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speranza Spalding è ultimamente sulla bocca di tutti, stampa specializzata e non. Contrabbasso e voce, ha da poco licenziato il Cd «Chamber Music Society».«Per dieci anni ho suonato musica classica, prima an-cora di scoprire il contrabbasso e il jazz. Ora il mio so-gno sarebbe riuscire a comporre, suonare e far gradire la mia musica a chiunque ascolti le radio commerciali, facendo passare loro qualche arrangiamento più ricco,

qualche elemento narrativo che prediligo».A cosa si riferisce il titolo del tuo nuovo disco?Credo ci sia una musica da camera che considera la possibilità di usa-re differenti linguaggi, ritmi, tonalità e colori, e che possa essere lo specchio di un cambiamento radicale. In questo senso, alla fi ne si ri-cade nel signifi cato profondo del jazz: un sistema in grado di sintetiz-zare tutti questi elementi diversi per creare la propria autonomia.Sei diventata ormai una star, com’è cambiata la tua vita?Non molto. Sono soltanto più preoccupata perché ho paura di delu-dere il mio pubblico.Come immagini la tua vita se non ci fosse stata la musica?Mi sarebbe piaciuto lavorare in una fattoria, a stretto contatto con la natura. Oppure a contatto con le persone, perché mi interessa anche molto la politica; in fondo ci sono aspetti della nostra terra e del nostro modo di vivere che, se affrontati nel giusto modo, ti possono mettere in contatto con le forme più primordiali del nostro rapporto con la natura. Difenderei dunque l’ecosistema dalle malefatte di oggi.Dopo aver suonato con musicisti come Milton Nascimiento, Mc-Coy Tyner, Wayne Shorter e Joe Lovano, ti stai dedicando alla tua musica…Appena fi nito il tour riprenderò la lavo-razione di un nuovo disco, «Radio Mu-sic Society», dedicato alla musica con la quale sono cresciuta e che ascolta-vo in radio, molto più funk dei brani di questo mio disco.

Federico Scoppio

L’ULTIMA RIVELAZIONE

M U S I C AM U S I C A

• S P E C I A L E R O M A J A Z Z F E S T I V A L •

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GIOVANNI GUIDI & THE UNKNOWN REBEL BANDRivoluzione per ottantotto tasti e tentettoPianista di Foligno giovane ma già affermato, Guidi ha deciso un paio d’anni fa di mettere in piedi un ensemble di giovani musicisti e disegnare un progetto compiuto, un viaggio musicale che potesse permettergli di esprimersi al meglio. «Al centro dell’opera dovevano esserci i ribelli sconosciuti, coloro che in molti casi hanno perso la vita a costo di partecipare a importanti processi di liberazione senza avere però la fortuna e la dignità di poter essere ricordati. La prima immagine da cui siamo partiti, seppur famosissima, è anche la storia di un volto senza nome: lo studente cinese davanti ai carri in piazza Tienanmen. Fu il Times a soprannominarlo Unknown Rebel. Da un punto di vista più prettamente musicale è stato necessario attingere a materiale anche molto lontano dal jazz, prossimo a tradizioni folcloriche e popolari». Uno sguardo trasversale e compiuto su un concetto senza coordinate temporali: il concerto attraversa così secoli e storie, continenti e tradizioni. Eppure è ben radicato nell’attualità. «Raccontare le rivoluzioni mi fa credere che ci sia speranza. Credo che si stia infatti affacciando un personaggio assolutamente in grado di compiere una rivoluzione pacifi ca: non è un ribelle sconosciuto ma il nome non lo dico; lo potrete trovare tra i ringraziamenti nel booklet del disco della Unknown Rebel Band». Due parole sul futuro, Giovanni? «Il mio prossimo disco uscirà a gennaio per CamJazz e rappresenta un altro lato del lavoro che sto svolgendo nell’ultimo periodo, cioè quello della ricerca su materiale molto semplice che possa lasciare gran parte dello spazio all’improvvisazione e all’interplay dei musicisti coinvolti: Gianluca Petrella, Michael Blake, Thomas Morgan e Gerald Cleaver. A febbraio faremo anche un lungo tour in Italia».

Federico Scoppio

MACY DAYDecadente e sensuale, Macy Gray torna a Roma dopo sei anni di lontananza e l’occasione è ghiotta assai perché presenta i brani del suo ultimo lavoro «The Sellout», pubblicato nel giugno di quest’anno. «Nel disco racconto la storia di come ho trovato la salvezza semplicemente essendo me stessa e non quello che gli altri volevano che fossi. Ero arrivata al punto di aver perso di vista chi era veramente Macy Gray». Diva del soul e del funk, timbro inconfondibile e voce graffi ante, più di quindici milioni di dischi venduti nel mondo e una serie di Grammy da far girare la testa, non ha la minima intenzione di svendersi, a dispetto del titolo del disco. Ascoltare e vedere per credere.

Antonio Blasi

Esperanza SpaldingDomenica 14 novembre

Sala Petrassi, ore 21 Biglietto: 18 euro

GIOVEDÌ 11 NOVEMBRESALA SINOPOLI,

BIGLIETTO: 5 EURO

ORE 21

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Sala Santa Cecilia Biglietto: da 25 a 45 euro

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Via per Cadrezzate, 6 - 21020 BREBBIA (VA) DUCALE sncTel: 0332 770784 - 770189 Fax: 0332 771047 [email protected]

Richiedete il catalogo

Distribuzione esclusiva

www.ducalemusic.it

Jan Garbarek

Officium Novum

The Hilliard Ensemble

Jan Garbarek sassofonoDavid James controtenore

Rogers Covey-Crump tenoreSteven Harrold tenoreGordon Jones baritono

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Nik Bärtsch's Ronin

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Nik Bärtsch, pianoforteSha, clarinetto e sassofonoBjörn Meyer, bassoKaspar Rast, batteriaAndi Pupato, percussioni

Charles Lloyd Quartet

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Charles Lloyd, sassofono e voceJason Moran, pianoforteReuben Rogers, contrabbasoEric Harland, batteria, voce

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www.romajazzfestival.it

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artire dalla tradizione yiddish, mescolarla al jazz, sporcarla con chitarre acide e distorte manipolando la fonte come fosse plastilina per trasformarla in materia nuova: questo fa Gabriele Coen con i suoi Jewish Experience. E se John Zorn – protagonista dell’avanguardia nella downtown scene newyor-kese – ha deciso di pubblicare per la propria etichetta Tzadik l’ultimo disco di Coen, «Awakening», si può star certi che il sassofonista romano farà parlare ancora molto di sé. «Durante la pausa di un concerto di Zorn allo Stone di New York lo avvicinai, perché da sempre è uno dei miei artisti preferiti, e timidamente gli passai il mio vecchio album. La mattina dopo mi arrivò via email un suo messaggio entusiasta: aveva ascoltato il disco per tutta la notte e avrebbe voluto produrre un mio nuovo album

per la sua etichetta. Si realizzava un mio sogno». Due lavori all’attivo con questa formazione e un ruolo da protago-nista nel klezmer revival degli ultimi quindici anni con i Klezroym (cinquantamila copie vendute), Coen è un musicista che porta avanti con forza e caparbietà la propria musica: «La mia idea è pensare a una nuova musica ebraica che sappia guardare al futuro, conservando il rispetto per la tradizione con l’obiettivo di innovarla». Sul palco sono con lui alcuni dei più interessanti musicisti che hanno caratterizzato negli ultimi anni tanto la scena romana quanto quella della penisola: Alessandro Gwis al pianoforte, Marco Loddo al contrabbasso, Luca Caponi alla batteria e Lutte Berg alla chitarra, più diversi ospiti di spessore.

Andrea Scaccia

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Gabriele Coen Jewish Experience

Dolcemente pop è il canto di Chiara Civello nel suo recente «7752». La protagonista del jazz romano di anni fa ha trovato il successo dopo aver cambia-to vita, trasferendosi a New York. «La maggior par-te delle nuove composizioni nasce dopo un viaggio in Brasile del 2008, nel quale ho conosciuto artisti del panorama contemporaneo brasiliano e sono nate molte collaborazioni: Ana Carolina, Dudu Fal-cão, Antonio Villeroy, Maria Gadú. I brasiliani sono soliti comporre insieme e questa caratteristica ha aggiunto qualcosa al mio metodo di vivere la mu-sica. Direi che è più comunitario, meno solitario». Chiara Civello sa cantare gli standard ma ha sem-pre voluto cimentarsi con la composizione e, se dovesse scegliere qualche suo maestro, citerebbe le accoppiate Sinatra-Jobim e Getz-Gilberto, oltre a Caetano Veloso, Djavan, Chico Buarque e Milton Nascimento. A Roma interpreta, accompagnata da un trio jazz, recenti composizioni proprie, con

un’emozione tutta particolare: «È la città in cui sono nata; non ho una casa ma mi piace affi ttare un appartamento cambiando quartiere di volta in volta, a seconda delle mie esigenze di luce, silen-zio e spazio. Ho vissuto in tanti luoghi ma ancora non sui laghi [cita Sanremo della passata edizione con un bel sorriso]. A New York ho cambiato nove appartamenti e ora fi nalmente ho trovato quello che volevo. Adesso vivo tra la Grande mela, Roma e Rio, e sono felice». Se ti chiedessero con quale musicista internazionale vorresti collaborare, cosa risponderesti? «La lista è lunga e non sarebbe solo di musicisti internazionali ma, visto che me lo chie-di, mi piacerebbe lavorare con Claus Ogerman, con Ryuichi Sakamoto, scrivere con John Meyer, con Joan Wasser (alias Joan as Police Woman), con Sufjan Stevens, Antony and the Johnsons e Char-lie Haden».

Federico Scoppio

SOPHISTICATED LADYChiara Civello, la voce che seppe conquistare Burt Bacharach

ORE 21SABATO 13 NOVEMBRE SALA SINOPOLI BIGLIETTO: 15 EURO

ROMA - NEW YORK ANDATA E RITORNO

Venerdì 12 novembreTeatro studio, ore 21

Biglietto: 5 euro

DA NON PERDERE

ore21 Sabato 13 novembre Teatro Studio

Biglietto: 5 euro

ALESSANDRO LANZONIIl pianista toscano guida uno dei trii più tradizionalmente spumeggianti del giovane panorama italiano

Parigi, ottobre 2010. Il «Concours de piano jazz Martial Solal» è una tra le competizioni per strumento più prestigiose al mondo. Accanto alla presidenza di Martial Solal, siedono in giuria, tra gli altri, Franco d’Andrea, Ronnie Lynn Patterson e Hervé Sellin. Tra i concorrenti giunti da tutto il mondo, c’è un italiano giovanissimo che non passa inosservato: vince inaspettatamente il «Prix du jeune soliste». Il suo nome è Alessandro Lanzoni. La fi ammella del pianista toscano sta bruciando tappe insperate per un ragazzo di diciott’anni e il recentissimo riconoscimento al concorso Martial Solal è da inscrivere tra queste. Giunge al Roma Jazz Festival sul fi nire di un’annata che lo ha visto sempre più protagonista della scena italiana, impegnato, tra una lezione e l’altra, con il suo trio e con l’I-Jazz Ensemble di Roberto Gatto. Proprio il batterista, nelle vesti d’insegnante ai seminari senesi, non ha tardato a riconoscerne le abilità, tanto da convocarlo nel nascente gruppo. L’approdo all’ottetto è avvenuto all’insegna dell’entusiasmo e della discrezione. «Conoscevo solo Dario Deidda e Max Ionata. Mi sono integrato subito e senza diffi coltà: è davvero una grande esperienza». Dice di essere stimolato dagli standard e da Jarrett, Hancock, Mehldau e Pérez. E chissà che qualche reminiscenza non emerga nella musica del suo trio, inevitabilmente (e vantaggiosamente) giovane, formatosi sui banchi di Siena. Con Gabriele Evangelista al contrabbasso e Tommaso Cappellato alla batteria, si accinge ad affrontare un repertorio di standard e brani originali: «Ci lega un ottimo rapporto; l’intesa è magnifi ca anche al di fuori del palco. Le composizioni sono quasi esercizi, nei quali mi sono lasciato guidare dalla melodia». Roma, Siena, Parigi sono per Lanzoni tappe di un grand tour appena cominciato…

Luca Civelli

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Daniele Tittareli QuartetJazz fuori le mura

Il contraltista della Garbatella, classe 1975, vanta due pubblicazioni a proprio nome per la Wide e una serie di collaborazioni illustri: da Paolo Da-miani a Enrico Rava passando per Roberto Gatto. È uno dei sassofonisti italiani di maggior talento tra quelli in circolazione.Roma «Da un punto di vista musicale è ottima, raccoglie musicisti dal sud e avverto molto fermento in giro. L’aspetto negativo è che è troppo accentratrice: spesso ciò che succede qui non si sa altrove». Gli studi«Ho una particolare predilezione per i tenoristi, da John Coltrane a Dexter Gordon. Ho scoperto il sax contralto in un secondo momento e mi piace con un suono scuro, più vicino al tenore, tipo quel-lo che aveva Cannonball Adderley. Ovviamente amo anche Branford Marsalis e negli anni Novan-ta ho avuto una cotta per Kenny Garrett. Da gio-vanissimo facevo parte di un’orchestra di Damiani in Abruzzo. Ora suono anche in altre formazioni, come il quartetto con Pietro Lussu, Vincenzo Flo-rio e Marco Valeri con il quale mi esibisco al fe-

M U S I C A

ORE 18 DOMENICA, 14 NOVEMBRETEATRO STUDIO BIGLIETTO: 5 EURO

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stival. Ho collaborato molto con Gianluca Renzi; sono attivo nel quartetto di Gatto e partecipo a una formazione di Enrico Rava e alla Unknown Re-bel di Giovanni Guidi». L’orchestra«Dopo un paio d’anni dal mio ingresso nel Roma Jazz Ensemble di Mario Corvini e Pietro Iodice, la formazione si è trasformata nell’orchestra stabi-le del Parco della musica. Abbiamo dato concerti

bellissimi: quello sul repertorio di Kenny Wheeler, uno con Maria Schneider, Sketches Of Spain di Mi-les Davis e Gil Evans. La partecipazione di Yusef Lateef mi è piaciuta molto: mi ha colpito la sua dedizione». Il futuro«Non saprei. Continuo a studiare: meglio capire la storia che inventare improbabili previsioni».

Federico Scoppio

BIENNIODI ALTA

SPECIALIZZAZIONE

composizionee

arrangiamentojazz

Il primo in Italia con combo e

orchestra a disposizione per

l’esecuzione e la pratica di direzione

delle partiture

da gennaio 2011 300 ore

www.slmc.it foto: Lu.Ce.

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www.romajazzfestival.it11/19 NOVEMBRE 2010

Headless Cat

F rancesco, ci parli di questo trio?Headless Cat è nato dal mio incontro con Antonio Borghini e Federico Scettri. Il trio ha mosso i primi passi sul terreno dell’improvvisazione totale, cui è seguita l’elaborazione di un repertorio originale volto a esplorare le possibilità di un’integrazione forte tra composizione e improvvisazione. Abbiamo assimilato i nostri brani cercando di annullarne l’autonomia e in

qualche modo costituire una sorta di vocabolario – o di memoria – per l’improvvisazione, aumentando il peso specifico ma anche la vulnerabilità, del nostro gesto performativo.Da questo percorso è nato il primo disco «Blind Tail» pubblica-to dall’etichetta El Gallo Rojo…Sì, abbiamo scelto una sequenza di takes basate su questo proce-dimento: tutte simili dal punto di vista della forma e della durata ma tutte diverse nella maniera in cui i materiali vengono ricompo-sti durante l’improvvisazione. All’uscita del disco, nel 2009, è se-guita una pausa di riflessione, che ci sta conducendo a un lavoro di variazione delle forme. È un po’ come ripartire da zero ma sulla base di una disciplina performativa piuttosto consolidata…Vivi a Copenaghen: quali sono le differenze con l’Italia dal pun-to di vista musicale?Rappresenta un polo accentratore in Danimarca. I musicisti che vogliono stare sulla scena si trasferiscono in città; questa per me è una grande differenza perché Roma e Milano non hanno la stessa funzione. A Copenaghen la vita musicale è più istituzionalizzata perché passa attraverso la richiesta diretta di sussidi, finanziamenti o borse di studio. Questo crea ritmi diversi e c’è una fluidità di rapporti con altri musicisti che va oltre i generi. Dipende anche dall’educazione musicale: frequento il conserva-

torio ritmico, dove si studia tutto quello che non è classica. Sono entrato in un programma di due anni e con il mio supervisore, Django Bates, c’è un rapporto molto diretto; lui coordina questo mio percorso.

Andrea Scaccia

UNa dEllE più iNtEREssaNti REaltà dEl NUOVO paNORaMa italiaNO si RaccONta a MUsica Jazz attRaVERsO il sassOfONista fRaNcEscO BigONi

Lunedì 15 novembreTeatro Studio, ore 21

Biglietto: 5 euro

diEci sUpERMUsicisti pER UN liVE cONtagiOsO

gianluca petrella cosmic Band

M U S I C A

’hanno scritto Arbasino e Berselli: i personaggi della cultura ita-liana si distinguono in tre diverse categorie. E Gianluca Petrel-la, a trentacinque anni, potrebbe già specchiarsi in tutti e tre i profili: è simpatico come le giovani promesse; è ovunque come i soliti noti; è adulato come i venerati maestri. «Continuerei a considerarmi una giovane promessa», risponde. «Così teniamo alta l’asticella della gioventù fino ai quarant’anni». In un paese per vecchi (e per santi in paradiso), il trombone di Petrella non

ha più bisogno di testimonial. La sua autonomia e l’altrettanta autorevolezza artistica lo ergono a protagonista nella nuova stagione del jazz europeo. Me-rito di un’intuizione che presto diventa prodigio: la Cosmic Band, ovvero dieci supermusicisti prodighi di creatività e abilità tecnica. Dalla purezza pianistica di Giovanni Guidi alla chitarra chirurgica di Gabrio Baldacci, fino alla tromba dirompente di Mirco Rubegni; una sezione ritmica generosa con le percussio-ni e un’euforia contagiosa nella dimensione live. La lezione di Sun Ra rimane determinante ma l’ensemble sa affrancarsi dai padri putativi per scommettere sulla propria indipendenza formale: la Cosmic si affida all’imprevedibilità ese-cutiva e alla freschezza delle strutture armoniche. Sul nuovo disco, in agenda per la prossima primavera, Petrella è categorico: «Mai adagiarsi su ciò che può risultare funzionale, perché la ricerca e il rinnovamento sono vitali». Curioso il rapporto con il pubblico: «Quando suono rimango assorto sul fluire della mu-sica e solo nel finale scopro la reazione della platea: spesso la gente salta sulle sedie; più raramente le abbandona».

Alessio Biancucci

Martedì 16 novembreSala Sinopoli, ore 21

Biglietto: 5 euro

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Anno 66° supplemento al n. 11 (720), novembre 2010

Direttore responsabileFilippo Bianchi

VicecaposervizioAlessandro [email protected]

Assistente di redazioneAlessandra [email protected]

Progetto grafi coPier Paolo Pitacco per Cento per Cento, MilanoGraphic designer: Silvia Rappini

Musica Jazz Daily Speciale Roma Jazz Festival

Project leaderFederico Scoppio e Andrea [email protected], [email protected]

EditorAlessandro [email protected]

Hanno collaborato a questo numero: Alessio Biancucci, Antonio Blasi, Luca Civelli.

22publishing s.r.l.

Direzione, redazione, amministrazione: via Morozzo della Rocca 9 • 20123 Milano • tel. 02/87389383 • Distribuzione esclusiva Italia: m-Dis distribuzione media spa • via Cazzaniga 1 • 20132 Milano • tel. 02/2582.1 • fax 02/25825306 • email: [email protected] • stampa: Rotopress International srl, Loreto (An) • Registrazione Tribunale di Milano n. 711 del 1948. sped. in a.p. - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Dcb Milano.

Interviste a cura di Andrea Scaccia e Federico Scoppio, in collaborazione con la redazione della radio. Dal lunedì al venerdì alle ore 10.00, 14.00, 15.45 e 18.15. Sabato e domenica alle ore 10.00, 12.15, 14.00, 17.00 e 18.30. RPDM è la web radio uffi ciale dell’Auditorium di Romawww.auditorium.com/it/web_radio/

Biglietti Roma Jazz FestivalBiglietteria centrale dell’AuditoriumViale Pietro de Coubertin, 30 - 00196 Roma

La biglietteria è aperta tutti i giorni dalle 11 alle 18Nei giorni di spettacolo la bglietteria chiude a inizio evento

ACQUISTI TELEFONICI:Esclusivo per l’Italia Tel. 89.29.82 LIS (Lottomatica Italia Servizi) Tel. 06.06.08 Comune di Roma

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L’œil de l’éléphantDensità e interazione sono gli in-gredienti di uno show che rischia di diventare un’esperienza memo-rabileSe ci dovessimo limitare ai nomi coinvolti, L’œil de l’éléphant sarebbe uno spettacolo da vedere a priori: non c’è dubbio che Michel Portal (sas-sofono, clarinetto), Louis Sclavis (sax soprano), Henri Texier (contrabbasso) e Cristophe Marguet (batteria) siano tra le personalità cardine del jazz europeo (e non solo jazz, data la frequentazione del repertorio accademico da parte di Portal). Aggiungiamo alla lista il nome di Guy Le Querrec – un fotografo che ha reso la propria Leica uno strumento visivamente più rumoroso di qualsiasi orchestra e che al jazz presta il suo obiettivo da tutta una vita (i suoi primi scatti sono londinesi e risalgono agli anni Cinquanta) – e avremo una squadra non solo musicalmente e visivamente ca-librata ma di assoluto interesse culturale. Il Jazz Festival di Roma ci offre l’opportunità di as-sistere per la prima volta in Italia a questo spetta-colo nello spettacolo, in cui le foto di Le Querrec, un poeta dell’immagine (un griot, dice il comunica-to stampa), saranno proiettate su un telo bianco, ai piedi del quale si dislocheranno i musicisti pron-

ti a commentare e interagire. La forza evocativa sarà continuamente rifl essa, respinta e – perché no? – integrata dalla verve dei quattro, accomu-nati, sebbene i percorsi artistici siano differenti, dall’aver attraversato le stagioni dell’improvvisa-zione collettiva (una lezione ancora presente nella musica di Texier e Portal). L’amata Africa si situa alla base del discorso del fotografo (che agli inizi degli anni Settanta ha collaborato con la rivista

Jeune Afrique, oltre a esser stato parte integran-te dei viaggi del trio Romano-Texier-Sclavis in territorio africano) e non sarà facile svincolare il bianco e nero degli scatti dal costante e perpetua-to incedere musicale. Densità e interazione sono gli ingredienti di uno spettacolo che ha tutte le carte in regola per diventare un’esperienza me-morabile.

Luca Civelli

M U S I C A

ORE 21 MERCOLEDÌ 17 NOVEMBRESALA PETRASSI BIGLIETTO: 10 EURO

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LA COLONNA SONORA DI UN RACCONTO DA ASCOLTARE IN BIANCO E NERO

Sousaphonix di Mauro Ottolini presentano in anteprima il materia-le del progetto The Sky Above Braddock. Non lontana da Pittsbur-gh, in Pennsylvania, la cittadina di Braddock è stata per anni ai vertici dell’industria siderurgica statunitense; poi il collasso e il rapidissimo svuotamento. Mario Calabresi ne racconta la storia nel libro La fortuna non esiste: storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi (Mondadori). Anche Ottolini l’ha letto e ne è rimasto così affascinato che ha deciso di scrivere una co-

lonna sonora da sovrapporre alla narrazione, immaginando tutti quei personaggi che vagano in attesa di giudizio nel cielo di Braddock. Non c’è spazio per i reietti e i dimenticati che si scoprono in Suttree di Cormac McCarthy; si trovano invece Glenn Miller, Eddie Lang, King Oliver e gli operai delle fabbriche. Dietro a «The Sky Above Braddock» (CamJazz) c’è un lavoro lungo un anno intero, confezio-nato con i fi occhi e defi nito «la colon-na sonora di un racconto da ascoltare in bianco e nero, perché da un lato c’è la Braddock di ieri e dall’altro quella di oggi». Dalla letteratura alla musica fi no all’artigianato. Una chiacchierata con Altan in occasione della rivisita-zione del celebre album «Rava noir» gli fa venire l’idea di un fumetto. Per-ché non collaborare con il videoartista Hermes Mangialardo? Ottolini vuol rendere questo concept il più multime-diale possibile. Staremo a vedere come e con chi lo svilupperà. È vero come non mai che l’abito non fa il monaco e

che le apparenze ingannano: chi si aspetterebbe che una tale progettualità pos-sa venire dall’anima guascona e giocherellona del trombonista? «Il sessanta per cento del materiale di stasera proviene dal disco». Ottolini & Co serviranno il solito mi-nestrone di stili e generi, in cui tutto è trita-to fi nemente e continuamente mescolato: jazz prebop, free, rock psichedelico e can-zone, il tutto all’insegna del divertimento e dell’ironia. Jeu collectif, dicono i francesi, espressione più che indovinata per la band di Ottolini, animata da capacità d’ascolto e da incessanti cariche di divertimento.

Luca Civelli

Mauro Ottolini: Il cielo sopra Braddock

IGiovedì 18 novembre

Sala Petrassi, ore 21Biglietto: 5 euro

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