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anno XXIV - N° 1 MAGGIO 2006

Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postaleTaxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PT VICENZA - PAR AVION - ART. 2 COMMA 20/C L. 662/96

T R I M E S T R A L EDELLA PRO LOCODI CAMPOLONGOS U L B R E N T A

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Il Vento del Brenta - Maggio 2006

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Campolongo in cifreDati del 2005

Maschi Femmine Totale

Residenti al 01.01.05 412 431 843

Nati 7 6 13

Morti 2 2 4

Immigrati 12 13 25

Emigrati 10 22 32

Residenti al 31.12.05 419 426 845

Differenza +7 -5 +2

Stranieri Maschi Femmine Totale

Spagna 1 1 2

Albania 3 3 6

Bosnia-Erzegovina 4 3 7

Romania 1 2 3

Serbia e Montenegro 2 6 8

Ucraina 0 1 1

Macedonia 7 8 15

Costa d’Avorio 1 0 1

Ghana 3 3 6

Marocco 7 4 11

Senegal 1 0 1

Cuba 0 1 1

Cina 3 2 5

Totale 33 34 67

Residenti al 31.12.2004 32 34 66

Differenza +1 0 +1

Cento anni fa (nell’anno 1905) i nati furono 54, i morti 38 ed i matrimoni 14

Ringraziamo la sign. Sabrina dell’Ufficio Anagrafe per la gentile collaborazione.

IL VENTO DEL BRENTAanno XXIV - n° 1 Maggio 2006

Periodico di informazione e di culturaedito dalla Pro Loco di Campolongo sul

Brenta

Presidente della Pro Loco:Ruggero Rossi

Direttore responsabile:Giandomenico Cortese

Comitato di redazione:Ruggero Rossi, Fiorenzo Vialetto, Natalino Ziliotto

Redazione:Casella Postale n°1 - Campolongo sul Brenta

Autorizzazione:Tribunale di Bassano del Grappa n°1/83

Impaginazione e Stampa:Grafica EFFE2 - Romano d’Ezzelino (VI)

Hanno collaborato: Paola Bonato, Elisa Bonato Giovanni Lovato,Giuseppe Cian Seren, Domenico Tolio, PierangeloBonato

Questo numero è stato inviato a 1.028 famiglie,delle quali 310 residenti a Campolongo, 643 nel resto d’Italia, 75 all’estero.

Famiglie all’01.01.2005: 329 Famiglie al 31.12.2005: 330

Matrimoni: N° 1 civile - N° 1 religioso

CITTADINI STRANIERI RESIDENTI AL 31.12.2005

Nella consultazione elettorale tenutasi il 9 e 10 aprile scorsi i cittadini votanti aCampolongo si sono così espressi: (riportiamo solo i partiti con più di 30 preferenze).

SENATO DELLA REPUBBLICA (elettori: 604; votanti: 550):RIFONDAZIONE COMUNISTA 30DEMOCRATICI DI SINISTRA 39LA MARGHERITA 107LEGA NORD 52UDC 38FORZA ITALIA 107ALLEANZA NAZIONALE 61

CAMERA DEI DEPUTATI (elettori: 656; votanti:601)L’ULIVO 196ALLEANZA NAZIONALE 69FORZA ITALIA 110UDC 37LEGA NORD 59el

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RENDICONTO CONSUNTIVO ANNO 2005

Entrate OrdinarieAvanzo anno precedente € 15.105,65Quote associative € 36,00Contributo Comunale € 520,00Contributo Provinciale € 1.100,00Interessi attivi postali € 103,19

€ 16.864,84

Entrate StraordinarieContributi da privati € 2.038,00Proventi da manifestazioni € 9.343,00

€ 11.381,00

Totale entrate € 28.245,84

Uscite OrdinarieImposte e assicurazioni € 337,00Spese ufficio € 43,39Contributi associativi € 80,00Imposte bollo e spese postali € 311,45

€ 771,84

Uscite StraordinarieSpese per manif. e attività € 7.140,46Spese pubbl. Vento del Br. € 1.475,47Acquisti materiali ed attrez. € 1.320,00

€ 9.935,93

Totale uscite € 10.707,77Avanzo al 31/12/2005 € 17.538,07

Totale a pareggio € 28.245,84

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Si avvicina l’estate e con essa anche la manifestazione principale dellanostra Pro Loco, che è la Festa in Brenta.Ci sono tanti modi per collaborare: dare una mano ad allestire le strut-ture, distribuire i volantini e appendere le locandine,collaborare neglistand della cucina, del bar, nei parcheggi,… e, perché no? partecipa-re alla festa, portando amici e conoscenti a gustare la grigliata conpolenta, seduti all’ombra e al fresco lungo le sponde del Brenta. Anche questo è un modo di apprezzare il lavoro fatto, che altro finenon ha se non quello di rafforzare l’amicizia attorno ad un obiettivocomune e di finanziare le attività della Pro Loco, quelle stese che poiricadono sulla Comunità stessa che vive nel paese. Con questospirito… buon lavoro a tutti!

Ruggero Rossi

La Legge Finanziaria ha previsto, per l’anno 2006, la possibilità didestinare il 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisi-che ad Associazioni non lucrative che si dedicano alla promo-zione sociale, in base alla scelta di ogni singolo contribuente.Chiunque vuole destinare il 5 per mille delle proprie imposte, puòapporre la propria firma nell’apposito riquadro (Sostegno delvolontariato, delle Associazioni non lucrative…) della dichiara-zione dei redditi per l’anno 2005 (modello 730 o Unico 2006).

Nell’elenco dei soggetti che possono beneficiare della destinazione del 5 per mille c’è anche la Pro Loco di Campolongo!

Oltre alla firma è sufficiente indicare il codice Fiscale dellanostra Associazione, che è il seguente: 91001370245La scelta di destinare il 5 per mille alle Associazioni di promozio-ne sociale nulla ha a che vedere con l’8 per mille destinato alleChiese: inoltre né con l’8 per mille né con il 5 per mille si ver-sano tasse in più!

Ringraziamo anticipatamente tutti coloro che vorranno contribuirein questa forma a sostenere l’attività della nostra Associazione,nonché coloro che vorranno raccomandare l’iniziativa ad amici eparenti.

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Pro Loco

Pasqua 2006

Il Vento del Brenta - Maggio 2006

Tanti modi per collaborareOgni anno la natura

si risveglia a primaveraed il sole coi suoi raggi

ci accompagna fino a sera.

E s’accende la speranzanuovamente dentro al cuore

con l’arrivo della festaper la Pasqua del Signore.

Egli, sceso sulla terratra la gente camminava

e il precetto dell’amoreal suo popolo insegnava.

Da Giovanni nel Giordanovenne un giorno battezzato

e, nell’arido deserto,fu da Satana tentato.

Quindi, entrando nei villaggi,dei lebbrosi si curava,

e stendendo le sue manii malati risanava.

Poi, con gran misericordia,sempre accolse i peccatori

indicando lor la stradaper fuggire dagli errori.

Dai potenti del suo temposulla croce fu mandato

ma il mattino della PasquaEgli è risuscitato.

E ai discepoli riunitiil Suo Spirito donò

poi, tornando presso il Padre,questo compito affidò:

“Per il mondo intero andatee alle genti predicate

come il Regno del Signoresia vicino ad ogni cuore.

Chiunque crede avrà certezzad’incontrare la Salvezza”

Oggi ancor la sua parola possa aprir la nostra mente

e nel segno della pacePasqua viver nuovamente.

DomenicoTolio

Due suggestive immagini dopo l’ultima nevicata di gennaio

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Ogni tanto, dai cassetti degli armadinelle nostre case, sia da quelli checustodiamo nella nostra mente,escono dei documenti con delletestimonianze che vale la pena diraccontare.Immaginiamoci di fare un tuffo indie-tro nel passato, verso la fine dell’ot-tocento. Siamo a Campolongo sulBrenta, un paese dove l’unica ric-chezza è costituita dal tabacco, daiboschi e da una magra pastorizia.Sono gli anni in cui si muore di pella-gra e si sente dire che nel nuovomondo, in America, c’è tanta terrada coltivare, c’è tanto lavoro e,soprattutto, c’è da mangiare pertutti: da Genova la nave parte e dopoun viaggio, un po’ lungo, si arriva e… addio alle privazioni ed agli stenti:inizia una nuova vita . Il paese, sono trascorsi pochi anni,da territorio austriaco è passato a farparte del Regno d’Italia. Il cambionon sempre risulta favorevole, specieper chi si spezza la schiena per colti-vare il tabacco e se lo vede pagaredal regio magazzino ad un prezzoirrisorio, gravato da tasse e balzelli eda asfissianti prescrizioni burocrati-che. L’unico modo per poter arrotondarele magre entrate è il contrabbandoma con il rischio di finire in prigione.Ed è qui che inizia il nostro racconto. Il nostro protagonista si chiamaPaolo Bonato “dei Marti” assieme alfratello Bernadino. Una sera d’autunno, quando inco-mincia l’imbrunire, Paolo, BernardinoBonato di Domenico“dei Marti”, ilpadre di Sebastiano Zannini, Bruno ePietro “Bastianea” ed altri compagnid’avventura si incamminano versol’altopiano per vendere le loro “car-ghe” di tabacco. Il tempo è un po’nuvoloso, non c’è molta visibilità, e laserata sembra ideale per inerpicarsi,in silenzio, lungo i “trodoi”, cono-sciuti a memoria, senza fare bruttiincontri. Tutto fila liscio, e arrivati alla“Busa del Posso” i nostri decidono di

sostare per riposarsi prima dipuntare diritti verso Asiago. Ad un certo punto, fuori, sisente tramestio di gente chesi muove: è la regia Guardiadi Finanza che intima ainostri di uscire con il tabac-co e con le mani alzate.All’unisono un pensieroattraversa la mente di tutti:qualcuno ci ha fatto la spia. Paolo propone, subito, difare un buco nel soffitto inmodo da uscire ed attirare i finanzie-ri dietro a lui cosicché gli altri abbianola possibilità di fuggire perché,sostiene, lui è il più veloce di tutti. Icompagni più anziani si rifiutarono diaderire alla sua richiesta perché c’erail rischio che i finanzieri sparasserocon il rischio di ucciderlo. Così il sot-tufficiale che guidava la pattuglia sivede uscire dalla casara il gruppo diuomini e giovanotti con il loro prezio-so carico. Tutti furono arrestati e condotti aVenezia nella tristemente nota prigio-ne dei Piombi. In una nota trasmissione televisiva“Passaggio a Nord Ovest” condottadal giornalista Alberto Angela veniva-no proposte alla visione le celle deiprigionieri e la rigida disciplina con laquale venivano custoditi nel triste-mente famoso carcere veneziano;ebbene, ad una pronipote di PaoloBonato (Maria Grazia Bonato) èparso di scorgere sul muro di unacella tra le altre scritte, quella di“Bonato”: che sia stato proprio ilnostro compaesano a vergare con ilproprio cognome la testimonianzadella sua permanenza?Dopo il processo, col verdetto di col-pevolezza, i nostri sono stati trasferitinel carcere di Pesaro. Paolo Bonatoha scritto tre lettere che riteniamointeressanti riprodurre per il loro toc-cante calore umano e perché lascia-no intravedere quale erano le preoc-cupazioni di un nostro compaesanodi fine Ottocento. Anche in quella pri-

Storie di contrabbando

Il Vento del Brenta - Maggio 2006

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Fior

enzo

Via

letto

Cose di casa nostra

gione il regime carcerario era duro esenza sconti, ma dalle parole che luiha scritto traspaiono il grande amoreper la sua famiglia e per il paesenatio. Dopo tre anni di permanenza aPesaro è ritornato a casa, ammalatoed indebolito nel fisico, morendopoco tempo dopo.Nel frattempo chi aveva fatto la spiasi sentiva osservato e mal sopporta-to in paese tanto che decise di parti-re per andare a far fortuna nelleAmeriche. Ma il rancore di qualcunoche si è sentito tradito non avevaconfini, né fisici né temporali, e appe-na uscito dalla prigione decise diandare a cercare il delatore inAmerica, per vendicarsi. Non è piùritornato e non si sa se abbia rag-giunto il suo scopo. Tante volte larealtà supera la fantasia. Tempo fanella nostra chiesa entrò una coppia,marito e moglie, con il desiderio divisitare la parrocchiale. Dissero chevenivano dall’Argentina e che i loro

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nonni provenivano da Campolongo.Erano molto interessati ad avere noti-zie del paese e della sua chiesa: chefossero stati i parenti di colui chefuggì in America per non incorrerenelle ire dei suoi amici contrabban-dieri?Potrebbe essere un’ipotesi, anchese sarà molto difficile far luce sullasua veridicità .

Pesaro, 7 febbraio 1897

Cari genitori,vengo a voi con queste due righe facen-

dovi sapere la mia buona salute come lodesidero anche di voi e tutta la famiglia,per ora altro non ho da dirvi solo che quan-do mi risponderete mi farete sapere se aveteconsegnato al magazzino quel poco ditabacco che avete e come vanno le cose,anche questa volta farete il possibile diqualche cosa ormai mi resta più che pochimesi volendo Iddio potrò tornare da voi. Visaluto una stretta di mano da vostro figlioBonato Paolo. Ricambiate i saluti ai mieizii e zie e tutti gli amici.

Caro fratello,quanto mi rincresce di non poter essere

tra voi mi immagino il lavoro che avrai

specialmente adesso che mi dissi cheavete dovuto assistere due vitellinicome mi troverei contento di poterlavorare con te andare a strame alegna come mi immagino ne avretebisogno invece mi tocca passare i gior-ni qui in questo lugubre luogo bastanon mi lagno che mi resta che pochigiorni da trascorrere poi spero di potervenire ad aiutarti su tutti il lavori,rimani contento di tutto questo, sentiiche ci hai fatto un buon mucchio dilegna, ora quando scriverai mi faraisapere ancora qualche cosa. SalutaNicola, Bortolo e tutti i miei amici. A tepure una stretta di mano da tuo fratelloBonato Paolo.

Cara sorella Giovanna,intesi i rincrescimenti che hai per non

poter mandarmi qualche cosa, in questonon incomodarti che i nostri genitori pen-sano a me, lascia credere il tuo buon cuorestai bene un bacio dal tuo fratello Paolo.

Paolo Bonato è deceduto a 22 - 23 anni aiprimi del 900. Bonato Bernardino diDomenico è morto a 33 anni ad Oliero,presso l’ospedale militare, nell’aprile del1917.

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Cose di casa nostra Il Vento del Brenta - Maggio 2006

Un pellegrinaggio particolare: apiedi alla Beata Giovanna

Da qualche anno è stata ripristinato iltradizionale pellegrinaggio, da Campo-

longo a Bassano, per rendere omaggio allaBeata Giovanna Bonomo. La devozione

verso questa donna, originaria dall’Alto-piano, è stata sempre molto sentita nel nostro

paese. Su iniziativa di un gruppo di donne la comi-

tiva si è formata; da via Vialetti, alle 7 delmattino del 14 marzo scorso, la fila si è snoda-ta verso Bassano del Grappa. Le pellegrine, ungruppetto di una quindicina di persone, hannoaffrontato di buon grado il percorso e, prima dellenove del mattino, sono arrivate puntuali all’ap-puntamento con la santa messa. Si sono unite algruppo anche due anziane nostre compaesane,Cecilia Bonato di 91 anni e Giovanna Conte di80 che sono giunte, comprensibilmente giustificate,in macchina per non mancare all’appuntamento.Forse, sentendosi circondate da tante donne moltopiù giovani di loro, nella loro mente saranno affio-rati i ricordi di quando, negli anni Trenta, ancheloro, guidate da Caterina Zannini, “a Catina deiBianchi”, allora zelante insegnante di dottrina cri-stiana, giungevano a piedi presso la chiesa per ren-dere onore alla Beata vissuta nel Seicento. Forseallora il paesaggio era diverso, le strade erano piùpolverose, il traffico non ingolfava le strade comeora. Adesso invece, Cecilia, quasi a testimoniareun’ideale passaggio di consegne, era assieme ancheal pronipote Riccardo di appena un anno di età.La celebrazione religiosa è stata officiata da donStefano, un sacerdote della parrocchia di SantaMaria in Colle, che tra l’altro, ha rivolto paroledi elogio verso il gruppo di pellegrine campolon-ghesi . Poi, dopo la doverosa foto ricordo, la par-tenza verso casa: la maggioranza in macchina,uno sparuto gruppetto a piedi, seguendo il sen-tiero lungo la riva sinistra del Brenta. Le par-tecipanti si sono date appuntamento al prossi-mo anno con l’augurio di poter vedereaumentare il numero dei partecipanti.

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Il Vento del Brenta - Maggio 2006

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La lettura di alcuni rapporti, scritti da studiosidi pedagogia e sociologia, sul sistema educa-tivo dei genitori e dei maestri di oggigiorno eil dibattito sulla cosiddetta “Riforma Moratti”mi hanno fatto pensare alle fonti e ai metodidi insegnamento che c’erano a Campolongosul Brenta, e cioè nel paesetto dove sononato, quando io ero ragazzo nell’età delleElementari, e sono venute in mente la fami-glia, la scuola e la chiesa.

La prima fonte di educazione era natural-mente la famiglia.All’interno di questa c’era un ordine gerarchi-co, ben definito per tradizione, nel qualeognuno aveva i suoi compiti. Noi ragazzi almattino andavamo a scuola e nel pomeriggio,oltre a fare i compiti, alle volte dovevamoandare a far la spesa; e in più, siccome inpaese non c’erano né l’acqua corrente né ilgas per cucinare le vivande o per riscaldare lacasa, dovevamo andare a prendere l’acqua alfiume o alla “pompa” e in autunno dovevamospaccare e accatastare la legna e, all’occor-renza, portarla in casa. Nei giorni di vacanza,poi, dovevamo andare con i nostri genitori alavorare nei campi e nei boschi per “dar unamano” e con loro facevamo una specie diapprendistato: imparavamo a maneggiare gliattrezzi di lavoro, ad usare le nostre energiegiovanili e a sopportare le fatiche.A volte i genitori ci assegnavano anche deicompiti nuovi, che non conoscevamo, affinchéimparassimo a destreggiarci da soli di frontealle difficoltà, perché – ci dicevano – solo“quando l’acqua a toca el cul a se impara anoar”.

Allora tutti questi lavori erano consideratiattività normali per i giovani; qualche volta iotentavo di far capire che per la mia vita avevoin mente di fare qualche cosa di diverso, maallora i miei genitori mi dicevano: bene, peròintanto “impara l’arte e metti da parte”.

A volte dovevamo “andare in montagna” eil salire lassù, che pur richiedeva uno sforzofisico, ci entusiasmava perché ci dava l’op-portunità di vedere qualcosa di diverso, di faredelle scoperte.In proposito mi ricordo le molte cose e l’attivi-tà che lassù ho visto per la prima volta e levarie sensazioni che ho provato quanto, all’e-tà di nove-dieci anni, ho passato un mesettonella casara alla malga “Val Vecia” insiemecon i miei genitori.Quella casara era grezza sia all’esterno cheall’interno; naturalmente non aveva acqua senon quella del pozzo; e nella soffitta, sopra lastalla, c’era lo spazio per dormire, ma nonc’erano letti, c’erano solo pagliericci. Io sono

rimasto un po’ deluso da quell’alloggio per lenostre vacanze; ma i genitori mi hanno spie-gato che c’era della gente che non aveva néun letto né un tetto e che quella sistemazioneera buona, anzi ideale, perché mi avrebbeabituato anche ad ambienti non confortevoli,soggiungendo che “bisogna prepararsi alledifficoltà della vita fin da ragazzi” e che “conla buona volontà uno può migliorare le suecondizioni di vita”.Per dimostrarmelo, con dei pali di legno miopadre ha costruito un letto rudimentale, sullaparte sud della casara ha costruito una meri-diana, e cioè un orologio solare, e sul tetto hasistemato un piccolo aereo di legno che ciindicava la direzione del vento. Mio padre sidivertiva a fare quei lavori ma credo che lifacesse soprattutto per coinvolgermi nello svi-luppo di nuove idee e nella realizzazione dellestesse.

Lassù in montagna, sia pure in vacanza,dovevo fare i compiti, studiando in un libro,raccomandato dal maestro Vaentin, che i mieimi avevano comperato proprio per l’estateperché, mi dicevano, “la testa non bisognalasciarla arrugginire”.

Ma ogni giorno dovevo fare anche altrilavori; per esempio dovevo andare a pende-re il latte alla malga “Queta” (dove ho vissutoe appreso le varie fasi della lavorazione arti-gianale del latte); e un paio di volte alla setti-mana dovevo andare a Rubbio a comperare ilpane e a far provvista di altri generi alimenta-ri. Lì andavo da solo, ma due volte mio padreha voluto accompagnarmi per insegnarmi duestrade diverse.

La prima volta mi ha fatto scendere aValleranetta (con l’idea di salire quindi aRubbio passando per Vallerana); scendendoabbiamo incontrato 2 o 3 piazzole su ciascu-na delle quali c’era un “poiato” fumante. Insostanza questo “poiato” era una grandecatasta di pezzi di legna sistemata a forma dicono e coperta completamente di terra (ecce-zion fatta per un foro aperto alla base, perappiccarvi il fuoco, ed anche per un forolasciato aperto sulla cima del cono stesso conla funzione di sfiatatoio).Mio padre mi ha spiegato che, una volta acce-so, il fuoco continuava a bruciare all’internodel “poiato” per giorni e giorni, e cioè finché illegno non si fosse trasformato in carbone, eche per tutti quei giorni il poiato avrebbe con-tinuato a fumare: per questo, in paese, perdefinire con un’espressione dialettale chifumava tanto si diceva “el fuma come un poia-to”.

Giunti in Valleranetta, mio padre mi ha fatto

Ricordi del paese: l’educazione

fare una deviazione da quella che sarebbestato il percorso normale e mi ha accompa-gnato a vedere uno stemma della Repubblicadi Venezia scolpito su una grande roccia e làmi ha spiegato “che il nostro paese e le nostremontagne facevano parte di quellaRepubblica, mi ha parlato dei Dogi, dell’e-spansione e della potenza di quella repubbli-ca marinara.

La seconda volta mi ha accompagnato aRubbio camminando su una mulattiera,costruita sul dorso della montagna, che passa

Località Pellizzari

Località Contarini

Momenti di vita

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Momenti di vita Il Vento del Brenta - Maggio 2006

sopra la malga “Busa del Pozzo”. Arrivati aquel punto, vista davanti a me la distesa dellapianura veneta, sono rimasto meravigliato: ame, abituato a vivere dentro la Val del Brenta,una vallata stretta e chiusa, non sembravavero di poter spaziare con lo sguardo in lungoe in largo. Mi è sembrato di avere di aver sco-perto il mondo: mio padre notò il mio stuporee cominciò a indicarmi varie cittadine, il per-corso del Brenta e, in fondo in fondo, ancheVenezia.

Lassù in montagna, in quel mesetto, a voltemi stendevo sul prato a guardare il cielo, aseguire con lo sguardo gli uccelli che volava-no, a sognare. I miei genitori apprezzavanoche di quando in quando rimanessi quieto,calmo, visto che – secondo loro – in corpoavevo “l’argento vivo”; ma non vedevano dibuon grado che rimanessi a lungo senza farnulla perché, mi dicevano, “l’ozio è il padredei vizi”. Quando mi vedevano inattivo miopadre inventava qualcosa per indurmi a pren-dere delle iniziative. A volte, con il pretesto difarmi fare una passeggiata, lui mi accompa-gnava fino al Cimo (il Monte Campolongo) e làmi faceva vedere le trincee e i camminamen-ti fatti dai soldati durante la “Grande Guerra”,mi parlava dell’Ortigara, mi indicava con unbastone le Melette, i Colli Alti ed il Grappa; miparlava della disfatta di Caporetto e poi delriscatto sul Piave.In pratica mio padre mi faceva vedere i luoghiche erano stati teatro di battaglie sanguinose,mi parlava dei sacrifici, dei morti e dei feritidella “Grande Guerra” e così mi faceva dellelezioni di geografia e di storia.

Nei campi e nei boschi imparavamo a sco-prire la natura, ad eseguire lavori “manuali” ea conoscere la realtà della vita di ogni giorno;ma era soprattutto a tavola dove ricevevamolezioni di vita, di comportamento.Per i tre pasti quotidiani ci si riuniva tutti insie-me, alla stessa ora.Là, a tavola, parlavano gli anziani, parlavanodei problemi di famiglia, di cosa e di comebisognava fare, e così, direttamente o indiret-tamente, ci davano dei suggerimenti cheerano frutto dell’esperienza.La mattina i genitori uscivano presto (semprepresto perché, ci dicevano, “ i xe i lavori deamattina quei che i impiena a cusina” oppure“chi dorme non piglia pesci”; noi andavamo ascuola q quindi non c’era tempo per dialoga-re. A mezzogiorno, però, dovevamo racconta-re com’era andata a scuola; nel pomeriggiodovevamo fare i compiti e, per evitare chepensassimo ai giochi, i genitori ci dicevano:“prima il dovere poi il piacere”.

La sera, poi, prima della cena mia madrevoleva vedere i compiti fatti, ci faceva unesame su tutto ciò che dovevamo impararementre mio padre quasi per giustificare queicontrolli, ci ripeteva: “fidarsi è bene, non fidar-si è meglio”.Dopo cena, specialmente d’inverno, i padri ciparlavano della “Grande Guerra” come seavesse avuto luogo il giorno prima, e delle lorostorie di contrabbando; e le madri, mentrefacevano dei lavori con le perle o sferruzzava-no, ci raccontavano delle esperienze fatte inquesto o in quel paese nel Centro o del Suddell’Italia, dove avevano trascorso qualcheanno come profughe. Alla fine della giornata,a letto, prima di spegnere la luce, le madri ele nonne ci raccontavano delle fiabe che ciaccendevano la fantasia e ci facevano addor-mentare.

La sera della domenica, in particolare,all’imbrunire, quando gli uomini lasciavanol’osteria per tornare a casa e per le stradec’era sempre qualcuno che, avendo bevutoun po’ troppo, barcollava e borbottava paroleconfuse, ogni volta mia madre cercava diinsegnarmi a non cadere in quello stato e midiceva:“ricordati che Bacco, tabacco e Venereportano l’uomo in cenere”.Io capivo facilmente l’avvertimento di evitareBaco, il dio del vino (anche perché, pur essen-do ragazzo, trovavo sconveniente la condizio-ne di chi, disfatto dall’ebrezza, perde la suadignità); ma avevo difficoltà a capire il suoammonimento contro il tabacco, visto che lenostre famiglie vivevano proprio coltivando lapianta del tabacco e visto che allora, in paese,tutti gli uomini fumavano; e non riuscivo acapire affatto l’avvertimento contro Venereche avevo sentito essere la dea della bellezza.Avrei voluto proprio capire il perché di questaavversione per Venere. Mia madre percepivala mia curiosità ma non sapeva o non volevarispondermi, e taceva.Una volta, però, avendole io chiesto specifica-tamente perché Venere portasse l’uomo incenere, lei mia ha risposto con un lungo dis-corso generico, evasivo : “tu hai studiato ilcatechismo e quindi dovresti sapere che, oltrealle tre Virtù Teologali (Fede, Speranza eCarità) ci sono anche le quattro Virtù Cardinalie cioè Giustizia, Prudenza, Fortezza eTemperanza; e quest’ultima è la virtù per laquale è bene far tutto con misura; molte cosesono nocive se prese in grande quantità ma lestesse non fanno male se prese con modera-zione; il vino, per esempio, se preso in ecces-so fa male, però un buon bicchiere di vino, aipasti, può far bene”. Io ho capito la sua rispo-

sta che mi è sembrata bella e saggia, masono rimasto nel buio più completo per quan-to riguardava il tabacco e sia anche, e soprat-tutto, per quanto riguardava Venere.

I miei genitori erano perfettamente d’accor-do sui principi fondamentali di una sana edu-cazione, su ciò che noi fratelli dovevamo faree su ciò che dovevamo evitare di fare; maavevano un carattere diverso e quindi nonerano sempre d’accordo sul come trasmetter-ci i loro insegnamenti.Mia madre cercava di farmi capire i mieidoveri, e di indurmi a ravvedermi dei mieierrori, con fermezza ma con le buone, conpazienza; mio padre era più severo, più impul-sivo, e mi rimproverava – quando lo ritenevanecessario – con lo sguardo, con un cambia-mento di voce e qualche volta anche con unosculaccione, e in ogni caso mi ripeteva sem-pre: “se vuoi avere una vita migliore compor-tati bene, studia e vai via da qua”.

In sostanza i nostri genitori non avevanoalcuna idea, e forse non avevano mai sentitoparlarne, di pedagogia e o di psicologia; lorousavano un sistema educativo che si basavasul buon senso, sulla ragionevolezza, sullacomprensione ma anche sulla severità; ciconcedevano una certa libertà, una libertàinvero limitata, ma nello stesso tempo cidavano anche la responsabilità relativa, e cicontrollavano.Loro ci stimolavano a lavorare e a studiare, eci insegnavano a comportarci con correttezzae con rispetto per gli altri, soprattutto per glianziani e per le donne, senza tante parole macon i proverbi, che per loro erano la saggezzadel passato e dell’esperienza, e con l’esem-pio.

Questo sistema educativo che i nostri geni-tori hanno adottato per noi quando eravamonell’età delle elementari, non è cambiatoaffatto negli anni successivi né per queiragazzi che hanno incominciato subito a lavo-rare nei campi o nei boschi delle loro famigliené per i ragazzi che hanno incominciato a fre-quentare le scuole medie a Bassano.Loro, i nostri genitori, hanno continuato aseguirci con lo stesso metodo, a controllarecon chi andavamo, perché – ci dicevano –“chi va con il lupo impara ad ululare”, a tene-re a briglia le nostre tendenze e i nostri desi-deri giovanili, e a stimolarci a studiare e alavorare.

In conclusione la scuola dei nostri genitori èstata molto formativa perché ci ha allenati allavoro quotidiano, alla fatica, al rigore e allaserietà.

continua

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UN INVITO AI LETTORIStim.mo Direttore,nell’incontro del Comitato Direttivo dell’Associazione“Adottiamo una scuola per i bambini di strada, Bahia-Brazil”, tenutosi lo scorso marzo, è sorto in noi il deside-rio di conoscere ulteriori particolari non noti della vita diAntonio Lazzarotto. Chiediamo, pertanto, di pubblicare lapresente, formulando l’invito ai lettori di inviare allaRedazione de “Il Vento del Brenta” sia fotografie che scrit-ti relativi a particolari momenti di vita vissuta con Antonio,sia nella sua giovinezza sia nel recente periodo in cui eraa Campolongo a causa della sua malattia. Nel ringraziarLaper la cortese ospitalità, distintamente La salutiamo.

Per il Comitato Carmen Zannoni

Vi ringrazio innanzitutto per il giornale che mi arriva puntuale da anni e cheogni vota mi porta con “freschezza” il Vento del vostro paese.Vivo a sempre a Padova, ma mio padre è nato e vissuto molti anni aCampolongo, conservando un ricco e continuo legame con il vostropaese; li ha saputo trasmettermi questo affetto e di ciò lo ringrazio.Ho molti bei ricordi di Campolongo, frutto delle numerose visite a paren-ti e conoscenti, soprattutto negli anni ’60 e ’70, ma anche frutto di unparticolare “osservatorio” sul vostro paese, che ho avuto per molti anniquando andavo a trovare i nonni materni a Solagna, ai Fontanazzi, epertanto il nucleo centrale del paese mi era sempre davanti agli occhi,appena al di là del fiume.Ho letto con molta attenzione e commozione, nel numero di dicembre2005, le testimonianze su Antonio Lazzaretto e sulla sua scomparsa.L’avevo conosciuto molto bene negli anni dell’adolescenza, quandodurante le vacanze o nei fine settimana ero dai miei nonni e frequen-tavo gli ambienti della parrocchia di Campolongo,venendo a trovare imiei cugini Ruggero Pellizzari, Gelnido Bonato ed i loro fratelli.Avevo creato con Antonio un bel legame di amicizia, perché eraveramente un ragazzo generoso ed attento ai giovani: con lui erabello parlare e discutere.Ricordo qualche riunione di Azione Cattolica nella sala sopra il forno,le partite di biliardino al salone giovanile, qualche passeggiata in“Gualiva”, o giro in bicicletta alle grotte di Oliero la domenica pome-riggio. Per qualche periodo, dopo la sua partenza, avevo tenuto icontatti con lui e ricordo in particolare un bel colloquio sulla suaesperienza di Spello. Poi tramite la mamma Susanna ed i mieiparenti di Campolongo avevo qualche aggiornamento della sua vitain Brasile. Sono stato molto coinvolto dai due articoli da voi pubbli-cati, che mi hanno permesso di conoscere bene il suo grandeimpegno umano e cristiano in Biafra ed in Brasile, a favore dei piùpoveri del mondo.Ringrazio in particolare Fiorenzo Vialetto per la sua testimonianza“Anni ’60 tra sogni e realtà”; per quanto è possibile ad un esternodi Campolongo, com’ero io allora, mi ci sono ritrovato pienamenteed ho rivissuto quei bei momenti giovanili.Avete fatto bene a dare spazio nel giornale a questo figlio diCampolongo che ha portato in giro per il mondo la forza degli idealiappresi nel suo paese: mi auguro in altri numeri di ritrovare ancoratestimonianze che lo ricordano e lo riguardano.Concludo con un apprezzamento a “Il Vento del Brenta” per la suaricchezza di temi e per la capacità di valorizzare uomini e fatti, vis-suti ed accaduti lungo questo fiume tanto familiare.Auguri di buon lavoro a tutti. Roberto Bonato - Padova

Ringraziamo Roberto per i lusinghieri apprezzamenti: non nascon-diamo che ci fanno piacere e che contribuiscono a darci quel moti-vo in più per continuare nell’impegno all’interno della Pro Loco edella Redazione di questo giornale. Augurandoci di saper ancora portare con le pagine del “Vento” quel-la “freschezza” tanto apprezzata da Roberto, un cordiale saluto.

La Redazione

Lettere al VentoIl Vento del Brenta - Maggio 2006

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Elenco dei nominativi di coloro che con il loro indispensabile aiuto economico concorrono, concretamente, alle spese di stampa e spedizione del giornale. Versamenti pervenuti a tutto il 30/04/2006

1) Bertilla Pellizzari – Campolongo S.B.2) Armida Lovato – Campolongo S.B.3) Livio Vialetto – Campolongo S.B.4) Massimo Vialetto – Campolongo S.B.5) Brando Scremin – Campolongo S.B.6) Guerrino e Mirian Vialetto – Campolongo S.B.7) Nino e Mina Vialetto – Campolongo S.B.8) Mario Alban – Campolongo S.B.9) Anonimo – Campolongo S.B.10) Emilio Vialetto – Campolongo S.B.11) Teresa Colpo Bonato – Campolongo S.B.12) Andrea Zannini – Campolongo S.B.13) Cenzio Bonato – Trebaseleghe (PD)14) Eddi Bonato – Pove del Grappa (VI)15) Pasqualina Bonato – Campolongo S.B.16) Erino Biamchin – Solagna (VI)17) Roberto Negrello – Campolongo S.B.18) Lorenzo Orlando – Campolongo S.B.19) Clelia Celi – Campolongo S.B.20) Paolo Zannini – Campolongo S.B.21) Libera Stevanin – Bassano D.G. (VI)22) Ivana Zannoni Chemin – Campese di Bas. D.B.23) Angela Zannoni – Campolongo S.B.24) Roberto Bianchin – Campolongo S.B.25) Giovanna Donazzan – Campolongo S.B.26) Iole Zannoni Damiani – Peschiera (VR)27) Sergio Zannoni – Oliero di Valstagna28) Emilio Scramoncin – Campolongo S.B.29) Roberta Scramoncin – Cassola (VI)30) Silvana Bonato – Spreitenbach (CH)31) Paolo Bonato – Zurich (CH)32) Sonia Bonato – Bassersdorf (CH)33) Antonella Travan – Romano d’Ezzelino (VI)34) Ida Zannoni – Vicenza35) Secco Livio – Solagna (VI)36) Mario Paolini – Valstagna (VI)37) Gian Giuseppe Bonato – Valstagna (VI)38) Maria Rosa Bonato – Bassano D.G.(VI)39) Flavia Zannini – Bassano D.G.(VI)40) Bruno Bigon – Pove del Grappa (VI)41) Dolores Bonato – Bassano D.G.(VI)42) Giovanna Volpe - Bassano D.G.(VI)43) Giovanni Bonato – Rosà (VI)44) Angelina Vialetto Pozzi – Milano45) Giovanni Marcat – Campolongo S.B.46) Massimo Fiorese – Campolongo S.B.47) Ivo Bonato – Campolongo S.B.48) Antonio Lazzarotto – Bassano D.G. (VI)49) Mirco Bonato – Campolongo S.B.50) Mariano Lazzarotto e Cavalli – Bassano D.G.51) Cesare Secco – Bassano D.G. (VI)52) Maria Paola Pellizzari – Pove D.G. (VI)53) Ines Bombieri – Bassano D.G.(VI)54) Roberta Zannoni – Campolongo S.B.55) Giovannina Cortese – Solagna (VI)56) Guido Giusto – Campolongo S.B.57) Delfina Costa – Campolongo S.B.58) Gino Zannoni – Campolongo S.B.59) Giuseppe Lunardi – Campolongo S.B.60) Rossella Negrello – Rosà (VI)61) Adelino Vialetto – Cassola (VI)62) Gino Bonato – Bassano D.G. (VI)63) Sebastiano Bonato – Campolongo S.B.64) Luciano Bonato – Campolongo S.B.65) Gianfranco Giusto – Campolongo S.B.66) Alessandro Vialetto – Campolongo S.B.67) Maria Negrello – Campolongo S.B.68) Gianna Dalla Palma – Enego (VI)69) Pietro Vettorazzo – Campolongo S.B.70) Gianfranco Cavallin – Bassano D.B.71) Anna Maria Vialetto – Tezze S.B. (VI)72) Dario Lorenzato – Campolongo S.B.73) Giovanni Silvio Secco – Campolongo S.B.74) Anna Cavallin – Campolongo S.B.75) Alvise Zannini – San Nazario (VI)76) Mirta Bonato Montagna – Monteviale (VI)77) Carmela Bonato – Bassano D.G.78) Prima Crestani Tosin – Campolongo S.B.79) Franco Orlando - Vicenza80) Francesco Bon – Campolongo S.B.81) Marisa Costa – Campolongo S.B.82) Sebastiano Vialetto – San Nazario (VI)83) Marisa Volpe – Campolongo S.B.84) Zannini Francesco – Campolongo S.B.85) Giovanna Scremin – Campolongo S.B.86) Giuseppe Secco – Bassano D.G. (VI)87) Teresa Lazzarotto – Tezze S.B. (VI)

88) Pierino Bastita – Campolongo S.B.89) Don Andrea Stevanin – Thiene (VI)90) Nerio Zannini – Campolongo S.B.91) Elsa Malvezzi – Molvena (VI)92) Luciana Zannoni – Bassano D.G. (VI)93) Sergio Vialetto – Campolongo S.B.94) Giorgio Zannini – Campolongo S.B.95) Sergio Polato – Campolongo S.B.96) Marco Scramoncin – Campolongo S.B.97) Liliana Vialetto Zurlo – Cittadella (PD)98) Barbara Vettorazzo – Pove del Grappa (VI)99) Caterina Rovere Donazzan – Pove D.G. (VI)100) Maria Bonato – Venezia 101) Primo Vialetto – Pedavena (BL)102) Bortolo Zannini – Mestre (VE)103) Giovanni Moro – Campolongo S.B.104) Albergo Rist.Contarini – Campolongo S.B.105) Domenico Vialetto – Campolongo S.B.106) Maria Vialetto Paccagnella – Padova107) Irma Giusto Papini – Ginevra (CH)108) Lidia Giusto Pivato – Cittadella (PD)109) Angelo Bonato – Cortina d’Ampezzo (BL)110) Pietro Pellizzari – Campolongo S.B.111) Elena Volpe Spiller – Aosta (AO)112) Angelo Zannini – Bassano D.G. (VI)113) Andreina Perin – Montebelluna (TV)114) Giuseppe Lazzarotto – Cittadella (PD)115) Nicolina Mocellin Conte – San Nazario (VI)116) Nica Zannoni – Rosà (VI)117) Angelo Tartaglia – Valstagna (VI)118) Sebastiano e Ortensia Zannini – Milano119) Graziosa Zannoni – Pinerolo (TO)120) Gregorio Bonato – Campolongo S.B.121) Daniele Gabrielli – Campolongo S.B.122) Mario Vialetto – Montebelluna (TV)123) Rosa Canzian – Montaner (TV)124) Maurizio Vialetto – Campolongo S.B.125) Claudio Lazzarotto – Bassano D.G. (VI)126) Bruna Bonato – Romano D’Ezzelino (VI)127) Mariano Zannini – Castelfranco V.to (TV)128) Flavia D’Errico – Treviso 129) Annamaria Bonato Secco – Bresso 130) Marco Pellizzari – Campolongo S.B.131) Domenico Stona – Campolongo S.B.132) Antonio Volpe – San Donato Milanese (MI)133) Roberto Orlando – Lainate (MI)134) Orfeo Giusto – Vigevano 135) Roberto Bonato – Padova 136) Angelo Cavallin – Cassina De Pecchi (MI)137) Flossie Bonato – Valganna (VA)138) Maria Orlando – Lainate (MI)139) Piero Gandini – Lainate (MI)140) Lorenzo Orlando – Firenze (FI)141) Rosanna Vialetto Ganassin – Rosà (VI)142) Gian Antonio Vettorazzo – Castelcucco (TV)143) Giannina Orlando – Lainate (MI)144) Moro Lovato – Due Carrare (PD)145) Romeo Basso – Campolongo S.B.146) Giuseppina Malvezzi – Solaro (MI)147) Leopoldina Bonato – Marostica (VI)148) Virginio Vialetto – Roma149) Marina Zannini – Treviglio (BG)150) Pier Francesco Volpe – St.Cristophe (AO)151) Assunta Cian Seren – Valstagna (VI)152) Giovanna Scramoncin – Campolongo S.B.153) Maria Antonia Volpe – Campolongo S.B.154) Claudia Bonato Carusi – Roma155) Gianfranco Cavalli – Campolongo S.B.156) Walter Scramoncin – Campolongo S.B.157) Fortunato Costa – Campolongo S.B.158) Anonimo – Campolongo S.B.159) Dino Lazzarotto – Bassano D.G.160) Natalino Orlando – Origgio (VA)161) Elisa Vialetto Rossi – Clusone 162) Modesta Bonato – Oliero di Valstagna (VI)163) Orsola Bonato – Campolongo S.B.164) Rina Bonato – Valrovina Bassano D.G.165) Lidia Bonato – Mottinello Galliera Ven. (PD)166) Luciano Vialetto – Bassano D.G.167) Pompeo Bonato – Campolongo S.B.168) Gilio Bonato – Solagna (VI)169) Stefano Bonato – Fellette di Romano (VI)170) Claudia Conte – Crespano del Grappa (TV)171) Elisabetta Tessarolo – Lusiana (VI)172) Don Paolo Pizzolotto – Campolongo S.B.173) Ottavia Vialetto – Bojon (VE)174) Giancarlo Vialetto – S.Genis (Francia)

I nostri preziosi sost

enitori:

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Sapevo che l’India fosse un paese ricco di con-trasti e che l’attaccamento alle tradizioni coesi-stesse con il dinamico progredire delle tecnolo-gie. Sapevo che i colori fossero in grado di dise-gnare in India delle meravigliose coreografie.Sapevo che demograficamente l’ India raggiun-gesse cifre esorbitanti con oltre un miliardo dipersone. E avevo sentito dire che chi tornavada un viaggio in India portasse a casa con séuna nuova emozione nel cuore.

Arrivata a Bangalore di notte, la prima cosache mi ha colpito atterrando è stata l’infinità dibagliori tremolanti che, più che luci alimenta-te da elettricità, sembravano deboli candelepronte a spegnersi da un momento all’altro.

E’ stata quella prima immagine a suscitarela prima emozione; un misto di timore (cosadiavolo c’ero andata a fare lì?) e di curiosità(tutto quello che sapevo, diventava incognita).

Ci sono voluti alcuni giorni prima chequella strana sensazione si affievolisse, perchèfin dal mattino successivo troppe fotografieviventi hanno alimentato stupore e curiosità.

Cercavo disperatamente il mito dell’ Indiadai mille colori. Li cercavo istintivamente neisari delle donne, nelle stoffe.

Non c’era una donna che mi deludesse inquesto. Bambine, madri, nonne, operaie, infer-miere, fioraie..tutte ricoperte di colore. Tutteinvidiosamente eleganti e dignitose nei loro 5metri di favolosi sari. Tutte pronte a risponde-re con un timido sorriso alla mia curiosità.

Mentre viaggiavo nell’ autobus locale (rosae azzurro!) è stato impossibile non rendersiconto che in India la vita si svolge nelle strade:ci sono venditori ambulanti nascosti dietropiramidi di frutta seduti lungo i marciapiedi; cisono ragazzi che disegnano cartelli pubblicitaridistesi sulla strada o sui tetti dei negozi e sonoenormi, sono colorati e sembrano capolavori. Eci sono bambini che collaborano alla ricostru-zione di un tempio con tutte quelle divinitàdalle forme più incredibili, al limite fra satira,animazione e fantascienza..ma sono divertentie interessanti, curiosi e colorati. Ci sono file di persone alle fontane in attesa diraccogliere acqua potabile in recipienti ugualiper tutti in dimensione, distinguibili solo gra-zie al colore. E venditori di recipienti per l’ac-qua ovunque. Alcuni girano in bicicletta e sfi-dano le leggi della fisica per reggersi in equili-brio in quelle strade brulicanti, polverose erosse. E ancora bambini che intrecciano coro-ne di fiori da utilizzare come offerte religiose ocome ornamento fra i capelli.

I fiori....i fiori sono ovunque. Non c’è unadonna senza fiori fra i capelli. E buganvillee

Testimonianze Il Vento del Brenta - Maggio 2006

situazioni più disperate aggrappandosi a qua-lunque cosa possa infondere un po’ di sicurez-za e aiuti a sopravvivere con il sorriso.

Oltre a tanti ricordi e anedotti porto daBangalore i ringraziamenti di Suor Celsa allaComunità di Campolongo, la cui generosità hapermesso l’ acquisto di alcune canoe donate aipescatori vittime del maremoto, e i suoi saluti.Colgo l’occasione per rinnovare a lei i miei rin-graziamenti e per chiederle la cortesia di porta-re il mio saluto a tutte le persone che mi hapermesso di incontrare.

Paola Bonato

bianche e viola addossate ad ogni muro. Edenormi piante ricoperte da folte chiome rosseai limiti delle strade, ai bordi dei giardini.

In India tutto è colore e tutto è armonia.Ora finalmente capisco. I sari delle donnecominciano ora a sembrare comuni tant’è ilcolore che si scopre ad ogni angolo.

Ma c’è un detto in India che afferma che“proprio come il carbone non cambia colorequando si lava, anche la povertà abbellita daicolori più smaglianti rimarrà povertà”.

Oltre il 35% degli indiani vive ancora al disotto della soglia di povertà, in condizioneigieniche talvolta deplorevoli con razioni diacqua definite e insufficienti. Senza lavoro,senza un letto, senza un tetto che non sia dipaglia. Ogni necessità di vita quotidiana diven-ta una difficoltà.

Sono bastate sei ore di viaggio in treno perscorgere decine e decine di situazione indescri-vibili. Villaggi (anzi vere e proprie bidonville)dove lavare i panni nelle stesse pozzanghere inguazzano in cani è la normalità. O lavare lepentole seduti a terra sulla soglia di casa con ibimbi che giocano (!!) e si rincorrono fraimmondizia e rifiuti di ogni genere. Ed è sem-plice poter parlare con una bambina di 9 anni(9 anni!) che mentre si avvicina per mettermiuna corona di fiori fra i capelli, si rende dispo-nibile per qualunque genere di lavoro io possaoffrirle.

Mi è capitato di passeggiare alcuni minutifra le capanne di un villaggio di pescatori a cuiil mare ha sottratto ogni cosa con la grandeonda. Inevitabile sentirsi osservata, fuori luogo.Dopo aver fatto alcune fotografie ho offertopoche rupie ad un vecchio; lui mi sorrideva,ma sembrava non voler ricevere il mio favore.

Non capivo ! Non aveva nulla; vestito distracci in una capanna povera e vuota...e rifiu-tava quei soldi ?!!

Ma la colpa era mia, gli stavo porgendo lamano impura.

E’ stato quasi sconvolgente rendermi contoche esiste davvero chi, con profonda convin-zione, mette i propri ideali davanti a ciò chematerialmente potrebbe regalare un breveistante di benessere (un pasto magari!).

Dopo quel gesto ho iniziato a studiare dipiù queste abitudini indiane e la loro fede“morbosa”. Impossibile non notare gli innume-revoli templi presenti là dove ci siano almeno 3case o 3 capanne. E avvertire il senso di rispetto e di fede entran-do in un tempio induista con il silenzio imba-razzante delle loro preghiere.E scoprire come l’uomo riesca ad adattarsi alle

India: paese di colori e contrasti

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Il Vento del Brenta - Maggio 2006

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Un successivo intervento di Luciano Norbiato di Casalserugo (PD) nel1969 portò all’applicazione del Tremolo.Vale la pena soffermarsi sul fatto che nell’intervento del 1957 il quadrofonico è stato modificato. Lo studio delle scritte trovate all’interno ha con-sentito infatti di risalire alla composizione originale dei registri, che con-tava ben otto canne in più.Pochi sanno che in seguito alla Riforma Ceciliana, sorta intorno alla primametà dell’800 ad opera di musicisti e studiosi e appoggiata dalla Chiesa,con l’obiettivo di restituire dignità e rilievo alla musica sacra (specie quel-la legata alla liturgia) sottraendola all’influsso stilistico del melodramma,centinaia di organi vennero smantellati o persero preziosi registri – giudi-cati “anti-liturgici” – che vennero sostituiti da registri di intonazioneromantica (viole, voci corali.. ecc.). Migliaia di canne andarono perdute, enon si può escludere che in tutto ciò ci sia stata una triste speculazione aidanni dell’arte e delle stesse chiese.Anche il nostro organo subì notevoli modifiche, come l’asportazione ditutti i registri ad ancia che lo ha privato delle sonorità che danno brillan-tezza e potenza, l’asportazione delle canne relative alle trombe che proba-bilmente sporgevano verso l’esterno, con un piacevole effetto scenografi-co, altri registri infine sono stati sostituiti con sonorità ritenute più adattealla liturgia. Un opportuno restauro prevederebbe quindi, tra gli altriinterventi, anche il ripristino dei registri mancanti, fluta reale, viola bassi,voce celeste, fagotto, violoncello, trombe bassi, trombe soprani, tromboni,accrescendo notevolmente le capacità espressive dello strumento e lagamma delle sue sonorità.E’ quasi superfluo precisare che le ragioni di un restauro non si limitano certoa quelle appena esposte. L’usura del tempo, l’azione dei tarli in fase avanzata,la polvere accumulatasi durante il restauro dell’affresco sul soffitto e la tinteg-giatura delle pareti, gli effetti del riscaldamento, le varie manomissioni e i rat-toppi subiti negli anni contribuiscono a rendere il nostro organo bisognosodi un urgente intervento.Anche il visitatore più inesperto può prendere atto dello stato delle cannedi facciata e di quelle retrostanti, incrostate, inclinate, alcune addiritturapiegate su sé stesse a causa del loro peso; tutti i cantori ben conoscono gliscricchiolii e le perdite d’aria del mantice; chi suona, infine, sa che ungiorno un registro funziona e il giorno dopo non funziona più, che alcu-ne note vibrano in modo strano, che talvolta le perdite d’aria del manti-ce sono talmente consistenti che non è possibile eseguire brani sostenutiche richiederebbero l’utilizzo dei registri “ripieni” e così via.Il mantice (uno strumento che con l’aiuto di un elettroventilatore pompal’aria dall’esterno per poi inviarla ai somieri a pressione costante), i somie-ri (ovvero le casse rettangolari che tengono immagazzinata l’aria che rice-vono dal mantice e la trasmettono alle canne quando l’organista preme iltasto corrispondente), le canne relative ai pedali, la pedaliera stessa e molteparti strutturali sono in legno, ciò significa che sono molto danneggiatedall’azione dei tarli e del tempo.Le parti in metallo, ovvero le canne e tutte le parti che compongono i mec-canismi interni si presentano in molti punti corrose dalla ruggine e dalcosiddetto “pulviscolo di ricristallizzazione” che intacca le canne in stagno,oltre che ricoperte da uno strato di polvere.

L’organo, un’opera d’arte da salvaguardare

RRestaurare un organo artisticamente pregevole com’è quello del nostropaese non è un capriccio, potrebbe essere - semmai - un dovere.Un dovere che tuttavia richiede l’impiego di cospicue sostanze ed energie,indirizzandole ad una realizzazione che – nella nostra mente di uomini delXXI secolo – suscita non pochi interrogativi: non a caso gli stessi interrogati-vi che, in ogni epoca della storia, si sono affacciati alla mente dell’uomo difronte ad un’opera d’arte, al suo significato e – soprattutto – alla sua gratuità.Senza dubbio noi, oggi, siamo sensibili ai valori della bellezza e dell’artetanto quanto lo furono i nostri avi. Tra essi gli sconosciuti artisti che – trale asprezze di un’epoca sensibilmente più povera della nostra, flagellata daguerre, pestilenze e carestie, nella quale l’incertezza della vita era assai piùgrande di quanto non sia oggi – concepirono dapprima il progetto dellachiesa, in seguito quello di dotarla di un organo a canne.Con una lungimiranza che sicuramente impose dei costi.Eppure non dobbiamo forse proprio a chi generosamente sostenne queicosti la fortuna di ammirare e di godere ancora oggi dell’elegante sempli-cità di questo strumento, della qualità dei suoi materiali, del suo pregevo-le timbro, del suo valore artistico, della sua importante funzione non solocome arredo liturgico ma anche come accompagnamento musicale dellecelebrazioni?Senza dubbio c’è anzitutto un’esigenza interiore di espressione, nell’operad’arte, che è propria dell’uomo di ogni epoca, ma c’è senz’altro una gra-tuità, nella bellezza, che non trova la propria giustificazione in nessunaconsiderazione materiale.Solo in esse si possono trovare – oggi come sempre – le motivazioni per soste-nere un’opera impegnativa destinata ad essere bella e a durare nel tempo.In linea con il pensiero degli artisti che la realizzarono.A detta degli organari che sono stati convocati dal nostro parroco pervisionare l’organo e stilare un preventivo di spesa, si tratta di uno stru-mento di grande interesse, ed è proprio grazie all’ottima qualità della suafattura che ancora oggi senza grosse difficoltà si presta ad essere accordato.E’ un organo tipico delle tradizioni venete della prima metàdell’Ottocento, opera dei bassanesi Fratelli Giacobbi detti Maggiotto, chelo costruirono nel 1836. Fu poi restaurato dagli stessi Giacobbi nel 1892e subì un lavoro di revisione con modifica del quadro fonico ad opera diRodolfo Guerini di Bassano nel 1957.

Cose di casa nostra

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E’ doveroso riconoscere che il nostro parroco don Paolosi è da sempre dimostrato sensibile ai problemi dell’or-gano e in questi anni ha provveduto più di una volta ainterpellare persone competenti per interventi localiz-zati: accordatura, cambio dell’elettroventilatore, ripara-zione delle principali perdite d’aria, sostegni per lecanne esterne. Col passare degli anni però si fa semprepiù urgente la necessità di un lavoro di più ampio respi-ro.Il tempo necessario per un restauro completo è di circa28-30 mesi e i costi sono considerevoli. Anche se unaparte della cifra può essere coperta da contributiRegionali o di altri Enti, sicuramente molto dipende-rà dalla generosità e dalla buona volontà di tutti.

A titolo personale mi sento di aggiungere che l’organo è uno strumento di impareggiabile bel-lezza: nessun altro è in grado di sprigionare la sua potenza; suonarlo è certamente una soddi-sfazione, ma trovarsi quasi per caso vicino a una chiesa e sentire nell’aria le sue note squillantiè un’emozione più esaltante che chiunque può provare.Siamo considerati un paese di musicisti, allora forse non è questa l’occasione per esprimereil nostro gusto e il nostro pensiero in segni che restino nel tempo? Addossarci (e tutto som-mato con molto meno sacrificio dei nostri avi) le fatiche e la generosità indispensabili persostenere il nostro organo, affinché rimanga nei secoli un patrimonio della comunità? 11

Il Vento del Brenta - Maggio 2006

Partendo da sopra e da a sinistra sono stati riconosciuti: Pierangelo Bonato, OrazioFranco, Roberto Stona, Gianfranco Giusto, Belfiore Cavallin, Luigino Giusto,Brando Scremin, Pietro Vialetto, Luigino Bordin. Liliana Pontarollo, GiuseppinaBonato, Luciana Zannoni, Evelina Cavallin, la maestra Gianna Cavallin, AntoniettaZannini, Mariella Vialetto, Rosa Malvezzi, Gianna Dalla Palma, Elisa Negrello,Gioconda Bombieri, Giuliana Stevanin.

In questa foto, fattaci pervenire da PierangeloBonato, che ringraziamo, sono ritratti alcuni alunni che hanno frequentatola classe (probabilmente) Quinta a Campolongo nei primi anni ’50.

Cose di casa nostra

Rovistando nei cassett

i

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Notizie flash

…chi se lo ricorda?

Il Vento del Brenta - Maggio 2006

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In italiano

Se chiedi qualche grazia, (per intercessione di S. Antonio)vedrai allontanarsi da te la morte,l’errore, le disgrazie,il demonio, le malattie, vedrai i malati che recuperano la salute.

Spariranno le insidie del mare,giovani e vecchi potranno recuperare la salute e le cose che hanno perdute.

Svaniranno i pericoli,cesserà la miseria:coloro che hanno sperimentatoqueste cosele raccontino, ne diano testimo-nianza,specialmente agli abitanti diPadova.

Gloria al Padre …

In latino

Si quaeris miraculamors, error, calamitas,daemon, laepra fugiuntaegri surgunt sani.

Cedunt mare, vinculamembra resque, perditaspetunt et accipiuntjuvenes et cani.

Pereunt periculacessat et necessitasnarrent hi, qui sentiuntdicant paduani.

Gloria Patri et Filioet Spiritui Sancto.

Si Quaeris

Festa della classe 1975Il 19 Novembre scorso noidella classe del 1975 cisiamo riuniti presso unristorante della zona per

festeggiare i nostri trentaanni.

Abbiamo trascorso la seratachiacchierando di quello che

siamo ora e dei ricordi che cilegano da quando eravamo picco-

li, nella speranza di ritrovarci sem-pre per rinnovare e rispolverare storie di vita passata che ci uniscono in un gruppo diamici e che inevitabilmente ci accompagneranno nei nostri incontri.

Condoglianze

É deceduto il 16 gennaio scorso Antonio Bruno Vialetto di anni 80. Da parecchi anni soggiornava presso la casa di riposo di Valstagna.

Si è spento all’età di 86 anni don Giovanni Vettorazzo. Le nostre condoglianze alla sorella e ai familiari.

É mancato all’affetto dei suoi cari Luciano Malvezzi, 52 anni. Alla moglie Franca e ai figli Eros ed Ericagiungano le nostre più vive condoglianze.

Confetti rossi

Monica Benacchio, figlia di Giovanni e Michela, si è laureata in Scienze Giuridiche. Alla neodottoressa vadano le nostre più vive congratulazioni, estese anche ai suoi genitori, con l’augurio che il futuro le dia le migliori soddisfazioni.

Sandra Pontarollo, figlia di Aldo e Francesca, ha conseguito la laurea specialistica in Management e Consulenza Aziendale, Università di Trento, Facoltà di Economia, con 110/110.Ci congratuliamo per il risultato ottenuto estendendo le nostre congratulazioni anche ai suoi famigliari. Auguriamo anche di concretizzare nell’attività lavorativa il frutto dei suoi studi.

ScuolaUn piccolo flash sulle nostre ScuoleElementari, anche se prevale quasi la tentazione di lasciar perdere, di non soffermarsi oltre (oltre quello che in tanti hanno già detto in merito). Ci ritorneremo, con qualcheriflessione a voce.Al momento ci sembra opportuno almeno riferire che l’edificio non ospiterà più i ragazzi delle ele-mentari e le loro insegnanti, bensì diverrà sede di un Centro di Educazione Ambientale.Peccato!

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Cose di casa nostra Il Vento del Brenta - Maggio 2006

Le sorgenti di Campese e di Oliero persecoli sono state utilizzate per attività indu-striali.

Si sfruttò in prevalenza l’energia cineticaper far funzionare magli, mulini, cartiere,filande.

Ad Oliero l’attività industriale cessò deltutto con la prima guerra mondiale.

A Campese la Conceria Finco, sita pressola foce della Rea, cessò l’attività agli inizi del1960. L’industria conciaria realizzata neifabbricati industriali siti a ovest della pazzadel paese, che derivava l’acqua presso la sor-gente della Rea, installata dopo la secondaguerra mondiale, cessò negli anni ’70.

L’ultimo mulino, con la nota casa delmunaro, posto a sud della sorgente Stue,non macinò più dalla fine degli anni ’70.

Entrambe sono state due significativerealtà produttive che consentirono per seco-

li il sostentamentodei nostri prede-cessori.

Con l’avventodell’energia elet-trica l’industria sispostò, e in nomedi quel “progres-so” si acceleròanche l’emigrazio-ne.

Per la favorevoleposizione altime-trica del ruscellofu possibile anchel’irrigazione deicampi a valle delcentro abitato.

Per quantoattiene l’usoacquedottistico,ricordiamo che iBenedettini, findalla costruzionedel monastero diS. Croce, deriva-rono l’acqua dellaRea per uso dome-stico ed agricolonegli anni 1124-1130: la confermala troviamo dalrinvenimento di

una lastra di pietra, inserita nella canalettadi derivazione del ruscello, che ha due fori,uno superiore del diametro di circa 7 cm euno inferiore del diametro di 5 cm, con uninterasse di 15 cm. Viene così spontaneocapire che inserendo o togliendo dei tappidi legno si poteva regolare la portata dellacanaletta in relazione al fabbisogno delmonastero. È un acquedotto per caduta,che iniziò il funzionamento circa 880 annifa!

Un acquedotto vero e proprio lo realizzòValstagna nel 1812, captando l’acqua dellasorgente Tovo e portandola nelle varie “fon-tanelle” del centro storico e in qualche cor-tile:

Forse a quel periodo possiamo far risalireanche la fontana pubblica derivata dalla Reaa Campese: quella fontana si trova a suddella piazza, presso l’innesto della via che

conduce al Brenta. Era un acquedotto privodi rubinetto: in sostanza dal manufatto dipietra a conci sporgeva un tubo ricurvo cheerogava in continuo 12-14 litri di acqua alminuto. Per raggiungere l’utenza si scende-vano 7-8 scalini rispetto al piano della stra-da. Questo storico manufatto è ancora insito e un rubinetto moderno eroga acquache proviene dalla rete pubblica.

Ricordiamo che Campese si unì aBassano nel 1878, staccandosi daCampolongo.

L’acquedotto del Tovo, tra le due guerremondiali portò l’acqua alle fontanelle pub-bliche fino a Oliero di Sotto ed a S.Gaetano. La rete idrica comunale diValstagna fu poi completata a più riprese.

Dopo l’alluvione del 1966 si abbandonòla sorgente del Tovo, divenuta pressochéinattiva e si trivellò un pozzo a valle dellasorgente Subiolo: da tale momento l’acque-dotto comunale poté raggiungere tutte leabitazioni fino a Collicello a nord e fino aiTovi a sud.

Con la costruzione del canale industriale,che dal 1929 alimenta la centrale dellaBurgo a nord di Campolongo, derivandol’acqua fluente dall’Oliero, ottennero unvalido beneficio le contrade Tovi, Pellizzari,Contarini, Zannini e Rossi, interessate dalpercorso di detto canale. Quei residenti iniziarono da tale data arifornirsi di acqua “potabile”, anche se eraproibito farlo, perché riduceva la portataalla centrale: era acqua privata, vista la con-cessione, ma l’attingimento continuò,anche se proibito. Il canale ha una portatadi circa 20 mc/sec.

Siamo così arrivati anche a Campolongonell’anno 1940. L’Impero era ben consoli-dato, ci dicevano, come pure le altre colo-nie, Libia, Eritrea, Somalia, e i preparativiper la nuova guerra erano in fermento.

La tecnologia nel campo elettromeccani-co era ben sviluppata e la corrente elettricaera disponibile per illuminare le case e lestrade.

Si potevano trivellare pozzi, sollevare l’ac-qua con pompe elettromeccaniche; lo sbar-ramento della S.A.D.E., a sud della contra-da Vialetti, era pressoché ultimato e l’acquapotabile finalmente arrivò anche nella piaz-za del nostro paese.

L’utilizzo delle sorgenti a fini industriali e acquedottistici

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PARTE QUARTA

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TradizioniIl Vento del Brenta - Maggio 2006

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Proverbi e modi di dire in dialettoI modi di dire, i proverbi, hanno sempre rappresentato, neltempo, un concentrato di saggezza popolare. Con l’evol-versi dei costumi e con l’uso di nuove tecnologie certeespressioni rischiano di andare perdute, dimenticate. Daquesto numero intendiamo riproporre una riscoperta diquesti modi di dire, non solo usuali del nostro paese maanche di altri di altri paesi della Valle. Con la collaborazio-ne di diverse persone, specie anziane, si è voluto andarealla ricerca di un mondo che, attualmente può far sorri-dere ma che racchiude in sé pillole di saggezza popolareche ancor oggi hanno il loro significato. Per i più in là congli anni può essere un modo per riscoprire una parteimportante della loro giovinezza; per i più giovani la sco-perta di un mondo che può apparire sconosciuto ma cheha rappresentato modi di vivere e di pensare comuni finoa non moltissimi anni fa.Naturalmente, è ben accetta la collaborazione di chi puòarricchire questa raccolta che tende a raccogliere testi-monianze, altrimenti destinate a perdersi nel corso deglianni. Grazie anticipate a tutti.

L'oro non ciapa macia

Quando e campane botesa va su messa

La carità onesta a va fora par a porta e a vien dentro para finestra

Bandiera vecia onor de capitano

Alpin scarpa grossa e cervello fin

Ghe xe pì dì che uganeghe

Pan e vin sangue fin

El vin xe el late dei veci

El vin fa cantar,l’acqua fa pissar

El vin fa ben, l'acqua fa smarsir i pai

Fradei cortei

I parenti stretti xe come un par de scarpe nove

Un pare mantien diese tosi e diese tosi non i xe boni man-tegner un pare

Can non magna can

Chi sparagna e a gata magna

Chi non se contenta dell'onesto perde el manego e ancael sésto

Mejo un ovo un co che na gaina doman

Pan e nose el xe magnar da spose

El mal vien a cari e el va via a onse

A merda quando che a monta in scagno o che a spusa oche a fa danno

Mejo el seco che a tempesta

Mejo far voia che schifo

Chi rompe de vecio paga de novo

Le meraveie xe magna col cuciaro

Chi magna da soi crepa da soi

Voia de far ben saltame dosso e fame lavorar manco cheposso

No dir Jaco fin che nol xe nel saco

Te sembri Jaco nel saco

Un saco vodo no sta in pie

Chi va dall'osto perde el posto

Chi va all'osteria perde a partia

Beati i ultimi se i primi ga creansa

Fin che ghe xe fià ghe xe speransa

Presto e ben no se convien

L’ordine se paga da sé

Attento che anca i muri ga e recie

Un baso e na furbìa, el xe tuto tempo trato via

A tera cava el doeor

Schei e amicisia inorba a giustisia

Chi va al moin el se infarina

A sette anni i xe putei e a settanta i xe ancora quei

Vaee pì a pratica dea gramatica

Te si servio de barba e de paruca

Na paroea no a xe ben dita se no a xe ben intesa

Te ghe pi corni in testa che na tradota de s-ciosi

Dopo a piova vien el seren

Te si straco de lavorar ancora prima de scominsiar

Rechie meterna, chi che ga i corni se i governa

Chi se i fa, se i petena

Tanto va al masseo a vaca che el vedeo

Andar col soto te impari a sotegar

Zoba entrà settimana andà

Te si na bronsa coerta

La salute non ghe xe oro che la paghe

Non fidarte mai dei lecapie

Te si roverso come e tripe de cavalier (del baco da seta)

Se meto su na fabrica de capei nase i omeni sensa testa

Mejo essser decisi che de cesa

Mejo esser de goto che devoto

Dei basabanchi non bisogna fidarse

Ogni lavoro xe nobie

Non te val un figo seco

Acqua calda e suchero el xe un serivisial che guariseogni mal

A fortuna a xe sfaciata, parchè a va dove che non ghe xeel merito

Gaina vecia fa bon brodo

Mal che se vol nol dol

El primo gal che canta ga fato l'ovo

Un piato de bona siera

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Tradizioni Il Vento del Brenta - Maggio 2006

E ciacoe noe fa fritoeCarta canta e villan dormeGran cavaeo gran carognaEl mestier de Micheasso el xe magnar, bevare e andare aspassoA moneda tea passi par quel che a valMejo un aseno vivo che un dotor mortoEl pan guadagnà all'estero el ga sette grosteI schei non i fa a felicità: figuremose a miseriaQuando l'acqua toca el cueo se impara a noarA boca se ghe a sara soeo ai sachiEl sol magna e oreI schei no li magna gnanca e gaineI schei no li magna gnanca e gaine, ma sensa schei egaine no magnaOgni porta ea gà el so saltarelAni e doeori no li vol nessun, gnaca se te ghei dè pargnenteTe si estroso come i pitoriL'omo teo ciapi par a paroea el musso par a cavessaSarar el ladro in casa Comprar legna fresca xe come aver un ladro in casaAndar a robar in casa de ladriL'economia non te se gnanca dove che a sta de casaTe ghe perso el lume dea rasonTe ghe perso a fede dei boni costumiUn bel tacer non fu mai scrittoPar a compagnia se ga sposà anca un frateEssere bastian contrarioNon lagnarte del brodo massa grassoGrasso xe beo e magro fa pietàNon te ghe el senso dea misuraUn alto e un basso fa un guaivoUn bon ciapar fa un bel spendareL'ocio del paron ingrasa el cavaeoA tuto che xe rimedio, fora che all'oso del coeoMagna quel che te ghe e tasi quel che te séParla come che te magniA cesa xe pi alta del campanilUn bon e un cativo se convienTe tiri par el candoin e te moi par el coconTe sparagni par el candoin e te spendi par el coconMati chi mette e ancora pì matti chi che non metteTe ghe el cueo in do mese come i tedeschi (papà)Tre ciape fa un cueo e mesoFato de sana piantaMorto un Papa i ghin fa un altro, morto un re i ghin fa treTe ghe fato trenta fa anca trentunoUno no xe da dar, do no xe da tor, tre xe d'amor, quattroxe da mato, cinque da innamoratoPiova e sol, a Madona xe sul podol; piova e vento, amadona va in convento

Te scampi dal bò e a vaca te tràSchei e bòtte no e torna indrioNon ghe meto ne sae ne pevaroSchersi da preteFora de na osteria fa dano anca na fontanaPar chi ga sé, ogni acqua xe bonaNo sta xontar mae al maeSarar a staea quando che i boi xe scampaiA lengua non ga ne spin ne osso e a te tira el mal adossoEl manego va drio aea manaraInfiai par a stessa rocaCo sti quatro ciari de lunaTe tiri el saso e te scondi el brasoEl merito el ghe va a chi se o meritaChi non ga testa ga gambeAcqua santa e tera santa fa paltan (papà)A paia visin el fogo a se impissaTe si fortunà come un can che va par ciesaNa volta core el can e na volta core el gevarePì i ghi nà e pì i ghin voriaCorni in croseAver na scarpa e un socoeoEl peso no xe mai mortoL'amore sensa baruffa el fa a muffaQuel che no strangoea, ingrassaQuando el vestito se frusta, l'anima se giustaA boca no a xe mai straca, se no a sa de vaca (finire unpasto col formaggio) Ghe voe do femene par fameia: una morta e una piccadrio a portaVal pì un gran de pevaro, che un stronso de musoA puissia sta ben anca in casa del diavoeoAver el pianto in scarseaChi ga creansa vive ben e chi no ghi nà vive mejoXe pì largo fora che dentroEl vin pì el xe vecio pì el xe bonEsser goeosi come na volpeXe mejo ragionar con un mato che con un ignorante Fin che no xe a nostra ora no morimoEssere par sora come l'oioPorta schiti in toeaTe ghe dè na man e el se toe el brasoChi mantien a so casa el mantien un bel casteoQuando e comari se imucia pioveTaia tabariPochi ma boniManco semo mejo stemoA roba de canton no perde mai staionBrenta e fogo tien nete e case El secio forsa andar al poso el ghe rimete el manegoI se someia come un pomo spartio

continua

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Cose di casa nostraIl Vento del Brenta - Maggio 2006

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A favore dei comuni rivieraschi SanNazario, Campolongo, Solagna, Pove eBassano, era previsto, pro quota, 1/20(un ventesimo) della produzione annuaminima prodotta, cioè 147 KW. In pra-tica è circa il 2% del fatturato medioannuo dell’ENEL, ricavato dalla cen-trale di Ca’ Barsizza. Da qualche anno,tradotto cioè a circa l’importo corri-spondente a quanto riscosso dal BIM(Bacino Imbrifero Montano) per contodei citati comuni. Il prelievo per usoirriguo, effettuato a monte della centra-le, tramite canale deviatore e successivacentrale di sollevamento in località SanVito, a cura del Consorzio Pedemon-tano Brenta, è di max 4,5 mc/sec, nelperiodo irriguo, se la portata del fiumeè minima di 32,5 mc/sec; il prelievoscende a 0 mc/sec se tale portata è infe-riore a 28 mc/sec; il prelievo resta di 1mc/sec se la portata minima del fiumerimane non inferiore a 29 mc/sec.

La pescosità o vivificazione del Bren-ta: l’impegno era di rilasciare 50.000avannotti fario a valle dello sbarramen-to e di 100.000 a monte dello stesso,l’operazione annuale era curata dallostabilimento Ittiogamico di Brescia. Datempo questa operazione viene fatta acura del Bim provinciale. La scala dirimonta del pesce non fu prevista dellaconvenzione. La Comunità Montana,l’Associazione dei Pescatori e laProvincia, sono ben impegnati alla rea-lizzazione delle relative opera a curadell’ente gestore. Cioè è sempre in pre-dicato, e forse, forse tra qualche anno sifarà.

Il rilascio dello sbarramento deldeflusso minimo vitale è sempre dal1942, un pio desiderio. L’impegno pre-visto e sottoscritto sulla concessione di

osservare tutte le disposizioni di cui alTesto Unico del 1.12.1933, concernen-ti: il buon regime delle acque, la pisci-coltura, la sicurezza pubblica, è stata edè rispettata? Nel disciplinare non è maistato stabilita l’entità di dette. A valle ditante congetture e illazioni, le recentiipotesi valutiamo un rilascio minimo di8 mc/sec. Forse giova ricordare che inatto non si conosce una legge atta adimporre detto rilascio minimo vitaleper le concessioni in essere. Nel 1990l’allora sindaco di Solagna, dott. Secco,ha sollecitato il Genio Civile diVicenza, ad intervenire, ma è rimastosolo ed inascoltato. Nel merito si ricor-da che solo il sindaco di Fiera diPrimiero nel 1985, ha ottenuto un rila-scio vitale, per il periodo estivo, neltratto di Cismon che interessava quelcentro. Cioè la concessione del 1960relativa al bacino di Val Noana è statamodificata. Di norma, le concessionihanno la durata di 60 anni, dalla datadella richiesta ufficiale, che nel nostrocaso è stata il 01.08.1938. Le tanto careconcessioni in essere, in merito alleacque del nostro bacino imbriferomontano, sono state rilasciate sempre a

cura del referente istituzionale. Cioè dalresponsabile “pro tempore” del GenioCivile provinciale. Con lo sbarramentosono scomparsi i passi o barche, quellodella contrada Vialetti e quelli più avalle che interessavano l’area Cam-pesana; solo dopo insistenze e pressioniil concessionario permise il transitopedonale e con cicli a mano sulla passe-rella di servizio realizzata sul manufat-to. La destra Brenta poté così essere col-legata in “ogni tempo” con la S.S. 47 econ la stazione FS di Solagna. La “postadi Campolongo”, che faceva capo aCarpanè, poté da allora fare riferimen-to con la citata stazione FS di Solagna.

Per i residenti dell’area Campesana, iltransito pedonale sul “ponte canale”Campese-Solagna sud, è stato più sof-ferto e concesso solo dopo qualcheanno dalla realizzazione di detto manu-fatto. Quel nuovo transito assicurava ilcollegamento con Solagna e con la sta-zione FS di Pove, quest’ultima vennecosì definita Pove-Campese.

Alla fine del 1967, il nostro comunecompletò il “ponte di Campolongo”sito presso il centro del paese, attraver-so il tratto terminale del “lago”.

Lo sbarramento sul fiume Brenta a CampolongoLa concessione: diritti edoveri; il lago e l’usoludico del Brenta.

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Quest’opera, ben idonea ad assicurare iltransito ad ogni tipo di mezzo di tra-sporto, precorse lo sviluppo anche deimezzi propri, da allora in evoluzione. Ilmigliorato servizio, anche dei bus, e ladiffusione dei mezzi propri, hanno viavia fatto decadere l’utilizzo dei due cita-ti transiti pedonali, anche l’uso dellesuccitate stazioni FS; quella di Pove-Campese è stata abolita e quella diSolagna, base di partenza di moltinostri emigranti, è ormai scarsamenteutilizzata; si preferisce far riferimento aquella di Bassano. Il quasi totale disusodei due transiti pedonali giustifica l’in-consistente manutenzione dei sentieridi accesso e/o raccordo? Vi sono leerbacce e le pozzanghere che seguono ilciclo della natura.

E … Veniamo al nostro lago diCampolongo, figlio della “diga”, tantopaventato dai nostri padri negli anni1935 – 1941. Esiste dal 1942, a regimenormale, cioè con il livello a + 127,30m sul livello del mare, pari a quello disfioro delle paratoie, ha una capacità dicirca 350.000 m cubi di acqua. E’ benpoca cosa se lo paragoniamo a quellodel Corlo, che trattiene circa 45 milio-ni di metri cubi di acqua del Cismon,di cui 42 milioni derivabili (per usoelettrico ed irriguo). Per immaginare lasua essenza dal contesto, è sufficienterivedere quel sito per periodi di qualchegiorno ogni 6/7 anni, in cui è necessa-rio bonificare il fondo e/o eseguireinterventi di manutenzione straordina-ria al complesso delle opere, per cui siprovvede al suo svuotamento quasicompleto.

Da altre a lustri, nel “lago diCampolongo”, si attua la balneazione,lo sport della canoa e nell’area galenale,a valle di Campolongo centro, adibito asolarium frequentato da molti “foresti”;nello stesso luogo, viene allestita lacosiddetta “Festa in Brenta”, che ha

sostanzialmente sostituito la tradiziona-le e secolare sagra annuale che si svolge-va “in un sol giorno” in piazza. Un’altracaratteristica è lo stazionamento occa-sionale e permanente di una valida evivace forma di abitanti piumati.

La discesa da Valstagna al lago concanoe e con gommoni è in continuosviluppo e forse, nel breve, si potràanche provare l’ebbrezza della risalitadel fiume utilizzando natanti senzaelica, sostituiti da turbine. Chi scrivericorda la discesa a nuoto partendo inprospetto alla centrale di Carpanè finoalla sorgente Borin, sita a monte delloscarico della centrale Burgo. Si era nelluglio del 1944, avevo 14 anni, il fratel-lo di 12 aspettava, in quel sito, con ivestiti. E’ stata una sfida che arrivò avalle di altri percorsi più brevi, ovvia-mente la tecnologia di allora era rap-presentata dalle mutandine. Per chiu-dere, ricordiamo che presso lo sbarra-mento, l’ENEL ha installato un validomisuratore di portata del Brenta. E’ inesercizio dal 1955 (non ha registrato laportata del novembre del 1966). Lostrumento ci dice che: nel 1960 la por-tata media annua è stata di circa 120metri cubi/secondo, cioè in quell’annosono transitati per Campolongo, 3.785milioni di metri cubi di acqua; nel

1990 la portata c.s. è stata di soli 37metri cubi/secondo, cioè sono transita-ti 1.167 milioni di metri cubi; la porta-ta media annua degli ultimi 45 anni sipuò considerare di 70 metricubi/secondo, pari a circa 2.210 milio-ni di metri cubi all’anno. Per chiuderequesta forse un po’ lunga, storia nostra-na, giova ricordare che il nostro fiumenel bacino montano è alimentato dallefalde (sorgenti), che da Bassano nordalla Friola alimenta le falde e che dallaFriola al mare torna ad essere alimenta-to dalle falde o risorgive.

Il fiume Brenta o “a Brenta” per tuttinoi valligiani, ci è padre e anche madre,come lo è stato per quanti ci hanno pre-ceduto. Ora, come figli quali validicomportamenti siamo capaci di attuarenel merito? Forse a valle di tanti bla-bla, siamo solo figli ingrati? Cioè preva-le la superficialità e l’indifferenza? E lodifendiamo dal nostro inquinamento?Il Brenta, figlio della natura, con il suoscorrere pacato nella nostra vallata, econ le sua alternanza di valide e saluta-ri morbide e piene, che puliscono evivificano il suo alveo, migliorando lapenetrazione in sub-alveo nell’alta pia-nura e ancora, con le sue brentane ecce-zionali sa ben essere indifferente ainostri comportamenti. Forse?

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Era da un po’ di tempo che si discuteva sul come equando festeggiare Emilio Vialetto nella sua veste diex Presidente del locale Gruppo Alpini e di testimo-ne di quella tragedia che fu la ritirata di Russia.Naturalmente per Emilio doveva essere una sor-presa.Così, reperita la disponibilità dei locali, dei cuochie di un po’ di volontari per la parte logistica, si èmesso nero su bianco e il 25 marzo è stata orga-nizzata una cena, aperta a tutti, alpini e amici.Già organizzare una cena non è cosa da poco, equindi … merito agli organizzatori: presto peròfra i presenti si capì che la festa non si conclu-deva lì, che c’era qualcos’altro nell’aria… e neiprogrammi.

Intanto il Complesso bandistico di Campolongoaccoglieva i convenuti e dava solennità all’in-contro, sulle note di emozionanti melodie di altritempi.E poi nel tavolo delle “autorità” non c’erano soloi responsabili dell’Associazione Alpina: accantoad Emilio e al neo eletto presidente del Gruppodi Campolongo, Patrizio Vialetto, sedevano ilSindaco Gilberto Bonato, il parroco don PaoloPizzolotto, il Comandante della Stazione deiCarabinieri di Solagna, Maresc. Sitran, il presi-dente della Sezione Donatori di SangueErmanno Bombieri, il presidente della locale ProLoco, Ruggero Rossi, … e poi molti convenuti,quasi un ottantina.

Finalmente i discorsi di circostanza mettevano in lucelo spirito che voleva animare l’incontro: manifestareun segno di riconoscimento ad Emilio Vialetto per lo

spirito con cui ha sostenuto il Gruppo Alpino diCampolongo, mantenendo sempre vivo il ricordo rico-

noscente verso coloro che avevano servito la patria neglianni tristi delle due guerre mondiali.

Dopo che sono state lette per l’occasione pagine intensedi vita vissuta sui fronti dove la morte era sempre dietro l’an-

golo, da parte del Presidente Patrizio Vialetto sono stateconsegnate ad Emilio una pergamena ricordo e una medaglia

d’oro raffigurante il monumento agli Alpini (che fiancheggia ilmonumento ai Caduti all’ingresso del cimitero).

Anche l’Amministrazione Comunale, nelle vesti del sindaco

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Un segno concreto di riconoscenza

all’alpino Emilio Vialetto

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Gilberto Bonato, ha fatto dono di alcuni libri sul tema della vita vis-suta dagli alpini in guerra.Molto gradito è stato anche l’omaggio del calendario dell’Armaconsegnato dal Comandante dei Carabinieri, Maresc. Sitran, chesi è detto onorato di conoscere Emilio, di cui recentemente avevaletto la storia della sua avventura in Russia. Commovente e sim-bolico anche la piccola teca contenete della terra raccolta inRussia che Ermanno Bombieri ha affidato al festeggiato.Meravigliato e commosso Emilio ha ringraziato più volte per lafesta in suo onore e per la inaspettata manifestazione di affet-to.

Anche da parte della Pro Loco rinnoviamo i complimentiad Emilio ed auguriamo a Patrizio Vialetto ed ai suoi col-laboratori un buon lavoro.

Fra i tanti discorsi quella sera non mancò l’emozione suscitata dalrincorrersi dei ricordi: il pensiero affettuoso dei compagni che con-divisero l’esperienza della guerra, la tragedia della ritirata dal fron-te russo, la prigionia… a testimoniare tante vicende alcune foto dicommilitoni, di marce,… e alla fine anche una tessera, esibita conorgoglio: è la tessera di adesione al Gruppo di Campolongodell’Associazione Nazionale Alpini, col bollino dell’anno 1946. Sembra ieri, ma sono passati sessant’anni, e lo spirito e i sentimenticon cui l’alpino Emilio Vialetto applicava quel primo bollino, pienodi significato, sono gli stessi che prova e sente tutt’oggi!Ancora grazie, Emilio!

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Vita delle Associazioni Il Vento del Brenta - Maggio 2006

La tessera di Emilio

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