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News 05/SA/2015

Lunedì,09 febbraio

2015

Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi

Nella settimana n°5 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 75 (13 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).

L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende tre casi: Listeria monocytogenes in vari formaggi provenienti dall’Austria; proteine del latte non dichiarate in etichetta di ragù italiano (leggi articolo); frammenti di vetro in funghi in scatola dalla Cina.

Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: sostanze vietate (zilpaterolo e Isoxsuprine) in carne di cavallo refrigerata dal Messico; uso non autorizzato di coloranti (E110 – giallo tramonto FCF e E129 – rosso allura AC) in mix di spezie dal Pakistan.

E ancora: datteri dalla Tunisia infestati da insetti; Listeria monocytogenes in due lotti di salmone affumicato refrigerato dalla Polonia; cadmio in vongole surgelate provenienti dal Cile; Salmonella spp. in farina di pollame dalla Spagna destinata a mangime.

Tra i lotti respinti alle frontiere l’Italia segnala: migrazione di nichel da griglie da forno cinesi; Salmonella spp. in semi di sesamo dalla Nigeria; residui di pesticida (clorpirifos) in olive in salamoia dall’Egitto; migrazione di cromo da coltelli in acciaio dalla Cina; carbendazim in carciofi provenienti dall’Egitto.

Fonte: ilfattoalimentare.it

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Frigoriferi, le temperature interne sono troppo elevate. Manca il termometro. Inviata lettera a: Bosch, Siemens, Samsung, Candy, Indesit, Zoppas, Ignis, Whirpool, Hotpoint-Ariston

La maggior parte dei frigoriferi italiani ha una temperatura troppo elevata che non è grado di conservare correttamente il cibo. Il caso tipico è quello del latte fresco che resta per 3-5 giorni  nella porta del frigo ad una temperatura variabile da 6-10°C quando dovrebbe essere conservato a 0-4 °C. I produttori lo sanno ma non si preoccupano, tanto non è un loro problema visto che si preoccupano di dotare l’elettrodomestico di termometro solo nei modelli più costosi. Ma perché il freezer è dotato di termometro ? La risposta è molto semplice, lo prevede la legge e per questo tutti i modelli hanno il termometro incorporato… Ma come capire se il frigorifero di casa raggiunge le temperature corrette pera conservare adeguatamente gli alimenti deperibili? L’impresa è difficile, visto che come abbiamo detto, la maggior parte degli apparecchi in commercio non dispone di un termometro. In  realtà un dispositivo per regolare la temperatura all’interno esiste, ma si tratta di un termostato da usare per aumentare o diminuire il freddo. Non esiste invece un sistema per capire quanti gradi ci sono nella portiera o nei cassetti e nei diversi scomparti.

Viene il sospetto che le aziende produttrici preferiscano evitare verifiche troppo rigorose sul funzionamento dei loro apparecchi e sull’attendibilità delle prestazioni. Ne abbiamo già parlato a proposito di un’indagine condotta qualche anno fa  dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie sui frigoriferi di 116 famiglie. I risultati erano stati allarmanti: nell’80% del campione la temperatura era risultata superiore ai 5° C, mentre la temperatura media registrata era stata di 7,2° C, inadeguata a conservare carne, pesce e latticini, tutti alimenti che dovrebbero essere tenuti a una temperatura di 4°- 6° C. La legge, in questo caso il Regolamento 1060/2010 della Commissione Europea e i relativi allegati, specifica che per i frigoriferi domestici «la temperatura di conservazione media all’interno debba essere minore o al massimo pari a 4° C».

«Il regolamento – spiegano al CECED (Associazione nazionale  produttori apparecchi domestici e professionali)-  stabilisce addirittura le temperature ambiente medie entro le quali i prodotti devono obbligatoriamente funzionare correttamente». Quelli distribuiti in Italia sono frigoriferi per l’area subtropicale e dovrebbero garantire un rendimento ottimale nei diversi scomparti fino a una temperatura esterna di 38°C.

L’istituto di certificazione di qualità IMQ che realizza certificazioni volontarie per alcune ditte di elettrodomestici, interpellato da noi, sottolineava che «sarebbe interessante, per avere un’indicazione più realistica circa le temperature interne garantite dai produttori di frigoriferi, ripetere il test su frigoriferi nuovi, presi nei punti vendita e verificati in una cucina tipo, rispettando nelle modalità di uso il

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libretto di istruzioni».

Le variabili da prendere in considerazione per valutare il funzionamento di un frigorifero sono molte: la collocazione in cucina, il fatto che sia o meno incassato, le modalità di utilizzo (è importante per esempio non tenerlo aperto troppo a lungo e non inserire cibi caldi). Nel corso degli anni, aggiungono gli esperti dell’IMQ, le prestazioni dei frigoriferi sono migliorate: «Sono cambiati anche i gas refrigeranti: quelli più inquinanti sono stati sostituiti con soluzioni eco, capaci di maggiore efficienza». Il termometro però non c’è, o meglio è presente solo in pochi modelli di grandi dimensioni e di alta gamma, e si tratta di display esterni. In tutti gli altri casi, l’unica soluzione possibile consiste nel comprare un termometro da frigo, un acquisto che il governo francese consiglia ai consumatori affinché identifichino subito la zona più fredda in cui conservare gli alimenti facilmente deperibili. Si tratta di un piccolo dispositivo che si trova senza difficoltà nei negozi acquistabile con  2-4 € o poco più.

 

Fonte: ilfattoalimentare.it

Nuovi limiti per arsenico inorganico da luglio 2015

In seguito a parere di Efsa (Dietary exposure to inorganic arsenic in the European population - EFSA Journal 2014;12(3):3597), che aveva sottolineato preoccupazioni circa la presenza di arsenico inorganico come causa di cancro ai polmoni, alla prostata e della pelle a livelli inferiori a quelli indicati dal Codex Alimentarius, la Commissione Europea è intenzionata a proporre nuovi limiti legali massimi circa la presenza di arsenico nel riso e derivati (come biscotti, riso soffiato). Di conseguenza verrà modificato il reg. 18812006.

I nuovi limiti varranno dal primo luglio 2015.Si chiederà agli Stati membri di supportare un livello di 0.20 mg per kg di riso ad eccezione del riso integrale (0.25 mg/kg). Livelli ancora più bassi (0.10) per prodotti per l’infanzia.Ci si attende un voto nel Comitato Permanente su Piante, Animali e Cibo, con necessità di raggiungere una maggioranza qualificata. Efsa aveva sottolineato rischi per i forti consumatori di riso e per alcuni gruppi etnici, nonché per i bambini al di sotto dei 3 anni di vita.In Italia vi sono al momento varie linee di ricerca per ridurre la contaminazione del riso, ad esempio, con l’Ente risi che  ha attivato  tre linee di ricerca  su questo argomento,  in collaborazione con altri centri di ricerca, come l’Iss, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e l’Università di Hannover.Il miglioramento delle tecniche di coltivazione con ’introduzione di alcuni periodi asciutti, in cui il riso non è sommerso dall’acqua, permette di ridurre l’assorbimento di arsenico dal suolo. La selezione di varietà adeguate è un’altra soluzione.  Insieme, la concimazione con silicio permette di ridurre l’accumulo di arsenico nel riso.

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Fonte: sicurezzaalimentare.it

Spreco alimentare: 513 mila euro alla ricerca, pubblicato il bando del Ministero dell’ambiente destinato a università e istituti di ricerca

E’ stato pubblicato il   bando per attribuire 513.475  euro a progetti di ricerca sullo spreco alimentare. La somma è stata messa a disposizione dal Ministero dell’ambiente.  La comunicazione è pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e si trova nel sito istituzionale www.minambiente.it.

Il bando avvia una procedura per la selezione di progetti di riduzione e prevenzione della produzione dei rifiuti. Al bando possono partecipare le Università statali che hanno i progetti e programmi sulla prevenzione dello spreco alimentare, con priorità alle azioni di ricerca, innovazione, applicazione e di informazione, sensibilizzazione, educazione, formazione e comunicazione. Ciascun soggetto può presentare una sola richiesta di contributo.

Fonte:minambiente.it