In un momento come questo,in cui la nostra organizzazioneè impegnata in un grande
percorso di partecipazione chevede lavoratori, delegati e dirigentisindacali discutere le lineeprogrammatiche che guideranno la Cgilnei prossimi anni, non è mancata unariflessione diffusa e consapevole sucome l’innovazione tecnologica sta cambiando il lavoro. Quella di comegovernare l’innovazione come soggettoattivo, valorizzando il lavoro in questiprocessi, è una delle sfide cheinteresseranno il sindacato nei prossimianni, perciò è importante che questotema sia al centro dei congressi. Si trattadi una riflessione che raccoglie il lavorodegli ultimi due anni, in cui le numerosestrutture della Cgil hanno provato a fare rete per comprendere il lavoro 4.0e per iniziare a costruire gli strumentiper contrattare l’algoritmo. Fino a che la
conferenza di programma di gennaio2018 è stata intitolata a questa sfida:governare l’innovazione, contrattare ladigitalizzazione. In questo è statocentrale il lavoro di disseminazione eriflessione partecipata svolto dall’UfficioLavoro 4.0 e da Idea Diffusa: dallapiattaforma online, con il contributo deisindacalisti e di ricercatori, studiosi emanager, che hanno messo adisposizione della nostra discussione leloro conoscenze sulla materia, fino all’Inserto di Idea Diffusa, ormai alla sua dodicesima uscita. In questo numero proviamo ancora unavolta ad essere strumento per unaelaborazione diffusa raccogliendoproprio le riflessioni che sono emersenei congressi sul tema digitalizzazione e
lavoro 4.0, a partire dalle regioni,che hanno per prime raccolto le riflessioni dai territori, per poi arrivare ai congressi di
categoria che si sono appena conclusi.Ringraziamo i tanti compagni ecompagne che hanno condiviso con noi riflessioni e spunti che mettonoin luce le persistenti criticità di questiprocessi ma che, allo stesso tempo,danno speranza: perché la Cgil èimpegnata in queste sfide,diffusamente e attivamente. Ci vediamo, dunque, a Bari dal 22 al 26gennaio, al congresso nazionale dellaCgil: in questa sede presenteremo ilvolume “Contrattare l’innovazionedigitale”, una cassetta degli attrezzi cheraccoglie la nostra elaborazione permetterla al servizio di chi vuolecontrattare l’algoritmo.
Chiara ManCinicoordinatrice della piattaforma Idea Diffusa
IDEA DIFFUSAINSERTO DI INFORMAZIONE SULLAVORO 4.0 / dicembre 2018
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. MER
LINI
SPECIALE CONGRESSI
RASSEGNA SINDACALE RADIOARTICOLO1
L’innovazione va al congresso
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diangelo SuMMasegretario generale Cgil Basilicata
Abbiamo dinanzi a noi sfidedifficili per il futuro del lavoro. Ilmondo sta ridefinendo i propri
assetti geoeconomici e le collocazionidelle catene del valore con una forzache non si vedeva dalla fine dei grandiconflitti mondiali, eppure il dibattitopolitico italiano non pare all’altezzadelle sfide che sono in campo. Qualecollocazione, quale modello dispecializzazione si vuole imprimere alnostro Paese? Quale futuro vogliamo?Non si tratta di mettersi dalla parte dellavoro o delle macchine, ma di comesalvare e rilanciare il lavoro nel tempodelle nuove macchine. Siamo a unpassaggio cruciale nel quale èessenziale spostare sul terreno delvalore la sfida competitiva.Gli anni già trascorsi di questa crisicertificano la nostra debolezza,abbiamo perso un quarto della capacitàproduttiva, posti di lavoro einvestimenti. E questo non accade certoa causa dell’innovazione, dal momentoche quasi tutte le imprese cessate nonusavano neppure internet. Siamo in
una transizione che è appena iniziata.Questo significa che c’è il tempo percompiere scelte giuste e condivise ingrado di colmare il ritardo: investimentiin innovazione, organizzazione,internalizzazione intelligente,tornando a mettere le risorse nelleimprese e non nella rendita. Significaconsiderare il fattore umano, la personache lavora, la sua creatività eresponsabilità, come la prima ricchezzaintangibile dell’impresa.Per costruire un ambiente favorevoleall’innovazione non basta occuparsisolo di tecnologie. C’è bisogno anche dipolitiche di sostegno sociale,affrontando il tema delle competenzedei lavoratori occupati con un grandepiano formativo per l’inclusionedigitale. Siamo di fronte a un passaggio
nel quale il rapporto tra uomo emacchina, tra umanità e scienza, fratecnologia e lavoro è cambiato e senzaun progetto, senza un governo diquesto processo, si rischia dicompromettere la coesione, a partiredal tema dell'occupazione. È questauna responsabilità storica che vieneaffidata alle forze sociali e politiche. Èevidente, in conclusione, che c’èbisogno di dare un nuovo valore allavoro e all'innovazione non solodefinendo i confini etici, ma indicandoanche i bisogni che si debbonosoddisfare con l’avvento delle nuovetecnologie per definire, a partire da qui,un nuovo compromesso sociale. Perchésarebbe sbagliato contrapporreinnovazione e protezione: le due cosevanno tenute insieme. Si tratta, perdirla con Bruno Trentin, di una strategiadi “partecipazione non subordinata”. �
Rilanciare il lavoronel tempodelle nuove macchine
Investire sulla formazione,difendere il welfare, rafforzarela partecipazione. Ecco i terrenisu cui puntare per cogliere leopportunità positive diIndustria 4.0 e smussare ipossibili contraccolpi negativi
nXII Congresso della Cgil Basilicata,documento politico(https://bit.ly/2QLA4ve)
nRievoluzioneLa Basilicata delle persone (https://bit.ly/2QJjb4y)
SPECIALE CONGRESSI
Orientiamo noi il cambiamento
diraffaele MaMMolitisegretario generale “Area Vasta Centro”(Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia)
Interpretare il cambiamento perorientarlo verso dinamiche diinnovazione capaci di incidere sul
lavoro, sull’occupazione e sull’economianel suo insieme: la quarta rivoluzioneindustriale è già iniziata. E, con essa, lasfida che attende la Cgil: governare iprocessi legati a Impresa 4.0. In unarealtà come la nostra, in cui non vi èpiena consapevolezza delletrasformazioni in atto – e l’industriaincide solo per il 7 per cento del Pil – aottobre 2017 abbiamo promosso unainiziativa molto partecipata allo scopodi anticipare il corso degli eventi: altavolo del sindacato, a Lamezia Terme,abbiamo riunito Svimez, Regione, entilocali, Confindustria e Cgil nazionalenella convinzione che la conoscenzaempirica rappresenti il
CALABRIA
Mai come oggi, nella travagliata storia del Sud, abbiamo avuto a disposizione così tanti strumenti per fare innovazione nel nostro territorio. Ora è giunto il momento di attivarli
BASILICATA
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punto di forza della nostraorganizzazione.Prima di iniziare i lavori, abbiamovisitato le aziende situate nei milleettari pianeggianti di una delle areeindustriali più grandi del Mezzogiorno.E l’esito di questo percorso ci ha portatia una conclusione netta: la quartarivoluzione industriale è l’occasione diun nuovo inizio, un’opportunità per chiè rimasto indietro. Si tratta ora di faresistema nella convinzione che, senzainnovazione, si corra il rischio dimandare fuori mercato anchel’esistente in un’area nella qualeagiscono insediamenti produttivi deidiversi settori: manifatturiero, logistica,telecomunicazioni, call center,agroalimentare, servizi ambientali,produzione di energia da fontirinnovabili. Al nostro congresso,l’approfondimento di questi temi haassunto una dimensione strategicarilevante: partendo dall’esperienzamaturata lungo l’asse Catanzaro-Lamezia, abbiamo costituito l’AreaVasta Centro “Catanzaro-Crotone-Vibo”convinti di dover aggregare anche lepotenzialità esistenti su Crotone e Vibo
Valentia – zone in cui insistono attivitàproduttive importanti unitamente aidue porti che possiedono di per sécaratteristiche strategiche significative– nell’intento di creare una strutturasindacale capace di relazionarsi conuna delle realtà produttive piùimportanti del Meridione (e di incidere,quindi, nella più grande area di liberoscambio nella quale si concentranoimportanti interessi economici,culturali, commerciali e produttivi).Di fronte ai cambiamenti epocali inatto, una grande organizzazione socialecome la nostra deve misurarsi con lacapacità di favorire soluzioni in grado dimigliorare le condizioni di vita e lavorodelle persone che rappresenta. Perquesto ci siamo impegnati a sollecitarel’attivazione degli strumenti esistenti el’utilizzo delle risorse già disponibili percontribuire a innescare i processi diallargamento della base produttiva,economica, sociale, occupazionale. C’è,in Calabria, una batteria di strumenti erisorse mai dispiegata prima nellatravagliata storia del Mezzogiorno. Bastipensare al Master Plan per il Sud, alPatto per la Calabria, a Impresa 4.0, al
Credito di imposta sugli investimenti inricerca e innovazione, all’Apq percontratti di sviluppo, alla Zes. Ecco,basterebbe attivare questi strumentiall’interno di una visione euro-mediterranea per cambiare la Calabriae il Mezzogiorno e superare la visionevetusta con la quale si rivendicanorisorse senza prima utilizzare quelleche già ci sono. In questa direzione,sarebbe utilissimo sollecitare lepartecipate Eni, Anas, Ansaldo Energie,Enel, Saipem, Fs affinché garantiscanouna crescita degli investimenti edell’occupazione. Sicuramente, laconferenza di programma della Cgilprima e il congresso poi, con ildocumento “Il Lavoro è”, insieme allapiattaforme Idea Diffusa rappresentanopunti di riferimento e imprescindibilistrumenti operativi che ci potrannoaiutare. Sta a noi prodigarci per evitareche i processi di innovazione ecambiamento comportino un’ulterioremarginalizzazione delle areeperiferiche. Per quanto ci riguarda, ciattiveremo per favorire questoambizioso orizzonte strategico diopportunità. �
DA PAG. 2 Mammoliti
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digiuliano guiettiPresidente Ires Emilia Romagna
Il triennio che è alle nostre spalle èstato un periodo piuttosto positivoper l’economia regionale emiliano-
romagnola, che, grazie soprattutto alleesportazioni, spinte dalla forte crescitadel commercio mondiale, ha registratoun aumento del Pil attorno all’1,5 percento medio annuo. Un tasso diincremento certo non trascendentale,ma nettamente superiore a quellomedio nazionale e tale da poter ritenerecomunque superata almeno la partepiù dura della grande crisi iniziata nel2007-2008. I dati più recenti sembranoperò indicare già nell’ultima partedell’anno in corso una probabileinversione di tendenza, con previsioni
di nuovo al ribasso in tutta Europa eancor più nel nostro Paese. Permangonoinoltre alcuni fattori critici strutturali,quali l’alto tasso di precarietà delmercato del lavoro, rilevanti squilibri dinatura demografica, generazionale,territoriale e di condizione socio-economica, senza scordare infine unelevato livello di rischio idrogeologico.Lo evidenzia l’ultimo rapporto di IresEmilia-Romagna, appena pubblicato,che come ogni anno analizza iprincipali indicatori del quadro socio-economico regionale. I diversi capitolidi cui si compone spaziano dallademografia all'economia, dall'ambienteal turismo, dal mercato del lavoro allacondizione giovanile e infine allacondizione delle famiglie.
Alta, rispetto al resto d’Italia, la propensione all'innovazione, cheperò è ancora insufficiente se confrontata con la media europea
Tre annipositivi,ma un rallentamento è alle porte
EMILIA ROMAGNA | RICERCA IRES
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4 dicembre 2018
diBruna CoSSeroresponsabile formazione Cgil Roma e Lazio
Tra gli aspetti che caratterizzano lastruttura produttiva italiana,rispetto a quella delle altre
principali economie avanzate, vi è unminore utilizzo di personale qualificato.Nel Lazio, secondo i dati del rapportoBanca d’Italia di giugno 2018, la quota dioccupati in possesso di una laurea si èattestata in media al 26,1% tra il 2012 eil 2016, un valore più contenuto dellamedia Ue-28 (33 %), ma superiore aquello del Centro e alla medianazionale (23 e 20,2%, rispettivamente).Il divario con la media italiana è ilriflesso sia della diversa presenza sulterritorio di persone laureate fra lapopolazione attiva, sia delle scelte delleimprese sulla composizione dellapropria compagine lavorativa.L’indagine Excelsior, condotta sino al
2016 da Unioncamere e ministero delLavoro, indica che la domanda di lavorodelle imprese del Lazio si caratterizzaper la ricerca di livelli di capitale umanorelativamente elevati rispetto al restodel Paese, a causa delle differenze nellacomposizione settoriale edimensionale della struttura produttivadel territorio. Infatti, nella regione è piùelevata la quota di richieste di lavoroproveniente da imprese oltre i 50addetti e da quelle a medio-altatecnologia o intensità di conoscenza,che impiegano mediamentedipendenti con più elevato capitale
umano. Contrattare l’algoritmo è unoslogan e per l’intera organizzazionesignificherà avere, davanti allemodifiche epocali che ci attraversano,atteggiamenti vigili ma anche diproattività, finalizzati a indirizzare almeglio le piattaforme per i futuriscenari. Occorre una contrattazione perlo sviluppo sostenibile e il lavoro,insieme alla capacità di comprendere eincludere tutte le realtà presenti in ognisingolo territorio, quelle che sirivolgono a noi e anche quelle chedobbiamo andare a contattare. Le sfidesono altissime e le competenze, pertutti i livelli di rappresentanza, devonocostantemente essere aggiornate. �
Uno dei fattori che comunquehanno inciso positivamente sulla fasealle spalle è rappresentato sicuramentedalla ripresa degli investimenti, iniziatanel corso del 2015 e poi assestata, nei treanni successivi, su valori prossimi –secondo le stime di Prometeia – al 5 percento di crescita annua. Valoriimportanti, anche se ancorainsufficienti a compensare la cadutaaccumulata negli anni più bui dellacrisi, dal 2009 al 2014.Una parte importante di questi nuoviinvestimenti ha riguardatol’innovazione, infatti sia l’incidenzadella spesa totale in ricerca e svilupporispetto al Pil, sia la quota di personaleequivalente a tempo pieno per milleabitanti addetto a questo macrosettoresono negli ultimi anni in costante esignificativa ascesa. Entrambi questi
indicatori, di fonte Istat, sono tuttaviarelativi solo a fattori di input,riguardano cioè le pre-condizioni chedovrebbero favorire l’emergere di nuoviprodotti e/o processi innovativi, ma nonci dicono nulla su quanto poieffettivamente questo input si traducain innovazione.Per avere qualche indicazione in più sipuò far riferimento al recente rapportodella Commissione europea,Innovation Regional Scoreboard riferitoal 2017, che classifica tutte le regioni dei28 Stati dell'Europa allargata in basealla loro “performance innovativa”. Leregioni italiane risultano tuttecomprese nella fascia medio-bassa, trale quattro che compongono questaparticolare classifica, quella deicosiddetti “innovatori moderati”, undato certo non particolarmente
lusinghiero per il nostro Paese. A suavolta questa fascia è distinta in tregruppi e in questo caso l’Emilia-Romagna si colloca nel gruppo di testainsieme ad altre otto regioni italiane,tutte situate nel centro-nord. Piùprecisamente l'Emilia-Romagna è inquesta graduatoria la seconda, dopo ilFriuli Venezia-Giulia. Insomma, anchein una regione come l'Emilia-Romagna,che pure in quest’anno ha goduto di unandamento decisamente migliore diquello medio nazionale, la propensioneall'innovazione rimane modesta,soprattutto se rapportata a quella delle principali regioni del centro e del nord Europa. �
DA PAG. 3 Guietti
SPECIALE CONGRESSI
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La formazione per contrattarealgoritmo e sviluppo
LAZIO
Davanti alle modifiche epocaliche ci attraversano e alle sfidealtissime che ci attendono,bisogna utilizzare semprepiù personale qualificato
nOsservatorio dell’Economia e del Lavoro in Emilia-Romagna n. 6(https://bit.ly/2PUoWa3)
nPlasmare il futuro: la formazioneper rappresentare e contrattarealgoritmo e sviluppo
(https://bit.ly/2EH8YPE)
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diMarCello SCipioniresponsabile dipartimento innovazione e territorio CdLM Milano
L’Osservatorio sull’innovazionedigitale della Camera del lavoro diMilano è stato istituito un anno fa
per indagare – con il contributo dellecategorie, dei dipartimenti innovazione,mercato del lavoro, degli uffici studi eformazione – sulle conseguenzeprodotte dalla trasformazione digitale. Asupporto del lavoro di inchiesta, è statolanciato un questionario tra i delegatisindacali che per ora ha coinvolto uncampione di imprese checomplessivamente occupano oltre 95mila persone. L'obiettivo è fornirestrumenti adeguati all’azione sindacalee alla contrattazione. Per questo,durante il congresso, è stato redatto undocumento proprio su questi temi. Tra iprimi risultati segnaliamo che ilprocesso di digitalizzazione dei processiproduttivi a Milano marciaspeditamente a prescindere dal pianonazionale Industria 4.0, al quale haattinto risorse solo il 15 per cento circadelle aziende del nostro campione.Nonostante ciò, oltre i tre quarti delleaziende hanno avviato, o proseguito,nell’ultimo biennio azioni diriorganizzazione. Il 45 per cento lo hafatto attraverso il supporto di società diconsulenza. Interessante notare cheoltre la metà utilizza modalità di lavoroda remoto o di smartworking. Per leaziende, il lavoro agile si traduce inriduzione di costi e aumenti diproduttività del 15 per cento. Il 77 percento dei nostri delegati intervistati nelprossimo biennio si attende che ilprocesso di innovazione digitaleproseguirà con impatti diversificatisull’occupazione: per il 37 per centodiminuirà, per il 19 aumenterà, mentre il 44 per cento si aspetta unasostanziale stabilità occupazionale.I sistemi organizzativi sono
fondamentalmente quelli“partecipativi” di derivazione toyotista(lean production e Wcm). Le impresemaggiormente strutturate, che stannointraprendendo lo sforzo di riprogettarela gestione dei processi avvalendosi di architetture digitali integrate, sono quelle che hanno affrontato einserito nel loro modus operandi lafilosofia della lean production. La nuova organizzazione del lavoro sicaratterizza non solo per i cambiamentinei processi produttivi (qualità totale emiglioramento continuo di metodi,strumenti, standard e tecnologie diprocesso; lotta agli sprechi e just in time;polivalenza), ma per quelli nellagestione manageriale delle aziende,che promuove spirito di comunità,adesione ai valori dell’impresa,responsabilizzazione verso il proprio lavoro. Uno dei temi che verrannomaggiormente indagati sarà il rapportotra la crescente digitalizzazione el’organizzazione del lavoro, con messa afuoco del ruolo dei team leader,espressione di un cambiamento nellegerarchie aziendali. Il loro rapporto con irappresentanti sindacali (un Rsu ogni seiteam leader) segnala quello che sarà unodei temi cruciali da affrontare per la Cgil:ripensare le forme della rappresentanzanei luoghi di lavoro e la formazionestrategica dei propri quadri. Per ilsindacato la sfida è ardua. Infatti esso èancora prevalentemente modellato,nelle sue strutture portanti e anche nelleculture, sull’organizzazione del lavorofordista, che aveva almeno il pregio diintegrare il lavoratore in vasti aggregatiproduttivi (la grande fabbrica),favorendone l'acquisizione di unacoscienza collettiva. Ora invece, lacultura organizzativa dominante nelleimprese e nella società è di derivazionetoyotista. Si prova a responsabilizzare illavoratore, ma lo si isola in microgruppi
in continua competizione e in luoghidisparati all'interno di lunghissimefiliere di subfornitura. Nell’epoca del justin time sistemico, la gestione del tempoè strategica. La flessibilità deve esseretotale. È funzionale a questo processo lacrescita del part-time e del lavoro ondemand. Gli orari si articolano e siframmentano tra le varie linee diprodotto. Gli incrementi di produttivitàvengono redistribuiti solo in minimaparte e in modo ineguale al lavoro.Questo ci segnalano i nostri delegati,insieme alle crescenti difficoltà nelcontrattare l’organizzazione del lavoro enella stabilizzazione dei lavoratoriprecari. Inoltre, la formazione specificasulle nuove tecnologie, svolta dal 52 percento delle aziende del campione, vieneprogettata e attuata in due aziende su tresenza il coinvolgimento del sindacato.Si pone dunque il problema di cosa fareper riqualificare l'azione sindacale in uncontesto radicalmente mutato, ma dovel'attenuazione della subordinazionereale del lavoro al comando dell'impresaè solo apparente e nuovi spazipotrebbero dischiudersi allacontrattazione collettiva. Infatti i saperidei lavoratori rimangono centrali anchenel nuovo paradigma. Ma verrannoestratti in modo automatico daidispositivi elettronici e trasformati daalgoritmi in procedure vincolanti? Osaprà il sindacato svilupparecontrattazione, progettazione,formazione congiunta diorganizzazione, tecnologie e livellioccupazionali? Il just in timeinformatizzato è una macchinaraffinata e complessa, ma anchevulnerabile come ci insegnano, adesempio, gli scioperi nella filiera diAmazon. E i recenti walkouts dellelavoratrici e dei lavoratori di Google cimostrano che anche nell’aziendasimbolo del settore hi-tech è possibilel’azione collettiva, la rappresentanzadel lavoro. �
Un osservatoriosull’innovazionedigitale
SPECIALE CONGRESSI
I risultati di un’indaginecondotta tra i delegati,presentati al congresso dellaCamera del lavoro di Milano.L’obiettivo è fornire strumentiadeguati all’azione sindacale e alla contrattazione
LOMBARDIA | MILANO
nOrganizzazione del lavoro e digitalizzazione
(https://bit.ly/2EE5lcu)
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carica il furgone e non indugia un soloistante a percorrere tanta strada, o algestore di fondi che con un clickdetermina il rendimento dei nostrifondi pensione, o all’impiegato che con lo smartworking si gestisce almeglio i tempi di vita e di lavoro. Ma Internet, i big data, l’intelligenzaartificiale, non hanno
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diMarCo Manzottisegretario regionale Cgil Marche
Lo svolgimento del congresso hasicuramente offerto l’opportunitàdi affrontare, nel corso delle sue
diverse fasi, il tema dell’innovazioneintrodotta dalla rivoluzione digitale.Nelle Marche, quando tale opportunità èstata colta, la discussione emersa ha inprimo luogo confermato e reso evidentela trasversalità dell’innovazione 4.0, nonlimitata ai settori industriali ma estesaanche al mondo dei servizi e delterziario. Perciò se n’è parlato incongressi di categorie dell’industria eanche in altri, come in quelli della Filt,della Fisac, o della Filcams. L’altro
aspetto riguarda il merito delladiscussione, prevalentementecaratterizzata da un lato a mettere inrisalto le preoccupazioni per leconseguenze sull’occupazione e sullecondizioni di lavoro; dall’altro aevidenziare i ritardi e la scarsapropensione all’innovazione del sistemaproduttivo marchigiano, anche per laridotta capacità d’investimento, inquanto per la gran parte costituito dapiccole e medie imprese. Forse, in misura minore il dibattito si èsvolto anche su come governare lericadute sul lavoro, non solo neiprocessi, ma nell'intero ciclo delprodotto o del servizio; e su comeorientare verso questo obiettivo lacontrattazione aziendale e di filiera apartire dai temi dell’organizzazione,della formazione e riqualificazioneprofessionale. A fronte di un processod’innovazione così profondo, emergetutta la necessità di accompagnare laconsapevolezza dei suoi possibili rischicon una nuova capacità contrattuale in
azienda e nel territorio. In questo senso,nella regione, una delle recentiesperienze più significative ècertamente quella della CarnjcoopFileni, un’importante azienda diproduzione e lavorazione delle carnibianche che ha portato a termine, conun significativo investimento, il progettodi integrale automazione del repartodella logistica che, fin dal recepimentodell'ordine del cliente, gestisce tutte lefasi dalla produzione alla consegna.Attraverso 108 navette orizzontali e 18ascensori verticali, la merce vienemovimentata su e giù per i sette pianidel nuovo magazzino; ogni singolaconfezione viene personalizzata(marchio, prezzo alla vendita e altreinformazioni sul prodotto) per renderlapronta ad essere sul banco di vendita.Viene quindi riportato al magazzinodove un altro sistema di automazionericompone il pallet in maniera conformealle procedure di scarico e consegna del cliente. Le positive relazioni sindacalinel gruppo hanno consentito, attraversola condivisione di un piano diformazione e riqualificazione, di collocare circa 90 lavoratori – chealtrimenti sarebbero stati in esubero – in altre mansioni all'interno del cicloaziendale, permettendo anche percorsidi crescita professionale. �
Dalla filiera delle carniun esempio da seguireAlla Carnjcoop Fileni è statocompletato un progetto di automazione integrale che ha consentito di formare e ricollocare 90 lavoratori grazie alle buone relazioni industriali
SPECIALE CONGRESSI MARCHE
I due voltidella tecnologia
dipier MaSSiMo pozzisegretario generale Cgil Piemonte
Nel congresso regionale della Cgilil tema della digitalizzazione èriecheggiato ovunque, dalla
relazione introduttiva ai moltiinterventi, compresi quelli del segretarioconfederale Franco Martini (che hachiuso la prima giornata) e del segretariogenerale Susanna Camusso che hatratto le conclusioni. Il tema è statoinserito anche nel documento finale enei materiali del congresso distribuiti aidelegati. Lo scoppio della bolla del 2008ha coinciso con un enorme balzotecnologico. Le app si sviluppanosempre di più e gli stessi giochi sievolvono in piattaforme con le quali
PIEMONTESe ben gestita, l’innovazionepuò aiutare i lavoratori, ma ricordiamoci che non è mai neutrale. Ecco perchéva governata, con lacontrattazione e il dialogo
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persino si lavora. Facciamo i bonifici ealtre operazioni bancarie, ordiniamo lapizza e acquistiamo online, e in questomodo si riducono gli impiegati di bancae aumentano i driver. Cambia il lavoro eaumenta la possibilità tecnologica digestire la flessibilità, nel bene e nel male.E giungiamo così al lavoratore diAmazon, a colui che corre tra gli scaffali,
7dicembre 2018
compensato la perdita di ricchezzaprovocata dalla crisi. Il lavoro creato ècomplessivamente pagato meno. Leimprese hanno compresso i costiabbassando quello del lavoro attraversouna maggiore flessibilità interna e ciòavviene soprattutto nella filiera deiservizi esterni collegati alle imprese.Per essere governate senza produrresconvolgimenti sociali negativi, dunque,queste trasformazioni hanno bisognodel rafforzamento della contrattazione edell’interlocuzione tra i sindacati, leassociazioni d’impresa e i governi.Internet ha grandi potenzialità.Consente risposte inimmaginabili adesempio in medicina, nel recupero delledisabilità funzionali, nella sicurezza
stradale e anche sul lavoro con i sensoriintelligenti che già oggi riempiono lenostre auto e le macchine utensili.Potrebbero eliminare per l’uomo i lavoripiù insalubri e faticosi. Ma la tecnologianon è neutra, lo vediamo oggi nellepiattaforme digitali: può ancheconsentire maggiore sfruttamento, piùcontrolli, una flessibilità esasperata. Perquesto con l’utilizzo di uno slogan ciponiamo un obiettivo che non èirraggiungibile, quello di “contrattarel’algoritmo”. Gli algoritmi già oggicondizionano la nostra vita, il nostrolavoro, i nostri consumi. Solo con ilgoverno di questi cambiamenti sipossono migliorare le condizioni socialie aumentare la qualità della vita,
puntando su una migliore distribuzionedel lavoro, sulla riduzione degli orari cheliberino tempo per gli interessi, sullacultura, sul sociale, anche per ridurre lapiaga delle morti sul lavoro, degliinfortuni e delle malattie professionali.Questa è la frontiera del progresso, altroche “padroni a casa nostra”. �
DA PAG. 6 Pozzi
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SPECIALE CONGRESSI
n Indagine in Piemonte su“Industria 4.0 e il Lavoro”
(https://bit.ly/2R8o2M2)nScheda sulle imprese digitali (https://bit.ly/2EIbJQM)nLa produzione intelligente nei settori manifatturieri in Piemonte (https://bit.ly/2rOCpXi)
“Novità e innovazionistanno cambiando
il mondo e lo cambierannoirreversibilmente. Tuttavia, questa rivoluzionec’è e non si può fermare.Spetta a noi il compito diarginare le deviazioninegative e di sfruttare lepotenzialità attraverso ungoverno vero dei processi.Bisogna essere convinti chela tecnologia non è neutra e ilfuturo dipende sempre dallescelte degli uomininonostante gli algoritmi”.Così Pino Gesmundo,segretario generale CgilPuglia, nella sua relazione
all’ultimo congressoregionale che si è svolto aBari. “Il cambiamento el’innovazione – hasottolineato – creano paura,precarietà, ma anche rabbia.E portano i cittadini aprendere decisioni seguendole proprie emozioni,basandosi meno sullarazionalità”. Non è mancatoun passaggio sui big data:“Sanno tutto di noi e il loroutilizzo spesso è in regime dimonopoli: la strutturazionestessa delle imprese o dellepiattaforme, per dimensionee collocazione geografica aldi sopra e oltre gli Statinazionali, e il loro peso
economico, possonocondizionare le scelte deglistessi Stati, sia sull’economiasua sulla stessa tenutademocratica”. Una delle questioni che piùdeve interessare il sindacatoriguarda i posti di lavoro. “C’èil pericolo che le tecnologieriducano l’occupazione auna velocità maggiorerispetto a quella con cui sicrea nuovo impiego”, osservaGesmundo. “Ma se i processisono irreversibili, allora ilpunto è che bisogna lavorareper governali. Da un lato,dobbiamo pensare a unnuovo sistema diammortizzatori e tutele
sociali; dall’altro, agire perdare una visione positiva, inbase alla quale i robot el’intelligenza artificiale nonsostituiscono gli esseriumani, ma li liberano edanno loro più tempo per séstessi, anche per fare altrilavori, magari più gratificanti.Il punto è capire, insomma,se una piattaforma distruggeil lavoro o può contribuire aumanizzarlo. Capiscol’azzardo, ma dobbiamocimentarci”, ha aggiunto ildirigente sindacale. “Tuttodipende dalla capacità dellepersone, dei leader, delleistituzioni preposte, delleorganizzazioni sociali edatoriali, di saper abbracciaree governare o meno ilcambiamento,comprendendone la suaineludibilità, anzichécombatterlo, governandonela pericolosa transizione. Ilrischio è, e rimane,l’aumento delledisuguaglianze a favore deipotenti della Terra, controcoloro che sono stati troppofrettolosamente definiti glisconfitti dellaglobalizzazione e che oggirischiano di rimaneresconfitti anche dai processidi innovazione”, ha conclusol’esponente Cgil. �
Decidono le persone,non i computer
PUGLIA
Il segretario della CgilPino Gesmundo:“Siamo nel pieno di unatrasformazione cheimplica un nuovo mododi pensare e di fare.In ogni caso, è unprocesso da governare”
n Il Lavoro è: sviluppolavoro ambiente
La relazione del segretario Pino Gesmundo (https://bit.ly/2QGfH2u)
8 dicembre 2018
“Come gestiamo processiinnovativi che forsedistruggono più lavoro di
quanto riescano a crearne in paritempo? Come accompagniamo a unnuovo mestiere coloro che oggi sonoprivi delle conoscenze indispensabili, ecioè oltre il 60 per cento dei lavoratoricensiti come ‘primitivi tecnologici’?”. Suqueste domande si è soffermato ilsegretario generale della Cgil sardaMichele Carrus in un passaggio centraledella relazione al congresso che si èsvolto a Cagliari. “Tra meno di dieci anni– ha fatto notare il sindacalista – oltre il20 per cento delle mansioni oggiconosciute sarà inutile, perché surrogatodai big data, dagli assistenti virtuali, darobot dotati di una sofisticataintelligenza artificiale, dall’internet dellecose sempre più capaci di dialogare tradi esse senza bisogno di una costantemediazione umana. Pensiamo ai droni,alla spedizione delle merci,all’agricoltura di precisione, alladomotica e alla gestione delle utenze;alla manutenzione predittiva, alla realtàaumentata, alla stampatridimensionale; alla meccatronicaapplicata ai presidi sanitari e chirurgici,
oppure anche, semplicemente, agliumanoidi in grado di darti assistenza,pronto soccorso, compagnia”. Il punto è quindi come organizzaremasse crescenti di lavoratori semprepiù individualizzati, iperconnessi nellepiattaforme che ne sfruttanocompetenze e abilità tecnologiche, maproprio per questo spesso più isolatirispetto a tutti gli altri. “Chi e con chi –ha proseguito Carrus – tratterà la lororetribuzione, le regole d’ingaggio, iltempo libero, il diritto alladisconnessione? Quale previdenzadovremo costruire per loro, quali forme
di mutualismo solidale, quale modellodi relazioni industriali e a quale livello dirappresentanza, locale, nazionale,internazionale? Questo scenario cosìproblematico apre questioni enormi pertutte le istituzioni democratiche, ainiziare dalla gestione delle banche dati,dalla sicurezza delle reti e dal tema delleautorità di controllo e delle sanzionidegli usi e comportamenti illeciti”. A suo giudizio, dunque, “gli esiti socialidi questo futuro non sono affattoscontati, ma intanto è molto più vicinodi quanto sembri e in parte è giàpresente. Già vediamo realizzarsi unasempre più marcata polarizzazioneprofessionale tra quanti sono inclusi –in virtù delle proprie competenze – equanti invece restano esclusi, risospintiverso la completa spersonalizzazionedel lavoro e la ripetitività di cicli emansioni guidati dai flussi di dati inmodo tale da far impallidire persino lecatene tayloristiche”. In una parola,“l’evoluzione tecnologica per moltiversi sta riproponendo formeottocentesche di rapporti tra capitale elavoro, sta riportando indietro lelancette della storia di una società e diistituzioni impreparate ad affrontarne egovernarne la rapidità e la pervasività.Dobbiamo essere consapevoli di questanuova dimensione – ha concluso – perrenderci protagonisti del cambiamentoin una direzione più inclusiva edemocratica, rispettosa del lavoro e deidiritti delle persone, piuttosto chesubire il corso degli eventi. È in questoscenario che emerge l’importanzadell’istruzione e della formazioneprofessionale, che è una delle riformeregionali che attendiamo da anni e nonsi è ancora concretizzata”. �
L’importanzadella formazione
Il segretario regionale MicheleCarrus: “Stanno tornandoforme ottocentesche di rapportitra capitale e lavoro. Dobbiamoesserne consapevoli perrenderci protagonisti delcambiamento in una direzionepiù inclusiva e democratica”
nXIV Congresso della Cgil sarda Relazione del segretario generale Michele Carrus (https://bit.ly/2AaXKyN)
SPECIALE CONGRESSI
SARDEGNA
diMoniCa genoveSesegreteria Cgil Sicilia
Perché parlare di quarta rivoluzione industriale, inSicilia, dove alcune delle principali aree industrialicoincidono con le aree di crisi complessa e dove
assistiamo, ogni giorno, alla perdita di lavoro? Perché parlaredi infrastrutturazione immateriale in una regione dove èinsufficiente quella materiale? Perché farlo in un territoriodove finora si è speso più per le politiche passive che perquelle attive, in cui i dati sull’economia e sul lavoro sonodisarmanti e dove prosegue inesorabilmente ladesertificazione industriale? La riposta è che non possiamofar finta di niente: dobbiamo considerare Industria 4.0 un pezzo della rinnovata questione meridionale,nel senso che ove non opportunamente
In una regione dove si fa solo contrattazione difensiva,governare la transizione significherà ridurre leprobabilità che la digitalizzazione del mercato possaprodurre nuove diseguaglianze sociali
La nuovaquestionemeridionale
SICILIA
SEGUEA PAG. 9
9dicembre 2018
governata, può rappresentare un ulteriore fattore didiscriminazione tra Nord e Sud, contribuendo ad accrescerele disuguaglianze tra lavoratori.Industria 4.0 ci consegna uno scenario dove aumenterà iltasso di sostituzione delle persone con le macchine, cresceràla discontinuità lavorativa, dentro al quadro disegnato dalJobs Act, che ha ridotto le protezioni sociali, spingendo sullaflessibilità in uscita. Ecco perché il ruolo della formazionecontinua diventa centrale, perché reale strumento diprotezione sociale, da contrattare e rivendicare qualestrumento di politica attiva. Può bastare il progetto Industria4.0, che così come disegnato ha portato alla concentrazionedella maggior quota di investimenti al Nord, o serve unintervento straordinario dello Stato più incisivo, in una logicaconcertativa e di sistema integrato, tutta da inaugurare? Sono sufficienti questi interventi finanziari e fiscali comevolano degli investimenti privati o serviranno ancheinvestimenti pubblici e misure di stimolo della domanda? Noi pensiamo che sia meglio seguire la seconda strada. In una Regione dove, ormai da troppi anni, si fa contrattazionedifensiva, stretti come siamo tra la necessità di innovazione ela difesa spasmodica dei posti di lavoro, governare la
transizione significherà ridurre le probabilità che ladigitalizzazione del mercato possa produrre nuovedisuguaglianze sociali, discriminando i lavoratori attuali daquelli che verranno, concentrando il potere nelle mani deidetentori di piattaforme che avranno a disposizione dati,tecnologie e profitti, con impatti occupazionali pari a zero.Insomma, alle disuguaglianze esistenti rischia di sommarsiun gap tecnologico strutturale. Allora, sta a noi declinarequesti temi, fare i conti con i processi di innovazione edigitalizzazione (come ci ricorda il documento congressuale Illavoro è) e farli vivere nelle vertenze, nelle rivendicazioni. Nei mesi scorsi abbiamo promosso iniziative seminariali eformative in giro per la Sicilia sugli effetti della quartarivoluzione industriale sul mondo del lavoro. Il nostrocongresso ha sviluppato il passaggio da ‘Laboratorio Sud’ a‘Vertenza Sud’, individuando in Industria 4.0 un pezzo fortedell’azione sindacale dei prossimi anni. Ora, più di prima,dobbiamo provare a progettare un nuovo welfare perredistribuire sicurezza sociale. Perché c’è ancora una grandedomanda di uguaglianza, rappresentanza e sindacato. Ed è suquesti terreni che possiamo e dobbiamo giocare una sfidagrande e appassionante. �
DA PAG. 8 Genovese
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SPECIALE CONGRESSI
difranCo ianeSellisegretario generale Cgil Trentino
I l lavoro è il nostro futuro. È da qui che è partita lanostra riflessione sulla
rivoluzione tecnologicanell'ambito del XIXcongresso della Cgil delTrentino. Digitalizzazione eautomazione sonocambiamenti già in atto, concui dobbiamo confrontarciper gestire le importanticonseguenze che producononel mondo del lavoro.Sarebbe illogico econtroproducente pensareche la soluzione possaessere contrastare le nuovetecnologie. La nostrabattaglia, invece, devemuoversi sul terreno dellaconoscenza e della
formazione continua pertutti i lavoratori. In talequadro la Cgil provinciale halanciato una proposta per ilTrentino dei prossimi anni,un’alleanza per il lavoro eper la conoscenza.Dobbiamo essere sempre piùdeterminati nel pretendereche l’apprendimentopermanente diventi undiritto di ciascun lavoratore,perché è enorme il rischioche la rivoluzionetecnologica divida ancorauna volta i lavoratori eaumenti le disuguaglianze.Sappiamo che ci sonocategorie che dinanzi allenuove tecnologie ricevono,giustamente, dosi massiccedi formazione continua.Altre, invece, nulla. E molto
spesso queste ultime sono isoggetti più a rischio, quelliche per il lavoro che fanno,hanno un’altissimaprobabilità di esseresostituiti con le nuovetecnologie. Se non vogliamoche la rivoluzione trasformiqueste persone più deboli in‘carne da macello’,tagliandole fuori dai processiproduttivi o relegandole soloa ruoli marginali, o peggio,destinandole a diventaresolo destinatari di misureassistenziali, alloradobbiamo batterci condeterminazione, affinché laformazione continua siaveramente un dirittoriconosciuto a tutti. E ciòdeve avvenire dentro i postidi lavoro, quando i lavoratori
sono ancora attivi. Èillusione pensare che chi perdecenni è stato impegnatosempre negli stessi compiti enon ha mai fattoformazione, una voltadisoccupato, possa da ungiorno all’altro acquisirenuove competenze. Così nonfunziona quasi mai. Lenuove tecnologie non sonomai neutrali: potrannodiventare un nuovostrumento di dominio e disottomissione, così comepotranno diventareun’opportunità permigliorare la vita dellepersone. La differenza stanelle proposte, nel confrontoe nel conflitto che sapremomettere in campo pergiocare questa partita. �
Un’alleanza per il lavoroe la conoscenza
TRENTINO
Digitalizzazione e automazione sonocambiamenti già in atto con cui dobbiamoconfrontarci per gestire le importanti conseguenze che generano nel mondo produttivo
10 dicembre 2018
Attivare un nuovo strumento che coordini tre capitolifondamentali: innovazione e
ricerca; mercato del lavoro; crisiaziendali e territoriali. È la propostalanciata alla Regione da VincenzoSgalla, segretario generale della Cgildell’Umbria, nella relazione alcongresso regionale che si è svolto aPerugia lo scorso novembre presso la
Sala dei Notari. “Su innovazione ericerca – ha chiarito l’esponente della Cgil – si potrebbe guardare adesempio all’Emilia Romagna, dove èstata creata una società consortile perl’innovazione e il trasferimentotecnologico, Aster. I suoi soci sono la Regione Emilia Romagna, leuniversità, gli enti di ricerca e i soggettieconomici e sociali regionali”.L’altro modello proposto da Sgalla alla Regione (presente in sala lapresidente Marini) è quello dei parchitecnologici della Toscana: “Anche quil’idea di fondo – ha spiegato Sgalla – èquella di costruire una governanceregionale attraverso una strutturacollegiale permanente con funzioni
consultive, all’interno della qualesiedono i rappresentanti di università,centri di ricerca, parchi scientifici etecnologici, imprese e sindacati”.Quanto alla gestione delle crisiaziendali, il segretario Cgil ha propostoun’unità di crisi permanente sullevertenze, “un luogo di verifica econsultazione dove le istituzioniregionali e territoriali, con le partisociali, possano immaginare soluzioni condivise alle varie situazioni critiche che purtroppocontinueranno a presentarsi”.Infine, sul mercato del lavoro la Cgil hariconosciuto lo sforzo fatto dallaRegione e dall’assessorato competenteper cercare di rilanciare la gestionepubblica: “Rinnovare e riformare icentri per l’impiego ha richiesto unnotevole sforzo collegiale. Ora si trattadi tradurre la teoria in pratica, anche invirtù di un’idea organica dellepotenzialità occupazionali della nostraregione”, ha concluso Sgalla. �
Il segretario Cgil Vincenzo Sgalla:“Seguiamo gli esempi virtuosi che giungono da altri territori.Dobbiamo coordinare tre capitoli:innovazione, mercato del lavoro e gestione delle crisi aziendali”
SPECIALE CONGRESSI
di CHRISTIAN FERRARIsegretario generale Cgil Veneto
I l tema dell’innovazione e delletrasformazioni ha attraversato ilcongresso della Cgil Veneto, le
categorie e le Camere del lavoro hannoapprofondito singoli aspetti a partiredalle relazioni dei segretari generali ocon seminari di approfondimento otavole rotonde. Il documento politicoconclusivo delle assise regionalirappresenta la sintesi di un lavoropreliminare fatto da categorie e Cdl e ha indirizzato l’azione della Cgilveneta per i prossimi quattro anni. Il tema dell’innovazione e delladigitalizzazione e della nostra iniziativaè stato declinato nei vari ambiti, dalla contrattazione alla formazione,dall’impatto nella pubblicaamministrazione alla redistribuzionedella produttività. Ecco allora i principali indirizzi e ambitidi lavoro che caratterizzeranno la nostraazione contrattuale. Anzitutto, rilanciarel’innovazione del sistema produttivoveneto – a partire dai necessariinvestimenti produttivi, in ricerca esviluppo – come scelta strategicaalternativa a quella via bassa allo
sviluppo che, ancor oggi, caratterizzalarga parte del nostro sistema delleimprese; serve un rinnovato ruolocontrattuale – attivo e diretto – sulversante decisivo dell'organizzazionedel lavoro e della produzione. Dobbiamopoi rilanciare la cosiddetta “prima parte”dei contratti: il diritto d’informazione econsultazione, le forme dipartecipazione e codeterminazionediffusa. Ambiti cruciali per esercitareuna vera contrattazione d’anticipo, ingrado di influenzare effettivamentequesti processi. L’altro terreno su cuiqualificare la nostra azione contrattualeè il tema della formazione, in uncontesto in cui le competenze devonosaper tenere il passo dell’evoluzionetecnologica permanente; anche perevitare il cosiddetto mismatching, quelcortocircuito tra obsolescenza dellecompetenze attuali e mancanza diquelle nuove, che si intravvede nelnostro mercato del lavoro.Dobbiamo riorientare la contrattazioneda un’impostazione di comparto a
un’ottica di sito e di filiera, che rispondaa una logica di regolazione coerente conla nuova complessità della strutturaproduttiva. E la nostra forma/strutturadeve rispondere in maniera più coerenteall’evoluzione del lavoro che vogliamoorganizzare e rappresentare. Anche oggi,nel tempo dell’Industria 4.0, si riproponecon forza la questione salariale e lanecessità di redistribuire sia il lavoro cheinevitabilmente si ridurrà, sia l’aumentodella produttività, potenzialmenteenorme. Un aumento che non puòessere appannaggio esclusivodell’impresa, ma che deve tradursi inmeno orario, più salario e, soprattutto,più occupazione. Il Veneto può essere unlaboratorio interessante da questopunto di vista, e noi punteremo a portareal centro dell’agenda politica e socialequesti obiettivi, a partiredall’interlocuzione con le contropartidatoriali e la Regione. �
Una regione laboratorio VENETO
L’innovazione ha attraversato tutta la fase congressuale ed è statadeclinata nei vari ambiti, dalla contrattazione alla formazione,dall’impatto nella Pa alla redistribuzione della produttività
Una propostaconcretaalla Giunta
UMBRIA
nRelazione di Christian Ferrari (https://bit.ly/2PUw71Z)
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diMaSSiMo MenSi, Filcams nazionale
Il 27, 28 e 29 novembre, al teatro Lirickdi Assisi, si è tenuto il XV congressonazionale della Filcams, la più
numerosa categoria di lavoratori attividella Cgil, con quasi 600.000 iscritti. Tregiorni di dibattito e confronto, durante iquali è stato riservato ampio spazio aicambiamenti legati all’innovazionetecnologica, che porteranno a guardarecon occhi diversi al lavoro, tenendo bensalda l’attenzione sui lavoratori. Duetavole rotonde, con ospiti internazionali,su inclusività del lavoro e prospettiveriservate a un territorio in crisi,martoriato dal terremoto. Il primosummit, programmato sui temi del 4.0,si è tenuto nell’ambito della giornatad’apertura ed era intitolato ‘New frontiersfor an inclusive future world of work’.La Filcams è tornata a discutere di
contrattazione, inclusione einnovazione, dopo le diverse iniziative‘The New Order’, avviate nel 2015 conl’evento ‘Contrattazione: contesto,scenari, prospettive’, proseguite nel 2016con ‘Nuove frontiere per l’inclusione’,nel 2017 con ‘Verso Terziario 4.0’ e nel2018 con ‘(Futuro di) contrattazione einclusione’. Nel corso dell’iniziativa, sisono confrontati i rappresentanti deisindacati argentino, brasiliano, francese,italiano, rumeno e spagnolo, con ilcontributo di Uni global unioncommerce, sulle priorità che il sindacatosi deve porre, sullo stato dellacontrattazione e sulle condizioni dellavoro rispetto ai diversi contestinazionali e internazionali.La persistente situazione di crisi, letrasformazioni e i cambiamenti che neiprossimi anni interesseranno il lavoro, ladiffusione dell’e-commerce, le
implicazioni dei processi didigitalizzazione, robotizzazione eautomazione, sono stati tra gliargomenti affrontati, con un inevitabileapprofondimento rispetto agli‘strumenti’ a disposizione del sindacatoper fronteggiare la difficile fase. Daldibattito, animato da lavoratori elavoratrici, sono emersi vari fenomenicollegati al cambiamento del lavoro, inragione dei mutamenti tecnologici:emerge forte l’esigenza che sianogovernati con attenzione e competenza,per evitare che l’organizzazione dellavoro sia demandata ad applicazioniweb o che le macchine soppiantino lapresenza dell’uomo nei luoghi di lavoro.Perciò, la persona e il lavoro devonocontinuare a essere al centro dell’azione sindacale, sempre piùcollettiva e inclusiva. �
Se innovazione farima con inclusione
SPECIALE CONGRESSI
Durante il XV congressonazionale di categoria si èdiscusso di come conciliare 4.0,e-commerce e automazionenell’ambito di una rinnovataorganizzazione del lavoro
FILCAMS
nReport attività 2014-2018 Collettiva. Promuovere l’inclusione rappresentare il cambiamentocostruire il futuro
(https://bit.ly/2ECoFGX)
diBetto aquiloneresponsabile Politiche energetiche Filctem Cgil
Il mondo sta cambiando constraordinaria velocità. La rivoluzionedell'economia digitale sta
riscrivendo il panorama competitivo inqualsiasi settore, non solo quellomanifatturiero. È una forza dirompenteche sempre più rivoluzionerà latecnologia, i processi organizzativi,gestionali e operativi dell'impresa e dellavoro e alimenterà straordinariepossibilità di liberazione del lavoro,soprattutto di quello alienante. ConIndustria 4.0 ci proiettiamo dentro allaquarta rivoluzione industriale.L'aumento della produttività e dellacompetitività impatteràsull’organizzazione aziendale e sullecondizioni dei lavoratori per i quali già
emergono diversi elementi di criticità:la necessità di figure professionali concompetenze diverse da quelle attuali;nuovi modelli organizzativi; laridefinizione di nuovi orari di lavoro e lariduzione dei medesimi; la tutela dellavoro intellettuale e il diritto alladisconnessione, al riposo e alla privacy.Contestualmente, è necessariosegnalare che i processi produttivirischiano tuttavia di essere basati sullasegmentazione in due componenti: laprima rappresentata dai “lavoratori
della conoscenza”, con elevatadotazione di capitale umano, semprepiù indotta a rapporti collaborativi colcapitale, e la seconda costituita dai “lavoratori produttivi” pocoqualificati, esclusi dalla rivoluzionedigitale, esposti alla concorrenza di tutto il mondo, con una prospettivadi contrazione progressiva dei salari e dei diritti.La Filctem, com’è nella sua cultura, èimpegnata attraverso la contrattazionea governare questi processi diinnovazione coniugandoli con i diritti ela tutela delle persone, contrastandoanche le nuove forme di controlloremoto attualmente previste. In questocontesto di profondo cambiamento ènecessario indicare nuove forme dipartecipazione e di
Rafforziamo la partecipazioneFILCTEM
La categoria, com’è nella suacultura, è impegnata attraverso la contrattazione a governare inuovi processi coniugandoli coni diritti e la tutela delle persone
SEGUEA PAG. 12
dicembre 2018
12 dicembre 2018
di Marco Benati, Fillea Cgil
Nelle tre giornate del dibattito alcongresso nazionale della FilleaCgil (3-5 dicembre) molte sono
state le riflessioni nella relazioneintroduttiva, negli interventi e neldocumento politico conclusivo, sulrapporto tra innovazione tecnologica,organizzazione del lavoro e nuovefrontiere del nostro “fare sindacato”. Nelsettore dell’edilizia siamo ancoraall’inizio di una vera e propriainnovazione tecnologica dei materiali,tecniche di costruzione edigitalizzazione, quale ad esempiol’adozione del sistema Bim (Buildinginformation modeling), eppure siamoconsapevoli che nei prossimi anni cisarà una notevole accelerazione versoquesta trasformazione che interesseràprofondamente il modo di lavorare, laformazione, con l’ingresso di nuovefigure professionali. Negli impianti fissidel settore delle costruzioni invecel’innovazione e la digitalizzazione deiprocessi (dalla progettazione allacommercializzazione) è già piùavanzata. Basti pensare, ad esempio, allosviluppo della mass costumizationcheinteressa il settore dell’arredamento.Di fronte a questa profondatrasformazione che interesserà il nostrolavoro, in una società dove l’egemoniadell’impresa è sempre più sostenuta,non possiamo restare subalterni,
rassegnarci ad accettare che la parolainnovazione sia scambiata con la parola“vinca il più forte”; ma bensì la nostrastrategia deve essere quella diconquistare la declinazionedell’innovazione in un modellodemocratico e partecipativo pergovernare i processi, dando una nuovamissione al bilateralismo e allacontrattazione nazionale e aziendale. Come affermato nel documento politicoconclusivo del congresso, la Filleaassume l’innovazione come puntostrategico di rivendicazionecontrattuale, con l’obiettivo disviluppare al massimo alcuni punti.Primo, la battaglia per la creazione di unambiente favorevole all’innovazione(quindi contrasto all’illegalità e al lavoronero, qualificazione dell’impresa,pubblica amministrazione efficiente conla qualificazione delle stazioniappaltanti in chiave industriale,maggiori e migliori e infrastrutturedifendendo e potenziando “Connetterel’Italia”. Secondo punto, una nuovastrategia rivendicativa e contrattuale per
ridistribuire risorse, lavoro e occasioniincontrando i bisogni dei lavoratori (conun’impostazione inclusiva e solidale)dentro nuovi modelli organizzativi e diprocesso (orari e flessibilità, formazionecontinua, sviluppo professionale dellemansioni più orizzontale). Infine,puntare sulla partecipazione attiva edemocratica dei lavoratori anche nellacontrattazione degli investimenti,valutando se non sia necessarioaffiancare alle Rsu anche i comitati divigilanza nei grandi gruppi industriali.Su quest’ultimo punto molto ci hainsegnato la vertenza Italcementi chedopo l’acquisizione (2015) dello stessogruppo italiano da parte della tedescaHeidelberg, ha visto il sindacatoprotagonista per far restare attivo aBergamo l’avanzatissimo centro diricerca mondiale.Nello specifico settore dell’edilizia ilprincipale strumento contrattuale pergestire l’innovazione è una nuovamissione del sistema degli enti bilaterali,mentre per i settori dei materiali eimpianti fissi lo strumento su cui sipunterà particolarmente è lapiattaforma del contratto unico di filiera, il cui obiettivo principale non èquello di ridurre il numero di contratticollettivi, bensì porre alle nostrecontroparti datoriali il tema dellacontrattazione più attenta alletrasformazioni del ciclo produttivo eall’organizzazione del lavoro. �
codeterminazione attraverso ilcoinvolgimento delle organizzazionisindacali nei processi di definizionedegli indirizzi strategici delle imprese,nella ricerca di obiettivi condivisi, nellaindividuazione di modalità e strumentidi partecipazione organizzativa, perfavorire una contrattazione preventiva
sulle condizioni di lavoro. Per questeragioni è necessario rafforzare lenormative sulla partecipazione e sulcoinvolgimento dei lavoratori sullacontrattazione collettiva nazionale e sui protocolli di relazioni industriali nei grandi gruppi, assumendo il tema della formazione e della
riqualificazione professionale nei nuovi processi organizzativi, qualestrumento fondamentale di gestionenei processi di cambiamento. �
DA PAG. 11 Aquilone
SPECIALE CONGRESSI
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Edilizia, prima della rivoluzione
FILLEA
Nel settore siamo solo all’inizio di una vera e propriainnovazione tecnologica di materiali, tecniche dicostruzione e digitalizzazione,che trasformerà profondamenteil modo di lavorare
n Il sindacato e l’industria 4.0(https://bit.ly/2SkbRJr)
13
di elisa GiGliarellidipartimento nazionale merci e logistica Filt
Il congresso nazionale della Filt, cheha avuto luogo il 27 e 28 novembrescorsi a Milano, avrebbe dovuto
affrontare i temi dell'innovazionetecnologica, con una tavola rotondadedicata e scaturita da un progetto diricerca avviato dalla sigla di categoriaassieme alla Fondazione Brodolini. Illutto che ha colpito la federazione deitrasporti della Cgil, ovvero la morte delsegretario generale Alessandro Rocchi,ha portato la categoria a sospendereogni iniziativa prevista. Sospendere, manon annullare, proprio perché il lavoroprodotto è pregevole ed è stato seguito inprima persona da Alessandro.“Nel settembre 2017 – spiegava Rocchinell'introduzione al giornale della Filt –abbiamo deciso di realizzare una ricercasulla logistica 4.0 nei trasporti. Uno degli
obiettivi è stato quello di colmare unalacuna, in quanto poco è stato prodottofino ad oggi in materia, al contrario deisettori manifatturieri, dove nel corsodegli anni si è sviluppata unapubblicistica ricca e articolata. La ricercariguarda porti (anche i casi del Vte diSavona e Genova), interporti e cargoaereo, in particolare Malpensa. Per certiversi, un’iniziativa simile – documentatanel primo numero dell’anno del giornale– si è tenuta il 15 e 16 febbraio 2018 aRoma, insieme all’Etf (Federazioneeuropea dei lavoratori dei trasporti), suuno dei porti attualmente a maggiorautomazione come Rotterdam”.“Lo studio – si legge in quell’editoriale –intende analizzare in che misura lenovità prodotte dall’innovazionetecnologica hanno ricadute nei trasporti,in termini di nozioni, inquadramentiprofessionali, declaratorie, retribuzioni e
poi declinare anche cosa producel’automazione nei nostri settorisull'organizzazione degli orari di lavoro.Un’analisi che guarda anche allacomposizione occupazionale in terminidi genere, part time e appalti. Il reportaffronta un tema molto delicato,peraltro, recentemente assunto daldocumento congressuale dalla Cgil, cheriguarda la sovrapposizione deiperimetri contrattuali, soprattutto nellearee di confine, dove si annidano i rischidi dumping contrattuale. Ulterioriargomenti sono come organizzarel’iniziativa sindacale nellacontrattazione, alla luce degli effettidell’innovazione tecnologica. Inoltre, vi èil tema dei confini tra le filiere e ilcontratto di filiera e si parla dellacapacità d’iniziativa sindacale inmateria di sicurezza sul lavoro, semprealla luce delle novità dell’innovazione”,ha rilevato ancora Rocchi. “L’insieme diquesti argomenti riguardano anche lequestioni delle competenze, degliandamenti occupazionali, in termini diquantità e qualità, proiettati fino aiprossimi cinque anni”, ha conclusol’esponente della Filt. �
La logisticaalle presecon l’innovazione
Industria 4.0 per l’uguaglianza
Un congresso segnato dal lutto che ha colpito la federazione, ovverola morte del segretario generale Alessandro Rocchi. Ecco uno deisuoi ultimi contributi, dedicato proprio alle novità tecnologiche
SPECIALE CONGRESSI FILT
n Il lavoro nei trasporti(https://bit.ly/2SgI5Fo)
di Maurizio Viscionesegretario nazionale Fisac
La rivoluzione digitale riguardasicuramente anche le banche e leassicurazioni in piena fase di
transizione, fortemente colpite daglieffetti della digitalizzazione e
dall’innovazione tecnologica in termini diprocessi produttivi, tipologia dei prodottie servizi, canali di vendita e relazioni con ilavoratori e con la clientela. Basti pensareche per le banche il 2015 è stato l’anno delsorpasso della clientela online su quellatradizionale. Diversi studi
Si legge nell’introduzione dello studio Industria 4.0a cura di Bruno Papignani e Gianni Venturi: “In questimesi abbiamo avviato e sviluppato un confronto sui
temi dell’innovazione digitale coinvolgendo le nostrestrutture regionali e territoriali e, soprattutto, delegati edelegate di imprese più direttamente interessate dai processidi innovazione tecnologica e dell’organizzazione del lavoro.Grandi e medie imprese, distribuite su tutto il territorionazionale, imprese che “offrono” innovazione, che producono le cosiddette tecnologie abilitanti e imprese
che ‘domandano’, che utilizzano le stesse tecnologie.Abbiamo deciso di fare un percorso che ci porterà alcongresso ad aprire una finestra i cui protagonisti saranno idelegati e le delegate nella consapevolezza che la Fiom non si candida a rappresentare soltanto chi vive l’innovazione come un problema e/o una minaccia, ma anche chi dell’innovazione vuol farne un’opportunità non solo per sé, ma per l’insieme della società”.�
Entro il 2020 si prevede la riduzione di circa il 30 per cento degli sportelli.Una delle risposte può essere la contrattazione d’anticipo
Il cambiamento corre veloce
FIOM
SEGUEA PAG. 14
dicembre 2018
n I materiali presentati al congresso (https://bit.ly/2EDiRNb)
FISAC
14 dicembre 2018
sul settore, inoltre, prevedono che letransizioni svolte dalle sole filialibancarie diventeranno marginali conuna conseguente possibile riduzionedegli sportelli di circa il 30 per centoentro il 2020, e in dieci anni latrasformazione del ruolo per circa il 40per cento degli operatori tradizionali.Effetti che riguardano anche la “filiera”produttiva e la possibile ulterioreframmentazione già in atto attraverso leesternalizzazioni (ad esempio a tutto ilmondo dei contact center) e laconcorrenza delle fintech, insurteche deidigital championnel settore dei servizifinanziari e assicurativi. “La Fisac – si legge nel documentopolitico finale dell’11° congresso – ha giàdavanti a sé una serie impegnativa edifficile di banchi di prova e di snodiimportanti in ogni comparto dellacategoria: uniti li affronteremocoerentemente con quanto emerso intutto lo svolgimento della fasecongressuale (dalle assemblee di base
sino al congresso nazionale) e in lineacon quanto condiviso nel documento dicategoria. Gli appuntamentidell’immediato futuro, inoltre, siincroceranno inevitabilmente con iprocessi, già in atto, delladigitalizzazione: la quarta rivoluzioneindustriale interessa trasversalmentetutto il mondo del lavoro e, con impattidi notevole portata, i comparti dove la Fisac esercita la suarappresentanza e la negoziazione, dalleimprese bancarie a quelle assicurative,alle società della riscossione, alla Banca d’Italia e alle authority”. Tali processi avverranno in progressionemolto rapida e la Fisac (che hacominciato le proprie riflessioni già dalseminario di Cervia del 2017), prosegue ildocumento, “dovrà esercitarsi in tutte lesue articolazioni a governarli,individuando soluzioni contrattuali chenon potranno prescinderedall’affermarsi dei principi dellasostenibilità sociale, ambientale ed
economica, impegnandosi a gestire le informazioni e le trattativenei gruppi come nei tavoli dellanegoziazione nazionale, a trasformare lepaure e i timori di esclusione daiprocessi produttivi in opportunità diriqualificazioni professionali e nella creazione di nuovi mestieri,tenendo conto degli impatti che ciò avràsulle persone e sul clima aziendale edella responsabilità sociale d’impresa.Fondamentale sarà, nell’ambito del contratto nazionale, riuscire adefinire opportuni rafforzamenti delle procedure di informativa,confronto e negoziato per la gestione dei processi di digitalizzazione e delleloro ricadute, sviluppando unacontrattazione di anticipo delle nuoveorganizzazioni del lavoro. La Fisac, inoltre, ritiene importanteuna‘cabina di regia nazionale di studio e monitoraggio di tali processidove avere ulteriori eventuali spazi dinegoziazione di settore”. �
DA PAG. 13 Viscione
SPECIALE CONGRESSI
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diMaSSiMiliano D'aleSSioFondazione Metes
L’ industria alimentarerappresenta uno dei principalisettori dell’economia italiana.
Con oltre 61 mila imprese attive, 456mila dipendenti, un fatturato di oltre137 miliardi di euro e un export di 32miliardi di euro, il food&beverage è ilsecondo settore manifatturiero italianocontribuendo per l’8 per cento circa alPil nazionale. Per consolidare questeeccellenti performance, ma anche per superare gli effetti negativi dellacrisi economica del 2008, già da tempole imprese dell’industria alimentareitaliana si stanno attrezzandonell’affrontare la sfida di Industria 4.0. I paradigmi produttivi e diorganizzazione del lavoro si stanno,infatti, profondamente trasformandosotto la spinta delle innovazioniconnesse alla diffusione delletecnologie digitali e dei sistemi diiperconnessione. Chiunque oggi abbial’occasione di visitare uno stabilimentodi una grande industria alimentare sipuò rendere quanto siano divenutepervasive le innovazioni digitali e come si stiano profondamentetrasformando le mansioni e i compititradizionalmente svolti dai lavoratori.In questo contesto la Flai Cgil già
nel 2016 ha incaricato la FondazioneMetes e Nomisma Spa di realizzareil progetto “Industria 4.0: impattosocio-economico sul settoreagroindustriale italiano”. Il dibattitogenerato nell’ambito del convegno dipresentazione dei primi risultati –svoltosi ad aprile 2017 alla presenzadell’allora ministro dello Sviluppoeconomico Carlo Calenda e delsegretario generale della Cgil SusannaCamusso – e gli ulteriori stimoliricevuti nel corso degli incontriformativi, rivolti ai delegati delleprincipali imprese in diverse regioniitaliane, hanno spinto la FondazioneMetes a proseguire in questo sforzo diricerca anche nel corso del 2018. Ilfrutto di questo lavoro si èconcretizzato nel volume “Industria
4.0. Il valore lavoro nel settorealimentare tra qualità, innovazione etutela dei diritti” distribuito ai delegatie agli ospiti che hanno partecipato alVII congresso della categoria svoltosidal 10 al 12 dicembre a Roma.Il dossier, oltre a presentare i risultatidefinitivi della ricerca realizzata daNomisma Spa e da Fondazione Metesper monitorare la diffusione delletecnologie digitali nell’industriaalimentare, realizzata coinvolgendocirca 800 imprese del settore, dà spazioa specifici approfondimenti chemettono a confronto diverseesperienze su scala europea nei sistemi agroalimentari e analizzanogli impatti della rivoluzione digitale(è possibile riceverlo formulandouna richiesta all’[email protected]). Un contributoconoscitivo di analisi messo adisposizione delle istituzioni, delmondo della ricerca e del sindacato conl’obiettivo di rilanciare il confronto sui temi e sugli impatti di industria 4.0sul mondo del lavoro.�
Come cambial’industria alimentareI risultati di una ricerca realizzatadalla Fondazione Metes e da Nomisma Spa presentati in un volume al congresso della sigla di categoria
FLAI
15dicembre 2018
dienzo BernarDoFp Cgil nazionale
Al congresso della Fp Cgil il temadella digitalizzazione è statoaffrontato nel “Piano
straordinario per l’occupazione nellepubbliche amministrazioni”. Inparticolare, nell’ultimo capitolo dellaricerca – curata da Marta Fana e dallaFondazione Di Vittorio – si prendono inesame alcuni indicatori in un’otticacomparata a livello europeo e nella zonaOcse, che hanno dato luogo a una seriedi riflessioni. La quota maggioredell’occupazione pubblica si registra neipaesi scandinavi, con oltre il 30 per centocontro una media Ocse stabile attorno al
18 per cento nei tre anni considerati(2007, 2009 e 2015). L’Italia si posiziona ametà classifica tra i paesi sotto la media,con una percentuale del 13,6. Ma le cosevanno ancora peggio quando si guardaalla distribuzione per classi d’età: qui ilnostro Paese primeggia per la scarsapercentuale di under 34 sul totale deglioccupati nel settore pubblico, appena il 2per cento contro una media Ocse del 18.Superiore alla media è invece la quotadegli over 55 (45 per cento contro il 24).Un dato che inevitabilmente porta consé una pluralità di osservazioni. “Se è vero – si legge nel dossier – che ilblocco del turnover ha esacerbatoquesta sproporzione anagrafica
all’interno del settore pubblico, gli effetti che da qui possono derivaresono fortemente negativi sulladinamicità stessa del settore,rendendolo più vulnerabile e menoadattabile ai cambiamenti e alletrasformazioni che stannoattraversando la società. Infatti, unaforza lavoro in costante invecchiamentosi pone in contraddizione con l’obiettivodi digitalizzazione delle funzioni e lapossibilità di adottare strategie digoverno fondate sulla digitalizzazionedelle informazioni. Ciò non in quantolavoratori meno giovani non possanoaccedere alle competenze necessarieper affrontare tali cambiamenti. Infatti,mantenendo questa distribuzione, idiversi livelli istituzionali dovrebberoaffrontare ingenti costi di formazione,monetari, organizzativi e strategici. Alcontrario, l’assunzione di lavoratorigiovani e dotati di un’adattabilità aldigitale sicuramente superiorepotrebbero risultare una scelta nonsoltanto più efficace, ma anche piùefficiente per l’intero settore”. �
Se il pubblico nonassume i giovani
SPECIALE CONGRESSI
In Italia la quota di under 34 è ferma al 2 per cento, la più bassa tra ipaesi dell’area Ocse. Ma una forza lavoro in costante invecchiamentoè in contraddizione con l’obiettivo della digitalizzazione
FUNZIONE PUBBLICA
nCongresso Fp: Rapporto sul lavoropubblico, dipendenti pubblicipochi e anziani
(https://bit.ly/2A4zKNV)
Imutamenti tecnologici cheriguardano il 5G e la costruzione dellarete fissa Ngn (Next generation network)
daranno una spinta irreversibile alcambiamento, non solo nel nostrosettore di riferimento. Tecnicamente, ilsegnale in 5G verrà trasmesso tramiteun sistema di celle e antenne che nonutilizzerà la fibra ottica. Ma la diffusionedella fibra nelle cosiddette aree “bianche”(quelle a fallimento di mercato, nellequali il grosso dell’investimento saràsostenuto da finanziamenti pubblici),creerà i presupposti per un progressivosuperamento del digital divide almenoda un punto di vista infrastrutturale. Nelfrattempo si va delineando un quadro disemplificazione societaria delle torritrasmissive del segnale televisivo conprocessi di dismissione di società da
parte di alcuni gruppi e possibilecostituzione, a tendere, di un soggettounico. È evidente dunque che vi sarà unarivoluzione in termini di velocità equantità di dati trasmessi che cambieràla connotazione delle Tlc per comel’abbiamo vista sino ad oggi. Tra le priorità del congresso Slc ci sono latutela del diritto d’autore e dellaproprietà intellettuale, la correttaremunerazione degli autori di contenutidigitali, la certificazione delle fonti
immesse su piattaforme digitali. Ingenerale, l’azione sindacale deveincentrarsi sulle innovazioni di processoe di prodotto, con una particolareattenzione a produzione culturale,ideazione autoriale, libertà e diffusionedei contenuti artistici, giustaremunerazione del lavoro, puntandosulla centralità della produzioneculturale nel sistema Paese. Vannodunque seguite politiche per ricomporree attualizzare i contratti nazionali e perprevedere strumenti che consentano diesercitare la contrattazione d’anticipo. Inquesto quadro è sempre attuale ilragionamento sui contratti di filiera, apartire dal settore industriale. L’altroauspicio è un rapido superamento deiCcl (i contratti collettivi di lavoro diprimo livello che hanno SEGUEA PAG. 16
L’impatto del 5Ge della rete fissa superveloce
SLC
La rivoluzione in termini di velocità e quantità di datitrasmessi cambierà radicalmenteil nostro settore. Indispensabile,dunque, intervenire sui contratti nazionali
vigenza in singole grandi aziende e valore di contratti nazionali) presenti in categoria, come primo passoverso i contratti di settore e quindi difiliera. È dunque indispensabile, alla luce della pervasività orizzontaledelle nuove tecnologie, iniziare unpercorso di rivisitazione degli attualiperimetri contrattuali.La categoria chiede poi un’attenzionespecifica al gruppo Poste italiane, checostituisce oggi la conglomerata piùesposta in tutti i suoi settoriall’innovazione: credito, logistica,telefonia mobile virtuale, sicurezzainformatica, gestione di dati privati e
pubblici. Coerentemente con questoragionamento, il contratto collettivonazionale dovrà allargare la suacopertura includendo tutte le forme dilavoro che questa trasformazionetecnologica produce, nell’ottica disuperare l’attuale dualismo del mercatodel lavoro e ricondurre i diritti in capoalle persone e non alle forme contrattuali. Nell’ottica di una necessaria nuovaarchitettura con perimetri più larghi, laprima parte dei contratti va rivista erafforzata sul tema dell’informazione –oggi troppo generico – che dovrebbeprevedere uno stringente diritto dipreventiva conoscenza delle strategie di
settore e, a livello aziendale, una precisadeclinazione delle linee di investimentoe dei modelli organizzativi. Inquest’ottica va quindi ridisegnata unanuova bilateralità partecipativa ecodeterminante. Si possono mutuare oadattare esperienze già presenti incategoria, specie in tema di formazione.Ad esempio il modello Enipg, diderivazione contrattuale e oggiriproposto per il settore audiovisivo,potrebbe essere esteso e/o adattato allealtre filiere produttive. In generale,l’intero sistema va affinato e consideratonodale nell’ottica di una concetto didemocrazia partecipativa. �
DA PAG. 15 Slc
SPECIALE CONGRESSI
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16 dicembre 2018
diMatteo gaDDiFondazione Claudio Sabattini
Le ricerche condotte da parte di chiscrive, da solo o assieme ad altri,negli ultimi due anni sull'impatto
di Industria 4.0 sul lavoro in Veneto,Piemonte, Milano, Reggio Emilia eBologna, per un totale di 80 aziende,consentono di tratteggiare alcune delleprincipali risultanze. Gli studi, presentatiai congressi dei territori coinvolti, hanno riguardato oltre al settoremetalmeccanico anche il chimico, letelecomunicazioni, l’informatico, lalogistica, il cartaio-cartotecnico.
Maggiori possibilità didelocalizzazione.A livellointernazionale, l’integrazione deimercati mondiali e la liberalizzazionedegli scambi e dei movimenti di capitalehanno disintegrato i processi produttivi:le imprese possono combinare attivitàrealizzate nel proprio Paese con altrerealizzate all’estero, valutando laprofittabilità di esternalizzare edelocalizzare parti significative delprocesso produttivo. In genere, ad essere
delocalizzata nei paesi a basso costo dellavoro è la produzione di parti ecomponenti, che vengonosuccessivamente reimportate eutilizzate per la realizzazione delprodotto finito. Uno degli obiettiviprincipali di Industria 4.0 è la creazionedi smart chains, attraversol’integrazione orizzontale di tutta lacatena. Strumenti chiave per ilraggiungimento di questi obiettivi sonol’Industrial Internet of Things (Iiot), ilCyber Physical System (Cps) e software(Sap, Erp, Mes, ecc.) che programmano eimplementano la gestione delle risorse edei processi produttivi. Grazie alle nuovetecnologie, quindi, la pianificazionedella produzione, la schedulazione dellesingole attività, la trasmissione di ordinie il controllo/monitoraggio degli stati diavanzamento saranno possibili intempo reale tra stabilimentigeograficamente dispersi, anchecollocati in paesi diversi. I Cps, infatti,generano un’enorme quantità di dati(big data) utilizzati in tempo reale: ilmonitoraggio dettagliato consentirà didocumentare le fasi di lavorazione per
verificare se le condizioni contrattualitra imprese clienti e fornitrici sianorispettate o meno. I singoli passaggi deiprocessi produttivi saranno tracciati inogni momento, e l’uso dei daticonsentirà di ottenere un feedback delfunzionamento dell’intera catena. Insintesi, quindi, anziché a un improbabileback-shoring, potremmo assistere aun'ulteriore ondata di delocalizzazioniall’estero di fasi di attività.
Impatti occupazionali. Le strategie delleaziende sembrano essere concentratesull’aumento della produzione e dellaproduttività, senza procedere a nuoveassunzioni. In altre parole Industria 4.0potrebbe consentire di aumentare laproduzione senza corrispondentementeaumentare i livelli occupazionali.Questo significa che le aziende nonfaranno nuove assunzioni perfronteggiare il turnover, nemmeno inpresenza di prospettive di crescita. Ilfenomeno sembra in linea con i trendgenerali del capitalismo associati alprogresso tecnologico, che in ultimaanalisi risulta sempre
RICERCA FONDAZIONE SABATTINI
Nonostante la retorica sulla riqualificazione,l’innovazione sta portandoconseguenze negative seguardiamo gli aspetti relativiall’informatizzazione dei processi produttivi.I risultati presentati ai congressidi Veneto, Piemonte, Milano,Reggio Emilia e Bologna
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Ma i lavoratorisono esclusi
labour saving (a risparmio dimanodopera). L’introduzione dimacchine di nuova generazione(connesse, intelligenti ecc.) è ancheassociata al fatto che i lavoratori sonopassati dal gestire una singola macchinaa gestirne molte contemporaneamente(versatilità, flessibilità). La principalefonte di disoccupazione associata aIndustria 4.0 sembra essere connessa alfatto che le nuove tecnologie hanno loscopo di rendere più semplice leanproductione coordinamento della supplychain, anche nel caso di networkgeograficamente frammentati. Ciòsignifica che Industria 4.0 renderà moltopiù semplici le esternalizzazioni, e inparticolare le delocalizzazioni. Per quantoriguarda il lavoro d’ufficio e la logistica, aseguito della conclusione di questericerche appare opportuno uno studiodedicato, dal momento che Industria 4.0riguarda, e riguarderà sempre di più nelfuturo, anche questi ambiti.
Riduzione dei tempi.Secondo quantoemerge dalle ricerche, i tempi e i ritmi dilavoro sono sensibilmente peggiorati peri lavoratori, con un’intensificazione dellaprestazione e una riduzione dei tempi diciascuna operazione. Questicambiamenti non sono dovuti alla meraintroduzione di nuove tecnologie, mapiuttosto all’implementazione di nuovimodelli di business (tra cui la leanproduction), strettamente determinatidalle condizioni di mercato. La tecnologiaè stata utilizzata per supportare talimodelli di business, rendendo possibileuna diversa organizzazione del lavoroattraverso la riduzione dei tempi el’intensificazione dei ritmi. Uno degliobiettivi dei progetti Industria 4.0 èl’incremento della produttività, inparticolare attraverso una marcatariduzione dei tempi non solo dellesingole operazioni, ma del processoproduttivo nel suo insieme. Ridurre itempi operativi è una precondizione perla piena implementazione di modelliorganizzativi come lean production,just-in-time (o just-in-sequence) e Wcm.I tempi di evasione degli ordini sonodiventati sempre più stringenti,vincolanti e imprevedibili, influenzandopesantemente tempi e programmi dilavoro. Per questa ragione, una serie distrumenti software hanno acquisitoun’importanza cruciale. La registrazionedei tempi non interessa solo le singoleoperazioni, ma l’intero ciclo produttivo
(dall’acquisizione degli ordini allarelativa consegna). Slogan come‘fabbrica trasparente’ o ‘brilliant factory’derivano proprio dall’esigenza delleaziende di monitorare il progresso diciascuna singola fase in tempo reale, inogni singola postazione.
Controllo delle prestazioni di lavoro.L’intensificazione dei carichi di lavoro èstata resa possibile da tecnologie ingrado di tracciare l’inizio e la fine di ognisingola operazione: i dati relativi allestesse sono registrati, raccolti emonitorati grazie ai sistemi informatici,anche in remoto. Tale controllo puòessere realizzato incrociando i codici abarre associati ai lavoratori (Id badge),alle macchine che conducono, al lotto inproduzione, e alle specifichecomponenti in fase di lavorazione.In questo modo, le aziende possonoraggiungere degli ulteriori obiettivi:calcolare i costi di produzione; calcolareil costo di ciascun lavoratore; decidere seesternalizzare o meno una certa faseproduttiva. Attraverso questi sistemi dicontrollo, le aziende possono compararei costi interni con i prezzi praticati daeventuali fornitori esterni: si crea cosìuna competizione tra lavoratori internied esterni, determinando una fortepressione sui dipendenti.
Relazione uomo-macchina.Nonostante la retorica di Industria 4.0circa la riqualificazione dei lavoratori, lenostre ricerche suggeriscono piuttostoche i lavoratori sono sempre più esclusida questo processo di innovazione. Taleesclusione riguarda tutti gli aspettirelativi all’informatizzazione deiprocessi produttivi. L’elaborazione disoftware e programmi è di competenzadei reparti di programmazione e diingegneria e, in alcuni casi, tale servizioviene svolto dalle aziende cheforniscono macchine ed impianti. Dopoessere stati programmati, gli script(programmi macchina) non sonocaricati dai lavoratori che operano sullamacchina, ma direttamente daiprogrammatori o dai dipartimenti diingegneria, anche da remoto. Una voltacaricati, i programmi non sono semprelanciati dai lavoratori: in alcuni casi, lascelta del programma da richiamare è dicompetenza del capo reparto o delresponsabile di produzione; in altri casi,sono lanciati automaticamenteattraverso lettori ottici grazie ai codici a
barre associati al lotto di produzione,che a loro volta sono associati a ‘ricette’particolari. Il fatto che i lavoratori nonconoscano il funzionamento dellemacchine è una potenziale fonteaggiuntiva di alienazione: leinformazioni, i dati, i programmiattraverso cui opera il sistema sonototalmente sconosciuti. L’utilizzo distrumenti e macchine più avanzati(dispositivi connessi, dispositiviintelligenti, ecc.), quindi, non implicanecessariamente competenze di livellosuperiore per i lavoratori; al contrario, lemansioni possono persino diventare piùsemplici e povere. L’introduzione dirobot e macchine programmabili nonsempre migliora sempre le condizioni dilavoro; al contrario, nella maggior partedei casi i lavoratori sono molto piùvincolati dalle macchine che in passato.Nemmeno programmabilità,connettività, flessibilità, e maggioreautomazione implicano unmiglioramento delle condizioni dilavoro; al contrario, le aziende possonosfruttare la maggiore autonomia dellemacchine per spingere verso unmaggior grado di saturazione, con ilavoratori costretti a condurre più di unamacchina per volta. Poiché tempi emetodi di lavoro dipendono dallemacchine e dai software, non c’è piùalcun controllo umano sui lavoratori:una persona incaricata di controllare ilavoratori può essere criticata o messa indiscussione, può commettere errori, e ilavoratori possono negoziare. Macchinee software, invece, vengono presentaticome incontestabili. �
DA PAG. 16 Gaddi
SPECIALE CONGRESSI
n Industria 4.0 in salsa piemontese (https://bit.ly/2EFQ5eO)n Il report su Reggio Emilia (https://bit.ly/2PUR0KG)nPrefazione alla ricerca sul Veneto (https://bit.ly/2V5SRAb)
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Direttore responsabile Guido Ioccainserto a cura di Maurizio Minnucci
editore Edit. Coop. società cooperativa di giornalisti,Via delle Quattro Fontane, 109 - 00184 Roma
Reg. Trib. di Roma n. 13101 del 28/11/1969Proprietà della testata Ediesse Srl
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a cura di Chiara ManciniUfficio Progetto Lavoro 4.0, Cgil nazionale
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IDEA DIFFUSA
17dicembre 2018
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