La Grande Guerra
La Prima guerra mondiale
1914-1918
1. Verso la guerra
Un‟immagine della “domenica di
sangue”, Pietroburgo, 22 gennaio1905
La situazione europea tra 1890 e 1914,
caratteri generali
Tra 1890 e 1914 l‟Europa visse molte tensioni sia relative ai rapporti tra gli stati, sia dentro gli stati stessi
Queste tensioni determinarono una serie di dinamiche contraddittorie:
1. accentuato riarmo
2. sviluppo delle correnti d’opinione pacifiste
3. nazionalismi esasperati
4. utopie internazionaliste
5. progresso scientifico e tecnologico
6. critiche alla cultura e alla mentalità positivista, che era stato il sostegno ideologico e culturale del progresso in atto
Gli stati/1. La Francia
La Francia era una nazione nella quale le istituzioni
repubblicane erano ancora parzialmente precarie
Gli avversari della III repubblica erano forze politiche
e correnti d‟opinione che ritenevano lo stato
democratico non sufficientemente capace di
rappresentare e difendere le loro esigenze e le loro idee
nazionalisti, fautori di una politica di potenza coloniale e
antitedesca
clericali, avversari dello stato laico
nostalgici della monarchia
antisemiti
L’affaire Dreyfus
Queste forze antirepubblicane fecero fronte comune in una vicenda dalle forti componenti antisemite, poi ricordata come “affaire Dreyfus”
L’ufficiale dell’esercito Alfred Dreyfus fu arrestato e condannato nel 1894 ai lavori forzati perché ritenuto colpevole dal tribunale militare di avere venduto documenti segreti all’ambasciata tedesca
La sentenza scatenò una campagna antisemita da parte della stampa destrorsa, ma si basava su indizi falsi o privi di riscontri
Quando negli anni successivi emersero le vere prove che scagionavano Dreyfus, gli altri gradi militari rifiutarono di rifare il processo e artefarono i documenti per coprire i veri responsabili del fattaccio
Lo scrittore Emile Zola prese decisamente posizione a favore di Dreyfus pubblicando nel 1899 una lettera aperta al Presidente della Repubblica francese intitolata J’accuse, in cui rivelò i maneggi dello Stato maggiore francese per nascondere la verità.
Anch’egli fu processato e condannato per offese all‟esercito
La conclusione dell’affaire Dreyfus
Lo scontro politico diventò estremamente teso
Socialisti,radicali e una parte dei repubblicani moderati si schierarono per il riconoscimento dell’innocenza
Le forze destrorse, clericali, monarchici e nazionalisti chiedevano con forza la conferma della condanna
Il processo fu rifatto nel 1899 e la sentenza di condanna fu confermata
Solo nel 1906,dopo la grazia del Presidente della Repubblica, Dreyfus fu riabilitato
Dreyfus rappresentato
come un serpente
traditore dalla stampa
antisemita
L’evoluzione politica della Francia L‟esito dell‟affaire Dreyfus fu sul medio periodo
favorevole ai repubblicani
Le elezioni del 1899 furono vinte dalla sinistra e fu formato un governo che comprendeva anche il socialista Milleranda
Negli anni successivi furono sciolte associazioni di estrema destra e gli altri gradi dell’esercito furono sostituiti
Il clero subì grossi effetti negativi: scioglimento di congregazioni religiose, denuncia del concordato napoleonico del 1803 e conseguente rottura dei rapporti diplomatici tra Francia e Vaticano, separazione completa tra Stato e Chiesa
Tuttavia negli anni 1903-10 i governi francesi,Clemenceau e Briand dovettero fronteggiare una grossa conflittualità sociale che portò alla rottura dell‟alleanza tra radicali e socialisti
I moderati tornarono al potere nel periodo 1912-1914, guidati dal Raymond Poincare, che divenne Presidente della Repubblica
Il radicale
Clemenceau
Raymond Poicare
2/La Gran Bretagna, governata da
conservatori e liberali
La regina Vittoria morì nel 1901, e gli
successe il figlio Edoardo VII
Tra la fine dell‟800 e il primo decennio del
„900 il governo inglese nelle mani di una
coalizione tra conservatori e liberali
“unionisti”
La strategia politica di questa coalizione
governativa fu indirizzata all’imperialismo
(guerra anglo-boera) e un certo
riformismo sociale, che però non ledeva i
privilegi dei più ricchi: leggi sugli infortuni da
lavoro, finanziamenti statali per le scuole,
collocamento meno difficile dei disoccupati
Edoardo VII con
il suo cane Peter
Il governo dei liberali (dal 1906)
Nel 1906 i liberali, che si erano opposti al progetto portato avanti dal loro ministro Chamberlain di introdurre una tariffa protezionistica estesa a tutto l‟impero, vinsero largamente le elezioni, in cui per la prima volta furono eletti anche trenta deputati del Labour Party,che rappresentava la sinistra espressione dei lavoratori
Il governo liberale ebbe un carattere fortemente riformista: otto ore di lavoro per i minatori, uffici di collocamento, previdenza pensionistica a carico dello stato
Esso aprì un forte conflitto con la Camera dei Lords perché queste riforme dovevano essere finanziate attraverso una tassazione progressiva, che avrebbe fatto pagare di più ai detentori di grandi patrimoni
Gli aristocratici, che ne sarebbero stati fortemente colpiti, si opposero con durezza, sulla base della prassi per cui la Camera dei Lords poteva respingere le leggi votate dalla Camera dei Comuni
Joseph Chamberlain,
ministro per le
colonie, propose la
tariffa imperiale per
introdurre in
Inghilterra il
protezionismo
doganale, ma senza
successo
Il governo liberale vince contro
la House of Lords
In genere i Lords non si opponevano alle leggi finanziarie, perché che se non fossero state approvate avrebbero bloccato l’apparato statale
Nel 1909 lo scontro culminò quando la Camera dei Lords decise di respingere il bilancio presentato dal governo
Il conflitto costituzionale tra House of Commons e House of Lords terminò dopo due anni, nel 1911, quando il nuovo re Giorgio V fece pressioni sui Lords affinché rinunciassero ai loro privilegi e approvassero la legge fiscale
I problemi per i governi inglesi continuarono però su altri fronti politici: gli scioperi operai, il movimento delle “suffragette” (che si battevano per ottenere il voto femminile alle elezioni) e il nazionalismo irlandese
Re Giorgio V
Il movimento delle “suffragette”
3/La Germania dopo Bismarck In Germania si aprì una nuova era politica
quando Otto von Bismarck si dimise da cancelliere nel 1890, a causa del successo inaspettato alle elezioni dell‟odiato Partito socialdemocratico (Spd),contro cui aveva fatto approvare delle restrittive leggi speciali
Il potere venne detenuto con forza dal kaiser Guglielmo II, mentre i successori di Bismarck governarono come il grande cancelliere: i veri referenti del lavoro governativo erano la corte e l’esercito, più che il parlamento
Socialmente, ma anche politicamente, i gruppi dominanti erano i grandi proprietari terrieri, gli alti gradi dell’esercito e i grandi industriali (Krupp, Siemens)
L’industria, in particolare, era dominata dai cartelli e dai gruppi maggiori, e rivaleggiava per produzione e fatturato con gli Usa
Il kaiser Guglielmo II
Mutare gli equilibri mondiali Il grande assillo della Germania stava nella relativamente scarsa
disponibilità di materie prime, che non erano sufficienti alle necessità della grande industria
Questa situazione e il fervente nazionalismo germanico, accentuato da un senso di superiorità verso le potenze rivali, spinse i tedeschi a voler modificare gli equilibri geopolitici mondiali, per ottenere anche una diversa distribuzione delle risorse
Tutti i gruppi politici sostenevano la necessità che la Germania assumesse una posizione di contrapposizione nei confronti delle altre potenze mondiali
L’unico partito che si opponesse a questa politica era la Spd, che conquistò la maggioranza relativa al Bundestag nel 1913 e contava un milione di iscritti (1914), oltre a controllare sindacati, cooperative e gruppi ricreativi
Tuttavia, anch’essa a partire dal 1907, dopo insuccesso elettorale, moderò il suo antimilitarismo e anticolonialismo
4/L’impero austro – ungarico e
le tensioni nazionalistiche
L‟impero austro – ungarico doveva fronteggiare diverse tensioni nazionalistiche al suo interno
I movimenti nazionali erano divisi tra loro da forti rivalità etniche, ma accomunati dall’ostilità verso il centralismo imperiale
Tale ostilità dal piano delle rivendicazioni autonomistiche sfociò in lotte per l’indipendenza
La strutturazione dell‟impero in due macrozone,una governata dall‟ Austria, l‟altra dall‟ Ungheria, sotto l‟autorità dell‟impero, era sentita come insopportabile soprattutto dai popoli slavi, serbi e croati, detti “slavi del sud”
Gli “slavi del sud” erano governati dall’Ungheria, il cui governo era relativamente più duro di quello austriaco, e erano attratti dal regno di Serbia
L’impero austro-ungarico
L’insofferenza degli “slavi del sud”
La situazione complessiva era molto difficile, in quanto il governo centrale faceva limitate concessioni ora all’una, ora all’altra etnia, ma questa strategia suscitava scontento da parte dei non “privilegiati”
Serbi e croati di orientamento nazionalista volevano assolutamente fondare uno Stato slavo indipendente ricorrendo a ogni mezzo, anche quello terroristico se necessario
Questa volontà era sostenuta dal regno di Serbia, ma dietro le quinte anche la Russia, principale alleato del regno serbo, vedeva con favore la creazione di un nuovo stato balcanico
Questa situazione contraddittoria preparò la strada allo scoppio della I guerra mondiale, che ebbe inizio proprio da un atto terroristico serbo
5/La Russia, potenza arretrata
La Russia era probabilmente la più arretrata delle potenze europee sia sul piano politico, sia sotto l‟aspetto economico
Politicamente era un’autocrazia, basata sul potere pressoché assoluto degli zar Romanov. Aveva rinunciato a modernizzare le sue istituzioni in senso europeo: parlamento inesistente , giustizia e istruzione controllate strettamente dal potere centrale, russificazione forzata delle minoranze (particolarmente presi di mira gli ebrei, spesso vittime dei pogrom, massacri di comunità ebraiche specie nelle zone rurali)
Dal punto di vista economico, l’agricoltura era ancora il primo settore del paese e era in gran parte a livello di sussistena
All‟inizio del „900 analfabetismo e mortalità infantile erano in Russia a livelli altissimi
Lo zar Nicola II,
che governò dal 1894
alla Rivoluzione
d‟ottobre del 1917
Tentativi di industrializzazione dall’alto
Nell’ultimo decennio dell’800 la Russia cercò di industrializzarsi attraverso due strade
I. l’intervento dello stato,sia diretto (investimenti), sia con una politica protezionistica
II. l’apporto di investimenti stranieri, che potevano essere attirati da una politica che garantiva bassi salari agli operai, sottoposti a una costante repressione e azzeramento dei diritti del lavoro
Il settore secondario rimaneva comunque largamente minoritario rispetto all‟agricoltura, che occupava più di due terzi della popolazione
L‟industria russa era caratterizzata da fabbriche molto grandi (oltre mille operai) e concentrate solo in alcune zone: San Pietroburgo, Mosca, Urali (miniere), Baku (petrolio)
Bolscevichi e menscevichi
La tensione sociale era comunque ben presente, sia nelle campagne, dove si verificavano diverse agitazioni, sia nelle città, in cui aveva un certo seguito il Partito socialdemocratico fondato nel 1898 in esilio (il partito era fuorilegge in Russia)
Esso si divise ben presto tra due gruppi (Bruxelles, 1903)
A. il gruppo bolscevico (cioè “maggioritario”) era legato alle idee di Lenin, che proponeva un partito di lotta, formato da persone scelte e guidato da “rivoluzionari di professione”, con un’autorità rigida e assoluta sui militanti. Il partito avrebbe guidato la lotta fino all’abbattimento dello zar e avrebbe poi instaurato la repubblica socialista
B. il gruppo menscevico (vale a dire “minoritario”) riteneva che l’instaurazione del socialismo avrebbe dovuto essere graduale, soprattutto in un paese arretrato come la Russia. L’avvento del socialismo sarebbe arrivato solo dopo un consolidamento del potere della borghesia, senza precoci fughe in avanti di tipo rivoluzionario. Esponenti principali di questa corrente furono Plechanov e Martov
La domenica di sangue
Il regime zarista infiltrò la polizia in ogni ambito della società russa, giungendo a creare movimenti operai che sottraessero gli operai all‟influenza dei socialisti
Il controllo sociale del regime andò in crisi in conseguenza della disfatta russa nella guerra contro il Giappone (1904-1905)
L‟episodio scatenante della crisi politica fu la domenica di sangue, il 22 gennaio 1905, quando una manifestazione di migliaia di persone organizzata per rivolgere allo zar suppliche e richieste dirigendosi al Palazzo d’inverno, sede della corte a Pietroburgo, si trasformò in un massacro
Bolscevichi e menscevichi avevano infiltrato loro agitatori nella manifestazione, guidata dal pope Gapon (che era forse al servizio della polizia politica russa)
Quando la manifestazione assunse il carattere di sfida al governo, la corte decise di far sparare sulla folla: morirono un centinaio di persone
Il pope Gapon
La “domenica di sangue”
La rivoluzione del 1905
Fino all’estate del 1905, le autorità russe rimasero completamente in balia degli eventi, strette tra la guerra e l‟improvviso sviluppo organizzato del malcontento popolare
Su iniziativa dei menscevichi furono formati i soviet (“consigli”), formati da rappresentanti dei lavoratori eletti nelle fabbriche, che si assunsero il compito di gestire la situazione politica e sociale secondo il modello della Comune di Parigi
Le rivolte cittadine si estesero anche nelle immense campagne russe, ma il punto debole della “rivoluzione” fu soprattutto che tra le iniziative urbane e quelle rurali non si creò nessun coordinamento
Lo zar riprese progressivamente il controllo della situazione in autunno, promettendo formalmente riforme politiche e istituzionali, ma anche sostenendo segretamente le Centurie nere, gruppi paramilitari di estrema destra che agivano contro rivoluzionari e ebrei
Al termine della guerra contro il Giappone, quando le truppe impegnate su quel fronte tornarono in patria, Nicola II e il suo governo, usando l’esercito, fecero arrestare i membri del soviet di Pietroburgo e repressero con violenza le rivolte nella capitale e a Mosca, il centro industriale più importante
Lo zar riprende il controllo del paese
Lo zar nominò primo ministro il conte Stolypin, (1906) considerato un conservare affidabile
La duma, il parlamento, promesso dallo zar fu eletto nell’aprile 1906, con una maggioranza di proprietari terrieri.
Esso era però un ostacolo troppo pesante per la mentalità autocratica dello zar, che lo sciolse quasi subito a causa dei contrasti continui con il governo
Una nuova duma, subito esautorata, fu eletta nel 1907
Una terza assemblea fu eletta nello stesso anno con un sistema in base al quale il voto di un proprietario terriero contava cinquecento volte quello di un operaio
In tal modo, Nicola II poteva controllare un parlamento totalmente asservito a lui e al governo
2. I nuovi equilibri europei
alla vigilia della I guerra mondiale
La Triplice Intesa: Francia (sin.),
Russia (al centro), Gran Bretagna (dx)
La Triplice Alleanza: Italia (a sinistra),
Germania (al centro),
Austria - Ungheria (dx)
Le scelte errate della Germania
dopo Bismarck
Gli equilibri politici continentali si modificarono sensibilmente dopo il ritiro di Bismarck dalla politica
Il kaiser Guglielmo II impostò una politica estera decisamente più aggressiva rispetto all’azione equilibratrice del “cancelliere di ferro”, il cui principale obiettivo, riuscito, era sempre stato l’isolamento della Francia
Contemporaneamente sia l’impero austro-ungarico, sia quello russo non erano più coinvolgibili nel sistema di alleanze germanico a causa degli interessi conflittuali di entrambi nell‟area balcanica: Croazia, Serbia, Bosnia
Guglielmo II preferì rafforzare l’alleanza con l’Austria, mentre i rapporti tra Germania e Russia si raffreddarono
I tedeschi ritenevano che in ogni caso la Russia non avrebbe cercato un‟alleanza con la Francia, a causa del suo regime repubblicano
Russia e Francia si alleano (1894) Questa previsione si rivelò errata, perché entrambi gli stati, Russia
e Francia, per evitare un isolamento pericoloso sul piano diplomatico, cominciarono un processo di avvicinamento che le portò a allearsi
Nel 1894 le due potenze stabilirono un’alleanza militare, rafforzata dai prestiti che la Francia concesse alla Russia per aiutare il suo processo di industrializzazione
La Germania sbagliò anche un‟altra mossa diplomatica: la costruzione di una flotta da guerra imponente e capace di rivaleggiare con quella inglese nel Mare del Nord deteriorò i rapporti anche con la Gran Bretagna
I tedeschi contavano sul fatto che la loro flotta avrebbe provocato un senso di rispetto nei britannici, che invece vollero assolutamente mantenere la propria superiorità
I britannici tra 1907 e 1914 si impegnarono in un armamento senza precedenti della loro flotta
La nascita della Triplice Intesa
I rapporti tra Francia e Gran Bretagna,dopo l’incidente di Fachoda, migliorarono decisamente tanto che nel 1904 essi raggiunsero un accordo, non militare, chiamato “Intesa cordiale”
A loro volta Russia e Gran Bretagna si accordarono per limitare le reciproche sfere di influenza in Asia, nel 1907
In sostanza, tra 1894 e 1907 si era andato formando un rapporto trilaterale tra Francia, Russia e Gran Bretagna, poi indicato come Triplice Intesa, che si contrapponeva alla Triplice Alleanza di Germania, Impero Austro-ungarico e Italia
La Triplice Intesa era meno omogenea nei regimi, (autocrazia russa, repubblica francese, monarchia liberale britannica) ma contava su una quantità di risorse e uomini maggiore della Triplica Alleanza
Il complesso tedesco di accerchiamento
«In Germania questa situazione – che pure era dovuta in massima parte agli errori della classe dirigente tedesca – determinò una sorta di complesso di accerchiamento. E ciò fu causa a sua volta
di una maggiore aggressività in politica estera
di una più accentuata spinta al riarmo
di una pericolosa inclinazione verso la “guerra preventiva”» (Sabbatucci –Vidotto)
“Il passaggio della Germania da una politica di espansione interna a una di espansione esterna” (Liddell Hart)
Vignetta satirica che
raffigura il kaiser tedesco
Guglielmo II
in procinto di divorare il
mondo
La rivoluzione dei “giovani turchi”
L‟area europea più turbolenta era la penisola balcanica, nella
quale la situazione era resa ingovernabile dalla dissoluzione
dell’impero ottomano, ormai debolissimo
Il gruppo chiamato “giovani turchi”, composto da
intellettuali e giovani ufficiali dell’esercito che volevano
riformare l‟impero, voleva trasformarlo in una monarchia
costituzionale
Nel 1908 si verificò un colpo di stato militare con il
quale un gruppo di ufficiali costrinse il sultano Abdul Hamid a
concedere la costituzione e poi a lasciare il trono
Il nuovo impero fu organizzato in una struttura
centralizzata, che spinse i territori in esso contenuti a
rafforzare le iniziative indipendentiste
L’Austria si annette Bosnia e Erzegovina
L’Austria ne approfittò per annettersi Bosnia e Erzegovina, e tale annessione fu appoggiata dalla Germania, che operò diplomaticamente per sostenere l‟impero austro – ungarico
Tuttavia, questa annessione scatenò l’ostilità della Serbia, che voleva inglobare nel suo regno gli slavi del sud, e della Russia, protettrice degli slavi
L‟iniziativa austriaca ebbe così questi effetti:
1. rafforzamento del nazionalismo degli slavi del sud
2. indebolimento della Triplica alleanza, visto che l‟Italia non ottenne nulla dal mutamento degli equilibri balcanici, mentre il trattato della Triplice prevedeva compensi per questa eventualità
I guerra balcanica, sconfitta della Turchia
La conquista italiana della Libia mostrò con evidenza la debolezza della Turchia
Questa debolezza spinse gli stati balcanici
Serbia
Montenegro
Grecia
Bulgaria
a riunirsi in una coalizione antiturca sostenuta dalla Russia
L’impero ottomano perse questo conflitto, svoltosi in pochi mesi nel 1912 e tutti i territori che le rimanevano in Europa
Austria e Italia, al momento dei trattati di pace, imposero la creazione di uno stato posto nella costa meridionale dell‟Adriatico, il principato di Albania, che doveva impedire lo sbocco della Serbia verso il mare
In questa immagine
satirica, la Russia,sotto
forma di orso vuole
distruggere i Balcani
II guerra balcanica: disfatta bulgara
L‟anno successivo la Bulgaria, insoddisfatta della
spartizione territoriale decisa alla fine della guerra,
attaccò Serbia e Grecia
Questo attacco determinò una seconda guerra
balcanica:
Serbia – Grecia – Romania – Turchia si allearono
contro la Bulgaria
Quest’ultima fu sconfitta e dovette cedere territori
sia alla Romania, sia alla Turchia
I Balcani prima e dopo le guerre del 1912-13
Scenari successivi
alle guerre balcaniche: la guerra si avvicina
Esito delle guerre balcaniche
I. difficoltà estreme per Germania e Austria, visto che l‟impero ottomano, loro principale puntello nei Balcani, era stato tagliato fuori da questa area
II. rafforzamento territoriale della Serbia, che mantenne il suo progetto panslavo: unificazione dei popoli slavi del Sud e era acerrima nemica dell‟Austria, perché si opponeva ai suoi piani e le aveva impedito lo sbocco al mare
III. Volontà sempre più forte nell’impero asburgico di liquidare la Serbia con i rischi del caso
a. Austria vs. Serbia equivaleva a una guerra Austria vs. Russia
b. Austria contro Russia equivaleva a un coinvolgimento di Germania (alleata storica dell‟Austria) e Francia (alleata militare della Russia)
3. Il domino che porta
alla I Guerra mondiale
L‟arresto di Gavrilo Princip dopo
l‟uccisione di Francesco Ferdinando a Sarajevo, 28 giugno 1914
L’attentato di Sarajevo, 28 giugno 1914
I membri di una società irredentista dei serbi di Bosnia, Mlada Bosna, pianificarono l’uccisione di dell’arciduca Asburgo Francesco Ferdinando, erede al trono imperiale, che visitava Sarajevo con la moglie Sonia il 28 giugno 1914
La mattina una bomba lanciata contro l‟auto dell‟arciduca ferisce la moglie di striscio e esplode contro l‟auto di scorta. L‟attentatore venne subito fermato.
Un‟ora dopo l’arciduca, dopo aver fatto visita ai feriti dell‟attentato e avere ripreso il suo corteo viene ferito a morte e ucciso insieme alla moglie dai colpi di pistola di Gavrilo Princip, a sua volta subito arrestato
Questo evento determinò un domino di azioni e reazioni che portarono alla I Guerra (Mlada Bosna aveva legami con i servizi segreti serbi)
L‟arciduca
Franz Ferdinand Gavrilo Prinzip
Prinzip spara all‟arciduca
Austria e Serbia in guerra
La situazione europea precipitò in poco più di un mese
L’Austria spedì alla Serbia un ultimatum
chiedendole di fare chiarezza su mandanti e responsabili
della morte di Francesco Ferdinando(23 luglio)
La Serbia respinse in parte l’ultimatum, rifiutando
che funzionari austriaci partecipassero alle indagini
sull‟attentato. La Russia sostenne la Serbia
L’Austria non si ritenne soddisfatta della risposta serba
e dichiarò guerra al paese balcanico (28 luglio)
La Russia fece mobilitare le sue forze armate,cioè avviò le
operazioni che dovevano portare alla guerra
Germania in guerra con Russia e Francia
La mobilitazione russa fu letta dai tedeschi come atto di
ostilità, perché i russi la estesero su tutto il loro fronte
occidentale al fine di evitare un attacco della Germania
La Germania inviò il 31 luglio un ultimatum alla Russia
chiedendole di rinunciare alla mobilitazione
La Russia non rispose e il 1 agosto la Germania dichiarò
guerra alla Russia
La Francia decise allora la mobilitazione delle sue
truppe, in quanto era alleata militare della Russia
La Germania le mandò un ultimatum chiedendole di
smobilitare, e non ottenendo risposta, dichiarò guerra
anche alla Francia
Le responsabilità tedesche nel conflitto
La Germania ebbe la responsabilità di accelerare le operazioni che portarono alla guerra
1. per il suo appoggio totale e incondizionato all’Impero asburgico nel conflitto anti-serbo
II. per il complesso di accerchiamento che pervadeva la classe politica, kaiser in primis; l‟esercito; la maggioranza dell‟opinione pubblica tedesca: la Germania si sentiva discriminata ingiustamente nelle sue ambizioni internazionali
III. perché la sua strategia militare era basata sull’idea della guerra-lampo: rapida, con effetto-sorpresa e privando l‟avversario di qualsiasi iniziativa
4. L’esordio della guerra
(estate-autunno1914)
Fotogramma dal film
“All‟ovest niente di nuovo” di Lewis Milestone, 1930
La strategia di von Schlieffen
La strategia tedesca era stata elaborata dal
conte von Schlieffen, capo di maggiore, e
prevedeva che la guerra potesse essere
combattuta sui due fronti, orientale e
occidentale, visto che Russia (oriente) e
Francia (occidente) erano alleate
In primo luogo la Germania avrebbe
attaccato in massa e rapidamente la
Francia, per sconfiggerla in poche settimane
Dopo la vittoria contro i francesi, le truppe
tedesche sarebbero state rivolte
contro la Russia, perché il suo esercito era
più massiccio, ma più lento di quello francese
Il conte Alfred von Schlieffen
Un esercito nazionale
«Solo i tedeschi compresero che con una gerarchia di
comando formata da capi altamente addestrati è
possibile costruire rapidamente la macchina bellica
chiamando alle armi le reclute all‟ultimo momento
Ma se la macchina bellica si costruiva con l‟addestramento,
essa acquistava solidità attraverso i fattori psicologici
Per generazioni i capi della Germania avevano inculcato nel
popolo la patriottica convinzione della grandezza del
destino del paese
Il popolo tedesco era intimamente legato al suo
esercito e ne era orgoglioso nonostante la severità della
disciplina, sconosciuta negli altri paesi.» (Liddell Hart)
Obice e mitragliatrice
«Dal punto di vista tattico i tedeschi
partirono con due importanti vantaggi
materiali
Soltanto loro avevano giustamente
valutato le potenziali risorse dell‟obice
pesante, e si erano quindi assicurati
un‟adeguata quantità di queste armi
I tedeschi avevano studiato la
mitragliatrice più di altre nazioni e
furono quindi in grado di sfruttare
prima degli altri l’intrinseca capacità
della mitragliatrice di dominare il
campo di battaglia» (Liddell-Hart)
Obice pesante, sul fronte italiano
La mitragliatrice
La Gran Bretagna entra in guerra
I tedeschi attaccarono subito il Belgio per aprirsi la strada verso il cuore della Francia, Parigi
Il Belgio era una nazione la cui neutralità era garantita da un trattato firmato tempo prima anche dalla Germania
L’opinione pubblica britannica fu molto scossa da questo attacco e spinse il suo governo a reagire militarmente
Il 5 agosto la Gran Bretagna dichiarò guerra contro la Germania
La decisione britannica colse di sorpresa i tedeschi, che si erano concentrati solo sulla strategia militare, e non avevano considerato la forza di pressione dell‟opinione pubblica inglese sulle decisioni politiche
Soldati tedeschi in Belgio
La guerra di movimento tedesca
I tedeschi attuarono una guerra di movimento, come avevano fatto nel1870 contro la Francia: rapido spostamento di grandi masse di soldati per poche battaglie campali
Tra la seconda metà di agosto e l‟inizio di settembre 1914 l‟esercito della Germania sfondò a Nord Est della Francia, le cui truppe furono costrette a ritirarsi precipitosamente
I tedeschi si fermarono sul fiume Marna, non lontano da Parigi, e questo spinse il governo francese a allontanarsi dalla capitale insieme a 500.000 persone
Sul fronte orientale, intanto, le truppe tedesche fermarono un primo attacco russo verso la Prussia orientale
Il generale Hindenburg
comandante
delle truppe tedesche
sul fronte orientale
Stallo sul fronte occidentale
I tedeschi, anche per supportare gli austriaci, trasferirono
circa centomila uomini sul fronte orientale
Il 6 settembre i francesi passarono al contrattacco
e dopo circa una settimana di combattimenti furiosi,
l’esercito tedesco fu costretto a arretrare su una
linea tra i fiumi Aisne e Somme
La situazione bellica sul fronte occidentale si attestò su
uno stallo, negativo per i tedeschi che non erano riusciti
a portare a compimento il progetto di una guerra lampo
La linea del fronte occidentale era lunga circa 700 km
e andava dal Mare del Nord alla Svizzera
Il fronte occidentale
Il fronte orientale
Dalla guerra di movimento
alla guerra di logoramento
La guerra di movimento progettata dagli strateghi tedeschi si trasformò necessariamente in una guerra di logoramento, un modo di combattere imprevisto e nuovo per entrambi gli schieramenti
I due eserciti, tedesco e francese, si affrontarono in una serie di attacchi, che provocarono migliaia di morti, intervallati da lunghe pause.
Da novembre 1915 a marzo 1918 questi attacchi non determinarono avanzamenti decisivi da parte dei contendenti, e la linea di guerra tedesca “linea Sigfrido”, si mosse solo di pochi chilometri
La superiorità iniziale degli eserciti dell‟Alleanza fu sostanzialmente annullata da questa situazione
Il conflitto diventa mondiale Il conflitto si estese in pochi mesi a buona parte del globo
Esistevano, infatti, stati di media importanza che temevano si venisse a creare un assetto mondiale nuovo e a loro sfavorevole
Altri stati videro nella guerra l’occasione di per realizzare i loro obiettivi di espansione o consolidamento territoriale
I paesi più importanti entrati in guerra dopo l‟inizio del conflitto tra Germania, Austria, Francia, Russia e Gran Bretagna furono
1. il Giappone, che dichiarò guerra alla Germania per acquisire i territori tedeschi in Estremo Oriente (agosto 1914)
2. la Turchia, alleata segretamente con Germania e Austria (novembre 1914)
3. gli Stati Uniti che si allearono con l’Intesa e entrarono in guerra nella primavera del 1917 e con loro alcune repubbliche del Sudamerica e la Cina
Infine l’Italia che cominciò a combattere nel maggio 1915
Il mondo in guerra,
1914 - 1918
5. L’Italia entra in guerra
L‟Italia corteggiata dalle potenze,
Austria e Germania (sn),, Francia, GB e Russia (dx)
La neutralità dell’Italia
Quando iniziarono le ostilità belliche, l‟Italia dichiarò la propria neutralità, per quanto fosse legata dalla Triplice Alleanza in un patto con Austria-Ungheria e Germania
Motivò questa scelta, per bocca del Presidente del consiglio Salandra, con il carattere difensivo della Triplice Alleanza, in quanto l‟Austria non era stata attaccata e non aveva consultato l‟Italia prima della dichiarazione di guerra alla Serbia (questi due fatti sollevavano l‟Italia dall‟obbligo di intervento)
In realtà, si stavano muovendo sia a livello di trattative politiche, sia all‟interno dell‟opinione pubblica, correnti di opinione decisamente favorevoli alla partecipazione al conflitto
Tale partecipazione non doveva però avvenire al fianco di Austria e Germania, secondo l’opinione prevalente
Il presidente del consiglio
Antonio Salandra
Il ministro degli esteri
Sidney Sonnino
Il Trattato di Londra
26 aprile 1915
Dopo il fallimento del progetto tedesco di guerra-lampo, Salandra e il ministro degli esteri Sidney Sonnino, con il sostegno del re, aprirono colloqui segreti con Francia, Gran Bretagna e Russia, per intervenire al loro fianco
e contemporaneamente mantennero aperti i canali diplomatici con Austria e Germania, al fine di ottenere concessioni territoriali in cambio del mantenimento della neutralità
Il 26 aprile 1915 Salandra e Sonnino, mettendone a conoscenza solo il re che approvò, firmarono il Trattato di Londra con la Triplice Intesa
In base a esso l‟Italia sarebbe entrata in guerra entro un mese e per il sostegno all‟Intesa, in caso di vittoria, avrebbe avuto:
Trentino
Sud Tirolo, fino al Brennero (considerato confine naturale)
Venezia-Giulia
la penisola istriana (esclusa la città di Fiume)
una parte della Dalmazia, comprese alcune isole adriatiche
Salandra-Sonnino e Vittorio Emanuele III:
le ragioni dell’intervento
Il Trattato di Londra ledeva pesantemente lo Statuto
albertino, in quanto il governo italiano si impegnava a
attuare una politica per la quale non aveva il sostegno
della maggioranza parlamentare
Il governo Salandra – Sonnino riteneva che se l‟Italia non
avesse partecipato alla guerra che avrebbe deciso i destini
dell‟Europa, il suo ruolo internazionale sarebbe
stato gravemente compromesso così come il
prestigio della corona sabauda si sarebbe indebolito
(da qui il sostegno di Vittorio Emanuele III alla guerra)
Con la guerra, inoltre, le tensioni sociali si sarebbero
indebolite e il governo avrebbe avuto maggiore
solidità
Interventisti e neutralisti
L‟opinione pubblica italiana si divise in quei mesi di
neutralità ufficiale tra interventisti e neutralisti
L‟interventismo si divideva a sua volta in due correnti,
una di sinistra e una di destra
L‟interventismo di sinistra riteneva giusta una guerra
contro l’Austria
a. per completare il processo risorgimentale con
l‟annessione delle “terre irredente”
b. per aiutare l’instaurarsi della democrazia nelle
nazioni oppresse dai due imperi conservatori: Austria-
Ungheria e Germania, che dovevano essere sconfitti
Interventisti di sinistra
Gli interventisti di sinistra erano:
repubblicani
radicali
socialisti riformisti di Bissolati
irredentisti, tra cui emerse la figura di Cesare Battisti
i sindacalisti rivoluzionari: Alceste de Ambris e Filippo Corridoni, i quali interpretavano la guerra come “guerra rivoluzionaria”: un evento in grado di modificare gli equilibri internazionali e di conseguenza anche gli equilibri sociali dentro i singoli stati, a favore delle masse operaie
Cesare Battisti
Leonida Bissolati
Alceste de Ambris
Filippo Corridoni
Interventismo di destra
L’interventismo di destra era composto soprattutto dai nazionalisti di Corradini, Rocco e Federzoni, che volevano l‟intervento in guerra dell‟Italia a qualunque costo
Essi ritenevano che attraverso la guerra l’Italia avrebbe realizzato la sua vocazione “naturale” di grande nazione imperialista
In principio erano favorevoli all‟intervento italiano con l‟Alleanza, per poi cambiare idea e sostenere una guerra combattuta con l‟Intesa contro l‟Austria, vecchia nemica dell‟Italia
Si creò così uno schieramento politico composito, in cui nazionalisti, irredentisti, sindacalisti rivoluzionari e repubblicani si unirono per promuovere l‟entrata in guerra mobilitando l‟opinione pubblica che a essi faceva riferimento
Mussolini e D’Annunzio Protagonisti di primo piano della
mobilitazione interventista furono due uomini
Benito Mussolini: direttore del quotidiano socialista Avanti e neutralista fino all‟estate del 1914, a partire dal novembre del medesimo anno sostenne le ragioni dell‟intervento a fianco dell‟Intesa e fondò il quotidiano Popolo d’Italia, affermando che astenersi dalla guerra significava staccarsi dalla storia e dalla vita, lavorare per la reazione e non per la Rivoluzione Sociale
Gabriele D’Annunzio, tornato nel 1915 in Italia dalla Francia, il più noto poeta e intellettuale italiano mise la sua notevole capacità di parola al servizio della propaganda interventista e si scagliò con violenta dialettica contro i neutralisti e soprattutto, fra essi, contro Giolitti
Gabriele D‟Annunzio
L’opinione pubblica interventista
Gli interventisti potevano contare sul sostegno dei settori più giovani e dinamici della società, quelli che più contribuivano a formare l‟opinione pubblica
Erano in maggioranza interventisti gli studenti, gli insegnanti, gli impiegati, i professionisti, ovvero la piccola e media borghesia colta, più sensibile ai valori patriottici
Tra gli interventisti troviamo l‟elite intellettuale italiana: Giovanni Gentile, Luigi Einaudi, Luigi Albertini con il Corriere della sera
Tra gli intellettuali italiani neutralisti il più illustre fu il grande filosofo Benedetto Croce
Neutralisti:
Giolitti, Benedetto XV, socialisti
Giolitti era neutralista perché riteneva che l‟Italia fosse impreparata per una guerra lunga e logorante, e che avrebbe potuto sfruttare la neutralità per ottenere i territori irredenti da Austria e Germania
Il papa Benedetto XV e il mondo cattolico erano contrari alla guerra, anche perché l‟Italia alleata con la Francia (repubblicana e anticlericale) avrebbe combattuto contro l’Austria-Ungheria (cattolica)
Psi e Cgl erano avversari della guerra, sia per convinzioni ideologiche (“guerra imperialista”), sia perché interpretavano l‟opinione delle classi popolari, contadini e operai, che temevano la guerra e le sue conseguenze
L’Italia decide l’intervento Il Parlamento, orientato da Giolitti, aveva
votato per la continuazione delle trattative con l’Austria (Giolitti non sapeva del trattato di Londra)
Salandra si dimise
Il re respinse le sue dimissioni, mostrando così di condividere l‟azione politica del governo Salandra-Sonnino
Ebbero un peso importante per far cambiare idea al Parlamento le manifestazioni interventiste partecipate e minacciose: si parlò di “radiose giornate di maggio”
Il 20 maggio la Camera “dovette” votare a favore della concessione dei pieni poteri al governo, con il solo voto contrario del Psi .
Un voto contrario avrebbe aperto un conflitto con il governo e soprattutto con il re
Il 23 maggio l’Italia dichiarò guerra all’Austria
Carlo Carrà,
“Manifestazione
interventista”, 1914
L’intervento
De Ambris /sn),
Corridoni (al centro) e
Mussolini (dx)
fotografati durante un
raduno
interventista I socialisti furono spiazzati e
isolati dall‟accumularsi degli
eventi e cercarono
di cavarsela con la parola
d‟ordine,
“né aderire, né sabotare”
6. La guerra, fase 1:
1915 -1916
cartolina di propaganda italiana, 1916 primaguerramondiale.myblog.it
Un guerra moderna combattuta
con idee strategiche tradizionali
«Le nazioni entrarono nel conflitto con le concezioni e i
sistemi tradizionali del XVIII secolo, appena
modificati dagli avvenimenti del XIX
Dal punto di vista politico, vedevano la guerra come una
lotta tra coalizioni avversarie basate sul tradizionale
sistema delle alleanze diplomatiche
Dal punto di vista militare, come una specie di gara tra
eserciti di mestiere, che sostanzialmente era
combattuta dai soldati, mentre la massa della popolazione
stava a guardare, come dalle tribune di un anfiteatro, le
imprese dei suoi campioni.» (Liddell-Hart)
Le prime offensive italiane sull’Isonzo
Le truppe austro-ungariche erano inferiori per numero sul fronte meridionale e si attestarono lungo il corso del fiume Isonzo e sulle alture del Carso
Tra giugno e dicembre del 1915 contro di esse, l‟esercito italiano, guidato dal generale Luigi Cadorna, condusse quattro offensive, note come “battaglie dell‟Isonzo”
Nessuna di esse ottenne successo
Gli italiani persero 250.000 soldati, tra cui buona parte degli ufficiali inferiori
La linea del fronte in sei mesi non si era sostanzialmente mossa
Il generale
Luigi Cadorna,
capo di stato
maggiore
dell‟esercito
italiano
La Strafexpedition, 1916 A giugno del 1916 l‟esercito dell‟Austria-Ungheria
attaccò il fronte italiano nell‟operazione Strafexpedition (“spedizione punitiva”) penetrando dal Trentino verso la pianura veneta per dividere in due lo schieramento avversario
Gli italiani, sorpresi, fermarono l’attacco sull’altopiano di Asiago e poi contrattaccarono
Questo attacco austriaco, che non determinò gravi perdite, causò comunque una forte delusione nell’opinione pubblica italiana e ebbe come risultato politico le dimissioni di Salandra
Si formò allora un ministero di “unità nazionale” (tutti gli schieramenti politici, eccetto il Psi, appoggiavano il governo) presieduto da Paolo Boselli
Nella seconda parte dell’anno si combattè di nuovo sull’Isonzo, altre cinque offensive, con un solo successo italiano, la presa di Gorizia in agosto
Cesare Battisti,
catturato durante la
Strafexpedition,
condannato a morte per
tradimento
Paolo Boselli
La Strafexpedition austriaca del 1916
www.lagrandeguerra.net
Le battaglie dell’ Isonzo
www.lagrandeguerra.net
Le conferenze socialiste di
Zimmerwald, 1915, e Kienthal, 1916
Sia nel 1915, che nel 1916, in due località svizzere, Zimmerwald e Kienthal, si svolsero due conferenze tenute dal movimento internazionale socialista per chiedere la fine del conflitto e la pace incondizionata
A esse parteciparono socialisti dei paesi neutrali, quelli che avevano votato contro la guerra nei parlamenti (come il Psi in Italia) e rappresentanti del pacifismo
Durante il conflitto, l‟avversità alla guerra si rafforzò, viste le condizioni in cui si svolgeva, ma il movimento socialista si divise in due correnti
1. la sinistra riformista era pacifista, e chiedeva il ritorno, dopo la pace, alla democrazia prebellica
II. i socialisti rivoluzionari sostennero che la guerra fosse un’opportunità politica da sfruttare per accelerare la caduta dei regimi capitalistici, contando sul malcontento popolare e delle sofferenze che essa provocava soprattutto nel proletariato
In prima fila su queste posizioni fu il russo Lenin, che sul tema scrisse l‟opuscolo L’imperialismo fase suprema del capitalismo
Operazione Gericht:
i tedeschi attaccano i francesi a Verdun, 1916
I tedeschi attaccarono la piazzaforte francese di Verdun nel febbraio 1916 nell‟operazione Gericht (giudizio) guidata dal generale Falkenhayn
«Verdun era il fulcro della difesa francese, poichè univa il settore settentrionale con quello meridionale del fronte. Inoltre, davanti a Verdun i tedeschi avrebbero facilmente nascosto i pezzi d'artiglieria, le riserve di munizioni e le truppe destinate all'attacco nelle vaste distese boschive. Infine, per Verdun, la strada proveniente da Bar-le-Duc costituiva l'unica via di comunicazione con le retrovie e poteva essere sottoposta incessantemente ad un bombardamento concentrato. »(www.arsbellica.it)
Il loro scopo era di indebolire l‟esercito francese in uomini e armi
La strategia tedesca portò a una fase di combattimenti su Verdun durata quattro mesi, ma senza che gli attaccanti ottenessero i risultati attesi, visto che le perdite francesi furono non molto inferiori a quelle tedesche
Operazione Gericht
contro Verdun, 1916
www.asrbellica.it
L’attacco inglese sulla Somme
Gli inglesi a partire da
giugno 1916 andarono in
aiuto ai loro alleati
attaccando i tedeschi sul
fiume Somme
Questa offensiva congiunta
anglo-francese portò a una
nuova fase della guerra
di logoramento durata
sei mesi
La tragedia di Verdun
Verdun è tuttora la battaglia più lunga della storia militare, durò dieci mesi
Detiene il non invidiabile primato di campo di battaglia con la maggior densità di morti per metro quadro.
Nel periodo febbraio-giugno 1916, i francesi contarono circa 315.000 tra morti, dispersi e feriti gravi. Per i tedeschi le perdite ammontarono a 281.000
Altre centinaia di migliaia di uomini morirono nell‟attacco sulla Somme
La guerra marina e sottomarina
La guerra marina coinvolse inglesi e tedeschi
I tedeschi volevano sia indebolire la flotta nemica, sia impedire i rifornimenti che la Gran Bretagna riceveva dalle sue colonie, e attuarono una sorta di moderna guerra corsara
Gli inglesi attuarono un rigido blocco navale nel Mare del Nord, in funzione antitedesca, in modo da bloccare i rifornimenti fatti alla Germania anche dai paesi neutrali
I tedeschi utilizzarono anche i sottomarini per bloccare le navi mercantili dirette in Inghilterra
Per forzare il blocco, nel maggio 1916 i tedeschi attaccarono la marina inglese al largo della penisola dello Jutland, una battaglia durata quattro giorni tra fine maggio e inizio giugno
La flotta tedesca ebbe la meglio, ma questa vittoria non interruppe il blocco navale
Un sottomarino tedesco
Polonia, Serbia, Dardanelli
le vittorie dell’Alleanza
La Germania ebbe migliori esiti in Polonia, dove le truppe russe furono costrette dagli attacchi tedeschi a lasciare buona parte del territorio,occupato dai tedeschi
L’Austria attaccò la Serbia, la invase e le impedì di continuare il conflitto
Un corpo di spedizione franco-inglese (gran parte erano neozelandesi e australiani) tentò lo sbarco nella penisola di Gallipoli, presso lo stretto dei Dardanelli per impedire ai turchi, sostenitori dell‟Alleanza, di essere riforniti e di muoversi (1915)
La zona era collinare e quindi inadatta al modo di combattere previsto da inglesi e francesi.
Dopo mesi di scontri molto cruenti, la spedizione anglofrancese fu costretta a ritirarsi senza avere ottenuto nulla (1916)
Il fallito attacco
a Gallipoli
Il genocidio degli armeni/1
Gli armeni sono una nazione dotata di una propria lingua, di una propria confessione religiosa cristiana (nata nel 491), di proprie tradizioni e di una propria cultura
Come altre nazioni oppresse gli armeni erano stanziati in un territorio di cui rappresentavano la maggioranza della popolazione e avevano una forte tradizione di indipendentismo politico
Avevano in comune con gli ebrei il fatto di avere subito una diaspora duratura e di essersi inseriti nelle economie di molti paesi stranieri come commercianti, attività dalla quale trassero ricchezze consistenti
Nella seconda metà dell’800 le rivolte degli armeni contro gli ottomani furono represse sanguinosamente
Il genocidio degli armeni/2
Nel 1895 si verificarono pogrom di armeni a opera soprattutto di curdi, rivali storici degli armeni, ma in seguito anche da parte turca
La situazione precipitò per gli armeni durante la I guerra mondiale, perché l’area in cui erano stanziati era oggetto di lotte fra turchi e russi, che volevano annettersela
Dopo che i turchi vinsero contro i russi la battaglia di Sakiramisch (1915), temendo altre avanzate dei russi e che gli armeni li avrebbero fiancheggiati, decisero lo sterminio della popolazione armena
Con il pretesto di controllare una rivolta, i turchi circondarono la città di Van, e determinarono l‟effettiva insurrezione della popolazione, mentre giungevano anche truppe russe
L‟Armenia non occupata dall‟esercito russo fu sottoposta dai turchi alla deportazione dei maschi adulti, costretti a arruolarsi e poi fucilati; seguirono rastrellamenti nei villaggi; infine i superstiti furono costretti a affrontare una marcia della morte verso il deserto di Der-El-Zor, durante la quale molti morirono
Il genocidio degli armeni/3
Armeni deportati e lasciati morire di
fame durante la marcia
“Trofei di guerra” turchi
Scheletri armeni trovati nel deserto di Der-El-Zor
7. La guerra,fase 2:
1917 - 1918
Manifesto inglese
per invitare all‟arruolamento
Manifesto italiano per
ridurre i consumi dei generi
di prima necessità
Lo zio Sam, simbolo nazionale,
in questo noto manifesto invita
i suoi concittadini all‟arruolamento
Gli Usa e la guerra:
i vincolanti rapporti economici
L’economia americana e quelle dell’Intesa si erano
legate strettamente
Tra 1914 e 1917 le imprese americane quadruplicarono le
proprie esportazioni verso Francia e Gran Bretagna,
soprattutto di armi (merci per 2 miliardi di dollari)
Le banche statunitensi concessero prestiti ingenti ai
governi francese e inglese, invertendo il trend che per
l‟intero „800 aveva visto gli Usa essere in costante bisogno dei
prestiti europei per la loro economia
Si avvicinava, in queste condizioni l‟entrata in guerra degli Usa,
che, oltre ai motivi ideali, avevano anche motivi concreti di
sorveglianza dei loro investimenti, per cominciare il conflitto
Gli Stati Uniti entrano in guerra
I tedeschi ripresero la guerra sottomarina all’inizio del 1917
Molte di queste navi erano americane, e ciò servì a accelerare la volontà degli Stati Uniti di partecipare alla guerra
Il presidente americano W.Wilson intensificò la sua opera di convincimento dell‟opinione pubblica americana, scettica sull‟entrata in guerra, affermando che vi erano due motivi per il conflitto:
I. la barbarie dell’esercito tedesco
II. la difesa della democrazia parlamentare, che aveva in Francia e Gran Bretagna i migliori esemplari europei
Gli Usa rompono i rapporti diplomatici con la Germania nel febbraio 1917, e due mesi dopo entrano in guerra al fianco delle forze dell’Intesa e contro Germania e alleati
Contò molto la considerazione americana sulla necessità di difendere gli interessi statunitensi in Europa
il presidente
americano
Woodrow
WIlson
Gli Usa e l’imposizione della guerra
Gli Stati Uniti furono costretti a imporre
la coscrizione obbligatoria, per lo
scarso numero di arruolamenti volontari
Furono chiamati al fronte 1.800.000
uomini
Essi dovettero essere addestrati, così
come dovettero essere approntati i
convogli marittimi protetti, secondo la
necessità, per trasferire in Europa gli
uomini
Solo nella primavera del 1918 le
truppe americane giunsero sui
campi di battaglia europei Manifesto di
propaganda americano
La Russia verso il caos politico
L‟intervento in guerra degli Usa servì a compensare la Triplice Intesa per la defezione della Russia, nella quale si disgregò l‟esercito
Nel marzo1917 si verificò un durissimo sciopero generale organizzato dagli operai della capitale Pietrogrado, sciopero che diventò un’insurrezione politica antizarista.
I soldati disobbedirono all’ordine di sparare sui manifestanti e solidarizzarono con loro
Questo determinò l’abdicazione di Nicola II, che poi fu arrestato insieme alla sua famiglia
Sul fronte di guerra molti reparti si rifiutarono di continuare a obbedire ai loro comandanti e elessero dei soviet
Molti soldati contadini abbandonarono il fronte e tornarono a casa per partecipare alla spartizione delle terre dei grandi proprietari, che sembrava imminente
Il governo provvisorio russo decise di continuare la guerra, ma dopo un ultimo tentativo di offensiva, fallito a luglio, esso non poté più contribuire alla guerra
La Rivoluzione d’ottobre
e la pace di Brest-Litovsk
Tra il 6 e il 7 novembre 1917 (fine di ottobre secondo il calendario russo) il governo provvisorio presieduto da Aleksandr Kerenskij e formato da tutte le forze politiche di sinistra venne liquidato da un’insurrezione guidata da Lenin, che era rientrato in Russia sei mesi prima grazie alla complicità dei tedeschi (che speravano di indebolire con la sua idee rivoluzionarie i nemici russi)
Lenin assunse la guida di un governo rivoluzionario, la cui decisione immediata fu di terminare la guerra con la Germania firmando una pace “senza annessioni e senza indennità” con i tedeschi
La pace fu raggiunta ufficialmente a Brest-Litovsk e comportò per la Russia la perdita del 25% dei suoi territori europei (3 marzo 1918)
Aleksandr Kerenskij
Firma della pace tra
Russia
e Germania a Brest-
Litovsk
I sei mesi terribili dell’intesa,
marzo – settembre 1917
L‟Intesa era comunque in gravi difficoltà
Gli attacchi sottomarini della Germania si fecero
sempre più intensi e l‟aiuto militare americano era ancora
lontano,tanto che in Francia e Gran Bretagna i mesi tra
marzo e settembre 1917 si cominciò a pensare
seriamente alla possibilità di una sconfitta
I fatti russi ebbero ripercussioni sia nei singoli paesi,
in cui i socialisti ripresero l‟iniziativa politica, sia al fronte,
dove si verificarono rivolte di soldati, che rifiutavano di
combattere (nell‟esercito francese, a maggio „17 si
rivoltarono in quarantamila)
Le difficoltà dell’impero austro-ungarico
L‟impero austro-ungarico era a sua volta in difficoltà gravi
La guerra, che gli austro-ungarici conducevano in mezzo a una palese precarietà di mezzi e uomini, aveva ridato fiato alle rivendicazioni nazionalistiche degli slavi
Serbi, croati e sloveni si accordarono per costituire uno stato degli slavi del sud (futura Jugoslavia)
L’imperatore Carlo I era un fervente cattolico molto influenzato dall‟azione politica del papa Benedetto XV, che aveva cercato di convincere i governi a rinunciare all‟”inutile strage,” e di accordarsi per una pace senza annessioni.
Egli cercò di giungere a un accordo di pace con l’Intesa, per evitare la disgregazione dell’impero, ma senza risultati, anche a causa di una fuga di notizie (“affare Sisto”), che svelò gli abboccamenti tentati da Carlo con il presidente della repubblica Francese Clemenceau
L‟imperatore austriaco
Carlo I
L’Italia nel 1917
La situazione complessiva dell‟Italia era difficile quanto quella delle altre nazioni
Sul piano militare, le iniziative di sfondamento del fronte nemico tentate nella primavera-estate da Cadorna sull’Isonzo non avevano sortito grossi effetti
Si verificarono anche episodi di protesta e insubordinazione tra le truppe
Inoltre l‟esercito austro-ungarico era stato rinforzato da reparti tedeschi trasferiti dal fronte russo, con l‟obiettivo di sfondare lo schieramento avversario
Sul piano interno, il malcontento della gente per l’aumento dei prezzi e la carenza di generi alimentari era evidente, e portò a una insurrezione a Torino, verso fine agosto, a cui parteciparono donne e operai
La rotta di Caporetto (ottobre 1917) In questo quadro si inserì l‟episodio militare ricordato
come “rotta di Caporetto”
Nei pressi di questo paese friulano, un’armata austriaca sostenuta dalle truppe tedesche il 24 ottobre 1917 sfondò le linee italiane sull’alto Isonzo
L‟attacco fu condotto dagli austro-tedeschi con la strategia dell‟infiltrazione, cioè la penetrazione rapida nel territorio nemico per mettere in difficoltà lo schieramento avversario sfruttando l‟effetto sorpresa.
Gli austro-tedeschi in 15 giorni avanzarono fino al Piave, e catturarono 300.000 prigionieri, requisendo 3.000 cannoni, e inoltre armi, munzioni, vettovaglie.
Buona parte delle truppe italiane, per evitare l’accerchiamento, si ritirarono dalle posizioni che occupavano da due anni
Lo sbandamento di alcuni reparti fu totale, quasi mezzo milione di soldati arretrarono disordinatamente verso il Veneto e si mescolarono ai profughi civili, così che il caos si fece totale.
La rotta di Caporetto
L‟esercito italiano, ridotto di quasi il 50%, si attestò sul fiume Piave,
abbandonando agli austro-tedeschi 10.000 Kmq di territorio
I soldati italiani riuscirono comunque a resistere all‟urto degli austro-
tedeschi e impedirono così un‟ulteriore avanzata verso la Pianura Padana
Le responsabilità di Cadorna
La rotta fu provocata dalla cattiva gestione strategica da parte dei comandi militari, che erano stati sorpresi dall’attacco sull’alto Isonzo, e inoltre dall‟efficacia dell‟azione nemica che aveva reso la situazione irrecuperabile
A rendere più grave la sconfitta contribuirono lo stato di stanchezza, demoralizzazione e scoramento diffuso nell’esercito italiano (peraltro non diversamente di quanto avveniva in quei mesi in tutti gli eserciti)
Il generale Cadorna fu rimosso dal comando, ma non si assunse responsabilità per la sconfitta, affermando che la colpa era dei soldati che si erano arresi senza combattere
Al suo posto fu nominato come comandante supremo delle truppe italiane il generale Armando Diaz
Il generale
Armando Diaz
Una diversa gestione delle truppe
Diaz attuò un’azione di avvicinamento ai soldati, attraverso provvedimenti che alleviassero le condizioni di vita dei combattenti: licenze e vitto furono aumentate
Inoltre venne fatta un’azione di sostegno propagandistico verso le truppe, realizzata dal cosiddetto Servizio P (“Propaganda”) che fu supportato anche dalla collaborazione di famosi scrittori e intellettuali
La guerra fu presentata ai soldati come portatrice di vantaggi tangibili se l‟Italia avesse vinto
La propaganda insistette anche sull‟aspetto ideale del conflitto, come lotta per costruire un ordine interno e internazionale più giusto.
Copertine di giornali
di trincea
Nuovo governo Orlando
Conseguenza positiva della sconfitta fu che la linea del fronte si ridusse e questo rendeva meno logorante la prosecuzione della guerra per i soldati
Inoltre, psicologicamente, la guerra si trasformò da offensiva a difensiva contro un nemico presente nel territorio nazionale, e questo contribuì a aumentare il senso di unità patriottica sia nell‟esercito, che nel paese
La conseguenza politica immediata fu la crisi del governo Boselli e la formazione di un nuovo esecutivo di coalizione nazionale, sotto la presidenza di Vittorio Emanuele Orlando
A questo governo anche l’ala riformista del Psi diede il suo cauto appoggio per contribuire allo sforzo di resistenza
Vittorio Emanuele
Orlando
I 14 punti di Wilson
Il presidente americano W. Wilson presentò all‟inizio del 1918 un programma per il raggiungimento della pace, articolato in quattordici punti tra cui
a. abolire la diplomazia segreta
b. ridurre gli armamenti
c. ripristinare la libertà di navigazione
d. abbassare le barriere doganali
Inoltre prospettava, in questa proposta, un diverso assetto territoriale per l’Europa: Belgio, Serbia e Romania reintegrate, evacuazione tedesca dalla Russia occupata, Alsazia-Lorena restituite alla Francia, sostanziale libertà per i popoli soggetti agli imperi austro-ungarico e ottomano, confini italiani rettificati secondo le nazionalità
Infine, propugnava istituzione di una Società delle Nazioni per garantire il reciproco rispetto dei principi di convivenza tra i popoli
Freddezza dei governi,
sostegno dell’opinione pubblica
I quattordici punti di Wilson non incontrarono il favore dei suoi alleati europei, che volevano raggiungere i risultati per cui erano entrati in guerra e non erano disposti a transazioni
Tuttavia, questo programma era una proposta rivoluzionaria rispetto al modo con il quale era stata gestita la diplomazia prima della guerra
I quattordici punti ottennero il sostegno della maggioranza dell’opinione pubblica internazionale, che vide in essi la prospettiva di una pace duratura
A quel punto i membri dell’Intesa affermarono di accettare le idee di Wilson, sia perché i soldi americani erano una necessità, sia per avere una prospettiva ideale alternativa da contrapporre al verbo rivoluzionario dei bolscevichi russi
I 14 punti di
Wilson in un
resoconto
stenografico
(fonte: Library of
Congress)
L’ultimo assalto tedesco alla Francia
L‟Alleanza tentò di sferrare gli attacchi decisivi tra la primavera e l’estate del 1918
I tedeschi, guidati dal generale Hindenburg che era diventato il vero leader anche politico del paese assistito dalle strategie del generale Ludendorff, dopo essersi liberati del pericolo russo, decisero di puntare tutto sullo sfondamento del fronte francese
A fine marzo penetrarono profondamente in Francia e quindi proseguirono l’attacco nei due mesi successivi, giungendo sulla Marna e tenendo sotto il tiro dei cannoni Parigi
La Francia però resistette appoggiandosi sul proprio esercito e su quello inglese, guidati unitamente dal generale transalpino Foch, e con il supporto attivo delle truppe e delle armi statunitensi
Lo stratega militare
tedesco Ludendorff
Dopo la guerra
diventerà un
convinto
nazista
La battaglia di Amiens, inizio della fine per la
Germania
In piena estate, a fine luglio, si verificò il contrattacco dell’Intesa che portò alla grande vittoria nella battaglia di Amiens (8-11 agosto 1918)
I tedeschi subirono così la prima sconfitta sul fronte occidentale e presero a arretrare, per il logoramento fisico e mentale che ormai pervadeva i soldati della Germania
I comandanti capirono da molteplici segni che ormai la guerra era avviata verso la sua conclusione
A quel punto dovevano passare la mano ai politici, dopo che per quattro anni avevano in pratica guidato il paese
Si formò un governo di coalizione democratica, a cui parteciparono socialisti e cattolici
L‟obiettivo del governo era di cercare una pace che permettesse al paese di ottenere condizioni non punitive di uscita dal conflitto
Immagini dalla battaglia di Amiens
La vittoria italiana a Vittorio Veneto
(24 ottobre – 2 novembre 1918)
L‟impero austro-ungarico doveva fronteggiare la disgregazione dei suoi territori, che portò alla dichiarazione di indipendenza di Cecoslovacchia e Slavi del sud
A loro volta molti soldati delle nazionalità coinvolte nelle iniziative indipendentistiche abbandonarono il fronte
Questo fatto condizionò la conduzione della parte finale della guerra sul campo di battaglia
L’esercito italiano il 24 ottobre attaccò l’esercito austro-ungarico sul fronte del Piave e dopo 9 giorni, il 2 novembre 1918 ottenne una vittoria decisiva a Vittorio Veneto
Cechi e ungheresi abbandonarono il fronte dopo questa sconfitta e gli austriaci si dovettero arrendere
Luigi Marzocchi, Prigionieri
austriaci catturati a Fagarè;
Fagarè della Battaglia – San
Biagio di Callalta (TV); 1918;
La battaglia di Vittorio Veneto
L’armistizio del 4 novembre 1918
Reparti in bicicletta presenti alla
battaglia
di Vittorio Veneto
Il 3 novembre a Villa Giusti, vicino a Padova Austria e Italia
firmarono l’armistizio che diventò operativo il 4 novembre
Questa data è considerata la fine ufficiale della I guerra mondiale per
l‟Italia e anche quella della vittoria italiana
L‟armistizio di Villa Giusti
Armistizio di Rethondes
(11 novembre 1918)
La situazione precipitò anche in Germania, dove a Kiel, nei primi giorni di novembre i marinai della flotta tedesca si ammutinarono e costituirono dei consigli simili ai soviet insieme agli operai
Il moto si espanse nelle città più grandi come Berlino e Monaco, appoggiato dalla Spd
Il Kaiser Guglielmo II fuggì in Olanda, e lo imitò anche l’imperatore Asburgo Carlo I
Il giorno 11 novembre 1918 i rappresentanti del governo provvisorio tedesco presieduto dal socialdemocratico Ebert dovettero firmare con l‟Intesa l’armistizio a Rethondes, piccolo paese francese,su un vagone ferroviario
I contraenti del trattato
di Rethondes dop aver
firmato l‟armistizio
Le condizioni di Rethondes
Le condizioni di resa imposte dall‟intesa ai tedeschi furono molto dure
1. consegnare l’armamento pesante e la flotta
ritirare le truppe al di là del Reno
annullare i trattati di pace con Russia e Romania (favorevoli ai tedeschi)
restituire unilateralmente i prigionieri
Bilancio di vincitori e sconfitti
««La Germania perdeva la guerra per fame e per stanchezza, per esaurimento delle forze morali e materiali, ma senza essere stata schiacciata sul piano militare e senza che un solo lembo del suo territorio fosse stato invaso da eserciti stranieri
Gli Stati dell’Intesa, vincitori grazie all‟apporto, tardivo ma decisivo, di una potenza extraeuropea, uscivano dal conflitto scossi e provati per l’immane sforzo sostenuto» (Sabbatucci-Vidotto)
L’Europa subì un profondo ridimensionamento a livello internazionale
I numeri finali del conflitto
Al termine del conflitto
i morti erano 8 milioni e
mezzo
feriti e mutilati 20 milioni
la generazione dei ventenni, i nati
tra 1890 e 1900,era stata
decimata
Dal libro “Guerra alla guerra”, di
Ernst Friederich, 1924
8. Pace (?) di Versailles,
1919-1920
I rappresentanti delle quattro maggiori potenze vincitrici alla conferenza di
Versailles, gennaio 1919: (da sinistra) Orlando, Lloyd George, Clemenceau,
Wilson
La conferenza di Versailles
A Versailles, presso Parigi, si svolse la conferenza diplomatica che doveva ridefinire gli equilibri internazionali alla fine della I Guerra mondiale
Iniziò il 19 gennaio 1919 e si concluse più di diciotto mesi dopo
Erano presenti ventisette paesi, ma le decisioni fondamentali vennero prese da quattro fra essi
I paesi vincitori: Francia, Gran Bretagna, Usa e Italia avrebbero dovuto scegliere tra due possibilità:
A. una pace democratica
B. una pace punitiva verso le nazioni considerate responsabili del conflitto (Germania, soprattutto)
Obiettivi e variabili di Versailles
Gli obiettivi che i presenti si proponevano:
1. ridefinire la carta politica dell’Europa
II. costruire un nuovo equilibrio continentale
Le variabili che potevano influire su questi scopi
a. i principi di libertà e democrazia affermati da
Wilson nei suoi quattordici punti
b. la pressione dell’opinione pubblica nei diversi paesi,
in cui il nazionalismo era ancora ben vivo
Pace o diktat ?
La Germania subì il trattato di pace,firmato il 28 giugno 1919, che le venne imposto con la minaccia di un‟occupazione militare e di un blocco economico: i tedeschi lo definirono Diktat
dal punto di vista territoriale
la Germania dovette:
1. restituire Alsazia e Lorena alla Francia
2. cedere alla Polonia, che era stata ricostituita come stato dopo circa 150 anni, alcuni suoi territori orientali, abitati anche da tedeschi: in tal modo la Polonia aveva uno sbocco al mar Baltico e accedeva al porto di Danzica (città fino allora tedesca), proclamata “città libera”
3. cedere le sue colonie a Francia, Gran Bretagna e Giappone
Le imposizioni alla Germania
Dal punto di vista economico
la Germania,
essendo ritenuta ufficialmente la responsabile della guerra, dovette rifondere ai paesi nemici i danni determinati dal conflitto: i
danni furono calcolati in misura tale da impedire al paese di ricostruire la sua potenza economica in tempi brevi
Dal punto di vista delle imposizioni militari
la Germania
1.dovette abolire la leva obbligatoria
II. dovette ridurre il suo esercito a 100.000 uomini armati alla leggera
III. smilitarizzare la valle del Reno, che truppe inglesi, francesi e belghe avrebbero presidiato per quindici anni
Queste misure furono pensate e volute, soprattutto dalla Francia per fare in modo che la Germania non recuperasse il suo ruolo di potenza europea
La dissoluzione dell’impero asburgico
I territori compresi nell’impero degli Asburgo
furono risistemati territorialmente in base al
principio di nazionalità
L’Austria diventò una repubblica, che andò a occupare
il territorio che in cui si estende all‟incirca tuttora
L’indipendenza austriaca sarebbe stata tutelata
dalla Società delle Nazioni: un modo per evitare che
avvenisse l‟unione possibile tra le due nazioni di lingua
tedesca: Germania e Austria
L’Ungheria a sua volta divenne una repubblica, ma
privata dei territori slavi che governava sotto gli Asburgo
Nacquero otto nuovi stati
Nuovi Stati
La Polonia rinacque sulla base di territori che appartenevano in precedenza agli imperi di Russia e Germania
Nacque la repubblica di Cecoslovacchia, stato federale in cui erano compresi anche i Sudeti (territorio di tre milioni di abitanti di lingua e cultura tedesca)
Serbia,Montenegro, Croazia, Slovenia e Bosnia-Erzegovina si unirono per costituire il regno di Jugoslavia
La Romania fu ingrandita
La Bulgaria fu ridimensionata
L’impero ottomano scomparve. Al suo posto sorse la Turchia, che mantenne solo la penisola di Anatolia
Fu costituito ufficialmente lo Stato Libero d’Irlanda, anche se gli inglesi mantennero la regione a maggioranza protestante dell‟Ulster
Sorsero quattro nuove repubbliche sul mar Baltico nei territori perduti dalla Russia, Estonia, Lettonia e Lituania e Finlandia, che insieme alla Polonia e alla Romania dovevano circondare la Russia stessa
La Società delle Nazioni
La Società delle Nazioni ipotizzata da Wilson nei quattordici punti fu effettivamente formata con l‟obiettivo di mantenere il nuovo equilibrio che nasceva dalla creazione di nuovi stati e dallo smembramento di quattro imperi (austro-ungarico,tedesco,russo e ottomano)
Lo statuto della Società delle Nazioni prevedeva a. la rinuncia alla guerra come strumento per risolvere i conflitti b. il ricorso all’arbitrato tra Stati c. sanzioni economiche contro gli stati aggressori
Elementi di debolezza della Società delle Nazioni furono 1. il fatto che la Russia e i paesi sconfitti fossero esclusi da essa: essa perdeva rappresentatività e di conseguenza incisività
2. la decisione degli Stati Uniti di rimanere fuori da essa, per evitare di essere coinvolti nei difficili e pericolosi equilibri postbellici
L’Europa uscita da Versailles
1914
1919
L’Italia e la questione di Fiume
L‟Italia ottenne solo in parte quanto aveva pattuito con il Trattato di Londra di quattro anni prima
Le terre irredente, Trentino, Alto Adige, Friuli e Venezia-Giulia furono annesse al regno d‟Italia
La Dalmazia, invece, essendo in prevalenza abitata da slavi, e in base al principio di nazionalità che guidò la risistemazione di Versailles, fu assegnata al nuovo regno di Jugoslavia, compresa la città di Fiume, a maggioranza italiana.
Il presidente del Consiglio Orlando e Sonnino, ministro degli Esteri, chiesero allora di lasciare anche Fiume all’Italia in unione a quanto pattuito a Londra
Il presidente americano Wilson si oppose e gli altri membri dell‟Intesa concordarono con lui
La difficoltà di Orlando e Nitti nel recuperare Fiume e la Dalmazia determinò le dimissioni di Orlando (giugno 1919)
L’Italia dopo la conferenza di Versailles
Alto
Adige
Trentino
9. Una guerra di nuovo tipo
Giochi ispirati alla I guerra
mondiale prodotti in Germania
durante il conflitto (da E.Friedrich, “Guerra alla guerra”,
1924)
La trincea: “il” luogo della guerra
La vita dei soldati si svolse per buona parte del tempo in trincea
La forma più semplice di fortificazione difensiva, un fossato scavato nel terreno per permettere a chi combatteva di evitare il fuoco nemico
Le trincee erano scavate in linee collegate tra loro da camminamenti
Durante il conflitto divennero quasi inespugnabili: sempre più ampie, riparate, circondate da filo spinato e mitragliatrici
La vita di trincea era logorante per i soldati: logorìo fisico (poca igiene, freddo o caldo e umidità opprimenti secondo la stagione) e mentale (attesa snervante del combattimento, paura, apatìa, nevrosi)
Essi uscivano dalla trincea solo per gli assalti o le spedizioni, spesso notturne
Come e perché si combatteva
Durezza e crudeltà del conflitto esaurirono negli anni di guerra gli entusiasmi di molti, che a esso avevano attribuito grandi significati: patriottismo, coraggio, democrazia, libertà
I reparti di elite, come le sturmtruppen in Germania e gli arditi in Italia, formati da volontari convinti e determinati, mantennero l‟idea della guerra come manifestazione di eroismo, affermazione di patriottismo e ricerca di gloria. Per questo erano i reparti che si spingevano all‟attacco per prini
Buona parte dei soldati semplici, spesso contadini, non comprendevano le cause del conflitto e vedeva nella guerra una fatalità naturale da cui uscire indenni
Si combatteva per senso di solidarietà con i propri compagni, o con i superiori diretti (i sergenti spesso erano in prima linea con i propri uomini), ma anche perché l’apparato militare puniva duramente le insubordinazioni
Numerosi furono i casi di diserzione, renitenza alla leva, autolesionismo (cioè ferite autoinflitte per ottenere l‟allontanamento dal fronte)
La prima linea del fronte
Gruppo di arditi dopo un‟azione sul basso Piave
Sturmtruppen in uniforme
Guerra tecnologica/1
l’uso dei gas
La prima guerra mondiale fu una guerra “tecnologica”, perché in essa alcune fra le principali innovazioni e invenzioni scientifiche furono applicate sui campi di battaglia e durante i combattimenti
Le armi chimiche furono sperimentate ampiamente, in particolare i gas, urticanti,paralizzanti, asfissianti
I gas erano considerati un’arma totale capace di distruggere tutte le forme di vita entro l’area di utilizzo
I primi a usarli furono i tedeschi, quando in Polonia usarono proiettili pieni di gas asfissiante, e poi a Ypres in Belgio lanciarono abbondante gas di cloro per fare breccia nello schieramento avversario
In realtà si trovarono piuttosto rapidamente le contromosse all‟arma chimica, come le maschere antigas, anche se intossicati e morti per gas furono numerose
Senza contare che un alito di vento contrario poteva spingere le nuvole tossiche contro chi le aveva emanate
L’uso dei gas
Soldato ustionato dal gas chiamato
“iprite”, in quanto usato per la prima
volta a Ypres, nel 1915 dai tedeschi
Soldati inglesi con maschere
antigas
Scoppio della prima mina
a gas inglese, fronte belga,
1914
Guerra tecnologica/2:
il motore a scoppio e il carro armato
Altro mezzo tecnologico usato ampiamente fu il motore
a scoppio
Esso permise di rivoluzionare il trasporto delle
truppe, contribuendo alla fase di movimento, e fu alla base
dell‟introduzione di un‟innovazione destinata a diventare
anni dopo decisiva: il carro armato
Esso nacque combinando la tecnologia dei mezzi
cingolati usati nelle fattorie americane con
l’armamento leggero impiegato sulle autoblindo,
autocarri coperti di piastre in acciaio e muniti di
mitragliatrici, ma il suo uso, cominciato nel 1916, divenne
massiccio solo a fine guerra (battaglia di Amiens)
Il motore a scoppio e il carro armato
Carro armato inglese, 1916
Carro armato Renault FT 17,
il primo con torretta rotante
Guerra tecnologica/3:
l’arma aerea
L’arma aerea, cioè gli aeroplani furono l‟innovazione più recente (il primo aereo dei fratelli Wright volò per la prima vota nel 1903) impiegata nel conflitto
Gli aerei prodotti durante la prima guerra mondiale furono circa 20.000 e erano considerati utili, ma non ancora totalmente affidabili
Il loro uso fu inizialmente limitato alle ricognizioni, per seguire gli spostamenti delle truppe nemiche, e alle ricognizioni fotografiche, per individuare gli obiettivi e disegnare le carte topografiche utili alle strategie di guerra
Anche gli aerei, come i carri armati, furono impiegati con maggiore ampiezza nella parte finale del conflitto, per guidare il tiro delle artiglierie e per mitragliare le retrovie nemiche
I tedeschi usarono anche dirigibili per bombardare città francesi e inglesi
L’arma aerea
Manfred von Richtofen
“il Barone Rosso”, famoso aviatore tedesco della I guerra mondiale, volava sul triplano Fokker
L‟aviatore romagnolo Francesco Baracca
fu il più noto pilota italiano della I guerra mondiale
Fabbrica per la produzione di aerei
in provincia di Varese
La guerra sottomarina
Il primo sottomarino fu inventato da un inglese, Holland, nel 1902
I tedeschi cominciarono a produrli nel 1905, e alla vigilia della prima guerra
mondiale sperimentarono i propri “U-boot”, cioè navi sottomarine, di cui
possedevano trenta esemplari. Essi si immergevano solo in fase di
avvicinamento al nemico o per sfuggire ai cacciatorpedinieri avversari
Essi erano usati per impedire i rifornimenti ai nemici
Un grave errore fu commesso dai tedeschi quando affondarono il transatlantico
inglese “Lusitania”, in servizio tra New York e Liverpool. Su di esso morirono
anche 128 passeggeri americani, e questo fatto suscitò le dure proteste del
governo statunitense
U-boot tedesco
Il Lusitania affondato
La guerra ai civili
Il conflitto investì anche le popolazioni civili coinvolte in modo vario modo nella guerra
Molti furono i profughi, la cui condizione fu determinata o dal fatto di abitare molto vicini ai fronti di guerra, essendo costretti a lasciare case e terre; o dall‟invasione delle aree in cui abitavano
Vi era chi viveva lontano dalla propria terra d’origine, che come nemico veniva sottoposto a confische di beni o addirittura all‟internamento
Inoltre alcune minoranze etniche, come gli armeni, furono sottoposte in diverse circostanze a segregazione da parte di paesi che le sospettavano di collaborare con i nemici per ottenere il riconoscimento dei diritti rivendicati da tempo
Guerra e industria:
produzioni e disciplina di guerra
I settori industriali più coinvolti nel conflitto ebbero un notevole incremento di produzioni e ricavi durante la guerra
In primo luogo crebbero le industrie siderurgiche, chimiche e meccaniche
Esse ebbero lo Stato come principale cliente delle loro produzioni e per questo furono sottoposte a un sostanziale controllo pubblico
Lo Stato distribuiva le materie prime e decideva cosa produrre, in quali quantità e qualità
Gli operai delle fabbriche impegnate nelle produzioni belliche furono sottoposti alla disciplina militare: abbandonare il proprio posto di lavoro era equivalente a una diserzione
Guerra e politica:
rafforzamento dei governi e degli Stati maggiori
In guerra i governi si rafforzarono, mentre i parlamenti persero importanza, anche perché le loro decisioni avvenivano secondo tempi e modi troppo lunghi e complessi rispetto a quanto richiesto dalle necessità belliche
I militari influivano pesantemente sulle decisioni politiche, in quanto i comandi avevano sostanzialmente un potere autonomo per quanto riguardava la conduzione delle operazioni belliche
Spesso questo potere si trasformava in vero e proprio autoritarismo: censura e sorveglianza, fino al carcere, riservati ai cittadini sospettati per il loro pacifismo o socialismo, erano la norma
IL fronte interno:
propaganda e ruolo delle donne
Il fronte interno pesava quasi allo stesso modo di quello sui campi di battaglia
I cittadini dovevano essere mobilitati perché contribuissero anch’essi all’obiettivo della vittoria con le loro idee, i loro atteggiamenti e le loro attività
La propaganda divenne un settore di intervento curato attentamente dagli stati: furono stampati e distribuiti migliaia di manifesti; furono incoraggiate o organizzate manifestazioni di solidarietà ai soldati; vennero sostenuti i comitati di solidarietà per rafforzare la resistenza interna
Le donne furono spesso protagoniste di queste mobilitazioni e dello sforzo bellico: il loro impiego nelle fabbriche era essenziale per sostenere la produzione in mancanza degli uomini impegnati al fronte
Ma anche, quando la guerra si protrasse, e mostrò a tutti il suo aspetto peggiore tra morte, mutilazioni, razionamenti di cibi e prodotti, spesso le donne furono in prima fila per chiedere la fine del conflitto
La propaganda durante la Grande Guerra
Manifesto inglese
che incoraggiava le
donne a lavorare
nelle fabbriche di
munizioni
Manifesto
americano che
sollecitava a un
minore consumo di
pane per sostenere
lo sforzo bellico
Cartolina antibellica
italiana
Manifesto
americano
Bibliografia
Ernst Friedrich, Guerra alla guerra, Milano, Mondadori
Basil H. Liddell Hart, La prima guerra mondiale, Milano, Bur
Giuseppe Galasso, Storia d’Europa, Roma-Bari, Laterza
Giovanni Sabbatucci-Vittorio Vidotto, Il mondo
contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Roma-Bari, Laterza
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