Turismo ed attività ricreative nel Parco Nazionale delle
Dolomiti Bellunesi
Tiziano Tempesta1 e Mara Thiene2
1 Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agroalimentare e Ambientale – Università di Milano, via Celoria 2, 20122 Milano 2 Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali – Università di Padova, via Romea, Agripolis 35020 Legnaro (PD)
La ricerca è frutto del lavoro comune dei due autori. Tiziano Tempesta ha redatto i paragrafi
1,2, 7 e 8, Mara Thiene i paragrafi 3, 4, 5,6 e 9.
Gli autori desiderano ringraziare il Dott. Andrea Pavan che ha coordinato la rilevazione dei
dati ed ha collaborato alla loro elaborazione.
Padova, luglio 1999
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1 Premessa
Lo sviluppo turistico rappresenta uno degli obiettivi strategici dell’istituzione delle aree
protette (Rey, 1984). La necessità di coniugare protezione della natura e fruizione ricreativa e
culturale è motivata da una pluralità di fattori. Innanzitutto, va richiamata la possibilità che il
turismo possa contribuire in modo significativo allo sviluppo economico delle comunità
locali. In secondo luogo, le aree protette possono svolgere un importante ruolo educativo e
culturale e contribuire per questa via al diffondersi di una maggiore sensibilità nei confronti
delle problematiche ambientali. Da ultimo va ricordata l’importante funzione ricreativa di cui
beneficiano i residenti nelle aree urbane e metropolitane che manifestano una forte domanda
di spazi all’aria aperta dove poter svolgere attività ricreative di vario genere.
Non va però trascurato che l’aumento delle presenze turistiche può innescare fenomeni di
degrado dell’ambiente quando non sia oggetto di un attento controllo e monitoraggio.
In altri termini, ogni forma di fruizione ricreativa e culturale del territorio, superata una certa
soglia, diverrà potenzialmente conflittuale con la conservazione dell’assetto ambientale e sarà
di conseguenza necessario procedere all’introduzione di forme di regolamentazione che
potranno assumere varia natura. Gli strumenti utilizzabili al riguardo possono essere assai
vari, ma, in ogni caso, la loro adozione dovrà incentrarsi su una attenta analisi delle
caratteristiche della domanda ricreativa e del potenziale impatto ambientale che essa è in
grado di generare.
Anche con riferimento ad attività che non implicano pesanti impatti ambientali, quali la
ricreazione all’aria aperta, l’escursionismo e l’alpinismo la decisione circa l’introduzione di
forme di controllo dovrebbe incentrarsi sulla conoscenza quanto più articolata e dettagliata
possibile del fenomeno. Tali attività, che a prima vista appaiono del tutto compatibili con la
conservazione del quadro ambientale, possono in talune situazioni interagire in modo
particolarmente dannoso con l’equilibrio ecologico. Innanzitutto, per loro natura, sono assai
erratiche. Può così accadere che i sentieri di montagna attraversino aree in quota
particolarmente sensibili; oppure nel fondovalle, specie in alcuni periodi dell’anno, si possono
creare forti concentrazioni di visitatori.
Le zone montane, per molti versi, sono molto sensibili a possibili trasformazioni ambientali
poiché i processi ecologici possono essere estremamente lenti tanto da rendere praticamente
irreversibili alcune modificazioni.
Da un punto di vista generale nella definizione di azioni di governo dei flussi turistico-
ricreativi nelle aree protette dovranno essere considerati i costi e i benefici di tali attività che
si possono così riassumere:
Costi
⇒ Diretti: manutenzione sentieri, ferrate, rifugi e bivacchi; soccorso alpino; danni alle
persone, ecc.;
⇒ Indiretti: danni all'ambiente; riduzione dei benefici ricreativi dovuti alla congestione, ecc.;
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Benefici
⇒ Diretti: ricadute per l'economia locale delle aree protette; ricadute per l'economia in
generale dovuto all'acquisto di attrezzature per l'escursionismo e l'alpinismo; ecc.
⇒ Indiretti: benefici ricreativi e sociali.
Si noti che il quadro informativo relativo a tutte le voci richiamate si presenta quanto mai
carente mancando, non solo statistiche e rilevazioni sistematiche, ma anche, spesso, studi
settoriali mirati.
Allo stato attuale la conoscenza sia quantitativa che qualitativa dei flussi turistici e ricreativi
nelle aree protette (come più in generale in tutto il territorio) è del tutto saltuaria (WWF,
1994). Al di là di alcune stime, peraltro di larga massima, sul numero totale di visitatori dei
parchi nazionali, poco o nulla si sa circa la distribuzione nel territorio dei visitatori oppure
sulla relazione tra caratteri paesaggistico ambientali e turismo.
La ricerca effettuata nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi si è posta l’obiettivo di
definire una metodologia di studio in grado di fornire risposte adeguate alle problematiche
richiamate con riferimento al territorio montano. Facendo seguito ad una indagine effettuata
agli inizi degli anni novanta (Tempesta, 1995), lo studio ha teso in primo luogo a quantificare
l’entità dei flussi ricreativi nelle diverse parti del parco anche con riferimento alla sensibilità
ambientale del territorio.
Si è inoltre proceduto ad effettuare una stima dei benefici ricreativi dei visitatori e di quelli
per l’economia locale. Da ultimo, si è cercato di verificare la presenza di fenomeni di
congestione e della loro percezione da parte dei visitatori.
2 Metodologia di indagine
Dal punto di vista operativo, l’indagine si è articolata in due fasi distinte, benché condotte
contemporaneamente: il conteggio dei visitatori; la rilevazione di questionari per
caratterizzare la domanda ricreativa.
2.1 Il conteggio dei visitatori
I fruitori del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi possono essere ricondotti a tre
tipologie principali: visitatori del fondovalle; escursionisti che non pernottano in quota;
escursionisti che pernottano in quota (in rifugi e bivacchi).
Per poter quantificare il numero dei visitatori è stato necessario procedere a rilevazioni
separate delle diverse categorie di fruitori.
Per quanto attiene i frequentatori del fondovalle, due sono le aree di maggior richiamo
ricreativo: la valle del Mis e la valle Canzoi. Una ricerca effettuata nella valle del Mis nel
1993 (Tempesta, 1995) ha quantificato in circa 60.000 persone il numero medio di visitatori
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annui. Per la valle Canzoi non si disponeva, al contrario, di informazioni di sorta. Per tale
motivo si è scelto di effettuare l’indagine in questa vallata. La valle Canzoi presenta inoltre
rispetto alla valle del Mis l’indubbio vantaggio di costituire uno dei punti di accesso
preferenziali alle aree in quota e consentire quindi di ottenere informazioni utili sui flussi
degli escursionisti. Seguendo una metodologia di indagine consolidata (Tosi, 1989; Tosi,
Scrinzi, 1994, Marangon, Tempesta, 1998), si è proceduto ad una stima del totale dei
visitatori del fondovalle tramite la definizione di un programma di conteggio stratificato.
Parallelamente sono state effettuate interviste dirette nel fondovalle e sono stati distribuiti
questionari da autocompilare nei rifugi e nei bivacchi. I questionari, oltre a fornire i dati
necessari a comprendere la natura dell’escursionismo e delle attività ricreative effettuate nel
parco (di cui si dirà tra breve), hanno permesso di pervenire ad una più precisa stima del
numero dei frequentatori completando le informazioni ottenute nella fase di conteggio.
La valle Canzoi ha un unico accesso percorribile in automobile o con altri mezzi di trasporto.
Ciò ha facilitato il computo del numero di visitatori attraverso il conteggio delle auto in
entrata ed in uscita dalla valle che è stato realizzato durante 30 giorni selezionati nell’arco
temporale compreso tra maggio e ottobre del 1998. Le date di rilevazione sono state scelte in
modo tale da garantire una adeguata copertura di tutti i giorni della settimana (distinti in tre
gruppi: domeniche, sabati, infrasettimanali). Inoltre le rilevazioni sono state intensificate nei
mesi di luglio e agosto. Una volta noto il numero delle auto, è stato calcolato il totale dei
visitatori moltiplicandolo per il coefficiente 2,89, cioè per il numero medio di gitanti per auto
rilevato tramite le interviste dirette. Si è così stimato che i visitatori della valle nel 1998 siano
stati pari a circa 40.000. Come si osserva nella tab.1, quasi il 59% delle visite si è concentrata
nei due mesi di luglio e agosto. L’entità delle presenze in questi mesi è quindi piuttosto
elevata, specie considerando che il fondovalle è assai stretto e sono assenti vaste estensioni
prative ove effettuare picnic o dove sostare all’aria aperta. La frequentazione della valle
rimane comunque sostenuta anche nei mesi primaverili e dell'inizio dell'autunno
mantenendosi sempre sopra le 2.000 unità.
Più complessa si è rivelata la stima dei frequentatori dei sentieri situati in quota. Al riguardo
si è proceduto preliminarmente a raccogliere i dati relativi al numero di firme presenti nei
registri dei rifugi e dei bivacchi. Successivamente tale dato è stato corretto dividendolo per la
frazione degli intervistati che hanno dichiarato di aver apposto la loro firma nei registri. In
questo modo il numero delle persone che hanno raggiunto rifugi e bivacchi è stato stimato
essere pari a 11.500 persone. Tramite l’analisi dei questionari autocompilati si è inoltre visto
che di questi 6.000 hanno effettuato una uscita di due o più giorni e pernottato nei rifugi
mentre altri 5.500 hanno effettuato una escursione giornaliera.
Da ultimo si è cercato di calcolare il numero di persone che, pur effettuando una escursione in
quota, non hanno raggiunto rifugi. Tale dato è stato ottenuto analizzando l’itinerario percorso
dalle persone intervistate nel fondovalle che hanno dichiarato di aver effettuato
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un’escursione. Per questa via si è potuto ipotizzare che circa altre 7.500 persone abbiano
frequentato le quote medio alte del parco. In totale, quindi, tra la tarda primavera e l’inizio
autunno il parco sarebbe stato visitato da circa 120.000 persone. Tale flusso è da considerarsi
ragguardevole benché inferiore a quello di altre aree montane. Ad esempio, nel parco naturale
delle Dolomiti di Sesto (Tosi e Scrinzi, 1994) sono stati conteggiati circa 251.000 visitatori
all'anno, mentre nell'altopiano del Cansiglio ammonterebbero a 468.000 persone (Tosi, 1989).
Il basso numero di visitatori del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi è da considerarsi
solo apparente poiché l’area effettivamente fruibile per la maggior parte dei visitatori si
riduce, come osservato, di fatto a due sole vallate, di cui solo una (valle del Mis) è
sufficientemente ampia. In secondo luogo, al contrario di quanto avviene in altre località, sul
Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi non gravitano importanti bacini turistici per cui i
fruitori sono costituiti in prevalenza da visitatori giornalieri che risiedono in pianura. Da
ultimo va certamente sottolineato che è la natura stessa del territorio a renderlo di difficile
accesso. Il passaggio dalle basse alle alte quote può avvenire solo percorrendo sentieri
abbastanza impegnativi e non può avvenire ne in automobile ne tramite funivia.
2.2 La rilevazione dei questionari
Per comprendere le caratteristiche della domanda e pervenire ad una stima dei benefici
ricreativi e dell'indotto economico, come osservato, sono stati predisposti due questionari: il
primo da rilevare tramite intervista diretta tra i fruitori del fondovalle; il secondo
autocompilato dagli escursionisti nei rifugi e nei bivacchi.
Il questionario rilevato tramite intervista diretta nel fondovalle contiene informazione relative
a:
- caratteri socioeconomici
- comportamento ricreativo (attività svolte, aree visitate, mobilità nel territorio, ecc.)
- percezione di problemi ambientali ed eventuali possibili soluzioni (sovraffollamento)
- spese effettuate durante la gita
- benefici ricreativi
Le informazioni socioeconomiche sono quelle usualmente rilevate nell'ambito delle indagini
per la stima della valutazione dei beni ambientali (Tempesta, 1996) ed hanno la funzione di
meglio inquadrare le caratteristiche della domanda. Tali dati si possono considerare basilari
qualora, come spesso accade per le aree protette, l'Ente Parco si ponga di attuare progetti di
valorizzazione dell'economia locale e di sviluppo turistico e ricreativo.
I dati riguardanti il comportamento ricreativo fanno riferimento essenzialmente al tipo di
attività effettuate ed al grado di mobilità nel territorio.
Una sezione del questionario è stata dedicata alla percezione di eventuali fenomeni di
sovraffollamento ed ai problemi che ne possono conseguire dal punto di vista ambientale. E'
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stato inoltre chiesto di indicare quali strumenti si sarebbero dovuti impiegare per ridurre gli
impatti ambientali negativi conseguenti all'uso ricreativo.
Particolare attenzione è stata posta all'analisi dei costi sostenuti per frequentare il Parco al fine
di poter inquadrare, almeno in prima istanza, i benefici economici per l'economia locale. Si
noti al riguardo che, diversamente da quanto effettuato in altre indagini (Marinelli, Casini e
Romano, 1990) nel presente studio ci si è limitati alla quantificazione del solo indotto diretto
(quello generato cioè direttamente dalla spesa) tralasciando di quantificare quello indiretto. In
altri termini, pur essendo indubbiamente più corretto il ricorso a matrici di tipo input-output
per quantificare gli effetti economici dei flussi turistico-ricreativi, nel caso del Parco
Nazionale delle Dolomiti Bellunesi le assunzioni da effettuare per produrre una matrice I/O
sarebbero state tali da rendere aleatori i risultati conseguiti. L'area infatti è assai esigua e
presenta legami molto deboli con il rimanente territorio provinciale. Non presenta inoltre al
suo interno attività economiche di sorta e, come si vedrà, anche i rapporti con i servizi turistici
sono molto blandi.
Per quanto attiene infine la stima dei benefici ricreativi si sono adottati più approcci come
generalmente raccomandato in letteratura, data la limitata affidabilità delle tecniche
usualmente disponibili (Garrod e Willis, 1990; Bishop e McCollum, 1998)1. Così, oltre al
metodo del costo di viaggio (Travel Cost) (Clawson e Knetsch, 1966; Randall, 1994) nella sua
versione individuale, è stata effettuata una applicazione della valutazione contingente
(ricorrendo a due formati: open ended e dicotomico) (Walsh, 1986; Mitchell e Carson, 1989;
Signorello, 1990; Garrod e Willis, 1992; Romano e Carbone, 1993). Da ultimo è stato
utilizzato il metodo della disponibilità a viaggiare suggerito da Mitchell e Carson e di cui si
conoscono poche applicazioni (Tempesta, 1993; Heyes e Heyes, 1999).
Il mercato ipotetico è stato formulato nel modo seguente: L'istituzione del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi potrebbe determinare in futuro un ulteriore aumento della presenze di turisti nella val Canzoi. Ne potrebbero conseguire effetti negativi rilevanti a carico dell'ambiente e del territorio quali: il degrado della rete di sentieri (dissesti idrogeologici, scomparsa della copertura vegetale), eccessivo calpestamento dei prati e scomparsa di alcune specie vegetali, forte disturbo della fauna selvatica, congestione e inquinamento automobilistico, ecc. In questa evenienza secondo lei quale sarebbe il modo più corretto per ridurre il numero di visitatori: � garantire l'accesso ad un numero massimo di persone � prenotazione obbligatoria dell'accesso alla Valle � Pagamento di un biglietto d'ingresso � Altro (specificare)____________________________________ Nel caso in cui fosse introdotto un biglietto d'ingresso per la salvaguardia dell’integrità naturale del parco, sarebbe disposto a pagare un importo pari a lire:
500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 4.500 5.000 5.500 6.000 6.500 7.000 7.500 8.000 8.500 9.000 9.500 10.000 10.500 11.000 11.500 12.000
12.500 13.000 13.500 14.000 14.500 15.000 15.500 16.000 16.500 17.000 17.500 18.000 18.500 19.000 19.500 20.000 20.500 21.000 21.500 22.000 22.500 23.000 23.500 24.000 24.500 25.000 25.500 26.000 26.500 27.000 27.500 28.000 28.500 29.000 29.500 30.000 30.500 31.000 31.500 32.000
1 I metodi per la stima del valore dei beni ambientali sono oramai ampiamente descritti in letteratura per cui si rimanda per un loro approfondimento alle numerose pubblicazioni esistenti sull'argomento. Si vedano in particolare Mitchell e Carson, 1989, Marangon e Tempesta, 1998.
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senza ridurre il numero di gite svolte ogni anno? � SI � NO Potrebbe indicare quale sarebbe l'importo massimo del biglietto d'ingresso che sarebbe disposto a pagare senza ridurre il numero di gite svolte annualmente al fine di evitare la chiusura al pubblico della Riserva Naturale? _____________________________________ In questo modo sono stati utilizzati due formati: il close ended o metodo referendario e l'open
ended o risposta aperta2.
Mentre i metodi della CVM e del TC sono stati ampiamente applicati in passato, la tecnica
della disponibilità a viaggiare è stata raramente impiegata. Tale metodo consiste nel chiedere
all'intervistato quanta strada sarebbe stato disposto a percorrere, oltre al tragitto già effettuato,
per fare la gita. In altri termini viene chiesto al visitatore di indicare quale sarebbe il tragitto
massimo che potrebbe percorrere per godere di un esperienza ricreativa analoga a quella che
ha effettuato nell'area in esame. Nel caso della valle Canzoi il quesito è stato formulato nel
modo seguente
Supponga che ci sia un aumento di costi di trasporto necessari per accedere alla valle Canzoi. In questa ipotesi quale sarebbe il costo massimo per le spese di accesso oltre il quale non effettuerebbe più alcuna gita? __________________________________ Secondo la classificazione proposta da Mitchell e Carson si tratta di un metodo ipotetico
indiretto che, per certi versi, condivide parte dei pregi e dei difetti propri sia dei metodi reali
indiretti (es. travel cost) che di quelli ipotetici diretti (es. valutazione contigente). Dal punto di
vista cognitivo, il processo mentale che sottende la definizione della propria disponibilità a
viaggiare (willingness to travel – WTT) risulta essere relativamente semplice e la domanda
sufficientemente plausibile. Nello scegliere il luogo dove fare una gita per il consumatore è
usuale confrontare la distanza a cui si trovano possibili mete alternative e quindi la lunghezza
della strada da percorrere è una delle variabili decisionali che vengono normalmente prese in
considerazione nel delineare il proprio comportamento ricreativo. Tale metodo rispetto alla
valutazione contingente presenta l'indubbio vantaggio di evitare fenomeni di rifiuto di
dichiarare una disponibilità a pagare un biglietto di ingresso che spesso si incontrano nella
stima del valore ricreativo di aree aperte al pubblico e generalmente percepite come beni che
appartengono di diritto alla collettività.
Non si possono tuttavia trascurare alcuni possibili difetti quali la difficoltà di attribuire un
costo preciso alla strada percorsa e la possibilità che le risposte fornite possano essere talvolta
poco ponderate o superficiali.
2 L'approccio seguito non può essere definito open ended in senso stretto poiché la prima domanda contiene un'offerta iniziale che in qualche modo può aver fornito un valore di riferimento all'intervistato. Tra valore proposto con il metodo referendario e disponibilità a pagare dichiarata non sono emerse relazioni statistiche di alcun genere e ciò pare indicare l'assenza di fenomeni di ancoraggio.
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Il questionario autocompilato redatto in quota contiene sia alcune semplificazioni relative ai
quesiti inerenti ai costi sostenuti, sia alcuni approfondimenti relativi ai problemi gestionali
delle parti più elevate del territorio del Parco specie con riferimento al sovraffollamento ed
allo stato di manutenzione della rete sentieristica e della segnaletica. Con le informazioni
raccolte sugli itinerari effettuati è stato possibile verificare il carico sui singoli sentieri nonché
l'impatto dell'escursionismo nei confronti delle aree maggiormente sensibili dal punto di vista
ambientale. Si è inoltre ritenuto opportuno evitare di effettuare applicazioni della valutazione
contingente poiché, non essendo possibile contattare direttamente gli intervistati i valori
ottenuti avrebbero potuto essere poco attendibili.
Nel complesso sono state effettuate 238 interviste dirette (di cui 197 hanno riguardato i
frequentatori del fondovalle) e sono state raccolti 540 questionari autocompilati presso rifugi
e bivacchi. La percentuale degli intervistati, specie per quanto attiene il fondovalle, è piuttosto
bassa (0,59%), ma sostanzialmente in linea con quanto avvenuto in altre ricerche sia nazionali
che estere (Marangon e Tempesta, 1998 pag.20).
3. L’area di studio.
Il Parco delle Dolomiti Bellunesi costituisce l’unica area protetta nazionale del settore alpino
centro-orientale. E’ situato nella provincia di Belluno e si estende per circa 32.000 ettari a
ridosso delle Dolomiti. La varietà e la rarità della flora presenti, note fin dal 1600, hanno
rappresentato una delle principali motivazioni a favore della creazione dell’area protetta,
istituita tuttavia formalmente solo nel recente passato (giugno 1990). Il parco interessa una
fascia continua di territorio della lunghezza di circa 40 km, sulla destra orografica del fiume
Piave. La peculiarità dell’area va attribuita alla straordinaria varietà ambientale in cui gli
aspetti prealpini e dolomitici si fondono assieme: agli scoscesi versanti e alle cime erbose,
tipici elementi prealpini, si alternano guglie e torrioni di aspetto decisamente dolomitico.
L’attuale complessità orografica, risultato del susseguirsi delle vicende glaciali, fluviali e
carsiche, è individuabile in quattro gruppi montuosi principali: procedendo da ovest verso est
troviamo le Vette Feltrine, i Monti del Sole, la Schiara ed il Pramper.
Il parco è considerato uno dei territori più interessanti ed importanti di tutte le Alpi sotto il
profilo floristico; molte specie poterono, infatti, conservarsi fino ai tempi attuali poiché l’area
venne in parte risparmiata dalle glaciazioni quaternarie, consentendo così la creazione di zone
rifugio per rari endemismi e nuove sottospecie. A ciò va associata l’elevata escursione
altimetrica, che permette di compiere in poche ore un itinerario ecologico-floristico altrimenti
ben più lungo e dispendioso. Tra le specie presenti vanno segnalate Alyssum ovirense, entità
rarissima presente esclusivamente sulle distese detritiche sopra i 1950 m. s.l.m., Delphinium
dubium, ranuncolacea in pericolo di estinzione e la primulacea Cortusa matthioli.
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L’eccezionale varietà di ambienti si riflette anche sul patrimonio della fauna selvatica. Sono
infatti diffuse quasi tutte le specie tipicamente alpine, ad eccezione di quelle da tempo
scomparse dai territori dolomitici, e notevole è l’importanza scientifica della microfauna,
legata al ritrovamento di alcuni endemismi esclusivi. Quest’ultimi sono in buona parte
costituiti da coleotteri carabidi e catopidi (Orotrechus pavionis, Neobatathyscia dalpiazi e
Neobathyscia grotti) ed alcuni relitti terziari annoverati tra i molluschi. L’area protetta non è
stata tuttavia risparmiata dalla pressione umana, ed in particolare dall’attività venatoria;
risalgono infatti all’800 le ultime segnalazioni della presenza in queste montagne di
stambecco, lupo ed orso, mentre la lince era scomparsa da tempo. L’istituzione del parco e
l’abolizione di ogni forma di caccia ha consentito il progressivo ritorno alla normalità, con un
conseguente incremento quantitativo di tutte le specie, ma soprattutto il significativo ritorno
dell’aquila reale, la segnalazione dell’orso in una vallata e la migrazione della lince dalla
vicina catena dei Lagorai. Attualmente l’animale più rappresentativo è il camoscio, presente
in branchi numerosi come il capriolo, mentre meno frequente è il cervo, anche se in
espansione. Pur se completamente estraneo alla zona alpina, il muflone è stato introdotto nel
recente passato dalle associazioni venatorie. Anche l’avifauna è ben rappresentata, in modo
particolare dai tetraonidi.
La Val Canzoi, che costituisce uno degli accessi principali al parco, è una valle di origine
glaciale attraversata in tutta la sua lunghezza dal torrente Caorame ed interessata da notevoli
eventi franosi, anche di importanti dimensioni. Sotto il profilo floristico, l’aspetto
predominante della vegetazione è determinato dalle latifoglie (Ostrya carpinifolia, Fraxinus
excelsior, Acer campestre, Betula pendula, Fagus sylvatica, ecc.) che nella seconda parte
della vallata lascia invece il posto alle conifere (Picea excelsa, Pinus sylvestris) (Lasen et al.,
1993).
4. Caratteristiche socioeconomiche degli intervistati.
L’analisi dei caratteri socioeconomici, con riferimento alle tre categorie di utenti del parco, ha
consentito di porre in evidenza alcune informazioni utili ad una migliore comprensione della
domanda di attività ricreativa all’interno dell’area protetta. L’età degli intervistati in relazione
al tipo di utenza (tab.2), poiché è mediamente più elevata nei frequentatori del fondovalle
rispetto agli escursionisti. In particolare, più della metà dei visitatori che rimangono alle basse
quote o che compiono escursioni in giornata hanno un’età compresa tra 30 e 50 anni, mentre
coloro che effettuano escursioni di più giorni sono decisamente più giovani (oltre il 42% è
sotto i 30 anni). In questo caso la permanenza in quota, prevalentemente legata alla
frequentazione di rifugi e bivacchi, viene di fatto assimilata ad una vera e propria vacanza
(anche se di durata limitata) maggiormente fruibile da persone giovani che forse meglio si
adattano alle condizioni generalmente di modesto comfort tipiche di questi servizi. Il livello di
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istruzione dei frequentatori del parco è decisamente superiore di quello medio nazionale.
Mentre in Italia nel 1991 i diplomati erano pari al 15% della popolazione ed i laureati al 4%,
tra i frequentatori i diplomati costituiscono sempre più del 44%. La percentuale di laureati è
invece molto simile al dato nazionale nel caso dei frequentatori del fondovalle non
escursionisti, raggiungendo il 21% tra i pernottanti nei rifugi. Per quanto attiene la posizione
professionale (tab.2), più della metà di tutti gli intervistati è costituita da lavoratori dipendenti,
cui fa seguito una quota consistente (tra il 21 e il 26%) di soggetti che non hanno
occupazione, in particolare studenti, casalinghe, pensionati e disoccupati. Al riguardo va però
precisato come i singoli componenti di quest’ultima categoria varino in relazione del tipo di
utenza considerato: tra i frequentatori del fondovalle sono infatti rappresentati in prevalenza
casalinghe e pensionati, mentre tra gli escursionisti è nettamente superiore la componente
degli studenti. Tale fenomeno sembra essere confermato dall’analisi del settore
occupazionale, che pone in evidenza una elevata presenza di non attivi tra gli escursionisti,
dove costituisce la voce più consistente (fino al 30% per le persone che pernottano in quota).
Ben rappresentata in tutte le tipologie di utenza è anche la categoria dei soggetti impiegati
nell’industria, che comunque prevale di poco sulla precedente solo nei frequentatori del
fondovalle.
Estremamente diversificata è la tipologia aggregativa dei visitatori del parco in relazione
all’attività svolta (tab.2). Coloro che sostano all’interno della valle sono in prevalenza
famiglie (quasi il 70%), mentre tra gli escursionisti che pernottano in quota la forma di
aggregazione più diffusa è il gruppo (oltre 40%), seguito dalla famiglia. Ancora diversa è la
situazione emersa dall’analisi degli escursionisti giornalieri, i quali, pur mostrando una
preferenza più accentuata verso i gruppi, compiono spesso le escursioni in coppia (23,4%).
Particolarmente interessante è l’analisi dell’area di provenienza dei visitatori del Parco
Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, che evidenzia bacini di utenza diversificati in relazione
alle categorie di fruitori considerate (tab.2). Ben definita appare infatti l’area di provenienza
dei frequentatori del fondovalle, i quali per il 40% risiedono in provincia di Treviso e, per il
24% in quella di Belluno3. La valle Canzoi rappresenta una meta ricreativa di interesse
prettamente regionale, il cui flusso di visitatori proviene principalmente da sud; infatti solo il
3% dei visitatori risiede fuori regione e presumibilmente sono le stesse persone (3%) che
hanno dichiarato di trovarsi in vacanza. Si tratta generalmente di soggetti che, per motivi
familiari o di lavoro, si sono allontanati dai luoghi di nascita ma che vi fanno ritorno per
trascorrere le vacanze presso parenti, amici o seconde case. Il parco non assume alcuna
rilevanza turistica in quanto non è in grado di attrarre visitatori dai luoghi di villeggiatura da
cui peraltro dista poche decine di chilometri. Ciò pare riconducibile al fatto che dal punto di
vista del fruitore medio la valle Canzoi (così come la vicina Valle del Mis) non ha alcuna
3 Al riguardo va ricordato che molti frequentatori del parco risiedono proprio negli stessi comuni in cui ricade il parco.
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caratteristica che la differenzi in modo significativo da altre località montane. Per questo tipo
di domanda turistico-ricreativa il Parco delle Dolomiti Bellunesi non potrà svolgere nessuna
attività di valorizzazione e sviluppo. Alquanto diverso è il quadro degli escursionisti, che
tende ulteriormente a diversificarsi in funzione della permanenza alle quote più elevate dei
gruppi montuosi. Gli escursionisti giornalieri che hanno visitato i rifugi appartengono ad un
bacino di utenza ben definito, visto che provengono per la maggior parte da Belluno (oltre
44%), e per una frazione minore dalle provincie limitrofe (Treviso, Venezia, Padova e
Vicenza), pochissimi provengono da fuori regione. Il bacino di utenza di coloro che
pernottano nei rifugi è viceversa più ampio e diversificato. Assai rilevante è infatti la frazione
di coloro che provengono da fuori regione (28.1%) con una forte presenza di milanesi. E’
dunque evidente che il parco costituisce una meta per lo svolgimento di molteplici attività
ricreative e l’analisi dei dati consente di ottenere delle indicazioni utili per una migliore
comprensione circa le preferenze dei soggetti verso le diverse attività. L’area protetta
costituisce una meta usuale per la popolazione locale e delle provincie limitrofe (Treviso), che
la frequenta con almeno una duplice finalità: svolgimento di attività ludico-ricreative che
implicano un modesto dispendio energetico prevalentemente lungo la Valle Canzoi; pratica
dell’escursionismo giornaliero verso le quote più elevate. L’attività escursionistica viene
inoltre fortemente apprezzata da visitatori che provengono da altre regioni e da provincie più
lontane, i quali però in seguito alla distanza utilizzano le strutture disponibili all’interno del
parco per periodi di almeno qualche giorno. Da tale punto di vista emerge la presenza di un
non trascurabile fenomeno turistico rivolto in prevalenza al trekking ed alla ricerca di un
ambiente naturale incontaminato dove scarsa è la pressione antropica.
5. Le attività ricreative nel fondovalle.
La valle Canzoi è da tempo frequentata non solo dagli appassionati della montagna, ma
sempre più dai visitatori che desiderano svolgere attività ricreative e di svago preferibilmente
durante i fine settimana. La presenza turistica si concentra maggiormente nella seconda metà
del fondovalle lungo gli ultimi 3-4 chilometri di strada, per lunghi tratti non asfaltata, ove
sono presenti aree di sosta, servizi di ristoro (bar, ristoranti, ecc.), aree gioco per bambini, un
laghetto attrezzato per la pesca sportiva, ampi prati aperti e dove il greto del torrente è
facilmente accessibile per giochi nell’acqua o la semplice sosta al sole e il riposo. Tra le
preferenze più ambite riscontrate nei turisti del fine settimana è la ricerca di un posto sosta in
cui poter scendere dall’auto per svolgere attività di picnic e gioco, senza trasportare a piedi la
pesante attrezzatura. Il bacino di utenza, come già osservato, non è molto esteso, avendo gli
intervistati percorso da un minimo di 7 e ad un massimo di 250 chilometri, anche se nella
quasi totalità dei casi il tragitto non ha superato i 125 chilometri (tab.3). Il mezzo di trasporto
più utilizzato in assoluto è l’automobile, mentre pochissimi hanno fatto uso di bici, moto o
11
camper (tab.4). Le gite effettuate dai visitatori della valle Canzoi hanno prevalentemente una
durata complessiva (tempo di permanenza in valle più tempo di viaggio) tra le 9 e le 12 ore,
anche se un 25%, rimane fino a tarda sera (tab.5). Generalmente, dunque, i visitatori della
valle si trattengono per l’intera giornata, molto meno diffusa è la visita rapida di mezza
giornata. L’analisi delle attività ricreative svolte dai frequentatori può aiutare a comprendere
tale fenomeno (tab.6), poiché nel 68% dei casi la motivazione principale della gita è costituita
dal picnic, e ciò spiega l’elevata permanenza nella valle. Le passeggiate costituiscono la
seconda motivazione, mentre modesto è l’interesse per gli aspetti naturalistici (16,8%), a
testimonianza del fatto che l’azione dell’Ente Parco nel favorire una migliore conoscenza
delle peculiarità floristiche e faunistiche non è stata ancora molto efficiente. Quasi nullo è
l’interesse per una escursione, anche se breve e di modesto impegno. Nella maggior parte dei
casi quella attuale rappresenta per i frequentatori del fondovalle la prima visita alla valle negli
ultimi dodici mesi (55%) (tab.7), anche se, a conferma di quanto sopra esposto, non mancano
i frequentatori abituali che hanno compiuto almeno due gite (33%). Quest’ultimo dato pare
confermare un atteggiamento abitudinario nella frequentazione della valle Canzoi, fatto che
probabilmente prescinde dall’istituzione del parco e risulta invece più probabilmente
connesso alla facilità di accesso. L’analisi della tab.8 pone in evidenza le zone più frequentate
durante le passeggiate. Al riguardo è interessante notare come buona parte degli intervistati
(35,1%) si sia concentrata lungo la strada, o addirittura non si sia allontanata affatto dal
mezzo di trasporto (quasi il 16%). La scarsa disponibilità al movimento viene avvalorata dal
fatto che la frequentazione dei sentieri (ad esclusione del Sentiero Natura) è quasi nulla e
comunque la frazione di persone che raggiungono il bosco costituisce un’entità estremamente
modesta. L’impatto sull’ambiente forestale è quindi, con ogni probabilità, ridotto nonostante
l’elevata presenza turistica nella valle. I fenomeni di congestione riguardano invece, oltre la
strada, la zona del lago e le sponde del torrente, che assieme rappresentano oltre il 50% delle
preferenze espresse. Al riguardo va richiamato che le sponde del corso d’acqua, in relazione
alla loro elevata fragilità ambientale, sono state indicate nel piano del parco come aree
d’interesse naturalistico da porre sotto tutela. Ad ulteriore conferma di quanto appena
descritto, va posta in evidenza in primis l’abitudine dei frequentatori del fondovalle ad
allontanarsi meno possibile dall’automobile per svolgere il picnic, tanto che ben il 68.1% ha
dichiarato di non spostarsi più di 10 metri (tab.9). In secondo luogo, alla domanda sulle loro
preferenze circa un luogo per svolgere il picnic, i gitanti hanno espresso in buona parte
(84,3%) parere favorevole per l’utilizzo di un’area attrezzata gratuita, quasi nullo è stato
l’interesse verso forme alternative di picnic (nel bosco, presso il torrente, ecc.) o altre attività
che prescindano dal picnic stesso (tab.10).
Al fine di chiarire se ed in che misura secondo i visitatori il numero di presenze nella valle
fosse troppo elevato, e quindi se fossero percepiti fenomeni di congestione o di degrado
ambientale, è stato chiesto loro quale fosse il modo più corretto per ridurre il numero di
12
visitatori ed evitare gli effetti negativi generati dal turismo a carico dell’ambiente. L’analisi
della tab.11, che riporta le risposte fornite dagli intervistati, pone in evidenza come buona
parte dei visitatori (quasi il 40%) sia assolutamente contrario all’imposizione di qualsiasi
divieto o forma di regolamentazione dell’uso della valle. La restante parte si è dichiarata
favorevole alla prenotazione obbligatoria, alla definizione di un numero massimo di persone
per giorno ed, infine, ma in misura molto limitata (10,5%) ad un eventuale pagamento di un
biglietto di ingresso.
E’ tuttavia indicativo il fatto che alla domanda di esprimere la propria disponibilità a pagare
per un servizio di bus navetta (tab.12), il 40% degli intervistati abbia espresso parere
favorevole all’impiego di una simile forma di regolazione del flusso turistico mediante il
pagamento di una determinata somma.
In sintesi, nel fondovalle si ha un elevatissimo carico di fruitori concentrati in massima parte
nei mesi di luglio e agosto e nei giorni di sabato e domenica. Tali frequentatori, pur
manifestando una ridotta mobilità nel territorio, sono comunque in grado di generare elevati
impatti ambientali e fenomeni di congestione, che peraltro paiono non essere percepiti in
modo significativo dai visitatori.
6. L’escursionismo.
Il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi comprende massicci montuosi di media quota
caratterizzati, tuttavia, da accessi scomodi ed impervi, soprattutto se paragonati ad altri gruppi
dolomitici più frequentati. Le pendenze sono le vere protagoniste di questi spazi, limitando
“naturalmente” l’accesso alle masse degli escursionisti, tanto che buona parte di queste
montagne resta ai più sconosciuta. E’ un territorio posto vicino alla pianura, che pur essendo
difficilmente penetrabile dall’escursionismo di massa4, potrebbe vedere aumentare la
pressione turistica in seguito all’istituzione dell’area protetta. L’analisi effettuata per
approfondire le caratteristiche dei visitatori nel Parco delle Dolomiti Bellunesi ha posto in
evidenza come l’area sia frequentata da appassionati escursionisti che da tempo praticano
questa attività.
Una frazione elevata degli escursionisti ha iniziato a frequentare la montagna tre la fine degli
anni ’60 e la fine degli anni ’80, periodo in cui vi è stato un notevole incremento delle persone
che annualmente hanno iniziato la pratica escursionistica (tab.13). Ciò è da porre in relazione
in primo luogo alla notevole crescita demografica degli anni ’50 e ’60, ma anche, e in misura
non trascurabile, al formarsi di una domanda di aree naturali quali quelle riscontrabili nella
montagna veneta alle quote medio-elevate. Al riguardo l’analisi della tab.14, che pone a
4 Per raggiungere una qualsiasi delle mete all’interno del parco (rifugi, bivacchi, malghe, ecc.) si devono superare dislivelli di 1000-1300 metri, per cui l’attività escursionistica praticata all’interno dell’area protetta implica un certo grado di allenamento, non essendoci nessun rifugio facilmente raggiungibile se non con 2,5-3 ore di cammino.
13
confronto l’età degli escursionisti con il periodo di inizio dell’attività, consente di chiarire in
parte il fenomeno, poiché mostra come a fronte di un cospicuo numero di persone di età sopra
i 40 anni, che hanno iniziato la pratica escursionistica da oltre 30-40 anni, esista anche un
gruppo numeroso di visitatori giovani (sotto i 30 anni), i quali si sono invece avvicinati alla
montagna da poco tempo (meno di 10 anni). In generale, comunque solo un 10% ha avuto il
primo approccio con la montagna da meno di cinque anni, mentre il 65% del campione pratica
l’attività escursionistica da almeno 5-25 anni (tab.15). Solo una modesta frazione (14%) ha
dichiarato di effettuare meno di cinque gite nell’arco dell’anno, mentre quasi il 60% effettua
fino a 20 escursioni ed, infine, non del tutto trascurabile è il numero di appassionati che si
reca in montagna oltre trenta volte (tab.16). Tali considerazioni sembrano suggerire che il
territorio del parco nella sua parte più elevata costituisce una meta per persone motivate e con
una adeguata esperienza.
La maggior parte degli intervistati ha dichiarato di non essere in vacanza, pochi stanno
percorrendo l’Alta Via n.1 e 2 o la Transparco o pernottano più semplicemente nei rifugi
dell’area protetta; una netta minoranza, infine, sta soggiornando in località limitrofe al parco
(tab.17).
E’ interessante osservare che in genere gli escursionisti del parco frequentano anche altre
montagne poste nei pressi delle Dolomiti Bellunesi (tab.18). L’escursionista medio estende il
suo raggio d’azione a tre o quattro massicci al massimo, aree che quindi conosce bene e di cui
ha una discreta familiarità. L’escursionismo assume da tale punto di vista la funzione di
un’attività volta a mantenere la forma fisica inserita però in contesti paesaggistico-ambientali
di grande suggestione. D’altro canto, data la durata delle escursioni (sovente superiore alle 6-
7 ore) è ovvio che la strada percorsa per raggiungere i sentieri non può essere troppo lunga e
ciò spiega la limitata estensione del bacino di utenza. All’interno del parco, i massicci
montuosi più visitati negli ultimi cinque anni sono state le Vette Feltrine, seguite dal gruppo
del Prampèr- Spiz di Mezzodì ed infine la Schiara e i Monti del Sole (tab.19). In effetti negli
ultimi cinque anni, solo per una minoranza degli escursionisti, quella in corso era la prima
uscita all’interno dell’area protetta, mentre il 36% aveva già effettuato da due a dieci
escursioni e oltre il 30% ne aveva compiute fino a 30. Non va inoltre scordato un gruppo di
affezionati (oltre 20%) che in quest’arco di tempo si è recato nel parco ripetutamente (fino a
50 volte) (tab.20). Al riguardo, i dati rilevati hanno permesso di stabilire che il numero delle
uscite pare aumentare nel caso in cui gli escursionisti pratichino l’arrampicata, effettuino le
gite tendenzialmente in solitudine e siano iscritti al Club Alpino Italiano. Esiste infine una
relazione significativa con l’età, visto che gli escursionisti più anziani tendono a compiere un
numero maggiore di uscite (cfr. par.8).
Quasi la metà degli intervistati ha compiuto un’escursione di un solo giorno, anche se oltre
l’11% dichiara di aver effettuato un’uscita di più di cinque giorni, durante i quali è stata
presumibilmente percorsa la Trans-Parco o un’Alta Via (tab.21). E’ stata, tuttavia, notata un
14
relazione negativa tra la durata dell’escursione e il numero di visite compiute nell’area
protetta negli ultimi cinque anni, in parte attribuibile al fatto che chi effettua una permanenza
più lunga proviene da località più lontane, dimostrando quindi una propensione a compiere
meno gite ma di maggiore durata. Quasi l’85% degli intervistati compie delle semplici
escursioni, una frazione più modesta le associa a percorsi di ferrate, mentre pressochè nessuno
arrampica (tab.22). Al riguardo va precisato che il territorio del Parco Nazionale delle
Dolomiti Bellunesi per la sua conformazione orografica non offre siti particolarmente adatti
all’arrampicata, ad esclusione della zona del Cimonega e poche altre, mentre più note sono le
vie ferrate (concentrate sulla Schiara e sul Pelf). L’attrezzatura posseduta conferma quanto
osservato (tab.23), poiché la quasi totalità degli intervistati ha dichiarato di avere un
abbigliamento tecnico specifico, zaino e scarponi; del pari, le persone che affrontavano una
via ferrata erano adeguatamente equipaggiate. Ad ulteriore conferma circa la discreta
preparazione degli visitatori del parco, va posto in evidenza che il 35% di essi ha dichiarato di
possedere nell’escursione in corso bussola ed altimetro ed il 72,8% era munito di carta
topografica.
Il numero di partecipanti all’escursione è per la maggior parte dei casi pari a tre persone,
anche se nel 20% si tratta di gruppi composti da oltre cinque persone (tab.24). Le comitive
risultano più numerose quando si percorrono vie ferrate o di roccia, nel caso in cui
l’escursione duri più di 5-6 giorni ed, infine, quando è associata ad una componente in
prevalenza giovanile. Oltre 70% degli escursionisti considera mediamente soddisfacente lo
stato della segnaletica dei sentieri percorsi, mentre solo il 16,1% ritiene che quest’ultima
dovrebbe essere migliorata (tab.25). Per quanto attiene le migliorie da apportare ai sentieri, un
quarto delle persone ritiene che vada incrementata la manutenzione dei percorsi, anche se una
percentuale ancora maggiore esprime soddisfazione per la situazione attuale (tab.26). I
sentieri del parco non paiono essere interessati da rilevanti fenomeni di congestione.
Solamente il 12,8% degli escursionisti dichiara di aver fatto molti/troppi incontri lungo i
tracciati percorsi (tab.27), segno di una zona ancora fortunatamente sconosciuta ai più, tanto
che il piacere dell’escursione è risultato limitato in seguito alla congestione solo per il 6,2%
degli escursionisti (tab.28).
Anche una non eccessiva concentrazione di escursionisti in determinate aree ad elevata
fragilità ambientale può però innescare vari fenomeni di degrado per la delicatezza degli
ecosistemi presenti e la loro maggiore vulnerabilità nei confronti di agenti esterni. In
particolare, ad esempio, il danno da calpestio del suolo è estremamente problematico in
montagna, soprattutto in quota, poiché comporta una rapida denudazione del terreno e l’avvio
di fenomeni erosivi. Tale situazione si scontra poi con la decrescente capacità potenziale in
alta quota di realizzare copertura vegetale sostitutiva sulle aree calpestate, alla quale si
aggiunge l’impoverimento floristico e, in generale, il disturbo della fauna.
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E’ evidente che le zone caratterizzate dagli effetti più manifesti del calpestio, causato sia dalle
attività di percorrimento che di sosta, si localizzano in prevalenza lungo i principali assi
escursionistici ed intorno ai luoghi di sosta. A tale riguardo, si può facilmente comprendere la
pericolosità delle punte di elevati transiti rilevati su taluni tratti di sentiero (tab.29). L’analisi
effettuata ha infatti consentito di stimare il carico di visitatori per sentiero, ponendo in
evidenza come i tracciati che hanno subito un traffico superiore ai 2000 passaggi per anno
siano almeno cinque, cioè i segnavia CAI numero 503, 501, 514, 806 e 801. Quest’ultimo, in
particolare, già oggetto di un forte carico antropico (oltre 6000 passaggi se si considera che
entra a far parte sia dell’Alta Via n.1 che della Transparco), è sottoposto ad un’ulteriore
situazione di criticità soprattutto in relazione al suo elevato valore ambientale. All’interno del
parco esistono infatti numerosi luoghi caratterizzati da un elevata valenza ambientale, che
sono elencate nel Piano del parco ed indicate come aree sottoposte a tutela. Le indagini
condotte hanno consentito di evidenziare, almeno con riferimento a talune zone, se e quali
fossero eventualmente interessate da flussi turistici eccessivi. In particolare, l’analisi delle
tabb.30-31-32 consente di osservare come siano effettivamente oggetto di flussi
escursionistici molte tra le località indicate nel piano come emergenze ambientali, in
particolare almeno otto sono risultate interessate da passaggi che superano, a volte anche di
molto, le duemila unità.
7 L’indotto economico
Nel tentativo di inquadrare le principali problematiche economiche connesse all'uso ricreativo
del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi è stata analizzata la spesa sostenuta dai fruitori.
Il calcolo delle spese e dell'indotto primario, è bene precisarlo, assume un carattere
ampiamente indicativo data la limitatezza del campione di intervistati. Va peraltro osservato
che solo pochi studi hanno cercato di quantificare in modo sufficientemente articolato e
dettagliato la spesa dei fruitori di aree di interesse naturalistico, specie quando tali attività
avvengano durante una gita giornaliera. In altri termini, mentre notevole attenzione viene
generalmente posta ai fenomeni turistici connessi allo svolgimento di vacanze, scarso
interesse hanno suscitato le problematiche economiche relative ai flussi di visitatori
giornalieri. Tale atteggiamento può essere giustificato unicamente per le aree naturali che
ricadono in bacini turistici di notevole importanza, ma lo è molto meno per le numerose zone
che si situano a margine delle stesse e che sono intensamente utilizzate dai residenti in aree di
pianura. Tale situazione è peraltro assai diffusa a livello nazionale a causa della presenza di
vaste aree urbane a ridosso di zone montane o marine di elevatissimo valore ambientale. Il
caso del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi pare essere emblematico al riguardo. Come
visto, solo il 3% dei frequentatori del fondovalle era in vacanza in una località turistica,
percentuale che sale al 25% per gli escursionisti. Anche per questi ultimi però molto pochi
16
erano coloro che villeggiavano in strutture alberghiere (meno del 10%) (tab.26).
Complessivamente si può stimare che nel Parco siano transitati circa 1.900 escursionisti e
3.000 visitatori del fondovalle che risiedevano in strutture ricettive turistiche. Altri 2.600
escursionisti stavano effettuando una vacanza in quota.
La frazione dei turisti in vacanza è comunque nel complesso modesta per cui le spese
sostenute per effettuare la gita possono essere considerate una buona approssimazione
dell'indotto diretto del Parco.
Come si nota nella tab.32 la spesa media per visitatore giornaliero è di circa 21.700 per i
frequentatori del fondovalle e di 22.787 per gli escursionisti5. Si tratta di importi molto simili
benché la composizione della spesa risulti essere in parte differenziata. Gli escursionisti
spendono di più per il viaggio, per il pranzo al sacco e nei rifugi. Specie quest'ultima voce
appare abbastanza ragguardevole costituendo sicuramente una ricaduta diretta per l'economia
locale propria del Parco. Tra i visitatori del fondovalle assumono una certa rilevanza
l'acquisto di panini e spuntini e il pranzo al ristorante che molto spesso è stato fatto nella valle
o nelle immediate vicinanze.
Non tutte le spese sostenute per raggiungere la valle costituiscono introiti per gli operatori
economici del parco o dei comuni in cui esso ricade. In particolare, la quasi totalità delle
spese di viaggio e per picnic sono state effettuate altrove. Sottraendo tali voci dal totale si può
pervenire ad una stima, sia pure assai approssimativa, dell'indotto diretto che assommerebbe a
8.700 lire /gita nel fondovalle e a 6.500 lire/gita per gli escursionisti.
Complessivamente la spesa per poter fruire a fini ricreativi del parco sarebbe di 2.769 miliardi
di cui 432 milioni da attribuire all'escursionismo. Si tratta di importi di un certo rilievo, ma
certamente non confrontabili con i costi sostenuti dai villeggianti nelle vicine località
turistiche del Primiero, dell'Agordino e del Cadore. Ciò pare tanto più vero se si considera che
l'indotto diretto per l'economia locale non raggiunge nel complesso il miliardo di lire all'anno
(tab.32) e ciò è indubbiamente da attribuire alla peculiarità del Parco Nazionale delle
Dolomiti Bellunesi.
8 I benefici ricreativi
Le aree protette, al pari di molte zone dotate di un assetto ambientale e paesaggistico
sufficientemente integro, generano dei flussi di benefici ricreativi assai rilevanti. La vasta
letteratura prodotta sull'argomento sia a livello nazionale che internazionale ha posto in
evidenza come il valore ricreativo del territorio sia molto elevato e spesso superiore a quello
di qualsiasi attività economica alternativa.
5 Gli importi sono assai prossimi a quelli calcolati da Marangon e Tempesta (1998) per il Centro Visite Valle Canal Novo di Marano Lagunare e per la riserva delle Cascate di Molina (1999).
17
E' però importante sottolineare che tali benefici sono spesso del tutto indipendenti
dall'istituzione delle aree protette, né risulta allo stato attuale sufficientemente provato che la
realizzazione di un parco sia in grado di aumentare i benefici ricreativi stessi.
E' però evidente che la conoscenza del valore ricreativo del parco può costituire un elemento
importante su cui basare eventuali scelte gestionali o di sviluppo turistico.
8.1 Le stime effettuate con il travel cost individuale
Il momento centrale del calcolo del beneficio ricreativo col metodo del travel cost individuale
(TCI) è costituito dalla stima della funzione di domanda individuale. Al riguardo, a causa
degli elementi di incertezza contenuti nella definizione del costo legato da complementarietà
debole all'esperienza ricreativa, la funzione di domanda è stata stimata sia considerando solo i
costi di viaggio sia la globalità dei costi sostenuti (comprendendo quindi anche le spese per il
pranzo e per lo svolgimento delle attività ricreative). E' parso inoltre importante distinguere la
funzione di domanda dei frequentatori del fondovalle da quella degli escursionisti. Sono stati
così prodotti i seguenti modelli:
Frequentatori del fondovalle
Spesa di viaggio pro capite
Lngite= -0,76 vacanza +1,23 Sentcai -0,38 lncosto +0,20 lnreddito +0,029 lneta
(0,003) (0,050) (0,000) (0,000) (0,835)
R quadrato corretto = 0,49 F=37,017 sign. F=0,000
Spesa totale pro capite
Lngite= -0,46 vacanza +1,86 sentcai -0,19lncosto +0,15 lnreddito -0,074 lneta
(0,069) (0,005) (0,006) (0,001) (0,615)
R quadrato corretto = 0,41 F=27,57 sign. F=0,000
Escursionisti
Spesa di viaggio pro capite
Lngite= +0,39cai -0,59 lncosto +0,10 lnreddito +1,047 lneta
(0,062) (0,000) (0,235) (0,021)
R quadrato corretto = 0,56 F=17,63 sign. F=0,000
Spesa totale pro capite
Lngite= +0,42 cai -0,43 lncosto +0,12 lnreddito +0,72 lneta
(0,108) (0,061) (0,378) (0,197)
18
R quadrato corretto = 0,35 F=7,04 sign. F=0,000
Dove: Lngite = logaritmo del numero delle gite effettuate nell'ultimo anno; vacanza = dummy gita effettuata
durante una vacanza; sentcai = passeggiata lungo un sentiero CAI; lncosto= logaritmo del costo di viaggio (o
della gita) pro capite; lnreddito = logaritmo del reddito; lneta = logaritmo dell'età; cai= dummy iscrizione al
CAI. Tra parentesi la significatività statistica dei coefficienti.
I quattro modelli sono stati selezionati con un processo iterativo. Inizialmente, tramite
un'analisi di regressione stepwise sono state individuate alcune variabili predittive che
risultavano essere correlate in modo statisticamente significativo al numero di gite effettuate.
In secondo luogo, si è forzato l'ingresso nei modelli di base del reddito e dell'età.
Va al riguardo sottolineato che il costo di viaggio è stato sempre selezionato dalla programma
statistico impiegato essendo la variabile indipendente maggiormente correlata al numero di
gite.
Un primo elemento da porre in evidenza è che i modelli in cui sono state considerate solo le
spese di viaggio sono migliori dal punto di vista statistico di quelli ottenuti considerando i
costi complessivi dell’esperienza ricreativa. Ciò sembra indicare che i fruitori del parco nel
determinare il numero di gite da effettuare nell’arco di un anno fanno generalmente
riferimento alla distanza da percorrere per accedervi piuttosto che al totale delle spese da
sostenere. Con ogni probabilità l’elemento centrale che sta alla base delle strategie ricreative
dei visitatori non sono tanto i costi (che sono sempre molto modesti se rapportati al reddito)
quanto piuttosto il tempo di viaggio (strettamente correlato alla strada da percorrere e quindi
alle spese di trasporto). Nel caso di attività ricreative effettuate in giornata è evidente che il
tempo necessario per raggiungere l’area non può essere troppo elevato poiché finirebbe per
ridurre quello da dedicare alle attività ricreative vere e proprie e, in definitiva, i benefici da
esse ottenibili. Ciò è tanto più vero per gli escursionisti che per raggiungere le aree di maggior
pregio ambientale e paesaggistico devono percorrere anche lunghi tragitti a piedi e superare
notevoli dislivelli.
Per quanto attiene le variabili indipendenti, è interessante sottolineare come le persone in
vacanza frequentino meno le zone di fondovalle del Parco rispetto ai giornalieri a parità di
altri fattori. Viene quindi confermata anche in questo caso la scarsa vocazione turistica del
Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
Il reddito è correlato positivamente ed in modo statisticamente significativo al numero di gite
solo per chi ha frequentato il fondovalle, mentre il contrario avviene per l’età. In altri termini
mentre le attività ricreative alle basse quote sono in qualche modo condizionate dal reddito
dei visitatori, ciò non avviene per le quote più elevate. L’escursionismo è un’attività che pare
interessare in modo sostanzialmente indifferenziato soggetti appartenenti a diversi ceti sociali
ed è quindi un fenomeno assai composito. Per certi versi può risultare sorprendente la
19
correlazione positiva tra escursionismo ed età. Ciò non significa che siano le persone anziane
ad effettuare più gite in quota ma solo che, nell’ambito di una popolazione di fruitori
sostanzialmente giovane, sono i quarantenni a frequentare più volte all’anno il Parco. Ciò è da
porre in relazione sostanzialmente alla loro maggiore abitudinarietà, ed al bisogno più sentito
di effettuare un’attività fisica di medio impegno.
Per quanto attiene la relazione con i costi, oltre a quanto già osservato, va posta in evidenza la
maggiore rigidità della funzione di domanda dei frequentatori del fondovalle che evidenzia
come le attività ricreative effettuate alle basse quote assumano maggiormente la caratteristica
di beni di prima necessità rispetto all’escursionismo, benché in entrambe i casi l’elasticità al
costo sia ampiamente inferiore all’unità.
Tramite le funzioni di domanda è stato calcolato il surplus del consumatore per gita che ha
assunto i seguenti valori:
Solo spesa di viaggio Spesa totale
Frequentatori fondovalle 8.239 lire 24.628 lire
Escursionisti 18.023 lire 40.843 lire
I benefici ricreativi per gita assumono valori simili a quelli ottenuti in altre ricerche nel caso
del fondovalle mentre sono assai maggiori nel caso dell'escursionismo. Ciò è sicuramente
riconducibile alla diversità del bene fruito da parte delle due categorie di visitatori. Mentre
l’esperienza ricreativa dei primi non ha un riferimento specifico al quadro ambientale e
naturalistico del parco, il contrario avviene per i secondi che, frequentando le quote più
elevate possono godere dei paesaggi di incomparabile bellezza offerti dal Parco Nazionale
delle Dolomiti Bellunesi e visitare aree di elevato valore naturalistico. Si può anche osservare
che, qualora vengano considerate tutte le spese sostenute durante la gita, il surplus del
consumatore aumenta in modo considerevole. Benché, come visto, le funzioni di domanda
ottenute considerando i costi complessivi siano meno significative dal punto di vista statistico,
essendo arduo stabilire quali siano le voci di costo per cui sussiste un rapporto di
complementarietà debole con l’esperienza ricreativa, si può affermare che la stima del surplus
effettuata impiegando le sole spese di viaggio sia da ritenere una sorta di lower bound del
valore reale.
8.2 Le stime effettuate con la valutazione contingente e con la disponibilità a viaggiare
Come visto nel par.2, nella ricerca sono stati utilizzati due formati per la valutazione
contingente (CVM). Con il metodo referendario gli intervistati hanno dichiarato se erano
disposti a pagare un biglietto pari ad un determinato importo. Una volta ottenuta una risposta
affermativa o negativa, è stato chiesto di definire l’importo di un eventuale biglietto
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d’ingresso. E’ stato così possibile stimare una funzione logistica che ha posto in relazione il
valore proposto del biglietto d’ingresso alla variabile dicotomica accettazione o non
accettazione del pagamento del biglietto stesso. Tramite la funzione logistica, seguendo la
metodologia proposta da Hanemann (1984) è stato calcolato il valore medio della
disponibilità a pagare (willingness to pay - WTP). Successivamente è stato calcolato il valore
medio degli importi dei biglietti d’ingresso dichiarati dagli intervistati. Al riguardo va
precisato che, dato l’elevato numero delle persone che non si sono dichiarate disposte a
pagare il biglietto adducendo in sostanza motivi di protesta (62 pari al 27%), la WTP è stata
stimata sia considerando tutti gli intervistati che escludendo quelli che hanno assunto un
atteggiamento di rifiuto.
Con il metodo referendario sono state ottenute le funzioni:
Tutti gli intervistati
PROB SI = [1 + exp (-0,8791 + 0,00016 WTP)]-1
Chi quadro = 57,99 Percentuale risposte stimate correttamente = 79,83%
Solo intervistati che non hanno assunto atteggiamenti di protesta
PROB SI = [1 + exp (-1,6837 + 0,00018 WTP)]-1
Chi quadro = 62,91 Percentuale risposte stimate correttamente = 80,11%
La WTP media ha assunto i seguenti valori:
Tutti gli intervistati Esclusi atteggiamenti di
protesta Scelta dicotomica 7.665 lire 10.300 lire Open ended 4.371 lire 5.911 lire
Con il metodo open ended è stata stimata la WTP delle due categorie principali di fruitori che
sono risultate abbastanza simili:
Tutti gli intervistati Esclusi atteggiamenti di
protesta Visitatori fondovalle 4.212 lire 5.872 lire Escursionisti 5.021 lire 6.025 lire
E' interessante osservare al riguardo (tab.34) che la WTP dichiarata in taluni casi pare essere
in relazione alle caratteristiche degli intervistati. Così coloro che abitano nelle immediate
vicinanze della valle e che hanno effettuato un maggior numero di gite negli ultimi anni
hanno dichiarato una WTP più elevata. Presentano inoltre una WTP maggiore gli impiegati
21
nel pubblico impiego e nei servizi, gli studenti ed i liberi professionisti, i diplomati (ma non i
laureati), le famiglie meno numerose, i più giovani e tendenzialmente coloro che hanno un
reddito maggiore. Si badi che le tendenze richiamate non trovano però un adeguato supporto
in test statistici parametrici (analisi della varianza ad una o più vie).
Le stime prodotte con il metodo della disponibilità a viaggiare (willingness to travel – WTT)
hanno fornito un valore medio per gita di 12.605 lire. Gli escursionisti hanno dichiarato valori
solo leggermente maggiori dei visitatori del fondovalle (12.865 contro 12.541 lire/gita).
Questa tecnica di valutazione pare quindi assai meno soggetta della CVM ad atteggiamenti di
rifiuto e di protesta il che per certi versi rende maggiormente attendibili le stime che con essa
si possono effettuare. D’altro canto, i valori ottenuti con il metodo open ended pongono in
risalto che molti intervistati hanno assunto un atteggiamento tipo free rider dichiarando valori
della WTP molto bassi certamente inferiori alla propria reale disponibilità a pagare. E'
singolare notare al riguardo che, al contrario della WTP, la WTT sembra essere molto poco
collegata alle caratteristiche socioeconomiche degli intervistati (tab.34) ed in ogni caso si
differenzia nettamente dalla WTP. La WTT e la WTP non sono infatti assolutamente correlate
tra loro. Ciò pone chiaramente in evidenza che i processi cognitivi che hanno portato alla
definizione dei due valori da parte degli intervistati sono assai diversi e risulta inoltre
complesso stabilire quale dei due importi sia da considerare quello corretto. Dovendo far
riferimento ai criteri di validazione proposti in letteratura si perverrebbe a conclusioni
diametralmente opposte. Facendo riferimento alla criterio della convergent validity dovremo
concludere che i valori ottenuti con il TC e la WTT sono corretti. Facendo riferimento invece
al criterio della theoretical validity finiremo per considerare che le stime esatte sono quelle
ottenute con la CVM. Pare emergere anche in questo caso un problema allo stato attuale
ancora poco studiato dalla ricerca inerente alla razionalità del consumatore nell'effettuare le
sue scelte nel campo dei beni ambientali.
Si noti che comunque le stime prodotte con i diversi approcci considerati, pur con le dovute
cautele, escludendo il caso degli escursionisti, sono coerenti tra loro indicando un beneficio
medio per gita variabile alle 8.000 alle 12.000 lire. Per gli escursionisti il beneficio ricreativo
potrebbe plausibilmente aggirarsi sulle 18.000 lire per gita, benché quest’ultimo dato non sia
supportato da una convergenza di valori ottenuti con approcci diversi.
Il flusso di benefici ricreativi annui per i fruitori del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi
potrebbe complessivamente aggirarsi su un importo pari a 1 miliardo e 300 milioni di cui
quasi 1 miliardo dovuto alla fruizione di aree di fondovalle quale la valle Canzoi e la valle del
Mis che non presentano al loro interno elementi di notevole rilevanza ambientale.
9 Conclusioni
22
La ricerca effettuata nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ha consentito di ottenere
informazioni sulle caratteristiche della domanda turistica e ricreativa nonché di inquadrare in
modo sufficientemente articolato il rapporto tra ricreazione all’aria aperta e assetto ambientale
e paesaggistico.
Si è così potuto constatare che sul parco gravitano sostanzialmente due tipi di domande: la
prima che si origina dalle aree limitrofe al parco stesso e che riguarda la necessità di
soddisfare una generica esigenza di spazi verdi dove svolgere attività che esulano in buona
parte dal quadro ambientale in cui vengono svolte; la seconda maggiormente legata all'assetto
paesaggistico e ambientale tipico del parco che interessa le sue parti più elevate.
La domanda che gravita sul fondovalle, pur non interessando che in minima parte ecosistemi
fragili, può generare impatti tutt’altro che trascurabili a causa della sua notevole
concentrazione spaziale e temporale. Al contrario spesso gli escursionisti vengono a contatto
con le aree più sensibili (che talvolta sono oggetto di una specifica e volontaria
frequentazione) poste alle quote maggiori. In questo caso l’indagine ha permesso da un lato di
vedere che non sussiste un fenomeno di congestione dei sentieri tale da ridurre i benefici
ottenuti dall’escursione, ma, d’altro canto, ha permesso di stimare il numero di persone che
hanno percorso singoli sentieri o raggiunto le località più fragili ponendo in evidenza possibili
fenomeni di incompatibilità.
Le informazioni acquisite sul carico turistico potrebbero consentire all’Ente Parco di attuare
azioni mirate di controllo dei flussi ricreativi al fine di salvaguardare le aree di maggiore
interesse ambientale.
L'indagine consente peraltro di ottenere importanti indicazioni circa le possibili politiche di
valorizzazione della funzione culturale e ricreativa del Parco nonché del contributo che
potrebbe derivarne per l’economia locale. Si è potuto constatare che, date le caratteristiche
della domanda e del territorio, appare assolutamente poco plausibile che il Parco possa
innescare rilevanti fenomeni di sviluppo turistico. Nel fondovalle, per molti versi, il carico di
presenze risulta già essere assai elevato e non pare auspicabile una sua crescita in futuro. Al
più potrebbero essere attuate azioni collaterali in grado di mettere a disposizione dei visitatori
alcuni servizi a pagamento. Sarebbe in particolare auspicabile che venisse effettuata un’azione
informativa nei confronti dei molti visitatori del fondovalle più mirata e dettagliata circa i
caratteri naturalistici del parco. Ciò, oltre a favorire un maggior rispetto dell’ambiente,
permetterebbe di migliorare la funzione culturale svolta dal parco stesso.
Più interessanti paiono senz’altro le prospettive di valorizzazione anche turistica dei sentieri
posti in quota. Si è visto al riguardo che in questo caso sussistono legami più stretti con il
turismo. Numerosi sono gli escursionisti che spesso utilizzano quali strutture ricettive i rifugi
e i bivacchi del parco. Per certi versi si tratta di forme di turismo “povero” il cui indotto
sull’economia locale è poco rilevante. E’ però certo che si tratta di una forma di utilizzo del
territorio che pare assai in linea con le primarie esigenze di conservazione della natura e degli
23
equilibri ecologici. Inoltre lo sviluppo dell’escursionismo nel parco dovrebbe avvenire avendo
a mente la necessità di ridurne il più possibile gli impatti negativi. Tale obiettivo potrebbe
essere raggiunto sia tramite una più oculata definizione dei tracciati dei sentieri, sia con azioni
di educazione ambientale. Ciò potrebbe essere favorito dall’elevato numero di escursionisti
che aderiscono ad associazioni ambientaliste.
Da ultimo va certamente richiamata l’importante funzione ricreativa svolta dal parco a favore
della popolazione residente nella pianura veneta. Si tratta per certi versi di una funzione non
propria del parco ma che va a supplire al degrado della pianura causato dalle politiche
territoriali adottate in passato nel Veneto. E' certo che tale generica funzione di "spazio verde
collettivo", condivisa peraltro con tutta la montagna prealpina ed alpina, ha una rilevanza
sociale che dovrebbe essere opportunamente considerata garantendo, in prospettiva, la
possibilità che una notevole massa di persone possa avvicinarsi coscientemente alla fruizione
di un bene di grande rilevanza ambientale quale il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
24
Tab.1 Visitatori totali e mese di frequentazione della valle Canzoi
Mesi Visitatori n. % Aprile 2.897 7,2 Maggio 2.826 7,1 Giugno 4.160 10,4 Luglio 11.305 28,2 Agosto 11.880 29,7 Settembre 4.452 11,1 Ottobre 2.500 6,2 Totale 40.020 100,0 Tab2. Caratteristiche socioeconomiche e provincie di provenienza dei frequentatori del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Settore occupazionale
Rifugi Fondovalle giornalieri pernottanti Visitatori escursionisti n % n % n % n %
Agricoltura 4 2,1 4 1,8 4 2,1 3 6,4 Industria 41 21,4 44 19,6 52 27,2 21 44,7 Artigianato 16 8,3 13 5,8 26 13,6 5 10,6 Commercio 13 6,8 14 6,3 15 7,9 2 4,3 Servizi 30 15,6 41 18,3 24 12,6 7 14,9 Pubblico impiego 43 22,4 40 17,9 20 10,5 4 8,5 Non attivo 45 23,4 68 30,4 50 26,2 5 10,6 totale risposte 192 100,0 224 100,0 191 100,0 47 100,0 Non Risponde 63 25 Totale 255 249 Posizione professionale
Rifugi Fondovalle giornalieri pernottanti Visitatori escursionisti n % n % n % n %
Lavoratore autonomo 19 9,6 11 4,8 23 12,0 2 4,3 Lavoratore dipendente 117 59,1 130 56,3 108 56,5 33 70,2 Libero professionista 12 6,1 15 6,5 6 3,1 3 6,4 Imprenditore 6 3,0 5 2,2 4 2,1 4 8,5 Studente 28 14,1 60 26,0 16 8,4 2 4,3 Casalinga-pensionato 15 7,6 8 3,5 31 16,2 2 4,3 Disoccupato 0 0,0 1 0,4 3 1,6 1 2,1 Altro 1 0,5 1 0,4 0 0,0 0 0,0 Totale risposte 198 100,0 231 100,0 191 100,0 47 100,0 Non Risponde 57 18 Totale 255 249
25
Segue tab.2 Titolo di studio
Rifugi Fondovalle giornalieri pernottanti Visitatori escursionisti n % n % n % n %
Scuola elementare 6 3,0 0 0,0 27 14,1 2 4,3 Scuola media inferiore 44 22,1 45 19,7 69 36,1 14 29,8 Scuola media superiore 112 56,3 135 59,0 84 44,0 27 57,4 Laurea 37 18,6 49 21,4 11 5,8 4 8,5 totale risposte 199 100,0 229 100,0 191 100,0 47 100,0 Non Risponde 56 20 Totale 255 249 Classe di età
Rifugi Fondovalle giornalieri pernottanti Visitatori escursionisti
ANNI n % n % n % n % inferiore a 30 53 28,2 89 42,0 40 20,9 20 42,6 30-40 63 33,5 70 33,0 72 37,7 18 38,3 40-50 50 26,6 45 21,2 48 25,1 8 17,0 50-60 18 9,6 6 2,8 25 13,1 1 2,1 oltre 60 4 2,1 2 0,9 6 3,1 0 0,0 totale risposte 188 100,0 212 100,0 191 100,0 47 100,0 Non Risponde 67 37 Totale 255 249
26
Segue tab.2 Tipologia aggregativa
Fondovalle Rifugi Visitatori escursionisti giornalieri pernottanti n % n % n. % n. %
Famiglia 128 67,0 10 21,3 41 36,6 34 20,7 Gruppo 34 17,8 17 36,2 30 26,8 72 43,9 Comitiva 10 5,2 0 0,0 3 2,7 14 8,5 Coppia 13 6,8 11 23,4 20 17,9 26 15,9 Coppia di amici 1 0,5 4 8,5 5 4,5 11 6,7 Single 5 2,6 5 10,6 13 11,6 7 4,3 totale risposte 191 100,0 47 100,0 112 100,0 164 100,0 non risponde 227 Totale 504 Provincia di provenienza
Rifugi Fondovalle giornalieri pernottanti Visitatori escursionisti
n % n % n % n % Belluno 95 44,4 63 27,2 46 24,1 15 31,9 Treviso 50 23,4 31 13,4 77 40,3 17 36,2 Venezia 21 9,8 34 14,7 29 15,2 4 8,5 Padova 21 9,8 21 9,1 30 15,7 5 10,6 Vicenza 12 5,6 16 6,9 2 1,0 4 8,5 Verona 1 0,5 2 0,9 0 0,0 1 2,1 Milano 5 2,3 15 6,5 0 0,0 0 0,0 Altro 9 4,2 50 21,6 7 3,7 1 2,1 Totale 214 100,0 232 100,0 191 100,0 47 100,0
27
Tab.3 - Chilometri percorsi dai frequentatori del fondovalle per raggiungere la valle Canzoi Intervistati Chilometri n % Meno di 25 37 19,4 Tra 25 e 50 35 18,3 Tra 50 e 75 50 26,2 Tra 75 e 100 51 26,7 Tra 100 e 125 15 7,9 Oltre 125 3 1,6 Totale 191 100,0 Tab.4 Frequentatori del fondovalle e mezzo di trasporto impiegato per raggiungere la valle Intervistati Mezzo n % Automobile 180 94,2 Moto 4 3,9 Camper 3 3,9 Bicicletta 4 3,9 Totale 191 100,0 Tab.5 - Durata complessiva della gita effettuata dai visitatori del fondovalle (tempo di permanenza più tempo del viaggio) Intervistati Ore n. % Meno di 3 5 2,6 Da 3 a 6 20 10,5 Da 6a 9 31 16,2 Da 9 a 12 87 45,5 Da 12 a 15 48 25,1 Totale 191 100,0 Tab.6 Motivo della gita dei visitatori del fondovalle Intervistati n % passeggiate 54 28,3 naturalistici 32 16,8 pic nic 130 68,1 pesca 13 6,8 equitazione 5 2,6 escursionismo 11 5,8 nuoto 2 1,0 camping 4 2,1 altro 35 18,3 Totale 191 100,0
28
Tab.7 - Numero delle visite effettuate in Val Canzoi nel corso degli ultimi dodici mesi (compresa la gita odierna)da parte dei frequentatori del fondovalle. Intervistati numero gite n % 1 105 55,0 da 2 a 3 63 33,0 da 4 a 5 12 6,3 da 5 a 10 8 4,2 oltre 10 3 1,6 Totale 191 100,0 Tab.8 Luogo della passeggiata effettuata dai visitatori del fondovalle
Intervistati n % Strada 67 35,1 Lago 55 28,8 Torrente 52 27,2 Bosco 30 15,7 Sentiero natura 36 18,8 Sentieri CAI 1 0,5 Non passeggia 29 15,2 Tab.9- Distanza dal luogo in cui hanno parcheggiato i visitatori del fondovalle a dove sosteranno per il picnic o per altri motivi Intervistati Metri n % Meno di 10 130 68,1 10-1000 33 17,3 oltre 1000 28 14,7 Totale 191 100,0 Tab.10 - Luogo dove preferirebbero svolgere l’attività di picnic i frequentatori del fondovalle.
Intervistati n %
Area attrezzata gratuita 161 84,3 Area attrezzata a pagamento 4 2,1 Picnic selvaggio (Bosco, Torrente Ecc.) 15 7,9 Non interessato all'attività di picnic 11 5,8 Totale 191 100,0
29
Tab.11 - Modo più corretto per ridurre il numero dei visitatori ed evitare effetti negativi del turismo a carico dell’ambiente indicato dai frequentatori del fondovalle.
Intervistati n %
Numero massimo di persone 22 11,5 Prenotazione obbligatoria 36 18,8 Pagamento di un biglietto d’ingresso 20 10,5 Numero massimo di parcheggi 12 6,3 Aumentare i controlli e delimitazione di aree 6 3,1 Divieto di accesso alle automobili 16 8,4 Limitare l’ingresso solo ai non residenti 3 1,6 Non incrementare i servizi, non pubblicizzare 4 2,1 Nessun limite (autoregolazione dei frequentatori) 72 37,7 Totale 191 100,0 Tab. 12 Disponibilità a pagare per un servizio di bus navetta espressa dai frequentatori del fondovalle Intervistati LIRE a/r n % Zero 114 59,7 meno di 2000 20 10,5 2000-3000 53 27,7 4000-5000 4 2,1 Totale 191 100,0 Tab.13 Escursionisti per anno di inizio dell'attività
Intervistati n. %
1933-1937 1 0,2 1938-1942 4 0,8 1943-1947 6 1,2 1948-1952 13 2,7 1953-1957 9 1,9 1958-1962 46 9,5 1963-1967 40 8,3 1968-1972 86 17,8 1973-1977 90 18,7 1978-1982 96 19,9 1983-1987 74 15,4 1988-1992 17 3,5 Totale 482,0 100,0
30
Tab.14 Escursionisti per classi di età ed età a cui hanno iniziato l’attività. età inizio età <10 11-20 21-30 31-40 oltre 40 totale minore di 20 19 20 39 da 21 a 30 25 59 35 119 da 31 a 40 12 62 45 8 127 da 41 a 50 4 33 29 13 9 88 da 51 a 60 1 8 5 3 5 22 oltre 60 3 2 5 totale 61 185 116 24 14 400 età inizio età <10 11-20 21-30 31-40 oltre 40 totale minore di 20 48.7 51.3 100.0 da 21 a 30 21.0 49.6 29.4 100.0 da 31 a 40 9.4 48.8 35.4 6.3 100.0 da 41 a 50 4.5 37.5 33.0 14.8 10.2 100.0 da 51 a 60 4.5 36.4 22.7 13.6 22.7 100.0 oltre 60 60.0 40.0 100.0 totale 15.3 46.3 29.0 6.0 3.5 100.0 età inizio età <10 11-20 21-30 31-40 oltre 40 Totale minore di 20 31.1 10.8 9.8 da 21 a 30 41.0 31.9 30.2 29.8 da 31 a 40 19.7 33.5 38.8 33.3 31.8 da 41 a 50 6.6 17.8 25.0 54.2 64.3 22.0 da 51 a 60 1.6 4.3 4.3 12.5 35.7 5.5 oltre 60 1.6 1.7 1.3 totale 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0
31
Tab.15 Escursionisti per periodo di inizio dell’attività escursionistica Intervistati Anni n. % da meno di 5 48 9,9 da 6 a 15 171 35,1 da 16 a 25 159 32,6 da oltre 25 109 22,4
487 100,0 non sa / non risponde 17 0,1 Totale 504 100,0 Tab. 16 Numero delle escursioni effettuate mediamente in montagna nell’arco di un anno
Intervistati n. %
meno di 5 67 13,9 da 5 a 10 169 35,1 da 11 a 20 118 24,5 da 21 a 30 59 12,3 da 31 a 40 39 8,1 oltre le 40 29 6,0
481 100,0 non sa / non risponde 23 0,2 Totale 504 100,0 Tab. 17 Escursionisti per Comune o località di svolgimento della vacanza Intervistati n. % Non è in vacanza 382 75,8 Alta Via 1 e 2 36 7,1 Transparco 17 3,4 Rifugi del Parco 17 3,4 Feltre 5 1,0 Croce d’Aune 5 1,0 Altre Località 42 8,3 Totale 504 100,0
32
Tab.18 Massicci o zone montuose frequentate di preferenza dagli escursionisti
Intervistati n. %
Dolomiti della Val Belluna e del basso Cordevole
240 47,6
Dolomiti Zoldane 147 29,2 Dolomiti agordine e del medio alto Cordevole 112 22,2 Prealpi Venete 65 12,9 Dolomiti ampezzane 45 8,9 Dolomiti Cadorine 41 8,1 Lagorai-Cima d’Asta 33 6,5 Cansiglio 26 5,2 Dolomiti di Val di Fassa e Gardena 18 3,6 Appennino Abruzzese 16 3,2 Dolomiti di Brenta 15 3,0 Dolomiti di Auronzo e Comelico 15 3,0 Alpi Occidentali 14 2,8 Alpi Giulie e Carniche 13 2,6 Altri 51 10,1 Tab.19 Massicci del parco visitati dagli escursionisti negli ultimi cinque anni dagli escursionisti.
Intervistati n. %
Sass de Mura / Cimonega 281 55,8 Pizzocco / Brandol 245 48,6 Prampèr / Spiz di Mezzodì 168 33,3 Schiara / Pelf 215 42,7 Monti del Sole 111 22,0 Talvena 88 17,5 Vette / Pavione 293 58,1 Tab. 20 Numero di escursioni effettuate all’interno del parco negli ultimi cinque anni
Intervistati n %
1 (la prima negli ultimi 5 anni) 28 8,7 da 2 a 10 116 36,0 da 11 a 20 64 19,9 da 21 a 30 44 13,7 da 31 a 50 35 10,9 oltre 50 35 10,9
322 100,0 Non sa / Non Risponde 182 36,1 Totale 504 100,0
33
Tab.21 Durata complessiva dell’escursione Intervistati Giorni n. % 1 240 49,1 2 141 28,8 da 3 a 5 51 10,4 da 6 a 10 50 10,2 oltre 10 7 1,4
489 100,0 Non sa / non risponde 15 0,1 Totale 504 100,0 Tab.22 Escursionisti per tipo di attività compiuta nell’uscita
Intervistati n. %
Solo Trekking 428 84,9 Trekking-Ferrate 67 13,3 Trekking -Roccia 9 1,8 Totale 504 100,0 Tab.23 Attrezzatura utilizzata nell’escursione
Intervistati n. %
Abbigliamento 426 84,5 Scarponi 468 92,9 Zaino 488 96,8 Imbrago 112 22,2 Chiodi 20 4,0 Casco 69 13,7 Piccozza / Ramponi 10 2,0 Tenda 14 2,8 Racchette 8 1,6 Sacco a pelo 132 26,2 Bussola / Altimetro 179 35,5 Carta Topografica 367 72,8 Tab.24 Numero partecipanti all’escursione Intervistati NUMERO n. % 1 (da solo) 11 2,2 2 68 13,5 3 150 29,8 4 104 20,6 5 67 13,3 oltre 5 104 20,6 Totale 504 100,0
34
Tab.25 Stato della segnaletica dei sentieri percorsi
Intervistati n %
Soddisfacente 165 36,4 Abbastanza buona 200 44,2 Carente 73 16,1 Molto inadeguata 10 2,2 Esagerata 5 1,1
453 100,0 Non Sa / Non Risponde 51 0,4 Totale 504 100,0 Tab.26 Migliorie da apportare al percorso
Intervistati n %
Segnalazione di bivii 13 3,6 Cartografia aggiornata 30 8,2 Cartelli informativi 8 2,2 Manutenzione delle ferrate 7 1,9 Disporre di itinerari guidati 6 1,6 Manutenzione dei sentieri 97 26,6 Aggiungere tratti e collegamenti 10 2,7 Manutenzione dei sentieri e cartografia aggiornata 10 2,7 Nulla - Va bene così 143 39,2 Altre risposte 41 11,2 Totale risposte 365 100,0 Non Risponde 139 27,6 Totale 504 100,0 Tab. 27 Incontri avuti durante l’escursione
Intervistati n. %
Nessuno 8 1,9 Quasi nessuno 135 32,0 Pochi 225 53,3 Molti 46 10,9 Troppi 8 1,9 Totale risposte 422 100,0 Non sa / Non Risponde 82 0,7 Totale 504 100,0 Tab.28 Conseguenze derivanti dall’aver incontrato molte/troppe persone
Intervistati n. %
Danni Ambientali 10 2,0 Degrado di sentieri o vie ferrate 5 1,0 Rischio per l’incolumità dei partecipanti 3 0,6 Ridotto il piacere dell’escursione 31 6,2 Nessun problema 42 8,3 Non ha incontrato troppe persone / Non risponde
413 81,9
Totale 504 100,0
35
Tab. 29 Stima del carico totale degli escursionisti sui sentieri Sentiero n. Sentiero n. 801 5.798 521 169 806 4.159 518 169 514 2.737 816 150 501 2.642 524 138 503 1.992 531 138 523 1.369 540 138 520 1.341 Altavia n.2 136 811 1.252 528 124 727 1.177 532 116 Altavia n.1 1.089 533 116 543 834 534 116 805 721 556 116 851 653 557 116 505 592 559 116 802 518 578 116 Trans parco 514 537 92 511 428 542 58 810 424 Banche-Cimonega 48 817 394 804 38 748 369 709 36 513 312 718 36 507 310 751 36 536 206 573 31 803 188 736 30 733 170 812 30
36
Tab.30 Specifiche località ad emergenza ambientale, raggiunte dagli escursionisti Località: n. % Conca di Alvìs 4515 23,8 Busa di Cavèren 897 4,7 Busa di Monsampiàn 965 5,1 Busa di Piètena 946 5,0 Busa delle Vette 2684 14,1 Caserìn-Cimònega 2003 10,5 Col dei Cavài 3016 15,9 C.ra Monsampiàn 969 5,1 Conca di La Varètta 16 0,1 Erèra - Campotoròndo 2003 10,5 Passo Finestra 1542 8,1 Forcella Nervìlle 124 0,7 Pian de Fontana 3097 16,3 Forcella di La Varètta 1807 9,5 Col d’Igoi 112 0,6 Conca di Neva 4515 23,8 Costa di Piadòch 1397 7,4 Alta Val Prampèr 3762 19,8 Pian della Regina 384 2,0 Monte Talvena 513 2,7 Monte Tonal 71 0,4 Monte Vallazza 191 1,0 Zoccarè Alto 1004 5,3 Tab.31 Specifiche località ad emergenza ambientali raggiunte dagli escursionisti (prati) Prati Di: n. % Conca di Caiada 112 0,6 Zona Cansèch-Faibon 1668 8,8 Ramèzza Alta 706 3,7 Val Vescovà 2009 10,6 Tab.32 Specifiche località ad emergenza ambientale raggiunte dagli escursionisti (vette) Cime n. % Vette Feltrine 1420 7,5 Monte Pavione 960 5,1 Monte Pelf 181 1,0 Monte Talvena 610 3,2 Monte Schiara 1045 5,5
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Tab. 33 Stima spese vive sostenute
valori medi (lire) valori totali (milioni) fondovalle escursionisti fondovalle escursionisti
Spese di viaggio 5.758 7.887 690,96 149,85 Picnic 7.272 8.298 872,64 157,66 Agriturismo/Ristorante 3.262 213 391,44 4,05 Panini, spuntini ecc. 1.728 1.234 207,36 23,45 Prodotti locali 314 894 37,68 16,99 Maneggio 1.387 0 55,48 0,00 Pesca 2.060 0 82,40 0,00 Rifugi 0 3.979 0,00 75,60 Altro 0 70 0,00 1,33 Totale 21.781 22.787 2.337,96 432,95 Economia locale 8.751 6.532 774,36 124,11
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Tab.34 Disponibilità a pagare (WTP) e disponibilità a pagare (WTT) e caratteristiche socioeconomiche degli intervistati. Distanza percorsa nel viaggio di andata WTT WTP media totale WTP no protesta
intervistati lire intervistati lire intervistati lire inferiore a 25 49 16.301 49 5.877 37 7.783 tra 25 e 50 34 10.811 34 3.514 25 4.780 tra 50 e 75 61 10.983 61 3.885 41 5.780 tra 75 e 100 53 14.033 53 4.603 42 5.809 tra 100 e 125 36 9.974 36 3.416 26 4.730 oltre 125 5 12.166 5 5.800 5 5.800
Totale 238 12.605 238 4.371 176 5.911 Tipologia aggregativa Famiglia 138 10.846 138 4.108 98 575 Gruppo 51 10.691 51 4.921 39 6.435 Comitiva 10 14.750 10 3.300 6 5.500 Coppia 24 23.625 24 5.145 22 5.613 Coppia di amici 5 17.500 5 7.000 5 7.000 Single 10 15.600 10 3.100 6 5.166 Gite effettuate nel parco negli ultimi 3 anni
1 133 11.417 133 5.045 107 6.299 2 42 13.501 42 3.390 29 5.103 3 31 13.453 31 3.216 21 5.309 4 7 11.642 7 4.714 6 5.500
oltre 5 14 19.106 14 4.818 13 4.999 residenza Centro urbano 97 12.063 97 5.252 75 6.973 Centro rurale 67 15.874 67 4.186 78 5.843 Periferia 48 9.956 48 3.510 34 4.955 Zona agricola 26 11.089 26 3.153 19 4.315 settore occupazionale Agricoltura 7 19.285 7 4.357 6 5.083 Industria 73 13.358 73 4.417 60 5.375 Artigianato 31 11.994 31 3.645 22 5.136 Commercio 17 11.862 17 3.058 12 4.333 Servizi 31 12.510 31 5.903 20 9.150 Pubblico impiego 24 9.840 24 5.333 17 7.529 Non attivo 55 12.587 55 3.845 39 5.423
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Segue tab.34 Posizione professionale WTT WTP media totale WTP no protesta
intervistati lire intervistati lire intervistati lire Lavoratore autonomo 25 10.573 25 4.020 17 5.911 Lavoratore dipendente 141 12.846 141 4.453 106 5.924 Libero professionista 9 11.722 9 5.333 6 8.000 Imprenditore 8 15.812 8 6.562 8 6.562 Studente 18 13.337 18 6.305 14 8.107 Casalinga-pensionato 33 12.757 33 2.060 21 3.238 Disoccupato 4 7.812 4 7.500 4 7.500 Titolo di studio Scuola elementare 29 14.195 29 2.586 18 4.166 Scuola media inferiore 83 11.624 83 3.560 57 5.184 Scuola media superiore 111 13.608 111 5.459 89 6.808 Laurea 15 7.533 15 4.266 12 5.333 Numero familiari
1 7 8.571 7 7.642 7 7.642 2 16 14.052 16 5.906 12 7.875 3 64 12.010 64 3.882 47 5.287 4 111 12.611 111 3.909 80 5.425 5 28 15.821 28 4.125 19 6.078
oltre 5 8 9.158 8 7.000 9 10.111 Età inferiore a 30 60 13.081 60 5.758 51 6.774 30-40 90 11.505 90 4.194 64 5.898 40-50 56 11.818 56 3.714 39 5.333 50-60 26 14.320 26 3.307 17 5.058 oltre 60 6 24.236 6 3.750 5 4.700 Importanza conservazione ambiente molto 52 12.921 52 3.894 39 5.192 moltissimo 172 12.632 172 4.334 124 6.012 abbastanza 11 10.022 11 4.772 10 5.250 niente 1 10.000 1 30.000 1 30.000 Reddito meno di 20 milioni 5 6.350 5 2.200 3 3.666 da 20 a 30 60 12.951 60 3.833 48 4.791 da 30 a 40 85 14.134 85 3.988 57 5.947 da 40 a 50 55 10.715 55 4.645 41 6.231 da 50 a 70 27 11.064 27 5.888 22 7.227 da 70 a 100 4 22.291 4 10.250 4 10.250 oltre 100 2 6.250 2 2.500 1 5.000
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