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BINCLUSOME

LE COOPERATIVE

DI INCLUSIONE LAVORATIVA

RACCONTATE DAI LORO PROTAGONISTI

Indagine sugli aspetti organizzativi

e di management, sui valori

e le prospettive

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Si ringraziano le cooperative che hanno partecipato alla ricerca.

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INCLUSOME

LE COOPERATIVE DI INCLUSIONE LAVORATIVA

RACCONTATE DAI LORO PROTAGONISTI

Indagine sugli aspetti organizzativi e di management, sui valori

e le prospettive

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Ricerca sulla cooperazione sociale di inserimento lavorativo aderente a Legacoop Sociali Toscana

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Sommario PagPremessa 5Presentazione della ricerca sulle cooperative sociali di inserimento lavorativo in Toscana 61. I numeri della cooperazione sociale Legacoop in Toscana 82. La ricerca: metodologia 123. Il questionario 143.1. La presenza territoriale delle cooperative 143.2. Cooperative per anno di costituzione 143.3. Le risposte al questionario 153.4. I ricavi 163.5. L’occupazione 173.6. Gli strumenti utilizzati per permanere e rafforzarsi sul mercato 18 (adesioneaconsorzi,formedicollaborazione/interazione/partecipazione,certificazionidiqualità)3.7. Leattivitàsvolteediservizierogati 203.8. Leattivitàtramercatoprivatoemercatopubblico 213.9. L’individuazionedellecriticitàedeipuntidiforzadellacooperativa. 224. Le interviste 244.1. Il territorio all’interno del quale operate 244.2. I rapporti con le PP.AA., le altre cooperative, il privato 244.3. Le tendenze 254.4. Chi siete 264.4.1. Comevedetelavostrarealtàoggi 264.4.2. I vostri settori di intervento e di competenza 274.4.3. Il grado di penetrazione nei mercati privati e l’approccio rispetto ad essi 274.5. Chi vorreste essere 274.5.1 I percorsi di sviluppo e di innovazione attuati, in corso, in previsione 274.5.2. Comeriposizionarelavostraaziendadopoquestolungoedifficileperiododicrisi: 284.5.3. I punti di forza della vostra cooperativa 294.5.4. Lecriticità 304.5.5. Imezzidautilizzarepervalorizzareipuntidiforzaeperridurrelecriticità 304.5.6 I mezzi per sensibilizzare le altre imprese nei percorsi di avvicinamento, 30 fusione e collaborazione 4.6. L’inclusione lavorativa 314.6.1 Come valorizzare l’aspetto “mission” dell’inclusione socio-lavorativa 314.6.2. Comecambiareillavoroconlosvantaggio(imprenditoriasociale) 324.6.3. Comeporsidavantiallapossibilitàe/oesigenzadirivederelecategoriedeisoggetti 32 svantaggiatiprevistedallaL.381eallanecessitàdifarevolvereipercorsidiinserimento4.6.4. In quale misura considerare l’appropriatezza del management in questo tipo di impresa 325. Focus 346. Conclusioni 376.1. Punto 1 386.2. Punto 2 38AppendiciAppendice 1 Questionario 40Appendice 2 Interviste 44Appendice 3 Legislazione 45Bibliografia 48

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Premessa“Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso,

lavorare insieme un successo” Henry Ford

Quale senso ha occuparsi di inclusione lavorativa di “persone svantaggiate” (art.4legge381/1991)quandofascesemprepiùampiediindividuisubisconoprocessi di indebolimento e marginalizzazione che comportano l’esclusione dal mercato del lavoro? Come la cooperazione sociale di inserimento lavorativo può raccoglierelasfidadellapiùgeneralecrisidellavoro?Quanto la cooperazione sociale di tipo B, forma istituzionale innovativa del mo-dello italiano di cooperazione, rappresenta e può rappresentare un veicolo di crescita e promozione nell’ambito delle politiche attive del lavoro rivolte a sog-gettiinsituazionedifragilitàesvantaggio?LariflessionediLegacoopsocialiToscanaprendelemossedaalcuniinterrogativia cui la crisi ha tolto tutti i possibili elementi di retorica. Le cooperative si sono trovate,inquestianni,indifficoltàsupiùfronti:• a reggere le forti pressioni competitive dei mercati e la severa contrazione della

spesa sia pubblica che privata; • a fronteggiare gli aspetti dimensionali della domanda di inclusione non solo di soggettisvantaggiati,maanchedisoggettifragilipiùingenerale;

• ad affrontare i problemi con una dimensione di impresa non appropriata alla loro portata.

Perciò, abbiamo ritenuto compito dell’associazione, anche con il supporto di una ricerca quanti-qualitativa del centro studi Legacoop Toscana, fornire elementi co-noscitivi e di approfondimento sulla consistenza e sul ruolo delle cooperative di tipoB)nell’ambitodelcontestosocio-economicodellacooperazionesocialediLe-gacoopToscanaconl’obiettivodidotarladiunostrumentoutileall’identificazionedeitrattididifficoltàedisuccessoeall’elaborazionediinterpretazioniinnovativediruolo per un rilancio della portata economica e sociale di questo soggetto.È ormai consolidato il fatto che l’inclusione e il recupero al lavoro in cooperativa sociale delle persone svantaggiate, oltre ad accrescere il benessere psico-socia-le dei singoli e delle loro famiglie favorendone la costruzione ed il riconoscimen-todiidentitàattraversoilruololavorativoel’inclusionenellaretesociale,nonèuncosto,magarantiscerisparmiquantificabilinelbreveenellungoperiodo.Ma,perpoterevalutareerenderepienamenteefficientetalerisultato,ènecessariauna visione ed una gestione integrata dell’intero sistema di welfare che includa dagli aspetti della cura al progetto di vita. Partiamo da noi per portare le nostre riflessioni e proposte all’attenzione delcomplesso economico e sociale di questa regione con un progetto imprendito-riale e sociale che guardi al consolidamento e allo sviluppo del ruolo nonché alla valorizzazione della mission volta alla crescita e al riequilibrio della composizio-ne della forza lavoro impiegata.

Eleonora VanniResponsabile Legacoopsociali Toscana

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Presentazione della ricerca sulle cooperative sociali di inserimento lavorativo in Toscana Ufficio Studi Legacoop Toscana

Quando vogliamo individuare una cooperativa sociale, l’accento deve cadere sullamissionecaratteristicachelarendespecificaedistintaall’internodellostes-somondocooperativo.Lafinalitàelemodalitànellosvolgerelamissionediso-lidarietàsocialesono,infatti,deltuttopeculiari.“Lecooperativesocialihannoloscopodiperseguirel’interessegeneraledellacomunità“dicelanorma,specifi-cando così che queste cooperative hanno l’obbiettivo di produrre servizi e beni con lo scopodi rispondere agli interessi generali e diffusi della comunità. Lacooperativa“ordinaria”sifondasullamutualitàtraisocieattraversoquestaoffrelorovantaggiesostegno.Nellacooperazionesocialel’interessegeneraleèvoltoa favorire la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini, un soggetto privatoconattivitàvoltaall’insiemedellasocietà.Inuncertosensoperò lapeculiaritàdell’impresasociale risiedeproprionelladoppiafinalità,laproduzioneel’integrazionesociale,quandol’aumentodeibe-neficisocialisitraduceinunaumentodellacapacitàdistaresulmercato.L’im-presasocialerappresentainsommaunarealtàorganizzativachestatrailprofiteilnonprofitconcorrendoafiancodialtreorganizzazionipubblicheeprivateallarealizzazionediserviziperlacomunitàottemperandonelcontempoalleesigen-ze della produzione. Il nostro lavoro ha compiuto una ricognizione e ha approfondito alcuni temi le-gati alla funzione di una tipologia particolare tra le cooperative sociali, quelle di tipo B. Quest’ultime hanno per obbiettivo precipuo il recupero, la formazione el’inserimentodellepersonesvantaggiateversoun’attivitàlavorativa.Lalegge381del1991definisceinoltrequalifiguresocialis’intendonoper“svantaggiati”nellanostrasocietà(svantaggiocheperaltrodovràessereattestatodallaPubbli-caAmministrazione).Oltre ad una ricognizione quantitativa della loro presenza in Toscana la ricerca si propone di avvicinare i temi e i problemi di questa tipologia di cooperative. Sono tante e complesse le preoccupazioni per chi deve riuscire a combinare la duplicesfidadiabilitareallavoropersone,chepermotivianchemoltodiversi,sitrovanonellasocietàavivereinunacondizionediesclusione,einsiemeriuscireaprodurrebenieservizichepossanotrovarecollocazionesulmercato.Iltuttoèresoancorapiùspecificoeparticolaredalfattoche,nonsempremaspesso,traquestefigure(lacooperativae ilsoggettosvantaggiato) interviene ilsoggettopubblico quale titolare di convenzioni, concessioni oppure appalti. Sono cooperative che stanno su un mercato dove le cooperative sociali di tipo Aimpostanointerventineicampidell’assistenza,dellasanitàedell’educazione,ossia campi molto vicini anche al lavoro delle B e dove quest’ultime nella loro autonomia ricercano spazi sia nell’offerta pubblica che privata. Vuole, la coope-razioneditipoB,particolariprotagonistidelsettore,digrandequalitànonsol-tantodicuoreedivalori.Vieneancherichiestaunanotevolecapacitànelsaper

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leggere il mercato e muoversi tra soggetti di mercati diversi dal punto di vista delleattività.Sononellasostanzaportatoridiprogettidisolidarietàresiecono-micamenteefficaciedefficienti.Questoilquadrocomplessoecomplicatocheabbiamoincontratofattoperòdivolontàeintelligenzedavverononcomuni.Glistessirisultaticheabbiamorilevatoinduconodomandesull’opportunitàdisperi-mentare questi interventi per coprire altri settori di disagio in senso lato ed estensivo rispettoaldisagiocertificato,dicuiallaL.381.Glistessimutamentisonoavvenutiinquesti anni nel mercato del lavoro. Dove si collocano i disoccupati ultra cinquantenni dariqualificareoppureigiovanidainserire?Delresto,questaèmateriasempreindiscussionepoichésimuoveincontinuoconildivenireeilmodificarsidellasocietà.Èlapressionedellarealtàcheseinterpretataefinalizzataaccrescelasensibilitàdellegislatore.Bastiricordarecomeitantiinsuccessiecomunquegliinsufficientirisultatidellepolitiched’interventosianostatisempreattribuitiallascarsitàdirisorsepubbli-cheealleresistenzedell’imprenditoreadimpiegareisoggetticonridottecapacitàlavorative.Inparteciòèveromaforseprimaoccorreconfrontareicosticonibenefi-ci economici oltre che sociali che l’inserimento dei soggetti svantaggiati determina. Allora si possono individuare le forme migliori, tra le tante, dell’intervento cercando diaccrescerelaplateadellemodalitàedelleistituzionipubblicheeprivatechepos-sono contribuire alla soluzione del problema. L’importante rimane sempre la nostra capacitàdimettereaconfrontoicosticonirisultati.Permettendoci una breve parentesi storica possiamo vedere che il “modello” italianorispettoadaltreesperienzepiùvincolistichehadato fruttipositivie lanostra piccola ricerca lo dimostra per la Toscana. Siamo però dovuti passare ne-glianniinItaliapertantigradini:finoagliannisessantalepersonesvantaggia-terimanevanoatotalecaricodellefamigliechesoloneicasipiùgraviavevanoqualche tutela di tipo sociale. Successivamente si sono adottati i primi interventi di recupero al lavoro per alcune categorie molto limitate e senza differenziare gli interventisecondolagravitàdellestesse.Sitrattavainsostanzadimisureditipovincolistico che scaricavano sulle imprese il problema. L’insoddisfazioneperquestepolitichehageneratospinteversomodalitàdiinse-rimento nuove, organizzate secondo forme imprenditoriali quasi sempre di tipo cooperativo. Il legislatore ha risposto con lentezza e con contraddizioni senza la necessaria chiarezza delle cause del problema e senza disporre di valutazioni attendibili sull’efficacia e efficienzadellediversemisure. Infine, le cooperativesociali hanno dimostrato in concreto che i soggetti privati potevano impegnarsi con successo nell’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati e offrire loro opportunitàlavorative.Leistituzionipubblichesisonodimostratealloraapertea collaborazioni riconoscendone la funzione. Si sono raggiunti risultati positivi edefficienti.Afrontediunariduzionedellaspesapubblicaperlediverseformedisostegnoèstatoprodottounvaloreeconomicocomplessivamentepositivo.I soggetti privati organizzati in forma di impresa possono, insomma, farsi carico con successo e in modo non marginale della soluzione del problema. Se l’inseri-mentolavorativoérealizzatoconglistrumentiadatti,nonsolononèuncostoperlacollettivitàmapuòcontribuireallariduzionedellaspesasociale.

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1. I numeri della cooperazione sociale Legacoop in Toscanadi Marisa Scarola, Ufficio Studi Legacoop Toscana

Inquestiultimianni lacooperazionesocialediLegacoopToscanaècresciuta,facendo registrare buone perfomances ed andamenti dei trend piuttosto ras-sicuranti, considerando anche il periodo di crisi grave e prolungata e la con-trazione continua delle risorse pubbliche. Di seguito si forniscono, in maniera sommaria, i principali indicatori del settore; è stato sceltodi soffermarsi sullacooperazione sociale nel suo complesso piuttosto che su quella di inserimento lavorativoper l’impossibilitàdicalcolarne ivaloriaggregati,dalmomentochenel corso degli ultimi anni alcune cooperative del settore sono “migrate” verso lecooperativechefornisconoserviziallapersona,dandovitaallanuovafiguradi cooperativa A+B1. La legge 381, infatti, suddivide le cooperative sociali tra “A” (serviziallapersona)e “B” (altreattività,finalizzateall’inserimento lavorativodisoggettisvantaggiati);lasuccessivacircolaredelMinisterodelLavorodel1996,n. 153 ha ritenuto possibile che, accanto alle cooperative sociali che esercitano rispettivamenteleattivitàdicuialpuntoa)ob)dell’art.1dellalegge381/91,possanooperarecooperativesocialiimpegnateinentrambeleattività,acondi-zione che vengano rispettate necessariamente alcune condizioni indicate nella circolare.LecooperativeditipoA+Bsonocomunqueunanovitànell’attualepa-norama della cooperazione sociale, sono apparse in Toscana nel corso del 2013, quando le Camere di Commercio hanno accolto le richieste di iscrizione, nei loro albi,diquestanuovatipologiadiimpresaascopoplurimo.Lanuovamodalitàèpiaciuta alle cooperative, ed oggi Legacoop Sociali Toscana annovera, tra le sue associate, 8 cooperative di tipo A+B.Lecooperativesocialiaderenti,adoggi,sono150.Ilnumeroèinlievediminuzio-ne rispetto agli anni precedenti. Il motivo di questo calo va ricercato essenzial-mente, come appena accennato, nei numerosi processi di fusione, accorpamenti che, se da un lato ne hanno ridotto la popolazione, dall’altro hanno determinato un rafforzamento delle imprese del settore. Dal 2010 ad oggi ne sono state rea-lizzate 11 ed hanno coinvolto 28 cooperative ed oltre 3000 lavoratori. Per quanto riguarda l’arco temporale di riferimento, abbiamo considerato il qua-driennio 2011-2104; i principali parametri analizzati sono: il valore della produ-zione, il costo del lavoro, il valore aggiunto e gli addetti. Tale rappresentazione èfinalizzataadareunquadrodicontestonelqualelacooperazioneditipoB,oggetto della nostra indagine, si muove.

1SirimandaallacircolaredelMinisterodelLavoron.153,dell’8novembre1996.

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Tav. 1COOPERAZIONE SOCIALE (valori) 

IMPRESEASSOCIATE 150        2014 2013 2012 2011IMMOBILIZZAZIONI 65.441.847 67.030.149 59.106.712 65.593.783CREDITI 170.610.730 154.583.385 151.365.512 157.100.418         PATRIMONIONETTO 58.726.576 55.832.693 53.587.349 51.124.299CAPITALE SOCIALE 22.639.091 21.377.057 20.642.432 20.096.220RISERVE 38.331.983 35.221.579 33.558.918 31.057.903DEBITI 168.504.640 160.892.356 148.069.815 164.334.900PRESTITOSOCIALE 861.666 1.056.291 673.413 821.271         VALOREDELLAPRODUZIONE 331.121.068 314.681.186 300.642.603 298.231.461COSTODELLAVORO 202.296.564 193.648.674 184.343.426 182.099.795VALOREAGGIUNTO 213.383.321 206.099.367 197.595.345 213.019.165         SOCI 8.050 7.858 7.785 7.543ADDETTI SOCILAVORATORI+DIPENDENTI

10.845 10.092 10.226 10.089

SOCIVOLONTARI 380 379 384 414PERSONESVANTAGGIATE 690 687 636 642

Tav. 2COOPERAZIONE SOCIALE (indici) 

IMPRESEASSOCIATE 150        2014 2013 2012 2011IMMOBILIZZAZIONI 100 102 90 100CREDITI 109 98 96 100         PATRIMONIONETTO 115 109 105 100CAPITALE SOCIALE 113 106 103 100RISERVE 123 113 108 100DEBITI 103 98 90 100PRESTITOSOCIALE 105 129 82 100         VALOREDELLAPRODUZIONE 111 106 101 100COSTODELLAVORO 111 106 101 100VALOREAGGIUNTO 100 97 93 100         SOCI 107 104 103 100ADDETTI SOCILAVORATORI+DIPENDENTI

107 100 101 100

SOCIVOLONTARI 92 92 93 100PERSONESVANTAGGIATE 107 107 99 100

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Per quanto riguarda la dinamica del valore della produzione, si può notare una crescitacostante:infatti,ilvaloredellaproduzioneèpassatodaoltre298milioniagli oltre 331 del 2014, segnando una crescita dell’11% nel periodo considerato.

Graf. 1

Analogo andamento si può rilevare per quanto riguarda il costo del lavoro, che ha seguito gli stessi andamenti, posizionando i suoi livelli di crescita con quelli delvaloredellaproduzione.Ovviamente,ciòèindicedicomelacrescitadellecooperative si sia tradotta in una crescita dell’occupazione di soci lavoratori e dipendenti.Ilcostodellavoroèpassatoda100del2011a111del2014.

Graf. 2Analizzando la dina-mica degli addetti, è importante sotto-linearne, sostanzial-mente, l’andamento positivo,edèquestoun risultato molto im-portante, in un perio-do in cui la disoccu-pazione è cresciutamolto in Toscana (del 100% nel periodo che va dal 2008 al 20142) nella coope-razione sociale si ècercato di garantire l’occupazione.

2 Istat

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Graf. 3

Il valore aggiunto, invece, che misura l’incremento di valore dei diversi fattori dellaproduzione,èsostanzialmenterimastosuglistessilivelli,purconunanda-mento ondivago, posizionandosi, nel 20143, agli stessi livelli del 2011.

Graf. 4

3Ilmotivodellaflessioneregistratanell’esercizio2012èdaricercarsinelleliquidazionididuegrandicooperative,lecuiattivitàsonostateinparterilevatedaimpresedelnostromondo,inpartedacoo-perative di fuori regione.

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2. La ricerca: metodologia

Laricercasièarticolatasuunpercorsoatappe,chesièstrutturatosu3direttriciimportanti:• il questionario di indagine,• le interviste,• i focus.

IL QUESTIONARIO DI INDAGINEIlquestionariodiindaginecheèstatopredispostoècompostodasediciquesitiriguardanti:•idatiidentificatividellacooperativa,• i ricavi4,• la composizione della forza lavoro5,• gli strumenti utilizzati per permanere e rafforzarsi sul mercato (adesione a consor-zi,formedicollaborazione/interazione/partecipazione,certificazionidiqualità),

•leattivitàsvolteediservizierogati,•l’articolazionedelleattivitàtramercatoprivatoemercatopubblico,•l’individuazionedellecriticitàedeipuntidiforzadellacooperativa.Larilevazioneèstatarealizzatanelcorsodelprimosemestredel2015.

L’universodiriferimentoècompostoda61cooperativesocialiperl’inclusionelavorativa, 53 di tipo B, 8 di tipo A+B. Per quest’ultime cooperative, l’indicazione èstataquelladicompilareilquestionarioconidatidibilanciodioccupazionerelativialle“attivitàB”dellacooperativa.

Graf. 5

4 I dati si riferiscono al 31/12/20145 I dati si riferiscono al 31/12/2014

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LE INTERVISTEPer le interviste abbiamo costruito una scaletta di domande che si sviluppano essenzialmente su tre segmenti principali.Il primo segmentohariguardatol’esterno,ilcontesto.Sièvolutoanalizzare:• il territorio di riferimento, • i rapporti con gli enti pubblici, i competitors, i cittadini,• le tendenze all’aggregazione fra le imprese, • l’approccio allo sviluppo ed all’innovazione.Il secondo segmentohaavutounanaturapiù“introspettiva”edèstatomiratoa conoscere la percezione del proprio essere delle cooperative del campione. Abbiamo chiesto:• chi siete,• chi vorreste essere,•ipuntidiforzaelecriticità.Il terzo,infine,haapprofonditolaquestionedell’inserimentolavorativoedell’in-clusione sociale. I punti che abbiamo teso ad approfondire riguardano: • la valorizzazione dell’aspetto “mission” dell’inclusione socio-lavorativa,• l’esigenza di valorizzare l’imprenditoria sociale,•lanecessitàomenodirivederelecategoriedeisoggettisvantaggiatipreviste,• l’appropriatezza del management in questo tipo di impresa.Le interviste sono state realizzate tra giugno e settembre del 2015. Ne sono state programmate 8, ne sono state realizzate 6. Abbiamo tenuto conto, nella indivi-duazionedellecooperativechesonostatecoinvolte,siadell’aspettogeografico(abbiamocopertotuttoilterritorioregionale),siadellefascedimensionali(sonostatecoinvoltecooperativegrandi,medieepiccole),siadeltipodiattività.

I FOCUSI focus hanno avuto come obiettivo quello di far emergere visioni, punti di forza edidebolezzainterniedesterninonchédivalutarelapossibilitàdiattivareper-corsi comuni e sinergie con le altre cooperative, del settore e non solo. Abbia-mo pensato di organizzare il focus incentrando la discussione sullo sviluppo e sull’approfonditamente di quattro argomenti principali:• le idee progettuali che si possono mettere in rete,•l’individuazionedifiliereattornoallequalicostruiredellepartnership,• il loro posizionamento nel mercato,•icostigenerali,perverificarelapraticabilitàdiunaloroottimizzazione.Sono stati realizzati due focus che hanno avuto luogo nel mese di novembre. Sono state invitate due cooperative, anche in questo caso abbiamo tenuto con-todelladimensione,unagrandel’altrapiùpiccola,dellaterritorialità,unadellazonametropolitanae l’altradell’area vasta costiera, del settoredi attività, unaimpegnata nei settori considerati tradizionali per la cooperazione di inserimen-tolavorativo(pulizie,igieneurbana,manutenzionedelverde)l’altranelsettoredell’artigianato.

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3. Il questionario

3.1. LA PRESENZA TERRITORIALE DELLE COOPERATIVE Le 61 cooperative sociali di inclusione lavorativa si distribuiscono sul territorio regionale nel modo seguente:

Tav. 3COOPERATIVE PER PROVINCIA

AR % FI % GR % LI % LU % MS % PI % PO % PT % SI % TOT %

7 11 9 15 7 11 11 18 4 7 3 5 7 11 5 8 3 5 5 8 61 100

Si rileva,daquesta tavola,unapresenzapiùmarcataneigrandicentri,conun18% nella provincia di Livorno, il 15% a Firenze, l’11% ad Arezzo.

Tav. 4POPOLAZIONE PER PROVINCIA6

AR % FI % GR % LI % LU % MS %343.676 9 973.145 27 220.564 6 335.247 9 388.327 11 199.650 5

PI % PO % PT % SI % TOT %

411.190 11 245.916 7 287.866 8 266.621 7 3.672.202 100

Daunconfronto fra ledue tavole,èpossibileapprezzarecome la ripartizionedelle cooperative per provincia non rispecchi la ripartizione della popolazione: apartelaperfettacoincidenzadiPisa(11%)ediMassaCarrara(5%),sisegnala-no percentuali molto simili nel caso di Prato e Siena (differiscono entrambe per unpuntopercentuale),mentrelaforbicesiallargasempredipiù,afavoredellapresenzacooperativa,perArezzo(+2%),Grosseto(+5%),Livorno(+9%).Firenze,Lucca e Pistoia, invece, si distinguono per una popolazione cooperativa (in per-centuale)inferioreaquelladeisuoiresidenti(rispettivamente-12%,-4%,-3%).

3.2. COOPERATIVE PER ANNO DI COSTITUZIONELe cooperative del campione hanno una lunga storia, basti pensare che prima del 1991, l’anno in cui fu emanata la legge istitutiva delle cooperative sociali (L.381),inToscana13cooperativeeranogiàcostituteedattive.Inseguito,apar-teilprimodecenniodellalegge,chehavistolanascitadi20nuoveunità,iltrendsièpoiassestato.Ènecessarioperòsottolinearecheilcampionediriferimentoriguarda le imprese attive al 31/12/2014 e non tiene conto di tutte le altre coope-rativeche,aquelladata,noneranopiùattivemachefinoadalloraavevanofattoparte della cooperazione sociale della Toscana.6Istat,L’Italiadelcensimento.Strutturademograficaeprocessodirilevazione.Toscana

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Graf. 6

3.3 LE RISPOSTE AL QUESTIONARIO Hanno rispostoalquestionario38cooperative (su61). Il tassodi rispostaallarilevazioneèstato,quindi,oltredel62,3%,percentualechegarantiscelarappre-sentativitàdelcampione.

Graf. 7

La distribuzione dei rispondenti per provincia è sostanzialmente in linea conquella delle cooperative aderenti, e riproduce, con differenze in alcuni casi poco significative,l’universodiriferimento.

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Tav. 5COOPERATIVE CHE HANNO RISPOSTO PER PROVINCIA

AR % FI % GR % LI % LU % MS % PI % PO % PT % SI % TOT %

6 16 7 18 4 11 7 18 2 5 1 3 3 8 4 11 1 3 3 8 38 100

3.4 I RICAVII ricavi complessivi delle cooperative che hanno risposto al questionario ammon-tano a 40.779.7067 e si distribuiscono sul territorio regionale in base al peso relativodelleprovince,raggiungendosignificativilivellinellaprovinciadiFirenzecon quasi 10 milioni e seicentomila euro, seguita da Arezzo con oltre 9,4 milioni, a seguire Livorno e Siena con 5 milioni, Grosseto con quasi 4 milioni, Pisa con 2 milioniemezzo,Luccaquasi2milioni,seguitedaPistoia,PratoeMassaCarraracon fatturati al di sotto del milione di €uro. Si osserva, quindi, che la linea di svi-luppo del settore si divide tra l’area di Firenze, Arezzo, Siena e Grosseto e l’area dellitoraletraLucca,Pisa,LivornoeMassaCarrara(inquest’ultimaprovinciaconunapresenzafrancamenteminimale,pariall’1,3%).PratoePistoiarimangonoinuna sorta di nicchia, con un fatturato al di sotto del 3% del complesso regionale. Forsesuquestotipodirisultatooccorrerebbefareunariflessione.È importante sottolineare, comunque, che ladistribuzioneperprovincia è ef-fettuata attribuendo alla sede legale della cooperativa l’intero ammontare del valore della produzione e non tiene conto, dunque, di eventuali sedi operative oltreipropriconfiniprovinciali.

Graf. 8

7SisottolineachequestoammontarecomprendesololeattivitàditipoBdellecooperativeA+B

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3.5. L’OCCUPAZIONELe cooperative che hanno risposto al questionario impiegano 1.816 lavoratori, cosi ripartiti in base alla tipologia:

Graf. 9

Si evidenzia una presenza importante, non tipicamente propria delle imprese coope-rative,dei lavoratorinonsoci.Sonovarie leragionidiquestapeculiarità;percitarequellepiùricorrenti,sipossonocitaregliaffidamentidiretti,perservizichesiesaurisco-no in breve tempo, la partecipazione a gare che sono spesso di durata non congrua per il passaggio a soci dei dipendenti. Per quanto riguarda la norma di legge che pre-vedeil30%degliinserimentilavorativi,essaèpienamenterispettata,rappresentando,orientativamente, il 32,4% degli occupati8.

Graf. 10

8 Per il computo dei soggetti svantaggiati, si rimanda all’Interpello n. 17/2015 del 20 luglio 2015, con ilqualelaDirezionegeneraleperl’AttivitàIspettivadelMinisterodelLavoroedellePoliticheSocialihadatorispostaalquesitopostodaACIcircalemodalitàdicalcolodaseguireperlacorrettadeter-minazione della percentuale minima del 30% di cui all’art. 4 comma 2 della L. 381/1991.

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3.6. GLI STRUMENTI UTILIZZATI PER PERMANERE E RAFFORZARSI SUL MERCATO (ADESIONE A CONSORZI, FORME DI COLLABORAZIONE/INTERAZIONE/PARTECIPAZIONE, CERTIFICAZIONI DI QUALITÀ)

L’adesioneaconsorzièunostrumentodiaggregazionemoltodiffuso;infatti,29cooperative(su38)aderisconoadunsoggettoconsortile,rappresentandobenil 76,3%.

Tav. 6ADESIONE A CONSORZI

Si 29No 7Non hanno risposto 2

Inmeritoalleformepiùconosciuteedutilizzatediintegrazionetraaziende-cre-azionedicooperative,fusioni,partecipazioni-èemersoquantosegue.Assume un’importanza marginale:• creazione di nuove cooperative: solo una cooperativa ha risposto in maniera

affermativa, 34 hanno dichiarato di non aver partecipato a processi di questo tipo, 2 non hanno dato risposta al quesito.

Tav. 7CREAZIONE NUOVE COOPERATIVE

Si 2No 34Non hanno risposto 2

Fanno segnalare un buon risultato:• fusioni per incorporazione: almeno 7 cooperative, il 18,4% di coloro che hanno

risposto al questionario, hanno attivato e perfezionato percorsi di fusione.

Tav. 8INCORPORAZIONE DI ALTRE COOPERATIVE

Si 7No 28Non hanno risposto 3

Rappresentanolaformaclassicadiinterazione:•lepartecipazioni,chesisegnalanoperchécostituisconounamodalitàdiopera-

re che piace molto. Infatti, 21 cooperative hanno dichiarato di avere delle partecipa-zioni, esse rappresentano il 55,3% del campione considerato.

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Tav. 9PARTECIPAZIONE

Si 21No 11Non hanno risposto 6

Ingenerale, la formadipartecipazionepiùdiffusaè l’Ati/Ats (18cooperative),seguonoilcontrattodirete(6),lepartecipazioniinaltreimpresecommerciali(5),inaltreimpresecooperative(3)infine,adungruppoparitetico(1).5cooperativenon hanno risposto al quesito.

Tav. 10SE SI, QUALI?

01. Gruppo paritetico 1

02. Contratto di rete 6

03. Ati/Ats 18

04. Partecipazioni in altre cooperative 3

05.Partecipazioniinsocietàcommerciali 5

Nessuna risposta 5

Perquantoriguardalecertificazioni,22cooperativesu38(il57,9%)sisonodo-tatediunacertificazionediqualità.Rispettoal tipo, lacertificazione ISO9001(sistemidigestioneperlaqualità)èlapiùdiffusa(86,4%deltotaledellecertifica-zioni),mentrelacertificazioneISO14001(sistemidigestioneambientale)èstataadottatada3cooperative(13,6%).SialaISO18001(gestionedellasicurezzaedellasalutedeilavoratori)sialaSA8000(responsabilitàsociale)sonostateinve-ceadottatedaunasolacooperativa(lastessa,digrandedimensione).

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Tav. 11CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ

Si 22No 14Non hanno risposto 2

DI QUELLI CHE CE L’HANNO01. ISO 9000 002. ISO 9001 1903. ISO 14001 304. ISO 18001 105. ISO 22000 006. SA 8000 107.Altro(specificare) 1

3.7. LE ATTIVITÀ SVOLTE ED I SERVIZI EROGATIComegiàaffermatoinprecedenza,l’ammontarecomplessivodeiricavièpariadoltre 40 milioni di Euro. Per quanto riguarda la sua composizione, i servizi attivati dalle 38 cooperative oggetto di indagine si dividono nel modo che segue:

Graf. 11

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Come si rileva, il peso delle prime 3 tipologie di servizi - le pulizie civili, la ma-nutenzione del verde e l’igiene ambientale - con una incidenza pari al 45,2%, èriconducibilealleattivitàcaratteristichedellecooperativeditipoB.Aseguire,però,sievidenzianoaltretipologiediattivitàchestannodiventandosemprepiùconsistenti: vi segnaliamo i servizi di ristorazione ed i servizi cimiteriali, mentre non si afferma ancora in maniera chiara ed evidente il settore della agricoltura sociale,forseanchecollegatoallospecificodellenormedisettore.Èimportan-te,comunque,sottolineare,cheoltre il28%delleattivitàèfattorientraredallecooperative che hanno riposto al questionario nella voce “Altro”. È stato chiesto dispecificareiltipodiattività,nonavendoildettagliodatuttelecooperative,siriportano alcune voci che sono state indicate.

Tav. 12ALCUNE VOCI DEL SETTORE “ALTRO”

Portineria/Guardiania ComunicazioneAllestimenti Libri/GiornaliServizi amministrativi Legatoria/TipografiaFormazione ServiceBiblioteche, musei Taglio e cucito

Gestione canili

3.8. LE ATTIVITÀ TRA MERCATO PRIVATO E MERCATO PUBBLICOPer quanto riguarda la composizione dei ricavi, si osserva che il 75,2% proviene daattivitàperglientipubblici,mentreil24,8%èrealizzatonelmercatoprivato.Si tratta di una buona percentuale che, oltre a indebolire la narrazione circa l’esi-stenza di una relazione troppo stretta tra le cooperative sociali e gli enti pubbli-ci,indicacomel’approccioaimercatiprivatistiadiventandosempredipiùunapratica consolidata. Per quanto riguarda la provenienza del fatturato con gli enti pubblici,èimportantesottolinearecheessosirealizzapermezzodistrumentidi-versi,qualilegarediappalto,leconvenzioni,gliaffidamentidiretti.Perunesamepiùapprofonditodiquestistrumenti,virimandiamoallaletturaedall’analisidiuna pubblicazione realizzata dalle tre centrali cooperative di ACI9.

Tav. 13VALORE E PROVENIENZA DEL VALORE DELLA PRODUZIONE

Convenzione 30.653.198 75,2

Privato 10.126.505 24,8

Totale 40.779.703 100

9 Cooperative sociali e inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Linee guida e strumenti, a cura di PietroMoro,LuigiGili,LucianoGallo,AldoCoppetti,MaggioriEditore,2015

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3.9. L’INDIVIDUAZIONE DELLE CRITICITÀ E DEI PUNTI DI FORZA DELLA COOPERATIVAAbbiamo chiesto alle cooperative di esprimere una loro valutazione su alcuni aspetti che considerano importanti per il loro sviluppo ed il permanere sul mer-cato.Sonostatiindicati5punti,èstatochiestolorodiinterpretarlicomeelementidiforzaocomecriticità.Ipunticheabbiamoindicatosonoiseguenti.

Tav. 141. Capacità di progettazione e di innovazione2. I nuovi mercati3. Le relazioni con gli altri partner imprenditoriali4. Le relazioni con il territorio5. La dimensione di impresa

Questa parte del questionario ha teso a far emergere le loro valutazioni, di tipo qualitativo, sull’esplicitazione dei punti che sono stati proposti e che sono stati considerati quasi tutti temi di estrema rilevanza. Tre cooperative non hanno forni-to riposta a nessuno dei 5 quesiti.

Relativamente al punto 1, lacapacitàdiprogettazioneedi innovazione,22coo-perativesu38,ecioè il57,9%, laconsideranostrategicaper losviluppodellapropriaimpresaelareputanounpuntodiforza.Questavalutazioneèomoge-nea, nel senso che non si registrano differenze apprezzabili tra le risposte delle cooperativepiccoleediquellepiùgrandi.Bisognacomunquesottolinearechebenil35%dellerispondentilohaindicatocomepuntodicriticità:èbeneviden-teilmotivo,laprogettazione,quandoèancheabbinataall’innovazione,hadeicosti che le imprese di questo settore, con gli attuali margini di guadagno, non sempresonoingradodisostenere.Maalproblemadellerisorseeconomiche,spessosiaccompagnaquellodellerisorseumane,equestoèdirimente:perfareprogettazionec’èbisognodiprofessionalitàchespessononsitrovanoalpropriointerno e, forse, con investimenti adeguati, anche nella formazione continua, si potrebbe tentare di ovviare a questa grave lacuna.

Relativamente al punto 2, i nuovi mercati, il 65,8% delle cooperative lo ritiene un elementodicriticità.Sono25lecooperativechenell’approcciareinuovimercatiregistranononpochedifficoltà.Questasituazionesi legaalledifficoltàemersenel punto precedente in merito alla progettazione ed all’innovazione; non solo, ma lo stare sul mercato in settori considerati maturi spesso genera una sorta di “pigrizia ed una scarsa attitudine al rischio”. È importante sottolineare che alcune fralepiùgrandicooperativerientranoinquestogruppo.Il26,3%,invece,locon-sidera un punto di forza.

Relativamente al punto 3, le relazioni con gli altri partner imprenditoriali, ben 29 cooperative lo ritengono un punto di forza. È una percentuale molto alta, oltre

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il76,3%,maquestoègiàstatoinparteesplicitatonelparagrafosuglistrumentiutilizzati per permanere e rafforzarsi sul mercato: le cooperative molto spesso collaborano per la partecipazione a gare, non solo, ma anche per l’erogazione di servizi in comune ed, ancora, per la realizzazione di servizi di facility di una cooperativa a favore di un’altra. È un punto di forza molto sentito, che travalica iconfiniterritorialienontienecontodelledifferenzedidimensione.Il15,8%,6cooperative,loritieneinveceunelementodidebolezza,edèimportantesottoli-neare che rientrano in questa categoria non solo cooperative di piccole dimen-sioni.

Relativamente al punto 4, le relazioni con il territorio, l’81,6% ritiene che queste re-lazionisianounelementodiforzadellecooperative.Radicamentoeterritorialitàsono due aspetti molto sentiti nelle cooperative: le relazioni con la cittadinanza, conglientilocali,conlestruttureperlacertificazionedeisoggettisvantaggiatiassumono un ruolo molto importante, vuoi per l’operare della cooperativa come impresa,vuoiperlospecificoruolocheessarivestenelrealizzarel’inclusioneso-cialeegliaspettisolidaristici.Mutualitàesternaemutualitàinterna,unconnubiocheperlecooperativesocialirappresentaunelementodistintivo.C’ècomunqueunbuon10%chelovivecomecriticità:sono4cooperative,collocatenellafasciamedio bassa di valore della produzione.

Relativamente al punto 5, la dimensione di impresa, si rileva una suddivisione omo-genea:17cooperativelaritengonounacriticità,19invece,unelementodiforza.Inquestaultimacategoriasiregistraunaprevalenzadellecooperativepiùgran-di.Nonèuntemacheappassionaedancheduranteleintervistelecooperativenon hanno teso ad approfondire questo argomento.

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4. Le interviste

Con le interviste siamo voluti entrare dentro le dinamiche delle cooperative di inserimentolavorativodiLegacoopToscana,esplorandonelimitiepotenzialità,facendo emergere le loro esperienze, allo scopo di confrontarle con gli obiettivi raggiuntiequelliattesi. Ilmetodocheabbiamoutilizzatoèstatoquellodiunaconversazionelibera,aperta;comagiàsottolineatonelparagrafosullametodo-logia, abbiamo costruito una scaletta, per cui sono state poste le stesse doman-de, adeguandole ovviamente ai cooperatori intervistati, al loro ruolo in coope-rativaedalle caratteristichedelle rispettive imprese. Il risultato,ovviamente,èstato molto ricco ed articolato; si riportano, di seguito, le considerazioni espres-se, le loro opinioni, i loro giudizi di valore, cercando di rimanere molto aderenti al“parlato”diognunodiessi.Èemerso,però,conforza,cheunfiloconduttoreaccompagna il lavoro quotidiano dei cooperatori di questo settore: la passione per questo mondo e per questo lavoro e la consapevolezza di condividere un significato,l’inserimentolavorativochesiaccompagnaall’inclusionesociale,chenon si trova nelle esperienze delle altre cooperative, delle altre imprese, al di fuorideiconfininazionali.

4.1. IL TERRITORIO ALL’INTERNO DEL QUALE OPERATE Il territoriodiriferimentoèfondamentaleperquestocomparto,neèriprovailradicamento che le cooperative sono riuscite a costruire nel corso degli anni. Perquestisoggettilerelazionidicomunitàrivestonounruolomoltoimportantee molto delicato nell’assolvimento della propria mission, l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, spesso a rischio di esclusione e di emarginazione, non solo lavorativa. Da sole, le cooperative non riuscirebbero a rispondere a queste richieste, né sono tenute a farlo, dal momento che la lotta all’emarginazione ed all’esclusionesocialeè,odovrebbeessere,unaprerogativadiunoStatosocialee moderno. È necessario, quindi, lavorare all’interno di una rete capace di dare risposta a bisogni multipli, una rete che deve essere tessuta in primo luogo dalle istituzionipubblichelocali,conlacollaborazionedelmondodelprofit,delvo-lontariato, dell’associazionismo e della cittadinanza. All’interno di queste reti, l’o-perato delle cooperative riveste un ruolo molto importante, che integra l’azione pubblica,anchequandoquestaèbenorganizzata.Questoradicamentocaratteristiconondeveessereesclusivoelimitareiconfinidelle imprese cooperative; infatti, la maggioranza degli intervistati ha manife-statoanchelanecessitàelavolontàdiallargareipropriorizzonti,lohannoma-nifestato in maggior misura le cooperative che sono legate prioritariamente al mondo degli appalti pubblici.

4.2. I RAPPORTI CON LE PP.AA., LE ALTRE COOPERATIVE, IL PRIVATOI rapporti con le Pubbliche Amministrazioni sono parte di una routine ormai con-solidata e, molto spesso, sono caratterizzati da un certo agio. Lo sono maggior-mente per le imprese che sono collocate nei piccoli centri, mentre per chi opera

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nelleareepiùgrandi,larelazioneconleamministrazionipubblicheeconquellesanitarieèunpo’piùfaticosa.Masitrattadirelazionifondamentaliedimprescin-dibili, non solo per gli aspetti economici, ma, anche e soprattutto, per la questio-ne degli inserimenti lavorativi. Comegiàsottolineatoinprecedenza,perlepersonesvantaggiateillavorosvol-ge un ruolo fondamentale, sia perché viene garantito anche a loro il rispetto diunodeiprincipi fondamentalidellaCostituzione (art.4), siaperché forniscespesso le risorse economiche per il loro sostentamento, sia perché costituisce un elementofondanteequalificantenellacostruzionedipercorsidiinclusioneso-ciale e familiare, diventando un elemento importante della loro crescita umana e della loro riabilitazione sociale. Le relazioni con le altre cooperative sono vive e continue, ovviamente i contra-sti non mancano ma sono funzionali all’agire quotidiano. È normale prassi per le cooperative collaborare, sia per quanto riguarda la partecipazione a gare di appalto,siaperaffidamenticongiuntidiservizi.Negliultimitempisistannoraf-forzando le relazioni per la realizzazione di servizi di facility di una cooperativa (spessodidimensionipiccole)afavorediun’altra(spessodidimensionigrandi).Perquantoriguardailprivato,poiché,comegiàsottolineato,sonocooperativeradicateequindiconosciute, inragioneanchedellapeculiaritàdeiservizicheerogano,larelazioneconleimpreselucrativeèfrequenteedinquestomomentovive una fase di crescita e rafforzamento. Alcuni intervistati, inoltre, hanno manife-statol’ambizionedi“aggredire”ilmercatodelleimpreseprofitdimediedimen-sioniperattivitàdifacility.Ilrapportoconquestotipodiimpresepiaceperchéconsente loro di guardare oltre il proprio perimetro e di migliorare le proprie perfomances,inragionedelfattochedevonorispondereabisogniemodalitàche non sono tipici della cooperazione.

4.3. LE TENDENZEL’aggregazione fra le impreseLatendenzaall’aggregazionefra lecooperativeèpresente:quattro intervistatihannoraccontatoleesperienzedegliultimiannidellapropriacooperativa.Siètrattato di iniziative molto importanti, in cui le cooperative hanno fortemente cre-duto ed investito ed hanno consentito di perfezionare, per tre di loro, percorsi di fusione, non solo all’interno del proprio settore ma anche in mondi contigui. Per tuttelecooperative,comunque,ilrapportoècostanteeproficuoesimanifestasiainoccasionedellapartecipazioneagarediappalto(ATI/Ats),sianellaparte-cipazioneacontrattidireteperlarealizzazionediobiettivispecifici.

Lo sviluppo e l’innalzamento della qualitàSi parla spesso di innovazione, forse troppo. Per le cooperative intervistate, però, siponeilproblemadirealizzarla.Nonèfacile,ebisognadirecheinItalia,enelnostro mondo in particolare, se ne fa davvero poca. Per fare innovazione ser-ve entusiasmo, servono giovani preparati e motivati, servono strumenti agili che rendanopossibileedeconomicamenteefficienteinvestirein“progettinuovi”e

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rischiosi,servonorisorseeconomiche,servepiùcontaminazionefraitantisog-gettideputatiafareinnovazione:leimprese,gliistituitidiricerca,leuniversità,i centriper l’innovazione. Lecooperativepiùgrandi risultanopiù ingessate inquestipercorsi,moltospessolapiccolacooperativaèconsiderataportatricedifreschezza e idee essenziali per provare a cambiare le cose. È evidente che non si puòdemandare solo ai giovani l’attuazionediquesti percorsi,maè fonda-mentale mettere le nuove generazioni al centro di questi processi, costruendo l’ambientepiùadattocheconsentalorodiinserirsiinuntessutoimprenditorialeche sia capace di valorizzarle.

Diversificazione dei servizi, dei processi, dei prodottiComeèstatodettopiùvolte,lacooperazionediinserimentolavorativointervie-ne spesso in settori dell’economia considerati tradizionali e maturi. Basti citare l’igiene urbana, la manutenzione del verde, le pulizie. Gli spazi per una crescita dellecooperativeinquestisettorisonosemprepiùmodesti,siaperchélacon-correnzaè forte, e spesso viene ancheda fuori regione, siaperché le risorsepubbliche e private sono in diminuzione ed i conseguenti margini di guadagno semprepiùesigui.Diventaallora fondamentalepuntare sualtro,diversificare,inventare,migliorare.Èunlavorocostanteper lecooperative,è la lorosfidaepuò diventare il loro successo. Si lavora, quindi, per nuovi prodotti, che siano appetibili al mercato. Si progettano nuovi servizi che tengono conto del cam-biamentodellasocietàcivileedindustriale.Ibisognidellepersoneeditutteleimpresesonosempredipiù,alcunisononuovi,si lavoraper intercettarneunaparte. Anche i processi sono oggetto di studio e di nuova progettazione, una loro ottimizzazionepuòavereeffettipositivisiainterminidiefficienza(risparmiodeicosti),siainterminidiefficacia(soddisfazionedelcliente).Sipotrebbeaffermare,siainterminidimutualitàinternasiadimutualitàesterna.Ancheinquestapartitagiocanounruolorilevantelerisorseumaneedeconomiche,nonèl’eccezioneche alcune imprese, per la loro progettazione, sono costrette a fare riferimento adufficidicooperativeconlequalilerelazionisonoconsolidate.

4.4. CHI SIETEAbbiamo chiesto agli intervistati di raccontare la storia della propria cooperati-va, una sorta di story telling. Si tratta di storie molto diverse, accomunate però dal fattochemoltesononateneglianni90,spessoaccantoacooperativegiàesistenti e sono cresciute alimentandosi di un orgoglio cooperativo e di un orgo-glio di missione molto forti. Le classi dirigenti e le basi sociali di queste imprese hannolavoratopergarantirel’intergenerazionalitàdellorovissuto,alpuntochele loro origini permeano quotidianamente l’agire delle cooperative incontrate.

4.4.1. Come vedete la vostra realtà oggiGli intervistati hanno manifestato un grande disagio e grandi preoccupazioni per le condizioni dell’economia italiana e, di conseguenza, di quella toscana. Condi-zioniche,ovviamente,siriverberanosulsettore,creandononpochedifficoltàe

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preoccupazioni. I motivi sono diversi: l’assottigliarsi dei margini di guadagno e la conseguente mancanza di fondi per gli investimenti, la concorrenza che viene da fuori comune,da fuoriprovinciae, capita sempredipiù,da fuori regione,la concorrenza sleale delle imprese private e delle cooperative spurie, il taglio delle risorse pubbliche, il calo del potere di acquisto, la normativa e gli appalti pubblici,lenormativefiscali.

4.4.2. I vostri settori di intervento e di competenzaSono molteplici e differenziati, si va dai settori tradizionali per la cooperazione di inserimento,igieneambientaleemanutenzionedelverde,adattivitàdilegato-ria, all’agricoltura sociale, alla manutenzione delle bici, alla ristorazione, al facility, all’artigianato,ma l’elenco è puramente esemplificativo. Vogliamo, comunquesottolineare,laricchezzadelleattivitàcheèmoltoampiaesviluppainmanieraestensivaquantoenunciatonell’articolo1dellaL.381/91,doveèstabilitoche“Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunitàallapromozioneumanaeall’integrazionesocialedeicittadiniattraver-so… losvolgimentodiattività…agricole, industriali, commercialiodi servizi”diversi dalla “gestione di servizi socio-sanitari ed educativi”. Vi rimandiamo, per il dettaglio, al paragrafo sul questionario di indagine, in questa sezione l’elenco èpiùdefinito.

4.4.3. Il grado di penetrazione nei mercati privati e l’approccio rispetto ad essiIlmercatoprivatovieneaggreditosempredipiù:sesiescludono4cooperativeilcuifatturatoèinteramenterealizzatoconilsettorepubblico(sitrattadicoopera-tivemediopiccole,tuttealdisottodelmilionediEuro),lealtre34operanoancheneimercatiprivati,conpercentualidiverseesemprepiùimportanti,perarrivareal100%dialcunecooperative(4).Ècomunqueunprocessolungoedifficile,cherichiedeunagrandecapacitàdi visione:dove inserirsi,qualeprogettazioneecon quali strumenti, la valutazione dei rischi, potenziali e concreti, il tema delle risorse. I processi sono stati avviati, si tratta di continuare, impegnandosi sempre dipiù,attivandotutte lepossibili relazioniecoinvolgendounnumerosemprepiùgrandediorganismiedimpresedelterritorio.Nellasostanzalecooperativehanno il problema di reinventarsi e dovranno puntare su nuovi mercati e nuovi settori (agricoltura sociale,nuoveenergie, rifiuti ecc,). Servono, insomma,unamaggioredisponibilitàdifontidirisorse,nuoveopportunitàoccupazionali,fina-lizzati, oltre che ad un migliore posizionamento sui mercati, a perseguire l’obiet-tivodilimitareancoradipiùlarelazioneconlepubblicheamministrazioni.

4.5. CHI VORRESTE ESSERE4.5.1. I percorsi di sviluppo e di innovazione attuati, in corso, in previsione Abbiamopiùvoltesottolineatocomeiltemadellaqualitàedell’innovazionesiano considerati due asset molto importanti per le cooperative intervistate, che basano il loro sviluppo ed il loro futuro sulla ricerca di nuovi servizi, di nuovi prodotti, di nuovi processi, di nuovi clienti, di nuovi partner, di nuovi

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territori. Sono percorsi lunghi, i cui risultati si vedono solitamente nel medio e lungoperiodo. Però si possonopercepire. E così è. Le cooperative chemaggiormente hanno investito in sviluppo ed innovazione “vedono” che qualcosa cambia, che si respira un’altra aria. Ed i ritorni sono importanti, in questa fase sono soprattutto in termini di immagine ma anche di entusia-smo. È emerso con forza, infatti, che coloro che hanno creato un prodotto nuovocheèstatocollocatosulmercatoosisonoinseritiinunsettorediver-so da quelli tradizionali hanno una voglia di fare e progettare molto spiccata epiùforterispettoachinonhapercorsoquestisentieri,sisentonodinamicieinnovativi.Ovviamente,sisentonolimitatidallascarsitàdellerisorseeco-nomiche,maquelchepossonofare,pursepocorispettoallalorovolontà,viene fatto e condiviso, coinvolgendo in questi processi le basi sociali e la cittadinanza.

4.5.2. Come riposizionare la vostra azienda dopo questo lungo e difficile periodo di crisi:IL TERRITORIO E LA VOSTRA COOPERATIVALe cooperative coltivano il proprio territorio, hanno affermato che cono-scere l’utenza(cittadini, imprese,organizzazioni),quellarealeequellapo-tenzialepossa fornire lorogli strumentiper soddisfarequantipiùbisognipossibili e, di rimando, per allargare il proprio giro d’affari. Ciò, se da un lato li potrebbe rafforzare dal punto di vista dei dati di bilancio e di presenza sui mercati, dall’altro potrebbe consentire di adempiere ulteriormente la loro funzione di inserimento lavorativo, coinvolgendo un numero più grandedi soggetti svantaggiati e contribuendo così alla gestione del disagio che, assieme alle loro famiglie, quest’ultimi vivono quotidianamente. Si tratta, quindi, di consolidare le relazioni di comunità, ed in un periodo in cui siparla spesso di cooperative di comunità, questo percorso può diventarevirtuoso ed anche realistico.

L’INNOVAZIONEL’innovazione costituisce uno degli obiettivi primari: una innovazione che si accompagnaallaqualitàèconsideratailloromarchioedillorobigliettodavisita. Abbiamo sentito spesso, durante le interviste, parlare con orgoglio di ristorazionediqualità,dioggettid’arte realizzati concuraeperizia, il tuttopermeato dalla passione, dal gusto per il bello e per il nuovo e dai valori so-cialicheessiesprimono.Ilproblemaèrappresentatopertutti icooperatoriche abbiamo incontrato dalle risorse economiche, sono poche e quelle dedi-cate all’innovazione sono ancora meno. In questa fase di crisi le imprese han-no teso a salvaguardare l’occupazione penalizzando, di fatto, gli investimenti inricercaesviluppo.Sideveassociare,atuttociò,ancheunacertadifficoltàareperirecapitaleumanoqualificatoperquestotipodiprocessi.Siguardaspessoalmondodeigiovani,manonè facile trovare inessi idue requisitifondamentali:capacitàdiinnovazioneedattenzioneagliaspettisocialichelecooperative esprimono.

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LA DIMENSIONELadimensionediimpresanonèunproblemasentitopericooperatoricheab-biamosentito,semmaièilcontrario.C’èunachiarapreferenzaperladimensioneridotta, ed il giusto e grande orgoglio per il lavoro che svolgono riconosce poca importanza a questo tema che i mercati, invece, sollecitano a gran voce e con urgenza.Mapoiché,comeènoto,unadimensionepiùstrutturataèunacom-ponente importante e necessaria di un successivo sviluppo, le cooperative, per rafforzare la loro presenza, preferiscono, piuttosto che ricorrere allo strumento delle fusioni, percorrere il sentiero delle reti di impresa, non soltanto di sistema, perrisparmiodicostiesoprattuttoperqualificarealcunisettori(progettazione,elaborazione programmi, servizi comuni). Bisogna però sottolineare che duedellecooperativecheabbiamointervistatohannogiàperfezionatopercorsidifusione.

IL FARE RETE CON GLI ALTRIQuestopuntoriprendeerafforzaquelloprecedente.Ilfarerete,ilfaresistemaèunprincipiomoltosentito,alcunecooperativeintervistatehannogiàattivatopro-cessi di questa natura, pur rimanendo, per adesso, nell’alveo delle collaborazioni e delle reti per singoli progetti. Bisogna, quindi, stare insieme, non per risolvere eventualicriticitàmaperpotenziare losviluppo.Aquestofilonesiaggancia iltema dei rapporti tra le cooperative di servizi alla persona, di tipo A e quelle di inserimento. È emerso che esso viene vissuto come un grande problema. La cooperativa B non può e non vuole essere solo un settore strumentale a quella ditipoA;ènecessario,quindi,lavorareaffinchéilrapportotralorodiventidire-ciproco e di mutuo scambio.

4.5.3. I punti di forza della vostra cooperativaSono tanti e diversi i punti di forza che le cooperative hanno espresso: l’orgoglio cooperativo,lerelazionidicomunità,ilradicamentoelapercezioneneiterritoridiriferimento,laconsapevolezzachequestomodelloèunicoinEuropa,ilcontributoalla promozione della coesione sociale ed al contrasto all’esclusione sociale sono quellipiùcaratterizzanti l’interocomparto.Rappresentanola linfaper il loroagirequotidiano e per il ruolo che svolgono a favore dei soggetti svantaggiati, favorendo-ne nel contempo l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale. L’impatto di queste azionièmoltoimportantesiaperchémiratealrecuperoealreinserimentodirisorseumane che il mercato altrimenti emarginerebbe, favorendo di fatto gli enti pubblici chenonsiritrovanopiùatotalecaricoquestepersone,siaperchérappresentanoun’importante, spesso l’unica, forma di sostegno a favore delle famiglie interessate. Il contributo delle cooperative che abbiamo esaminato, inoltre, sta nella dimostrata capacitàdierogareinformaprivataiservizichepromuovonolacoesionesociale,ediattivaredirettamenterisorseumaneefinanziariechenonsarebberodiversamentedisponibili.Sidimostrachecertibisogninellasocietàpossonoesseremegliosod-disfatti attraverso l’erogazione di servizi, piuttosto che con trasferimenti monetari. É anche così che le cooperative hanno contribuito alla trasformazione del sistema di

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welfare. Le cooperative in esame hanno anche il merito, non piccolo, di avere reso piùefficiente l’offertadiservizipubbliciproprio invirtùdellamaggioreflessibilitàedelpiùrazionaleusodellerisorse.Infatti,anchegrazieallerelazionifiduciariediquesteorganizzazionièstatopossibilemigliorarel’efficienzacomplessivadeiservizi.Aparilivellodispesapubblical’affidamentodeiserviziallecooperativeditipoBhapermesso e permette di soddisfare i bisogni di un numero maggiore di persone.

4.5.4. Le criticitàLecriticitàchesonoemersesonomolteplici.Quellachepiùpreoccupaèchesièunpo’persoilvaloredell’esserecooperativadiinserimento,sièattenuatoilsen-so della propria visione e della propria missione. Sono tanti i motivi per cui ciò èaccaduto,bisognainnanzituttofareriferimentoallacrisidell’economiaitalianache ha generato un taglio consistente delle risorse pubbliche: i dati sulla spesa pubblica cimostrano, infatti, che si puòessere alla finedi un cicloespansivofondato sull’esternalizzazione che ha prodotto il crescente impegno degli enti pubblici tramite la cooperazione nel welfare. Questa spinta si sta esaurendo, di nuove risorse non ce ne sono e gli enti cercano in ogni modo di ridurre i costi. Tutto ciò si traduce, per le cooperative, attraverso l’assottigliamento dei margini, inunadifficoltàareperirelerisorsenecessarieagliinvestimentiperlosviluppoepermettereinpraticaleazioniperun’inclusionesocialeatuttotondo.Un’altracriticitàsentitaèloscarsoricambiogenerazionale,laclasse“dirigente”nonsièsaputarinnovarerispettoall’evoluzionedeicontesti.Infine,anchelalegislazionedi riferimento risulta un po’ datata; pur se innovativa rispetto al panorama nazio-naleedeuropeo,nonriescepiùadaverequellaspintacapacedirispondereaicambiamenti sociali ed economici in atto.

4.5.5. I mezzi da utilizzare per valorizzare i punti di forza e per ridurre le criticitàUnprimoelementochedovrebbeesserenell’agendadi tutti iCdAdellecoo-perative interessateè favorire il ricambiogenerazionale.C’èbisognodimentifresche, di giovani che vogliono osare e che abbiano una missione ed una visio-needilsostegnodellecooperativepiùgrandi,inquest’azione,diventafonda-mentale.Alcunecooperativestannogiàprovvedendo,bisognaperòvelocizzareed intensificarequesto tipodiprocessi.Questo richiededi investiremaggioririsorse nella formazione, anche per i soggetti da inserire che, in ragione del loro svantaggio,spessohannobisognodiinterventiformativipiùadeguati.Questorinnovamento potrebbe rafforzare ulteriormente l’orgoglio cooperativo, convo-gliando l’entusiasmo e l’energia dei giovani a favore delle relazioni con i territori, facendodiventare,ancoradipiù,lecomunitàluoghidieccellenzadeputatiallavera inclusione sociale.

4.5.6. I mezzi per sensibilizzare le altre imprese nei percorsi di avvicinamento, fusione e collaborazione

Unalevaimportanteperfavorirelecollaborazionièsolleticarel’orgogliocoope-rativo.Oggilecooperativesicercanodipiùrispettoalpassato,aprescinderedai

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territori e dalle organizzazioni di rappresentanza, si annusano, si dichiarano pron-ti alla contaminazione. Allora diventa urgente e strategico lavorare per trasfor-marequestocercarsiinunrafforzamentopiùstabileepiùstrutturatodialleanze,legami, relazioni, partnership. Si vorrebbero moltiplicare le azioni comuni per la progettazionedeiservizi,perapprodareapercorsipiùstrutturaticheprevedanola partecipazione alle gare ed alla realizzazione dei servizi.

4.6. L’INCLUSIONE LAVORATIVA Laterzapartedell’intervista,infine,haaffrontatogliaspettirelativiall’inserimentolavorativo ed all’inclusione sociale. I punti che abbiamo teso ad approfondire riguardavano: • la valorizzazione dell’aspetto “mission” dell’inclusione socio-lavorativa,• l’esigenza di valorizzare l’imprenditoria sociale,•lanecessitàomenodirivederelecategoriedeisoggettisvantaggiatipreviste,• l’appropriatezza del management in questo tipo di impresa.

4.6.1. Come valorizzare l’aspetto “mission” dell’inclusione socio-lavorativaL’inclusione socio-lavorativa rappresenta l’essenza delle cooperative di tipo B e, di conseguenza,èelementoportantedellerispettivepoliticheaziendali.Lecoopera-tivemuovonoalcuneloroscelteattornoallafiguradeisoggettisvantaggiati;ten-tano, con risultato, di consolidare il supporto alla persona, non solo al lavoratore. È questa un’azione molto importante i cui effetti impattano sia nella vita dell’azienda, sia a livello familiare e sociale. È questa, però, un’azione che richiede un impegno molto importante e che ha bisogno, per essere efficace, di risorse economiche ed umane. Alcuni intervistati ci hanno raccontato come viene praticata, altri invece, ci hannomanifestatoilloromalessereperl’impossibilitàadedicarvil’attenzionene-cessaria. Inoltre, le cooperative preferirebbero, per poter essere considerate dav-veroluogodiinserimento,essere“terraditransito”,illuogocioèdovelepersonesiformano e si emancipano e poi proseguono da soli, ove possibile, nel loro percor-so lavorativo e sociale, rendendo possibile, per altri svantaggiati, di vivere espe-rienze similari. Sembra quindi necessario procedere ad una rivisitazione della L. 381,soprattuttoperquantoriguardalenormesullacertificazione;infatti,gliintervi-statihannoconstatatocomemoltospesso,acausadellafarraginositàdellenormedi legge e di tutta una serie di adempimenti richiesti per l’inserimento dei soggetti svantaggiati,lecooperativesonosoggetteadunaseriediazionispecifiche,qualicontrolli,verificheedaltro,spessotemporalmenteravvicinati,chegeneranononpochedifficoltàalregolarefunzionamentodeirapporticonglientieconglistessisoggetti.Vienerichiesto,infine,dirivedereerenderepiùagevoliiprocedimentiper l’individuazione dei soggetti svantaggiati, le cui categorie andrebbero riviste allalucedeicambiamentiavvenutinellasocietàodierna.

4.6.2. Come cambiare il lavoro con lo svantaggio (imprenditoria sociale)La gestione dello svantaggio rappresenta per i cooperatori intervistati un ele-mentofondamentaledellorooperato.Lasfidacheessisisonopostièquelladi

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trasformarlo in una risorsa per la cooperativa, ma soprattutto per i soggetti stessi. Èevidente chequesto richiededi costruirepercorsi specifici sullebasedellespecifichedisabilità,percorsichevannocucitiaddossoallepersoneinteressate.C’èbisognodiungrandelavoro,nonsolodapartedichigestiscelacooperati-va, ma anche degli operatori coinvolti che, a vario titolo, sono maggiormente a contattoconquestisoggettiemeglioconosconoleparticolaritàeleesigenzediognuno. È necessaria quindi molta formazione, per gli operatori, ma soprattutto per i soggetti svantaggiati; vari gli strumenti indicati: gli inserimenti preassun-tivi, leborselavoro, i tirociniformativi,solopercitarequellipiùricorrenti.Tuttiqueglistrumenti,cioè,cheoperanoperuncoinvolgimentomaggiorediquestepersoneintuttigliaspettidellefilieredellaproduzione,dallaideazioneallapro-gettazioneallarealizzazionediunprodotto/servizio,conl’ambizioneelavolontà,quindi, di scommettere anche su una loro “professionalizzazione”.

4.6.3. Come porsi davanti alla possibilità e/o esigenza di rivedere le categorie dei soggetti svantaggiati previste dalla L. 381 e alla necessità di far evolvere i percorsi di inserimento

Quasituttigliintervistatihannofattoriferimentoalfattochelasocietàècambiatae, con essa, anche i soggetti che ne fanno parte. Dunque, anche le categorie degli svantaggiati. La L. 381/91, elenca, all’art. 4 sette categorie di svantaggio, lasciando lapossibilità,aglientideputati,diallargarequestaplatea, inbaseadecisioni successive assunte sulla base della legge stessa. L’elenco delle catego-rieprevistedallaleggeogginonèpiùingradodirappresentare“glisvantaggi”chelenuovesocietàhannogeneratoegenerano.Sonogiàapertideipercorsiinquestadirezione,siaalcunenormecontenutenellaleggedistabilità2015sialadirettivadell’UnioneEuropea10 prevedono un ampliamento di queste casistiche. Le cooperative sono favorevoli ed anche proattive, sposano questo nuovo corso, ponendo, però, alcuni distinguo. Le nuove situazioni di svantaggio ipotizzate, che spesso si legano a condizioni di disoccupazione e ad altre forme di esclusio-ne sociale, devono avere un impatto sociale ed economico di rilievo e devono intervenire su fasce deboli, anche per motivi economici e sociali; devono rappre-sentare situazioni che altrimenti non troverebbero accoglienza in altro modo. Sa-rebbeauspicabileprevedereunagradualità,unascaladivalori,cioè,chetengacontodelletipologiedellosvantaggioedellalorotemporaneità.

4.6.4. In quale misura considerare l’appropriatezza del management in questo tipo di impresa

Ladirezionediun’aziendaèsempreuneserciziodifficile,chetentadistabilireun equilibrio nelle scelte e nelle politiche aziendali. Per le cooperative sociali questoèveroancoradipiù,sonorichieste,apareredegliintervistati,oltreallenormalidotididirezioneedigestione,alcunecompetenzespecifiche.Qualcunohaaffermatocheèindispensabileunabuonadosedipsicologia.Adognimodo,c’èdasottolinearecomemoltospesso,perlascarsitàdirisorse,lecooperative10Direttiva2014/24/UE,considerandon.36

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sonoallepreseconstaffdidirezioneridotti,caratterizzatidallacoesistenzadipiùincarichi incapoadunasolapersona,conevidentiricadutenell’efficaciadelleazioni intraprese. Si assiste, inoltre, ad una scarsa rappresentanza dei giovani, e questarealtàrappresentaunodeilimitidellecooperativesocialienonsolo.Lafiguradeigiovaniforsevienemitizzatatroppo,maènell’immaginariocomuneassociare giovani con innovazione. È importante sottolineare, a tal proposito, che l’etàmediadeicooperatori intervistatièdi42anni (laRegioneToscana,per ilsuoprogrammaGiovanisì,considera“giovani”lepersonefinoa40annidietà).Tutti hanno teso a sottolineare come vi sia bisogno di un ricambio generazionale importante e sostanziale. Non solo, molti degli intervistati hanno affermato che sarebbe il momento di procedere anche ad un ricambio del modello cooperati-vo, di una sua trasformazione. Governance e partecipazione sono gli ambiti che, allostatoattuale,nonrispondonopiùadeguatamenteairequisitidiuna“sharingeconomy” moderna inclusiva e consapevole, il cui modello, molto vicino a quello cooperativo, autorevoli voci auspicano per le economie di tutto il mondo.

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5. I Focus

Per completare il nostro percorso di analisi delle cooperative di inserimento la-vorativo abbiamo deciso di utilizzare il focus, uno strumento di aiuto e di indagi-neintesoasvolgereun’ulterioreattivitàconoscitivadellerealtàcheabbiamoin-dividuato,mirataadindagarepiùinprofondità,opinioni,motivazioni,aspettativee dinamiche che sono emerse durante la fase delle interviste. Ne abbiamo svolto due, abbiamo coinvolto una cooperativa grande ed una piccola, una cooperativa dellazonametropolitanaedunadellafasciacostiera,unapiùstrutturatal’altraunpo’meno,unapiùfocalizzatasuservizi(inlargapartetradizionali),l’altrasusettorilegatiallaproduzione(alcuniinnovativi)edall’artigianato.

Nelcorsodellaricercaèemersoconforzacheunpossibiledriverdisviluppopotrebbeesserelacostituzionediretidiimpresa,opiùingenerale,l’attuazionedipercorsidicollaborazionepermettereasistemaidee,attività,risorse.L’obiet-tivo sarebbe quello di portare avanti progetti che potrebbero generare innova-zione,neiprocessi,neiprodotti,nellerelazioniconilmondodelprofitedelleistituzionipubbliche.Loscopoèsemprelostesso:diventarepiùcompetitiviemaggiormente capaci di “aggredire” il mercato privato e quello pubblico. Sulla base di queste suggestioni, abbiamo pensato di organizzare i focus incentran-do la discussione sullo sviluppo e sull’approfonditamente di quattro tematiche principali:• le idee progettuali che si possono mettere in rete,•l’individuazionedifiliereattornoallequalicostruiredellepartnership,• il loro posizionamento nel mercato,•icostigenerali,perverificarelapraticabilitàdiunaloroottimizzazione.

Il mercato chiede ai suoi attori di essere strutturati, obiettivo che le cooperative piùpiccoleriesconoaraggiungerecongrandedifficoltàe,spesso,conrisultatinonottimali.Dipendedaisettoridiintervento,èevidentecheneiservizitradizio-nali, quali l’igiene urbana o la manutenzione del verde, la competizione fra le imprese è più serrata e c’è bisogno di essere organizzati in maniera articolata per poter resistere; nei settori di nicchia questa esigenza si avverte di meno, pur se con la consapevolezza che non si può prescindere da essa. Per entrambe le tipologie di cooperative si pone, quindi, il problema e la necessità, per rimanere competitivi, di dedicare maggiori risorse per investimenti per la qualità. Non essendoci mezzi all’interno delle cooperative perché, come già sottolineato, la redditività negli ultimi anni è diminuita considerevolmente, ed i margini per operare sui costi generali si sono ridotti al limite, potrebbe diventare una via di uscita ed una opportunità ricorrere alle aggregazioni fra imprese. La rete di impresa è consideratalostrumentoprincipefraleprobabilicollaborazioni,anchesenonèilsolo.Unaretediimpresapotràpiù“facilmente”approcciaresiailmercatodelpubblico, soprattutto per quanto riguarda quei settori o quei prodotti “nuovi”, per iquali le istituzionipubbliche tendonoachiederemaggioricapacità tec-nicheemaggioreprogettualità (spessoancheil fatturatorealizzatoneglianni

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precedenti)siailmercatoprivato.Approcciareedinserirsiinunnuovomercatoèsempremoltodifficile,farloinreteconaltrisoggettiinteressati,magarigiàope-rativineisettoriindividuati,potrebbediventareunsentieropercorribileepotràconsentire, anche, di guardare ad altre attività, “unpòmenoda cooperativesociali”, “attribuzione”cheègiàdaunpo’chestastrettaedelimitaunrecintotroppoangustoperlepotenzialitàdelleimpresediquestosettore.L’innovazioneper lecooperative socialidiquesto settore, che, comevisto,hannogiàmoltaesperienza accumulata nel corso degli anni, sarebbe quella di contaminarsi con lecooperativepiùgiovani.D’altrocanto,perleimpresechepartonodazero,oquasi,sarebbemoltoimportantelavorareconquellecooperativechehannogiàmaturato esperienze, per scambiarsi vicendevolmente idee fresche e nuove e competenze consolidate.

Sitrattadiobiettiviimportanticherichiedonolavolontàmanifestadimettereinreteecondividererisorse,idee,progetti,obiettivi.Etuttoquestononèsemprescontato.Nonèfacileperleimprese,diogniterritorioediqualsiasidimensione,mettere direttamente sul tavolo tutti i propri progetti e le informazioni necessarie perrealizzarli.Nonèsemplice,edèanchecomprensibile.Ciònonesclude,però,chesipossapartiredaprogettipiùcircoscritti,cheattengonoadattivitàmag-giormente legate alla gestione ordinaria di una impresa. Per esempio, si potreb-bero attivare collaborazioni anche solo per gli aspetti amministrativi e contabili. Sipotrebbepartireconlacreazionediunufficiounico,chemettaincampolerispettivecapacitàecompetenzeperridurreicostidigestionee,nelcontempomigliorare il potere di contrattazione sul mercato.

Unaretediimprese,comegiàdetto,sicostruisceattornoadunobiettivooaduna idea di progetto. Allora diventa fondamentale lavorare per far emergere le ideeprogettualiinpanciaallacooperativaoconsolidareattivitàgiàavviatemaancoranonpienamenteproduttive.La fasedinuovaprogettazioneè stataunprocesso che la scarsa entrata nei cicli produttivi di menti fresche e nuove, uscite da poco dal mondo dell’istruzione generale e di quella specialistica, ha rallen-tato; lecooperativepiùpiccole,però,hannodimostratodiesserepiùattive inquestadirezione,piùdinamiche,piùprolifere.Sono tanteemolteplici le ideeche attraversano la mente delle persone che vi lavorano, spesso alle prese con veri e propri capolavori per far rientrare i propri costi generali. Per costruire reti di impre-se si rende necessario tessere delle relazioni, molto spesso succede a livello di territorio, non è facile e non tutte, ovviamente, hanno un esito positivo. Ma questo non arresta il flusso dei pensieri, per cui si percorrono strade alternative e diverse, anche al di fuori del mondo di riferimento, nei luoghi dove si possono cogliere opportunità, attivare sinergie e dare origine ad alcune filiere. Ci sono progetti che richiedono alcuni item, per esem-pio risorse materiali che spessononsihannoalpropriointerno,oprofessionalità,invece, che costituiscono un marchio distintivo che la cooperativa possiede e sa dipossedere.Nesonoesempioalcuniprogettigiàallostudio.Inquesticasigliattorihannogiàsegmentatolafiliera,c’èchimetteincampolerisorsemateriali(i

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terreniincoltiperlaproduzione),chileprofessionalità(nelcampodelpackagingedellacomunicazioneperilconfezionamentoel’etichettaturadeiprodotti),chigli spazi dove poter effettuare la distribuzione. Si tratta di prodotti di nicchia, non èindiscussioneilcollocamentosuimercatidiciòchesiproducequantoilman-tenimentodistandardelevatidiqualità.Nonimportachelaretesiagrandeopic-cola,l’importanteèchelafilierasiachiusaechevengagarantitalatracciabilitàdeiprodottielalorounicità.Questoèunagaranziapernonperderelapropriaindividualitàelapropriastoria,unrischiocheiprocessidifusionenonriesconoadannullareechelecooperativehannoassolutamentelavolontàel’orgogliodiconservare.Unaretediimpresefunzionamegliosefattatrasoggettisimili,perdimensione,percapacitàoperative,peraspettative,perlinguaggioutilizzato.

Duranteifocus,èvenutoinevidenzaanchequantosegue.Unaretediimpresesipotrebbe costruire attorno ad obiettivi diversi da quelli appena citati. Potrebbe essereinfattiimportanteinserireinunafiliera,comesuaparteintegranteenoncomerisultatofinale,lecompetenzematuratenelcampodell’amministrazioneedella gestione di impresa. Si tratta, in effetti, di competenze importanti al pari di altre,qualilaprogettazione,edalcunisoggetti,inquantopiùefficientidialtrinel-la organizzazione e nel contenimento e dei costi generali, potrebbero mettere la loro “perizia”, quindi, la loro consulenza a favore degli altri partner della rete. Avevamo ipotizzato che la riduzione dei costi generali, o una loro ottimizzazione, potesse essere uno degli approdi di una eventuale rete di impresa, siamo stati costrettiacambiareprospettiva: lostrumentodeicostigeneralinonèsolounfinedellarete,quantounodeisegmentidicuisipotrebbecomporreunafilierae con la quale raggiungere l’obiettivo che ha portato i soggetti ad aggregarsi ecollaborare.Edèquestounfattoremoltoimportante,perchél’obiettivodellariduzione dei costi generali ed una loro ottimizzazione accomuna le strategie di ogni impresa. Lo sanno bene le piccole cooperative, i cui costi generali sono spesso piuttosto alti rispetto a quelli previsti nei capitolati delle gare di appalto, e spesso non consentono loro di concorrere per alcuni servizi che altrimenti sa-rebbe stato importante aggiudicarsi.Le cooperative, per concludere, si dichiarano pronte per una maggiore sinergia edunaprogettazionecondivisa,guardanoconinteressealladiversificazionedeimercati,accolgonolasfidadicorrispondereabisogninuovidituttigliattorieco-nomici,pubblicheamministrazioni,soggettieconomici,utentifinali;perrealizza-requestiobiettivisaràcomunquenecessarioinvestireininnovazione.Sonocon-sapevoli, però, che da soli non ce la farebbero, hanno espresso il loro interesse allacostruzionedipartenariati,ricorrendoallevariefigurechelalegislazionediriferimento mette e a disposizione, ed hanno manifestato una propensione alla retediimprese.Sannobenechehannomaggiorepossibilitàdiaffrontarelesfidedel mercato se saranno capaci di rafforzare la cooperazione tra le cooperative, e non solo.

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6. Conclusioni

L’indagine che abbiamo svolto ha voluto analizzare gli elementi caratteristici del-la cooperazione sociale di tipo B di Legacoop Toscana, con lo scopo di fornire alcunistimoliperunloropossibilepercorsodicrescita;infatti,èdiventatofon-damentale,enonpiùeludibile,affrontareancheiltemadelladimensioneedellacollocazione nei vari mercati di riferimento. Le cooperative che abbiamo raggiunto sono in maggioranza di dimensioni me-dio-piccole sia per numero di addetti che per fatturato, operano in misura preva-lente nel settore dei servizi, con una clientela eterogenea, che si compone, sem-plificando,diaziendesanitarie,entipubblici,impreseprofit,cooperative,privaticittadini. Pur registrando un buon 25% del valore della produzione del comparto realizzato nel mercato privato, continua a prevalere una relazione ancora molto forte con il settore “pubblico”, che determina e condiziona, dunque, la sostenibi-litàfuturadellecooperativeintervistate.Non solo, la cooperazione di inserimento lavorativo, collocandosi spesso all’interno dinicchiedimercatomoltospecifichee“potenzialmenteprotette”,rischiadicreareuna distanza dal mondo imprenditoriale del proprio territorio, condizionando la pro-pria crescita e da tutti quei soggetti aggregatori (camere di commercio, rappresen-tanzeindustriali,fondazioni,ecc.)che,invece,nepotrebberosostenerelosviluppo.Ilmercatodiriferimentoècaratterizzatodauncrescentelivelloconcorrenziale(diaziende“profit”)edacondizionieconomichefortementecondizionatedallacrisi economica degli ultimi anni. All’interno di questo scenario, le cooperative sociali hanno messo in circolo i propri anticorpi, hanno tentato, con risultati ac-cettabili,didiversificare leproprieattività; iprogettidisviluppo,quandosonostati messi in campo, hanno avuto origine, spesso, dal bisogno di trovare nuovi settoridiattivitàingradodisostenereeconomicamentelacooperativapiuttostochedallanaturaleefisiologicapropensionedelleimpreseamigliorarelapropriacompetitivitàequalitàdeipropriservizi.Inquestotipodiazione,lesocietàcooperativenonsempresonostateingradodi operare singolarmente, sono state costrette e spesso hanno preferito, per agganciareopportunità edareorigine adeconomiedi scala, creare alleanze,costruire reti, attivare sinergie, fare sistema con gli altri operatori del mercato di riferimento. Sono nate nuove imprese, nuove aggregazioni, collaborazioni che hanno portato ad una sostanziale tenuta e, solo in alcuni casi, al rafforzamento dellapropriaimpresa.Manonèbastato,perchéidatieconomicicidiconocheilsettorenonsiècontratto,manonèneanchecresciuto.Nonpotevaesseredi-versamente. Perché la maggior parte delle risorse, sempre di meno per queste cooperative, sono state investite anche per l’inserimento dei soggetti svantag-giati,che,peressereefficace,habisognodimediazione,relazioni,formazione,accompagnamento e sostegno durante il periodo di occupazione. Mercatoeinclusione,imprenditorialitàeserviziallapersona,sono,dunque,gliaspetti che accompagnano le scelte quotidiane delle cooperative di tipo B. Le cooperative hanno presente questa doppia valenza, tutti i giorni sono alle prese

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con dei meccanismi che devono conciliare l’attenzione ai soggetti svantaggiati, conazioniteseadarelorolavoro,dignitàeprospettiveconlepolitichepretta-mente aziendalistiche dal punto di vista commerciale, imprenditoriale e di svi-luppo.Nonèstatofacileenonsarà facileanchenel futuro lavoraresuquestodoppio binario. Le cooperative si trovano, in questa particolare congiuntura economica e sociale, davantiadunbivio,oforsepiùdiuno.Chinonhaancoraoperatodellesceltelodevefareedalpiùpresto.Sonoqueste,anostroparere,letematicheprincipali,giàdiscusseeacquisitealpropriointerno,chelecooperativediinserimentola-vorativodevonoaffrontarealpiùprestoeconilmassimoimpegno.

6.1. PUNTO 1Sonostatemesseinrisalto,nelcorsodellaricerca,lavogliaelanecessitàdiguar-darealtrove,aldifuoridelproprioperimetro.L’ingressoinnuovimercati èdiven-tato, dunque, fondamentale per la salute della propria cooperativa. Le imprese di questo comparto devono essere ormai pronte ad uscire dall’alveo dei servizi cosiddetti tradizionali e dei settori cosiddetti maturi, che sono caratterizzati, in genere,dall’utilizzoditecnologieeprocessiormaistandardizzati,nonpiùinli-neacon leesigenzediunasocietàediunaeconomiache inveceprediligonole smart cities e i “servizi intelligenti”. A fronte di una economia poco dinamica, nellemodernesocietà,caratterizzatedacontinuicambiamenti,nasconocostan-temente nuovi bisogni, la cui soddisfazione investe sia le istituzioni pubbliche sia ilmercatoprivatoesiripercuotesullecomunitàesuiprivaticittadini.Lasfidacheponiamoallecooperativeoggettodella ricercaèquelladi individuare inuovimercati,diconoscerli,divisitarli,diesplorarli,difarliproprialfinedicostruireeproporre soluzioni adeguate ai nuovi bisogni, per intercettare le varie compo-nentidelladomandachespessonontrovanorispostaoppureun’opportunitàdiscelta alle loro esigenze. Questo non vuol dire abbandonare i settori in cui attual-mente si opera, tutt’altro; sottolineiamo, però, l’urgenza di innescare in essi, in misuramaggiorerispettoaquantofattofinora,processidiinnovazione,allosco-podirenderepiùattraentiipropriservizieridurreilgapdicompetitivitàrispettoalleaziendepiùvirtuose.Ovviamente,questipercorsisonoaccompagnatidauncertolivellodirischio,malagestionedelrischioèpartediunabuonapoliticaaziendale.Sappiamobenecheèunproblemadirisorseeconomiche,finanziarieedicapitaleumano,questoèstatoribaditopiùvolte,nonpossiamo,però,nonsottolineare come spesso la mancanza di innovazione sia anche l’effetto di una certa timidezza e di una certa mentalità nell’approccio a ciò che è nuovo e diverso rispetto al quotidiano. 6.2. PUNTO 2Unaltrotemacheèstatoconsideratodurante laricercaèquellodelladimen-sione;purse,comeabbiamodetto,presodasolononèunargomentocheap-passionamolto,ècomunqueunaspetto,pernoi,dacuinonsipuòenonsideve

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piùprescindere:19cooperativesu38,lametàdicolorochehannorispostoalquestionario,loconsideranounpuntodiforzaeben17unelementodicriticità.Dunque,èunaquestionechevaaffrontataalpiùprestoeconuncertosensodiresponsabilità.Evadasécheladimensionenonèsolounaquestionenumericache attiene ad addetti e fatturato, ma riguarda altri fattori, che investono ambiti molto importanti di una impresa: la progettazione, l’amministrazione, gli acquisti, l’accesso al credito, le relazioni con gli enti e con i vari attori del mercato. Sono duelealternativeche,cosìcomeèemersodurantelanostraindagine,lestessecooperative pongono all’attenzione dei propri organi di governance e degli or-ganismi di rappresentanza. La prima alternativa riguarda i percorsi di collabora-zione che si possono attivare e che possono essere capaci di mettere insieme le potenzialitàdellecooperativeeridurne,nelcontempo,glielementidicriticità.Gli strumenti a disposizione sono molteplici: la rete di imprese, il gruppo parite-ticocooperativo,iconsorzi,altritipidicollaborazione.Nonèdettochesidebbalavorare su grandi progetti che mettono in movimento, oltre l’impegno, anche risorse importanti; si potrebbe partire, invece ed almeno inizialmente, da idee progettualipiùpiccoleecircoscrittecheattengonoadambitipiùoperatividellavoro in cooperativa. Dove attuati, abbiamo visto che questi sistemi hanno avuto successo, hanno consentito alle cooperative coinvolte nel processo di avere una piùampiadisponibilitàdi strumentidautilizzare,unacapacitàdiprogettazio-ne che, da sole, non sarebbero state in grado di mettere in campo. La seconda alternativaèrappresentatadallostrumentodellefusioni.Comegiàèstatoevi-denziato, dal 2010 ad oggi ne sono state realizzate 11 ed hanno coinvolto 28 cooperativeepiùdi3.000lavoratori;nonsiamoingradoancoradidiresesonostate scelte vincenti, il percorso va valutato nel medio e lungo periodo; possia-mo,però,rimarcarecheilpercorsoèstatopiùfacile,quasinaturale,quandohaavutoluogotracooperative,anchediserviziallapersona,che,comegiàèstatosottolineato,sonosimiliperdimensione,percapacitàoperative,peraspettative,per appartenenza territoriale, per il linguaggio utilizzato.

L’immobilismo,o ilnondecidere,nonèpiùconsentito.Riguardauna terzaal-ternativa che non abbiamo preso in considerazione, non lo abbiamo voluto fare perché siamo convinti che non appartiene alla natura delle cooperative in gene-rale, e di quelle sociali in particolare.

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Appendici

APPENDICE 1 QUESTIONARIOLeinformazionidevonoessereriferitealladataodiernasenonaltrimentispecificato

1. Ragione sociale

 >

2. Di tipobarrare la risposta  B AB

3. Provincia (sigla) 4. Anno di costituzione

 >  >

NUMERODILAVORATORIAL31/12/2014

5. Suddivisi per categoria SOCILAVORATORI LAVORATORI

NON SOCI ALTRO TOTALE

 >  >  > >

6. Soggetti svantaggiati  >

7. La Cooperativa è in possesso di Certificazione/i di qualità? >

 

8. Se sì, quale/i? barrare la risposta

01.ISO 9000

       

02.ISO 900103.ISO 1400104. ISO 1800105. ISO 2200006. SA 8000

07. Altro specificare >

9. La cooperativa aderisce a consorzi?  >

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10. Negli ultimi 3 anni (dal 2011 a oggi), la Cooperativa ha partecipato alla creazione di nuove cooperative? >

 11. Negli ultimi 3 anni (dal 2011 a oggi), la Cooperativa ha incorporato

per fusione altre cooperative? >

 12. Negli ultimi 3 anni (dal 2011 a oggi), la Cooperativa ha attivato una delle seguenti

partecipazioni? barrare la risposta

01. Gruppo paritetico

     

02. Contratto di rete03. Ati/Ats04. Partecipazioni in altre cooperative05.Partecipazioniinsocietàcommerciali

13. Indicare l’ammontare complessivo dei ricavi da vendite e prestazioni per l’attività svolta in servizi al 31/12/2014:

> €

14. Sempre considerando l’ammontare complessivo dei ricavi da vendite e prestazio-ni del quesito 12 indicare la sua ripartizione tra i servizi svolti:

01.Manutenzionedelverde €  >02. Igiene ambientale €  >

03. Servizi cimiteriali €  >

04. Pulizie civili €  >

05. Pulizie industriali €  >

06. Facchinaggio €  >

07.Ristrutturazionicivilie/oindustriali €  >

08. Gestione biglietterie €  >

09. Gestione parcheggi €  >

10. Gestione strutture ricreative e/o ricettive €  >

11. Trasporto scolastico/sociale €  >

12. Servizi di ristorazione €  >

13. Agricoltura sociale €  >

14.Artigianato(Specificarel’attività) €  >

15.Altro(Specificare) €  >

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16. Considerando la tua cooperativa allo stato attuale, ritieni che i seguenti punti siano, per la cooperativa, elementi di forza o di criticità:

FORZA CRITICITÀ

01.Capacitàdiprogettazioneediinnovazione  >  >02. I nuovi mercati  >  >03. Le relazioni con gli altri partner imprenditoriali  >  >04. Le relazioni con il territorio  >  >05. La dimensione di impresa  >  >

15. Considerando il dato riferito al 31 dicembre 2014, definire, per gli ambiti di attivi-tà riportati, il fatturato per i servizi svolti in convenzione con enti pubblici e quelli svolti per privati

CONVENZIONE PRIVATI

01.Manutenzionedelverde €  > €  >02. Igiene ambientale €  > €  >

03. Servizi cimiteriali €  > €  >

04. Pulizie civili €  > €  >

05. Pulizie industriali €  > €  >

06. Facchinaggio €  > €  >

07.Ristrutturazionicivilie/oindustriali €  > €  >

08. Gestione biglietterie €  > €  >

09. Gestione parcheggi €  > €  >

10. Gestione strutture ricreative e/o ricettive €  > €  >

11. Trasporto scolastico/sociale €  > €  >

12. Servizi di ristorazione €  > €  >

13. Agricoltura sociale €  > €  >

14.Artigianato(Specificarel’attività) €  > €  >

15.Altro(Specificare) €  > €  >

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Eventuali osservazioni e note possono essere inserite nello spazio sottostante.

Osservazioni e note> 

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APPENDICE 2INTERVISTE

IL CONTESTO• Il territorio all’interno del quale operate • I rapporti con le PP.AA., le altre cooperative, il privato• Le tendenze

· all’aggregazione fra le imprese·allosviluppoeaduninnalzamentodellaqualità·alladiversificazionedeiservizi,deiprocessi,deiprodotti.

LA PROPRIA COOPERATIVAChi siete•Comevedetelavostrarealtàoggi• I vostri settori di intervento e di competenza• Il grado di penetrazione nei mercati privati e l’approccio rispetto ad essi

Chi vorreste essere• I percorsi di sviluppo e di innovazione attuati, in corso, in previsione•Comeriposizionarelavostraaziendadopoquestolungoedifficileperiododicrisi:

· Il territorio e la vostra cooperativa· L’innovazione· La dimensione· Il fare rete con gli altri

• I punti di forza della vostra cooperativa•Lecriticità•Imezzidautilizzarepervalorizzareipuntidiforzaeperridurrelecriticità• I mezzi per sensibilizzare le altre imprese nei percorsi di avvicinamento, fusione

e collaborazione

L’INCLUSIONE LAVORATIVA Come valorizzare l’aspetto “mission” dell’inclusione socio-lavorativa.Comecambiareillavoroconlosvantaggio(imprenditoriasociale).Comeporsidavantiallapossibilitàe/oesigenzadirivederelecategoriedeisog-getti svantaggiati previste. In quale misura considerare l’appropriatezza del management in questo tipo di impresa.

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APPENDICE 3LEGISLAZIONE

LEGISLAZIONE NAZIONALEPROVVEDIMENTO CONTENUTO

Interpello 20/07/2015, n. 17 dellaDirezionegeneraleperl’AttivitàIspettivadelMinisterodelLavoro e delle Politiche Sociali

Art. 9, D.Lgs. n. 124/2004 – cooperative socialiditipob)–modalitàdicalcolo dei soggetti svantaggiati di cui all’art. 4, L. n. 381/1991

Legge 23/12/2014 n. 190 art. 1, co. 610 (G.U.29/12/2014n.300)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato -Leggedistabilità2015

Determinazione AVCP 01/08/2012 n. 3 (G.U.09/08/2012n.185)

Lineeguidapergliaffidamentiacooperative sociali ai sensi dell’art. 5, comma 1, della legge n. 381/1991

DecretoPresidentedellaRepubblica5/10/2010 n. 207 (G.U.10/12/2010n.288)

Regolamentodiesecuzioneedattuazionedel decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante «Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE»

Decreto legislativo 12/04/2006 n. 155, art.2,co.2(G.U.27/04/2006n.97)

Disciplina dell’impresa sociale, a norma della legge 13 giugno 2005, n. 118

Decreto legislativo 12/04/2006 n. 163 (G.U.2/5/2006n.100)

Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE

Legge 13/06/2005 n. 118 (G.U.04/07/2005n.153)

Delega al Governo concernente la disciplina dell’impresa sociale

CircolaredelMinisterodelleFinanze26/06/1998 n. 168 (G.U.10/07/1998,n.118)

Decreto Legislativo 4 dicembre 1997, n. 460. Disposizioni riguardanti leorganizzazioninonlucrativediutilitàsociale(O.N.L.U.S.)

Decreto legislativo 04/12/1997 n. 460, Art 10 (G.U.02/01/1998n.1)

Riordinodelladisciplinatributariadegli enti non commerciali e delle organizzazioninonlucrativediutilitàsociale

CircolaredelMinisterodelLavoro08/11/1996, n. 153

Legge 381/91: disposizioni relative all’interpretazione dell’art.1.

Legge 08/11/1991 n. 381 (G.U.3/12/1991n.283)

Disciplina delle cooperative sociali

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LEGISLAZIONE EUROPEAPROVVEDIMENTO CONTENUTO

Direttiva2014/25/UE (GUCE28/03/2014n.L94)

Direttiva2014/25/UEdelParlamentoEuropeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali e che abroga la direttiva 2004/17/CE

Direttiva2014/24/UE,art.20 (GUCE28/03/2014n.L94)

Direttiva2014/24/UEdelParlamentoEuropeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE

Direttiva2014/23/UE,art.24 (GUCE28/03/2014n.L94)

Direttiva2014/23/UEdelParlamento Europeo e del Consiglio sull’aggiudicazione dei contratti di concessione

Direttiva 2004/18/CE art. 19, (GUCE30/04/2004L.134)

Direttiva 2004/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi

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LEGISLAZIONE REGIONALE TOSCANAPROVVEDIMENTO CONTENUTO

DeliberazionedellaGiuntaRegionaleToscana 07/05/2012 n.353 Toscana (BURT16/05/2012n.20)

Lineeguidaperl’affidamentodeiservizialle cooperative sociali tipo B in applica-zione al Protocollo di intesa di cui allaD.G.R.T.n.204/2010eallegati

DeliberazionedelConsiglioRegionaleToscana 31/10/2011 n. 199 (BURT28/11/2001n.48)

Deliberazione Consiglio regionale 5 giu-gno 2001, n. 118 - Approvazione direttive transitorieperl’affidamentodeiserviziallapersona

DeliberazionedellaGiuntaRegionaleToscana 23/02/2010 n .204 (BURT03/03/2010n.9)

Protocollo d’intesa “Promuovere i rapporti tra le Istituzioni pubbliche e la Coopera-zione sociale di tipo B per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate”. Approvazione schema

DeliberazionedelConsiglioRegionaleToscana 10/11/1998 n. 335 (BURT09/12/1998n.49)

Approvazione direttive riferite al pun-teggio per le selezioni e schemi tipo di convenzione per i rapporti fra enti pubblici e cooperative sociali

LeggeRegionaleToscana24/11/1997 n.87(BURT26/11/1997n.42)

Disciplina dei rapporti tra le cooperative sociali e gli enti pubblici che operano nell’ambito regionale

ProtocollointesaRegioneToscana - Coop. Sociali B

Protocollo di intesa sulle buone pratiche protocollo di intesa sulle buone pratiche per la promozione della salute e sicurez-zasullavoro,dellaecosostenibilitàedelsostegno all’occupazione nell’ambito degli appaltipubblicidellaecosostenibilitàedel sostegno all’occupazione nell’ambito degli appalti pubblici

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Bibliografia

Cooperative sociali e inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Linee guida e strumenti, a cura di Moro P., Gili L., Gallo L., Coppetti A., Maggioli editore, 2014GliaffidamentiallecooperativesocialiditipoBprevistidallalegge381del1991per l’inserimento lavorativodelle categoriepiù fragili chenecessitanodi assi-stenza per entrare nel mercato del lavoro, come i disabili, si collocano in un con-testonormativo, nazionaleedeuropeo, semprepiù attento all’integrazionediaspetti sociali nella contrattualistica pubblica. Si tratta di norme innovative che hanno precorso i tempi della legislazione comunitaria, progressivamente sem-prepiùattentaall’integrazionediaspettisocialinellacontrattualisticapubblica,e di quella nazionale. Le nuove direttive europee del 2014 relative agli appalti e alleconcessionipotenzianoquesteopportunità.L’AutoritàdiVigilanzasuiCon-trattiPubblici (oraANAC)hapredisposto le “Lineeguidapergliaffidamentiacooperative sociali ai sensi dell’art. 5, comma 1, della legge n. 381/1991” spie-gandoleopportunitàoffertedallanormativacomunitariaenazionaleinvigoreper prendere in considerazione gli aspetti sociali negli appalti pubblici, in rela-zione all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Le Linee guida mirano a chiarire tutti gli aspetti della disciplina sulle convenzioni dirette alle cooperative sociali e sulle clausole sociali, raccordando l’interpretazione con le norme ge-nerali in temadi affidamenti e, al contempo,dando indicazioni operativeperl’applicazionedegliistitutinelcampodegliaffidamenti.

Le cooperative sociali, Sebastiano D., Maggioli Editore, 2014Lacrescita,soprattuttosottoilprofiloquantitativo,dellecooperativesociali,nerende opportuna la trattazione analitica dei numerosi aspetti organizzativi e ge-stionali: da quelli civilistici (costituzione e scopo mutualistico, decisioni dei soci e governance)aquellipatrimoniali,dalladisciplinacontabileedibilancioaquel-la tributaria (inparticolareai vari regimiagevolativi, IVAe IRESsu tutti), senzatrascurare lacontrattazionepubblicaefinanche leprevisioni sanzionatorie, in-centratesulla responsabilitàamministrativadeglientiexD.Lgs.n.231/2001. Ilmanuale fornisce un approfondimento su ciascuna tematica appena citata, senza rinunciareallapraticitàoperativa.Questaedizione-chetienecontodelDisegnodi legge delega di riforma del terzo settore, approvato il 10 Luglio 2014 dal Go-vernoRenziedelrecentissimoDecreto“SbloccaItalia”convertito inLegge11novembre2014,n.164-èaggiornatacon: lenuoveagevolazionifiscaliper il2015 a favore delle cooperative sociali costituite in forma di start up innovative; laLegge21 febbraio2014,n.9 (conversionedeldecreto), inmateriadi ricor-soaisocifinanziatorinellesrl;laLeggedistabilità2014,chehareintrodottola“vecchia” aliquota IVA del 4% per le prestazioni socio-sanitarie, assistenziali ed educative rese da cooperative sociali e loro consorzi, in esecuzione di contratti di appalto e convenzioni.

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L’inclusione efficiente. L’esperienza delle cooperative sociali di inserimento la-vorativo, Depredi S., Franco Angeli, 2013È possibile recuperare al lavoro anche i soggetti svantaggiati? Ha senso farlo oggi,negli annidellaprecarietàoccupazionale,quando il fenomenodelladi-soccupazioneedell’esclusionedalmercatodellavorostacolpendosemprepiùampie fasce di soggetti? Il volume cerca di dare una risposta a questi interroga-tivi attraverso l’analisi dell’esperienza delle cooperative sociali di tipo b, che si occupano di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Lo studio individua nel modello italiano della cooperazione sociale una forma istituzionale innova-tiva, ne analizza il contesto giuridico, ne presenta i tratti distintivi, individuando alcunebestpractices.Masoprattuttoilvolumefornisceglistrumentipervalutarequestomodelloattraversoun’analisicosti-beneficielarealizzazionediintervisteai lavoratori svantaggiati inseriti in cooperative sociali, presentando poi i risultati raggiunti applicando l’analisi alle cooperative sociali di inserimento lavorativo operanti in provincia di Trento. Per giungere a dimostrare come l’inclusione e il recupero al lavoro in cooperativa sociale non solo accrescono il benessere socia-le e psicologico di migliaia di persone e di famiglie ma, lungi da essere un costo perlacollettività,garantisconorisparmisignificatividirisorsepubblichegiànelbreve periodo.

Nessuno escluso. Formazione, inclusione sociale e cittadinanza attiva, a cura di Valerio P., Striano M., Oliverio S., Liguori, 2013Nel dibattito internazionale i temi dell’inclusione sociale e della cittadinanza atti-vasisonosemprepiùaffermaticomeunadellefrontierepiùavanzatedellarifles-sione sulla democrazia, intesa non solo come regime politico ma come modo di vitachemiraallafiorituradeisoggettinelloropotenzialeindividualeeaformediconvivenzarettedalriconoscimentoedallapromozionedelladiversitàcomeva-lore. In questa prospettiva, strategica diviene la formazione come indispensabile volano perché l’impegno dell’inclusione divenga prassi con cui consentire a tutti, nessuno escluso, di costruire il proprio progetto di vita indipendente all’interno diunasocietàchefacciadellasolidarietàedelrispettodelledifferenzelapropriabussola. Il volume, incrociando e tessendo insieme diversi approcci disciplinari e focalizzandosisudiverseareedidiscriminazione (disabilità,genere,orienta-mentosessuale,carcere),esplora-siadalpuntodivistateoreticosiaconrinviia buone pratiche - in qual modo politiche di inclusione possano essere agite nei contesti della formazione e nel momento, cruciale nell’esistenza personale, dell’ingresso nel mondo del lavoro.

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Enti non profit e cooperative sociali, Cesi professionale, 2012Leattivitàsvoltedalcd.“terzosettore”(culturali,sportive,ricreative,religiose,sa-nitarie,assistenziali,artistiche,ecosìvia),giudicateuntempomarginalirispettoaquelledelleimpreseorientatealprofitto,hannoassunto,neltempo,unarile-vanza impensabile solo dieci anni fa. Nella discussione attuale, l’attenzione si sta concentrandosemprepiùsullecaratteristichediefficienzaoperativadiquesteformeorganizzative;questoavvieneperchéilsettorenonprofitvieneconside-rato come sostituto funzionale dell’ente pubblico nei processi di produzione di servizi di welfare, in una prospettiva di riduzione delle spese e razionalizzazione di processi e procedure. È sulla base di queste considerazioni che il formulario propone gli strumenti indispensabili per gli operatori che devono affrontare i moltiadempimentigestionalidellerealtànonprofit.Dopol’analisidelleprinci-pali caratteristiche del mondo associativo italiano, la seconda parte del lavoro studia il comparto maggiormente “imprenditoriale” del terzo settore, ossia quel-locheattienelacooperazionesociale.Rispettoagliargomentiillustrati,gliautorihanno proposto un taglio fortemente operativo, caratterizzato da agili commen-tinormativi,schededianalisi,documentiemodelliutilizzabilidurante l’attivitàquotidiana.

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