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PER LA STORIA DEL VAT. LAT. 451, DECORATO DA MICHELINO DA BESOZZO, E DI QUALCHEALTRO CODICE POSSEDUTO DAL VESCOVO GIOVANNI CAPOGALLO, O.S.B.Author(s): Antonio ManfrediSource: Aevum, Anno 71, Fasc. 2 (Maggio-Agosto 1997), pp. 401-416Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860753 .

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Antonio Manfredi

PER LA STORIA DEL VAT. LAT. 451, DECORATO DA MICHELINO DA BESOZZO,

E DI QUALCHE ALTRO CODICE POSSEDUTO DAL VESCOVO GIOVANNI CAPOGALLO, O.S.B.

In memoria della signora Myriam Billanovich

1. // committente del Vat. lat. 451

II Vat. lat. 451 contiene tutto il Commentarium in Psalmos di s. Agostino1. Bello e gia noto, il volume e un esempio significativo di produzione libraria lom barda d'alto livello databile agli ultimi anni di Giangaleazzo Visconti: vi e infat ti coinvolta una stella di prima grandezza della corte ducale, Michelino da Be

sozzo2, a cui sono state assegnate la miniatura iniziale (f. lr) e quella, alia meta circa del codice (f. 239r)3. Alcuni problemi restano pero ancora aperti, tra cui una

1 Membr., ff. 434 (secondo la foliazione antica 432), mm. 365x265 (255x185), due colonne di

52 righe, fasc. 1-2310, 248, 25-3510, 368, 37-4310, 448 (1?90 10?>; richiami piuttosto lunghi, alia destra nel

verso dell'ultimo foglio, decorati con tratti di penna; rigatura a mina grigia, fori aU'estremita delle

quattro rettrici orizzontali; rubriche in minuscola: la prima manca, l'ultima in nero e qui trascritta con il colophon; inc.: ?Beatus vir qui... de Domino nostro?, expl.: ?omnis spiritus laudet Dominum. Amen. Amen. Amen. Et cetera?.

2 Una scheda aggiornata e rapida e stata redatta da M. Dachs, Besozzo, Michelino Molinari da, in Allgemeines Kunstler -

Lexicon, X, Munchen-Leipzig 1995, 201; la duratura e decisiva presenza deH'artista in Lombardia durante tutto il ducato visconteo e stata gia affrontata da M. Salmi, La pit tura e la miniatura gotiche, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, 800-11; proprio sulla miniatura sembra accentrarsi la gran parte degli studi piii recenti.

3 L'attribuzione a Michelino, fu proposta per primo dal Toesca, che lavoro sul Vat. lat. 451 due

volte, nel 1923 e poi, quasi trent'anni dopo nel 1951, come ricaviamo dalle schede di consultazio ne. Lo studioso espose la sua proposta in Monumenti e studi per la storia della miniatura italiana - La collezione Ulrico Hoepli, Milano 1930, 93. Ormai unanimemente accettata, tale attribuzione e

stata rafforzata con nuovi dati in due interventi editi da poco: G. Algeri, Per Vattivita di Micheli no da Besozzo in Veneto, ?Arte cristiana?, 75 (1987), 17-32, dove pure (p. 30 n. 29) e fornita tutta la bibliografia in merito, e Ead., // De consolatione Philosophiae della Biblioteca Malatestiana e la

miniatura a Pavia alia fine del Trecento, in Libraria Domini, I manoscritti della Biblioteca Malate stiana: testi e decorazione, a c. di F. Lollini - P. Lucchi, Bologna, Graphis, 1995, 328-29; cui va

aggiunta un'altra segnalazione del Vat. lat. 451, sempre in ambito micheliniano: S. Bandera Bisto letti, // ms. n? 323 della Walters Art Gallery di Baltimore. Vattivita di Michelino da Besozzo nel

quarto decennio del Quattrocento, ?Paragone?, n.s., 9-11 (1988), 3-12.

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migliore individuazione deH'unico e paziente scriba, certamente un professionista, che vergo con gotica minuta tutto il grande volume e che alia fine appose la sua firma dentro un colophon piuttosto ampio, finora mai integralmente riprodotto4:

Gloria in excelsis Deo et in terra (bone espunto) pax hominibus bone voluntatis.

Explicit Exposicio Psalmorum David per sanctum Augustinum Aurelium episcopum, scripta manu mei Antonii de Cararia de Albingana.

Antonio Carrara o da Carrara era dunque originario della citta ligure di Al

benga, che nel Trecento e nel Quattrocento fu a tratti soggetta al ducato viscon

teo5; finora il suo nome risulta presente solo in questo manoscritto6.

Sono, mi pare, da riconsiderare anche la committenza e le sorti del volume nel secolo XV. La tipologia del libro prevede infatti un proprietario ricco e illu

stre; inoltre il commento di s. Agostino ai Salmi e opera amata dal Petrarca e da

quegli ambienti ecclesiastici lombardi che ne recepirono rinflusso. E in questa rifioritura di interessi il Vat. lat. 451 e tra i migliori esiti grafici: l'opera vasta e

percio spesso ripartita in testimoni di piu tomi, e qui compresa in un solo volu me 7, il che ha richiesto la scrittura minuta di cui si diceva: il testo e disposto su due colonne con buona regolarita e fu ricorretto in un secondo tempo dallo stes so copista; la pergamena utilizzata e ottima, con pochi difetti, di concia italiana. Le decorazioni delle iniziali maggiori sono anch'esse di scuola lombarda, a fo

gliami colorati8; quelle minori in filigrana rosso-turchina. II volume e completa to dall'incisiva presenza di Michelino, che, specialmente nella prima miniatura (f. lr), ha utilizzato un modulo decorativo tipico dei codici giuridici di lusso, e per cio originale per i testi patristici, normalmente poveri di decorazione figurata: den

4 In M. Vattasso - P. Franchi de' Cavalieri, Codices Vaticani latini, I, Romae 1902, 338, e

solamente trascritta la seconda parte con il nome del copista: stesso criterio in Benedictins du Bou

veret, Colophons de manuscrits occidentaux des origines au XVP siecle, I, Fribourg/Suisse 1965, 128 n? 1007, che rimandano di fatto al catalogo vaticano, e in Algeri, Per I'attivitk, 30 n. 29. Tra

scrivo aggiungendo punteggiatura minima e maiuscole; l'a capo e originale. 5 I Visconti furono signori di Albenga dal 1355 al 1379; Carlo IV dal 1396 al 1413, come ra pidamente indica N. Lamboglia, Albenga romana e medioevale, Bordighera-Albenga 1957, 28.

6 Non e citato in M. Zaggia, Copisti e committenti di codici a Milano nella prima meta del

Quattrocento, ?Libri & documenti?, 21 (1995), 1-45, dove pure non compare il Vat. lat. 451. Ne il suo nome e noto a Monica Mattioni, esperta di codici datati lombardi, che ringrazio per l'informa zione.

7 II codice in realta era stato copiato da un antigrafo diviso in due parti: se ne vede la distin

zione al f. 235, che contiene il commento al Titulus Psalmi LXXXVI, cui seguono tre fogli bianchi

(236-238) e poi al f. 239r il commento al Salmo 86 preceduto dalla miniatura micheliniana in una sorta di secondo frontespizio minore, con ripetizione dello stemma senza insegne vescovili. Anche

il conteggio antico dei fascicoli, secondo i bifoli, a lettere e numeri, rispecchia questa suddivisione:

compaiono infatti due serie di lettere a-i, k, l-t, v, jc, y, z, 2, cui segue un'altra, identica serie fino

alia v, con tratto orizzontale sopra le lettere, la soluzione di continuita e al fascicolo contrassegna to da 2, quello che attualmente chiude la prima parte. II ms. fu legato, credo da subito, in un unico

blocco, come vedremo dagli inventari antichi, e come mostra la numerazione continua, forse quat trocentesca, e Tunica segnatura vaticana, risalente alia fine del Cinquecento. Fu poi diviso in due, tenendo presente la bipartizione originaria, da un restauro vaticano del Settecento: il secondo tomo

inizia al f. 299. II restauro fu condotto durante l'amministrazione del cardinale bibliotecario di ori

gine spagnola Francesco Saverio Zelada, il cui stemma e riprodotto sui due dorsi della legatura set

tecentesca accanto a quello di Pio VI Braschi. 8 Se ne veda l'elenco e l'analisi in Algeri, Per I'attivith, 30 n. 29.

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PER LA STORIA DEL VAT. LAT. 451 403

tro una loggia o un'aula dallo sfondo verde damascato d'oro, il santo dottore tie ne una lectio davanti ad un circolo di rappresentanti delle due gerarchie: alia si nistra il clero (papa, cardinali, vescovi, prelati, chierici), alia destra il potere lai co (imperatore, re, vassalli e funzionari)9.

II committente ha voluto lasciare chiara traccia di se, facendo miniare in cal ce alle due pagine piu ricche (f. lr e 239r) le sue armi tuttora ben visibili: un

gallo rosso su un fondo d'oro, poggiato in punta su di una superficie azzurra; la

prima delle due armi e decorata con insegne ecclesiastiche abbastanza ben leggi bili, anche se in parte danneggiate da distacco di colore (tav. I. 1).

Questo stemma e stato a lungo senza identificazione10; una proposta recente lo attribuisce all'eremitano Marco Gallina, docente di teologia nel 1396 presso l'universita di Pavia: le insegne con cui Parme e decorata al f. lr ? chiavi de cussate a sinistra, mitria bianca gemmata sopra, pastorale a destra ? rimande rebbero infatti all'emblema dell'ordine agostiniano e il volatile dipinto nello scu do al cognome Gallina11. Non mi risulta tuttavia ne che vi fosse allora la con suetudine per un eremitano di decorare con le insegne dell'ordine un proprio co

dice, ne che le insegne presenti sul Vaticano fossero in uso per indicare l'appar tenenza agli agostiniani. Piuttosto esse si riferiscono normalmente ad un prelato di titolo vescovile; anzi, a differenza dell'uso corrente nel Quattrocento, che pre vede per questa dignita la sola mitria bianca sopra lo scudo araldico, proprio in Lombardia il copricapo pontificale e comunemente associato al baculus e alle chiavi di s. Pietro12. Molti gli esempi che si potrebbero indicare, tra cui il Pon tificale, Cambridge, Fitzwilliam 28, appartenuto a Francesco Pizolpasso, vescovo

prima di Dax, poi di Pavia, inline di Milano, morto nel 1443, e noto collezioni sta di libri13. Nel volume ora inglese, al f. lr, compaiono attorno all'emblema di

9 Un scena analoga trovo nell'esemplare Vat. lat. 479, che contiene il Collectarium sermonum

sancti Augustini di Roberto de' Bardi: tuttavia il miniatore e francese e la disposizione totalmente diversa: il santo e ritratto aU'estrema sinistra nell'atto di predicare, in piedi dentro un pulpito, e ha di fronte la sola curia papale. II livello decorativo e pure alto: del resto il volume ebbe per com mittente lo stesso Bardi, che lo annoto e forse ne fece dono alia biblioteca papale: il libro risulta in fatti presso il papa di obbedienza avignonese Benedetto XIII; passo poi, alia meta del sec. XV pres so la nuova biblioteca papale di Niccolo V: A. Manfredi, / codici latini di Niccold V. Edizione de

gli inventari e identificazione dei manoscritti, Citta del Vaticano 1994 (Studi e testi, 359), 92-93 n?

143, con altri riferimenti bibliografici. II Collectarium e soprattutto il successivo Milleloquium Au

gustini di Bartolomeo Carusi sono i frutti principali del recupero di interessi agostiniani della cer chia petrarchesca: RO. Kristeller, Augustine and the early Renaissance, in Studies in Renaissan ce Thought and Letters, Roma 1956 (Storia e letteratura, 54), 358-60.

10 Non ne propone il primo catalogo a stampa vaticano che descrive il ms.: Vattasso - Fran

chi de' Cavalieri, Codices, 338. 11 La proposta e avanzata ipoteticamente in Algeri, Per I'attivith, 24, e, mi pare, con maggior

convinzione in Sulla storia, 328. 12 Le chiavi di s. Pietro accompagnate dalla tiara sono normalmente riservate ai soli papi. 13 Sul Pizolpasso e sulla sua biblioteca A. Paredi, La biblioteca del Pizolpasso, Milano 1961;

M. Ferrari, Un bibliotecario milanese del Quattrocento: Francesco della Croce, ?Ricerche storiche sulla Chiesa Ambrosiana?, 10 (1981), 175-270; Ead., La littera antiqua a Milan, 1417-1439, in Re naissance- und Humanistenhandschriften, hsg. von J. Autenrieth unter Mitarb. von U. Eigler, Miin chen 1988, 22-27; P. Quilici, Legature del Piccolpasso e legature viscontee nella Biblioteca Am brosiana di Milano, in Bookbindings and other bibliophily. Essays in honour of Anthony Hobson, ed. D.E. Rhodes, Verona 1994, 193-245. Molti dati storico-biografici sono ora pubblicati in C. Bel loni, Francesco della Croce. Contributo alia storia della Chiesa milanese nel Quattrocento, Mila no 1995 (Archivio ambrosiano, LXXI).

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famiglia le tre insegne vescovili nello stesso ordine del Vat. lat. 451: chiavi, mi

tria, pastorale14. Identica sequenza al f. lr del noto Cicerone Ottoboniano lat.

2057, copia della silloge ritrovata a Lodi, databile circa agli anni 1422-25 e ap partenuto al vescovo di Como Francesco Bossi (tav. I. 2)15.

Un altro esempio ci e fornito dal Vat. lat. 5488. II volume contiene il De iu re monarchie del francescano Guglielmo Centueri, vescovo di Piacenza (1383-86) e Pavia (1386-1402), consigliere ducale di Giangaleazzo Visconti16. L'opera, una dura presa di posizione contro la Monarchia dantesca, va collocata poco prima del 1402, anno di morte del prelato17. II manoscritto ora vaticano ne e il miglior testimone18: databile all'inizio del Quattrocento19 e localizzabile con certezza in Lombardia. II copista

? abbastanza vicino a quello del Vat. lat. 451 ? utilizza una gotica minuta e regolare con presenza maggiore, rispetto ad Antonio da Car

rara, di tratti corsivi. In calce al f. lr del Vat. lat. 5488 compare uno stemma ve scovile finora non identificato, ma che potrebbe essere quello del Centueri (tav. II. I)20. Anche in questo caso il blasone e accompagnato dalle insegne vescovili,

14II f. lr del manoscritto ? con lo stemma ? e riprodotto in Paredi, La biblioteca, tav. XII; si veda anche Ferrari, Un bibliotecario, 204, 215, 219, 221, 262.

15 Su di esso si veda la scheda di L. Gualdo Rosa, in Vedere i Classici. L'illustrazione libra

ria dei testi antichi dall'eta romana al tardo medioevo, a c. di M. Buonocore, Roma, Palombi, 1996, 368-70 e taw. 363-65.

16 Guglielmo Centueri da Cremona, Trattato 'De lure monarchiae\ a cura di C. Cenci, Ve

rona 1967, 12-38; sul Centueri si vedano anche M. Palma, Guglielmo Centueri, in DBI, XXIII, 1979,

611-14, e CM. Monti, Una raccolta di 'Exempla epistolarum', II, Lettere pubbliche e private di

ambiente cancelleresco visconteo, ?Italia medioevale e umanistica?, 31 (1988), 201, ove si da noti zia della morte del Centueri in una lettera del 1402 all'allora vescovo di Cremona, Pietro Grassi: il

Grassi sarebbe stato poi nominato suo successore a Pavia. II Centueri fu anche inviato dal duca a

Padova nel gennaio del 1389, insieme ai consiglieri di Giangaleazzo Andreasio Cavalcabo e Niccolo

Spinelli, per definire le questioni riguardanti i beni dei Carraresi vinti, tra cui la celeberrima bi

blioteca del Petrarca: R. Zucchi, Ottonello Descalzi e la fortuna del ?De viris illustribus?, ?Italia

medioevale e umanistica?, 17 (1974), 474-75. Sul Centueri si veda anche G. Billanovich, / primi umanisti italiani nello scontro tra papa Giovanni XXII e Ludovico il Bavaro, ?Italia medioevale e

umanistica?, 37 (1994), 180-81. 17 Centueri, Trattato, 35.

18 Centueri, Trattato, 52-57; la tradizione, piuttosto modesta, si riduce a quattro testimoni: il

Vat. lat. 5488 (V), due copie seicentesche di V nei Vat. lat. 6586 (V1) e 10176, che furono proba bilmente preparate da scriptores della Biblioteca Apostolica e che dimostrano una certa fortuna del

trattatello in epoca di monarchic assolutiste, senza pero che esso giungesse mai alle stampe, e Ra

venna, Biblioteca Classense 305 (R) della meta del sec. XV. 19 Un po' prima rispetto a quanto indicato dall'editore: Centueri, Trattato, 52: ?I1 codice fu

scritto verso la meta del sec. XV?. 20

L'explicit solenne e ricco di dati, contrapposto all'assenza di rubriche iniziali, potrebbe in

fatti portare conferma alia committenza da parte dell'autore (f. 54v): ?Explicit tractatus de iure Mo

narchic editus a domino fratre Guillelmo de Cremona ordinis minorum sacre theologie doctore pa risiensi famosissimo, episcopo papiensi?. Inoltre il blasone pare non possa essere attribuito a qual che altro prelato di area lombarda della fine del Trecento o dell'inizio del Quattrocento: Centueri, Trattato, 52 n. 5; ne pero purtroppo finora e nota Tarme del Centueri: le biografie riportate in F.

Ughelli, Italia Sacra, I, Venetiis 1717, 1101-02, e II, 230, infatti non ne riproducono, perche evi

dentemente non era nota all'Ughelli. Anche ulteriori controlli riguardanti vescovi di Pavia e Piacenza non hanno dato finora esiti: non e improbabile che il codice sia ormai Tunica testimonianza rima sta di quelTarme, di cui al trove si e perduta la memoria. II volume passo alia Biblioteca Apostoli ca all'inizio del Seicento con Teredita del decano della Sacra Rota Francisco Pena, per il quale si

veda, in rapporto alia Vaticana, J. Bignami Odier, La Bibliotheque Vaticane de Sixte IV a Pie XI, Citta del Vaticano 1973 (Studi e Testi, 272), 101, 119-20 n. 27, 141, 219 n. 23.

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disposte in modo molto simile a quelle del Vat. lat. 451: chiavi a destra, mitria

sopra, pastorale a sinistra. In altri codici lombardi ricorrono varianti, che, a con clusione del discorso, conviene rapidamente citare. Sull'Ambr. D 88 Sup., f. 2v, compare di nuovo lo stemma del Pizolpasso, attorniato a sinistra dalle chiavi e a destra dal pastorale21; sopra il blasone, invece della mitria, la croce con braccio

semplice. Infine sul Vat. lat. 227, copia del Dialogus in Lactantium donata da An tonio da Rho ad Eugenio IV nei primi anni Quaranta del sec. XV: al f. 4v, ove il Magister vitae imperatorum ha miniato la scena della dedica, compare in bas so al centro lo stemma papale sormontato nell'ordine da chiavi, tiara, croce pa triarcale, unico caso tra i manoscritti del pontefice veneto (tav. II. 2)22.

Dunque anche sul Vat. lat. 451 lo stemma accompagnato dalle insegne epi scopali esclude il Gallina, che, a quanto risulta, non e mai stato eletto vescovo.

Bisognera invece ricercare il nome del committente tra i prelati del ducato vi sconteo tra fine Tre e inizio Quattrocento. Anche la costosa fattura del codice esi

ge una committenza di rango superiore ad un agostiniano, e con disponibilita eco nomiche maggiori di un magister theologiae. Un altro candidato, credo piu con

gruo, pud essere individuato nel benedettino Giovanni Capogallo (t 1413), roma no di nascita e lombardo di adozione, vescovo prima di Feltre e Belluno e poi di

Novara, consigliere di Giangaleazzo Visconti23. II suo stemma compare in un co dice da lui commissionato e gia noto, oggi a Novara, Biblioteca Capitolare, ms.

XLII, f. lr. II blasone e cosi descritto da Dorino Tuniz: ?un gallo di color rosso

vivo, su fondo oro, posto su di un monte color blu?24. Perfetta la coincidenza aral dica tra il nostro e questo stemma, salvo che mi pare piu corretto interpretare co me un mare ondoso, o un'onda Pelemento araldico nella punta dello scudo, su cui e poggiato il gallo25. Al vescovo Capogallo si addicono dunque assai bene anche le insegne che attorniano il blasone del Vat. lat. 451; la collocazione del prelato dentro Pambiente visconteo spiega Pingaggio di Michelino da Besozzo.

II personaggio e infatti potente e di alto profilo, sia politico che culturale. Nato circa alia meta del sec. XIV a Roma da famiglia benestante e collegata al ia professione notarile, Giovanni Capogallo entro presto nell'ordine benedettino e gia nel 1379 era abate di Grottaferrata. Si schiero ovviamente con l'obbedien za romana fin dall'inizio del grande scisma; Urbano VI lo nomind abate di San

21 Paredi, La biblioteca, tav. XIV.

22 Sul codice indicazioni bibliografiche in Manfredi, / codici, 411 n? 656.

23 Ho gia proposto questa attribuzione al Capogallo in Manfredi, / codici, 119, ma senza ap

profondire in quell'occasione la questione. Una biografia sul Capogallo: F.Ch. Uginet, Capogallo Giovanni, in DBI, XVIII (1975), 653-55; ben piu completo il lavoro di D. Tuniz, Giovanni Capo gallo, vescovo di Novara, 1404-1413. Le vicende e i libri di un prelaw italiano fra Tre e Quattro cento, ?Novarien.?, 3 (1969), 126-53, appoggiato sulla tesi di laurea e ignorato in DBI. Notizie ul teriori aggiungono, soprattutto in ambito culturale, L. Gargan, Cultura e arte nel Veneto al tempo del Petrarca, Padova 1977 (Studi sul Petrarca, 5), 108, per i rapporti avviati dal Capogallo con uma

nisti veneti durante la sua permanenza a Feltre, e Monti, Una raccolta, 153, 184-86, 191, ove si da notizia di un documento biografico inedito, collocato esattamente nel passaggio dalla curia papale di obbedienza romana alia corte viscontea.

24 Tuniz, Giovanni Capogallo, 146.

25 Lo stemma compare in Ughelli, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, 717-18, dove e ben visibi le l'interpretazione, poi corrente nella sua famiglia, del trimonzio, cosi come riportato anche in T.

Amayden - C.A. Bertini, La storia delle famiglie romane, I, Roma [s.d.], 262.

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Paolo fuori le mura, sperando nella sua abilita per risollevare le disastrate condi zioni finanziarie della basilica-cenobio: il che, va detto, pare non sia avvenuto26. II Capogallo tuttavia divenne uomo di fiducia del successore Bonifacio IX To

macelli, che lo colloco nella sua diplomazia dal 1388: opero dunque tra quei le

gati papali delle due obbedienze il cui intervento si dimostro decisivo nella fase iniziale dello scisma27. Nel 1397 la svolta cruciale: inviato in Italia del nord co

me legato papale, il monaco passo direttamente nella corte di Giangaleazzo, col locandosi tra gli ecclesiastici piu influenti28. Scelta felice, perche il ducato vi sconteo occupava il confine tra i territori di stretta obbedienza avignonese e quel li vicini alia romana; e infatti molte delle trattative conciliatorie, soprattutto do

po il 1400, si tennero in Italia settentrionale. E il Visconti, grazie anche al deli cato periodo storico e alle tensioni vive nella Chiesa, pote ampiamente manovra re per costruirsi una signoria con ambizioni di entita nazionale29. Cos! il Capo gallo gia dal 1397 fu eletto vescovo di Feltre e Belluno, diocesi appena conqui stata e parte delP obbedienza romana, e membro del consiglio ducale accanto al

gia citato Guglielmo Centueri, allora vescovo di Pavia, al vescovo di Novara Pie tro Filargo, il futuro papa pisano Alessandro V, e a Luchino Federici, arcivesco vo di Pisa, anch'essa da poco entrata a far parte dello stato visconteo30. Piu vol te luogotenente di Giangaleazzo in citta di conquista, il Capogallo partecipo an che ad avvenimenti solenni della famiglia milanese. Nel 1401 gli sfuggi il pa triarcato di Aquileia perche Angelo Correr, il futuro Gregorio XII, ottenne Pele zione di Antonio Panciera31; ma quando il Filargo fu eletto metropolita di Mila no, il Capogallo passo a sostituirlo a Novara (1402), secondo i meccanismi di

spostamento che il Visconti riusciva a far applicare per le sedi vescovili dei suoi

domini, facendo nominare nei territori chiave ecclesiastici a lui fedeli. E pero al concilio di Pisa che emerge piu decisa la personality del prelato romano32. II Ca

pogallo sostenne la via concilii per la soluzione dello scisma e collaboro all'or

ganizzazione del conclave, esortando gli elettori al voto e assumendo la custodia della clausura. AlPelezione del papa pisano Alessandro V, grande protettore del

Capogallo, il pontefice di obbedienza romana, Gregorio XII, nomino contro di lui un amministratore per la diocesi di Novara33. Alessandro V mori tuttavia nel 1410, solo un anno dopo la sua elezione, e gli successe Giovanni XXIII Cossa. II Ca

26 Tuniz, Giovanni Capogallo, 128-29.

27 Si veda, per 1'importanza di queste figure di mediatori in entrambe le obbedienze, A. Fli

che - V. Martin, Storia della Chiesa, XIV/1, La Chiesa al tempo del grande scisma e della crisi

conciliare, vers. it., Torino 1967, 62-64. 28

Tuniz, Giovanni Capogallo, 130. 29

Rapidamente Fliche - Martin, Storia della Chiesa, 91, 112, 167; si leggano pure sotto que

sta luce i fatti narrati in F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Mi

lano, V, Milano 1955, 487-570. 30

Tuniz, Giovanni Capogallo, 131-32. 31

Sul Panciera che si circondo di dotti segretari, tra cui Guarnerio d'Artegna, e offri sostegno airUmanesimo in Friuli, si veda il recente: C. Scalon, Produzione e fruizione del libro nel basso medioevo. II caso Friuli, Padova 1995 (Medioevo e Umanesimo, 88), 80, 94.

32 Tuniz, Giovanni Capogallo, 141-43; sui fatti Storia della Chiesa, 207-16; sulla validita del

concilio di Pisa M. Fois, / concili del secolo XV, in Problemi di storia della Chiesa, Milano 1976, 164-71.

33 Si veda qui piu avanti a n. 51.

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PER LA STORIA DEL VAT. LAT. 451 407

pogallo si trovo dunque presto senza l'appoggio del Filargo, predecessore a No

vara, dopo aver gia perduto qualche anno prima quello del duca Giangaleazzo. Cosi, forse perche ancora ben fornito di conoscenze 'urbaniste', si reed nel 1413, probabilmente per salvare la propria posizione ecclesiastica, a Rimini, allora se de della curia di Gregorio XII e qui mori entro lo stesso 1413.

L'assegnazione al prelato romano dello stemma sul Vat. lat. 451 non pregiu dica certo l'attribuzione delle miniature a Michelino, semmai la rafforza. Secon do la Algeri infatti, la decorazione del Vat. lat. 451 dovrebbe essere collocata po co prima dell'esecuzione di un altro splendido volume visconteo, ora Par. lat.

588834, l'esemplare di dedica al figlio dell'orazione funebre pronunciata dall'a

gostiniano Pietro Castelletti in onore dell'appena defunto Gian Galeazzo Viscon

ti, databile dunque tra il 1402 e il 140335. E questo e l'unico riferimento crono

logico finora indicate per il Vat. lat. 451. Ma, grazie all'identificazione delle in

segne vescovili e alia biografia del prelato, possiamo proporre un terminus post quern al 1397, data di elezione a Feltre, primo titolo del Capogallo. Dunque co dice e decorazione potrebbero essere stati eseguiti negli ultimi anni di vita di Gian

galeazzo: tra il 1397 e il 1402-1403. Inoltre dal 1401 al 1404 il Capogallo visse tra Milano e Pavia strettamente collegato con la corte: proprio negli stessi anni in cui anche Michelino risiedeva a Pavia36; anzi nell'agosto del 1401 il vescovo di Novara figura tra i tutori nominati dal duca per i propri figli37. Per tutta la corte viscontea il 1404 e una data di svolta: in quell'anno il Capogallo abbandona la corte e si insedia stabilmente in diocesi di Novara, fino al 1409, l'anno del con cilio di Pisa. E ancora nel 1404 Michelino e chiamato a Milano dalla Fabbrica del Duomo. II cerchio sembra dunque chiudersi nei primissimi anni del sec. XV: i due codici micheliniani, il Vaticano e il Parigino, nascono nello stesso ambien

te, negli stessi anni, e per committenti strettamente contigui. Sara pure il Capo gallo in parte responsabile della decorazione dcWElogium ora Parigino?

2. Altri volumi da una biblioteca dispersa

L'identificazione dello stemma sul Vat. lat. 451 permette prima di tutto di ri collocare un altro codice nella biblioteca personale del Capogallo: finora il Tuniz ha identificato quattro manoscritti che erano passati alia Capitolare di Novara38. I volumi rimasti forniscono buone indicazioni sulla cultura del personaggio e sui

collegamenti con altri dotti del tempo. A Roma egli strinse infatti rapporti con Giovanni Cavallini39 ed e suo il manoscritto piu importante della Polistoria, at

34 Algeri, Per Vattivita, 21, 24, 25 e tav. 9, 29 n. 21.

35 E. Fumagalli, Appunti sulla biblioteca dei Visconti e degli Sforza nel castello di Pavia, ?Stu

di petrarcheschi?, n.s., 7 (1990), 105; la data proposta per la decorazione in Algeri, Per Vattivita,

21, e appunto il 1403. La collocazione del codice nell'inventario pavese del 1426 e stata identifica

ta da E. Pellegrin, La bibliotheque des Visconti et des Sforza dues de Milan, Paris 1955, 281 n?

938, in cui pure e contenuta una descrizione sommaria del volume. 36 Algeri, Per Vattivita, 19.

37 Tuniz, Giovanni Capogallo, 136.

38 Tuniz, Giovanni Capogallo, 143-53.

39 Tuniz, Giovanni Capogallo, 129.

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408 A. MANFREDI

tualmente seconda parte di Novara, Capitolare XLII40; un'attenzione specifica del

personaggio ai contatti con i primi umanisti e del resto evidente anche da un epi sodio risalente al soggiorno feltrino del prelato41.

La parte iniziale di Novara, Capitolare XLII, probabilmente riunita tardi al ia seconda, si collega bene agli studi teologici del Capogallo, che fu professore in Sacra pagina: compare infatti il Commentarium in Lucam di sant'Ambrogio, seguito dal De incarnationis dominicae sacramento. Gli interessi patristici e scrit turistici sono gli stessi che guidarono la preparazione del Vat. lat. 451, e anche la data del codice ora novarese ? il colophon recita: Scriptus anno Domini

MCCCLXXXVIIII Pisis per manum persbiteri Alfierii de Ierusaleis42 ? non e di stante da quanto sopra indicato per il Vat. lat. 451: il Capogallo fece allestire in un breve spazio di tempo i due maggiori commenti biblici continui di Ambrogio e Agostino. II prelato possedeva inoltre una copia del commento di Buridano al VEtica aristotelica, che pure passo alia Capitolare di Novara, dove risulta presente in un inventario quattrocentesco43.

Finora e pero sfuggita un'altra notizia documentaria sulla biblioteca del ve scovo. L'inventario dei libri posseduti da Gregorio XII Correr, Pultimo pontefi ce delPobbedienza romana,non riguarda solamente i libri personali del papa, ma codici e arredi a disposizione sua e della sua curia44: infatti vi figurano volumi dei predecessori ed elenchi di codici da spogli di biblioteche prelatizie. Insom nia una biblioteca curiale sotto tutti i profili. Inoltre il catalogo, cosi come si e

conservato, sembra un testo in fieri: cioe comprende due sezioni, la prima di piu di 200 codici, la seconda con altre 37 voci di doni, acquisti o spogli45. La prima sezione e aperta da una rubrica in data 1411 ed e la consegna dei libri a Paolo da Roma, cubiculario, vescovo di Brindisi e in seguito esecutore testamentario di

papa Correr46. La rubrica della seconda sezione e aperta dalla data 1412 e rife rita alle acquisizioni durante il pontificato47; accanto alle voci, il bibliotecario in

40 Tuniz, Giovanni Capogallo, 148-50; l'edizione della Polistoria e recente Ioannes Caballi

nus de Cerronibus, Polistoria de virtutibus et dotibus Romanorum, ed. M. Laureys, Stutgardiae et

Lipsiae 1995, ma dal settembre del 1992 il codice di Novara risulta purtroppo scomparso, come mi ha segnalato Marc Laureys e come mi conferma Simona Gavinelli, che ringrazio per l'aiuto.

41 Vedi qui alia n. 23.

42II Capogallo era allora luogotenente a Pisa del Visconti e vi si trattenne, tra il 1398 e il 1399:

Tuniz, Giovanni Capogallo, 133-34, 147; il colophon e ripetuto anche in Benedictins du Bouve

ret, Colophons, I, 60 n? 451. 43

Tuniz, Giovanni Capogallo, 153: dopo la segnalazione quattrocentesca il manoscritto, di

spersosi in epoca moderna, non ricompare piu e non e finora riemerso altrove. 44 A. Mercati, La biblioteca privata e gli arredi di cappella di Gregorio XII, in Miscellanea

Franz Ehrle, V, Roma 1924 (Studi e testi, 41), 128-65; riedito in Saggi di storia e letteratura, II, Roma 1982 (Storia e letteratura, 157), 49-93, da cui si citera; su questo inventario anche Manfre

di, / codici, LXVIII-LXIX. 45 Mercati, La biblioteca, 50.

46 La prima parte del catalogo e edita in Mercati, La biblioteca, 52-65, a p. 52 la rubrica: ?An no domini millesimo quadringentesimo undecimo indictione quarta factum est inventarium de libris domini Gregorii pape xij, quos Petrus de Camera assignavit domino episcopo Brundusino?; su di es sa si veda anche A. Manfredi, Per la ricostruzione della biblioteca di Martino V, in Alle origini della nuova Roma. Martino V (1417-1431). Atti del convegno, Roma, 2-5 marzo 1992, a c. di M.

Chiabo, G. D'Alessandro, P. Piacentini, C. Ranieri, Roma 1992 (Istituto storico italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici, 20), 167-69.

47 Mercati, La biblioteca, 65: ?Anno a nativitate domini millesimo quadringentesimo duode

cimo, die penultimo mensis iulii fuit factum hoc inventarium de infrascriptis libris acquisitis tem

pore Sanctissimi domini nostri pape Gregorii xij?.

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PER LA STORIA DEL VAT. LAT. 451 409

died le provenienze, soprattutto da spogli di prelati, citati per titolo, non per no me o cognome. Percid non e sempre facile individuarli con certezza, mancando indicazioni su cui regolare il confronto con le cronotassi: si tratta comunque in tutto di quattordici gruppi di acquisizioni, piu o meno cospicui48. L'ultima ri

guarda due soli codici: un esemplare della Legenda aurea di Iacopo da Varazze e un esemplare del Salterio a cui erano annessi testi di devozione: ?Psalterium beati Ieronimi, et quidam alii deuoti tractatus. Incipit beatus Ieronimus; secundo folio Curam mei?. II primo dei due libri fu conservato, il secondo venduto per tre ducati. Accanto alle due voci la provenienza: De spoliis Electi Nouariensis Arimini defuncti49. Tra quelle riportate nelPinventario, questa e Punica indica zione che riporta un dato biografico: evidentemente si riferisce al Capogallo, mor to appunto a Rimini nel 1413. Potrebbe lasciare qualche dubbio la formula Elec tus: credo tuttavia che vada interpretata seguendo i fatti intricati dello scisma. II

Capogallo fu eletto a Novara nel 1402 dal predecessore di Gregorio XII, Bene detto IX; quando partecipd al concilio di Pisa incorse nella condanna del papa, che il 3 febbraio 1410 nomind amministratore diocesano un certo Henricus, il

quale perd pare non abbia sostituito il Capogallo nel titolo50. II pontefice di ob bedienza romana, gia avverso al Capogallo prima di essere eletto al soglio di Pie tro51, applied quindi un provvedimento di sospensione, considerando il Capogal lo titolare di Novara ?

quindi electus ? ma tentando di sottrargli il controllo della diocesi e sequestrandogli i beni dopo la morte. Sta di fatto che il succes sore del Capogallo a Novara fu nominato, secondo il volere dei Visconti, da Gio vanni XXIII52 e dell'amministratore scelto da Gregorio XII non si fa piu parola: ne ci risulta che sia mai stato eletto a Novara o che sia morto a Rimini. Dunque il Capogallo era a Rimini con qualche codice della sua biblioteca personale: al ia sua morte i volumi furono requisiti, uno venduto. DelPaltro libro non e rima sta traccia neppure nella collezione dell'erede di Gregorio XII, il futuro papa Eu

genio IV. L'attribuzione del Vat. lat. 451 al Capogallo permette infine di restituire al

prelato altri due codici che furono suoi: il Valerio Massimo Par. lat. 5840 e YE tica di Aristotele Par. lat. 6459, entrambi passati nella biblioteca visconteo-sfor zesca del castello di Pavia e poi alia fine del sec. XV in Francia53. Al Tuniz era noto solo il primo, ma propose, pur dubitativamente, di escluderlo dalPelenco: gli parve infatti che ?gli elementi per attribuirne il possesso al Capogallo? fossero

?troppo labili?, perche fondati ?solo su una somiglianza tra lo stemma del Ca

pogallo e quello aggiunto posteriormente sul f. lr del ms. della Nazionale di Pa

48 Mercati, La biblioteca, 65-69: da un numero massimo di undici pezzi ad un numero mini

mo di uno. 49 Merc ati, La biblioteca, 69.

50 Tuniz, Giovanni Capogallo, 143.

51 Come abbiamo visto sopra, (si veda a p. 406), papa Correr, mentre era ancora arcivescovo

di Castello, gli preferi il Panciera ad Aquileia. 52 Fu trasferito a Novara l'allora vescovo di Tortona Pietro o Pietricino (De) Giorgi, chierico di

origine pavese; al suo posto a Tortona fu nominato Enrico Rampini di S. Alosio, il futuro cardinale arcivescovo di Milano: C. Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, I, Monasterii 1913, 372 e 476.

53 Si vedano per questa istituzione gli atti del convegno dell'Ente Petrarca confluiti in ?Studi

petrarcheschi?, n.s., 7 (1990) e 8 (1991).

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rigi?. Piu possibilista la Albertini Ottolenghi, che ha pubblicato due inventari ine diti della biblioteca visconteo-sforzesca di Pavia: nel caso del Par. lat. 5840 de scrive lo stemma ?un gallo rosso su onde azzurre? identificandolo come ?proba bilmente dei Capogallo?54. Stessa indicazione, con rimando al Par. lat. 5840, per il Par. lat. 645955, che il Tuniz non cita.

Ma il confronto tra Vat. lat. 451 e Par. lat. 5840 permette una risposta sicu ra. La Algeri infatti ha segnalato prima di tutto la piena corrispondenza degli stemmi, aggiungendo che le iniziali decorate del Vat. lat. 451 non vanno asse

gnate a Michelino, salvo la prima al f. lr, ma ad un secondo miniatore ?al qua le si possono attribuire con certezza anche le 86 decorate nel Valerio Massimo

(ms. Lat. 5840) della Biblioteca Nazionale di Parigi?56. II confronto tra i due stemmi regge perfettamente57: dunque, secondo quanto detto sopra, dobbiamo re stituire al Capogallo anche questi due volumi parigini, che, passarono nella bi blioteca ducale. Entrambi i codici inoltre corrispondono a voci dell'inventario pa vese del 1426, ma non hanno la segnatura a cifre romane apposta dai biblioteca ri del castello all'inizio del sec. XV, e precisamente tra il 1398 e il 140058. Dun

que i due manoscritti, che figurano nelTinventario pavese del 1426 senza la se

gnatura, vi giunsero sicuramente dopo il 1400, forse alia morte del Capogallo, che nel 1400 era ancora vivente e pienamente collegato con la corte pavese. E sono uno storico classico e YEtica aristotelica, da associare idealmente al com

mento di Buridano gia nella Capitolare di Novara59. Dalla somma di questi dati si conclude che la raccolta del prelato romano si

disperse assai presto: qualche volume risulta gia al castello di Pavia nel 1426, qualche altro fu sequestrato da Gregorio XII, qualche altro ancora rimase nel l'ultima residenza lombarda del Capogallo, cioe a Novara, forse per provvedi

mento deH'amministratore o del successore immediato. Cosi non escluderei che il venir meno dei potenti patroni e la precaria collocazione ecclesiastica del Ca

pogallo abbiano esposto ? subito dopo la morte ? al saccheggio libri e beni

personali. In tutto ora possediamo notizia di nove manoscritti, tra cui alcuni di livello decisamente ottimo. Un numero esiguo che pero presuppone una raccolta

piu ampia e preziosa, su cui subito in molti riuscirono a mettere le mani.

54 M.G. Albertini Ottolenghi, La biblioteca dei Visconti e degli Sforza: gli inventari del 1488

e del 1490, ?Studi petrarcheschi?, n.s., 7 (1991), 90. La Pellegrin, La bibliotheque, 261 n? 844 non

propone identificazioni. 55 Albertini Ottolenghi, La biblioteca, 55. 56

Algeri, // De consolatione, 328. 57

Lo stemma del Par. lat. 5840 e riprodotto con tutto il f. lr del ms. in Pellegrin, La bi

bliotheque, Supplement, Florence-Paris 1969, pi. 59. C. Samaran - R. Marichal, Catalogue des ma

nuscrits en ecriture latine portant des indications de date de lieu ou de copiste, I, Paris 1962, 538, affermano che si tratta di armi aggiunte in un secondo tempo sopra quelle di un altro possessore;

quelle del Vaticano sembrano invece originali. 58 Fumagalli, Appunti, 101-19, sulla datazione di queste segnature si veda in particolare a pp.

104-05. 59

Qui a p. 408.

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PER LA STORIA DEL VAT. LAT. 451 411

3. Per la storia del Vat. lat. 451 e di altri codici nella biblioteca papale di Nic cold V: da Milano a Roma

II Vat. lat. 451 giunse nella Biblioteca Apostolica sotto il pontificato di Nic colo V60. I manoscritti del Commentarium in Psalmos di s. Agostino attualmente

presenti nel fondo antico sono in tutto cinque (Vaticani lat. 451-45561), di cui tre ? i Vaticani lat. 452, 453, 454 ? gia sicuramente identificati nel nucleo inizia le di papa Parentucelli: il primo proveniente dalla raccolta di Eugenio IV, il se

condo, del sec. XII, da un monastero benedettino finora non individuato, il terzo

appositamente preparato e decorato con lo stemma del papa umanista62. Restano

dunque il Vat. lat. 455, che arrivo in Biblioteca alia fine del sec. XVI da Fonte

Avellana63, e il nostro che compare negli inventari piu remoti, accanto al Vat. lat. 453 e che fu collocato nella sala latina della Biblioteca ordinata dal Platina tra il 1475 e il 148164. II volume e identificabile anche nel primo inventario sistino, quello del 1475, coperto di cuoio paonazzo65.

Le voci che riguardano il Commentarium in Psalmos nel catalogo latino al ia morte di Niccolo V (1455) sono a loro volta quattro, esattamente i n' 114, 117, 119, 122: tre corrispondono ai codici gia identificati, e cioe il n? 114 al Vat. lat. 454, il n? 117 al Vat. lat. 453, il n? 122 al Vat. lat. 452. Resta finora senza iden tificazione certa il n? 119, la cui descrizione corrisponde al Vat. lat. 451 e alia

sequenza degli inventari successivi in cui il manoscritto compare66:

Item aliud volumen ex pergameno, forme regalis, cohopertum corio rubeo cum quat tuor serraturis, intitulatum Expositio Psalmorum beati Augustini.

Infatti il titolo coincide a quello indicato mil'explicit dal copista67, il forma to del codice e grande68, il supporto in pergamena e la legatura di colore rosso so no identiche a quella indicata negli inventari successivi. Tale legatura fu posta sul volume in concomitanza con Pacquisizione alia biblioteca papale di Niccolo V: in

60 In Manfredi, / codici, 411 n? 656, si era proposta l'attribuzione come probabile, ora pos

siamo, grazie a nuovi controlli, esserne piu certi. 61

Vattasso - Franchi de' Cavalieri, Codices, 338-40. 62 Manfredi, / codici, 70-71, 72-73, 74, 75-76.

63 M. Palma, Da Nonantola a Fonte Avellana. A proposito di dodici manoscritti e di un dom

nus Damianus, ?Scrittura e civilta?, 2 (1978), 221-30, tav. Ha; C. Pierucci, Inventari delVantica bi blioteca di Fonte Avellana (secc. XI-XVII), in Fonte Avellana nella societa dei secoli XIII-XIV, Fon te Avellana 1978, 214. II Vat. lat. 455 e citato anche in A. Di Majo - C. Federici - M. Palma, La

pergamena nei codici altomedioevali italiani, ?Scriptorium?, 39 (1985), 6. 64 I riferimenti agli inventari antichi sono: per quello del 1481 il Vat. lat. 3952, f. 16r linn. 9

e 11; per l'inventario del 1518 il Vat. lat. 3955, f. 2v linn. 7 e 9, per l'inventario del 1533 il Vat. lat. 3951, f. 3v linn. 2 e 7. II Vat. lat. 451 compare anche con segnatura n? 90 nel catalogo di Fer dinando Ruano, redatto nel 1550: J. Fohlen - P. Petitmengin, U?ancien fonds? Vatican latin dans la nouvelle bibliotheque sixtine (ca. 1590 - ca. 1610). Reclassement et concordances, Citta del Va ticano 1996 (Studi e testi, 362), 23 e 55. Sulle corrispondenze e sull'uso di questi inventari Man

fredi, / codici, LXVI-LXXVI. 65 Vat. lat. 3954, f. 15v lin. 7. 66 Manfredi, / codici, 74.

67 Si veda sopra a p. 402. Sul codice non c'e rubrica iniziale, per cui, come in altri casi ana

loghi, il catalogatore quattrocentesco ha tratto il titolo dalla rubrica finale, in parte riassumendolo. 68 Per i formati indicati dal bibliotecario di Callisto III Manfredi, / codici, LXIII-LXVI.

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412 A. MANFREDI

fatti il taglio dorato, cosi come si presenta ora, e decorato a punzoni formati da

piccole losanghe; decorazioni simili si trovano su altri codici sicuramente fatti ri

legare dal pontefice bibliofilo, e gli effetti della legatura nuova sono evidenti: il

legatore rifild i margini per applicarvi la doratura, mutilando perd, seppur di po co, la decorazione del f. lr69. Gli inventari antichi e quanto resta della legatura quattrocentesca confermano che Paccessione alia Vaticana del codice del Capo gallo va posta nel periodo di Niccolo V, quindi alia fase costitutiva della colle

zione, tra il 1447 e il 1455. Dunque tra la morte del Capogallo avvenuta nel 1413 e rarrivo in Vaticana del volume passano oltre trentacinque anni, durante i quali il libro rimase nelle mani almeno di un possessore intermedio. Segno anche que sto di una dispersione capillare e precoce.

Vi sono altri codici del Capogallo nella collezione di Niccolo V? Con lo stem ma vescovile pare di no, ma la presenza del Commentarium in Psalmos invita ad

approfondire la ricerca di qualche altro pezzo che, pur non portando lo stemma, sia appartenuto al vescovo di Novara.

Riguardo al passaggio del volume a Niccolo V, mi pare da escludere Pipo tesi piu facile, ossia un contatto diretto con la biblioteca ducale di Pavia, dove

pure erano confluiti alcuni codici del Capogallo: ne e prova il fatto che Pattuale Vat. lat. 451 non compare assieme ai Parigini lat. 5840 e 6459 nell'inventario pa vese del 1426; dunque passo assai presto, come gia si accennava, in altre mani.

*

II Capogallo, presente spesso a Pavia negli anni iniziali del Quattrocento, fre

quento da esperto bibliofilo la biblioteca dei Visconti, gelosamente custodita ri

spetto alPesterno, ma abbastanza disponibile alV entourage del duca70. Ne e pro va il tentativo, in parte riuscito e per altro gia noto agli studiosi, di Leonardo Bru ni e di Niccolo Niccoli di avere codici proprio dalla collezione pavese71: opera zione non facile, perche la biblioteca era preservata come instrumentum regni e non principalmente come luogo di studi72; bisognava affidarsi a chi ne avesse ac cesso in modo speciale. Cosi il Bruni, segretario papale nella curia di Innocenzo VII Migliorati, cerco dapprima, cioe nel 1406, di interessare il Loschi, ma senza

frutto; ma nel 1407 informo da Siena il Niccoli di avere trovato la strada, quel

69 A. Manfredi, Antichi inventari e legature di manoscritti: una linea di ricerca, ?Gazette du

livre medieval*, 29 (1996), 7-11. 70 E quanto dimostra Fumagalli, Appunti, 93-130 e in particolare sui prestiti non restituiti pp.

125-26. 71 La sequela delle lettere bruniane in merito e stata pubblicata in R. Sabbadini, Storia e cri

tica di testi latini, Padova 19712, 57-62. Uno studio recente, che aggiorna gli studi sulla tradizione delle Ad Att. in E. Fumagalli, // codice Malatestiano e la tradizione delle Epistulae ad Atticum, in

Libraria Domini, 115-138. 72

Fumagalli, Appunti, 130: ?La biblioteca di Pavia fu sempre la biblioteca di famiglia dei du chi di Milano ... cioe di signori che in qualche caso ... ebbero altissime qualita in vari campi, ma

che non furono mai, nonostante l'impegno di precettori prestigiosi, uomini di cultura nel significa to pieno del termine ... e questo ebbe conseguenze decisive sulla biblioteca, che mai, se non forse

negli anni estremi del Quattrocento, e per motivi molto particolari ... fu vista come il centro pro

pulsore della vita culturale dello Stato: sempre, e non solo nell'eta viscontea, essa, per quanto giun giamo a vedere, fu considerata un instrumentum regni, i cui tesori venivano offerti aH'ammirazione dei visitatori soprattutto sulla base di considerazioni politiche?.

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la appunto del Capogallo73, che quindi aveva una discreta conoscenza della col lezione e libero accesso ai prestiti, se ? come afferma il Bruni ? poteva dare un'idea precisa di ?quantum librorum ibi sit et quid?, e soprattutto era in grado di estrarre e far trascrivere per i fiorentini il ?Nonius Marcellus, quern Coluccius

(scil. Salutati) habere numquam potuit?. Tuttavia Paffare fu poi portato avanti da Bartolomeo Capra, che consegno i manoscritti desiderati tra il 1407 e il 1409; mentre nulla forse pote allora il Capogallo, che risiedeva nella sua diocesi gra vato di impegni e problemi74. Cosi il Nonio Marcello della biblioteca viscontea

passo a Firenze nel 140975 senza piu far ritorno a Pavia, dove infatti nel 1426 non

compare. Per parte sua, il Capogallo frequento castello e biblioteca pavese prima del 1407, cioe in anni remoti per la collezione: quando erano da poco giunti i co dici del Petrarca, in seguito alia conquista di Padova del 1388, e mentre qualcu no euro, tra il 1398 e il 1400, il riordino della raccolta, attribuendovi le antiche

segnature a cifre romane, che poi furono ricopiate con tante lacune nel 1426. La coincidenza di tutti questi fatti mi porta a proporre un'ipotesi plausibile,

anche se ancora fragile. Credo infatti che proprio tramite il Capogallo siano ve nute a far parte della biblioteca papale sotto Niccolo V anche due codici di pro priety del Petrarca e da lui annotati, cioe il Vat. lat. 458, una ricca silloge agosti niana76, e il famoso Apuleio, Cicerone, Frontino, Vegezio, Palladio ora Vat. lat. 219377. Potrebbero cioe essere giunti con il bottino di guerra dei Visconti a Pa

via, per poi passare, pochi anni dopo, in prestito al Capogallo, i cui interessi pa tristici sarebbero cosi confermati dalla silloge agostiniana appartenuta al Petrarca, e quelli umanistici dall'attenzione alia silloge apuleiana. E il prestito si sarebbe in seguito trasformato in proprieta, come accadde per altri libri della biblioteca ducale78. Nella dispersione della raccolta personale del Capogallo, i due volumi, congiunti al Vat. lat. 451, potrebbero essere venuti nelle mani di qualcun altro per giungere, ancora assieme, presso Niccolo V: e infatti non compaiono, come il Vat. lat. 451, nella raccolta libraria pavese del 1426 e sono forse tra quei molti libri

73 La lettera e stata molte volte pubblicata: oltre che dal Sabbadini, Storia, 58, anche da RP.

Luiso, Studi su Vepistolario di Leonardo Bruni, a cura di L. Gualdo Rosa, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 19802, 39-42 e da H. Baron, Leonardo Bruni Aretino. Humanistisch- phi losophische Schriften, Lepizig 1928, 109-12.

74 Tuniz, Giovanni Capogallo, 137-40.

75 Sabbadini, Storia, 27-28, 59.

76 Manfredi, / codici, 66-67 e 416; si veda anche recentemente riedito e ritoccato G. Billa

novich, Un sant'Agostino del Petrarca, in Petrarca e il primo Umanesimo, Padova 1996 (Studi sul

Petrarca, 25), 63-67 e taw. IX-XIII, ove e riportata una proposta che spinge il codice fuori dalla bi

blioteca visconteo-sforzesca (p. 67): ?Questo s. Agostino non passo, morto il Petrarca, a Francesco il Vecchio da Carrara, ma rimase a Francescuolo da Brossano e ai suoi figli?. Una chiave delle vi cende successive del volume va cercata identificando il ?dotto italiano della prima meta del Quat trocento: che nello stile delle sue postille mostra di avere bene imparato dal Petrarca?; questa ma

no, non corrisponde a quella di Tommaso da Sarzana, ma probabilmente a un chierico coevo, come

sembra indicare l'interesse teologico delle sue note e l'uso di una gratia tra gotica e umanistica. Egli certo ebbe il codice in piena disponibilita non molti anni dopo il Petrarca, e ben pochi prima di Nic colo V: ma non conosciamo ancora il suo nome.

77 Manfredi, / codici, 415-16: esposto anche alia mostra Vedere i Classici, 11, 19, 61-62, 268

74, taw. 192-205, il ms. ha recentemente purtroppo subito un furto, che per fortuna verra presto reintegrato: G. Billanovich, Ladri e falsari amano i libri del Petrarca, ?Studi petrarcheschi?, n.s., 10 (1993), 299-312, e Id., / ladri ?sfogliano? Petrarca, ?I1 Sole - 24 ore?, 4 giugno 1995, 21.

78 Fumagalli, Appunti, 125-26.

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che portavano la segnatura a cifre romane e che risultavano gia allora perduti79. A questo piccolo blocco passato da Milano a Roma si potrebbe aggiungere anche un altro libro di provenienza viscontea, pure presente nella biblioteca papale da Niccolo V, il Vat. lat. 219480, con le Metamorphoses di Apuleio copiate nel 1345

per Bruzio Visconti, le cui armi sono dipinte al f. lr, sormontate in alto a destra dai soliti emblemi vescovili: chiavi, mitria, pastorale. Dunque anche per questo codice si potrebbe proporre la stessa strada: probabile infatti la provenienza re mota dalla raccolta viscontea, dove compaiono fino al 1488 due altri manoscritti di Bruzio Visconti, gli attuali Parigini lat. 2066 e 646781. Altrettanto probabile la

rapida dispersione tramite il passaggio al Capogallo82. II contenuto del libro si col

lega infine con il Vat. lat. 2193, pure aperto da testi apuleiani, come se il lettore, che ne ha chiesto il prestito a Pavia, intendesse consultare in toto lo scrittore tar do antico.

L'ipotesi proposta, pur su prove indiziarie, credo vada tenuta in considera zione perche spiega bene la presenza, finora rimasta senza chiara motivazione, di un gruppetto di volumi viscontei piuttosto pregiati dentro la biblioteca papale del la meta del sec. XV: non risultano infatti donativi diretti da Francesco Sforza a

Niccolo V, tanto meno di codici che nel 1426 non figuravano gia piu nella rac colta pavese. Temo pero che, allo stato delle nostre conoscenze, sia difficile di mostrare con sicurezza il passaggio dei libri dalla biblioteca viscontea al Capo gallo. Forse qualche prova piu convincente potrebbe dare la storia dei quattro vo lumi immediatamente prima del loro arrivo a Roma presso il papa, e la scoperta di chi possedette almeno il Vat. lat. 451 dal 1413 fino al 1447-55. Quando avre mo conosciuto meglio Tintermediario tra Giovanni Capogallo e Niccolo V potre mo forse chiarire anche questo episodio. Dunque bisognera attendere qualche fi lo ulteriore, forse di nuovo da ricercare entro ambienti ecclesiastici, che ebbero

rapporti ricchi, ma complessi e mutevoli tra la fine dello scisma e la stagione del conciliarismo. Anni in cui Roma e Milano furono spesso distanti.

79 Fumagalli, Appunti, 120-24.

80 Manfredi, / codici, 430, 512: poco prima della morte di Niccolo V il volume era custodito

nella camera privata del papa, che evidentemente lo teneva a sua disposizione, con oltre cinquanta pezzi, tra cui soprattutto testi classici.

81 Albertini Ottolenghi, La biblioteca, 57 e 130.

82 Un altro manoscritto di Bruzio Visconti e ora Chantilly, Musee Conde 599, e potrebbe es

sere passato assai presto in Francia, tra i doni che i Visconti fecero alia famiglia reale transalpina all'inizio del sec. XV e di cui parla Fumagalli, Appunti, 127-30.

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Tav. I. 1 - Vat. lat. 451, f. lr: stemma vescovile di Giovanni Capogallo (ingrandito). 2 - Vat. Ottob. lat. 2057, f. lr: stemma vescovile di Francesco Bossi.

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Tav. n. 1 - Vat. lat. 5488, f. lr: stemma vescovile forse di Guglielmo Centueri. 2 - Vat. lat. 227, f. 4v: stemma papale di Eugenio IV.

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