- 1. 1. La prima filosofia scolastica ed i suoi successivi
sviluppi A cura di Stefano Ulliana
2. Panoramica
- 1. Le scuole e la filosofia. Temi e periodizzazione.
3. 2. La rinascenza carolingia e Scoto Eriugena. 4. 3.
Dialettici e antidialettici. 5. 4. Anselmo d'Aosta. 6.
- 5. La disputa sugli universali.
7. 6. Abelardo. 8. 7. La mistica. 9. 8. La filosofia islamica ed
ebraica nel medioevo. 10. 9. La ripresa di Aristotele in
Occidente.Averro 11. 1. La filosofia delle scuole.
- La caduta dell'Impero romano d'Occidente lascia alle chiese
locali ed ai vescovi delle citt il compito di conservare,
difendere, controllare e governare i territori soggetti alla
propria autorit (diocesi). In questo compito essi devono essere
aiutati da chierici e sacerdoti, abati e monaci capaci di
trasmettere in modo corretto il senso ed il significato proprio e
preciso della rivelazione cristiana, sia all'interno
dell'istituzione ecclesiastica, che all'insieme dei fedeli delle
citt stesse. Per questo si pone subito il compito di stabilire un
piano, un progetto ed un programma educativo interno, dedicato
all'acculturazione del personale ecclesiastico ed alla loro
formazione religiosa e culturale. Nascono in questo modo
lescuoledei chiostri monacali e delle cattedrali cittadine, dove le
Sacre Scritture (Vecchio e Nuovo Testamento), le decisioni
dogmatiche dei Concili e le argomentazioni dei Padri e Dottori
della Chiesa (leauctoritates ) costituiscono il contenuto
prevalente - quando non esclusivo - dell'insegnamento.
12.
- Lo scopo principale di queste scuole era infatti quello di
fornire agli ecclesiastici tutti quegli strumenti religiosi e
culturali, grazie ai quali le masse cittadine e quelle delle
campagne potessero apprendere e conservare il messaggio stabilito
dalla rivelazione cristiana. La determinazione assoluta e totale,
che contraddistingue la struttura di contenuto, di senso e di
significato, di questa si trasmette quindi, attraverso l'ordine
gerarchico della filosofia alla teologia, alla comune ed ordinata
soggezione degli elementi ecclesiastici e dei fedeli stessi, in una
perfetta immagine riflessa dello stesso ordine religioso,
metafisico e naturale. I mezzi e gli strumenti che contribuiscono
alla preparazione culturale dei chierici vengono attinti dalle
discipline deltrivio grammatica, logica o dialettica, retorica e
delquadrivio aritmetica, geometria, astronomia e musica - mentre le
modalit dell'insegnamento stesso utilizzano la forma
dellalectio(commento di un testo) o delladisputatio(argomentazioni
pro e contro un tema proposto).
13.
- Se la sovrastruttura ideologica della scolastica ha quindi di
mira la soluzione definitiva delproblema del rapporto fra fede
religiosa e razionalit umana e naturale , la struttura economica,
sociale e politico-istituzionale che ne riflette il senso ed il
contenuto si orienter progressivamente (Adalberone di Laon, XI sec.
d.C.) verso una rigida tripartizione sociale: mentre
glioratoresrappresentano la determinazione fondamentale della
direzione religiosa dell'Impero, ibellatoresne conservano e
difendono gli scopi di salvezza collettivi, mentre a loro volta
ilaboratorescreano tutte le ricchezze e gli strumenti atti
all'esistenza per le altre due classi sociali. In questo modo la
libert imperfetta dell'uomo, bisognosa dell'aiuto necessario della
grazia divina per la salvezza, viene modulata nella facolt della
prima classe di interpretare e diffondere la dottrina religiosa e
nella dovuta sottomissione delle forze della razionalit umana e
della sua produttivit naturale.
14.
- In quest'ordine gerarchico cosmico, razionale e naturale dopo
il Mille cominciano ad agitarsi sullo sfondo nuove forze e nuove
tendenze, mosse dalla reciproca relazione di scambio positivo fra
progresso demografico e miglioramenti produttivi e tecnologici, che
spingono verso una maggiore accentuazione dell'autonomia della
ragione e di una sua pi ampia libert di ricerca e di formulazione
scientifica. In questo modo cominciano a scontrarsi da un lato la
tradizione della formazione ideologica religiosa,
eterodeterminante, dall'altro la nuova fede e fiducia nelle
autonome capacit umane, sia sul versante razionale che su quello
dell'organizzazione e della produzione naturale ed artificiale
(tecnica e tecnologica). L'epoca dei Comuni e delle Crociate non pu
non avere infatti influenza anche sulla nuova forza di
emancipazione della ragione, nei confronti delle limitazioni e
gerarchizzazioni di natura e matrice religiosa.
15.
- Le spie, via via progressivamente sviluppatesi, di questo
contrasto definiscono laperiodizzazione , alla quale va incontro la
filosofia scolastica medievale. Cos ad un primo stabilirsi (
prescolastica ) della piena compenetrazione fra fede religiosa e
razionalit umana (pur nella subordinazione piena di questa a
quella) con la Scuola Palatina di Alcuino e Scoto Eriugena risponde
un primo tentativo di valorizzazione della ragione umana, immagine
di quella divina, con il movimento dei cosiddetti dialettici
(seconda parte del sec. XI d.C.). A essi controrisponde la
speculazione di Anselmo d'Aosta e dell' alta scolastica(1050 1200
d.C.). Con la ripresa della speculazione aristotelica - avvertita
sia attraverso l'influenza esercitata sul problema degli universali
(realismovs.nominalismo), che per gli effetti della mediazione
araba (Averro) - la proposta di una ricomposizione fra fede e
ragione - di fronte agli eccessi di quest'ultima - trova in Tommaso
d'Aquino il pi importante esponente della cosiddettafioritura della
scolastica(XIII sec. d.C.) . L'ultima fase della scolastica (XIV
sec. d.C.) vede la propria progressivadissoluzione , per effetto
delle spinte razionalistiche.
16.
- La nascita del Sacro Romano Impero sotto la guida di Carlo
Magno impose la conservazione della propria unit amministrativa,
attraverso la formazione di particolari figure di funzionari
opportunamente istruiti. Per questo lo stesso Carlo Magno decise la
costituzione di una serie di scuole abbaziali, che procedettero
alla conservazione, selezione e trasmissione dei testi principali
della cultura occidentale. L'organizzazione degli studi sul
territorio dell'Impero fu realizzata in particolare daAlcuino di
York(730 804 d.C.), chiamato dall'imperatore a dirigere la Scuola
Palatina. Egli propose una divisione del sapere che divenne poi
tradizionale nelle scuole medievali: accorp le discipline della
grammatica, della logica o dialettica e della retorica nel
cosiddettotrivio , unendo poi le discipline dell'aritmetica, della
geometria, dell'astronomia e della musica nelquadrivio .
17. 2. Scoto Eriugena.
- Successore di Alcuino alla guida della Scuola Palatina,Giovanni
Scoto Eriugena(810 880 d.C.) tradusse in latino i trattati dello
Pseudo-Dionigi, detto l'Areopagita. Compose poi un'opera
fondamentale,Divisio naturae , nella quale suddivideva l'intero
Essere in quattro nature fondamentali: 1. Dio Padre, che crea e non
creato; 2. il Figlio, che creata e crea nello stesso tempo; 3. il
mondo, che creato e non crea; 4. Dio stesso come termine ultimo
della creazione. Le quattro nature costituiscono il circolo della
vita divina: il mondo in particolare manifestazione di Dio
(teofania). Se l'orizzonte divino e la sua mediazione assoluta
restano trascendenti, come apertura di una triangolazione
superiore, il mondo ha una caratteristica fondamentale di unit, che
lo spinge ad identificarsi con il divino, attraverso l'immagine
riflessa dell'uomo, la pi alta delle creature (uomo
microcosmo).
18. 3. Dialettici ed antidialettici.
- Con la ricostituzione dell'Impero da parte della dinastia degli
Ottone il processo di riorganizzazione culturale pot proseguire e
approfondirsi, grazie agli stimoli provenienti dalla costituzione
delle primescuole cittadine . Qui nacque la disputa
fradialetticieantidialettici : mentre i primi infatti pretendevano
come per es.Berengario di Tours- che la ragione (in quanto immagine
divina vivente) dovesse intervenire, per difendere le acquisizioni
della dottrina religiosa, i secondi - come per es.Pier Damiani-
lasciavano all'autorit dei santi e dei profeti il compito di
assicurare la verit degli insegnamenti religiosi.
19. 4. S.Anselmo d'Aosta.
- Autore delMonologione delProslogion , Anselmo d'Aosta(1033 1109
d.C) cerc di ricomporre in unit ragione e fede. La determinazione
assoluta che procede come illuminazione da Dio garantisce da un
lato la certezza della fede, come dono della grazia divina,
dall'altro la sua verit, affermata con e tramite la ragione (credo
ut intelligam). La ragione diviene dunque strumentale
all'affermazione della fede, dei suoi contenuti dottrinari e degli
scopi di salvezza da essa stessa prefissi. L'esistenza di Dio,
certezza di fede, verit di ragione. Se, infatti, ogni
determinazione bene, bellezza, essere ... - possiede un suo proprio
grado, che deriva dal principio stesso, secondo la misura del pi e
del meno, allora necessariamente questo stesso principio Dio non
potr non esistere ( Monologion , argomento dei gradi).
20.
- Inoltre, e soprattutto, se il pensiero di Dio il pensiero
dell'essere assolutamente maggiore, allora Dio stesso non potr non
esistere, in quanto necessario nella sua stessa realt originaria,
sia per pensarlo solo esistente nell'intelletto, sia per avvertire
la contraddizione di immaginarlo come non esistente ( Proslogion ,
argomento ontologico).
21. Con la determinazione originaria e prima dell'Essere, con la
sua relazione di necessita priori , S.Anselmo innalza il principio
della priorit metafisica, ontologica e gnoseologica della Causa,
che verr ora intesa come realt oggettiva, dominante e sovrana, con
evidenti effetti di natura teologico-politica. L'essere assoluto e
sovrano determina, attraverso la misura del maggiore e del minore
associata a se stesso, la differente partecipazione degli esseri
creati all'orizzonte immutabile del divino e della grazia. Comincia
qui il cammino della discriminazione all'interno dell'essere
occidentale? In quale rapporto infatti possibile porre gli
archetipi ideali le idee nella mente delL gosdivino -e le ragioni
seminali, fra di loro e con le finalit della divina provvidenza?
Materia e volont hanno un'idea ed un fine reale 22.
- oggettivamente essenti ed universali oppure essi devono essere
valutati e considerati come delle immagini umane, che suppliscono
all'oscurit ed al mistero della creazione e redenzione? Il problema
della sussistenza reale o solo immaginata degli universali dunque
la spia ed il segnale di altre problematiche, di maggiore e pi
ampio effetto ed incidenza.
23. Attribuire infatti alla Causa divina una realt originaria,
prima e necessaria, significava fa s che le determinazioni
linguistiche ad essa appoggiate dovessero essere intese in un grado
superiore ed in una forma diversa ( quidditativamentee non
qualitativamente). In relazione a Dio, poi, l'uomo conservava la
capacit di discernere il giusto e cos diventare libero nella grazia
divina, oltre l'oscurit del peccato originale. Dio prevede inoltre
la scelta dell'uomo, ma non i suoi contenuti: la stessa
predestinazione alla salvezza lo accompagna senza forzarne la
libert. Alla potenza massima di Dio si accompagna, dunque, la
potenza in immagine riflessa dell'uomo, che pu adeguare la propria
mente (intelligenza e volont) alle richieste divine (giustizia e
bont). 24. 5. La disputa sugli universali.
- La relazione necessaria del concetto con l'oggetto esterno
reale travalica dalla questione dell'esistenza di Dio a quella
degli universali, ovverosia dei concetti adeguati ad intenderele
determinazioni concrete dell'intelletto, siano esse generiche o
specifiche. Prendendo spunto da un commento/introduzione di
Porfirio alleCategoriedi Aristotele, il pensiero medievale si
eserciter e si scontrer nel XII sec. d.C. sulla possibilit che i
concetti mentali abbiano o meno un corrispettivo esterno e reale
(realismo o formalismo), oppure siano presenti nel solo intelletto
(nominalismo o terminismo), se non addirittura essi non debbano in
estremo essere intesi comparire e scomparire come le voci verbali (
flatus vocis ).
25.
- Nel primo caso la concezione teologica del mondo salvaguardava
il suo ordine obiettivo e razionale, mentre nel secondo caso
l'accentuazione dell'interesse per lo strumento linguistico e
comunicativo avrebbe favorito e nel contempo sarebbe stata
sostenuta dallo spirito di ricerca naturalistico e dalla maggiore
attenzione agli scambi sociali ed economici (Comuni, Crociate,
economia dei borghi).
26. Mentre la soluzione realista oscillava fra un deciso
platonismo universali come idee - oppure un pi concreto
aristotelismo universali come forme specifiche la soluzione
linguistica toglieva ogni presupposto reale e spingeva per una
soluzione, che avvantaggiasse la capacit inventiva e immaginativa
dell'intelletto umano. 27.
- Si potrebbe dire che con questa divaricazione senza banalizzare
e semplificare eccessivamente si dava spazio ad un'alternativa
veramente dirimente ed essenziale: poteva continuare a sussistere
un potere razionale, impregnato dei contenuti dottrinari della
fede, giustificato dalla fede nella rivelazione stessa, che
stabilisse una perfetta corrispondenza fra realt metafisica, fisica
ed etica e mondo naturale ed umano, determinando e decidendo in
modo quasi necessario per ogni tipo di soluzione? Oppure l'azione
dell'intelletto e dell'immaginazione razionale umana potevano
smarcarsi con maggiore libert dai vincoli della fede, per
avvicinarsi e magari approdare ad una visione del mondo naturale ed
umano maggiormente laica, apparentemente disinteressata ai problemi
della fede, perch magari gi ritenuti risolti tramite un appello ai
contenuti emotivi e passionali della volont?
28.
- La soluzione realista (o formalista) si divise in una forma
radicale (Guglielmo di Champeaux) ed in una moderata (Tommaso
d'Aquino); quella nominalista (o terminista) a sua volta in una
forma radicale (Roscellino) ed in una moderata (Occam). Ilrealismo
estremogiustifica la presenzaante remdegli universali (generi e
specie), come prototipi ideali degli esseri creati, contingenti e
mutevoli, associati in modo unitario grazie ai nomi ed ai giudizi
con essi formulati (in modo oggettivo e valido per tutti). Solo le
qualit accidentali modificano e diversificano gli individui.
Ilrealismo moderatoinvece propende per l'esistenzain re , cio come
forma o principio aristotelicamente immanente, dell'universale
nell'individuo singolo.
29.
- Ilnominalismo moderatodichiara l'inesistenzaante remedin
redell'universale: la composizione linguistica di generi e specie
dava luogo a dei giudizi che sussistevano solo nella mente singola
dell'uomo ( in intellectu ). Approfondendo la propria carica
distruttiva, ilnominalismo estremoconsiderava nomi e giudizi
unicamente dal punto di vista espressivo ( flatus vocis ),
probabilmente senza alcun riferimento a stabili classificazioni
mentali di genere e di specie.
La scuola di Roma 30.
- Una via di mezzo fra realismo e nominalismo fu quella
escogitata daAbelardo , che con la sua propostaconcettualistaintese
l'universale come elaborazione mentale, apertura di un segno ed
astrazione al proprio interno del contenuto, riferibile come
predicato o attributo, alla molteplicit di individui accomunabili
da quello stesso contenuto, organizzato ed espresso tramite quel
concetto ( intentio ). In questo modo il concetto descrive o
dipinge oggettivamente gli enti esistenti e li definisce nella loro
chiara distinzione. AncheTommaso d'Aquinoescogit una particolare
mediazione fra le due soluzioni contrapposte al problema degli
universali, estendendo l'universalit all'enteante rem(l'idea nella
mente divina),in re(la forma immanente e specifica) epost rem(il
concetto nella mente umana). Unrealismo totale e globale , che
riguarda sia il rapporto ontologico, che quello dell'immaginazione
razionale umana.Duns Scotopropose, invece, di rendere reale il
concettualismo di Abelardo, attraverso l'affermazione di nature
comuni che si individualizzano negli enti concreti e si astraggono
in universali della mente ( realismo individualistico ).
31. 6. Abelardo.
- Abelardo(1079 1142 d.C.) fu un grande e rinomato maestro di
teologia e un autore prolifico: scrisseSic et non ,Trattato
sull'unit e Trinit divina ,Introduzione alla teologia ,Teologia
cristiana ,Etica (Conosci te stesso) ,Lettere a Eloisa . Il
principio direttivo del suo pensiero e della sua opera fu quello di
voler e dover seguire il dettato dell'intelligenza ( intelligo ut
credam ), per la scoperta e la conferma della verit, oltre ogni
ragionevole e doveroso dubbio, circa le molteplici e varie opinioni
dei filosofi e dei teologi. Solamente la ragione poteva quindi
dichiarare giustificato il richiamo alle autorit della fede, ai
giudizi ed ai ragionamenti dottrinari, perch solamente la verit
giustificava la loro affermazione.
32.
- Egli opera attraverso un confronto ed una sintesi delle
opinioni contrarie dei diversi Padri della Chiesa ( Sic et non ),
per togliere da ognuna di esse l'elemento migliore e ricomporlo in
un'unit, che sia capace di mostrare un campo razionale ed
un'immagine razionale pi profonda, elevata ed estesa. In questa
elaborazione continua dell'intelligenza Abelardo costruisce
progressivamente lo schema della questione ( quaestio ), che
attraverso la dialettica delle posizioni espresse giunge ad una
soluzione superiore, capace appunto di eliminare il negativo da
entrambe le fonti e farne valere il positivo, senza pi
contrapposizione.
33.
- l'immutato della pluralit delle sostanze, oltre la loro
apparente variabilit secondo le relazioni con i sensi ed i
soggetti, nelle condizioni e negli stati, che fonda il richiamo
razionale ad una persistenza di stabilit, sia di senso che di
significato, che risulta alla fine capace di aprire un orizzonte di
razionalit e di giustificazione alla stessa diversit di
visioni/opinioni precedentemente espresse. In questo la libert di
interpretazione dei testi della patristica successivi
alVecchioeNuovo Testamento che restano immutabili nella loro
dottrina - si unisce con il prorompere dell'illuminazione della
grazia divina, in quanto la possibile pluralit iniziale viene da
quest'ultima riequilibrata e sistemata, secondo un piano ed
orizzonte di senso solo alla fine chiaramente distinguibile e
distinto in se stesso e per se stesso. Il confronto e la
contrapposizione apparente delle opinioni e dei giudizi in questo
caso funge da scintilla, per la ridisposizione della ragione
maggiore, grazie alla critica portata dalla ragione minore. E
l'apporto di quest'ultima diviene essenziale e fondamentale, per
garantire alla prima la sua valenza di nuovo universale.
34.
- il panorama dell'immutabilit della molteplicit delle sostanze a
costituire quell'orizzonte di necessit, che Abelardo riporta
all'unica sostanza divina. Il Dio di Abelardo quindi prima di tutto
potenza infinita dell'essere (la persona delPadre ), che tutto
prima conosce nell'assoluta verit (la persona delFiglio )e poi
dispone secondo il bene assoluto proprio e del creato, per amore
dello stesso (la persona delloSpirito Santo ). Modi distinti di
un'unica sostanza (l'accusa di modalismo di Bernardo di
Chiaravalle), le figure della Trinit compongono un'apertura ed una
triangolazione finale determinata dalla grazia e distinta o
designata nei diversi scopi provvidenziali. Questa triplice
necessit d'orizzonte, di causa iniziale e scopo finale rende lo
spazio dell'immaginazione razionale e della sua sensibilit e
passionalit molto concrete e nello stesso tempo molto
selezionate.
35.
- La volont di Dio orientata al bene, quindi tutto ci che egli
compie crea e dispone ha il senso, il significato ed il valore
dell'imprescindibile, di ci che non pu essere diversamente: tutto
ci che , dunque, perch poteva essere solamente cos come poteva
essere. L'infinito della volont dunque l'infinito della potenza,
mentre contemporaneamente l'infinito della potenza l'infinito della
volont. L'infinito di entrambi l'ordine del mondo, la causa ed
insieme lo scopo ed il fine dello stesso. L'ordine immutabile del
mondo (necessitarismo positivo). Quest'ordine giustifica ogni fatto
passato, presente e futuro, ogni sofferenza, male o cattiva
disposizione, nell'economia della salvezza divina.
36.
- La sostanza divina ha poi come propria immagine riflessa la
mente dell'uomo, che viene pertanto distinta nell'anima o fonte
sostanziale, nell'anima o sapienza necessaria (virt) e nell'anima o
volont e desiderio di vita. La ragione come unit necessaria
d'orizzonte e di scopo conduce l'uomo alla liberazione dagli
impulsi eterodiretti della sensibilit e della passione (continua
lotta della volont razionale contro l'inclinazione naturale, causa
del peccato nella sola volont o desiderio consapevole).
Padre Figlio Spirito 37. 7. La mistica.
- Oppositore di Abelardo e del suo progetto di valorizzazione
della ragione umana,Bernardo di Chiaravalle(1091 1153 d.C.) il
massimo rappresentante dellavia misticadi ricongiunzione dell'uomo
a Dio. Egli riconsidera la crocifissione del Cristo il viatico per
la salvezza umana, il primo passo della quale si svolge grazie alla
considerazione ( intentio etica ), per poi accedere alla
contemplazione, costituita dall'ammirazione della maest divina e
dall'estasi finale (conclusione della via mistica).
La cattedrale di Chartres 38. 8. La filosofia islamica ed
ebraica.
- La filosofia islamica.I contatti con il mondo arabo dovuti alle
Crociate, sviluppatisi durante il XII sec. d.C.,permisero
all'Occidente di reimpadronirsi della tradizione filosofica e
scientifica greca nelle sue vere e proprie fonti, oltre la
selezione effettuata dalla mediazione neoplatonica medievale. La
stessa filosofia araba era del resto affine ai tentativi
occidentali di composizione fra fede e ragione, dimostrando lo
stesso atteggiamento ambivalente della prima nei confronti della
seconda. DopoAl KindieAl Farabi ,Avicenna(980 1037 d.C.) utilizz
tutto l'apparato concettuale della tradizione neoplatonica, per
dare soluzione al problema della giustificazione
dell'esistente.
39.
- Nel fare questo adott il principio della necessariet
dell'essere e dell'accadere, relazione che egli fiss direttamente
nel cuore della sostanza divina. Dio, essere necessario di per se
stesso, crea necessariamente l'essere esistente, la natura, appunto
necessaria per altro e in ragione d'altro (Dio stesso). Questo
rapporto e relazione verticale permise al filosofo arabo di
elaborare un sistema metafisico e fisico, logico e matematico (
Libro della Guarigione ), ricco di relazioni razionali, escogitate
e argomentate con finezza e chiarezza di definizioni e particolari.
Era la stessa ragione universale l'intelletto divino attivo di
Aristotele ad esprimersi in questa rete di rapporti e
determinazioni. In questo modo le antiche idee platoniche venivano
sostituite da un plesso organico vivente, vero e proprio pensiero
pensante autonomo, di fronte al quale l'intelletto umano pu
aspettare
40.
- la propria parte potenziale l'intelletto potenziale o materiale
poi accesa, illuminata ed eretta dall'intelletto attivo ad
intelletto acquisito. Mentre il primo, divino nella sua autonomia,
rimane eterno perch immortale, gli altri due rimangono legati alla
facolt umana che estrae dalla immaginazione sensibile il concetto
universale e che dunque permane sempre in una relazione di
dipendenza doppia, da una parte con gli apporti dovuti ai sensi e
dall'altra con le illuminazioni derivate dall'intelletto attivo o
agente divino. Nel distendersi di questa relazione il corpo rimane
necessario, coinvolgendo per una parte almeno nella propria
mortalit l'anima umana (cfr. Alessandro di Afrodisia, commentatore
dell'opera psicologica di Aristotele), forse immortale solo nella
parte e nella misura in cui si attacca e resta affissa ed infissa
all'intelletto divino (mistica razionale).
41.
- Averro(1126 1198 d.C.) considerato il filosofo arabo che ebbe
la maggiore influenza sul pensiero scolastico occidentale (cfr. la
critica alle sue posizioni tenuta da Tommaso d'Aquino). Egli
compose numerosi e diversi commenti alle opere di Aristotele, certo
della compatibilit perfetta fra la sua speculazione ed il Corano.
Anzi, di pi: la filosofia di Aristotele specificava a chiariva
meglio, in modo dimostrativo, i contenuti della fede mussulmana,
altrimenti semplificati ad uso delle popolazioni incolte.
Averro 42.
- Averro riprende da Avicenna il principio della necessariet
dell'essere e dell'accadere: il mondo in relazione di necessit con
Dio, necessario e perfetto in se stesso. Esso quindi coeterno con
Dio, derivato e creato dalla sua perfezione il mondo sua
manifestazione necessaria - e mosso verso la sua perfezione. Per
questo tutto ci che accade esso stesso egualmente necessario, in
quanto espressione dello stesso ordine divino. La libert umana
coincide con questa stessa necessit. Il culmine dell'unit dell'uomo
con Dio la manifestazione della completezza e determinatezza del
proprio intelletto, quando da potenziale esso diviene attuale.
Perci sia il primo intelletto, che il secondo appartengono a Dio,
mentre l'uomo pu vivere il riflesso d'immagine di una
partecipazione consentita dall'incontro fra il favore divino ed il
proprio sforzo di emancipazione. In questa visione la ragione
filosofica incontra il dettato religioso (due verit, in
accordo).
43.
- La filosofia ebraica.Oltre alla tradizione dellaCabala una
dottrina segreta esposta nelLibro della creazionee nelLibro dello
splendore la filosofia ebraica presenta nel medioevo due figure
speculative di notevole spessore ed
importanza:Ibn-GebiroldettoAvicebron (1020 1058 d.C.) eMos Ben
MaimoundettoMaimonide(1135 1204 d.C.) . Il primo, autore della
famosaFons vitae , si rif alle categorie aristoteliche, per
dividere la categoria di sostanza dalle rimanenti ed assegnarle il
ruolo di materia fondamentale. Le altre categorie svolgevano invece
la funzione di esplicitazione dello sviluppo della forma.
L'universo intero era quindi la composizione unitaria e la
combinazione di questa duplice stratificazione, per effetto del
loro amore e desiderio reciproco, in loro insufflato dal creatore
divino.
44.
- Il secondo, autore dell'altrettanto famosaGuida dei perplessi ,
cerc una speciale composizione fra i contenuti della fede ebraica e
le richieste della razionalit, adottando nella sua speculazione il
principio della libera creazione divina e della contingenza (non
necessit) degli esseri creati.la stessa molteplicit e variabilit
presente nel creato a sottintendere l'azione discriminatrice di una
mente ragionante e riflettente superiore, capace di superare
l'effetto uniformante delle diverse sfere celesti con l'atto del
proprio infinito arbitrio e volont. La comprensione fisica dei
movimenti non pu in effetti essere all'origine della infinita
creativit presente nel mondo (reazione al necessitarismo
arabo).
45. 9. La ripresa di Aristotele.
- La prima diffusione delle opere fisiche e metafisiche di
Aristotele, grazie alla mediazione araba e giudaica, incontr la
recisa ostilit del mondo accademico e religioso occidentale: il
necessitarismo del quale sembrava essere imbevuto si scontrava,
infatti, con il principio teologico cristiano della libert del
divino agente e della stessa e corrispondente libert umana. La
stessa tesi dell'unit, superiore e separata, dell'intelletto
inficiava l'affermazione dell'immortalit dell'anima umana
individuale. Per reazione la scolastica rafforz le proprie
posizioni neoplatonico-agostiniane ( Alessandro di Hales ,Roberto
Grossatesta ,Bonaventura da Bagnoregio ).
46.
- Appartenente al neonato ordine francescano,Giovanni
FidanzadettoBonaventura(1221 1274 d.C.), scrisse due testi al tempo
capitali per la formazione del clero istruito: un commento
alleSentenze di Pietro LombardoeL'itinerario della mente in Dio .
Bonaventura ripristina, contro l'ordine necessario di stampo
aristotelizzante, il rapporto intellettuale dell'anima umana con
Dio, di tradizione agostiniana. Solo l'illuminazione divina
consente l'organizzazione dei dati offerti dalla sensibilit (le
immagini o specie sensibili). Ma l'illuminazione divina ripristina
a sua volta il principio di Dio come determinazione assoluta e
della presenza in Lui delle idee, come archetipi unici della
molteplicit esistenziale.
47.
- Accettato il principio di Dio come determinazione assoluta,
Bonaventura gli accosta la struttura e l'oggettivit reale propria
della dimostrazione anselmiana: Dio l'oggetto massimo e reale del
nostro intelletto e della nostra fede. Per la fede Egli infinita
volont liberamente creatrice: il mondo nasce dal nulla per sua
volont ed arbitrio. La stessa anima umana immortale e
individualmente sostanziale: solo in questo modo essa pu infatti
guidare intellettualmente il corpo nella conoscenza e nell'azione.
Il principio, all'interno della mente teoretica e pratica
dell'uomo, consiste in una scintilla osinderesi : da essa ed
attraverso essa la grazia e la provvidenza divine formano,
indirizzano ed organizzano la visione e l'azione dell'uomo.
48.
- La triangolazione originaria della tradizione agostiniana viene
concretizzata da Bonaventura nella distinzione di tre facolt
intellettuali: la sensibilit (verso l'esterno), lo spirito (verso
se stessi), la mente (verso Dio, superiore a s). A loro volta
queste tre facolt portano con s il contenuto e il riflesso dello
stesso verso Dio, tramutandosi, rispettivamente, in: senso e
immaginazione; ragione e intelletto; intelligenza e sinderesi (le
sei potenze dell'anima). Ma queste sei potenze dell'anima
rappresentano anche i sei gradi dell'avvicinamento progressivo a
Dio: la considerazione della bellezza e dell'ordine delle cose; la
considerazione delle cose quali sono nell'anima umana; la
contemplazione dell'immagine di Dio, attraverso la memoria,
l'intelletto e la volont; la stessa contemplazione, perfezionata
dalla fede, dalla speranza e dalla carit; la contemplazione di Dio
nell'Essere suo determinato; Essere che Bene-Trinit; estasi e luce
soprannaturale della grazia ( docta ignorantia ).
49.
- Aristotele viene integrato nella filosofia scolastica daAlberto
Magno(1193 1280 d.C.), che trasmette la propria passione
conoscitiva al proprio discepolo:Tommaso d'Aquino . L'espressione
pi alta della razionalit umana doveva ora comporsi con i dogmi
della fede cristiana.
Alberto Magno