia della loro
poltrona e a difesa del loro sederino (nomi-
na di Ulivieri a Presidente degli Educatori e a
Direttore per i corsi di Allenatori a Covercia-
no con annessi e connessi, nomina di Bag-
gio a Presidente del settore tecnico federale
di Coverciano, inserimento dell’ex manager
dello stesso giocatore nel Consiglio Direttivo
del settore tecnico, con eventuale diritto di
immagine (?!), mega stipendio al presidente
dell’Aia nella sua qualità di co-designatore
della massima serie della Divisione Nazio-
nale). Come tutti ricorderanno il Governo
Prodi – ed io fui a quei tempi in prima linea
per questa battaglia – decise che una parte
dei proventi dei diritti televisivi dovesse es-
sere utilizzata per il settore giovanile e sco-
lastico, per i dilettanti, per i vivai e le scuole
calcio della Lega nazionale Professionisti di
Firenze, e non utilizzata esclusivamente dal-
le grandi squadre, sempre alla ricerca di ta-
lenti stranieri con mega contratti economici.
La cosa aveva, ed ha, un alto valore mora-
le ed educativo per i nostri giovani e per il
calcio. La legge prevedeva e prevede anche
che fosse istituita una Fondazione per l’am-
ministrazione di queste risorse. Due anni e
mezzo sono passati e né il Signor Abete, né
tantomeno il Signor Valentini hanno mosso
un dito in tal senso. Che volete: “de minimis
non curat praetor”. Dopo le insistenze, le mi-
nacce e le denunce del Presidente Macalli,
la Lega Nazionale Professionisti di Milano si
è decisa a porre in essere la tanto sospirata
Fondazione. Lo Statuto va quindi all’appro-
vazione del Consiglio Federale ed in quella
sede – miracolo dei miracoli – ci si accorge
che la Fondazione non poteva essere costi-
tuita dai Professionisti di Milano ma dalla
stessa Federcalcio. Ora io non so se Abete
e Valentini, come si dice a Roma, “ci sono
o ci fanno” ma certamente una cosa di così
grande rilevanza non doveva essere gestita
in questo modo. Per fortuna - grazie a Dio –
siamo maggiorenni e vaccinati e d’intesa con
i Presidenti Macalli e Tavecchio, stiamo por-
tando in dirittura d’arrivo il disegno di legge
sugli stadi. Nella prossima settimana final-
mente il Presidente della Camera dovrebbe
concedere la deliberante per far approvare
dalla Commissione Cultura la legge sugli sta-
di, che prevede finalmente la concessione
della mutualità “ope legis” cioè per diritto
di legge e non per grazia ricevuta. Ma come
mai Lor Signori non si sono preoccupati di
una cosa che sta tanto a cuore alle società
che li hanno eletti? Hanno controllato e pre-
teso, Lor Signori, che la Lega Professionisti
di Milano accantonasse quanto dovuto in un
conto di deposito in attesa del loro utilizzo
da parte degli aventi diritto? Conoscendo i
nostri polli, la domanda è superflua. Che vo-
lete, la cosa non riguarda la loro poltrona.
Quanto a noi, non attendiamo né preten-
diamo ringraziamenti per gli sforzi fatti, ma
abbiamo agito secondo coscienza cercando
di portare a termine un impegno preso con
la nostra visione del mondo del calcio. Che
per fortuna non è né quella di
Abete né quella di Valentini.
Tapinassi (Foto Arcivio)
Marcello Rossi non è più il presidente del Carpi. Dopo aver vinto
il campionato di Seconda Divisione e aver condotto la squadra
in finale di Coppa Italia, il dirigente lascia la carica più alta. La notizia
è ufficiale e lo ha comunicato lo stesso ex numero uno biancorosso:
«Lascio l’incarico. È stato cambiato l’assetto societario e quindi anche
il presidente». La squadra approderà nell’ex C/1 la prossima stagione,
dopo i trionfi che hanno condotto ad un anno strepitoso, e il merito è
anche del lavoro compiuto dal suo ex massimo dirigente: «Posso trac-
ciare un bilancio molto positivo. In due anni di presidenza la società è
riuscita a passare dalla serie D alla Prima Divisione. È il miglior risultato
che ci si poteva aspettare». Rossi poi precisa: «Lascio senza rammari-
co, con la convinzione di aver fatto bene». Intanto il nuovo designato a
prendere la poltrona più alta del Carpi è Claudio Caliumi, che accoglie
la nomina con estremo entusiasmo: «Sono molto contento, siamo una
neopromossa, ci confronteremo con realtà più grandi di noi e con um-
iltà punteremo a conquistare la salvezza il prima possibile. Raccolgo
un’eredità pesante - quella di Marcello Rossi - ma ripar-
tiremo cercando di fare del nostro meglio».
Carpi, cambio di presidenza: fuori Rossi dentro Caliumi
Il direttore generale della Spal,
Gianbortolo Pozzi, delinea gli
obiettivi per la prossima stagione
partendo dall’arrivo di mister Ste-
fano Vecchi, un valore aggiunto
che può dare uno sprint decisivo
al campionato degli estensi. Il
dirigente biancazzurro parla del
progetto, ma vola basso: «Siamo
partiti con un nuovo programma
e con un allenatore giovane che
sta scalando le vette del calcio.
Ci saranno degli under e uno
staff rinnovato per puntare ad un
campionato di assestamento e
per costruire qualcosa di impor-
tante per il futuro». Rispetto alle
iscrizioni di compagini sull’orlo
del fallimento, il dg è durissimo:
«La soluzione ai problemi sta solo
nella diminuzione drastica delle
squadre per riformare il cam-
pionato. È opportuno cambiare
rotta per evitare le penalizzazioni
come quest’anno. Il contenimen-
to dei costi è già una realtà, ma
servono più risorse, senza di esse
non si può fare nulla. La riduzione
dei team può partire dal blocco
dei ripescaggi, se si fosse fatto
negli ultimi due anni la riforma
sarebbe già stata avviata». In
molti auspicano un cambiamen-
to, ma in troppi lo temono e il
direttore spallino conclude così:
«O si fa calcio in un certo modo
o è meglio non farlo. Il turnover
dei presidenti in Lega Pro è sinto-
matico. Il primo e il secondo anno
investono, il terzo scappano. Poi
se hai una tifoseria calda e am-
biziosa si finiscono per spendere
soldi anche se non si
vorrebbe».
Il Latina affila le armi per il prossi-
mo anno dopo aver trionfato in
Seconda Divisione con una meri-
tata promozione. Il numero uno
Michelangelo Condò commenta
così: «Abbiamo vissuto una sta-
gione esaltante al termine della
quale abbiamo confermato mister
Sanderra. Al di là dei risultati per
noi è importante il lato umano delle
persone». Terminate le iscrizioni al
campionato le sorprese sono sta-
te molte, anche squadre sull’orlo
del fallimento hanno presentato
la documentazione: «Nonostante
le difficoltà si cerca di fare di tutto
per iscriversi, perché si ama il calcio.
Dall’esperienza che ho, le squadre
che si affacciano al professionismo
avrebbero bisogno di un aiuto. Per
l’iscrizione in Prima Divisione – pro-
segue il massimo dirigente neroblu
- ho dovuto presentare una fideius-
sione di 600mila euro. Possibile che
per un campionato di Lega Pro ser-
vano 3 milioni di euro? La A e la B
hanno gli introiti dei diritti tv, per l’ex
serie C è tutto più difficile, la gente
diserta gli stadi, gli impianti sono
vecchi e non adeguati ai tempi. Il
presidente della squadra di calcio
è un lavoro faticoso fisicamente ed
economicamente, che attira sem-
pre meno giovani». Il progetto per
il 2011/2012 prevede una politica
low profile: «Manterremo l’ossatu-
ra principale dello scorso anno e in-
seriremo qualche innesto giovane.
Stiamo portando avanti il nostro vi-
vaio e aggregheremo qualcuno nel
ritiro. Vorremmo scoprire qualche
talento che ci dia soddisfazione e ci
auguriamo di trovare
più Tortolano possibili».
Pozzi, dg Spal: “Calcio da rifondare” Condò: “Latina low cost con intelligenza”
1212 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 26 - 07 luglio 2011
Servizi di Fabiola Rieti
1414 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 26 - 07 luglio 2011
Sara Sbaffi
Un’oasi felice del calciodilettantistico ha
sede nel comune di Brugnera (nella pro-
vincia di Pordenone) ed è la Polisportiva Ta-
mai. Milita nel Girone C della Serie D da dieci
anni e ha festeggiato con un buon terzo posto
in classifica la ricorrenza del decennale: «Ab-
biamo fatto una festa con tutti i giocatori e i
tecnici che sono passati di qui per celebrare
questa ricorrenza», racconta il presidente
Tommaso Elia Verardo. «L’annata appena
conclusasi è stata importante perché abbi-
amo raggiunto un traguardo storico, anche in
considerazione del fatto che abbiamo rivoluzi-
onato molto la squadra e ringiovanito la rosa.
La soddisfazione è maggiore se pensiamo che
siamo arrivati dietro a due squadroni come
Treviso e Unione Venezia». Il numero uno delle
“furie rosse” è orgoglioso delle origini bian-
corosse: «La fondazione risale al 1973, siamo
partiti dalla terza categoria, poi ogni sei anni
raggiungevamo una promozione. Sembrava
quasi fatto apposta». Questo, almeno fino
all’Interregionale, che viene mantenuta tut-
tora. È una realtà piccola ma ben strutturata:
«Il presidente onorario Luigi Verardo ha trac-
ciato la strada e noi lo seguiamo con valori
etici importanti. Abbiamo vinto la Coppa Fair
Play nel 2004 e ci hanno invitato a Coverciano
per disputare un’amichevole contro la nazion-
ale di Trapattoni che poi sarebbe partita per gli
Europei. È stata un’esperienza unica». Come si
fa a costruire una società così solida e a creare
un ambiente tranquillo? «Con una base molto
allargata, siamo un gruppo, i dirigenti sono
prima di tutto amici che lavorano con un obi-
ettivo preciso. L’armonia che regna in società
può realizzarsi solo in un paesino come il nos-
tro, di duemila abitanti dove ci si conosce tutti,
rispetto alle grandi città in cui la pressione è
diversa. Cerchiamo di mettere tutti a proprio
agio. I ragazzi vengono volentieri, ciò dimostra
che qui si possono “riossigenare”, proprio per
la tranquillità della società e del modo di op-
erare degli allenatori. Diamo un buon con-
tributo alle categorie superiori. Alle spalle poi
c’è un ottimo lavoro del direttore sportivo che
sa scegliere bene. Il gruppo è alla
base di tutto».
Verardo: “Vi racconto gli ultimi 10 anni, in Serie D, del Tamai”
1515w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 26 - 07 luglio 2011
La Colognese cerca di trovare un nuovo modo di interpretare il calcio e non si
limita a coltivare il vivaio, ma lavora per i giovani con una programmazione di
iniziative innovative e moderne. A parlarne è il direttore generale della società
gialloverde Francesco Aiesi che con orgoglio descrive il lavoro costruito in questo
periodo: «Abbiamo attivato due progetti con l’obiettivo di crescere bene nuove leve
nel mondo del calcio. Il primo riguarda l’Africa: abbiamo allacciato una collabora-
zione con le autorità politiche del Gambia per costruire un college sportivo, dove i
ragazzi verranno selezionati dal punto di vista atletico. Però avranno la possibilità
di studiare la mattina e fare attività fisica ad alto livello nel pomeriggio, con la col-
laborazione di squadre professionistiche e scambi culturali. Per i ragazzi le selezioni
saranno per il calcio e le ragazze per il volley. Invece – prosegue il dg - con l’altro
progetto “Sei campione” abbiamo realizzato due aule all’interno del nostro stadio
“Facchetti”, dove i ragazzi delle giovanili potranno studiare, fare i compiti e avere
un supporto nelle materie dove sono carenti e hanno insufficienze. Gli allenatori
dovranno tenere sotto controllo il rendimento scolastico, premiando i più meritevoli
e valutando la formazione anche da questo punto di vista». Ancora nulla di definito
invece per la prossima stagione, ma secondo il dirigente bergamasco mancano po-
chi giorni per avere le prime conferme: «In questo momento siamo in una fase di
riorganizzazione societaria. Ci sarà un cambio a livello di denominazione sociale,
con la costituzione di una srl, perché è un passaggio fondamentale per effettuare la
domanda di ripescaggio. Abbiamo fatto questa scelta per consentire al nostro set-
tore giovanile di misurarsi con un ambiente professionistico e poter crescere». Gli
aspiranti calciatori sono la speranza per un calcio migliore è giusto
dunque educarli all’impegno costante.
La Colognese e l’interpretazione “sociale” del calcio
Saint Christophe, il diesse Facchini: “Sogniamo la Lega Pro”Fabiola Rieti
Dopo i play-off persi contro il Rimini, il Saint Christophe non abbandona i
sogni di gloria e cerca di arrivare alla Lega Pro dalla porta di servizio, come
molte compagne di categoria. Cristian Facchini, direttore sportivo della squadra
aostana, annuncia i cambiamenti per i biancogranata: «Il Saint Christophe Aosta
riparte da questa nuova denominazione sociale - la precedente era Vallée d’Aoste
Saint Christophe - necessaria per poter accedere ai ripescaggi. Le possibilità di
passare alla categoria superiore sono ottime, visto il progetto che proponiamo e
la situazione attuale dei professionisti». Il piano di lavoro per i crétoubleins pre-
vede alcune scelte in linea con le avversarie: «Allestiremo una squadra basata sui
giovani, con le conferme di alcuni giocatori, dell’allenatore e l’innesto di qualche
elemento di categoria. Per i vivai ci appoggeremo alla Juventus, al Torino e al
Novara, ma per ora non posso fare nomi di possibili arrivi». Molto dipenderà da
come si formerà la griglia delle partecipanti al campionato per capire gli acquisti
e le scelte di mercato da oeprare, anche se in Valle d’Aosta sperano in un campio-
nato di più ampie prospettive. Per chi si affaccia al settore professionistico e lo ha
vissuto finora solo da spettatore, la situazione iscrizioni e fallimenti desta qualche
riflessione, come riferisce il ds aostano: «Basterebbe applicare le regole e rispet-
tare i budget. Non credo che la ristrutturazione dell’ex serie C passi per il blocco
dei ripescaggi, in tanti lo invocano solo per timore. È vero che serve una riforma
per la Lega Pro, ma il 40% delle società attuali sparirebbero. Sarebbe meglio is-
crivere squadre con un business plan serio, senza voli pindarici e
campagne acquisti faraoniche».
Francesco Aiese: “Abbiamo attivato dei progetti per accrescere il binomio sport e cultura”
La presentazione dle progetto della Colognese per l’Africa(Foto Arcivio)
La Polisportiva Saint-Christophe è stata fondata il 29 gennaio 1971. L’istitu-
zione della Polisportiva ha permesso di riunire le tre discipline e iscrivere
alla Federazione Italiana Gioco Calcio (F.I.G.C.) una squadra amatoriale di cal-
cio di terza categoria. Nel 1997, alle varie attività si è aggiunto anche il palet,
uno sport tradizionale che consiste nel lanciare dei dischi di ferro a una certa
distanza e ottenere un punteggio, in base a regole molto simili a quelle del
gioco delle bocce.
Curiosità sulla Polisportiva
1616 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 26 - 07 luglio 2011
Una stagione da brividi si è appena conclusa per l’Atletico Arez-
zo. Solo un anno fa l’imprenditore Marco Massetti si prese la
responsabilità di iscrivere la squadra al campionato di Serie D dopo
l’abbandono del presidente Mancini e la mancata iscrizione alla Pri-
ma Divisione. Gli amaranto però precipitarono ben presto in ultima
posizione e a forte rischio retrocessione. Una boccata d’ossigeno ar-
rivò in novembre insieme alla nuova dirigenza: Severini alla presiden-
za, Martucci e Zingaretti (il Montalbano della serie tv) in società e
l’ex romanista Abel Balbo responsabile dell’area tecnica. L’attuale vice
presidente Massetti conferma che con il nuovo arrivo ai vertici la sta-
gione ha cominciato a prendere un’altra piega: «Sono arrivati in una
situazione di criticità. Ultimi in classifica, avevamo 6 o 7 punti. Hanno
voluto fare una scommessa forte e l’hanno vinta. Ci hanno creduto
e abbiamo condotto un campionato di ritorno eccellente – e conti-
nua – abbiamo vissuto in tensione, ma come prima annata si sape-
va che sarebbe stato difficile». E la speranza di essere ripescati nella
prossima Lega Pro non è sopita: «Vista la situazione in cui versano le
squadre professionistiche, alcune non si sono iscritte e altre lo hanno
fatto a fatica, qualche speranza
la nutriamo ancora. Intanto stia-
mo programmando il prossimo
campionato con molta più sere-
nità rispetto allo scorso anno con
tutte le vicissitudine che c’erano
state. Ora per fortuna
va molto meglio».
Fino a qualche mese fa nessuno
avrebbe scommesso un soldo sul
fatto che il Mezzolara sarebbe arri-
vato a giocarsi i play-off nel girone D
dell’Interregionale. Il presidente Ser-
gio Benetti è assolutamente convinto
che meglio di così i suoi non potevano
fare: «È il migliore risultato che ab-
biamo mai ottenuto in serie D, per la
prossima stagione tenteremo di mi-
gliorarci ma sarà difficile eguagliare
quest’annata, è stata al di sopra delle
possibilità del paese in cui viviamo.
Per la stagione 2011/2012 speriamo
in un quarto posto invece del quinto
attuale, l’ambizione è fare un buon
campionato che passi per la salvezza
il prima possibile». Tante le conferme:
«Mister Eugenio Benuzzi rimane visto
che il suo lavoro è stato fondamentale
nel ricucire la squadra. E Fabio Baz-
zani è stato il primo giocatore con il
quale abbiamo rinnovato il contratto
per un altro anno». Anche il centro-
campista Nino Cicerchia ci ha confer-
mato il suo futuro in biancoazzurro.
La società della provincia di Bologna
ha una realtà giovanile importante,
che quest’anno ha fatto molto bene:
«Copriamo tutte le categorie, dalla
scuola calcio, pulcini, esordienti, junio-
res. E per il prossimo anno abbiamo
in mente un ulteriore salto di qualità
e allestire ottime squa-
dre di tutte le età».
È un ritorno alle origini quello di
Roberto Cappellacci. Ha infatti
esordito come centrocampista a soli
diciotto anni quando il Teramo mili-
tava nell’ex C/1. La società abruzzese
è partita in quarta per progettare la
prossima stagione: ai primi di giugno
sono stati presentati il direttore spor-
tivo Marcello Di Giuseppe e il tecnico
di Giulianova, che commenta così la
nuova avventura: «Sono contento di
stare qui perché ho la possibilità di al-
lenare un gruppo forte con alle spalle
una società ambiziosa». Questi sono
giorni convulsi in casa teramana: tra
acquisti (sono stati ufficializzati fino-
ra sette giocatori e altri sono in arri-
vo) e partenze si sta allestendo una
compagine di alto livello: «Un po’ per
certo e un po’ per costrizione avremo
una squadra quasi tutta nuova, però
questo non ci preoccupa e crediamo
di migliorarla», il commento dell’ex
tecnico del Pescina VdS. Si sta forse
pensando a un ripescaggio? «Non sa-
prei, io sono un tecnico e penso solo
al campionato di nostra competenza.
Vediamo cosa succederà nei prossimi
giorni». Negli obiettivi a cui si ambi-
sce c’è comunque un posto nella ca-
tegoria superiore: «Il proposito princi-
pale è di fare bene, la società punta
ai professionisti. Lo scorso anno sono
arrivati secondi e hanno perso nei
play-off, dobbiamo
fare meglio».
Mezzolara, Benetti: “Pronti al salto di qualità” È Cappellacci il neo tecnico del Teramo
Atletico Arezzo, il vice presidente Masetti: “Pronti al rilancio” Servizi di Sara Sbaffi
Masetti (Foto Archivio)
Benetti (Foto Archivio)
Cappellacci (Foto Archivio)
1717w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 26 - 07 luglio 2011
Sara Sbaffi
Alle pendici del Vesuvio qualcosa bolle in pentola
e alla Viribus Unitis è in atto un profondo rinno-
vamento. Il numero uno dei rossoblu Antonio Della
Corte incornicia la stagione conclusa da poco e guar-
da avanti: «Il bilancio è molto positivo anche se a un
certo punto del campionato ci avevamo creduto, poi
per varie circostanze alla fine abbiamo fatto i play-off
e siamo stati eliminati». Sconfitti per mano del Sibilla
Bacoli in semifinale, i napoletani hanno però condot-
to una buona stagione. Il tecnico Francesco Ingenito,
in passato goleador nella stessa squadra tant’è che
detiene il record ancora imbattuto di trentaquattro
reti, è stato confermato anche per il prossimo anno,
il terzo da allenatore dopo una salvezza e due piaz-
zamenti per gli spareggi promozione: «Per l’ottimo
lavoro svolto non potevo che confermarlo», il com-
mento del numero uno. Lo stesso vale anche per
il direttore sportivo Giuseppe Ammaturo, proprio
da loro ripartirà la nuova Viribus 2011/2012 e sono
già al lavoro. In virtù di questa aria di cambiamento
invece tutte le altre cariche tecniche sono state
azzerate, il presidente ci spiega cosa ha in mente:
«Ho voluto fare un ricambio, c’è bisogno di novità
e questo vale anche per la rosa dei giocatori». Sul
fronte stadio sembra vicina la data di inizio dei lavori
di ammodernamento per rendere il “Felice Neppi”
all’altezza della categoria: «Attendo notizie dal Co-
mune di Somma Vesuviana, comunque a giorni ini-
zieranno i lavori per mettere l’erba sintetica. Lo so che
lo diciamo ogni mese ma ora il Comune ci ha dato
la sua parola». Il progetto per la prossima stagione
punta a continuare sulle strada tracciata quest’anno:
«Abbiamo un programma che guarda alla classifica
medio alta, senza troppi voli pindarici. Puntiamo a
un campionato tranquillo». Il tempo per pensare al
futuro è ancora lungo, prima c’è la scadenza del 12
luglio per l’iscrizione dopodiché si comincerà a pen-
sare all’assetto tecnico e verranno resi
noti i primi colpi di mercato.
Viribus Unitis, Della Corte: “Nessun volo pindarico”
Della Corte (Foto Arcivio)
Mondiali Beach Soccer: per l’Italia l’urna riserva Iran, Svizzera e Senegal
19NUMERO 26 - 07 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Flavio Grisoli
Con il sorteggio ufficiale è iniziato il
countdown verso i Mondiali di Beach Soc-
cer che si svolgeranno a Ravenna dall’1 all’11
settembre. Alla presenza delle massime cariche
federali, dal presidente Abete a Tavecchio, pre-
sidente del Comitato Organizzatore, poi Abodi,
Macalli, Nicchi, Ulivieri, Albertini, l’assessore
allo sport del Comune di Ravenna Guido Guer-
rieri, si è dato vita ai quattro gironi da altrettan-
te squadre che si daranno battaglia nella Beach
Arena che è in fase di ultimazione a Marina di
Ravenna. Prima che Christian Karembeu (testi-
monial della FIFA) e Ramiro Figueiras Amarelle
(capitano della Spagna, clamorosamente fuori
dal Mondiale così come la Francia, vincitrice
della prima edizione nel 2005 a Rio de Janeiro),
estraessero dalle urne le palline contenenti le
Nazionali, sono saliti sul palco a fare gli onori di
casa Carlo Tavecchio e Giancarlo Abete: «Ab-
biamo bisogno che questo sport cresca - le pri-
me parole del numero uno
della LND e fautore della
nascita di questo sport in
Italia - e il mio più sincero
ringraziamento va alla FIFA
per la grande opportunità
che ci ha dato nell’ospitare
questo Mondiale. Questo,
voglio sottolinearlo - e qui
Tavecchio si toglie qual-
che sassolino dalle scar-
pe, senza risparmiare una
frecciata al mondo del cal-
cio italiano e alla politica -
è un Campionato del Mondo a tutti gli effetti, a
dispetto di chi afferma il contrario. E poi, esse-
re riusciti a portare un Mondiale in Italia dopo
le stagioni di magra che abbiamo vissuto - ri-
cordiamo che l’ultima grande manifestazione
internazionale ospitata dal nostro Paese sono
stati i Mondiali del 1990, e i fiaschi delle candi-
dature europee recenti bruciano ancora sulla
pelle di molti - scusate, ma non è poco». È stata
poi la volta del numero uno della Federcalcio
Giancarlo Abete, che di gatte da pelare ne ha
parecchie, dallo Scudetto del 2006, al Calcio-
scommesse, alle iscrizioni ai campionati: «Que-
sto successo è merito di Tavecchio che ha credu-
to fin da subito nell’importanza di questo sport
spettacolare. Il sorteggio qui a Roma e le gare
a Ravenna, una città che detiene ben 8 siti pa-
trimonio dell’UNESCO rendono perfettamente
l’immagine dell’Italia nel mondo». Spazio al
sorteggio, poi: l’Italia, inserita nel raggruppa-
mento A
è stata
a c c o p -
p i a t a
con Iran,
i vice-
campioni in carica della Svizzera e il Senegal,
vincitore del barrage africano; nel gruppo B El
Salvador, Portogallo, la seconda qualificata del
Sudamerica e l’Oman; gruppo C: Tahiti, terza su-
damericana, Nigeria e Russia; gruppo D: prima
sudamericana, Ucraina, Giappone e Messico.
Non sono note ancora le formazioni qualificate
del Sudamerica perché il girone si giocherà a
fine mese. Il Brasile, qualora (e ci sembra scon-
tato) si qualificasse, assumerebbe di diritto la
posizione nel gruppo D, in quanto dententore
del titolo. Massimiliano Esposito, il CT azzurro,
ha commentato: «Non è un girone impossibile,
la Svizzera è un’ottima squadra, Iran e Senegal
due squadre insidiose che
stanno crescendo. Ma noi
abbiamo una grandissima
occasione, che è quella di
giocare in casa. La menta-
lità sarà importantissima:
scendere in campo sem-
pre con l’approccio giu-
sto è fondamentale». La
prima gara degli azzurri si
giocherà il primo settem-
bre alle 18.30 e l’avver-
sario sarà
l’Iran.
Un momento del sorteggio
(Foto F.G.)
La Coppa del Mondo
esposta (Foto F.G.)
Nonostante siano passati cinque anni,
la questione “scudetto 2006” è ancora
oggetto d’attenzione. Sui giornali di questi
giorni si legge spesso la parola “revisione”.
E sembra che i legali del sig.Moggi si stia-
no attivando per chiedere la ri-celebrazione
dei processi sportivi di Calciopoli appellan-
dosi all’art.39 CGS. Ma tutto ciò è possibile?
Se si, come? Nel CGS, l’articolo n.39 è quello
dedicato alla revocazione delle sentenze e
della revisione. Il comma 1 recita: “…tut-
te le decisioni adottate dagli organi della
giustizia sportiva, inappellabili o divenute
irrevocabili, possono essere impugnate per
revocazione innanzi alla corte di giustizia
federale”. Le condizioni necessarie per po-
ter richiedere l’applicazione dell’articolo
n.39 si evincono in 5 punti, ma nella fatti-
specie in questione, ossia il caso Juventus,
quelli che ci interessano sono: “B”: “…se
si è giudicato in base a prove riconosciute
false dopo la decisione; “C”: “…se, a cau-
sa di forza maggiore o per fatto altrui, la
parte non ha potuto presentare nel prece-
dente procedimento documenti influenti ai
fini del decidere; “D”: “…se è stato omes-
so l’esame di un fatto decisivo che non si
è potuto conoscere nel precedente proce-
dimento, oppure sono sopravvenuti, dopo
che la decisione è divenuta inappellabile,
fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe com-
portato una diversa pronuncia”. L’articolo
n.39 può essere invocato da chiunque sia
stato coinvolto nel giudizio per cui si richie-
de la revoca, sia una persona fisica sia una
società (quindi sia Moggi che la Juventus).
La richiesta viene inoltrata alla Corte di Giu-
stizia Federale. A seguito di tale richiesta,
la Corte stessa fissa un udienza nella quale
si discute l’ammissibilità del ricorso per poi
entrare eventualmente nel merito e nell’e-
same delle nuove prove celebrando così
nuovamente il processo. Vista l’autonomia
dell’ordinamento sportivo, per poter utiliz-
zare l’art.39, non è necessario attendere l’e-
sito del processo penale. Questo anche per
logiche tempistiche visto che la sentenza di
primo grado è prevista in autunno, per un
eventuale appello bisognerebbe attendere
un paio di anni e poi ci sarebbe l’eventua-
le Cassazione, quindi almeno cinque anni.
L’art.39 potrebbe essere richiesto anche
domani, o meglio, come recita l’articolo:
“…entro 30 giorni dalla scoperta del fatto
o dal rinvenimento dei documenti”. Questo
perché sono emerse nel processo penale,
un anno fa, nuove telefonate e nuovi fatti,
sconosciuti alla giustizia sportiva e quindi ai
provvedimenti di allora e che quindi posso-
no ora essere presentati davanti agli organi
della giustizia sportiva per chiedere la revi-
sione del processo. Se Moggi si appellasse
all’articolo n.39, le conseguenze, positive e
negative, ricadrebbero di riflesso anche sul-
la Juventus. Nel 2006 non sarebbe stato più
elegante un bello spazio vuoto sulla casella
Scudetto?
www.studiolegaledelre.it
Dal campo al Foro
Guido Del Re
Codice di Giustizia Sportiva articolo 39
21NUMERO 26 - 07 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Due brutte sconfitte per Tre Fiori e Tre
Penne nella gara d’andata del primo tur-
no di preliminare di Champion’s ed Europa
League. I campioni in carica della Repubblica
del Titano sono caduti in casa per 3-0 contro
il Valletta, mentre il Tre Penne è stato som-
merso per 6-0 in Serbia contro il Rad. Le gare
di ritorno si giocheranno mercoledì 6 e gio-
vedì 7 luglio, a giornale già chiuso. Con il tec-
nico dei gialloblu del Tre Penne Stefano Ceci
cerchiamo quindi di analizzare una gara che
dopo 12 minuti li vedeva già sotto di tre reti:
«La differenza di qualità, soprattutto sotto il
punto di vista fisico-atletico, sapevamo che
c’era e si è fatta sentire. Però sono molto ama-
reggiato per come sono andati i primi minuti.
Iniziare una gara e trovarsi sotto per un rigore
diciamo discutibile già al quarto minuto, è un
qualcosa che condiziona parecchio poi l’anda-
mento della partita». Sotto accusa, anche se
molto signorilmente, la conduzione arbitrale
del direttore di gara faroese Petur Reinert, che
ha mandato sul dischetto Marko Stanojevic
dopo una trattenuta “veniale” in area di rigo-
re: «Capisco che in àmbito europeo certi tipi
di comportamenti sono sanzionati in maniera
molto più dura, però dico anche che certe de-
cisioni a nostro favore non vengono mai prese
- continua Ceci - poi dopo solo tre minuti, un
rimpallo sfortunato ha provocato l’autorete
di Valentini (l’estremo difensore sammarine-
se), e allora
lì capisci che
non è aria».
Tanta diffe-
renza in cam-
po, diceva-
mo: «Sì, loro
pressavano
molto alto e
non ci per-
mettevano di
esprimerci al
meglio, però siamo stati in partita per quelle
che erano le nostre caratteristiche, poi però
serve anche un pizzico di fortuna». E qui an-
cora chiamato in causa l’arbitro scandinavo,
che ha espulso il capitano Francesconi con un
doppio giallo in due minuti, tra il 52’ e il 53’:
«Credo che abbia preso una decisione affret-
tata, ma ne prendiamo atto». Ora lo sguardo
volge al ritorno, che si giocherà giovedì 7 allo
stadio Olimpico di Serravalle. La congiuntura
per riuscire a cogliere un risultato positivo ci
sarebbe pure: «Le differenze rimangono note-
voli, sia chiaro, però avrò a disposizione i cen-
trali difensivi titolari e magari loro potrebbero
arrivare non così agguerriti e aggressivi come
lo erano in casa. La speranza nostra - conclu-
de mister Ceci - è sicuramente fare meglio e
magari riuscire a cogliere un risultato posi-
tivo. Mi auguro, in questo senso, che tutti i
fattori positivi girino anche dalla
nostra parte».
Tre Fiori e Tre Penne: L’Europa è amaraFlavio Grisoli Campionato Sammarinese
23NUMERO 26 - 07 luglio 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Benedettini in maglia bianca
contrastato da Fenech durante il
match tra il Tre Fiori e il Valletta
(Foto Pruccoli)
Il Tre Penne
(Foto Pruccoli)
Top Related