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Pregandoci suGocce dal Vangelodi Giovanni-I partepag. 304-£18,00

Brevi pensieri daiversetti dell'evangelistaGimanni

EDITORIALE

POESIA NELLESCUOLE? MEGLIO

SMETTEREDAVIDE RONDONI

E cco la mia proposta:smettiamo di insegnare lapoesia come materia

obbligatoria a scuola. Finite le•elementari lasciamo che diventiuna materia facoltativa,insomma, a scelta. Che diacrediti formativi, punti, voti ocome si chiamano, ma che siascelta dai ragazzi delle Superioriche lo desiderano (e dagliinsegnanti). Così se uno davverola vuole insegnare o impararenon sia obbligato a farlo.Insomma, si ponga la poesia trale scelte invece che tra gliobblighi per i nostri ragazzi.Non è una provocazione,piuttosto è una realissimasupplica, forse un'insurrezione,disarmatissima e ferita. Cosìpotremo tornare a prendercidavvero cura di un patrimoniodi opere e di nomi (passati epresenti) che hanno molto dadirci e che stiamocolpevolmente soffocando traignoranza e disistima. In unarticolo che comparirà sulprossimo numero della rivistaII Mulino", il critico, poeta e

accademico Alberto Bertoni,dedica alcune dense paginette alproblema. Che riassume così:«C'è una spinta infantile allapoesia che, con l'avanzare dellacarriera scolastica e dell'età,svanisce fino a impallidire».Bertoni nota il «venir meno»nella classe docente «dellacoscienza e della cognizionedell'esistenza e della necessità diuna poesia contemporanea,oggi in Italia». Gli insegnantinon conoscono (quasi mai,annoto) un nome di poetaattuale, e così pure dunque iloro alunni che arrivano a farl'università, e magari Lettere,ignorando o deviando versoaltre forme che cattivi maestriindicano come poesia (come fa«con entusiasmo senile» laPivano con De Andre, o altricantanti). Bertoni lamenta chenonostante siano tre milioni gliitaliani che«crivono versi, o chela poesia sia tornataprepotentemente d'interesse inpubbliche letture, pochi migliaiacomprano libri. Dunquenemmeno le professoresse! Ah,le professoresse, ultimobaluardo della poesia... Bertonifa bene, in quella serissima sede,ad alzare il suo pugno. Notapure che mentre le acquisizionidelle scienze recenti sono piùfacilmente assimilate (ma siamosicuri?), non lo sono quelle dellearti contemporanee, anche acausa di una scarsa attenzionedei media a queste ultime. Lepagine sono poche e forse perquesto Bertoni non ha il tempoai aggiungere alla lista deicolpevoli di tale situazione -dove un poco ovviamente faentrare i politici nostrani - idocenti universitari cheformano quelli delle superiori,(si veda il recente testo diTodorov) e anche gli stessi poeti,troppo spesso autoconvinti delloro valore senza sottoporsi anessuna verifica o impegnati nelculto del loro ombelico inveceche in un umile mestiere didiffusori anche della poesiaaltrui. Nonostante tali omissionie la propensione per me unpoco fallace a «misurare» lasalute della poesia in termini dicopie vendute (nemmenoMontale vendeva granché e lapoesia non è un fenomenoeminentemente libresco ma unmix tra scrittura e oralità) leanalisi di Bertoni sono acute,autorevoli e condivisibili. Maallora si alzi la provocazione, lasupplica che insorge. SignoraMinistro, Presidi, signoriProfessori, piantatela diinsegnare male in modoobbligatorio la poesia. Siscardini un sistema, si mettanoin discussione cattedre, siridisegnino, si lascino caderemanuali inutili. Che sia coltivataper scelta, liberamente. Perchédi libertà la poesia è fatta. E dilibertà, nonostante i venticontrari o i limiti di scuole eaccademie, essa sempre vivrà.

SABATO21 MARZO 2009

AGORÀCULTURA 'RELIGIONI 'TEMPO LIBEROSPETTACOLISPORT

I LetteraturaMichelstoedtere Rebora, dialogofra amici

PAGINA

StoriaLonza del Vasto,il GandU cristiano:una biografìa

PftGlNA

SpettacoliBanfi e Toffolo:diamo dignità aglianziani in tv

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SportCiclismo: oggiMilano-SanremoconArmstrong

PAGINA 33

DIALOGHI. Fede e ragione, violenza e libertà: dopo il caso Eluanafaccia a faccia a Padova fra il cardinale Scola e il filosofo Severìno

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La morte contesa '• ' '"?"•

DAL NOSTRO INVIATO A PADOVALUIGI GENINAZZI

Se è vero, come ha scrittoAdomo, che dopo Auschwitznon ha più senso scrivere

poesie, potremmo dire che in Italia,dopo il caso di Eluana Englaro, tuttisiamo costretti a parlare della mortein modo diverso da prima. Forse èfinita la stagione moderna che havoluto rimuovere quel che Eliotchiamava «La Straniera», ma il guaioè che il dibattito è diventato semprepiù confuso. A riportare la questionenell'ambito strettamente filosofico eteologico ci ha pensato l'universitàdi Padova con il convegno «Moriretra ragione e fede: universi cheorientano le pratiche di aiuto»,apertosi ieri con una tavola rotondain cui si sono confrontati il patriarcadi Venezia, cardinale Angelo Scola,ed il filosofo Emanuele Severino. Unincontro culturale d'altissimo livellotra un porporato che ha molto acuore la questione antropologica edun pensatore radicalmente anti-cristiano che però cita spesso ilVangelo. Per il cardinale Scola ilproblema centrale è dato dal«rapporto, a prima vistacontraddittorio, tra libertà e morte».La sua riflessione parte dalladomanda che solitamente il malatofa al medico: «fammi vivere, cioèfammi durare». Ma la durata non èsolo quello che intende l'utopia

II pensatore parmenideo:«L esistenza della vitaaltrui è un arcano,si scontrano due formedi violenza, laicae cattolica». Il patriarcadi Venezia: «La libertànon si riducealla capacità di scelta. C'èun compimento più alto»

salutista, in realtà «la domanda disalute è domanda di salvezza». Inquesto senso la morte, ogni morte,suona sempre come «una condannaa morte».Per Severino non ha senso il grandiscutere di queste settimanesull'inizio e sulla fine della vita, «undibattito dove ci si dimentica chel'esistenza stessa della vita altrui èun grande arcano». Secondo ilfilosofo che ha legato il proprionome alla serrata critica dell'interatradizione metafisica occidentalenon ha senso voler stabilire quandofinisce la vita altrui perché nonsappiamo chi sia «l'altro» (ed ancheper chi lo consideraevangelicamente «il nostroprossimo» è qualcosa di creduto, divoluto, e quindi di discutibile). Edancor meno possiamo parlare dellamorte come annientamento, perchédi questo non facciamo esperienza.Chi conosce gli scritti di questopensatore, complesso e paradossale,non si stupirà di simili affermazioni.

Perentoria la sua conclusione: laragione e la fede si trovanoentrambe accomunate nella visionepessimistica della morte comeannientamento. Il concettocristiano di resurrezione della carneè una metafora del «destino dellaverità» dell'uomo, ma è unametafora sviante perché affermauna seconda creazione e così nega«l'incontrovertibile eternitàdell'essere». Così parlò il Parmenidedel XXI secolo che proprio pochigiorni fa ha compiuto ottant'anni.Nei confronti dell'anzianoprofessore, di cui è stato giovaneallievo alla Cattolica di Milano,Scola si mostra molto deferente. Mapreferisce seguire un'altra strada,quella indicata dal suo vero egrande maestro, il teologo svizzerovon Balthasar, per il quale laresurrezione non è certo unametafora. «Valutata in terminiumani la morte è un puro esemplice passivo venirportato via. La follia delcristianesimo consistenel fare di questoconfine una specie dicentro». Commenta ilpatriarca di Venezia:«Quella di Gesù Cristo èuna forma del tuttospeciale di morte checombatte e vince ilduello con la formacomune, quella dellanostra morte». Ne derivache «libertà e morte nonsi escludono più

reciprocamente». Concettoprovocatorio, in quantol'esperienza del morire sembracoincidere.con l'assolutaimpossibilità di scegliere qualcosad'altro. Ma, spiega il cardinaleScola, «la libertà non si riduce allasemplice capacità di scelta. Ci sonoaltri due elementi essenziali: ladatità de, Ile sue condizioni el'evento assoluto. Nell'atto dellamorte la libertà si lascia alle spallel'imperfetta libertà di scelta perinoltrarsi verso il suo compimento.Nulla più della mia morte chiamain causa la mia libertà. Nessuno mela può sottrarre, neanche l'uomo-bomba che mi sorprendesse deltutto inatteso mentre bevo un caffèal bar».E' chiaro allora che tutte le disputesul fine-vita (eufemismo per nonguardare in faccia la morte) ruotanoattorno al concetto di libertà. Se

viene ridotta a pura e semplice auto-determinazione allora posso anchedecidere delladisponibiM o menodella vita. La lotta che si staingaggiando su questo terreno,secondo Emanuele Severino, non èaltro che «uno scontro tra due formedi violenza», quella che si definiscelaica e quella cattolica. Vincerà il piùforte, non chi ha ragione. Ancheperché, per il filosofo parmenideo,non ce lìia nessuno dei due. Prontala risposta del cardinale: nessunaviolenza, solo una posizione ditranquilla e serena ragionevolezza,quella che «in caso di dubbio,privilegia ilfavor vitae». Invece granparte del dibattito sul fine vita si puòricondurre al concetto, già espressoda Nietzsche, del «risentimento»,cioè l'insopportabilità di fronte asituazioni di terribile limitazione egravita. Un turbamento che, confessail patriarca di Venezia, ha provato lui

stesso pochi giorni favisitando un giovanepadre di tre bambini,malato di Sia e accuditoamorevolmente dallamoglie. Può muoveresolo le palpebresuperiori degli occhi coiquali comunica tramiteun computer.«Eminenza, io sonocontento di vivere», hascritto sullo schermo.Terribile violenza ostraordinariamanifestazione dilibertà? • •

A fianco «La mortedi Seneca» di PeterPaul Rubens •--.,•(Madrid,Museo :•'del Prado;fotoAlinari). Soprail cardinale AngeloScola e il filosofoEmanuele Severino.

Pregandoci suGocce dal Vangelodi Giovanni-ripartepag. 262 - € 18,00

Brevi pensieri daiversetti dell'evangelistaGiovanni

ANZITUTTO

Feste in versida VeronaaSalerno

• Oggi, data sceltadall'Unesco come giornatamondiale della poesia, «Casadella poesia» di Baronissi -Salerno (Via del Convento21/a) inaugura due giorni diriflesisone e confronto sullapoesia. Oggi, in particolare, siparlerà di Allen Ginsberg edella beat-generation. Masono previsti anche altrimomenti significativi: tra imateriali presentati, unpiccolo evento sarà laproiezione del film di RobertFrank e Alfred Leslie, «Pulì MyDaisy» - che fu la pellicona diriferimento del cinemaunderground newyorkesedegli anni '50-, nellatraduzione di RaffaellaMarzano che rida poeticità eaccuratezza filologica al testodi Jack Kerouac. Domani,invece, sarà dedicata aSamuel Beckett, scomparsonel 1989. Sempre per lagiornata mondiale dellapoesia a Verona, nella SalaMaffeiana del Teatrofilarmonico, si dannoappuntamento poeti escrittori per celebrarel'Amazzonia, terra madre delmondo, in collaborazione conla Fao. Partecipano MarciaTheophilo e Andrea Zanzotto.

Esce «Àméricus»,il capolavorodi Ferlinghetti f-

• «Americus», il capolavoro diLawrence Ferlinghetti, esce perla prima volta in Italia, . ••pubblicato dall'editoreInterlinea (a cura di M.Bacigalupo, pagine 104, euro12), in occasione del ..novantesimo compleanno r» 'dell'autore statunitense (24marzo), ultimo esponentedella Beat Generation.Ferlinghetti lancia una«chiamata per il risveglio», ' ;.nella grande tradizione daWhitman a Ezra Pound,un'autobiografia dellacoscienza americana. Un librocome questo potevaconcepirlo soltanto uno spiritolibero e anarchico come quellodi Ferlinghetti, tra ribellione eanticonformismo, anche fratragicità della crisi e tenerezzadisarmante verso la vita.«Americus» (uscito negli StatiUniti nel 2004) è «partedocumentario, parte pubblicaconversazione intima, partepersonale epopea, una non-poesia, una poesia nondeclamata, una storia banale,una invenzione reale, lirica epolitica»: così definisce l'operalo stesso autore, Ferlinghetti,che combina frammenti dicanzoni con parole cheparlano di amore e di odio.

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