Perché si è sempre sentito parlare poco delle donne artista?
•concezione romantica e idealista dell’arte da Vasari in poi: l’arte ha quasi una natura miracolosa e astorica, rendendo l’artista un eroe; la donna doveva essere l’angelo del focolare, esempio di abnegazione, regolarità e sacrificio di sé
• pregiudizio conservatore secondo cui “per natura” l’intelligenza e la sensibilità femminili sarebbero poco adatte alla produzione artistica
• le belle arti erano in mano agli uomini e l’iconografia più ricorrente era il nudo. Nudo femminile, che ha contribuito ad alimentare l’ideologia della donna-oggetto, sessualmente disponibile, debole e passiva ideologia che ha condizionato artisti, “colleghe” e pubblico, facendo esistere solo due possibilità: identificarsi col
punto di vista maschile
identificarsi con l’oggetto del desiderio
• fino al 1893 le donne NON erano ammesse all’accademia reale londinese
• premi e facilitazioni accademiche riservati solo ai maschi
• le donne non potevano frequentare locali notturni, ambigui, camerini o retrobotteghe. Il rischio era di farsi una cattivo nome, diventare una figura poco raccomandabile ed essere quindi escluse dalle gioie famigliari, dalla maternità e dalle relazioni sociali
• le artiste erano poche e gli erano concessi solo generi artistici “minori” (fiori, ritratti, nature morte), che finivano col relegare la loro produzione in ambito amatoriale (per le aristocratiche era un hobby)
• l’uomo poteva essere un genio, avere talento o essere un fallito; la donna invece poteva solo essere un genio o rientrare nella massa indistinta, non degna di nota
La Storia dell’arte del ‘900 opera
un’inspiegabile eliminazione delle donne
artista. Perché?
Il tratto femminile rende la donna incapace di grande arte, quindi meno dotata di talento, dunque non meritevole di ricordo.
I generi artistici redditizi che le donne avevano frequentato durante l’800 sono svalutati dalla critica modernista.
Il narratore della storia, della letteratura e della critica d’arte è stato sempre un uomo, perché è l’unico genere in grado di legittimare la storia.
Marietta Robusti (Venezia 1554 – 1590)
Autoritratto, Madrid, Prado
Autoritratto, 1580, Firenze, Uffizi
Artemisia Gentileschi (Roma 1597 – Napoli 1652)
Autoritratto in veste di Pittura, 1638, Londra, Kensington Palace
Angelica Kauffmann (Coira, 1741 – Roma, 1807)
Autoritratto, 1787, Firenze, Uffizi
Autoritratto, 1785, San Pietroburgo, Ermitage
Johan Zoffany, Ritratto dei fondatori della Royal Academy, 1771-72, Londra, Buckingham Palace
Angelica Kauffmann
Mary Moser
Ritratto di negra, 1800, Parigi, Louvre
Raffaello, Fornarina, Roma, Galleria Nazionale d'Arte
Antica
ROSA BONHEUR (1822 Bordeaux -1899 Thomery)
E.L.Dubufe, Rosa Bonheur con un toro, 1857, Versaille, Reggia Versaille Rosa Bonheur nel suo giardino 1885
BERTHE MORISOT (Bourges 1841 – Parigi 1895)
Manet, Ritratto di Berthe Morisot, 1872, Parigi, Musee d’Orsay
EVA GONZALES (Parigi 1849 - 1883)
Edouard Manet, Eva Gonzales, 1870, National Gallery
Il risveglio, 1877-78, Brema, Kunsthalle
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