Obiettivi di apprendimento
Teorie delle subculture
delinquenziali
Teorie interazioniste
Teoria dell’etichettamento
Nuovo realismo di sinistra
Teorie del controllo
Le strategie di prevenzione
18/05/2012
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GIULIANA MANDICH CORSO DI SOCIOLOGIA
Approccio sociologico / Teorie
funzionaliste
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La devianza viene definita in riferimento alle subculture di gruppi, i quali adottano norme che incoraggiano o premiano il comportamento criminale.
A. Cohen: le risposte devianti alla tensione tra valori e mezzi sono mediate dai gruppi sociali. I ragazzi del ceto operaio più povero, frustati nella loro condizione di vita, tendono a organizzarsi in subculture delinquenziali.
Subculture delinquenziali
Le sottoculture delinquenti sono un prodotto del CONFLITTO tra cultura della classe operaia e cultura della classe medio-borghese;
FRUSTRAZIONE generato da un conflitto tra la cultura familiare e quella ufficiale ricevuta a scuola (quest'ultima di tipo borghese);
I ragazzi vorrebbero raggiungere i valori e le mete della classe media, ma sono MAL EQUIPAGGIATI;
Si genera un processo di FORMAZIONE REATTIVA: avvertono, sul piano comportamentale i valori della classe media mentre formano una sottocultura che rappresenta la negazione dei valori borghesi.
il meccanismo psicologico che conduce i ragazzi a risolvere i loro problemi di status (accettazione, rilevanza, relazionalità) all'interno della gang.
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Subculture delinquenziali Cloward e Ohlin
1. Sottocultura criminale: tipo de aggregazione che accentua l'attività illecita finalizzata al guadagno economico (il racket, le organizzazioni di stampo mafioso); si sviluppa laddove esiste una struttura di opportunità illegittime fortemente organizzata
2. Sottocultura conflittuale: enfatizza la lotta, anche violenta
fra le bande giovanili per un'affermazione di status; è tipica dello
slum disorganizzato (quartiere degradato di transizione,
multirazziale) dove non è presente né una vera struttura di
opportunità legittime né illegittime e praticamente assente una
cultura dominante
3. Sottocultura rinunciataria: accentua l'uso e lo spaccio di
droga (drogati, vagabondi, alcolizzati cronici) è presente un po’
ovunque come segno di disagio sociale di alcuni cittadini.
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Approccio sociologico / Teorie interazioniste
Le teorie interazioniste concepiscono la devianza come un fenomeno socialmente costruito. Esse si interrogano sul modo in cui i comportamenti vengono definiti devianti e sul perché certi gruppi e non altri sono etichettati come devianti.
Fra i principali esponenti:
- E.H. Sutherland:associazione differenziale;
- H. Becker: teoria dell’etichettamento.
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Associazione differenziale E.H.
Sutherland
In una società che ospita molte subculture diverse, solo alcuni ambienti sociali tendono a incoraggiare la criminalità.
Gli individui diventano criminali associandosi ad altri che sono portatori di norme criminali.
Il comportamento criminale viene appreso soprattutto all’interno dei gruppi primari, in particolare il gruppo dei pari.
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Teoria dell’etichettamento
La devianza è interpretata come un processo di interazione tra devianti e non devianti.
Le etichette che definiscono le varie categorie di devianza esprimono la struttura di potere della società.
H. Becker: “il comportamento deviante è il comportamento così etichettato”.
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Il comportamento deviante non è il fattore determinante nella trasformazione di un individuo in ‘deviante’; piuttosto vi sono processi non collegati al comportamento stesso che esercitano una grande influenza sull’etichettamento (es. abbigliamento, modo di parlare, paese di origine).
Teoria dell’etichettamento
L’etichettamento non condiziona solo il modo in cui si è
visti dagli altri, ma anche la concezione di sé.
E. Lemert
La devianza è un fatto comune e solitamente senza conseguenze per gli individui.
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Devianza primaria Devianza secondaria
È l’atto iniziale di trasgressione. Solitamente
rimane ‘marginale’ sul piano dell’identità individuale.
Si ha quando l’individuo accetta l’etichetta che gli è stata imposta, vedendo se
stesso come ‘deviante’.
Approccio sociologico / Teorie del
conflitto
Gli studi collegati al filone della nuova criminologia
allargano il dibattito su criminalità e devianza fino
ad abbracciare temi riguardanti la giustizia
sociale, il potere e la politica.
Essi mettono in evidenza che il comportamento
criminoso si verifica a tutti i livelli della società e
deve essere compreso nel contesto delle
disuguaglianze e dei conflitti di interesse tra
gruppi sociali.
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la considerazione della devianza come comportamento scelto attivamente dagli individui per reazione alle disuguaglianze del sistema capitalistico
l’influsso dei media nella percezione della
criminalità (ad esempio associazione
criminalità/immigrazione)
la formazione e l’uso della legge nella
società. Anche le leggi risentono degli squilibri di
potere all’interno della società.
Approccio sociologico Teorie del conflitto
Nuovo realismo di sinistra
Secondo questo approccio, le subculture criminali nei centri urbani non nascono dalla povertà, ma dalla mancanza di inserimento sociale.
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La criminologia deve impegnarsi sui problemi concreti del controllo della criminalità e della politica sociale; inoltre deve:
- avere un atteggiamento più sensibile nei confronti della comunità;
- dare più voce ai cittadini in merito alle priorità del controllo nell’area in cui vivono;
- sviluppare politiche di intervento ‘minimali’ attraverso funzionari di polizia locali, responsabili verso i cittadini;
- prestare attenzione alle vittime dei reati e alle indagini sulla vittimizzazione.
Approccio sociologico Teorie del controllo
La teoria del controllo ribalta il punto di partenza della
sociologia. Invece di chiederci perché alcuni individui
violano le norme, chiediamoci perché la maggior parte
delle persone non commette atti devianti?
La risposta è che avendone l’opportunità tutti
metterebbero in atto comportamenti devianti:
è il controllo sociale ciò che impedisce alle persone
di violare le norme.
Questi controlli saranno tanto più efficaci quanto più
forti sono i vincoli che legano gli individui alla
società.
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Hirschi individua quattro tipi di vincoli che legano l’individuo alla società, promuovendo così un comportamento rispettoso della legge:
- l’attaccamento: vincolo di tipo affettivo;
- l’impegno: vincolo di tipo materiale;
- il coinvolgimento: vincolo di tipo temporale;
- le credenze: vincolo di tipo morale.
L’occasione fa l’uomo ladro
Per alcuni teorici del controllo, l’aumento dei reati deriva dall’aumento delle occasioni favorevoli alle attività criminose.
Per contrastare questo sviluppo negli ultimi anni si sono adottati due tipi di politiche:
- protezione del bersaglio: rende più difficile compiere il reato;
- tolleranza zero: mantenimento dell’ordine sociale.
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strategie di riduzione criminalità
La protezione del bersaglio
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Un elemento centrale di queste politiche è la protezione
del bersaglio, che dovrebbe rendere più difficile il reato
intervenendo direttamente sulle situazioni criminogene.
In questo solco si inserisce la strategia della cosiddetta
tolleranza zero, che insiste sulla necessità di
mantenimento costante dell’ordine per prevenire reati di
maggiore gravità e si basa sulla repressione di qualsiasi
sintomo di disordine dalla piccola criminalità ai
comportamenti devianti come il vagabondaggio,
l’ubriachezza, il vandalismo, l’accattonaggio.
strategie di riduzione criminalità:
prevenzione situazionale
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Viene definita con il termini di prevenzione situazionale l’insieme di tecniche di facile introduzione (sia attraverso una maggior presenza di operatori della sicurezza che di tecniche di videosorveglianza) che hanno la finalità di ridurre le opportunità criminali rendendo il crimine più difficile e rischioso in alcune aree. Queste tecniche hanno il grande vantaggio di rassicurare immediatamente i cittadini.
Questa forma di prevenzione non elimina il problema della criminalità, ma semplicemente lo sposta: si rende più sicura un'area a scapito di quelle circostanti in cui invece i reati in genere aumentano.
strategie di riduzione criminalità:
prevenzione situazionale
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Complessivamente questo tipo di approccio è stato criticato perchè: non elimina le cause
della devianza crea una società
blindata, e quindi poco aperta minando le basi della coesione sociale
strategie di riduzione criminalità:
la teoria della finestra rotta
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Una diversa strategia di riduzione della criminalità punta sulla ricostruzione del senso di comunità.
Il fulcro della teoria si basa sull'assunto che la criminalità è l'inevitabile risultato del disordine: se una finestra è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti concluderà che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. Nel quartiere inizia un processo di degrado che comporta l’esodo dei residenti rispettabili e l’isolamento blindato di quelli che non possono permettersi di cambiare quartiere. Questo comporta la rinuncia al reciproco sostegno e la disgregazione dei controlli sociali che contribuiscono a difendere la comunità.
Teoria della finestra rotta
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Elaborata da un gruppo di ricercatori dell'Istituto di scienze sociali e comportamentali
dell'Università di Groningen (James Wilson e George Kelling). Secondo questa teoria anche il più piccolo segno di disordine, come appunto una finestra rotta, può contribuire alla probabilità che una persona si comporti in modo illegale o immorale in quel contesto.
Sono stati fatti alcuni esperimenti per mettere alla prova la teoria poi pubblicati sulla rivista Science.
Esperimento della bicicletta
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Uno di questi esperimenti
era ambientato in un centro
commerciale, in particolare
in un vialetto in cui i clienti
parcheggiavano le loro
biciclette prima di andare a
fare compere.
Nel manubrio di ogni
bicicletta venne posto un
fogliettino pubblicitario
legato con un elastico.
Esperimento della bicicletta
I ricercatori lasciarono i muri del vialetto puliti per metà dei “testati”,
tra i clienti che non vedevano graffiti sul muro solo il 33% gettò la carta a terra
per l’altra metà i muri erano sporchi di graffiti
Ben il 69% clienti che vedevano i muri sporchi di graffiti gettarono la carta a terra
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Esperimento del passaggio pedonale
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In un altro esperimento ambientato in un parcheggio, uno dei passaggi pedonali era stato bloccato con delle ringhiere temporanee e una segnaletica che indicava ai clienti che tornavano alle macchine di non usare questo passaggio ma uno più in là. Lo spazio tra le ringhiere permetteva comunque il passaggio. Un altro cartello sempre sulle ringhiere vietava invece ai ciclisti di legare le loro biciclette su di esse.
Esperimento del passaggio
pedonale
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La metà dei clienti trovava biciclette parcheggiate vicino le ringhiere mentre l’altra metà le trovava legate ad esse proprio come invece vietava il cartello.
Ebbene, nel primo caso solo il 27% non ascoltò le
indicazioni del cartello e passò tra le ringhiere
contro un incredibile 82% dell’altro gruppo.
New york
Negli anni ’90 il sindaco di New York
Rudoph Giuliani decise di dare fiducia
alla teoria della Finestra Rotta.
Il sindaco decise quindi di cominciare a
non tollerare neanche i più piccoli segni
di vandalismo e fece pulire i graffiti sui
muri, applicò pene severe per reati minori
come il mancato pagamento del biglietto
della metropolitana e una maggiore
pulizia delle strade.
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