Primo Comprensivo “A. Moro - P. Virgilio M.”
Francavilla Fontana
I bambini di quattro anni della Scuola dell’Infanzia “C. Collodi” per la
hanno così ringraziato il loro splendidi Nonni.
Hanno memorizzato la
Le maestre prendendo spunto dai versi: “son storie più lontane di quelle di quest’anno”, hanno
chiesto ai nonni di raccontare ai loro nipotini o qualcosa del loro passato o di esprimere la loro
gioia di essere nonni. I nonni hanno risposto con delle testimonianze veramente originali e
commoventi. Sarebbe bello riportarle tutte ma i nonni hanno scritto tanto per cui è necessario fare
una sintesi.
Il nonno di Giulia, nonno Totò: “ Quando ero piccolo, giocavo per strada con i miei amici. Non
avevamo giocattoli e ce li creavamo noi. Una volta ci siamo costruiti “la carrozzedda” con tavole
di legno e due ruote dietro e una avanti. Adesso questo giocattolo viene chiamato “monopattino”.
Era il gioco che più mi faceva divertire”.
I nonni di Marianna: “Il giorno più bello della nostra vita è stato quello della nascita della nostra
nipotina Marianna e vederla crescere giorno dopo giorno è una felicità immensa!”
I nonni di Alice e Alida, Nonna Carmela e nonno Nicola: “Le nostre nipotine amano stare con noi
perché in casa nostra corrono, saltano giocano a nascondino. A loro piace essere prese in
braccio, lanciate in aria per poi essere riprese”.
La nonna di Greta, nonna Chiara: “L’avvenimento che ricordo con emozione è la nascita di
una piccola principessa di nome Greta, che con la sua nascita rallegrò il cuore
di tutta la famiglia. Tutto ruotava intorno a lei, passavamo le ore a vederla
dormire, a giocare e sorridere. Ora quella principessa è cresciuta, frequenta con gioia la
Scuola Materna, ha imparato tante cose, ha conosciuto tanti amichetti e parla, parla e racconta
tanto. Si dice che i nonni sono la memoria storica, è vero, ma è anche vero che i nipoti sono il
presente e il futuro per noi nonni”.
I nonni di Grace, nonno Giacomo: “Da piccolo giocavo con i miei amici e facevamo il gioco
chiamato “bianchini”. Si tracciava una linea e poi si lanciavano i bottoni. Vinceva chi tirava i
bottoni più vicino alla linea”. Nonna Elena: “Da piccola non ho giocato molto. Non avevo le
bambole e facevo finta che le pietre fossero bambine. Qualche volta la mia mamma mi cuciva le
bambole di stoffa e giocavo con le mie sorelle”.
I nonni di Paola, nonno Vito e nonna Anna: “Raccontare i primi quattro anni di vita della nostra
“amatissima” Paola ci vorrebbe un libro. Quante emozioni, quante preoccupazioni ma anche
quante gioie! Cosa dire della sua nascita? Abbiamo vissuto quei giorni con grande ansia e poi,
finalmente, il suo arrivo: i primi vagiti, i primi sorrisi, i primi pianti. Ricordiamo, anche, i suoi
dispettucci”.
La nonna di Paolo, nonna Nettina: “Quando ero piccola, vivevo e studiavo con le suore in un
collegio a Roma. Al mattino, dopo la Messa, andavano nelle aule con le maestre per imparare
l’italiano, la matematica, la storia, la geografia. Poi pranzavamo tutte insieme nel refettorio e,
dopo aver fatto i compiti o aver giocato andavamo a dormire nel dormitorio. Io ero molto triste
quando partivo da Francavilla ma molto felice quando tornavo per le vacanze e potevo stare con
la mia famiglia”.
La Nonna di Asia, nonna Pompea: “Quando avevo l’età di Asia, frequentavo la mestra. Quando
arrivavamo pregavamo e poi per il resto della mattina restavamo seduti. Alcune volte, quando
c’era bel tempo, la nostra “mestra” ci portava fuori e giocavamo a salamone. Ogni bambini
portava un cestino per la merenda e una sedia in legno che a fine anno riportava a casa. Asia,
quando era piccola, si divertiva a scivolare sulle mie gambe”.
La nonna di Nicolò, nonna Emilia: ”Io da piccola abitavo in campagna e in primavera mi piaceva
raccogliere i fiori e fare collane e bracciali. In inverno giocavo in casa con i miei fratellini perché
non avevo giocattoli. Ma una mattina, svegliandomi, trovai sul letto una bambola
bellissima che diceva “mamma” se le premevo il pancino. Me l’aveva portata la
Befana perché ero una bambina buona e ubbidiente. I miei nipoti sono fantastici e sono
orgogliosa di loro. Con loro gioco molto e ci divertiamo soprattutto al mare quando ci
facciamo i “gavettoni”. Sono davvero una nonna fortunata e felicissima”.
I nonni di Aurora, nonno Aldo: “Quando ero piccolo giocavo al gioco delle 5 pietre e della
piccola trottola che era in legno con la punta di metallo”. Nonna Maria: “Quando ero piccola
disegnavo per terra con un gessetto 4 aree in cui saltellare. Vinceva chi, con gli occhi chiusi,
riusciva a saltellare negli spazi senza toccare le linee di confine”.
I nonni di Alessandra e., nonno Vito e nonna Silvana: “ Quando andavamo a scuola giocavamo al
gioco della campana. Noi siamo molto orgogliosi della nostra nipotina perché è una bimba
adorabile e le auguriamo che questa vita le dia tante soddisfazioni e felicità”.
Il nonno di Marco I., nonno Tonino:
“Il mio nipotino più piccino,
il più birichino ma con un grande cuoricino
sempre impegnato
ha un gran da fare innato.
ama il cioccolato
e stare sdraiato sul prato
Gioca, ride e sogna
e se lo scopri si vergogna.
Dice sempre: “So’ napoletano
da grande sarò “u capitanu”.
Forse così davvero sarà
perché già alla sua età ha grandi qualità
ed è buono come il babà.
La strada è lunga
ma alla fine la felicità raggiungerà!!!
Ti voglio bene”.
I nonni di Alice S., nonno Michele: “ Da bambino con i miei amici giocavo al “gioco dell’aceto”.
Tracciavamo una linea per terra con un gessetto e poi da 5 o 6 metri di distanza lanciavamo delle
monetine. Chi riusciva ad avvicinarsi di più vinceva tutte le monetine lanciate”. Nonna Lidia:
“ Sono nata in una famiglia numerosa, avevo ben 12 tra fratelli e sorelle e un
ricordo della mia infanzia a me molto caro è legato al rientro dal lavoro
di mio padre. Appena varcata la soglia di casa gli saltavamo tutti addosso
abbracciandolo e lui non aveva abbastanza braccia e gambe per tenerci tutti
quanti stretti a sé. La mia nipotina è dolce, affettuosa e premurosa.
Mi dice sempre: “Nonna, non ti preoccupare io non ti lascerò mai sola”. Nonna Tina: “Un gioco
che facevo con le mie amichette era quello della corda. Mentre due tenevano le estremità della
corda e la facevano roteare, l’altra doveva saltare senza toccarla con i piedi altrimenti perdeva e
toccava ad un’altra saltare. Vinceva chi faceva più salti”. Nonno Totò: “ Con i miei amici
giocavo con “Lu ruculu”.
Il nonno di Gabriele C. “Mi chiamo Salvatore e ho 70 anni. La mia infanzia è coincisa con la fine
della Seconda Guerra Mondiale e dal punto di vista economico è stata molto sofferta perché
avevamo poco e niente anche se i miei genitori hanno sempre lavorato duramente in campagna,
però sono stato lo stesso ricco perché avevo una famiglia unita. A tavola anche se non c’era tanto
si stava insieme e poi mi sono molto divertito con i miei fratelli e sorelle nel costruire la palla fatta
di giornali o di stracci, la carrozzella fatta con un asse di legno e con le ruote prese dai rottami.
Insomma, ci accontentavamo di poco, non come i bimbi di oggi come Gabriele che è un po’
monello e chiede sempre giochini, ma io anche se so di sbagliare, cerco di accontentarlo perché
sento di volergli bene anche più dei miei stessi figli. È un birbantello ma si fa volere bene e auguro
a tutti i bambini un futuro felice”.
Le nonne di Giorgia, nonna Rosaria: “Quando ero piccola giocavo con la mia sorellina Elisabetta
a vendere bottoni, cerniere e tante altre cose perché mia sorella più grande faceva la sarta. Mi
piaceva, anche, imitare la mia maestra della Scuola Elementare. Ci divertivamo con pochi
giocattoli e indossavamo i vestiti e le scarpe della mamma. Penso che la mia nipotina è molto più
capace di quanto lo ero io alla sua età. A volte rimango senza parole per come parla e conosce
tante cose. Sono molto fiera di avere una nipotina sveglia e piena di tante sorprese”. Nonna
Emanuela: “Quando ero piccola andavo a scuola, vicino alla Chiesa Madre, da sola. Allora non
era come adesso che i bambini sono accompagnati dalla mamma. Aspettavamo vicino al portone e
quando suonava la campana entravamo. Al pomeriggio facevamo i compiti, non c’erano giochi e
si giocava a sassolini, con la corda e acchiappa ferro. Giorgia è brava, intelligente, una bambina
molto matura. Quando la sua mamma va al lavoro sta con me e mi fa molta compagnia”.
I nonni di Gabriele L., nonna Beatrice: “Tanto tempo fa gli asili non
esistevano. La mia mamma, essendo una lavoratrice, mi conduceva da una
persona affidabile che accoglieva tanti bambini. Essa non era istruita ma
educava all’ordine e al silenzio, i giochi non esistevano, insegnava, anche,
il ricamo e il cucito”. Nonno Arcangelo: “Quando ero piccolo avevo tanta
voglia di giocare ed ero amante del calcio. Il pallone ce lo costruivamo noi con dei pezzi di stoffa
che legavamo con lo spago. Ti assicuro che era divertente ed ero molto felice”. Nonno Ezio:
“Quando ero piccolo giocavo spesso in mezzo alla strada anche perché automobili se ne vedevano
poche in circolazione. Giocavo a nascondino, a salta ceci, e a fulmine. A scuola i nostri insegnanti
erano molto rigidi ed usavano spesso “bacchettare” noi alunni, però in compenso anche se
usavano dei metodi molto severi, vi era un’educazione migliore rispetto ad oggi”. Nonna
Mariangela: “Sono molto fiera dei miei nipoti. Essere nonna è come essere mamma per la seconda
volta; sono molto gelosa dei miei nipoti e, come si suol dire, “Guai a chi me li tocca”. Mi piace
parlare con loro, farmi raccontare le loro esperienze scolastiche”.
I nonni di Chiara, nonna Rosa: “Io da piccola giocavo fuori al giardino con le mie sorelle a fare le
mamme. Nel pomeriggio andavo da una maestra per imparare a cucire. Oggi sono una nonna a
tempo pieno perché quando mia figlia lavora mi occupo delle mie nipotine. Da quando sono nate
la mia vita è cambiata molto: giochiamo, facciamo i biscotti, racconto le favole”.
Nonno Martino: “Io da piccolo giocavo con i miei amici per strada. Ho iniziato a lavorare da
piccolo per cui la mattina andavo a scuola e il pomeriggio andavo al lavoro. Oggi faccio il nonno
e gioco con le mie nipotine”. Nonna Maria: “Io da piccola giocavo con le mie amiche. Poi essendo
l’unica figlia femmina mia madre mi portava sempre con lei. Oggi sono una nonna di 9 nipotini e
con loro gioco”. Nonno Giuseppe: “Io da piccolo giocavo con i miei amici a pallone ma andavo,
anche, a scuola di cucito. Sì perché avendo 3 sorelle andavo von loro. Oggi sono nonno e gioco
con i miei nipoti”.
La nonna di Emily, nonna Pompea: “Quello che mi è rimasto impresso della mia nipotina è che
quando era molto piccola prese il rossetto e invece di dipingersi le labbra si tinse tutta la faccia di
rosso. Poi quando si vide allo specchio si mise a ridere forte”.
Nonna di Alice C., nonna Antonietta: “Quando avevo circa tre anni, una domenica mattina mi
svegliai e chiamai la mamma, ma i miei due fratelli mi dissero che stava in Chiesa. Io ho chiesto
loro di vestirmi ma loro non hanno voluto. Allora presi il vestitino e le scarpe e uscii per
raggiungere la mamma. La mia casa era distante dalla Chiesa circa
30 metri. La Chiesa era del Salvatore, alle spalle dell’Orologio. La Chiesa
era piena di gente ma io arrivai vicino all’altare. Una signora di vicino casa,
mi vide, mi prese sulle sue ginocchia e mi vestì. Cercò di trattenermi ma io
volevo la mia mamma e me ne andai. Mentre uscivo mi sentii prendere per un
braccio. Mi girai e vidi che era la mia mamma. La mamma si vergognò per quello che era
successo e da quel giorno non mi lasciò più sola”.
I nonni di Domenico, nonno Mimmo e nonna Grazia: “Quando eravamo piccoli non esistevano
molti giochi come adesso. Dividevamo i giochi con i nostri fratelli. La Befana portava la palla e la
pistola ai maschi e la bambola alle femmine. La sera ci riunivamo dai nostri nonni che ci
raccontavano le storielle e giocavamo al gioco dell’oca. Oggi, per noi nonni, il nostro nipotino è
la cosa più cara che abbiamo al mondo. L’amore che proviamo per lui è indescrivibile”.
La nonna di Diego, nonna Uccia: “Quando ero piccola non mi piaceva andare a scuola. Non
prendevo bei voti e allora prima di tornare a casa cancellavo il voto della maestra e ne scrivevo
un altro. Riuscivo così a prendere in giro la mia mamma. Un giorno il mio papà volle controllare i
compiti e si accorse che i voti della maestra erano cancellati. A quel punto si arrabbiò e per
punizione mi portò due giorni in campagna a lavorare il tabacco”.
I nonni di Graziella, nonno Antonio: “Avevo poco più di 4 anni e mio fratello più grande di me
aveva una collezione di fumetti. A me piacevano così tanto che lo costringevo ad insegnarmi le
lettere dell’alfabeto e piano, piano, imparai prima ad unire le lettere e poi a leggere”. Nonna
Carmela: “Avevo sette anni, frequentavo la seconda elementare. Fui scelta per fare l’orfanella
nella recita di Natale. Ero così emozionata che piangevo davvero. Alla fine della recita mi stupii
per gli applausi che ricevetti e il Direttore, contento, mi prese in braccio. In terza elementare fui
costretta a lasciare la scuola perché dovevo badare ai miei fratellini e alla casa. Oggi spero che i
miei nipoti possano studiare perché la scuola è molto importante”.
Nonno di Antonio, nonno Antonio: “Quando ero piccolo mi costruivo da solo, con il legno, le
pistole, le fionde, le spade e anche i carrettini per prendere l’acqua dalla fontana. Giocavo fino a
sera con le biglie, le figurine e a nascondino”.
Questi racconti sono stati letti a tutti i bambini. Le maestre hanno invitato i nonni disponibili a
ritirare il regalo per la loro festa.
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