Pedagogia speciale
Che cosa è…
La pedagogia speciale è un ambito di ricerca della pedagogia.
Il suo campo di indagine riguarda la disabilità. Un particolare aspetto della relazione educativa, ossia quello che riguarda individui con disabilità, che necessitano, per
questo, di risposte ai loro bisogni educativi
Alcuni aspetti introduttivi
Concetto di disabilità
La disabilità è un concetto in evoluzione, spesso il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che
impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società sulla base dell’uguaglianza con gli altri (OMS, 2007 – Convezione ONU dei Diritti delle Persone
con Disabilità).
Alcuni aspetti introduttivi
Concetto di disabilità
Vi possono essere 3 tipologie di disabilità:
Fisica
Cognitiva
Sensoriale
Alcuni aspetti introduttivi
Concetti di menomazione ed handicap
Una menomazione è un problema che riguarda la funzionalità o la struttura del corpo. E’ causa di una o più difficoltà incontrate dall’individuo nell' esecuzione di
un compito o un'azione.
L’handicap può essere indicato come lo svantaggio vissuto da una persona a seguito di una disabilità o menomazione.
D.M. 141/99 – Formazione classi con alunni in situazione di handicap
Le classi che ospitano più di un alunno in situazione di handicap sono costituite con non più di 20 iscritti; per le classi intermedie il rispetto di tale limite deve essere
rapportato all’esigenza di garantire la continuità didattica nelle stesse classi. Le classi e le sezioni delle scuole ed istituti di ogni ordine e grado che accolgono alunni in
situazione di handicap non possono essere costituite con più di 20 alunni, senza superare il limite massimo di 25 alunni, (tenendo conto, peraltro,) previa valutazione della gravità dell’handicap e delle situazioni oggettive degli alunni interessati, delle condizioni organizzative e delle risorse professionali disponibili in ciascuna scuola.
Alcuni aspetti introduttivi
Dossier dell’alunno disabile
Relazione iniziale del docente di sostegno: viene realizzata dal docente specializzato al primo consiglio di classe e presenta l’alunno.
Programmazione per l’alunno (per obiettivi minimi o differenziata): viene redatta dal consiglio di classe e va fatta con riferimento al P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) e
alla programmazione della classe (la programmazione per obiettivi minimi non si deve discostare molto dalla programmazione della classe).
La famiglia deve autorizzare la programmazione differenziata, altrimenti si va per obiettivi minimi. Nel caso di programmazione differenziata va scritto in calce alla pagella “la
presente votazione è riferita al P.E.I. e non ai programmi ministeriali ed è adottata ai sensi dell’O.M. 80 del 09 Marzo 1995”.
Diagnosi funzionale: va fatta una sola volta nella vita dell’alunno dai neuropsichiatri.
Alcuni aspetti introduttivi
Certificazione amministrativa:
- viene rilasciata ogni anno dal neuropsichiatra, dopo che l’alunno è stato sottoposto alla visita (accompagnato dalla famiglia);
- riporta in via sintetica la diagnosi;
- va richiesto alla famiglia entro novembre;
- il neuropsichiatra deve riportare la connotazione di gravità ai sensi dell’Art. 3, comma 3, della legge 104/92.
Alcuni aspetti introduttivi
Profilo dinamico funzionale (P.D.F.): viene redatto dal GLIS (Gruppo Misto), composto dall’equipe medica, dalla famiglia, dal docente di sostegno, da un
docente curricolare (solitamente il coordinatore) entro febbraio e riporta ciò che sa fare l’alunno nel sociale. In genere viene redatto alla scuola materna, in II
elementare, IV elementare, in II media, in II superiore, in IV superiore e tutte le volte in cui si presentino degli elementi rilevanti per modificarlo.
Progetto Educativo Individualizzato (P.E.I.): viene redatto ogni anno entro giugno dal GLIS e riguarda la programmazione per l’alunno relativa all’anno scolastico successivo;
materialmente viene redatto dal docente di sostegno.
Alcuni aspetti introduttivi
Progetto educativo-didattico (P.E.D.): sono due, di cui il primo serve a chiedere lo sdoppiamento delle classi ai sensi del D.M. 141/99; il secondo serve per ottenere una
deroga di 18 ore su un alunno in base alla connotazione di gravità, ai sensi della L. 333/01. Vengono redatti dal consiglio di classe.
Consiglio di classeProgrammazione per l’alunno
P.E.D.
MediciDiagnosi funzionale
Certificazione amministrativa (entro novembre)
G.L.I.S. si occupa del P.D.F. (entro febbraio) e del P.E.I. (entro giugno)
Alcuni aspetti introduttivi
Dal concetto di integrazione al concetto di inclusione
Il concetto di integrazione dal punto di vista pedagogico comporta una relazione asimmetrica, in cui un contesto accogliente e attento integra al proprio interno una
“diversità” che ne accetta le regole.
Il concetto di inclusione presuppone invece una relazione simmetrica tra pari, in cui il contesto è fruibile da tutti a prescindere dalle proprie “diversità”.
Il concetto di inclusione
Dal concetto di integrazione al concetto di inclusione
Rispetto al concetto di inclusione è importante ricordare quanto affermato nella classificazione ICF, che dà conto del funzionamento di un soggetto in relazione al suo contesto, non valutando l’individuo in sé ma considerandolo in rapporto dinamico ed
interattivo con l’ambiente che lo circonda.
Il concetto di inclusione
L'inclusione è un processo di risposta alladiversità delle esigenze di tutti gli studenti, attraverso una maggiore partecipazione
all'apprendimento, alla cultura e alla comunità, al fine di ridurre l'esclusione all'internoe dalla scuola (Booth, 1996).
Comporta cambiamenti e modifichenei contenuti, approcci, strutture e strategie, con una comune
visione che interessa tutti, dato che è responsabilità del sistema scuola educaretutti.
L'educazione inclusiva si occupa di fornire adeguaterisposte all’ampio spettro di esigenze di apprendimento non formale e formale in
contesti educativi secondo un approccio che guarda come trasformarei sistemi di istruzione, al fine di rispondere alla diversità dei discenti.
Mira a consentire sia agli insegnanti che agli studenti di sentirsi a proprio agio conla diversità, da vedere come una sfida dell'apprendimento, piuttosto che un problema.
(UNESCO, 1994).
Definizione di Educazione inclusiva
Aspetti introduttivi
Il concetto di Educazione Inclusiva
Ha l’obiettivo di dare la giusta attenzione e il rispetto a tutte le differenze, e di superare le barriere che impediscono la partecipazione al processo educativo
e all’apprendimento.
L’attenzione è sui processi di apprendimento, per rispondere alle forme differenti con cui gli alunni presentano le loro conoscenze, le modalità di
interagire e di apprendere.
Secondo Barton, consiste in una duplice attività: aumentare la partecipazione da una parte, e rimuovere le barriere di esclusione dall’altra (Barton, 1997).
Educazione inclusiva
Aspetti introduttivi
Il concetto di Educazione Inclusiva
L’Educazione Inclusiva è un costante processo di miglioramento della scuola, volto a sfruttare le risorse esistenti, specialmente le risorse umane per
sostenere la partecipazione all’istruzione di tutti gli studenti all’interno di una comunità.
Questo modello ha come scopo l’adattamento della scuola alle esigenze di apprendimento dei bambini e non solo l’adattamento dei bambini alla scuola.
Pensiero divergente e pensiero convergente L’Educazione Inclusiva è per il pensiero divergente
Educazione inclusiva
Aspetti introduttivi
Gli strumenti principali utilizzati nella progettazione e nel coordinamento degli interventi educativi per l’inclusione sono: il piano dei servizi personalizzati
(PSP) e il programma di intervento personalizzato (PIP).
Il piano di servizi personalizzati è svolto in un arco di tempo più lungo rispetto ai programmi di intervento, che costituiscono solo un passaggio o una parte
dell’intero intervento. Per sviluppare un piano dei servizi che comprende molte aree, c’è bisogno di un team interdisciplinare, mentre per applicare un programma di intervento è richiesto un piccolo gruppo che può essere
composto solo da persone qualificate
Educazione inclusiva
Aspetti introduttivi
Il programma di intervento personalizzato è una componente del piano di servizi personalizzati e uno strumento di lavoro permanente di uno o più
membri del gruppo, che coordina i loro interventi verso il raggiungimento degli obiettivi fissati.
Le componenti del programma di intervento personalizzato sono:• obiettivi di apprendimento;
• strategie di intervento e di apprendimento per ciascun obiettivo;• strategie di valutazione delle competenze acquisite;
• revisione continua del programma di intervento.
Educazione inclusiva
Il concetto della “resilienza”
è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà.
Esempi di capacità resilienti sono:• capacità istintiva: caratteristica dei primi anni di vita quando i meccanismi
mentali sono dominati da egocentrismo e senso di onnipotenza;• capacità affettiva: che rispecchia la maturazione affettiva, il senso dei valori,
il senso di sé e la socializzazione; • capacità cognitiva: quando il soggetto può utilizzare le capacità intellettive
simbolico-razionali
Educazione inclusiva
Il concetto della “resilienza”
Andrea Canevaro in “Bambini che sopravvivono alla guerra” definisce la resilienza come “la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza…, scoprendo una dimensione che renda possibile la propria
struttura”.
Educazione inclusiva
Cosa è l’ICF?
L’ICF è lo strumento dell’OMS per classificare salute e disabilità (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute).
L’ICF non classifica le persone, ma descrive la situazione di ciascuna persona all’interno di una serie di domini della salute, tenendo conto del corpo, della persona e
dell'ambiente.
L’ICF e il concetto di inclusione
Importanza dell’ICF e concetto di inclusione
L’importanza dell’ICF rispetto al concetto dell’inclusione è data dal fatto di consentirne un’applicazione pratica nel suo riconoscimento e di rafforzare l’assunzione di un modello della disabilità non più basato su un approccio di tipo medico, ma su un
approccio di tipo sociale.
L’ICF e il concetto di inclusione
Dal modello medico al modello sociale
Grazie all’ICF si diffonde un diverso concetto di salute che, mentre nel passato veniva identificato e classificato come “assenza di malattia”, attualmente viene
definito come: “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”.
Questa diversa prospettiva include oltre la salute fisica, anche quella psichica, nonché l’integrazione sociale.
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Da dove si è partiti...
Il Modello delle Charity
Modello che si affermò tra la fine del XIX°secolo e la Seconda guerra Mondiale.Questo modello considerava la disabilità come un problema individuale, e se i servizi sono
inadeguati è perché le esigenze individuali non possono mai essere soddisfatte pienamente.
Il contributo positivo di questo modello riguarda la compassione e l'impulso caritatevole che sono stati generati in molte associazioni e organizzazioni che si occupano di disabilità.
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Da dove si è partiti...
Il Modello delle Charity
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Immagine predominante della persona disabile come “vittima bisognosa di aiuto”
che necessita di essere assistito con benevolenza e senso della carità
EsclusioneControllo/classificazione delle persone
Istituzionalizzazione e assistenza (disabilità come problema
individuale)
Quale è stato il passaggio successivo...
Il Modello medico
Comparso all'indomani della Seconda guerra mondiale e basato su un approccio biomedico, definisce la disabilità come deficit corporeo, psichico o mentale che colpisce una persona,
limitandone la partecipazione sociale.
Questo modello segue una logica di causa-effetto: una malattia o un trauma provoca un deficit nell'organismo, a cui consegue l'incapacità di fare determinate cose, la quale produce
uno svantaggio sociale o un handicap.
Secondo questo approccio, la disabilità deriva quindi chiaramente dal deficit di un individuo. Gli interventi proposti vertono principalmente sulle cure e mirano alla guarigione del singolo o
per lo meno al suo riadattamento alla società.
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Quale è stato il passaggio successivo..
Il Modello medico
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Immagine predominante del disabile come “paziente” che necessita di cure
Le difficoltà vissute dalla persona disabile sono causate da menomazioni fisiche, psichiche e
sensoriali
Gli interventi di riabilitazione sono finalizzati alla re-integrazione delle perone disabili nella società
Il contesto sociale e l’ambiente non influiscono sull’inclusione
Quale è stato il passaggio successivo...
Il Modello sociale
In risposta a questa visione della disabilità in termini prettamente medici, a partire dagli anni 60’ diversi movimenti di persone disabili hanno sviluppato un approccio nuovo che dà
vita al modello sociale. Secondo questo modello, l'handicap è il risultato dell'inadeguatezza della società alle
specificità dei suoi membri e ha origini esterne all'individuo.
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Quale è stato il passaggio successivo..
Il Modello sociale
Il genere d'interventi proposti cambia: l'approccio sociale abbandona l'ideale di guarigione, per promuovere lo sviluppo delle capacità di cui la persona dispone, allo scopo di renderla
autonoma nel quotidiano.
Questo modello persegue anche l'eliminazione delle barriere architettoniche e sociali e promuove l'adeguamento dell'ambiente e dei servizi, affinché le persone affette da
disabilità fisiche o psichiche possano fruirne.
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Quale è stato il passaggio successivo...
Il Modello sociale
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Barriere attitudinali, culturali, ambientali e altri tipi di barriere nella società rendono le
persone disabili
Gli interventi sono finalizzati a rimuovere le barriere a livello individuale, comprese le barriere
fisiche, psicologiche, attitudinali e sociali
Partecipazione delle persone disabili e ruolo attivo nel rivendicare una società che riconosca i loro diritti
Il contesto sociale e l’ambiente giocano un ruolo importante per l’inclusione, la riduzione delle
barriere, l’empowerment e l’autodeterminazione delle perone disabili
Quale è stato il passaggio successivo...
Il Modello Bio-psico sociale
Si afferma all'inizio degli anni 2000 e porta all'elaborazione della Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute.
Nel modello bio-psico-sociale il funzionamento e la disabilità sono viste in un’interazione dinamica tra le condizioni di salute e i fattori contestuali, compresa la persona e
l’ambientale.
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Quale è stato il passaggio successivo...
Il Modello Bio-psico sociale
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Condizione di salute(disturbo o malattia)
Strutture di funzionamento del corpo
Attività Partecipazione
Fattori ambientali Fattori personali
Community Base Rehabilitation approach (CBR)
È un approccio che si è sviluppato nei paesi a basso in via di sviluppo (Asia, Africa, ecc.) a partire dal 1970, con l'emergere di due concetti: l'assistenza sanitaria di base e la
partecipazione della comunità in materia di salute (WHO, 1981). La CBR è stata promossa inizialmente come iniziativa locale per colmare il divario tra un onere sempre maggiore per gli interventi volti a supportare la disabilità nei paesi in via di sviluppo e la mancanza di risorse professionali e finanziarie. La CBR è stata formalmente
approvata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1978.
La CBR tenta di coniugare riabilitazione fisica (cure mediche) e inclusione sociale attraverso la partecipazione sia della persona con una disabilità che della comunità, nel
processo di riabilitazione (DFID, 2000).
Altri tipi di approcci alla disabilità
Capability approach
L'approccio delle Capability ha avuto origine nel corso degli anni 80’ dal pensiero dell’economista-filosofo Amartya Sen, pensiero ulteriormente sviluppato dal filosofo
Martha Nussbaum. Centrale dell'approccio delle Capability è l’Agency, ovvero come qualcuno che agisce e produce un cambiamento, la cui realizzazione può essere
valutata in termini di suoi valori e obiettivi.Esso mira a fornire agli individui i mezzi attraverso i quali sviluppare il loro potenziale,
indipendentemente dal fatto che i destinatari dell’intervento decidano di utilizzarli (Simonnot, 1995).
L'approccio delle Capability considera tutte le persone degne di riguardo, capaci di essere autonome, in grado di auto-realizzarsi e che debbano essere trattate come esseri
con un proprio fine, piuttosto che come strumento dei fini altrui (Nussbaum, 2000).
Altri tipi di approcci alla disabilità
Movimento dei Disability Studies
Il movimento dei Disability Studies è un fenomeno che nasce negli anni 50’, grazie all’impulso dei seguenti fattori: voler dare un sostegno alla nascita del movimento per i
diritti civili in Nord America durante gli anni 60’ e 70’; dalla reazione al fallimento e all'indifferenza delle scienze sociali rispetto al tema della menomazione fisica; dal
contributo fornito dal movimento per la disabilità nel Regno Unito, attraverso l'idea che la disabilità è causata dall’oppressione, dalla disuguaglianza e dell'esclusione (Thomas,
2004).
I Disability Studies sono una forma di ricerca definita come «corrente a-teoretica» (Barnes, 1995). Per questi autori la disabilità è data dello specifico sviluppo sociale (in un
dato luogo e in un dato tempo) di una certa cultura.
Ciò che caratterizza i Disability Studies è il loro impegno a favore delle persone disabili nella loro lotta per la piena uguaglianza e inclusione sociale.
Altri tipi di approcci alla disabilità
Dove siamo oggi..
Il Modello dei Diritti Umani
Con la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (UNCPRD) viene superato l’approccio focalizzato solamente sul deficit della persona con disabilità. Viene accolto il modello sociale della disabilità e vengono introdotti i diritti umani (come i
principi di non discriminazione, parità di opportunità, autonomia, indipendenza), con l'obiettivo di conseguire la piena inclusione sociale, mediante il coinvolgimento delle
persone con disabilità e delle loro famiglie.
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Dove siamo oggi..
Il Modello dei Diritti Umani
La definizione di disabilità della Convenzione ONU, basata sul modello e sui diritti umani, è la seguente:
“la disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione
alla società su base di uguaglianza con gli altri” (Preambolo, punto e).*
* http://www.unric.org/html/italian/pdf/Convenzione-disabili-ONU.pdf
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Dove siamo oggi..
Il Modello dei Diritti Umani
La centralità del contesto socio-culturale nella determinazione del livello di disabilità impone che le persone con disabilità non siano discriminate, intendendo per
discriminazione:
“qualsivoglia distinzione, esclusione o restrizione che abbia lo scopo o l’effetto di pregiudicare o annullare il riconoscimento, il godimento e l’esercizio, su base di
uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro campo”*.
* Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (UNCPRD)
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Dove siamo oggi..
Il Modello dei Diritti Umani
Esempio di nuovo concetto introdotto dall’UNCRPD è quello di “Accomodamento ragionevole”
In base al quale è necessario che il contesto (ambienti, procedure, strumenti educativi ed ausili) si adatti ai bisogni specifici della persone con disabilità. Il concetto di
“accomodamento ragionevole” (Art. 2 UNCRPD), viene definito come:
“le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo adottati, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per
garantire alle persone con disabilità il godimento e l'esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali”
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Dove siamo oggi..
Il Modello dei Diritti Umani
Alcuni modelli di approccio alla disabilità
Diritti Civili(diritti di cui gode una persona sulla base della
propria cittadinanza. Sono finalizzati a far si che vi sia un uguale trattamento)
Diritti Umani (diritti di cui gode una persona sulla base della propria
appartenenza al genere umano. Sono finalizzati a far si che vi siano uguali opportunità ed un’effettiva partecipazione)
Il contesto sociale è soggetto a forme di discriminazione istituzionale, ad atteggiamenti e stereotipi che impediscono alle perone disabili di godere delle stesse opportunità delle
persone non disabili
La disabilità non è più vista come un’entità “medica” o come un problema individuale, ma come una questione di Diritti
Gli interventi sono focalizzati sulla rimozione di barriere sia culturali che ambientali, che impediscono alle persone disabili di vivere pienamente e attivamente
Le persone disabili rivendicano il riconoscimento dei propri Diritti, in particolare: inclusione, partecipazione, uguaglianza, autodeterminazione ed emancipazione
La promozione del concetto di “Europa inclusiva” a livello politico è stata introdotta per la prima volta dalla Dichiarazione di Madrid. In questo importante documento, i
rappresentanti delle organizzazioni europee, dei disabili e della Commissione Europea hanno disegnato linee di azione per favorire una società più inclusiva.
Il rapporto sottolinea in modo esplicito la necessità di servizi di qualità effettivamenteaccessibili, che promuovano l’autonomia sulla base dei reali bisogni delle persone
disabili, il cui numero non è certo trascurabile.
Verso un’Europa basata sulla società inclusiva
Infatti secondo la Dichiarazione di Madrid, nel 2003 erano 50 milioni i disabili in Europa, e innumerevoli sono i casi di esclusione.
Un esempio è dato dal fatto che nel 2003, oltre il 50% delle persone disabili erano escluse dalla forza lavoro, rispetto a meno del 25% del resto della popolazione.
Verso un’Europa basata sulla società inclusiva
Le nuove tecnologie possono portare un contributo significativo alla creazione di una società inclusiva. Tuttavia non sono un aiuto così semplice da utilizzare nella lotta
all’esclusione sociale: gli ausili tecnologici possono essere importanti, ma non risolvono qualsiasi problema.
Il successo nel loro utilizzo si basa sull’integrazione di molti fattori differenti quali: le diverse professionalità degli operatori, una cultura volta all’inclusione e la presenza di
Centri di competenza indipendenti.
Verso un’Europa basata sulla società inclusiva
Tutti elementi che hanno un ruolo essenziale nel garantire che la tecnologia venga sfruttata al meglio, perché come riportato da una comunicato della Commissione Europea:
“La sfida non è solo quella di fornire una migliore assistenza a coloro che sono esclusi (o a rischio di esclusione) ma di combattere attivamente le barriere strutturali dell’integrazione
sociale, riducendo in tal modo l’incidenza di esclusione”.
Comunicazione EC “Building an inclusive Europe”
Verso un’Europa basata sulla società inclusiva
L’approccio inclusivo verso la società europea del domani è auspicato anche nel documento Europa 2020*, che presenta 3 priorità :
• Crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione;
• Crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
• Crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.
Verso un’Europa basata sulla società inclusiva
* http://ec.europa.eu/italia/documents/attualita/futuro_ue/europa2020_it.pdf
Fine primo incontro
Grazie della vostra attenzione!
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