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Per capire l’importanza non solo religiosa, ma anche civile ed economica per il

popolo foriano rivestita dalla Chiesa di Santa Maria di Loreto, basta dare uno sguardo

ai documenti del suo archivio, in parte visibili presso l’annesso Museo. Nonostante le

perdite subite nel corso dei secoli, a causa delle quali non è stato possibile trovare

documenti risalenti all’epoca di fondazione della Chiesa, all’interno di questo

archivio è possibile leggere comunque dei numerosi affari gestiti dalla confraternita

legata alla Chiesa stessa. Tra i documenti, tutti appartenenti ai secoli dal XVI al XX,

troviamo: elenchi di confratelli; registri contabili; carte del cimitero e dell’ospedale;

opuscoli di vertenze tra le Parrocchie di Forio e il Comune (tra il 1879 e il 1899);

manoscritti corali del secolo XVIII, tra cui due messali di canti gregoriani; alcune

pergamene di vari papi con provvedimenti inerenti la Chiesa, o la concessione di

indulgenze per chi frequentava la messa in giorni particolari. Oltre a questi originali,

bisogna aggiungere altri documenti pervenuti in copia o comunque trasmessi: un atto

di papa Alessandro VI del 15 aprile 1500, transunto ne L’epitome de’ privilegi di

Giuseppe Capuano, dove si conferma l’istituzione della confraternita e il diritto di

patronato sulla chiesa ai laici; copia della concessione fatta da papa Gregorio XIV il

13 dicembre 1590 ai pescatori, di esercitare il diritto di pesca anche nei giorni festivi

nel tratto di mare compreso tra San Montano e Sant’Angelo, purché la quarta parte

del pescato fosse devoluta in beneficio della Chiesa e dell’annesso ospedale,

all’epoca in costruzione; infine, la notizia, copia di una pergamena che costituiva la

copertina di un protocollo del 1785, della minaccia di scomunica da parte di papa Pio

V del 3 gennaio 1567, riportata integralmente in un atto del vescovo Fabio Polverino

del 25 settembre 1568, per chi aveva rubato le suppellettili e le carte dell’archivio

della Chiesa di Santa Maria di Loreto che si trovavano sul Castello d’Ischia per

difenderle dalle incursioni dei pirati. Queste ultime, molto probabilmente, dovevano

contenere i documenti relativi alla costruzione della Chiesa, andati perduti.

Dalla lettura dei documenti dell’archivio è stato possibile ricostruire le vicende di un

intero paese: vi è testimoniata l’attività degli artisti isolani che gravitavano nell’orbita

della Chiesa, e, tra questi, il foriano Cesare Calise; vi sono annotate le spese

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effettuate non solo per la Chiesa di Santa Maria di Loreto, ma anche quelle per le sue

tre chiese “grancie”: San Sebastiano, San Rocco, che doveva trovarsi sulla spiaggia di

Forio ai piedi del Torrione, e San Nicola da Tolentino, che lo storico isolano

Giuseppe D’Ascia faceva direttamente coincidere con Santa Maria di Loreto, senza

però darne prova certa. Molto ancora riserva lo studio di questi documenti, ma è certo

finora il ruolo assolutamente centrale della Chiesa di Santa Maria di Loreto nel

panorama foriano.