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TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE CONTRIBUTI PUBBLICI COME PREVEDE LA LEGGE N° 250/90LUNEDÌ 1 AGOSTO 2016 ANNO 72 N. 211 E 1.30SPED. IN ABB. POSTALE - DL 353/2003 CONV. L. 46/2004 ART. 1, C. 1

LA SICILIALUNEDÌ 22 FEBBRAIO 2016

.57la PPOLITICA

quotidiano fondato nel 1945 www.lasicilia.ity(7HB7C0*SKSOKP( +.!"!{!z!#

Catania

UNIVERSITÀ, PIGNATARO REPLICA E RILANCIA«SI VUOLE BLOCCARE LA NOSTRA AZIONE DI RIFORMA»

PAGINA 13

BelpassoCON LA MOTOCICLETTACONTRO IL MURETTOMUORE UN TRENTENNE

MARY SOTTILE PAGINA 13

SPED. IN ABB. POSTALE - DL 353/2003 CONV. L. 46/2004 ART. 1, C. 1

(+0.50 “Il Foglio” in abbinamento facoltativo)

Crocetta«Demolireo sanarecon criterio»Prudenza del governatore. «Eliminarescempi ma senza peggiorare la situazione»

Per il presidente della Regione, Crocetta, sarà l’Ars a stabilire se è ammis-sibile l’emendamento presentato da un gruppo di deputati per sanare lecostruzioni realizzate in Sicilia entro i 150 metri dalla costa. Intanto ilgovernatore precisa: «Importante è non avere un approccio ideologicocon questa problematica. Nessuno vuole sanatorie, ma non si deve nem-meno pensare che la soluzione per salvaguardare l’ambiente sia demo-lire tutto. Perché in quel caso saremmo costretti a portare in discaricamilioni e milioni di metri cubi di cemento armato. Invece valutiamo se cisono edifici che possono essere sanati per diventare strutture ricettive,visto che il nostro turismo ne avrà bisogno anche nel prossimo futuro».

LILLO MICELI PAGINA 4

L’EMERGENZA RIFIUTI IN SICILIA

Oggi riapre Siculianaed entro una settimanaraccolta normalizzata

Riapre oggi la discarica di Sicu-liana, potenziata con un im-pianto mobile, e Rosario Cro-cetta garantisce che nel giro diquesta settimana la raccolta deirifiuti nell’Isola dovrebbe tor-nare alla normalità. Intanto, pe-rò, la situazione resta difficilenella provincia di Enna, dove ladiscarica di Cozzo Vuturo saràriaperta soltanto a metà agosto.Quasi normale, invece, la rac-colta nella zona di Carini e nel-l’area dell’autostrada Palermo-Punta Raisi, che per settimaneera stata invasa da tonnellate dirifiuti abbandonati dagli abi-tanti dei paesi che si trovanolungo l’autostrada.

DANIELE DITTA PAGINA 5

SPORT. Intervista esclusiva al rossazzurroA CASAAdesso che ètornato a casaMarco Biagianti,durante unincontro inesclusiva, ciracconta il suorapportospeciale con ilCalcio Catania,cominciato conl’esordio del 27maggio 2007

Riecco Biagianti: «Sono tornatoper riportare in alto il Catania»

GIOVANNI FINOCCHIARO PAGINE 30-31

Croce e Corano. In Francia e in Italia migliaia di musulmani hanno partecipato ieri, ultima domenica di un luglio disangue, alle messe in segno di fraternità, di pace e di cordoglio. Dalle chiese di molte città, tra cui Catania (nella foto), sisono alzate preghiere di pace e condanne contro il terrorismo. ROSSELLA JANNELLO, TIZIANA CAROSELLI PAGINE 2-3

LA RIFLESSIONEQUEL SILENZIOSOTTILE DEL PAPA

MASSIMO NARO

I l discorso più forte ed esigen-te di papa Francesco, tra quel-li da lui fatti durante la sua

partecipazione alla “settimanadella gioventù” in Polonia, rima-ne quello tenuto, più corretto sa-rebbe dire “mantenuto”, venerdìscorso ad Auschwitz e a Birke-nau: il silenzio. Le interpretazio-ni sui quotidiani di mezzo mon-do sono state moltissime. A mesembra di percepire, nella suascelta di tacere, l’eco di quella«voce di silenzio sottile» che già ilprofeta Elia aveva avuto la graziadi ascoltare nel suo incontro conDio. Un silenzio assoluto, chetuttavia è più eloquente di millediscorsi. Un silenzio che è comequello di Dio, anzi che è condivi-so con Dio e che, più radicalmen-te, coincide con Dio. Non perniente le litanie che inneggianoal suo Nome si devono recitaresottovoce, o nell’intimo del cuo-re, lì dove il sospiro divino, loSpirito - per chiamarlo come sanPaolo lo chiama nella lettera aiRomani o in quella ai Galati - èl’unica voce autorizzata a mette-re sulle labbra degli esseri umanil’invocazione rivolta al “Padre”.Solo Dio può gridare il Nome diDio, e lo fa nel profondo del cuoreumano. Quando si urla a squar-ciagola quel Nome tra il crepitiodei mitra e il rimbombare degliordigni si rischia di tradurre legiaculatorie in bestemmie e lapreghiera indirizzata a Dio puòdegenerare in minaccia contro ilmondo intero.

CONTINUA A PAGINA 3

sicilian comedi

“IL FOGLIO” TORNA IN EDICOLA IN SICILIA: E DOVE SENNÒ?di OttavioCappellani

I l Foglio torna in edicola in Sicilia. Lo trova-te ogni giorno che Dio manda in terra inallegato al vostro quotidiano, cioè a que-

sto quotidiano: La Sicilia. Il Foglio torna in Si-cilia e non si tratta soltanto di un quotidianoin più all'edicola, ma di un evento, di un feno-meno di costume. Il Foglio torna in Sicilia efinalmente nelle spiagge, nei grandi alber-ghi, nelle putìe frequentate dall'intellighen-zia sarà possibile capire con chi parlare e conchi no, individuare le persone con le quali va-le la pena fare conoscenza e quelle invece datrascurare, da fare passare come carne ab-bronzata senza contenuto. Perché Il Foglio(di carta) non è un quotidiano come gli altri,non dà notizie, sparge intelligenza, provoca,

crea inediti punti di vista, se mai un quotidia-no è stato una piccola e preziosa opera d'artequesto è proprio Il Foglio. Fondato da Giulia-no Ferrara con la grazia di una ballerina: maiingombrante pur nelle sue battaglie sempreestreme ne Il Foglio hanno sempre trovatospazio idee avverse alle sue, su Il Foglio senon si litiga (bonariamente) non ci si diverte.E il suo successore alla direzione, il sicilianoClaudio Cerasa non è da meno. Perché Il Fo-glio non è un quotidiano, è un club trasversa-le: il primo giornale al quale danno una oc-chiata i direttori degli altri giornali. Ma anchel'ultimo giornale al quale “le contesse chefanno le puttane e le puttane che fanno lecontesse” (cit. Giovanni Agnelli) si abbando-

nano al tramonto, cullate dalle pagine lette-rarie curate dal siciliano Peppino Sottile, sul-le quali sognano di pittori depravati e scritto-ri ubriachi, di avventurieri esotici ed elegantispie. Dove la critica dei critici, MariarosaMancuso (papà di Grammichele), dice l'ulti-ma parola su cinema e libri. Il Foglio torna inedicola, in Sicilia, in allegato al vostro quoti-diano, questo quotidiano, ed è subito “apèri -tif”, lieto, acceso, discutendo degli articolidel siciliano Pietrangelo Buttafuoco e com-mentando le vignette del mitico sicilianoVincino. Il Foglio, la cui generazione cova aPiana degli Albanesi (da dove partì il bisnon-no di Giuliano) torna in edicola in Sicilia. InSicilia! E dove altro minchia dovrebbe stare.

Catania, caos in Tangenziale

In fiamme le sterpaglieautomobili in fila per un’orafino allo spegnimento

CONCETTO MANNISI PAGINA 6

LUNEDÌ SICILIANO

Madre naturasalva il turismononostantei politici

Nostro viaggio tra le spiag-ge più belle è più nascostedella Sicilia, immerse in ri-serve naturali mozzafiato,ma spesso poco raggiungi-bili e poco fruibili a causa distrade dissestate e assenzatotale di servizi. E gli opera-tori turistici si mordono lemani.

M. GUCCIONE PAGINA 9

ESTATE

Lampedusainvasionedi vipper la vacanze

E' boom di vip sulla piùgrande delle Pelagie. DaBelen Rodriguez all’ex,Fabrizio Corona, fino al-l’habitué Claudio Baglio-ni, Lampedusa è invasa. Equesta stagione estivapromette di essere unadelle più importanti degliultimi dieci anni.

E. DESIDERIO PAGINA 6

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Musulmani e cristianiuniti contro il terrorismo

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LUNEDÌ 1 AGOSTO 2016 LA SICILIA

primo piano .3

L’ATTESA DEL PASSAGGIO DEL PAPA DA PARTE DI DUE BAMBINI SOTTO L’OMBRELLO PER PROTEGGERSI DAL VIOLENTO NUBIFRAGIO

La GMG «La memoria è il futuroparlate con i vostri nonni»Il Papa ai giovani: «Non siete sognatori ma speranza se non volete l’odio tra i popoli»Francesco dà appuntamento nel 2019 a Panama: «Ma non è detto che io ci sarò»

GIOVANNA CHIRRI

CRACOVIA. Papa Francesco, al terminedel suo viaggio in Polonia per la XXXIGiornata mondiale della gioventù, haincontrato nella Tauron Arena di Cra-covia gli oltre 20mila volontari chehanno lavorato a questo raduno e liha esortati ad essere la speranza delfuturo mantenendo la memoria delleloro origini e del loro vissuto, dopo a-vere ricevuto il saluto di due volonta-ri “simbolo”: una ragazza polacca eun giovane del Panama, il Paese cheospiterà l’edizione del 2019.

«Non so se ci sarò io a Panama - hadetto Francesco - ma Pietro ci sarà e vichiederà se avete parlato con i nonnie gli anziani, se avete avuto coraggio eseminato per il futuro. Grazie a tutti.Vi chiedo di pregare per me».

Nel suo breve discorso a braccio, ilPapa si è rivolto ai giovani sottoli-neando che saranno la «speranza delfuturo» se si realizzano due condizio-ni. «La prima condizione è di avere lamemoria, chiedersi da dove vengo etenere a mente tutta la propria storiaperché un giovane senza memorianon può essere speranza per rappre-sentare il futuro»; per avere memo-ria, e questa è la seconda condizione,occorre parlare «con gli adulti, con igenitori e soprattutto con i nonni e sei nonni sono volati in cielo, allora congli anziani».

«Dovete ricevere la torcia dellanonna e del nonno. Promettetemi cheparlerete di più con i nonni e, se non cisono, che parlerete di più con gli an-

ziani», ha chiesto Francesco ai volon-tari che gremivano lo stadio.

«Potranno giudicarvi dei sognatoriperché credete in una nuova umani-tà, che non accetta l’odio tra i popoli,non vede i confini dei Paesi come del-le barriere e custodisce le proprie tra-dizioni senza egoismi e risentimenti»ma «non scoraggiatevi: col vostrosorriso e con le vostre braccia apertevoi predicate speranza e siete una be-nedizione per l’unica famiglia uma-na»: è questo l’appello forte del Papa -nella messa conclusiva della Gmg - aigiovani del mondo ad essere costrut-tori di fraternità in un mondo fram-mentato, in una Europa spaventatadal terrorismo e dalla immigrazione,e in una Polonia che sembra non ama-re la multiculturalità.

Per sintonizzarsi con i ragazzi, PapaFrancesco ha riflettuto sulla figura diZaccheo, un capo dei pubblicani, cioè«un ricco collaboratore degli odiatioccupanti romani, era uno sfruttato-re del suo popolo che, per la sua catti-va fama, non poteva neppure avvici-narsi al Maestro». Zaccheo per incon-trarlo supera tre ostacoli: era troppobasso, allora sale su un albero per ve-dere Gesù. «Anche per noi - ha rimar-cato - c’è il rischio di stare a distanzada Gesù perché non ci sentiamo al-l’altezza», «abbiamo una bassa consi-derazione di noi stessi» e questa «èuna grande tentazione, che non ri-guarda solo l’autostima, ma tocca an-che la fede». Zaccheo poi si vergogna-va, ma supera la «vergogna paraliz-zante», sfida la «tremenda figuraccia»

di osare di accostarsi a Cristo. E nonviene rifiutato, ma accolto. Alla fineZaccheo supera l’ultimo ostacolo, «lafolla mormorante, che prima lo habloccato e poi lo ha criticato». Anche igiovani possono sfidare chi «li giudicadei sognatori», perché non credononé all’odio né ai muri, e Zaccheo puòinsegnare il «coraggio vero: esserepiù forti del male amando tutti, persi-no i nemici». Zaccheo poi insegna che«Dio conta su di te per quello che sei,non per ciò che hai: ai suoi occhi nonvale proprio nulla il vestito che porti oil cellulare che usi; non gli importa sesei alla moda, gli importi tu».

Proprio per questo, ha rimarcato ilPontefice, «affezionarci alla tristezzanon è degno della nostra statura spi-rituale». I giovani che sogna il Papanon si possono fermare «alla superfi-cie delle cose» ma devono «diffidaredelle liturgie mondane dell’apparire,del maquillage dell’anima per sem-brare migliori. Invece - li ha esortati -installate bene la connessione più

stabile, quella di un cuore che vede etrasmette il bene senza stancarsi».«Molti attendono» quella gioia che a-vete ricevuto gratuitamente, e «nonsi può rimanere seduti in attesa con lebraccia conserte» né si può risponde-re a Cristo «con un pensiero o con unsemplice “messaggino”». «Potete farcrescere un’altra umanità senza a-spettare che vi dicano “bravi”, macercando il bene per se stesso, con-tenti di conservare il cuore pulito e dilottare pacificamente per l’onestà e lagiustizia».

2019. La prossima Giornatamondiale della gioventù sarànel 2019 a Panama. Lo haannunciato ieri il Papa.

Cracovia. Ultimobagno di folla con iragazzi «in chat conGesù» a conclusionedel raduno

1,5MILIONELe autoritàcompetentihannostimato in«oltre unmilione emezzo» ipartecipantialla messaconclusivadella Gmgcon il Papa,che si stasvolgendo nelCampusmisericordiaedi Cracovia.Lo ha riferitoil portavocevaticanopadreFedericoLombardi.

«La tristezzaè un virusche infetta eblocca tutto,che vieta diriavviare lavita»

«Installate laconnessionepiù stabile: uncuore chevede etrasmette ilbene»

Anche il silenzio di France-sco, dunque, è stato pre-ghiera, annotata con di-screzione all’uscita dalla

cella del martirio di MassimilianoKolbe: «Signore, abbi pietà del tuopopolo. Signore, perdono per tan-ta crudeltà». Parole che riconosco-no al popolo ebraico l’identità bi-blica del popolo che appartiene aDio. Parole che si fanno carico diuna tremenda responsabilità,chiedendo perdono per (in favoredi, ma anche a rappresentanza di)chi ha perpetrato l’olocausto. Pa-role che, perciò, pur silenziose,sintetizzano interminabili dibatti-ti e tanti libri quanti ne possonoentrare in una libreria ben forni-ta.

Ma anche parole che, a sera, du-rante la via crucis coi giovani, ri-suonano finalmente in un inter-rogativo pesante, che interpella -assieme a Dio stesso - la coscienzadel genere umano che oggi vivel’orrore causato in tutto il mondodal terrorismo fondamentalista eda mille altre guerre d’ogni gene-re: «Dov’è Dio?». Anche questosussurro umano, che sulle labbradel vicario di Cristo non può nonriecheggiare l’interrogativo delGolgota («Dio mio, perché mi haiabbandonato?») equivale a un in-

tero trattato di teologia, argo-mentata ormai - come ha inse-gnato Hans Jonas - a partire dalloscandalo e capace di confutare o-gni classica teodicea: dopo Au-schwitz, solo rinunciando ai con-cetti metafisici dell’onnipotenza,dell’impassibilità, dell’immutabi-lità di Dio e, di contro, ammetten-do la sua debolezza, la sua soffe-renza, persino la sua «sconfitta»per dirla con Sergio Quinzio, sipuò capire Dio, il suo silenzio, lasua apparente latitanza nel dram-ma della shoah, come - del resto -in ogni altro dramma che gli esse-ri umani sperimentano in questanostra modernità, dal terremotodi Lisbona (1755), che innescò lecritiche di Voltaire a Leibniz, allotsunami migratorio che lasciasulle spiagge mediterranee il cor-po esanime del piccolo Aylan e ditanti altri bambini o di tanti altripiccoli della terra.

Francesco, col suo silenzio e conle sue domande scomode, mostradi accorgersi della crisi dei nostrimodi consueti di parlare di Dio,che diventano sempre più poveridi capacità comunicativa, semprepiù vuoti di significato per gli uo-mini del nostro tempo, nelle cuiorecchie invece tuona il dramma-tico interrogativo formulato daquell’internato ebreo che, proprioad Auschwitz, vedendo un giova-nissimo compagno pencolantedalla forca, chiedeva amareggiatoa Elie Wiesel, anche lui prigionie-ro nel lager: «Dov’è Dio?».

Tra sé e sé, Wiesel aveva rispo-sto: «Dov’è? Eccolo: è appeso lì, aquella forca». Probabilmente è aquesta memoria autobiograficadello scrittore ebreo che il papaha pensato quando, durante lapreghiera coi giovani di Cracovia,s’è dato a sua volta risposta: «Esi-stono domande per le quali non cisono risposte umane. Possiamosolo guardare a Gesù, e domanda-re a Lui. E la risposta di Gesù èquesta: “Dio è in loro”, Gesù è inloro, soffre in loro, profondamen-te identificato con ciascuno. Egli ècosì unito ad essi, quasi da forma-re “un solo corpo”».

BRESCIA. Vobarno, nel Bresciano,paese della Vallesabbia, una voltatempio delle acciaierie è diventa-to col tempo un laboratorio di in-tegrazione. La moschea sorge nelcuore del paese e il ruolo di guidaspirituale è affidato a Ahmed ElBalazi, imam trentenne, nato inLibano che ieri si è scagliato con-tro chi uccide nel nome di Allah.Ha definito «criminali e falliti» iterroristi.

«Sono tra quei falliti di cui parla-va il profeta, che non avranno ri-compense ma andranno all’i n f e r-no» ha detto nel sermone pronun-ciato nel giorno di festa. «Non hopaura per quello che ho detto, co-

me me la pensano anche gli altriImam» dice sicuro. Veste all’o c c i-dentale e vive in paese come tuttii suoi coetanei. Conosceva Anas ElAnboubi, il foreign fighters italia-no, residente proprio a Vobarno,arrivato da bambino con la fami-glia dal Marocco, arrestato nel2013 a 22 anni e poi partito percombattere in Siria dopo che il tri-bunale del Riesame lo aveva scar-cerato per insufficienza di prove.È morto sul territorio di guerra.

«Questa gente sporca troppo lanostra religione ed è brutto sape-re che tanta gente considera tuttii musulmani terroristi, non è così»è il pensiero di Ahmed El Balazi.

«Queste persone non ci rappre-sentano» spiega. Lo ha fatto anchedavanti ai fedeli nell’ultimo gior-no di preghiera. «A noi fa moltomale sentir dire questa frase «ter-rorismo islamico». La religione i-slamica non ha niente a che farecon esso, non ha nessuna colpa;questo l’abbiamo detto sempre elo ripeteremo sempre». Non na-sconde il fastidio verso quelli chedefinisce «criminali e falliti":«Non dobbiamo lasciare che vin-cano questi criminali, ma collabo-riamo insieme per un mondo difratellanza, e solidarietà condivi-sa».

ANDREA CITTADINI

L’ECODELLA «VOCEDI SILENZIOSOTTILE»DEL PAPA

Imam bresciano: «I terroristi sono criminali e falliti»«Non ho paura di ritorsioni e tanti la pensano come me: questa gente sporca la nostra religione»

Dalla prima pagina

MASSIMO NARO

La risposta dell’Isis: «Rompiamo la croce»

Nel giorno in cui cristiani e musulmani pregano insieme contro ilterrore, l’Isis fa uscire la sua rivista “ideologica” Dabiq, che incopertina mostra un militante con la bandiera del Califfato cheabbatte una croce sul tetto di una chiesa ed il titolo “Rompiamo laCroce”, mentre al suo interno, invita i “soldati nascosti” ad attac-care i “crociati”. La rivista, in inglese, è in larga parte dedicata aspiegare perché si deve fare la guerra ai cristiani, ed in un passag-gio si argomenta: «Tra questa pubblicazione di Dabiq e il prossimomassacro che verrà eseguito contro di loro dai soldati nascosti delcaliffato - ai quali viene ordinato di attaccare senza ritardi - icrociati possono leggere perché i musulmani li odiano e li combat-tono».

A. ANS.