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PRIMO PIANO2 VENERDI’ 14 MAGGIO 2010 GAZZETTA

Il conte con papillonstudia da oste

sul tavolo templare

Cultura e solidarietà

Villa Pasquali. Cultura, solidarietà e un desiderio.La frazione appoggiata sul fianco della Sabbionetanaha un sogno nel cassetto: una pista ciclabile.

L’eterno cantiere

Breda Cisoni. Non vuole più essere conosciuta comeil paese della “curva della morte”, ma comeuna comunità attiva che aspetta la tangenziale.

PERSONAGGIGenerazioni di sangue blu

Nobile di casa Savoia ha scelto per regnola città Ideale. Alla rampolla sta stretta:è abituata alle passerelle di Miss Italia

IL PASSATO

La comunità ebraicaA ricordare la loro presenza ci sono lasinagoga e il cimitero di Borgofreddo. Mal’ultima sepoltura risale al 1936. Da cent’anninella Città ideale non è più nato un ebreo.Solo ricordi. La presenza stabile di ebrei aSabbioneta è documentata a partire dal 1436,quando piccole comunità si installarono intutta l’area compresa tra mantovano ecremonese. È nella seconda metà delCinquecento che, con Vespasiano Gonzaga,la comunità raggiunse la massimaprosperità: la stamperia ebraica diverrà unadelle più importanti per la cultura semita inEuropa. La comunità restò a Sabbionetaanche nei secoli successivi: la sinagogaattuale è del 1824, costruita su progettodell’architetto sabbionetano Visioli.

IL PRESENTE

I missionari di Villa PasqualiAll’ombra della cupola del Bibiena, il gruppoaiuto ai missionari di Villa Pasquali è attivoin iniziative di solidarietà in tutto il mondo.Da don Giacinto Bianchi, il fondatore, allaraccolta fondi per i terremotati di Haiti finoal sostegno a suor Augusta Culpola lamissionaria che dal 2005 opera nel Nord-Estdel Brasile, nella diocesi di Porto Velho, unagrande città amazzonica. La missionaria èattiva soprattutto nella promozione umana esociale delle donne, in soccorso dellefamiglie che vivono ai margini della societàcivile lungo le rive insalubri del fiume.

L’ARTE

La ceramistaA Sabbioneta vive e lavora DonatellaGhidini, creatrice di opere d’arte in ceramicagraffita mantovana. Le sue creazioni sonoesposte al museo civico di Gazzuolo e in unapersonale nel palazzo Ducale. Fa parte delConsorzio Sablonetae excelsus,un’associazione di produttori che hal’obiettivo di difendere l’identità locale.

Il nuovo che avanza

Ponteterra. È il nuovo che avanza e lo sa. Le casea prezzi economici attirano anche molte personedalla vicina Casalmaggiore e dall’intero Casalasco.

Ha scavato per notti e not-ti, alla guida di un manipolodi indiani che non riusciro-no a dire di no agli ordini diquesto signore con tuba, far-fallino e banconote stropic-ciate che saltavano fuori co-me per miracolo dalle taschedella giacca old style. La suasmania di costruire il risto-rante dei sogni con la canti-na perfetta nei sotterraneidella Città ideale non potevaarrendersi di fronte al ritar-do dei permessi. Madame emonsieur, ecco il conte. Mo-retti Michelangelo all’ana-grafe, modenese di FinaleEmilia di nascita, sabbioneta-no d’adozione e di passione.Sabbionetano dentro, fino almidollo. Ci si può, forse, di-menticare del soffitto di pa-lazzo Ducale, dell’armoniadelle divinità sulle colonnecorinzie del Teatro, della lu-ce del marmo bianco dellaPorta imperiale sotto il sole,ma del conte no. Sabbionetaha accolto il nobile di lignag-gio sabaudo come se fossesempre stato lì, fin dai tempidi Vespasiano. Nel palazzodel quindicesimo secolo ere-ditato dai nonni che si inca-stra a cammeo in piazza Du-cale vende “antichità e ogget-ti d’arte”, come li chiama.Una macedonia di tavole cre-denze canterane letti in ferrobattuto ceramiche comò qua-dri latte con i tariffari deibordelli fascisti che da anniattira appassionati da tutto ilmondo. E non è un modo didire. A testimoniarlo le fotoche spuntano tra un arazzo el’altro. «Sono sempre io, con

Mara Venier, Marta Marzot-to, per dirne due. Un giro diballo e un baciamano. Il bonton non è forma, ma sostan-za» dice fiero, mentre saltacome un furetto per i corri-doi stretti del negozio.

«L’arte è sempre in ascesa,non potrà mai essere conside-rata poco. Poco consideratepossono essere le opere deideficienti, quelle fatte di car-tone e altre cose strane chenon significano nulla. Quelleopere che non hanno anima.Questa città, invece, straboc-ca d’anima». Vive per lei, per

il ristorante dei sogni con ifalli di pietra attaccati allepareti che hanno mandato invisibilio Luxuria, e per Eleo-nora, la contessina.

Per lei, finalista a Miss Ita-lia, laureata in arte, che allevestigia di Sabbioneta prefe-risce le disco emiliane, ha fat-to buttar giù una fetta di mu-ro del palazzo. «Dovevo farpassare il tavolo dei Templa-ri lungo dieci metri che miononno ha trovato in Alta Sa-voia 80 anni fa. Per averlo mihanno offerto una villa a Cor-tina. Che ci vadano a sciare».

BancarelleIl mercato

del mercoledìmattina

in piazza

NUMERI

Atene microscopicaLa piccola Atene conta 4372 abitanti, di cui

soltanto 280 vivono nel centro storico, all’in-terno della cinta muraria. Gli altri abitano nel-le quattro frazioni lungo la ex statale Sabbio-netana: Ponteterra, Villa Pasquali, Breda Ci-soni e Commessaggio inferiore. Gli emigraticostituiscono l’otto percento della popolazio-ne: provengono soprattutto dall’India, dal Ma-rocco e molte donne dai paesi dell’Est euro-peo che lavorano come badanti. La popola-zione dopo il crollo di 1500 abitanti degli anniCinquanta è andata calando in modo sistema-tico negli ultimi decenni.

Dal 10 giugno dell’anno scorso è governa-ta da una giunta di centrodestra con il sinda-co Marco Aroldi. La sua lista ha messo al tap-peto sia il centrosinistra che la Lega, con unconsenso del 45 per cento. Il Carroccio è se-duto nei banchi dell’opposizione con il depu-tato Gianni Fava capogruppo.

Nel 2008 è stata dichiarata, con Mantova,patrimonio dell’umanità dall’Unesco per lasua eccezionalità di città di fondazione co-struita in poco più di 30 anni per volontà delprincipe Vespasiano Gonzaga. Secondo l’U-nesco, Sabbioneta rappresenta un perfettoesempio di applicazione delle teorie rinasci-mentali su come vada costruita una città idea-le. Il titolo dell’Unesco comporta una serie divincoli urbanistici, anche minuziosi, tra cui ledimensioni dei cartelli di segnaletica strada-le, più piccoli di quelli standard, e i colori del-le facciate delle case.

Sabbioneta è stata scelta come location daBernardo Bertolucci per le riprese del film“La strategia del ragno”, in cui il paese assu-me il nome immaginario di Tara, mentre i vi-coli fra il teatro all’antica e palazzo Ducalehanno fatto da sfondo alla scena della pestenel film “I promessi sposi”.

La gemma. Il teatro Olimpico

Turisti francesi in piazza d’Armi dopo la visita alla Galleria

Chiesa dell’Incoronata a singhiozzoI visitatori sono 45mila l’anno, chiedono segnali chiari e panchine

«Il cruccio dei turisti è la chiesadell’Incoronata, troppo spesso chiu-sa. Raramente si può vedere la sta-tua di Leone Leoni: e pensare che cen’è una simile all’ingresso del Pradoa Madrid». E i crucci dei turisti sonoanche, inevitabilmente, quelli di Al-berto Sarzi Madidini, il presidentedella Pro Loco. Sabbioneta uguale tu-rismo, oggi ancora di più con la tac-ca Unesco. «Bisognerebbe fare dipiù, tutti insieme».

Provare a trasformare il turismomordi e fuggi in qualcosa di diverso.«Distribuiamo un questionario perchi viene a Sabbioneta: ci sta dando

uno spaccato delle carenze. Cosachiedono i turisti? «Oltre all’apertu-ra dell’Incoronata, segnalano la man-canza di una segnaletica chiara, di ri-storanti e alberghi, la sostituzionedell’illuminazione a palazzo Ducale epanchine all’ombra».

I 45mila visitatori che ogni annovarcano la cinta muraria non basta-no a risollevare il bilancio della ProLoco, costretta a tirare la cinghia.«La chiusura della sinagoga ci ha pe-nalizzato tantissimo. Dallo scorso ot-tobre, quando hanno cominciato i la-vori alle scale, non è stato più stacca-to un biglietto».

Padre e figliaIl conteMichelangeloMorettie la contessinaEleonoraNobilee appassionatod’antiquariatoLei laureatain critica d’artee tre voltein finalea Miss Italia(foto Pnt)

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PRIMO PIANO 3VENERDI’ 14 MAGGIO 2010GAZZETTA

Sotto assedio turisticoConvivenza da costruire ai tempi dell’Unesco

Terra di mezzo, Sabbione-ta, tra Mantova, Cremona eParma. Un mondo a parte, ar-roccato dietro la cinta dellemura del Cinquecento, lacittà vecchia, piccola Atene,Città ideale, meta di cercato-ri d’arte e di pace. Odiata dailadri per la mancanza di viedi fuga. Appoggiata sul la-strone di camion e auto dellaSabbionetana è la città fuori,quattro frazioni dotate di vi-te, caratteri e piazze propri.Il cantiere infinito di Bredatrasformato in discarica.Dentro duecentottanta ani-me che tutte le mattine sistropicciano gli occhi davan-ti a cotanta bellezza, conti-nuano a usare il salotto dipiazza Ducale come parcheg-gio in barba all’etichetta Une-sco e sbuffano davanti ai cor-tei dei turisti con le bottigliet-te d’acqua. Fuori i comitati,le sagre, le coppie che metto-no su casa lontano dall’artema dentro un budget risica-to. I pugni chiusi dei Gonza-ga e le mani aperte dei man-tovani. Generosi ma diffiden-ti. Orgogliosi ma inclini al-l’arte del mugugno.

DUE CITTA’ «Queste muraci hanno segnato: vorremmouscire, stare al “passo con itempi”, ma in fondo stiamobene così» Pierino lo ammet-te, con la sigaretta spenta inmano che può aspettare, se-duto sul muretto dei porticidi palazzo Ducale. Ha 60 an-ni, in pensione dopo una vitain camion. «Mia moglie haun negozio. È ostinata, nonvuole mollare. Io le chiedoche ci guadagnamo? Niente.Con la gente che c’è in gironon si mangia. I turisti? Lacrisi si sente: al massimo siconcedono una pizza. Un gi-retto e poi vanno a dormireda un’altra parte».

E non per snobismo: maperché nella Città ideale nes-suno dei due alberghi ha ca-mere sufficienti per ospitareun bus. Così gli organizzato-ri spostano le truppe oltre ilPo, a Brescello. I turisti: lacittà dentro la mura vuoleimparare a conviverci. «È dif-ficile, siamo gente un po’chiusa, colpa dell’architettu-ra — dice Carla Margini, tito-lare della pasticceria Atena,tempio del biscotto filòs — Emi ci metto anch’io. Si sudaper fare qualcosa insieme.Tra commercianti ognuno facasa per conto suo. Ed è unpeccato. Perché questo paeseha bisogno di aria nuova. Edi persone che restano». Og-gi il numero degli abitanti siè più o meno stabilizzato, mala maggior parte dei residen-ti dentro le mura è anziana».

PALAZZI VUOTI. Coppieche vivono dentro palazziprincipeschi e ne occupanosoltanto qualche stanza. Lealtre sono museo. «Metà del-le case sono vuote - GiulianoAgosta del Forte indica il pa-lazzo accanto alla sinagoga -Vendono 800 metri quadratidi bellezza a 400mila euro.Matti? No, se ne sono andatie non sanno che farsene». LaCittà ideale non vuole resta-re solo nel passato ma sta an-cora studiando un futuroche le corrisponda. «Non si

può mica pensare solo al turi-smo, non è abbastanza» so-stiene Pierino, che accendela sigaretta e indica lo spaziooltre le mura. «Ci sono azien-de, metalmeccaniche, del le-gno. Non solo la Panguaneta,di cui si discute tanto. Noi inrealtà ci siamo incavolatiperché avevamo scopertoche volevano fare un incene-ritore. Passato sto spaurac-chio è tutto a posto: dà lavo-ro a tanta gente. E qui di sol-di c’è bisogno».

La povertà, è una delle fis-se dei sabbionetani, retaggiodella tradizione agricola del-la zona. «Ma non è vero. È lapaura atavica dei contadini.Qui non c’è nessuno che stiaveramente male» assicuraGiuliano, mentre impreca

contro quegli sprovvedutiche hanno fatto l’autopsia aun palazzo per ricavare dieciminiappartamenti che oranon riescono a vendere.

LA TERRA. «Senso dell’im-prenditoria? Ecco, questomanca. Contadini siamo econtadini restiamo». Ne è fie-ro Vincenzo Sarzi Amadè,con il doppio cognome inven-tato, dice la leggenda, da unvassallo di Vespasiano cheaveva sette figlie femmine enon voleva cadere nell’oblio.«La nostra terra è costellatadi tante piccole aziende. Legrosse sono poche. Ognunodi noi è figlio o nipote di agri-coltori. E continua a tenerela terra anche se fa un altrolavoro. Dà sicurezza: ce l’ab-biamo radicata nella testa.La terra è un capitale che re-siste a tutto». La manovalan-za però scarseggia, «oggi dob-biamo ringraziare tutti que-sti stranieri che sono arriva-ti. Ci salvano. Ma bisogna sa-pere che ognuno ha la suaspecialità: i pakistani neicampi vanno benissimo, i ma-rocchini no. Non è nella lorotradizione. Ognuno è fatto amodo suo». Sabbioneta acco-glie tutti, dice, senza coinvol-gerli. «Questo non è un pae-se leghista, le uscite pesantise le fanno tra politici. È unpaese un po’ chiuso, questosì, ma con un cuore grandetenuto sotto chiave». Un pae-se dove, è il suo rammarico,non c’è più il fiorista. «Sem-bra una cosa di poco conto,ma non la è. È un segno».

Per trovarlo bisogna anda-re sulla Sabbionetana, l’odia-to stradone. La via più velo-ce, però, per uscire dall’oasidi pace dentro le mura e rag-giungere Mantova. In auto,perché, come sintetizza Al-berto Sarzi Madidini, con glialtri mezzi è un’impresa.«Sembra un tormentone, maè la verità: mancano i colle-gamenti».

Identità in bilico

Commessaggio inferiore. L’arginello che disegnai confini tra i comuni lo assegna a Sabbioneta, manome e cuore lo attaccano a Commessaggio. In bilico.

LO SVILUPPO

Nodo Panguaneta

In fregio alle mura cinquecentesche hainoltrato una domanda di ampliamento deipropri impianti del 60%. Odiata, amata: ilpiù delle volte accettata a capo chino, con gliocchi nel piatto da riempire. La Panguaneta,produttrice di pannelli di truciolare,classificata azienda “insalubre di primaclasse” è l’oggetto di un braccio di ferro cheva avanti da anni tra il Comune, laProvincia, la Regione e l’azienda.L’ampliamento viene osteggiato soprattuttodai comitati che temono le conseguenze siasulla salute dei cittadini - in particolare nellevicinanze è in costruzione una residenzasanitaria che ospiterà sessanta anziani - chesugli edifici storici che sorgono accanto alsito. Il mese scorso il ministero haappoggiato il no del Comune, sottolineandoche «l’iscrizione di un sito nella Lista delPatrimonio Mondiale comporta da partedello Stato l’obbligo della massima tutela».Una zona vincolata non suscettibile diinterventi edificatori.

La città ideale costrettaa fare i conti con i vincoli

del marchio di monumento mondialeI palazzi si svuotano, le giovanicoppie puntano sulle frazioniE il capoluogo resta lontanissimo

Uno scorcio della piazza del Municipio visto dal porticato

AlbertoSarzi Madidini

presidentedella Pro Locodi Sabbioneta

PersonaggiDue pensionatisotto i porticidi piazzaDucaleSopra:il baristadei giovaniGiuseppeZanetti

di Rossella Canadè

SABBIONETA. La città dentro le mura ègroviglio di vicoli, ombre antiche proiet-tate sui giardini, passi veloci e brevi sulporfido a sfidare la nebbia. Paese magicocon un cappellaio matto che balla il val-zer, guida il furgone e strombazza ai turi-

sti. La città fuori le mura è pioggia di ca-se di cemento, mamme che fanno lo sla-lom fra casa, ufficio e asilo, tangenzialisulla carta e smog a turare il naso. Quifuori, Vespasiano Gonzaga quel giornonon ha fermato i suoi carri.

SCARAMANZIA

Il pozzo dei desideri è sta-to svuotato cinque anni fa,quando una commerciantemilanese, gettando la mone-tina ad occhi chiusi comeprescrive il rito, ci fece fini-re anche il braccialetto. Ilconte, noblesse oblige, si ca-lò con la scaletta a recupe-rare il gioiello. E intantoche c’era, anche le monete.

AttrazioneIl pozzo

dei desiderinel negozio

del conte

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