C hitarristica
OMAGGIO A MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO
(1895-1968) A 50 ANNI DALLA MORTE
CONCERTO CHITARRISTICO Allievi dei Corsi Accademici di Chitarra
Venerdì 11 maggio ore 20:30 BRESCIA Conservatorio, Salone Da Cemmo
Sabato 12 maggio ore 15 DARFO Conservatorio, Auditorium
rassegna
Se nello sterminato catalogo delle musiche di Castelnuovo-Tedesco le opere per chitarra (o
con chitarra) ammontano a un centinaio, buona parte del merito va attribuito ad Andrés Se-
govia. Fu infatti il celebre chitarrista spagnolo a intuire le potenzialità che si sarebbero potu-
te sviluppare se il suo strumento avesse avuto accesso nelle società concertistiche internazio-
nali accanto alle consuete programmazioni pianistiche e cameristiche. Certo non mancavano
schiere di esecutori e appassionati chitarristi ma la loro visibilità ruotava intorno a pochi
circoli privati. In Italia c’erano riviste specializzate («La Chitarra», «Il Plettro»), Società
amatoriali (la bolognese Società chitarristica “Mauro Giuliani”), chitarristi-compositori co-
me Luigi Mozzani, Giovanni Murtula, Benvenuto Terzi, con l’aggiunta di un’insolita com-
ponente femminile (Teresa De Rogatis e Maria Rita Brondi). Mancava però un repertorio
aggiornato e adatto al grande pubblico, ed è appunto ciò che Segovia chiese ai compositori
più allineati al suo gusto, inclusi quelli che mai avevano scritto per la chitarra. È il caso di
Castelnuovo-Tedesco.
L’approccio tra i due musicisti avvenne per gradi e con il sostegno di una crescente stima
reciproca che era iniziata nel 1928: «Questo virtuoso della chitarra è veramente un mago del
suo strumento, e riesce a trarne effetti inimmaginabili», scrive Castelnuovo-Tedesco sulla
«Rassegna Musicale» all’indomani di un recital di Segovia a Firenze. Due anni dopo si in-
contrarono di nuovo a Firenze, ma fu il Festival Internazionale di Musica Contemporanea di
Venezia del 1932 a segnare l’avvio del sodalizio, o meglio, risolutiva fu la moglie del com-
positore, almeno stando a quanto Castelnuovo-Tedesco ci racconta nella sua autobiografia
Una vita di musica. A Segovia piaceva la sua immediatezza melodica a tratti venata di ma-
linconia, la sua adesione alla modernità senza, per questo, tradire i canoni della tradizione;
incontrando la moglie Clara sul vaporetto Segovia le avrebbe detto «Io non ho mai osato di
chieder nulla a suo marito, ma mi farebbe tanto piacere se volesse scrivere qualche cosa per
me». Pochi giorni dopo Castelnuovo-Tedesco confessò umilmente per iscritto a Se-
govia di non avere «la più vaga idea di come si scriva per chitarra». In risposta Se-
govia gli inviò un foglietto su cui era segnata l’accordatura della chitarra, e due
spartiti «tanto per mostrarmi (mi disse) quali fossero le maggiori difficoltà tecniche
che si potevano affrontare sulla chitarra». La facilità di scrittura di Castelnuovo-Tedesco
lasciò sbalordito Segovia: «È la prima volta che trovo un musicista che capisce immediata-
mente come si scriva per la chitarra!». Per entrambi fu una rivelazione; per i chitarristi che
videro ampliarsi il loro repertorio grazie all’inesauribile vena creativa del compositore fu
l’inizio di una nuova era: per esempio, per Yvette Montagnon (in arte Ida Presti) che con il
marito Alexandre Lagoya aveva fondato un duo chitarristico. Per loro Castelnuovo-Tedesco
compose Les guitares bien tempérées, una raccolta di 24 preludi e fughe per due chitarre in
tutte le tonalità maggiori e minori, composta nel 1962 e chiaramente modellata sull’omoni-
ma raccolta per tastiera di Bach.
Segovia e Castelnuovo-Tedesco segnarono una svolta anche in ambito didattico. Fino al
secondo dopoguerra in Italia circolavano soprattutto metodi ottocenteschi e non esisteva un
insegnamento della chitarra riconosciuto. Il primo conservatorio ad avere una cattedra di
chitarra fu quello di Roma, nel 1954, ma un forte contributo derivò dalla presenza di Sego-
via all’Accademia Chigiana di Siena, dove insegnò dal 1950 al 1964 e dove si formò anche
Ruggero Chiesa, il didatta e musicologo che nel 1967 suggerì a Castelnuovo-Tedesco la
compilazione di Appunti, un ambizioso progetto pedagogico diviso in quattro parti. Il piano
generale dell’opera, rimasta purtroppo incompiuta, prevedeva un primo quaderno Gli inter-
valli, un secondo quaderno I ritmi, un terzo Le figurazioni, per concludere con i Sei studi
seriali del quarto quaderno.
Marina Vaccarini
NOTE DI SALA
TONADILLA SUL NOME DI ANDRÉS SEGOVIA Op.170 Emma Baiguera dagli APPUNTI Op.210
Canto di mietitori Serenatella Ave Maria
Laura Arcari dalla SONATINA CANONICA Op.196
Mosso, grazioso e leggero Laura Arcari, Emma Baiguera dalla SONATA Op.77
Tempo di Minuetto, Vivo ed Energico Darja Petrova da CAPRICHOS DE GOYA Op.195
XIII - ¿Quién más rendido? da APPUNTI Op.210
Polka Samuele Biasibetti da LES GUITARES BIEN TEMPÉRÉES Op.199
Preludio e Fuga in do maggiore Preludio e Fuga in la minore
Lorenzo Schiavi, Andrea Faroni
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