P O N T I F I C I A C O M M I S S I O C O D I C I I U R I S C A N O N I C I

R E C O G N O S C E N D O

VOL. XIII

1981

- N. 2

C O M M Ü N I C A T I O N E S PONTIFICIA COMMISSIO CODICI IURIS

CANONICI RECOCNOSCENDO

PIAZZA PIO XII, io - 00193 ROMA

NUM. 2 DECEMBRI 1981

E X ACTIS IO ANNI S PAULI PP. I I

Allocutio Ad Sodales, Consultores et Officiales Pont. Commissionis Codici Iuris Ca-

nonici recognoscendo 255

ACTA COMMISSIONIS

I. Sessionis Plenariae Celebratio 259

II . Opera Consultorum in recognoscendis Schematibus canonum

1. Schema « De Populo Dei » 271 2. Schema « De Institutis vitae consecratae per professionem consilio-

rum evangelicorum » 325 3. Schema « De Sacramentis » 408

DOCUMENTA

I. A Cardinali Praeside describi tur et examinatur votum a Patribus una-nimiter datum in Plenaria nostrae Commissionis 444

II . Cursus renovationis canonicae pro Iudicibus in Universitate Gre-goriana inauguratio 447

III . In XI Colloquio Iuris Europaei Messanae habito. Rev.muj Aemilius Eid, nostrae Commissionis Consultor, et S. Sedis Observator, orationem habuit « De problematibus iuridicis circa paria » 450

IV. Card. P. Felici Centenarium Annum ab ortu Ioannis X X I I I commemorat 460

V. Summus Pontifex commemorat bismillesimum annum ab obitu Vergilii 463 Hexametri in honorem Ioannis Pauli I I a Card. P. Felici oblati . . . 466

VI. Summus Pontifex participes X I Cursus renovationis canonicae pro Iudici-bus alloquitur 467

NOTITIAE 470

ACTA COMMISSIONS 111

I I

O P E R A C O N S U L T O R U M

I N R E C O G N O S C E N D I S S C H E M A T I B U S C A N O N U M

1

S C H E M A « D E P O P U L O D E I »

( E S A M E DELLE OSSERVAZIONI FATTE ALLO SCHEMA)

SESSIONE Vi l i

(8 -16 maggio 1 9 8 0 )

Dall'8 al 16 maggio 1980 ha avuto luogo, nella sede di questa Pontificia Commissione, la V i l i Sessione del gruppo di studio costi-tuito per l'esame delle osservazioni trasmesse dagli Organi consultivi circa lo schema « De Populo Dei » (cf. Communicationes, 13, 1981, pp. 111-151).

Presiedono le riunioni il Cardinale Pericle Felici, Presidente della Pontificia Commissione e S. E. Möns. Rosalio José Castillo Lara, Se-gretario. È Relatore il Rev.mo Möns. Guglielmo Onclin, Segretario Aggiunto. Gli attuari sono i Rev.di D. Giuliano Herranz e Möns. Ni-cola Pavoni, aiutanti di studio della medesima Commissione.

Sono inoltre presenti: S. E. Möns. Guglielmo M. van Zuylen, Ve-scovo di Liegi, Möns. Klaus Mörsdorf, Rev.mo Don Alvaro del Portillo, Möns. Vladislao Bavdaz, Möns. Emilio Eid, Rev.do Winfried Aymans e l'Ili.mo Prof. Pietro Gismondi.

Seduta dell'8 maggio 1 9 8 0

In questa sessione si continua l'esame dei canoni riguardanti l'Ar-ticolo IX, che tratta delle Parrocchie e dei Parroci, iniziato nella pre-cedente sessione.

Can. 355 (CIC 454)

Qui in paroecia pastorali curae praeficitur qua paroeciae parochus, ad indeterminatum tempus nominetur; ad certum tamen tempus ab Epi-scopo dioecesano nominari potest, si ita ab Episcoporum Conferentia regionis, per decretum ad normam can. 205 editum, permissum fuerit.

4 COMMUN ¡CATIONES

Mons. Segretario di fronte ad un Organo consultivo che sostiene che il parroco deve essere nominato sempre per un tempo determi-nato, dichiara che il parroco deve godere di una certa stabilità e non deve essere lasciato in balìa delle decisioni del Vescovo. Sostiene anche che la stabilità può coesistere con il concetto di tempo definito, perché « stabilitas » significa non che debba essere nominato per un tempo indefinito, ma che, « eo durante non debet amoveri ». Sostiene anche che per la definizione del tempo debba intervenire la Conferenza Epi-scopale e non debba essere lasciata alla volontà del solo Vescovo.

Il Relatore concorda con Mons. Segretario affinché l'espressione circa la Conferenza Episcopale debba essere mantenuta nel testo, giac-ché sussiste sempre la possibilità di una nomina « ad tempus » e la Conferenza Episcopale deve equilibrare l'autorità del Vescovo.

Il quinto Consultore sostiene che debba essere mantenuto il con-cetto di stabilità secondo la linea del Codice vigente, in cui si afferma che la stabilità è un punto basilare; ciò però non impedisce che un parroco, « ad normam iuris », possa essere rimosso. Inoltre è meglio adoperare la parola « stabiles », piuttosto che la frase « ad indetermi-natum tempus », che è una formula negativa.

Il secondo Consultore è dello stesso parere e nemmeno lui gra-disce l'espressione del testo « ad indeterminatum tempus ». Dichiara che la precarietà di un parroco può influire negativamente anche nelle vocazioni sacerdotali.

Mons. Segretario propone di sopprimere la prima parte del cano-ne: « qui in paroecia ... nominetur », perché sostanzialmente viene ripetuta la definizione del parroco già data nel can. 349, pertanto lo stesso propone il testo così emendato:

« Parochus stabilitate gaudeat oportet ideoque ad tempus indefi-nitum nominetur; ad certum tempus tantum ab Episcopo dioecesano nominari potest, si id ab Episcoporum Conferentia regionis, per decre-tum ad normam can. 245, § 1, admissus fuerit ».

La nuova formulazione del testo viene unanimemente approvata.

Can. 356 (CIC 455-456)

§ 1. Ius nominandi et instituendi parochum competit Episcopo dioecesano, non autem, nisi de speciali mandato, Vicario generali aut episcopali.

§ 2. Parochum libere nominat Episcopus dioecesanus, salvo prae-scripto § 3; in iisdem tamen designandis Episcopus rationem habeat

ACTA COMMISSIONS 111

necessitatimi pastoralium paroeciae; quare vicarium foraneum consulat et, si id opportunum duxerit, de necessitatibus paroeciae deque dotibus specialibus personae ad curam pastoralem in paroecia de qua agitur exercendam requisitis, audiat certos presbyteros, immo vel christifideles laicos sapientia praestantes.

§ 3. Salvo iure particulari salvisque conventionibus legitime inter Episcopum dioecesanum et Moderatorem competentem Instituti vitae consecratae aut clericorum Societatis initis, ad paroeciam alicui sodali Instituti aut Societatis concredendam, sive paroecia Instituto Societative commissa sit ad normam can. 353 sive non, idem Moderator secundum Constitutiones competens sacerdotem sui Instituti aut Societatis prae-sentat Episcopo dioecesano; qui, servato praescripto § 2, institutionem concedit.

Al § 1 Mons. Segretario propone di sopprimere la seconda parte che ri-

guarda i Vicari Generali ed episcopali, perché, secondo quanto è stato stabilito nelle Norme Generali, quando si dice « Episcopus dioecesa-nus », vengono anche compresi coloro dei quali si parla al can. 217, ma si escludono i Vicari; quando si dice « Ordinarius loci », si inclu-dono i Vicari Generali ed i Vicari episcopali.

Concordano tutti.

Il secondo Consultore propone di aggiungere, dopo « instituendi », l'espressione « vel confìrmandi », per i casi in cui il parroco viene eletto.

Concordano tutti.

Il Relatore propone di aggiungere una espressione che salvaguardi la libertà del Vescovo nel conferire una parrocchia e propone che il § 1 sia così formulato:

« Firmo praescripto can. ... provisio parochi ofEcii Episcopo dioe-cesano competit et quidem libera collatione, nisi cuidam sit ius prae-sentationis aut electionis ».

Su questo testo, proposto dal Relatore, sono tutti d'accordo.

Al § 2 Mons. Segretario preferisce il seguente testo, proposto da un Or-

gano consultivo: « Episcopus dioecesanus libere vacantem paroeciam illi conferai,

quem, omnibus perpensis adiunctis, idoneum aestimet ad paroecialem

274 COMMUN ¡CATIONES

curam in eadem implendam, omni personarum acceptione seclusa; de idoneitate aptas investigationes instituat ».

Il testo che ripete sostanzialmente il can. 359, § 1, potrebbe essere integrato con la seguente aggiunta: « ut de idoneitate iudicet, audiat vicarium foraneum ».

Così facendo, cadrebbe il can. 351 § 1, il cui § 2 già è stato ri-messo come § 3 del can. 354.

Il Relatore circa il § 2 pensa che almeno la sostanza del canone deve essere mantenuta, perché tratta della specifica idoneità necessaria per la cura di una parrocchia. Il testo sopra riportato di un Organo consultivo deve essere integrato. Non basta che sia ascoltato il Vicario foraneo circa l'idoneità del futuro parroco, è bene sentire anche altri sacerdoti ed, in particolari circostanze, anche i laici.

Il quinto Consultore propone che si dica: « Episcopus ... iIli libere conferai ... », al posto di « ... conferai illi quem ... ».

Sentite le varie osservazioni, Mons. Segretario, insieme al Relatore, propone il seguente testo, da porsi come nuovo can. 356 bis:

« Vacantem paroeciam Episcopus dioecesanus conferai illi quem, omnibus perpensis adiunctis, aestimet idoneum ad paroecialem curam in eadem implendam, omni personarum acceptione seclusa; ut de idoneitate iudicet, audiat vicarium foraneum aptasque investigationes peragat, auditis, si casus ferat, certis presbyteris necnon christifidelibus laicis ».

Tutti accettano questo nuovo testo. Il Relatore propone che si faccia un § 2, dove si tratti delle qua-

lità necessarie al futuro parroco. Mons. Segretario non lo ritiene necessario: il Vescovo conosce le

necessità della parrocchia e conseguentemente sa quali debbono essere le qualità necessarie al futuro parroco.

Al § 3

Mons. Segretario propone che venga semplificato nel seguente mo-do: « Salvo iure particulari salvisque legitimis conventionibus ad col-lationem paroeciae sodali Instituti vitae consecratae aut clericorum So-cietatis serventur praescripta can. 101, § 1 (De Institutis vitae con-secratae ...) ».

Nel can. 101, § 1 si trovano già le norme adeguate. Concordano tutti sul nuovo testo semplificato.

ACTA COMMISSIONS 111

Can. 357 (CIC 455, § 2)

Sede vacante aut impedita ad normam cann. 330 et 334, ad Admi-nistratorem dioecesanum aliumve dioecesim ad interim regentem per-tinet:

1° vicarios paroeciales constituere, ad normam cann. 377-382; 2° institutionem concedere sacerdoti sodali Instituti vitae con-

secratae aut Societatis clericorum, ad paroeciam praesentato a Modera-tore ad normam can. 356, § 3;

3° parochos nominare, si sedes ab anno vacaverit aut impedita sit.

Mons. Segretario propone di sopprimere: a) « ad normam cann. 330 et 334 » nella parte introduttiva,

perché è una espressione pleonastica; b) tutto il n. 1, perché se ne parla nella parte riguardante i vi-

cari parrocchiali. Propone inoltre di semplificare nel seguente modo il n. 2 che di-

venta n. 1 : « institutionem vel confirmationem concedere sacerdoti ad paroeciam legitime praesentato aut electo ».

Il n. 3 diventa n. 2 e rimane come è. Tutti concordano con le suddette proposte.

Can. 358 (CIC 458)

Vacanti paroeciae curet Episcopus dioecesanus providere ad nor-mam can. (De normis generalibus, can. 125), nisi peculiaria locorum aut personarum adiuncta, prudenti Episcopi iudicio, collationem officii paroecialis differendum suadeant.

Il testo viene unanimemente soppresso, perché la norma si trova nelle « Norme Generali ».

Can. 359 (CIC 459)

§ 1. Episcopus dioecesanus vacantem paroeciam illi conferai quem, omnibus perpensis adiunctis, idoneum aestimet ad paroecialem curam in eadem implendam, omni personarum acceptione seclusa.

§ 2. Ut quis ad officium parochi promoveatur, oportet ut, modo ab Episcopo dioecesano determinato, studia frequentaverit de doctrina Chri-stiana deque muneribus parocho propriis, atque per examen cui subiici-tur de eius habilitate ad hoc officium implendum habeatur probatio, nisi in casu particulari aliunde de eiusdem habilitate certo constet.

276

Il testo, con opportune integrazioni, diventa in parte il can. 356 bis, ed in parte il § 1 diventa § 3 del can. 354.

Can. 360 (CIC 460)

§ 1. Parochus ad normam can. (De nor mis gener alibus, can. 126) unius paroeciae tantum ut proprius pastor curam paroecialem habeat; ob penuriam tamen sacerdotum aut alia adiuncta possunt, saltern pro tempore, quaedam paroeciae ab Episcopo dioecesano aeque principali-ter uniri.

§ 2. In eadem paroecia unus tantum habeatur parochus aut mode-rator ad normam can. 349, § 2, reprobata contraria consuetudine et revocato quolibet contrario privilegio.

Al § 1

Möns. Segretario propone quanto segue: a) sopprimere « ad normam can. 126 »; b) secondo quanto proposto in una osservazione, per chiarezza

di esposizione, cambiare l'ultima parte dopo « alia adiuncta » nel se-guente modo: « . . . plurium vicinarum paroeciarum cura eidem parodio concredi potest ».

Al § 2 si deve dire « ad normam can. 349, § 1 » al posto di § 2. Tutti sono d'accordo con le suddette proposte.

Can. 361 (CIC 461)

§ 1. Qui ad curam pastoralem paroeciae gerendam nominatus aut institutus est, eandem obtinet a momento captae possessionis; ante actum possessionis capiendae, aut in ipso, fidei professionem edere debet de qua in can. (De Ecclesiae munere docendi, can. 85, n. 6).

§ 2. Parochum in possessionem mittit loci Ordinarius aut sacerdos ab eodem delegatus, servato modo lege particulari aut legitima consue-tudine recepto; iusta tamen de causa potest idem Ordinarius ab eo modo dispensare; quo casu dispensatio paroeciae communicata locum tenet captae possessionis.

§ 3. Loci Ordinarius praefiniat tempus intra quod paroeciae pos-sessio capi debeat; quo inutiliter praeterlapso, nisi iustum obstiterit impedimentum, paroeciam vacare declaret, ad normam can. (De nor mis generalibus, can. 170, § 1, 4°).

ACTA COMMISSIONS 111

Al § 1

Mons. Segretario propone di sopprimere la seconda parte, « ante actum ... », perché è una ripetizione di quanto si dice nel can. 85, n. 6 del « De Ecclesiae munere docendi »; la « fidei professio » è grave obbligo, ma non è una condizione della validità della presa di possesso.

Concordano tutti.

Al § 2

Il quinto Consultore nota che la dispensa non può sostituire la « capta possessio », ma la « immissio in possessionem », pertanto l'ul-tima riga del testo non gli sembra precisa.

Il Relatore non vede la differenza di cui parla il quinto Consul-tore e preferisce il testo così com'è.

Tutti concordano perché il testo rimanga com'è.

Al § 3

Mons. Segretario ne propone la soppressione, perché anche nelle Norme Generali (can. 170) è stato soppresso. Inoltre non sarebbe ne-cessario dire che in questo caso « paroecia vacat ».

Secondo il secondo Consultore la norma è necessaria per definire la condizione giuridica di una parrocchia il cui parroco nominato non voglia prendere possesso.

Mons. Segretario accetta la proposta del secondo Consultore e propone di dire « declarare potest » al posto di « declaret » e di sop-primere « ad normam ... ».

Il testo viene pertanto approvato con le proposte di Mons. Segre-tario.

Can. 362 (CIC 467, 468, 469)

§ 1. Parochus obligatione tenetur providendi ut integrum verbum Dei in paroecia sibi commissa degentibus annutietur; quare curet ut christifideles in fidei veritatibus recte edoceantur, praesertim homilia diebus dominicis et festis in regione de praecepto habenda, ad normam can. (De Ecclesiae munere docendi, can. 19) necnon catechetica insti-tutione tradenda, ad normam cann. (De Ecclesiae munere docendi, cann. 23; 25; 28, § 1 et 31), utque opera foveat quibus in universis actionibus suis spiritu evangelico imbuantur; atque omni ope satagat,

278 COMMUN ¡CATIONES

adsociata etiam sibi eorundem christifidelium opera, ut nuntius evan-gelica ad eos quoque perveniat, qui a religione colenda recesserint aut veram fidem non profitentur.

§ 2. Quo munus sanctificationis debite expleat, consulat ut Eucha-ristica celebratio centrum sit congregationis fidelium paroecialis; adla-boret ut christifideles, quibus quidem legitime petentibus sacramenta administrare debet, per ritam et devotam eorum receptionem pascantur utque ad SS. Eucharistiae necnon Paenitentiae sacramenta frequenter accedant; satagat ut iidem conscie et actuose partem habeant in Sacra Liturgia, quam quidem, sub auctoritate Episcopi dioecesani, parochus in paroecia moderari debet et in qua abusus ne irrepant invigilare tenetur.

Mons. Segretario è del parere che il testo debba essere rivisto perché così com'è non coglie l'essenza della funzione del parroco. Non si dice niente nel testo delle varie forme di associazioni, dell'educazione dei giovani, delle relazioni con i fedeli e della collaborazione che do-vrebbe dare al proprio Vescovo.

Il terzo Consultore concorda con Mons. Segretario e propone che venga assunto il testo suggerito da un Organo consultivo.

Il quinto Consultore propone anche che si parli nel testo di coloro che hanno particolare bisogno della cura pastorale del parroco.

Anche il secondo Consultore crede che questo canone sia molto importante e il testo debba essere migliorato; ricorda che nella par-rocchia, in modo concreto, si rende visibile la Chiesa di Cristo, e questo nel canone va detto.

Il Relatore propone il testo seguente:

« § 1. Parochus obligatione tenetur providendi ut Dei verbum in-tegre in paroecia degentibus annuntietur; quare curet ut christifideles in fidei veritatibus edoceantur, praesertim homilia diebus dominicis et festis in regione de praecepto habenda, ad normam can. 19 (De mu-nere docendi) necnon catechetica institutione tradenda, ad normam cann. 23, 25 § 1 et 31 (De munere docendi) atque foveat opera quibus spiritus evangelicus, etiam ad iustitiam socialem quod attinet promo-vetur; peculiarem curam habeat de puerorum iuvenumque educatione catholica; omni ope satagat, adsociata etiam sibi eorumdem christifi-delium opera, ut nuntius evangelicus ad eos quoque perveniat qui a religione colenda recesserint ut qui veram fidem non profitentur.

ACTA COMMISSIONS 111

§ 2. Consulat parochus ut Eucharistica celebrano centrum sit con-gregationis fidelium paroecialis; adlaboret ut chris tifideles, quibus id legitime petentibus sacramenta administrare debet, per devotam eorum receptionem pascantur, in specie ut frequenter ad SS. Eucharistiae et Paenitentiae sacramenta accedant; adnitatur item ut iidem conscie et actuóse partem habeant in Sacra Liturgia, quam quidem, sub aucto-ritate Episcopi dioecesani, parochus in sua paroecia moderari debet et in qua abusus ne irrepant invigilare tenetur ».

Al § 1

Mons. Segretario propone che vengano soppressi i riferimenti e l'espressione « in regione » dopo la parola « festis ».

Concordano tutti. Il secondo Consultore non gradisce l'espressione « ad iustitiam so-

cialem ». Lo spirito evangelico si riferisce a tutto, anche alla giustizia sociale. Parlare solo e in modo specifico di giustizia sociale potrebbe favorire il pericoloso orientamento sociologico di certi ambienti cle-ricali.

Mons. Segretario nota che con la parola « etiam » si delimita bene l'importanza della giustizia sociale e nel testo è chiaro che la giustizia sociale non coincide con tutta la vita della Chiesa.

Il testo pertanto piace com'è, con i suggerimenti proposti da Mons. Segretario.

Al § 2

Mons. Segretario propone di sopprimere la parola « celebratio » ( I a riga) perché l'Eucarestia comprende non solo la celebrazione ma anche il culto. È meglio dire solamente « SS. Eucharistia ».

Il primo Consultore concorda con Mons. Segretario perché in certe regioni il parroco non può celebrare sempre, data la scarsità del clero e le grandi distanze; ed i fedeli si radunano da soli attorno all'Euca-restia per pregare.

Anche gli altri Consultori accettano l'emendamento proposto da Mons. Segretario.

Mons. Segretario propone anche di sopprimere l'espressione « qui-bus quidem legitime petentibus Sacramenta administrare debet », l'espressione infatti appare pleonastica.

Concordano tutti.

COMMUN ¡CATIONES

Il primo Consultore propone anche che venga soppressa l'ultima frase « in qua abusus ne irrepant invigilare tenetur », perché circa il compito della vigilanza si parla in altra parte del Codice. Gli altri sono contrari.

Mons. Segretario non gradisce l'espressione « moderari debet » per-ché l'espressione « moderari » significa fare le leggi liturgiche, compito che non appartiene al parroco ma al Sommo Pontefice o al Vescovo. Il parroco ha solo il compito di esigere che vengano rispettate le leggi liturgiche.

Il secondo e il sesto Relatore sono del parere che il verbo « mode-rari » debba rimanere; bisogna far in modo che vengano evitati abusi nella liturgia ed in questo senso il verbo « moderari » è opportuno.

Tutti i Consultori concordano che il testo rimanga com'è sia per l'espressione « invigilare » sia per la parola « moderari ».

Mons. Segretario propone di aggiungere dopo « iidem » (4a riga) la frase: « ad orationem etiam in familiis peragendam ducantur ».

Concordano tutti, data l'importanza della preghiera nelle famiglie, luogo importante per educare i giovani alla preghiera.

Il Relatore, per evitare la parola « moderari » che si può prestare al significato a cui si riferiva Mons. Segretario, propone di cambiare l'ultima parte con la seguente espressione da porsi dopo le parole « in S. Liturgia »: « cuius ordinatio a legitima Auctoritate statuta ut ser-vetur curare debet ».

La proposta viene respinta da 4 Consultori contro 3, pertanto il testo dell'ultima parte rimane com'è.

Can. 362 bis

« § 1. Officium pastoris sedulo ut adimpleat, parochus obligatione tenetur prò posse curandi ut fideles sibi commissos cognoscat; ideo eorundem domos visitet, eorum etiam sollicitudines, angores et luctus praesertim participans et eos in adversis sustentans necnon, si in qui-busdam defecerint, prudenter eos corrigens; peculiari diligentia prose-quatur pauperes et aegrotantes, afìlictos, solitarios, e patria exsules quo-que itemque peculiaribus difficultatibus gravatos, eos in Domino con-fortans; adlaboret etiam ut coniuges et parentes ad officia propria im-plenda sustineantur et in familia vitae christianae incrementum foveat.

§ 2. Propriam quam christifideles laici in missione Ecclesiae habent partem parochus agnoscat et promoveat, consociation^s eorundem ad fines religionis fovens. Cum proprio Episcopo et cum dioecesis presby-

280

ACTA COMMISSIONS 111

terio cooperetur, adlaborans etiam ut fideles communionis paroecialis curam habeant itemque ut tum dioecesis tum Ecclesiae universae mem-bra se sentiant operaque ad eandem communionem promovendam par-ticipent vel sustineant ».

Il testo del canone viene approvato all'unanimità.

Seduta del 9 maggio 1 9 8 0

Can. 363 (CIC 462)

Functiones ab ipso parocho implendae, ab aliis autem nonnisi eodem consentiente exercendae, praeter alias iure particulari determinatas, sunt sequen tes:

Io administratio forma sollemniore baptismi; 2° Sanctissimae Eucharistiae publica ad infirmos in propria pa-

roecia delatio; 3° administratio sacramenti confirmationis iis qui in periculo

mortis versantur, ad normam can. [De Sacramentis, can. 42, n. 2); 4° administratio Viatici necnon unctionis infirmorum, salvis nor-

mis pro Institutis vitae consecratae probatis, atque apostolicae bene-dici ionis impertitio;

5° denuntiatio de recipiendis sacris ordinibus atque de ineundis nuptiis praescripta; assistentia matrimoniis et benedictio nuptiarum;

6° persolutio funerum; 7° benedictio domorum ad normam librorum liturgicorum, sab-

bato sancto aliove, pro locorum consuetudine, tempore; 8° fontis baptismalis tempore paschali benedictio, ductus proces-

sionum extra ecclesiam necnon benedictiones extra ecclesiam sollemnes; 9o celebratio Eucharistica sollemnior cum homilía diebus domi-

nicis et festis de praecepto.

Mons. Segretario presenta le seguenti osservazioni al testo del ca-none:

— molte norme sono state già espresse nel libro dei Sacramenti; per es.: le norme che riguardano la Cresima e il Viatico;

— la concezione di funzioni riservate al parroco non è più soste-nibile. Non è infatti necessario che le funzioni fatte in parrocchia debbano essere fatte sempre e solo dal parroco.

282 COMMUN ¡CATIONES

Circa il n. 2: « Publica delatio SS. Eucharistiae » non si fa più nelle città.

Circa il n. 3: la norma è espressa meglio nel « De Sacramentis ». Circa il n. 4: la norma è migliore nel « De Sacramentis ». Circa il n. 5: rimanga solo « assistentia matrimoniis et benedictio

nuptiarum ». Circa il n. 6: è incerto. Circa il n. 7: la benedizione delle case non è una norma univer-

sale e quindi si può sopprimere. Circa il n. 9: non si può più sostenere perché tutte le celebra-

zioni sono solenni e con l'omelia.

Il secondo Consultore preferisce che il testo sia mantenuto sia pure con le dovute osservazioni. Crede sia opportuno riservare al parroco tutte le principali funzioni religiose che vengono svolte nell'ambito della sua parrocchia onde meglio prevenire ed evitare abusi.

Il Relatore afferma che nel canone è sufficiente dire che il parroco è responsabile di tutta la vita religiosa che si svolge nell'ambito della sua parrocchia.

Mons. Segretario concorda con il Relatore ed aggiunge che la re-sponsabilità del parroco non deve consistere in una « reservatio ». Tutti gli istituti e le varie associazioni nonché le rettorie approvate dal Vescovo possono fare manifestazioni religiose. Bisogna considerare la questione anche dal punto di vista dei diritti dei fedeli, che possono liberamente scegliere, perché la potestà del parroco non è omnimoda. Propone di dire nel canone che l'amministrazione dei Sacramenti nel-l'ambito di una parrocchia sia fatta sotto la responsabilità del parroco.

Il secondo Consultore propone di emendare il testo in modo che appaia chiaro che il parroco è responsabile di quanto si verifica dentro la sua chiesa ed è anche responsabile che l'immagine della Chiesa non venga pregiudicata nelle funzioni che si svolgono nell'ambito della sua parrocchia.

Si procede all'analisi del testo dove vengono apportate, con il sug-gerimento di tutti, i seguenti cambiamenti:

— la Prefazione viene sostanzialmente soppressa e trasformata in questo modo: « Functiones specialiter parodio commissae sunt quae sequuntur ».

— n. 1: vengono soppresse le parole «forma sollemniore »; n. 2 n. 3

la parola « publica » viene posta all'inizio; viene soppressa l'espressione « De Sacramentis »;

ACTA COMMISSIONS 111

— n. 4: vengono soppresse le parole « salvis normis ... probatis » e a loro posto si pone « firmo praescripto can. 656, §§ 2-3 »;

— n. 5: vengono soppresse le parole iniziali « denuntiatio ... prae-scripta » e il numero inizia con « Assistentia »;

— n. 6: rimane com'è; — n. 7: viene soppresso; — n. 8: rimane com'è; — n. 9: viene soppressa l'espressione « cum homilia ».

Can. 364 (CIC 464)

§ 1. In omnes suae curae pastorali commissos parochus obligatione tenetur curam animarum exercendi.

§ 2. Potest Episcopus dioecesanus, iusta et gravi de causa, certas communitates personarum, aedificia et locos, quae in paroeciae territo-rio sint et iure non exempta, a parochi cura ex toto aut ex parte sub-ducere.

Il testo del canone viene unanimemente soppresso in base al sug-gerimento di un Organo consultivo che nota come le norme sono inse-rite rispettivamente nel can. 362, § 3 e nel can. 350.

Can. 365 (CIC 463)

Licet paroeciale quoddam officium alius expleverit, oblationes quas occasione perfuncti ministerii pastoralis a christifidelibus recepti ad massam paroecialem deferat, nisi de contraria offerentis voluntate con-stet quoad oblationes piene voluntarias; Episcopo dioecesano, audito Consilio presbyterali, competit statuere praescripta quibus destinationi harum oblationum necnon remunerationi sacerdotum idem ministerium implentium provideatur.

Il testo viene approvato unanimemente con i seguenti emenda-menti:

a) sopprimere le parole « perfuncti ministerii pastoralis » e por-re prima di « occasione » il pronome « hac » perché nella prima riga si parla già dell'ufficio ministeriale per il quale vengono elargite even-tuali oblazioni;

b) dire inoltre « recipit » al posto di « recepit »; c) sopprimere « piene » (4a riga).

284 COMMUN ¡CATIONES

Can. 366 (novus)

In omnibus negotiis iuridicis parochus personam gerit paroeciae, ad normam iuris; curet ut bona paroeciae administrentur ad normam cann. (De iure Ecclesiae patrimoniali, cann. 25-33).

Concordano tutti che il canone rimanga com'è. Non si ammette infatti la proposta di un Organo consultivo secondo il quale il diritto particolare potrebbe togliere al parroco la rappresentanza giuridica della parrocchia.

Can. 367 (CIC 465)

§ 1. Parochus obligatione tenetur residendi in domo paroeciali prope ecclesiam; in casibus tamen particularibus, si iusta adsit causa, Ordinarius permittere potest ut alibi commoretur, praesertim in domo pluribus sacerdotibus communi, dummodo paroecialium perfunctioni munerum rite apteque sit provisum.

§ 2. Nisi gravis obstet ratio, parocho, vacationis gratia, licet quot-annis a paroecia abesse per unum ad summum mensem continuum aut intermissum; quo in tempore vacationis dies non computantur quibus semel in anno parochus spirituali recessui vacat; parochus autem, ut ultra hebdomadam a paroecia absit, tenetur de hoc Ordinarium monere.

§ 3. Episcopi dioecesani est normas statuere quibus prospiciatur ut, parochi absentia durante, curae provideatur paroeciae per sacerdo-tem debitis facultatibus instructum.

Il testo viene unanimemente approvato con il seguente emenda-mento: porre « loci » prima di « Ordinario » sia nel § 1 come nel § 2.

Can. 368 (CIC 466)

§ 1. Parochus, post captam paroeciae possessionem, obligatione te-netur singulis diebus dominicis atque festis in sua dioecesi de praecepto Missam pro populo sibi commisso applicandi; qui vero ab hac celebra-tione legitime impediatur, iisdem diebus per alium aut aliis diebus per se ipse applicet.

§ 2. Parochus qui plurium paroeciarum curam habet, diebus de quibus in § 1, unam tantum Missam pro universo sibi commisso populo applicare tenetur.

ACTA COMMISSIONS 111

§ 3. Parochus qui obligationi de qua in §§ 1 et 2 non satisfecerit, quamprimum pro populo tot Missas applicet, quot omiserit.

Il testo viene approvato all'unanimità.

Can. 369 (CIC 470)

§ 1. In unaquaque paroecia habeantur libri paroeciales, liber sci-licet baptizatorum, confirmatorum, matrimoniorum, defunctorum, alii-que secundum Episcoporum Conferentiae aut Episcopi dioecesani prae-scripta; prospiciat parochus ut iidem libri, servatis eorundem praescriptis, accurate conscribantur atque diligenter asserventur; liber quoque de statu animarum, eo quo fieri possit modo, conficiatur.

§ 2. In libro baptizatorum adnotentur quoque confirmatio, necnon quae ad christifidelium pertinent statum canonicum, ratione matrimonii, salvo quidem praescripto can. {De Sacramentis, can. 327), ratione adoptionis, itemque ratione suscepti ordinis sacri, professionis in Insti-tuto vitae consecratae emissae necnon mutati ri tus; eaeque adnotationes in documento accepti baptismi semper referan tur.

§ 3. Quolibet anno exeunte parochus authenticum exemplum libro-rum baptizatorum, confirmatorum et matrimoniorum ad Curiam epi-scopalem transmittat.

§ 4. Unicuique paroeciae sit proprium sigillum; testimonia quae de statu canonico christifidelium dantur, sicut et acta omnia quae mo-mentum habere possunt iuridicum ab ipso parocho eiusve delegato sub-scribantur et sigillo paroeciali muniantur.

§ 5. In unaquaque paroecia habeatur tabularium seu archivum, in quo libri paroeciales custodiantur, una cum Episcoporum epistulis aliis-que documentis, necessitatis utilitatisve causa servandis; quae omnia, ab Episcopo dioecesano eiusve delegato, visitationis vel alio opportuno tempore inspicienda, parochus caveat ne ad extraneorum manus per-veniant.

§ 6. Libri paroeciales antiquiores quoque diligenter custodiantur, secundum praescripta iure particulari statuta.

286 COMMUN ¡CATIONES

Al § 1

Il testo viene approvato con i seguenti emendamenti:

a) vengono soppresse le parole « servatis eorundem praescriptis », perché non sono necessarie;

b) vengono soppresse infine le parole « liber ... conficiatur », per-ché il libro sullo stato delle anime si lascia al diritto particolare dato che sono molte le modalità nel farlo e non si può imporre.

Al § 2

Il testo viene approvato con i seguenti emendamenti:

a) viene soppresso « De Sacramentis »; b) viene aggiunta la parola « perpetuae » prima di « professio-

nis » (4a riga); c) al posto di « vitae consecratae » (5a riga) si dice « religioso »,

perché la professione in un Istituto secolare non è pubblica, rimane cioè segreta, e non si può quindi annotare. La norma inoltre è relativa al Sacramento del matrimonio al quale si oppone solo la professione perpetua pubblica, propria dell'Istituto religioso, non di un Istituto secolare.

Al § 3

In base a molte osservazioni fatte da Organi consultivi, Mons. Se-gretario propone la soppressione della norma perché è di difficile attua-zione in gran parte della Chiesa.

Il Relatore e il secondo Consultore sostengono che la norma debba essere mantenuta. Avere una copia dei documenti è una forma di pre-venzione contro eventuali incendi o altri pericoli. Inoltre sono docu-menti di grande importanza che certificano lo stato canonico di una persona. Perciò si dovrebbe conservare la norma, con la clausola « nisi ius particulare aliter statuat ».

Si vota: 3 Consultori sono concordi per la soppressione; 2 Con-sultori sono favorevoli alla norma.

Pertanto la norma viene soppressa. I §§ 4, 5 e 6 vengono unanimemente approvati così come sono.

ACTA COMMISSIONS 111

Seduta del 10 maggio 1980 Can. 370 (novus)

§ 1. Parochus ab officio cessat amotione aut translatione ab Epi-scopo dioecesano ad normam iuris peracta, renuntiatione iusta de causa ab ipso parodio facta et, ut valeat, ab eodem Episcopo acceptata, necnon lapsu temporis, si iuxta iuris particularis de quo in can. 355 praescripta ad tempus determinatum constitutus fuerit.

§ 2. Parochum qui est sodalis Instituti vitae consecratae aut Socie-tatis clericorum libere, pro suo prudenti arbitrio, amovere potest Epi-scopus dioecesanus, monito Instituti aut Societatis Moderatore ad nor-mam constitutionum competenti; eundem amovere debet, id requirente eodem Moderatore, qui vero nec ipse rationem sui iudicii Episcopo aperire tenetur, salvo quidem recursu in devolutivo ad Apostolicam Sedem.

§ 3. Parochus expleto septuagésimo quinto aetatis anno, renuntia-tionem ab officio exhibeat proprio Episcopo dioecesano, qui, omnibus personae et loci inspectis adiunctis, de eadem acceptanda aut differenda decernat; renuntiantis congruae sustentationi et habitationi ab Episcopo dioecesano providendum est, attentis normis ab Episcoporum Confe-rentia statutis.

Il testo del § 1 viene da tutti approvato com'è.

Al § 2 Möns. Segretario pensa che si possa accettare l'osservazione fatta

da un Organo consultivo che dice testualmente: « Quae hoc canone statuuntur non applicantur iis Institutis vitae consecratae vel Societa-tibus clericorum facúltate incardinandi socios ab A. S. donatis, in quo-rum statutis explicite legitur nihil omnino immutari statuto canonico membrorum vel quorum membra Instituto vel Societati non incardi-nantur ».

Il Relatore osserva che sarebbe meglio dire « Instituti religiosi » al posto di « Instituti vitae consecratae ».

Il quinto Consultore nota che l'Istituto di vita consacrata è un ter-mine generale che comprende tutto: Istituti religiosi e secolari con voti perpetui e senza voti perpetui; mentre l'Istituto religioso propone voti pubblici e vita comune, le Società di vita comune hanno vita comune ma non i voti pubblici. Gli Istituti secolari possono avere i

288 COMMUN ¡CATIONES

voti o altre forme di legami, ma non la vita comune. Ci sono altri Istituti infine che non hanno né l'obbligo dei voti né quello della vita comune.

Sono tutti d'accordo che la questione deve essere chiarita e ci sia in ogni parte del Codice un linguaggio comune.

Concordano anche che il testo del § 2 sia emendato nel seguente modo: « Parochus qui est sodalis Instituti vitae consecratae aut Socie-tatis clericorum ad normam can. 101, § 2 amovetur ».

Il riferimento al can. 101, § 2 semplifica il testo ed evita una ripetizione delle norme espresse in detto can. 101.

Al § 3 Mons. Segretario considera l'espressione « renuntiationem ab of-

ficio exhibeat proprio Episcopo » . . . troppo forte in quanto propone un obbligo netto alla rinunzia una volta superata l'età di 75 anni. Du-rante il Vaticano I I si chiese se l'età potesse essere un motivo per la rimozione del parroco e si rispose « minime ». Nel M. P. « Eccle-siae Sanctae » si dice « enixe rogatur » e si usa quindi una espressione meno imperativa del nostro testo. Pertanto propone che si dica « ex-pleto 75° anno, parochus potest ab Episcopo amoveri ».

Il quinto Consultore conferma che l'espressione è troppo obbli-gante. Il Vescovo, se un parroco terminati i 75 anni non presenta l'atto della rinunzia, acquista, secondo il nostro testo, il diritto alla rimozione dello stesso.

Il secondo Consultore preferisce che il testo rimanga com'è. Il Ve-scovo è il vero centro della Chiesa particolare e deve avere i mezzi per poter rimuovere un parroco qualora lo richieda il bene della par-rocchia. D'altra parte, il fatto che il parroco sia obbligato a presen-tare le dimissioni facilita l'azione del Vescovo nei rapporti di certi sacerdoti che da una norma meno rigida prenderebbero motivo per opporsi ad una eventuale rimozione.

Concordano tutti i Consultori perché il testo rimanga com'è.

Can. 371 (novus)

§ 1. Cum vacat paroecia aut cum parochus ratione captivitatis, exsilii vel relegationis, inhabilitatis vel infirmae valetudinis aliusve cau-sae a munere pastorali in paroecia exercendo praepediatur, a loci Ordi-nario quamprimum nominetur, aut ad normam can. 356, § 3, institua-tur, administrator paroecialis, sacerdos scilicet qui parochi vicem sup-pleat ad normam can. 372.

ACTA COMMISSIONS 111

§ 2. Administrator paroecialis constitui etiam potest, si Episcopus dioecesanus id expedire iudicaverit, casu quo absentia parochi ultra mensem sit duratura.

Il testo del § 1 viene unanimemente approvato con i seguenti emen-damenti: a) al posto di « nominetur » (4a riga) si pone « constituatur »; b) vengono soppresse le parole « aut ad normam can. 356, § 3 insti-tuatur », perché « constituatur » sintetizza tutti e due i verbi.

Tutti, eccetto uno, concordano che il testo rimanga com'è.

Al § 2 Il settimo Consultore suggerisce di aggiungere il caso di assenza

ingiustificata, perché se il parroco è assente anche oltre il mese ma la sua assenza è giustificata, non deve essere nominato un amministra-tore apostolico.

Mons. Segretario condivide la norma perché serve ad assicurare la continuità della vita pastorale della parrocchia, in modo particolare la giurisdizione del Sacramento del matrimonio.

Can. 372 (novus)

§ 1. Vacante paroecia itemque parodio ob rationes de quibus in can. 371, § 1, a munere pastorali exercendo prorsus impedito, admi-nistrator paroecialis iisdem adstringitur officiis iisdemque gaudet iuribus ac parochus.

§ 2. Parocho ratione inhabilitatis infirmaeque valetudinis a mu-nere explendo prò parte impedito, aut ad normam can. 371, § 2, ab-sente, administrator paroecialis iis adstringitur obligationibus gaudetque iuribus, quae actu constitutionis definiuntur.

§ 3. Administratori paroeciali nihil agere licet, quod praeiudicium afierre possit iuribus parochi aut damno esse possit bonis paroecialibus.

§ 4. Administrator paroecialis post expletum munus, eiusdem pa-rocho rationem reddat.

Al § 1 Mons. Segretario propone di sopprimere la prima parte « vacante ...

impedito », perché la norma che concede all'Amministratore parroc-chiale gli stessi doveri e diritti del parroco vale comunque al di fuori di ogni caso di vacazione della parrocchia.

Tutti concordano.

290 COMMUN ¡CATIONES

Mons. Segretario propone inoltre di aggiungere al testo la seguente frase: « . . . nisi a loci Ordinario aliter statuatur ».

Tutti concordano.

Al § 2

Tutti concordano perché il § venga soppresso essendo pleonastico. Il § 3 diventa § 2 e viene approvato com'è. Il § 4 diventa § 3 e viene approvato con la soppressione di « eius-

dem » prima di « parocho ».

Can. 373 (novus)

§ 1. Vacante paroecia itemque parocho a munere pastorali exercen-do penitus impedito, ante administratoris paroecialis constitutionem, paroeciae regimen interim assumat vicarius paroecialis, et si plures sint eorundem nominatione antiquior; atque, si vicarii desint, parochus a iure particulari definitus.

§ 2. Qui paroeciae regimen ad normam § 1 assumpserit, loci Ordi-narium de paroeciae vacatione statim certiorem faciat.

Al § 1

Il quinto Consultore propone di sopprimere « penitus » perché è suf-ficiente dire che il parroco è impedito, non è necessario che sia total-mente impedito.

Mons. Segretario domanda se il fatto che un parroco sia parzial-mente impedito giustifica la nomina dell'amministratore parrocchiale.

Tutti concordano con la proposta del quinto Consultore.

Il settimo Consultore osserva che la nomina dell'amministratore parrocchiale nel can. 371 sembra un fatto eccezionale mentre in questo canone pare che acquisti un carattere di normalità. I due canoni non sembrano ben coordinati dal punto di vista giuridico.

Mons. Segretario propone di sopprimere il § 2 del can. 371 perché se l'assenza dura troppo, per es. un anno, allora è giusto provvedere con la nomina di un amministratore. Lo stesso propone inoltre di uti-lizzare la norma soppressa quando si parlerà, nell'art. X, dei Vicari parrocchiali in assenza del parroco (can. 381).

Tutti concordano con le proposte di Mons. Segretario.

ACTA COMMISSIONS 111

Can. 374 (novus)

Sacerdotes quibus in solidum, ad normam can. 349, § 2, alicuius pa-roeciae aut diversarum insimul paroeciarum cura pastoralis committi-tur necnon eorundem coetus moderator:

Io ut nominentur instituanturve, praediti sint oportet qualitati-bus de quibus in can. 354, servatis quoque praescriptis can. 359;

2° nominentur vel instituantur ad normam praescriptorum cann. 355, 356, 357, nn. 2o et 3o, necnon, ad moderatorem quod spectat, praescripti can. 360, § 2;

3o curam pastoralem paroeciae aut diversarum paroeciarum sibi commissarum obtinent tantum a momento captae possessionis; eorun-dem moderator in possessionem mittitur ad normam praescriptorum can. 361, § 2; pro ceteris vero coetus sacerdotibus quibus, ducente mo-deratore, insimul cura pastoralis concreditur, fidei professio legitime facta locum tenet captae possessionis.

Il testo viene approvato da tutti con i seguenti emendamenti:

a) nell'introduzione dire « can. 349 bis, § 1 »; b) n. 1: dire solamente: «praediti sint oportet qualitatibus de

quibus in can. 354 »; si chiedono infatti le stesse qualità richieste al parroco nel can. 354;

c) n. 2 : dire solo « nominentur vel instituantur ad normam praescriptorum cann. 355, 356 bis ». Sopprimere tutto il resto;

d) sopprimere «paroeciae... commissarum» ( I a e 2a riga); e) sopprimere « pro ceteris ... concreditur » (4a-5a riga) .

Per il resto il testo rimane com'è.

Can. 375 (novus)

§ 1. Sacerdotes quibus in solidum cura pastoralis alicuius paroeciae aut diversarum insimul paroeciarum, sub moderamine eorum unius, committatur, singuli, iuxta ordinationem ab iisdem, sub ductu modera-toris, stabilitam, obligatione tenentur persolvendi muñera et functiones de quibus in cann. 362 et 363; potestas tamen matrimoniis assistendi ordinaria sicuti et facultates omnes dispensandi ipso iure parocho con-cessae uni competunt moderatori, qui vero curare debet ut eaedem po-testates et facultates in bonum animarum rite exerceri valeant ideoque

292 COMMUN ¡CATIONES

per opportunas delegationes providere debet ut eiusdem coetus sacer-dotes exercitium illarum potestatum et facultatum opportuna ratione participent.

§ 2. Sacerdotes omnes coetus de quibus in § 1:

Io obligatione tenentur residentiae, ad normam can. 367; 2° tenentur in solidum ad Missam pro populo sibi commisso ap-

plicandam, ad normam can. 368, licet eorum unus tantum, secundum ordinationem ab ipsis stabilitam, eandem obligationem adimplere debeat.

§ 3. Solus moderator coetus sacerdotum de quo in § 1 obligatione tenetur habendi, conscribendi et servandi libros paroeciales aliisque offi-ciis de quibus in can. 369; solus item moderator in negotiis iuridicis personam gerit paroeciae aut paroeciarum coetui commissarum.

Al § 1

Il Card. Presidente si chiede se sia proprio il caso di proporre una norma generale per un tipo di esperienza pastorale che esiste in poche nazioni. Sarebbe forse più opportuno lasciare alle leggi particolari la regolamentazione di tali esperienze.

Mons. Segretario pensa sia opportuna la norma tanto più che non ci sono osservazioni in merito da parte degli Organi consultivi. È però del parere che la norma debba essere semplificata. Per quanto poi ri-guarda la facoltà di assistere al matrimonio e la facoltà di dispensare quando si tratta di un gruppo cui viene concessa la cura di una o più parrocchie è meglio che tale facoltà sia concessa a tutti sia pure sotto la responsabilità del moderatore.

Il testo del § 1 viene emendato con suggerimenti di vari Consul-tori nel modo seguente: « Sacerdotes quibus in solidum cura pasto-ralis alicuius paroeciae aut diversarum insimul paroeciarum commit-titur, singuli, iuxta ordinationem ab iisdem stabilitam, obligatione te-nentur muñera et functiones parochi persolvendi de quibus in cann. 467, 468 et 469; facultas matrimoniis assistendi sicuti et facultates omnes dispensandi ipso iure parocho concessae omnibus competunt exercendae tamen sub directione moderatoris ».

Il testo è approvato all'unanimità.

Il testo del § 2, dietro suggerimento del Card. Presidente, di Mons. Segretario e del Relatore, viene emendato nel seguente modo:

ACTA COMMISSIONS 111

« Sacerdotes omnes coetus: 1) obligatione tenentur residentiae; 2) com-muni Consilio ordinationem statuant qua eorum unus Missam pro po-pulo ad normam can. 473 celebret ».

Al § 3

Il sesto Consultore preferisce che sia il moderatore ad avere cura dei libri parrocchiali e sia responsabile della firma degli atti.

Mons. Segretario risponde che non è possibile, perché si tratta di più parrocchie commesse a più sacerdoti. Nel § 1 si dice già che certe cose sono stabilite secondo un ordine approvato dalla comunità dei sacerdoti.

Il Relatore propone che venga soppressa la prima parte fino a « can. 369 ». Nella seconda parte è implicitamente detto che compete al moderatore la cura dei libri parrocchiali. Propone ancora che il § 3 diventi n. 3 del § 2.

Tutti concordano con le proposte del Relatore.

Seduta del 12 maggio 1 9 8 0 Can. 376 (novus)

§ 1. Ad cessationem ab officio sacerdotum coetus de quo in can. 374, quod attinet, applicentur praescripta can. 370.

§ 2. Cum cesset ab officio aliquis sacerdos coetus de quo in can. 374, aut coetus moderator aut cum eorundem aliquis ad normam can. 371, § 1, inhabilis fiat qui munus pastorale exerceat, non vacat paroecia vel paroeciae quarum cura coetui committitur; Episcopi autem dioecesani est alium nominare moderatorem; antequam vero ab Epi-scopo alius constituatur, hoc munus adimplebit eiusdem coetus sacerdos nominatione antiquior.

Al § 1

Mons. Segretario ne propone la soppressione, perché la norma è contenuta nel can. 370.

Il sesto Consultore è invece del parere di mantenere la norma, per-ché è specifica e riguarda la cessazione non di un parroco ma di tutto il « coetus sacerdotum ».

Mons. Segretario non lo ritiene necessario e chiede la votazione: 5 Consultori, cioè la maggioranza, chiedono tale soppressione.

294 COMMUN ¡CATIONES

Al § 2

Il testo viene approvato con le seguenti modifiche: a) dire « e coetu » al posto di « coetus » ( I a riga); b) dire « can. 349 bis » al posto di « can. 374 » (2a riga); e) sopprimere « ad normam can. 371, § 1 ».

Art. X

D E VICARIIS PAROECIALIBUS

Can. 377 (CIC 476, §§ 1-2)

§ 1. Ubi ad pastoralem paroeciae curam debite adimplendam ne-cesse aut opportunum sit, parocho adiungi possunt unus aut plures vi-carii paroeciales, sacerdotes nempe qui, tanquam parochi cooperatores eiusque sollicitudinis participes, communi cum parocho Consilio et stu-dio, atque sub eiusdem auctoritate, operam in ministerio pastorali praestent.

§ 2. Vicarius paroecialis constituí potest sive ut opem ferat in uni-verso ministerio pastorali explendo, et quidem aut pro tota paroecia aut pro determinata paroeciae parte aut pro certo paroeciae christifidelium coetu, sive etiam ut operam impendat ad certum ministerium in diversis insimul determinatis paroeciis perso]vendum.

Il testo del § 1 viene approvato così com'è da tutti.

Al § 2 Da un Organo consultivo viene proposto di aggiungere due nuovi §§

per completare il § 2, ma non viene accettato, perché i due §§ non sono ritenuti necessari, quindi il testo è approvato da tutti così com'è.

Can. 378 (novus)

§ 1. Ut quis valide in vicarium paroecialem constituatur, requiritur sit in sacro presbyteratus ordine constitutus.

§ 2. Vicarius constituatur sacerdos qui sana doctrina morumque probitate praestat quique iis gaudet qualitatibus quae ad curam pasto-ralem erga populum de quo agitur idonee participandam requiruntur.

ACTA COMMISSIONS 111

Il testo del § 1 viene unanimemente approvato. Di comune accordo il § 2 viene soppresso perché non ritenuto

necessario.

Can. 379 (CIC 476, §§ 3-4)

§ 1. Sacerdotem clero dioecesano adscriptum libere vicarium paroe-cialem nominat loci Ordinarius, audito parocho aut parochis paroecia-rum prò quibus constituitur, necnon, si opportunum id iudicaverit, vica-rio foraneo seu decano.

§ 2. Ad sodalem Instituti vitae consecratae aut clericorum societa-tis vicarium constituendum quod attinet, moderator Instituti aut Socie-tatis secundum ius proprium competens eum praesentat loci Ordinario, cuius est, servato piaescripto § 1, eum instituere.

Al § 1

Non è bene, dice il secondo Consultore, imporre al Vescovo di sen-tire il parroco per la nomina del Vicario parrocchiale, perché ci sono casi in cui non è opportuno farlo; meglio dire « si id opportunum iudi-caverit ».

Concordano tutti. Mons. Segretario propone il testo così emendato: « Vicarium pa-

roecialem libere nominat loci Ordinarius, audito, si opportunum id iudi-caverit, parocho aut parochis paroeciarum prò quibus constituitur, necnon vicario foraneo seu decano, firmo praescripto can. 101, § 1 ("De Institutis vitae consecratae") ».

Viene soppresso il § 2, perché già si provvede con la nuova reda-zione del § 1.

Can. 380 (CIC 476, § 6)

§ 1. Vicarii paroecialis obligationes et iura praeterquam canonibus huius tituli statutis dioecesanis necnon litteris loci Ordinarii definiuntur, magis autem in specie parochi commissione determinantur.

§ 2. Nisi aliud expresse litteris loci Ordinarii caveatur, vicarius pa-roecialis ratione officii obligatione tenetur parochum in universo paroe-ciali ministerio explendo adiuvandi, excepta quidem applicatione Missae prò populo, atque si res ferat ad normam iuris, parochi vicem supplendi.

296 COMMUN ¡CATIONES

§ 3. Vicarius paroecialis regulariter de inceptis pastoralibus pro-spectis et susceptis ad parochum référât, ut parochus et vicarius aut vicarii, concordi semper voluntate et coniunctis viribus, pastorali curae providere valeant paroeciae, cuius insimul sunt sponsores.

I §§ 1-2 vengono unanimemente approvati.

Al § 3 II secondo Consultore considera esagerata l'espressione « concordi

semper voluntate »; è sufficiente l'espressione « coniunctis viribus »; ne propone pertanto la soppressione.

Concordano tutti.

Can. 381 (novus)

Nisi aliter loci Ordinarius providerit, ad normam can. 367, § 3 pa-rodio absente aut impedito, eiusdem locum tenet, cum omnibus parochi facultatibus et iuribus in his quae ad curam pastoralem pertinent, vica-rius paroecialis eidem paroeciae da tus et, si plures sint, eorum nomina-tione antiquior; qui quidem omnibus etiam obligationibus tenetur pa-rochi, excepta obligatione applicandi Missam prò populo.

Mons. Segretario propone la riformulazione del testo per evitare ripetizioni di norme espresse nel can. 373, § 1. Questo è il nuovo testo proposto: « Absente parocho nisi aliter loci Ordinarius providerit, ad normam can. 367, § 3 et nisi administrator paroecialis constitutus fuerit, serventur praescripta can. 372, § 1; vicarius hoc casu omnibus etiam obligationibus tenetur parochi, excepta obligatione applicandi Missam prò populo ».

Il testo, così emendato, viene approvato da tutti.

Can. 382 (CIC 476, § 5)

§ 1. Vicarius paroecialis obligatione tenetur in paroecia, aut si prò diversis simul paroeciis constitutus est in earum aliqua, residendi, secundum praescripta statutorum dioecesis vel probatas consuetudines aut Episcopi dioecesani praescriptum; loci tamen Ordinarius, iusta de causa, permittere potest ut alibi resideat, praesertim in domo pluribus sacerdotibus communi, dummodo ne pastoralium perfunctio munerum exinde detrimentum capiat.

ACTA COMMISSIONS 111

§ 2. Curet loci Ordinarius, ad normam can. 140 ut inter parochum et vicarios aliquod vitae consortium foveatur, utque consuetudo vitae communis in domo paroeciali, ubi id fieri possit, provehatur.

§ 3. Ad tempus vacationis quod attinet, vicarius paroecialis eodem gaudet iure ac parochus, ad normam can. 367, § 2.

Il testo del § 1 è unitamente approvato com'è. Nel testo del § 2 viene unanimemente soppresso il riferimento al

can. 140, perché non necessario. Il resto viene approvato. Nel testo del § 3 viene concordemente soppresso il riferimento al

can. 367 § 2, perché non necessario. Il resto viene approvato.

Can. 383 (novus)

Oblationes quas occasione perfuncti ministerii pastoralis christifi-deles faciunt ad massam paroecialem deferat vicarius paroecialis, nisi de contraria offerentis volúntate constet quoad oblationes piene volunta-rias; Episcopo dioecesano, audito Consilio presbyterali, competit sta-tuere praescripta quibus destinationi horum oblationum necnon remu-nerationi singulorum sacerdotum idem ministerium implentium provi-deatur.

Il testo ripete quanto già detto nel can. 365. Concordano tutti perché esso venga emendato nel modo seguente: « Ad oblationes quod attinet, quas occasione perfuncti ministerii pastoralis christifideles vicario faciunt, serventur praescripta can. 365 ».

Can. 384 (CIC 477, § 1)

Vicarius paroecialis e clero seculari ab Episcopo dioecesano aut Administratore dioecesano, non autem a Vicario generali aut episcopali, sine speciali mandato, amoveri potest, iusta de causa, prudenti eius arbitrio, naturali quidem aequitate servata; vicarius paroecialis sodalis alicuius Instituti vitae consecratae aut Societatis clericorum amoveri potest ad normam can. 370, § 2.

Mons. Segretario propone di emendare il testo nel modo seguente: « Vicarius paroecialis ab Episcopo dioecesano aut Administratore dioece-sano amoveri potest, iusta de causa, firmo praescripto can. 101 § 2 ("De Institutis vitae consecratae") ».

Concordano tutti sul testo così emendato.

2 9 8 COMMUN ¡CATIONES

Seduta del 13 maggio 1980

L A S I S T E M A T I C A D E L L I B R O I I

Viene distribuito il fascicolo contenente i nuovi cann. 1-280. Mons. Segretario propone di discutere sulle seguenti questioni:

1) Il titolo del Libro I I ;

2) Decidere se si debba fare un solo libro oppure due;

3) Decidere se, facendo un solo libro, alcuni canoni siano da tra-sferirsi in altri libri del Codice. Per esempio:

a) i canoni « De personarum statu canonico » e « De personis iuridicis » possano essere trasferiti al Libro I ;

b) i canoni « De institutione clericorum » possano essere tra-sferiti al Libro I I I .

Il Relatore afferma che forse il titolo « De Populo Dei » è molto ampio e può essere riferito a tutto il Codice nel suo complesso.

Mons. Segretario presenta ai Consultori i seguenti titoli suggeriti dagli Organi consultivi:

— « De Populi Dei personis »; — « De Populi Dei structuris » vel « structura »; — « De Populo Dei in quantum est communio »; — « De hierarchica organisatione Populi Dei »; — « De personis »; — « De personis in specie »; — « De personis in Ecclesia »,

e qualora venissero fatti due libri, i titoli suggeriti sono: — « De personis »; — « De organisatione ecclesiastica ».

Mons. Segretario pensa che il titolo « De Populo Dei » possa essere ammesso perché contiene in sé sia il concetto di persona che quello di struttura. Nessuno più degli altri libri per sé può intitolarsi con l'espressione « De Populo Dei ». Il titolo poi in qualche modo viene accettato da molti e se rimane il contenuto attuale del libro, il titolo può rimanere; tanto più che se si dice nel titolo solamente « De per-sonis » viene esclusa l'organizzazione gerarchica. Si potrebbe pertanto dire « De structura seu de Populo Dei ». Per quanto riguarda le asso-ciazioni, possono essere poste alla fine.

ACTA COMMISSIONS 111

Il Relatore propone o di fare due libri, uno che tratti « De struc-tura » e l'altro « De iure associationis », oppure un solo libro con il titolo « De Populo Dei eiusque structura » che comprenda nella prima parte « De structura » e nella seconda parte « De iure associationis ».

Il primo Consultore accetta questa seconda proposta. Il terzo Consultore accetta la seconda proposta del Relatore perché

con l'espressione « De Populo Dei » il titolo sarebbe troppo ampio, mentre aggiungendo « eiusque structura » il titolo verrebbe ad essere specificato e delimitato.

Il sesto Consultore accetta il titolo, ma preferirebbe due libri; uno che tratti « De structura », l'altro « De iure associativo » o « De associationibus in Ecclesia ».

Il settimo Consultore dichiara che il titolo « De Populo Dei eiusque structura », a suo parere, è il migliore, perché comprende anche il diritto associativo.

Il quarto Consultore concorda con il titolo proposto dal Relatore. Il settimo Consultore considera valida la prima proposta del Relatore

e dichiara che il titolo dipende dal contenuto. Fa anche notare che l'attuale titolo è stato accettato da 3 gruppi di studio che via via hanno lavorato sullo stesso contenuto. Il contenuto propone due elementi diversi: il primo riguarda la costituzione gerarchica della Chiesa, mentre il secondo elemento riguarda il diritto associativo (lo stato religioso non appartiene per sé alla struttura gerarchica della Chiesa), pertanto sarebbe opportuno fare due libri dove si parli del « De Populi Dei structura » e l'altro dove si parli « De associationibus christifidelium in Ecclesia ».

Mons. Segretario è contrario alla proposta del secondo Consultore perché trattando nei due libri « De structura hierarchica » e « De associationibus », sarebbe poi difficile inserire il discorso sulla posizione dei singoli fedeli laici. Propone inoltre la seguente impostazione:

« D E P O P U L O D E I E I U S Q U E S T R U C T U R A »

I Parte: De christifidelibus De statu canonico De laicis De clericis.

I I Parte: Trattare della struttura costituzionale, cioè del Romano Pontefice fino al Parroco e al Rettore.

I l i Parte: De consociationibus publicis et privatis De Institutis vitae consecratae.

300 COMMUN ¡CATIONES

Il secondo Consultore preferisce fare la seguente divisione:

I Parte: De structura: De christifìdelibus De constitutione hierarchica.

I I Parte: De consociationibus.

Il Relatore è contrario. Preferisce la divisione in tre parti, come proposta da Mons. Segretario.

Mons. Segretario riassume i vari punti della discussione:

1) Il titolo: « De Populo Dei eiusque structura » o semplicemente: « De Populo Dei ».

2) Il contenuto: due parti: De structura Ecclesiae De consociationibus in Ecclesia.

tre parti: De christifìdelibus De structura hierarchica De consociationibus in Ecclesia.

Il Relatore propone di passare all'esame dei canoni prima di defi-nire la questione del titolo.

Mons. Segretario propone che:

a) i cann. 2-14 che trattano « De personarum physicarum statu canonico » nonché quelli del Tit. I I « De personis iuridicis » siano trasferiti nel Libro I « De normis generalibus »;

b) il can. 15 sia trasferito dove si parla del rito; c) i cann. 16-21 sarebbe bene che siano ridotti perché la materia

è ampiamente trattata nella LEF; potrebbero anche essere trasferiti alla parte che riguarda i laici.

Il Relatore concorda che questi ultimi canoni siano trasferiti nella LEF.

Il settimo Consultore dichiara che nulla vieta che una norma costi-tuzionale sia ripetuta nella legge ordinaria come avviene nella legisla-zione civile, perciò alcuni canoni della LEF potrebbero anche essere ripetuti nel Codice.

Mons. Segretario pensa che non si debbano ripetere ad litteram nel Codice i canoni inseriti nella LEF.

Si pone la questione se trasferire nel Libro I i canoni che riguar-dano lo stato canonico delle persone fisiche.

Mons. Segretario propone di mantenere in questo libro il can. 1 ed i cann. 16-21 « De christifìdelibus », distinzione tra chierici e laici,

301

ed inoltre i cann. 523-530 « De laicis », mentre si dovrebbe trasferire al Libro I il capitolo « De personarum statu canonico » e il Tit. I I « De personis iuridicis ».

Il Relatore è del parere che dove si parla del Popolo di Dio, innanzi-tutto bisogna parlare dello stato canonico delle persone fisiche, per-tanto questa materia deve rimanere in questo libro.

Il secondo e il sesto Relatore affermano invece che i primi due titoli del « De Populo Dei » debbono essere trasferiti nel Libro I « De normis generalibus », perché trattano della persona sotto l'aspetto astratto tecnico. Nel Libro I poi si parla degli atti giuridici; non si può trattare degli atti se non si tratta insieme delle persone che li compiono.

Il quinto Relatore concorda affermando che nel Libro I si dovrebbe parlare della persona sotto l'aspetto astratto, mentre nel « De Populo Dei » sotto l'aspetto concreto.

Mons. Segretario afferma che è necessario trasferire i due primi titoli del « De Populo Dei » nel Libro I perché la materia ivi trattata (de officiis, de potestate regiminis, etc.) richiede che si tratti anche delle persone fisiche e giuridiche.

Si fa ancora una breve discussione in merito e viene proposta dal Segretario la seguente votazione:

a) Cap. I del Libro I I « De personarum physicarum statu cano-nico » sia trasferito al Libro I : 6 prò - 3 contrari.

b) Il Tit. I I del Libro I I « De personis iuridicis » sia trasferito al Libro I : 5 prò - 2 astenuti - 2 contrari.

Si pone la questione se trattare qui o nel « De munere docendi » la parte riguardante « De clericorum institutione ».

Mons. Segretario e il Relatore preferiscono che il Capitolo rimanga in questo libro, come parte della sezione « De ministris sacris seu de clericis », perché si tratta della formazione integrale del chierico e non solo di quella dottrinale.

Della stessa opinione si dichiara il terzo Consultore. Il quarto e il sesto Consultore preferiscono che il Capitolo venga

trasferito al Libro I I I « De munere docendi ». Votazione: 6 prò, perché rimanga qui - 3 contrari. Si passa all'esame della Pars I I , sectio I I (« De Ecclesiae constitu-

tione hierarchica »). — Tit. I « De suprema Ecclesiae ... », è accettato da tutti così com'è

con 5 Capitoli. — Tit. I I : « De Ecclesiis particularibus deque earundem coetibus ».

302 COMMUN ¡CATIONES

Si sopprime il « canon generalis » da inserire nel Cap. I. Piace poi la proposta di Mons. Segretario di mettere come titolo

del Cap. I : « De Ecclesiarum particularium coetibus ». L'Art. I di questo capitolo sarebbe « De pronvinciis ecclesiasticis et de regionibus ecclesiasticis ».

Sono poi tutti d'accordo nell'inserire la parte riguardante i Metro-politi tra l'Art. I « De conciliis particularibus » e l'Art. 2 « De episco-porum conferentiis ».

Sono d'accordo anche di fare una parte I I I , comprendente « De Institutis vitae consecratae » ... e una parte IV, comprendente « De christifìdelium consociationibus ».

Il Relatore pensa che nella IV parte non si possa parlare di Istituti di vita consacrata perché questi suppongono uno stato canonico diverso rispetto alle persone.

Mons. Segretario risponde che si tratta però sempre di associazioni pubbliche che agiscono a nome della Chiesa, perché sono state erette dall'Autorità ecclesiastica. La condizione giuridica delle persone è diversa ma quella dell'associazione no.

Il terzo Consultore pensa che sia logico estendere il concetto di associazione pubblica anche agli Istituti di vita consacrata.

Il secondo Consultore pensa che nella parte I I I si possa proporre un aspetto associativo generico trattando degli Istituti di vita consa-crata e anche delle altre varie Associazioni.

Mons. Segretario dichiara che possono esserci due soluzioni: la prima, una sola parte: De christifìdelium Consociationibus,

sectio I - De Institutis vitae consecratae, sectio I I - De aliis Consociationibus,

la seconda soluzione: fare due parti nel modo seguente: a) De Institutis vitae consecratae, che sarebbe parte I I I b) De fidelium Consociationibus, che sarebbe parte IV.

Votazione finale: fare due parti o una sola parte con due sezioni: 5 Consultori sono favorevoli per fare due parti, mentre 4 Consultori preferiscono una parte con due sezioni.

Approfondita ulteriormente la questione, viene deciso di fare una unica parte I I I .

Viene di nuovo posta la questione del titolo. Il secondo e il quarto Consultore preferiscono « De Populo Dei

eiusque structuris ». Infine tutti concordano nel titolo « De Populo Dei ».

ACTA COMMISSIONS 111

Seduta del 14 maggio 1980

Art. XI

D E VICARIIS FORANEIS SEU DECANIS

Can. 385 (CIC 445)

§ 1. Vicarius foraneus, qui et decanus vel archipresbyter vocatur est sacerdos qui vicariatui foraneo seu decanatui, de quo in can. 223, ab Episcopo dioecesano praeficitur, ut ibidem nomine Episcopi, munera expleat in canonibus quae sequuntur definita.

§ 2. Vicarius foraneus nominatur ab Episcopo dioecesano auditis prò suo prudenti iudicio sacerdotibus in vicariatu de quo agitur mini-sterium implentibus.

Al § 1

Mons. Segretario propone i seguenti emendamenti: a) sopprimere le parole « qui ... vocatur », perché possono essere

chiamati anche con altri nomi; b) sopprimere « de quo in can. 223 ... ab Episcopo dioecesano »,

perché si dice nel § 2 dello stesso canone; c) sopprimere « et ibidem nomine Episcopi »; non è necessario

perché è una deduzione giuridica che scaturisce dal diritto universale. Chi è Vicario ha facoltà vicaria ed agisce a nome di un altro.

Il secondo Consultore preferisce che l'espressione rimanga perché in Germania il Vicario è eletto dai Presbiteri, quindi è bene, per evitare malintesi, sottolineare che deve agire nomine Episcopi.

Mons. Segretario risponde che anche se il Vicario viene eletto dai Presbiteri, non muta la sua natura di Vicario, cioè di chi agisce a nome di un altro.

Infine le proposte di Mons. Segretario vengono unanimemente approvate.

Al § 2

Viene approvato di aggiungere all'inizio del § l'espressione « nisi aliud iure particulari statuatur » come viene richiesto da alcuni Organi consultivi. Tutti concordano.

A questo punto si apre la discussione sui canoni preparati dal sesto

304 COMMUN ¡CATIONES

Consultore circa il consiglio pastorale parrocchiale e la vicaria perpetua; egli propone anche alcuni cambiamenti ai canoni già emendati dell'Art. IX « De paroeciis et de parochis ».

Can. 349

Al testo del canone precedentemente emendato propone i seguenti emendamenti:

Al § 1 aggiungere dopo « particulari » la parola « stabiliter ». Al § 2: a) porre al posto di « Episcopus dioecesanus » il pro-

nome « qui »; b) sopprimere le parole « non autem Vicarii generalis aut Vicarii

episcopalis sine speciali mandato ». Il § 3 così com'è. Concordano tutti.

Can. 349 bis

Il testo proposto dal sesto Consultore è il seguente:

« § 1. Vicaria paroecialis est certa in Ecclesia particulari commu-nitas christifidelium, Vicario paroeciali uti pastori proprio commissa, quae peculiaribus ex adiunctis in paroeciam nondum est erecta quaeque paroeciae aequiparatur, nisi aliud iure sive communi sive particulari expresse caveatur.

§ 2. Ubi in aliqua Ecclesia particulari paroeciae nondum constituí possunt, Ordinarius loci communitates christifidelium alio modo, a Suprema Ecclesiae Auctoritate definito vel saltem approbato, constituât, ita ut cura animarum in tuto ponatur, quae communitates quasi-paroeciae appellantur.

§ 3. In Ecclesiis particularibus alia quam territorii ratione consti-tuas ad efîormationem communitatum christifidelium earundemque cura animarum quod attinet, serventur specialia Apostolicae Sedis statuta ».

Ai §§ 1-2 Mons. Segretario e il Relatore pensano che bisognerebbe sempli-

ficare il testo, perché così come sono i due §§ sembrano dire la stessa cosa. Infatti la quasi-parrocchia del § 2 è identica alla Vicaria di cui si parla nel § 1. Sarebbe meglio riservare il nome di « quasi-paroecia » per il territorio delle missioni come nel Codice.

Il sesto Relatore preferisce mantenere la differenza. Il § 2 apre il

ACTA COMMISSIONS 111

campo a possibilità diverse dalla « Vicaria » proprio per il territorio di missioni. In fondo il § 2 sarebbe una applicazione del § 1 in terra di missione.

Mons. Segretario pensa che non possiamo scendere alla descrizione dei particolari, ma dobbiamo proporre solamente le note essenziali che sono: 1) comunità di fedeli; 2) che non può essere strutturata in una parrocchia; 3) il Vescovo pone un proprio pastore (rettore, quasi-par-roco, ecc.); 4) questo pastore ha le facoltà definite nel diritto particolare.

Il sesto Consultore pensa che sia importante dire che la comunità dei fedeli gli viene affidata con la cura delle anime.

Mons. Segretario propone che nel § 2 venga soppresso « quae com-munitates quasi-paroeciae appellantur » e l'espressione « quasi-paroeciae » sia posta nel § 1; le altre comunità di cui si parla nel § 2 rimangono ma senza il nome di « quasi-paroeciae ».

Possono anche essere soppresse le parole « a Suprema ... approbato » perché non sono necessarie.

Concordano tutti. Il secondo e terzo Consultore fanno inoltre notare che si dovrebbe

precisare meglio il senso, e cioè, che questo sistema vale quando non si può provvedere in altro modo all'ordinaria cura animarum; non signi-fica invece che un Vescovo possa sostituire le parrocchie, pur potendo costituirle con altre comunità di fedeli.

Il primo Consultore non vede differenza tra il § 1 ed il 2. Il Relatore propone come § 1 il testo seguente: « Nisi aliud iure

caveatur, paroeciae aequiparantur quasi-paroeciae, quae est certa in Ecclesia particulari christifidelium communitas sacerdoti uti pastori proprio commissa, quae peculiaria ob adiuncta in paroeciam nondum est erecta ».

Il testo così formulato viene approvato da tutti. Mons. Segretario, circa il § 2, pensa che tutto considerato, è meglio

non dire niente. In sostanza viene detto che il Vescovo deve provve-dere in un altro modo qualora non potesse provvedere alla cura ani-marum con un parrocchia o una quasi-parrocchia. Quanto viene espresso è ovvio e potrebbe prestarsi a interpretazioni errate.

Il Relatore propone per il § 2 il seguente testo: « Ubi quaedam communitates in paroeciam vel quasi-paroeciam erigi non possunt, Epi scopus dioecesanus alio modo earundem pastorali curae provideat ».

Anche questo testo è approvato da tutti. Circa il § 3 sono tutti concordi perché sia soppresso, in quanto

non necessario. Infatti detta materia è trattata nel can. 350 § 2.

306 COMMUN ¡CATIONES

Can. 349 ter

Il testo proposto è il seguente:

§ 1. Ad actionem pastoralem fovendam paroeciae, praesertim in decanatu unitae, ita ab Episcopo dioecesano secundum normas ab ipso statutas coniungi possunt, ut certa curae pastoralis munera specialia seu actiones pastorales indolis peculiaris stabiliter pro tota paroeciarum communitate exercendae seu moderandae parochis collegialiter, uno eorum praeside, concredantur, manente tamen singulis parochis cura ordinaria pro suis paroeciis tributa.

§ 2. (can. 349 § 2 dello schema): Ubi adiuncta id requirant, paroeciae aut diversarum insimul paroeciarum cura pastoralis committi potest pluribus in solidum sacerdotibus, ea tamen lege tantum, ut eorundem unus curae pastoralis exercendae sit moderator, qui nempe actionem coniunctam dirigat atque de eadem coram Episcopo dioecesano respondeat.

§ 3. (can. 349 § 3 dello schema): Si ob sacerdotum penuriam, Episcopus dioecesanus aestimaverit participationem in exercitio curae pastoralis paroeciae concredendam esse alicui diacono vel etiam christi-fideli laico aut eorundem coetui, sacerdotem constituât aliquem qui, pote-state parochi instructus, curam pastoralem et administrationem mode-retur, quod officium pro pluribus huiusmodi paroeciis sacerdos insimul explere potest ».

Mons. Segretario propone di sopprimere il § 1 e lasciarlo al diritto particolare. Se la norma dovesse rimanere, bisogna trasferirla nella parte che riguarda il decanato.

Concordano tutti, eccetto il sesto Consultore, che venga soppresso. I §§ 2 e 3 piacciono così come sono.

Can. 350 (schema)

« Paroecia régula generali sit territorialis, quae scilicet omnes com-plectatur christifideles certi territorii; ubi vero id expediat, constituantur paroeciae personales, ratione ritus, linguae, nationis christifidelium ali-cuius territorii, immo vel alia definita ratione determinatae ».

II testo viene approvato da tutti.

ACTA COMMISSIONS 111

Can. 351 bis

Il sesto Consultore propone il seguente testo:

« § 1. Si, de iudicio Episcopi dioecesani, audito Consilio presbyterali, opportunum sit, in unaquaque paroecia secundum normas ab Episcopo dioecesano latas, habeatur Consilium pastorale indolis consultivae, cui parochus praeest et in quo christifìdeles laici, modo stabilito electi aut nominati, una cum illis, qui curae pastorali vi officii sui in paroecia participant, ad actionem pastoralem fovendam suum adiutorium prae-stant.

§ 2. Consilium pastorale haberi potest etiam in singulis quasi-paroeciis, necnon in communitatibus, ad normam can. 349 bis, § 3 constitutis, secundum statutorum praescripta.

§ 3. In communitate paroeciarum ad normam can. 349 ter § 1 ab Episcopo dioecesano constitui potest Consilium pastorale ad munera tantum eiusdem communitatis specialia promovenda, moderante paro-chorum praeside.

§ 4. Si, statuente Episcopo dioecesano, pro pluribus insimul paroeciis ad normam can. 349 ter § 2 Consilium pastorale constituatur, eidem praeest moderator ».

Il testo del § 1 viene approvato da tutti con i seguenti emenda-menti: soppressione della frase « secundum normas ab Episcopo dioece-sano latas »; soppressione delle parole « indolis consultivae »; soppres-sione delle parole « laici, modo stabilito electi aut nominati ».

Concordano poi tutti che i §§ 2-3 e 4 siano soppressi perché non necessari.

Viene approvato invece di aggiungere un § 2 con il testo seguente: « Consilium pastorale gaudet tantum voto consultivo et regitur normis ab Episcopo dioecesano statutis ».

Can. 351 ter

Il testo proposto sarebbe:

« § 1. Ubi adiuncta id suadeant, in unaquaque paroecia habeatur Consilium a rebus oeconomicis, quod regitur normis ab Episcopo dioe-cesano editis et in quo christifìdeles, secundum easdem normas selecti, una cum parocho praeside bona paroeciae administrant, salvis semper praescriptis can. 366.

308 COMMUN ¡CATIONES

§ 2. Consilium a rebus oeconomicis haberi potest etiam, de iudicio Episcopi dioecesani, in singulis quasi-paroeciis, necnon in communitati-bus, ad normam can. 349 bis § 3 constitutis, secundum statutorum praescripta.

§ 3. Si ratione supraparoeciali ad normam can. 349 ter bona propria administranda sunt, Episcopus dioecesanus constitutionem Consilii a rebus oeconomicis specialis imponere normasque idoneas edere potest ».

Mons. Segretario pensa che il canone non sia strettamente necessario perché si pone già la norma generale nel « De munere patrimoniali », per cui tutte le persone giuridiche devono avere il Consiglio di Ammi-nistrazione. Se si deve conservare, propone, insieme con il Relatore, il testo seguente: « In unaquaque paroecia habeatur Consilium a rebus oeconomicis, quod, praeterquam iure universali, regitur normis ab Episcopo dioecesano latis et in quo christifideles, secundum easdem normas selecti, parocho in administratione honorum paroeciae adiutorio sint, firmo praescripto can. 477 ».

Il canone è accettato da tutti. Gli altri §§ vengono unanimemente soppressi. Dopo l'esame di questi nuovi canoni dell'Art. IX, si ritorna all'esame

dei canoni dell'Art. XI: « De Vicariis foraneis seu decanis ».

Can. 386 (CIC 446)

§ 1. Ad officium vicarii foranei, quod cum officio parochi certae paroeciae non ligatur, Episcopus seligat sacerdotem quem, inspectis loci ac temporis adiunctis, ad munera de quibus in can. 385 exercenda idoneum iudicaverit, et quidem sive aliquem parochum vicariatus foranei seu decanatus sive sacerdotem qui officio parochi non fungitur.

§ 2. Vicarius foraneus nominetur ad certum tempus, iure particu-lari determinatum.

§ 3. Vicarium foraneum iusta de causa, prò suo prudenti arbitrio, Episcopus dioecesanus ab officio libere amovere potest.

Mons. Segretario propone che al § 1 siano soppresse le parole « ad munera ... exercenda » e tutta l'ultima parte « et quidem ... fungitur ».

Concordano tutti; tale soppressione era stata proposta da alcuni Organi consultivi.

Concordano tutti che i §§ 2 e 3 rimangano come sono.

ACTA COMMISSIONS 111

Can. 387 (CIC 447-448)

§ 1. Vicario foraneo, praeter facultates quas ei legitime tribuunt Concilium particulare vel Episcoporum Conferentia, Synodus dioecesana vel Episcopus dioecesanus, atque attends normis ab iisdem statutis, ofE-cium et ius est potissimum:

1° universa quae ad pastoralem actionem studia et incepta in Vi-cariatu foraneo sibi commisso suscipiunt clerici, sodales Institutorum vitae consecratae et laici, promovendi, moderandi et coordinandi;

2° prospiciendi ut sacerdotes aliique clerici sui districtus vitam ducant proprio statui congruam, utque ofEciis suis diligenter satisfaciant, in specie ut verbi divini ministerium debite persolvant, catecheticamque institutionem ad normam cann. (De Ecclesiae munere docendi, cann. 23; 25; 28 § 1 et 31) tradant, ut sacramenta christifidelibus administrent, utque legem residentiae servent;

3° providendi ut sacrae functiones secundum sacrae liturgiae prae-scripta celebrentur, ut decor et nitor ecclesiarum et sacrae supellectilis, maxime in celebratone eucharistica et custodia Sanctissimi Sacramenti, accurate serventur, ut recte conscribantur et debite custodiantur libri paroeciales, ut bona ecclesiastica sedulo administrentur, utque domus paroecialis debita diligentia curetur.

§ 2. In Vicariatu sibi concredito Vicarius foraneus:

1° fraterna sollicitudine prosequatur presbyteros aliosque qui ministerio sese devovent, confidentem cum eis consuetudinem habens atque communi cum eis Consilio curans ut opus pastorale fructuose perficiatur;

2° operam det ut presbyteri aliique clerici, iuxta iuris particu-laris praescripta, statutis ab eodem temporibus, praelectionibus, conven-tibus theologicis aut conferentiis, ad normam can. 139, intersint;

3° curet ut presbyteris aliisque clericis sui districtus subsidia spiritualia praesto sint, utque ipsis quae ad vitam honeste et digne du-cendam subsidia materialia non desini, atque maxime sollicitus sit de iis sacerdotibus qui in difficilioribus versantur circumstantiis aut pro-blematibus anguntur, eosdem frequenter visitans.

§ 3. Curet Vicarius foraneus ne parochi sui districtus, quos gra-viter aegrotantes noverit, spiritualibus ac materialibus careant auxiliis, utque eorum qui decesserint funera celebret; provideat quoque ne, eis aegrotantibus vel decedentibus, libri, documenta, sacra supellex aliaque quae ad ecclesiam pertinent, depereant aut asportentur.

310 COMMUN ¡CATIONES

§ 4. Vicarius foraneus obligatione tenetur secundum determinatio-nem ab Episcopo dioecesano factam, sui districtus paroecias visitare.

Al § 1

In questo testo, secondo Mons. Segretario, viene mantenuta una figura ormai superata in molte parti perché le sue facoltà sono state assunte dal Vicario episcopale.

Il Relatore nota che in molte nazioni non ci sono Vicari episcopali. Il parere del secondo Consultore è che l'esistenza dei Vicari episco-

pali non impedisce l'esistenza dei Vicari foranei. In Germania ci sono diocesi in cui sono presenti 60 Vicari foranei e solamente 3 Vicari episcopali.

Mons. Segretario replica che la situazione tedesca non si può imporre a tutta la Chiesa. Inoltre il n. 1° del § non può valere per gli Istituti di vita consacrata perché questi non dipendono dal Vicario foraneo o Decano. Così si può dire anche per il n. 2°. Comunque, propone, per la premessa, il seguente testo: « Vicario Foraneo, praeter facultates iure particulari ei legitime tributae, officium et ius est ». Concordano tutti.

Il secondo Consultore propone il testo seguente: « Coordinare actio-nem pastoralem prò universo territorio ».

Mons. Segretario propone il testo seguente: « Actionem pastoralem in Vicariatu communem promovendi et coordinandi ».

Questo testo viene approvato da tutti. n. 2°: si propone che vengano soppresse le seguenti parti: « sacer-

dotes aliique » ed inoltre tutta l'ultima parte « in specie ... servent ». Concordano tutti.

n. 3°: tutti concordi che il testi rimanga com'è.

Al § 2

n. 1°: tutti concordano che sia soppresso. n. 2°: il testo viene accettato con la soppressione delle parole

« presbyteri aliique ». n. 3°: il testo è approvato con le seguenti soppressioni: « utque

ipsis ... desint » e le parole finali « eosdem frequenter visitans ». Il testo del § 3 viene approvato con la seguente correzione proposta

dal Card. Presidente « funera digne celebrentur » al posto di « funera celebret ».

Il testo del § 4 è approvato com'è.

ACTA COMMISSIONS 111

Can. 388 (CIC 449)

Semel saltem in anno, statuto ab Episcopo tempore, Vicarius fo-raneus de statu paroeciarum sui districtus, de actione pastorali in eo-dem expleta et prospecta, necnon de condicionibus votisque presbyte-rorum aliorumque qui in territorio sibi concredito ministerio sese de-vovent Episcopo dioecesano rationem reddat.

Mons. Segretario ne propone la soppressione per lasciare la norma al diritto particolare. La maggioranza (5 Consultori) concorda con tale proposta.

Can. 389 (CIC 450, § 1)

Vicariatus foraneus sigillum habeat vicariatus proprium.

Concordano tutti perché venga soppresso in quanto non necessario.

Seduta del 15 maggio 1980

Art. XII

D E ECCLESIARUM RECTORIBUS

Can. 390 (CIC 479)

§ 1. Ecclesiarum rectores hic intelliguntur sacerdotes, quibus cura demandatur alicuius ecclesiae, quae nec paroecialis sit nec capitularis, nec adnexa domui communitatis Instituti vitae consecratae aut cleri-corum Societatis, quae in eadem officia celebret.

§ 2. De cappellano sodalium mulierum necnon virorum laicalis Instituti vitae consecratae, aliusve legitimae christifidelium consociatio-nis, serventur particularium canonum praescripta; cappellani vero est universas quae in ecclesia cui praeest celebrentur litúrgicas functiones moderari atque prospicere ut nihil in ecclesia fiat sanctitati loci con-trarium.

Al § 1 Tutti concordano che rimanga il resto com'è. Mons. Segretario pensa che sia opportuno dire « Instituti religiosi »

al posto di « Instituti vitae consecratae », ma crede che sia opportuno rimandare la questione a quando sarà chiarita la materia « De Insti-tutis vitae consecratae ».

312 COMMUN ¡CATIONES

Al § 2 Mons. Segretario nota che attualmente non ci sono norme nello

schema circa il cappellano dei religiosi e propone che il testo venga corretto nel seguente modo: « Cappellanus sodalium mulierum necnon virorum laicalis Instituti vitae consecratae nominatur a loci Ordinario; cappellani est universas quae in ecclesia cui praeest celebrentur litúrgicas functiones moderari atque prospicere ut nihil in Ecclesia fiat sanctitati loci contrarium; ipsi non licet in regimine interno Instituti sese im-miscere ».

Il testo è approvato da tutti i Consultori che decidono di trasfe-rirlo nello schema « De Institutis vitae consecratae ».

Can. 391 (CIC 480)

§ 1. Ecclesiae rector libere nominatur a loci Ordinario, salvo iure eligendi aut praesentandi, si cui legitime competat; quo in casu loci Ordinarii est rectorem confirmare vel instituere.

§ 2. Etiam si ecclesia pertineat ad aliquod Institutum vitae con-secratae exemptum, Ordinario loci competit rectorem a Moderatore praesentatum instituere.

§ 3. Rector ecclesiae, quae coniuncta sit cum Seminario alio ve collegio quod a clericis regitur, est Superior Seminarii vel collegii, nisi ali ter Ordinarius constituerit.

Concordano tutti che il § 1 rimanga com'è.

Mons. Segretario propone di sopprimere, nel § 2, « exemptum » e dire « clericale Institutum vitae consecratae iuris pontificii ».

Tutti sono d'accordo. Il testo del § 3 è approvato con la seguente correzione: « rector »

al posto di « Superior » (2a riga).

Can. 392 (CIC 481)

Salvo can. 115 functiones paroeciales in ecclesia sibi commissa rectori peragere non licet, nisi consentiente aut, si res ferat, delegante parocho.

Tenendo anche presente che nel nuovo Codice non ci sono fun-zioni « parocho reservatae », ma soltanto « parocho speciali ter com-missae », il Relatore propone di aggiungere dopo « paroeciales » le parole « de quibus in can. 363, nn. 1-7 ».

Concordano tutti.

ACTA COMMISSIONS 111

Can. 393 (CIC 482)

Potest rector in ecclesia sibi commissa divina officia etiam sol-lemnia celebrare, salvis legitimis fundationis legibus, atque dummodo non noceant ministerio paroeciali; in dubio utrum eisdem detrimento sint necne, loci Ordinarii est rem dirimere et opportunas quibus vite-tur normas praescribere.

Mons. Segretario propone che la norma sia modificata in modo da lasciare più libertà ai fedeli, perché la parrocchia non ha l'esclusiva della cura pastorale ed anche perché non sempre la chiesa parrocchiale è sufficiente per tutti i parrocchiani.

Il settimo Consultore propone di fare una norma generale per cui in caso di conflitto tra rettore e parroco intervenga l'Ordinario con il suo prudente giudizio.

Mons. Segretario risponde che essendo il rettore e il parroco due persone giuridiche non soggette tra loro, è ovvio che i conflitti debbano essere sanati dall'Ordinario del luogo. Propone pertanto i seguenti emendamenti :

1) dire « litúrgicas celebrationes » al posto di « divina officia » e « etiam solemnes peragere » al posto di « etiam solemnia celebrare »;

2) aggiungere dopo « dummodo » (2a riga) le parole « de iudicio Ordinarii loci »;

3) sopprimere l'ultima parte « in dubio ... praescribere ».

Can. 394 (CIC 483)

Ubi id opportunum ipsi videatur potest loci Ordinarius rectori praecipere ut determinatas in ecclesia sua pro populo celebret functio-nes etiam paroeciales, necnon ut Ecclesia pateat certis christifidelium coetibus ibidem officia celebraturis.

Il testo è approvato con il seguente emendamento: dire in fine « litúrgicas celebrationes peracturis » al posto di « officia celebraturis », onde evitare la parola « officia » che non è adatta.

Can. 395 (CIC 484)

§ 1. Sine rectoris aliusve legitimi Superioris licentia, nemini li-cei in ecclesia Eucharistiam celebrare, Sacramenta administrare aliasve sacras functiones peragere; quae vero licentia detur aut denegetur ad normam iuris.

314 COMMUN ¡CATIONES

§ 2. Ad verbi Dei praedicationem in ecclesia quod attinet, ser-ventur praescripta cann. (De Ecclesiae munere docendi, cann. 1 1 - 2 4 ) .

Il testo del § 1 piace a tutti com'è. Tutti concordano che il § 2 venga soppresso, perché la norma si

trova già nel « De munere docendi ».

Can. 396 ( C I C 4 8 5 )

Ecclesiae rector, sub auctoritate loci Ordinarii servatisque legitimis statutis et iuribus quaesitis, obligatione tenetur prospiciendi ut sacrae functiones secundum canonum praescripta ordinate in ecclesia cele-brentur, onera fideliter adimpleantur, bona diligenter administrentur, sacrae supellectilis atque aedium sacrarum conservationi et decori pro-videatur, et ne quidpiam fiat quod sanctitati loci ac reverentiae domo Dei debitae quoquo modo non congruat.

Il testo viene approvato all'unanimità con i seguenti emendamenti proposti da un Organo consultivo:

I ) aggiungere dopo « secundum » le parole « normas liturgicas et » ; 2) dire « digne » al posto di « ordinate ».

Can. 397 ( C I C 4 8 6 )

Rectorem ecclesiae, etsi ab aliis electum aut praesentatum, loci Ordinarius ex iusta causa, prò suo prudenti arbitrio ab officio amovere potest; quod si rector sit sodalis Instituti vitae consecratae aut So-cietatis clericorum, servetur, ad eius amotionem quod attinet, prae-scriptum can. 370, § 2.

II testo viene unanimemente approvato con il seguente emenda-mento: al posto di « can. 370 § 2 » dire « Can. 101 § 1 » (De Institutis vitae consecratae).

SECTIO I V

D E C H R I S T I F I D E L I B U S L A I C I S

Mons. Segretario pensa che fare una sezione speciale per i laici diversa dai « christifideles » è difficile. Infatti tutti i diritti e i doveri dei fedeli sono dei laici perché la stragrande maggioranza dei fedeli sono laici. Nonostante ciò, pensa che sia opportuno, anche come fatto psico-logico, che ci siano alcuni canoni particolari per i laici che possono essere

ACTA COMMISSIONS 111

distribuiti nelle varie parti dello schema e non composti in un capitolo a parte; per i ministri sacri, ciò si deve al fatto che la condizione di questi è veramente speciale.

Il Relatore pensa che un Capitolo speciale per i laici sia opportuno anche se dei laici si parla nelle varie parti del Codice.

Il terzo Consultore crede che anche se molte norme sono già state distribuite nei vari libri, potrebbe essere opportuno fare anche un Capitolo a se stante in questo libro.

Il settimo Consultore pensa che i canoni debbano essere riposti in un capitolo a parte.

Il secondo Consultore dichiara che secondo la sistematica, questi canoni appartengono alla parte I . Non tutte le norme che riguardano i laici possono essere sistemate in un capitolo a se stante ma devono essere distribuite nelle varie parti. I canoni sui laici però devono rima-nere, tenendo conto del fatto che la condizione di laici è essenziale nella Chiesa.

CAPUT I

D E O B L I G A T I O N I B U S E T I U R I B U S C H R I S T I F I D E L I U M L A I C O R U M

Can. 523 In canonibus huius capitis, nomine laicorum intelleguntur omnes

christifìdeles, praeter eos qui per receptum ordinem sacrum, ad divi-num ministerium sunt deputati aut alicuius Instituti vitae consecratae per professionem consiliorum evangelicorum sunt sodales.

Mons. Segretario ne propone la soppressione perché il capitolo dovrebbe restringersi a trattare solamente degli obblighi e dei diritti dei laici essendo già stabilita la fondamentale nozione di laico nel can. 81 e non è necessario né conveniente introdurne un'altra (laico = non consacrato). La eventuale non applicazione dei canoni di questo capitolo ai membri degli Istituti di vita consacrata si desume sufficiente-mente dai canoni riguardanti gli Istituti di vita consacrata.

Il secondo Consultore nota che nella prima parte si tratta « De christifidelibus » e si parla sia dei chierici che dei laici. I laici si dicono coloro che non sono chierici.

Viene suggerito di utilizzare qui il can. 28 della LEF. Si conclude la discussione con la proposta accettata da tutti di uti-

lizzare come can. 523 il testo proposto da un Organo consultivo che

316 COMMUN ¡CATIONES

può essere una opportuna introduzione al capitolo. Eccone il testo: « Christifideles laici, praeter ea quae communia sunt cunctis fidelibus, gaudent iuribus, et obligationibus tenentur quae in canonibus huius capitis enumerantur ».

Can. 524

§ 1. Laici, quippe qui uti omnes christifideles ad apostolatum, i.e. ad participationem missionis salvificae Ecclesiae a Deo per bapti-smum deputentur, generali obligatione tenentur, sive singuli sive in associationibus coniuncti, adlaborandi ut divinum salutis nuntium ab universis hominibus ubique terrarum cognoscatur et accipiatur; quae obligatio eo vel magis eos urget iis in adiunctis in quibus nonnisi per ipsos Evangelium audire et Christum cognoscere homines possunt.

§ 2. Peculiari adstringuntur officio, unusquisque quidem secun-dum propriam condicionem, ut rerum temporalium ordinem spiritu evangelico imbuant atque perficiant, et ita specialiter in iisdem rebus gerendis atque in muneribus saecularibus exercendis Christi testimo-nium reddant.

Al § 1

Il testo è approvato da tutti con i seguenti emendamenti:

a) aggiungere dopo « per baptismum » l'espressione « et per Con-firmationem » in base alle osservazioni degli Organi consultivi;

b) aggiungere dopo « obligatione tenentur » l'espressione « et iure gaudent » perché nel Capitolo non si parla solo di obblighi, ma anche di diritti;

c) dire « consociationibus » al posto di « associationibus », secon-do la proposta del secondo Consultore.

Al § 2

Il testo è approvato da tutti senza emendamenti. Un Organo consultivo propone un nuovo canone 524 bis che tratti

della particolare responsabilità che incombe sui laici che vivono uniti in matrimonio. Il testo proposto ed emendato è il seguente: « Laici qui in statu coniugali vivunt, iuxta propriam vocationem, peculiari officio tenentur per matrimonium et familiam ad aedificationem populi Dei adlaborandi; Ecclesiae autem pastorum est aptis legibus et actione pastorali coniuges et familias tueri et adiuvare ».

ACTA COMMISSIONS 111

Can. 525 Ius est laicis ut ipsis agnoscatur ea in rebus civitatis terrenae li-

bertas quae omnibus competit; in iis tamen rebus agendis, legem di-vinam, uti a Magisterio Ecclesiae proponitur, observent, caventes vero ne in quaestionibus opinabilibus auctoritatem Ecclesiae pro sua sen-tentia sibi exclusive vindicent.

Mons. Segretario propone i seguenti emendamenti:

« Ius est christifidelibus laicis ut ipsis agnoscatur ea in rebus civi-tatis terrenae libertas quae omnibus civibus competit; eadem tamen libertate utentes, curent ut actiones suae spiritu evangelico imbuantur et ad doctrinam attendant ab Ecclesiae Magisterio propositam, caventes vero ne in quaestionibus opinabilibus propriam sententiam uti doctrinam Ecclesiae proponant ».

L'aggiunta di « christifidelibus » è necessaria perché la norma non è rivolta solamente ai laici, ma a tutti. Il testo è approvato da tutti, eccetto il settimo Consultore.

Seduta del 16 maggio 1 9 8 0 Can. 526

Ratione ipsius baptismi hábiles sunt laici qui vocentur ut diversis modis cum apostolatu Hierarchiae immediate cooperentur.

Si aggiunge, dopo « Baptismi » « et Confirmationis » in base ai suggerimenti di vari Organi consultivi.

Mons. Segretario propone di dire al posto di « apostolatu Hierar-chiae » « ut munia quaedam absolvant quae cum officiis Pastorum propriis coniuncta sunt » (cfr. Decr. Apostolicam actuositatem, n. 24), oppure « cum Ecclesiae Pastoribus in eorundem muneribus magis directe cooperentur », perché l'espressione « apostolatu Hierarchiae » è espres-sione troppo generica ed astratta.

Il secondo Consultore fa notare che quanto dice Mons. Segretario si trova già nel can. 528 § 2. Qui si parla piuttosto di opere di apostolato ma in realtà il canone non dice niente di nuovo. Pertanto o si lascia com'è, oppure venga soppresso.

Mons. Segretario è d'accordo per la soppressione anche perché già in molti canoni si tratta di varie forme di apostolato come per es. nei cann. 528 e 529. Tanto più che l'espressione « apostolatu Hierarchiae » non gli sembra una frase felice perché tutte le forme di apostolato, sia di origine gerarchica sia no, possono chiamarsi « apostolato gerarchico ».

318 COMMUN ¡CATIONES

Il terzo Consultore nota che il canone aveva lo scopo di rivolgersi in modo particolare alle organizzazioni di Azione Cattolica, ma in realtà ogni apostolato è gerarchico e l'idea è già espressa nello stesso can. 524 e nel can. 528.

Il primo Consultore dichiara che nella LG, n. 33, si trovano quasi le stesse parole del canone. Sono rivolte in modo particolare a quei laici chiamati dalla gerarchia a partecipare all'apostolato gerarchico.

Il settimo Consultore afferma che, se la ragione è questa, la « ratio legis » non può essere il Battesimo e la Confermazione, perché questa del Battesimo e della Confermazione è una ragione generale che abbraccia ogni forma di apostolato sia personale che associativo. Viene fatta la votazione se sopprimere o no il canone. Sono tutti d'accorto, meno uno, per la soppressione, ma raccomandano che il concetto sia inserito nel can. 528 § 2.

Il primo Consultore propone che il testo diventi § 3 del can. 528.

Can. 527

§ 1. Laici, ut secundum doctrinam a Christo revelatam et univer-sae Ecclesiae Magisterio necnon a propriae Ecclesiae particularis pasto-ribus declaratam vivere valeant, eandem et ipsi enuntiare atque, si opus sit, defendere possint utque in apostolatu exercendo partem suam habere queant, obligatione tenentur et iure gaudent ad acquirendam eiusdem doctrinae cognitionem, propriae quidem uniuscuiusque capaci-tati et condicioni aptatam.

§ 2. Facúltate quoque gaudent ut, servatis iure statutis, plenio-rem illam in scientiis sacris acquirant cognitionem, quae in ecclesiasticis Universitatibus facultatibusve aut in scholis scientiarum religiosarum traduntur, ibidem lectiones frequentantes et gradus académicos conse-quen tes.

§ 3. Item, servatis praescriptis quoad idoneitatem requisitam sta-tutis, hábiles sunt qui missionem docendi scientias sacras a legitima auctoritate ecclesiastica recipiant.

Al § 1 Mons. Segretario propone che il testo rimanga con i seguenti emen-

damenti: 1) aggiungere dopo « doctrinam » l'aggettivo « christianam »; 2) sopprimere le parole « a Christo ... declaratam ». Concordano tutti.

ACTA COMMISSIONS 111

Il quinto Consultore concorda, ma suggerisce di invertire l'ordine delle idee espresse, mettendo all'inizio l'ultima parte « obligatione tenentur ».

Concordano tutti che per ora il testo rimanga così, poi si vedrà di coordinarlo con i cann. 21-22 e quelli della LEF.

Al § 2

Secondo i suggerimenti degli Organi consultivi si propone di dire « iure » al posto di « facultate ». Concordano tutti.

Mons. Segretario propone di sopprimere « servatis iuris statutis », perché è cosa ovvia.

Il § 3 piace a tutti com'è.

Can. 528

§ 1. Laici, debita scientia, prudentia et honestate praestantes, ha-biles sunt qui tanquam periti aut consiliarii ab Ecclesiae pastoribus audiantur.

§ 2. Habiles etiam sunt qui ad normam iuris idonei reperiantur, ut ad illa officia ecclesiastica et munera a sacris pastoribus assumantur, quibus secundum iuris universalis aut particularis praescripta fungi valent.

Al § 1

Il secondo Consultore, dietro il suggerimento di un Organo con-sultivo, chiede che il canone venga diviso in due paragrafi: il § 1 deve trattare della facoltà generale per cui i laici singolarmente presi possono essere uditi dai Pastori; il § 2 invece deve trattare della facoltà dei laici a partecipare ai vari Consigli diocesani e parrocchiali « ad normam iuris ».

Il sesto Consultore nota che il § 1 sarebbe inutile perché si tratta di cosa ovvia.

Il settimo Consultore nota che la norma è importante anche se sola-mente esortativa perché in qualche modo propone una direttiva per i Pastori.

Mons. Segretario propone di invertire l'ordine dei due §§ del canone. Propone inoltre di dire « Ecclesiae Pastoribus adiutorio sint » al posto di « ab Ecclesiae Pastoribus audiantur ».

320 COMMUN ¡CATIONES

Il terzo Consultore concorda con Möns. Segretario e propone di aggiungere dopo « consiliarii » « etiam in consiliis ad normam iuris uniti, Ecclesiae Pastoribus adiutorio sint ».

Il primo Consultore concorda con le proposte di Möns. Segretario e del terzo Consultore e non vede la necessità di fare un secondo § sola-mente per i « Consilia ».

In base ai suggerimenti suddetti, il testo del § approvato da tutti è il seguente: « Laici, debita seientia, prudentia et honestate praestantes, hábiles sunt qui tamquam periti aut consiliarii, etiam in Consiliis ad normam iuris, Ecclesiae Pastoribus adiutorio sint ».

Questo § viene posto come § 1.

Al § 2

Möns. Segretario propone di sopprimere « universalis aut particu-laris » perché è sufficiente dire « secundum iuris praescripta ». Concor-dano tutti.

Il primo Consultore propone di sopprimere anche « ad normam iuris », perché la parola « idonei » comprende il concetto di qualità comprovate dal diritto. Concordano tutti.

Can. 529

§ 1. Viri laici, qui aetate dotibusque pollent Episcoporum Con-ferentiae decreto statutis, ritu liturgico praescripto ad ministeria lec-toris et acolythi stabiliter assumi possunt; quae tamen ministeriorum collatio eisdem ius non confert ad sustentationem remunerationemve ab Ecclesia praestandas.

§ 2. Laici, quibus ministeria de quibus in § 1 non sunt collata, et quidem sive viri sive mulieres, ex temporanea deputatione in actioni-bus liturgicis munus lectoris implere possunt; item omnes laici facúl-tate gaudent ut muneribus commentatoris, cantoris aliisve ad normam iuris fungantur.

§ 3. Ubi Ecclesiae necessitas aut utilitas id suadeat, possunt etiam, deficientibus sacris ministris necnon lectoribus et acolythis, quaedam eorundem officia supplere, videlicet ministerium verbi exercere, pre-cibus liturgicis praeesse, baptismum conferre atque Sacram Commu-nionem distribuere, iuxta iuris universalis et particularis praescripta.

ACTA COMMISSIONS 111

Al § 1 Mons. Segretario pone qui la questione di altri ministeri da isti-

tuirsi o da conferirsi anche alle donne, ma non si può prendere una tale decisione senza prima consultare la S. Congregazione per il Culto.

Il primo Consultore preferisce il testo com'è con l'espressione « viri laici » e non solamente « laici » che comprenderebbe anche le donne.

Il terzo Consultore nota che la S. Congregazione per il Culto non ha proposto niente circa questa materia, pertanto dimostra di appro-vare il testo com'è. Non c'è bisogno quindi di consultare la S. Con-gregazione per il Culto divino.

Il quinto Consultore propone che vengano soppresse le parole « ritu liturgico », ma la risposta non viene accolta perché l'espressione è con-siderata essenziale.

Mons. Segretario nota che si sono verificati alcuni abusi nel molti-plicare i ministeri senza vera necessità. Pertanto tutti concordano che il testo rimanga com'è.

Nel § 2 viene suggerito di sopprimere le parole « quibus ... mu-lieres ». Il resto rimane com'è. Tutti d'accordo.

Circa la parola « commentatoris » che a qualcuno non piace, Mons. Segretario nota che chi fa un breve commento non è un predicatore.

Al § 3 Il Card. Presidente dichiara che bisognerà tener conto delle norme

che emanerà tra pochi giorni la S. C. per i Sacramenti. Mons. Segretario nota che nel « De muñere docendi » viene chiara-

mente stabilito che l'omelia durante la S. Messa è riservata ai sacerdoti. Propone di sopprimere le parole « aut utilitas » e le parole « universalis et particularis ». Concordano tutti.

Can. 530

Laici, sive coelibes sive matrimonio iuncti qui permanenter aut pro tempore, speciali Ecclesiae servitio addicuntur, obbligatione tenen-tur ut aptam acquirant formationem ad munus suum debite implendum requisitam, utque hoc munus conscie, impense et diligenter adimpleant; ius habent ad honestam remunerationem eorum condicioni aptatam, qua decenter, servatis quoque iuris civilis praescriptis, necessitatibus propriis ac familiae providere valeant, itemque ius ut suae praeviden-tiae et praecaventiae sociali et assistentiae sanitariae quam dicunt debite prospiciatur, salvo praescripto can. 529, § 1.

322 COMMUN ¡CATIONES

Il settimo Consultore propone di sopprimere « sive coelibes sive matrimonio iuncti », perché è cosa ovvia. L'espressione non va in un testo giuridico anche se sono parole del Vaticano I I .

Concordano tutti. Il secondo Consultore propone di sopprimere le parole « salvo prae-

scripto can. 529 § 1 » perché non necessarie. Concordano tutti. Il resto del testo piace com'è.

CAPUT I I

N O R M A E S P E C I A L E S D E C H R I S T I F I D E L I U M L A I C O R U M C O N S O C I A T I O N I B U S

Can. 531 Christifìdeles laici, quippe qui baptismate missionis Populi Dei par-

ticipes effecti et ipsi ad apostolatum ab ipso Domino deputentur, ma-gni faciant consociationes ad spirituales fines de quibus in can. 39 con-sti tutas, eas in specie quae rerum temporalium ordinem spiritu chri-stiano animare intendunt quaeque ita intimiorem inter fidem suam et vitam proprii status unionem magnopere fovent.

Mons. Segretario propone di sopprimere le parole « quippe ... depu-tentur » perché non necessarie.

Concordano tutti. Il resto piace com'è.

Can. 532 § 1. Curent laici ut inceptis quae in consociationibus suscipiunt,

quantum possibile sit, clericis in variis ministerii pastoralis muneribus explendis adiutorio sint.

§ 2. Qui praesunt consociationibus christifidelium, etiam iis quae vi privilegii apostolici erectae sunt, curent etiam ut consociationes quas constituunt aut participant cum aliis christifidelium consociationibus, quibuscum expediat, cooperentur utque variis operibus christianis, prae-sertim in eodem territorio existentibus, libenter auxilio sint.

Il § 1 viene soppresso perché i fini delle associazioni sono definiti negli statuti propri. Concordano tutti.

Nel § 2 il Card. Presidente propone di sopprimere le parole « quas ... participant » e mettere prima di « consociationes » il pronome « suae » ed infine sopprimere « etiam » (2a riga).

Concordano tutti.

ACTA COMMISSIONS 111

Can. 533

Qui praesunt consociationibus laicorum curent ut membra consocia-tionis ad apostolam laicis proprium exercendum debite efformentur.

Il testo è accettato così com'è.

* * *

A questo punto si esaminano le proposte di aggiunte di nuovi testi riguardanti i luoghi di missione. Dette proposte sono:

Can. 222

Aggiungere il seguente § 5: « In locis S. Congregationis prò Evan-gelizatione Gentium subiectis, Episcopi, Vicarii et Praefecti Apostolici ne omittant territorium dividere in paroecias vel quasi-paroecias cum id iudicaverint fieri posse ».

Circa questa norma è stato sufficientemente provveduto nel can. 349 bis § 1. Concordano tutti.

Can. 241 § 1 bis

Il testo è il seguente « In locis S. Congregationis prò Evangeliza-tione Gentium subiectis, Episcopus sacrificium prò populis sibi com-missis applicare debent saltem in solemnitatibus Nativitatis Domini ... omnium Sanctorum » (ex can. 306 CIC).

Mons. Segretario dubita che sia opportuno fare questa aggiunta, al massimo si può aggiungere alla fine del § 1 « nisi in locis prò Evange-lizatione Gentium subiectis aliter provisum fuerit ».

Concordano tutti che non si dica niente.

Can. 248 § 1 bis

Il testo è il seguente: « In Vicariatibus et Praefecturis Apostolicis Vicarius vel Praefectus Apostolicus constituant Consilium ex tribus saltem missionariis, quorum sententiam, saltem per epistolam, audiant in gravioribus negotiis » (ex can. 302 CIC).

Piace come can. 309 § 2.

324 COMMUN ¡CATIONES

Can. 258 § 3

Il testo è: « Vicarii Apostolici huic obligationi satisfacere possunt per procuratorem etiam in Urbe degentem; Praefecti Apostolici hoc munere non tenentur » (cfr. can 299 CIC).

Viene approvato all'unanimità.

Can. 316 § 1 bis

Il testo è: « In Vicariatu et Praefectura Apostolica munera Collegii Consultorum competunt Consilio Missionis de quo in can. 309 § 2 nisi aliud iure statuatur » (N. B. Casus de sede vacante).

Piace come can. 316 § 4.

Can. 331

Si osserva che: De sede impedita. Ni fallor potest applicari haec norma etiam Vicariatibus et Praefecturis ubi Vicarius generalis (non amplius Vicarius delegatus) nominari potest. (In CIC non praevidetur Vicarius generalis et nominantur Vicarii delegati) (cfr. can. 288 sche-matis coli, cum can. 198 CIC).

Si ritiene valida la norma dello schema senza aggiungere questo testo.

Cann. 337-338

Si fa la seguente proposta: « Adiungatur norma can. 309 § 1 CIC de Pro-vicario et Pro-praefecto in casu sedis vancantis (non in casu sedis impeditae). Ratio: normae schematis de electione ex parte collegii consultorum non facile nec semper valent prò Vicariatibus et Praefecturis Apostolicis. Ponatur etiam § 2 eiusdem can., omissis verbis « vel eorum iurisdictione impedita ad normam can. 429, 1 ». N. B.: Utiliter conser-varetur norma can. 303 CIC de « congregatione seu coadunatione mis-sionariorum Vicariatus et Praefecturae ».

Si ammettono le osservazioni con la seguente formula che sarebbe il can. 337 bis: « In Vicariatu vel Praefectura apostolica sede vacante regimen assumit ad hoc tantum effectum Pro-Vicarius vel Pro-Praefectus a Vicario vel Praefecto immediate post captam possessionem nominatus, nisi aliter a Sancta Sede statutum fuerit ».

Si conclude così questa ottava ed ultima sessione del Gruppo di Studio incaricato dell'esame delle osservazioni circa lo schema « De Populo Dei ». (N. PAVONI, Attuario).