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Page 1: IN PRIMO PIANO Donne sull’orlo Museo Picasso di una crisi ...€¦ · Alicia Keys cantavano la loro Empire State of Mind, “nuovo inno” di New York, da noi, scrive Ballestra,

la Repubblica 47MERCOLEDÌ 14 MAGGIO 2014

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numento ai «quindici milioni dicombattenti per la difesa dellapatria». Quella Russia imperia-le, guidata dal “saggio e gran-de” Nicola II, avrebbe certa-mente vinto, se i comunisti nonavessero rovesciato lo zar. SePutin rifiuta il rango di sconfit-to nella guerra fredda, cui Oba-ma vorrebbe inchiodarlo, è per-ché si richiama all’impero deiRomanov, non al regime degliusurpatori bolscevichi, di cuigli ultranazionalisti al Cremli-no e dintorni amano semmaimarcare, senza simpatia, certematrici ebraiche. L’Unione So-vietica è per Putin quel che il fa-scismo fu per Croce: una inva-sione degli hyksos. Parentesida cancellare.

Quanto all’Austria-Unghe-ria, la sua leggenda è inscrittanella sua scomparsa. Nella tra-sfigurazione da baluardo della

reazione vetero-continentalein progressivo modello di con-vivenza plurietnica. Tutta laMitteleuropa oggi ne parla. Ita-lia ex asburgica compresa. Nonc’era bisogno di riscoprire Jo-seph Roth, con la sua Marcia diRadetzky, per resuscitare il mi-to della felix Austria, multicul-turale, serena, pacifica.

Infine, la Germania. (…) Sia-mo nella terra del “passato chenon passa” per eccellenza, co-me conferma l’ennesima onda-ta di germanofobia che sta at-traversando l’Europa. La crisidell’euro, moneta inventata dafrancesi e italiani per impedirealla Germania riunificata di do-minare il continente, neanchefossimo tornati al 1913 — l’in-cubo di Mitterrand, e non solo— è interpretata a Berlino allaluce del 1923, l’anno dell’ipe-rinflazione avviata con lo scop-

pio della guerra e incentivatadal trattato di Versailles, quan-do i prezzi raddoppiavano ogniquattro giorni. La paura del-l’euro di carta straccia — che anoi mediterranei, asserite vit-time della deflazione da auste-rità teutonica, appare parados-sale — è figlia di quella memo-ria tramandata di bisnonno inbisnipote, se è vero che ancoraoggi i tedeschi temono l’infla-zione più del cancro. E la rinun-cia al marco, concessione allegermanofobie europee, è de-scritta da alcuni intellettuali te-deschi come “seconda Versail-les”: pedaggio ingiustamentepagato per sanare la riunifica-zione del 1990, percepita da al-cuni vicini europei come pro-dromo del Quarto Reich. Taleera, e in parte resta, la visionedei teorici del “carattere nazio-nale tedesco”, ossia della voca-zione aggressiva di un popolopostulato uguale a se stesso daArminio ad Angela Merkel.Nient’altro che un’eterna col-pa collettiva. Di cui la Grandeguerra è testimonianza inquanto aggressione austro-te-desca alla pace europea.

Nel 1914, dire Europa era di-re mondo, vista l’estensionedegli imperi centrati sul Vec-chio Continente. Nel 2014, ilmondo sembra poter fare ameno dell’Europa. E anche mol-ti europei parrebbero volernefare a meno, chiudendosi inspazi angusti, apparentemen-te rassicuranti. No, la storia ini-ziata a Sarajevo non è finita.

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Donne sull’orlodi una crisida happy hour

ELENA STANCANELLI

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SCRIVERE significa prendersi cura degli al-tri. Mettere una zeppa al precipitare deigiorni, rendere visibili certe cose minu-scole, dare un contorno a certi fantasmi.

È questo che fanno gli scrittori: inventano unastoria, dei personaggi, un tempo e li sottraggonoalle ingiurie degli anni. Una volta raccontati,quel tempo, quella storia, quei personaggi, nonse ne vanno più. Silvia Ballestra, nel suo ultimoromanzo Amiche mie (Mondadori), inventaquattro donne: Sofia, Carla, Norma e Vera. Aognuna dà un dono e una pena. A tutte dà lo stes-so tempo, i nostri anni, e lo stesso sfondo: Milano.Una città deprivata, neanche più da bere. Senzasogni, senza bellezza, persino senza una colonnasonora. Mentre Jay Z feat. Alicia Keys cantavano

la loro Empire State ofMind, “nuovo inno” diNew York, da noi, scriveBallestra, «regnava anco-ra l’imbarazzante O miabela madunina, del1935». «Chiuse le fabbri-che, in rovina le aziende,poco attraenti le univer-sità, tutto quello che ave-va saputo produrre lacittà, ultimamente, eranostati dei bar. Dei localini.

Dei beveroni, per dimenticare». Il centro idiotadella vita milanese è il rito dell’aperitivo, «unaforma degenerata di pasto». Gambi di sedano,grissini impolverati, farro che sa di cartone, qua-dratini di dubbie frittatine, carote ghiacciate,mini würstel intinti in salse dolciastre... il tuttoassemblato su minuscoli e precari piattini di pla-stica. Da qui, dal ventre molle dell’happy hour, sidiparte la malinconia collosa, l’angoscia che to-glie il fiato. Amiche mieè un conte moralnel qua-le cibo e amore sono i due luoghi di crisi, quelli neiquali si specchiano la nostra fragilità. Sofia, Car-la, Norma e Vera portano i figli a scuola e invec-chiano mentre altre, più giovani, le sostituisco-no. La loro rabbia si concentra sulle mense scola-stiche e i mariti deboli. Carla vorrebbe scappareper avere una seconda opportunità, Sofia vor-rebbe giustizia o almeno che le lasagne apparec-chiate al figlio a scuola non fossero pelose, Nor-ma vorrebbe essere lasciata in pace a smaltire ilsuo lutto senza doversi scrollare di dosso ancorala stupidità di qualche maschio, Vera vorrebbeche il marito uscisse dal letto, che reagisse a quel-lo che gli sta accadendo, ma poi è troppo tardi. Sil-via Ballestra non si occupa di intrecciare e tesse-re trame. Entra in stanze, dà un’occhiata e se neva. Inventa personaggi, se ne prende cura. «Ami-che mie, amiche mie, venite a farmi compagnia,con i film, le canzoni, i libri; di notte, e pure qual-che volta di mattina, venite a insegnarmi qual-cosa e fate vedere che ci siete, che ci siamo». Ilmojito passa, la sorellanza resta.

“Amiche mie” di Silvia Ballestraracconta la solidarietà femminilein una Milano decadente

Museo Picassolicenziatala presidente

ANAIS GINORI

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PARIGI

ÈCONSIDERATA una delle massime espertedell’opera di Picasso ma da ieri AnneBaldassari dovrà separarsi dal museoparigino dedicato all’artista spagnolo,

di cui è stata la padrona di casa per quasi un de-cennio. La ministra della Cultura, Aurélie Filip-petti, ha infatti deciso di nominare un nuovo pre-sidente del museo dopo le polemiche sui lavori diristrutturazione dell’Hôtel Salé, il prestigiosoimmobile dov’è custodita la più grande collezio-ne di opere di Picasso. L’edificio del Marais èchiuso al pubblico da ormai cinque anni per la-vori di ristrutturazione, con un ritardo di quasitre anni sulla previsione del cantiere. Il museo do-veva finalmente riaprire a giugno, ma la data del-

l’inaugurazione è stataspostata di altri tre mesi, ametà settembre.

L’annuncio delle dimis-sioni forzate di Baldassariè l’ennesima puntata nelconflitto che circonda l’i-stituzione pubblica, in cuiparte della famiglia delpittore si è schierata con-tro lo Stato. Il figlio del-l’artista, Claude, ricevutodal primo ministro Ma-

nuel Valls, ha accusato il governo di “disinte-ressarsi” del futuro del museo. Alcuni collezio-nisti famosi, come la giornalista Anne Sinclair,membro del consiglio direttivo, hanno difeso ilruolo di Baldassari, accusata dal personale di“metodi autoritari”. Conservatrice nel museodal 1992, organizzatrice di diverse mostre te-matiche, come quelle che accostavano Picassoa Matisse o Bacon, Baldassari guidava il museodal 2005.

I problemi sono iniziati con il progetto di am-pliamento dell’Hôtel Salé che doveva dare mag-gior spazio espositivo alle oltre cinquemila ope-re di Picasso. Baldassari ha cambiato diversevolte la ditta incaricata dei lavori e si è rifiutatadi mandare all’estero alcune pitture per finan-ziare il restauro del palazzo parigino. Nel 2009,quando era già aperto il cantiere, un preziosocarnet dell’artista, valutato 8 milioni di euro, èscomparso. Qualche settimana fa i dipendentidel museo hanno firmato una lettera per chie-dere di mandare via la presidente. Gli ispettoridel ministero della Cultura hanno dato ragioneal personale, registrando un “clima ansiogeno”e un “degrado delle condizioni di lavoro” nel mu-seo. Il nuovo presidente dovrebbe essere nomi-nato entro una quindicina di giorni, con una pro-cedura aperta di selezione. Tra i nomi possibili,anche due conservatori del museo Beaubourg,Laurent Le Bon et Didier Ottinger. Si vedrà sequesto cambio ai vertici riuscirà a chiudere unapolemica che è diventata un affare di Stato.

Anne Baldassarri è stata rimossadal ministro della Cultura Filippettiper i ritardi e la mancata riapertura

LA RUSSIA

Nella contesa conl’Ucraina, Putinrivendica il passatoimperiale del suo paese

LA TURCHIA

Nelle parole di Erdoganvibra un’ideologiache si richiamaall’impero ottomano

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