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il Mensile del sud-est barese - Anno I n° 3 - aprile 2010 - UN EURO

erritorio

Diversa! pag.4

all’interno

Una nuova rubrica pag.54

Lo sfogo in Consiglio pag.10

Sammichele di Bari

Ecco il nuovo Sindaco pag.30

Lo scomodo Assessore pag.43

Acquaviva delle Fonti

Alberobello

Lo Scaffale

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N° 3 - APRILE 20102

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N° 3 - APRILE 2010 3

l ’editoriale

di FRANCO DERAMO

E’ Fitto l’unico vero sconfitto di questa tornata elettorale

la Puglia si chiama sempre più Vendola

Ci dovrà pur essere qualcu-no che vince e qualcuno che perde.

No. Dicono che hanno vinto tutti. Ma, aldilà delle dichiarazioni, il risul-tato parla chiaro.

Dal dato di partenza non si può prescindere.

Il Pdl aveva 2 regioni (Veneto e Lombardia), adesso ne ha 6. Alle due si sono aggiunte Piemonte, Lazio, Campania e Calabria.

Il PD aveva 11 regioni. E’ rimasto con 7: Liguria, Emilia

Romagna, Toscana, Umbria, Mar-che, Basilicata, Puglia.

E’ il primo dato.Il secondo è l’elevato numero di

astensioni. Uno schiaffo alla poli-tica. Il rifiuto della politica che di-venta sempre più preoccupante. Un italiano su tre non ha votato.

Adesso lo chiamano “astensioni-smo strutturale”: disaffezione pura?

L’Italia, in Europa, è sempre stata la nazione con il più elevato tasso di partecipazione al voto. Un primato che non vorremmo perdere. Disaf-fezione dalla politica e dai partiti.

Se si analizzano i dati, necessaria-

mente bisogna ripartire, con sereni-tà e oggettività, da questi.

Quando un processo di degrado diventa inarrestabile, forse è indi-spensabile che ci si fermi a valutarne le ragioni andando in profondità.

Il Governo centrale, la maggio-ranza di centrodestra è rafforzata dal voto, anche se la competizione è stata regionale e non si è votato in 5 regioni. Altro che declino.

Ma, il Pdl ha dovuto cedere il pas-so alla Lega che al Nord ha allarga-to la sua penetrazione e ha i numeri per condizionare sempre più il Go-verno dal suo interno. Un successo che nasce dal radicamento che re-alizza nel territorio la scelta strate-gica: “la vicinanza ai problemi della gente paga sempre”.

Il Sud ora, più che mai, dovrà fare i conti con la Lega che vuole il pas-saggio rapido al federalismo fiscale. Saranno dolori.

Il Pd abbia il coraggio di ammet-tere la sconfitta. Non ricerchi forme consolatorie di analisi inaccettabili. Non gli giova nascondere la realtà dei fatti. Le regioni perse sono tut-te strategiche e determinanti: Pie-monte, Lazio, Campania e Calabria. Erano tutte rette da governatori del Pd. Il voto li ha sconfitti. Consolia-

moci con la Basilicata e, nonostante tutto, con la Puglia.

L’IdV raccoglie in maniera cre-scente il dissenso dell’antiberlusco-nismo.

L’Udc mantiene la sua consistenza numerica ed il suo peso politico. C’è solo da capire come utilizzerà que-sto consenso e verso quali scenari dirigerà il risultato tutto centrista.

Guardiamo ora alla Puglia.La Puglia, ormai, si chiama sem-

pre più Nichi Vendola. E Vendola vince anche su tutte le liste a suo sostegno. E Vendola non è il Pd. E Vendola, forte del consenso ricevu-to, guardando al futuro politico na-zionale che potrebbe giocare, non consentirà a nessuno di minare il suo trionfo con “inquinamenti” nella nuova Giunta. Non ci sarà posto per sospettati e per ricatti che potreb-bero muovergli le forze politiche.

Impari il Pd dal metodo di lavoro de “Le fabbriche di Nichi”: si met-ta a lavorare tra la gente, non si di-sperda in estenuanti inutili litigi in-terni, intercetti il voto di protesta e decida una volta per tutte se vuole essere carne o pesce. La smetta di inseguire Antonio Di Pietro e i suoi giudici strillanti. Si dia soprattutto una struttura interna davvero de-

mocratica.Intanto, è la seconda volta che

Vendola sconfigge Raffaele Fitto. Anzi, come dice la Adriana Poli Bortone che non ha raggiunto con la sua lista il fatidico 4%, “Vendola ringrazi Fitto per la seconda volta. E’ grazie a Fitto se conquista la pre-sidenza della Regione”. Il Pdl ce l’ha messo proprio tutta a riconsegnare la Regione al centrosinistra. L’unico vero sconfitto in questa elezione è Fitto. Dovute le sue dimissioni, an-che se scontatamente respinte.

Molti hanno avuto difficoltà a votare Pdl perché il candidato pre-sidente, Rocco Palese, o era poco conosciuto ai molti, o è stato consi-derato come “l’uomo di … Fitto”.

Pdl da una parte e Pd dall’altra ora hanno di che riflettere.

Hanno da riorganizzarsi al loro interno in questo lungo vuoto elet-torale verso il quale ci stiamo diri-gendo.

Tre anni senza votazioni possono dare l’opportunità a questi partiti di organizzarsi seriamente, di fare scelte programmatiche adeguate e di eleggersi una nuova classe di-rigente all’altezza delle attese di un territorio che ha tutte le potenziali-tà per rilanciare il suo sviluppo.

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N° 3 - APRILE 20104

Siamo alla vigilia del voto per il rinnovo delle cariche all’interno della BCC di Al-

berobello e Sammichele di Bari: Presidente, Consiglio di Ammini-strazione, Collegio dei Revisori dei Conti, Collegio dei Probiviri.

Inutile negarlo. Il Presidente uscente ed il suo Consiglio di Am-ministrazione, per quanto sempre in sella, questa volta - dopo le mo-difiche statutarie approvate - si trovano nella singolare condizio-ne di chi, a furia di non avere occhi per vedere e orecchie per sentire, giorno dopo giorno, si stanno se-gando il ramo dell’albero su cui sono seduti.

Forse non ne hanno consape-volezza gli amministratori uscenti. Forse non hanno la possibilità o la voglia di allungare le antenne per capire.

E’ molto grave il danno di im-magine che hanno procurato all’Azienda, alla BCC, con le espul-sioni in massa dei soci che, in più di una tornata, hanno fatto, in questo passato mandato. Tutte con le stesse motivazioni, assolu-tamente generiche.

I soci, la vera ricchezza di una

partecipazione possa essere pri-vato proprio della possibilità di misurarsi con un’altra lista “anta-gonista”?

Con altri soci che decidono di volersi proporre per dare il loro contributo alla gestione?

Non c’è seconda lista perché è inutile “partecipare”, tanto, non si ha diritto ad alcuna rappresen-tanza democratica: non dico in percentuale ai voti che riceve ogni singola lista, ma almeno in simbo-

BCC, invece, vanno coccolati, se necessario, sostenuti e stimolati nelle loro attività e nelle loro pic-cole o grandi possibilità e bisogni.

Di tutto questo non trapela niente. Chi è nel bisogno, tace o soccombe.

Errore imperdonabile le epura-zioni collettive: Presidente e CdA si sono fatti da soli un danno enor-me e la responsabilità non può che essere attribuita se non esclu-sivamente a loro che ne sono stati gli artefici.

Non è dato di sapere se nel CdA c’è stato dibattito su provvedi-menti così gravi. Invece, dai tempi di durata di un CdA riportati nei verbali, c’è solo da dedurre che le gravi sanzioni adottate verso le posizioni personali di quasi tre-cento soci (un dato eclatante per una BCC, per una cooperativa che ha la sua forza proprio nei soci), sono lì a testimoniarlo.

Vito Consoli, il Presidente, con-tinua indisturbato a farsi autogol.

Non sa neanche dar valore alle modifiche statuarie fatte lo scorso anno: lo garantiscono a vita.

Il problema è che quelle scelte non si limitano a colpire solo i sin-goli soci, ma minano la credibilità dell’immagine della BCC stessa,

Bcc: asso piglia tuttocon elezioni scontateOra più che mai sono necessarie scelte etiche coraggiose

forse salvaguardata solo dai dati finali di gestione.

Mi dite, allora, a cosa servono le votazioni del prossimo 25 aprile? Se votare significa scegliere, si sce-glie almeno fra due liste. Se viene presentata una sola lista, si può tranquillamente fare a meno di votare. Basta un solo voto a quella lista per essere eletti: condannati ad amministrare.

E’ possibile accettare, secondo voi, che un momento così alto di

di FRANCO DERAMO

l ’ inchiesta: Bcc l’ inchiesta: Bcc

Il presidente Vito Consoli legge la relazione di bilancio del 2008

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lica, seppur minima, assegnazio-ne.

Il risultato della volta scorsa par-la chiaro.

Di fatto, siamo arrivati ad un si-stema di gestione assolutista.

Con il vigente regolamento elettorale per il rinnovo delle cari-che sociali chi è quel pazzo che ha l’ardire di osare di sfidare un siste-ma di potere così garantito?

Nessuno.Sarebbe da folle.

E se ci dovesse provare, il rischio è che anzicchè essere considera-to come un socio che ha voglia di dare il suo contributo, rischia o viene solo … espulso. Così, al danno può aggiungersi, come già accaduto, anche la beffa.

Chi può sanare questa situa-zione a dir poco singolare, certa-mente anomala?

Solo l’Assemblea dei Soci, se correttamente guidata a fare scel-te responsabili da amministratori illuminati e democratici. In man-canza, il risultato è e rimane il pa-teracchio esistente.

Interessa tutto questo all’IC-CREA?

Interessa alla Banca d’Italia?Non saprei dire.Chi vigila su queste manovre,

su queste distorsioni, su queste forzature che, ove mai inizialmen-te fatte in perfetta buonafede, determinano questi risultati aber-ranti dei quali e sui quali occorre riflettere con pacatezza durante tutta la vigenza del mandato?

Ci piacerebbe saperlo. Lo rac-conteremmo anche noi, se infor-mati, a tutti i soci.

In ogni competizione, bisogna cercare di vincere, mai di stravin-cere, annientando magari l’altra squadra, il candidato concorren-te. L’opposizione, in un sistema democratico, se non ci fosse, bi-sognerebbe inventarsela, costru-irla anche a tavolino. Ovviamente purchè ci siano le regole giuste per farlo. Nella nostra BCC non ci sono le regole per poter creare una minoranza. Per dare voce a chi la pensa diversamente da chi governa.

Esiste, invece, la regola dell’asso pigliatutto.

E’ l’opposizione che, di fatto, fa diventare grande un leader, ne esalta di fatto il lavoro che svolge. Un simile leader non “zittisce”, non “annulla” la sua opposizione, non la espelle, non la sopprime, non la fa fuori prima che nasca, ma la chiama, nel rispetto dei ruoli, alla corresponsabilità democratica, alla partecipazione. Cresce tutta la compagine societaria in questo modo. Ma questo lo fanno i gran-di, gli illuminati, non i tagliatori di teste: ce lo insegna la storia degli Stati, dei partiti, delle associazio-ni, delle cooperative.

Non lo fa certamente chi pensa che il “nemico” fa solo ombra ed è da eliminare, forse anche… fisica-mente. La storia ci ha tramandato tante drammatiche esperienze non tollerate dai regimi totalitari.

Anche in una cooperativa può accadere questo?

Il sistema elettorale, il regola-mento elettorale di fatto fa que-sto. Crea questi danni.

Nella BCC di Alberobello e Sam-michele di Bari gli strumenti elet-tivi sono privi di etica, non sono democratici.

Non senza rammarico, possia-mo dire che la nostra è una so-cietà in cui il disvalore assurge a valore.

Il tempo, ove mai le intenzioni iniziali fossero state accettabili, hanno dimostrato tutti i limiti di quella scelta scellerata e le dege-nerazioni che da essa nascono.

Se queste cose non le dicessi-mo con la franchezza necessaria, saremmo solo degli ipocriti.

Una cooperativa di credito so-lidaristico, nato da certi principi e da certi valori, non può nascon-dersi questa verità e trarne le do-

vute conseguenze.Andiamo a rileggerci tutta la

storia delle gloriose Casse Rurali e Artigiane da cui deriviamo e di cui dovremmo esserne la continuità.

Tutto confligge, invece, con la nostra storia.

Per questo è necessario dirsi tutta la verità sino in fondo: solo rendendo un servizio alla verità si può rendere un servizio alla BCC.

I fatti che sono accaduti recen-temente in altri settori strategici del Paese, ci inducono alla rifles-sione. Il piccolo, spesso, è il proto-tipo di un sistema che si dilata in maniera negativa.

Niente comunque è irreversibi-le, immodificabile. Tutto è perfet-tibile.

Queste considerazioni, sia chia-ro, non vogliono né possono en-trare nel merito della gestione.

Ma, se da un lato le vicende che accadono, la loro eticità organiz-zativa, quella che ne disciplina la rappresentanza, lasciano spazio ad amare considerazioni sulla inaccettabile forza di penetrazio-ne e dilagano a dismisura, dall’al-tro lato sono fiducioso che anche l’attuale classe dirigente, superato il momento elettorale, vorrà auto-nomamente effettuare quella do-verosa riflessione che possa con-durla alla modifica di quelle scelte regolamentari e organizzative che sempre più diventano necessarie, irrinunciabili e indifferibili.

Solo così l’attività e lo sviluppo della BCC diventano centrali, non l’isolamento del leader temuto, costretto a circondarsi di soli uo-mini “devoti”.

Si, detto chiaramente, serve un nuovo, democratico, etico regola-mento elettorale.

“Necessario un nuovo regolamento elettorale”

l ’ inchiesta: Bcc l’ inchiesta: Bcc

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N° 3 - APRILE 20106

Una sentenza che non fa giustiziaingiustizia

è fatta

Abbiamo anticipato nel nu-mero precedente che il Tri-bunale di Bari ha respinto

il ricorso presentato da alcuni soci espulsi nel 2007 da soci della Ban-ca di Credito Cooperativo di Albe-robello e Sammichele di Bari.Evidentemente, questa sentenza, ha “armato” la mano del C.d.A. per procedere con nuove espulsioni.Le prime, fatte subito dopo l’elezio-ne del Consiglio di Amministrazio-ne (agosto 2007); le ultime, fatte alla vigilia del rinnovo delle cari-che sociali (gennaio 2010).Se l’operato del CdA della BCC ci è sempre sembrato incompren-sibile, immotivato e in netta con-traddizione con l’essenza stessa dell’essere banca cooperativa, la sentenza del Tribunale di Bari, ci lascia allibiti.Ingiustizia è fatta!“L’Associazione dei Soci e dei Clien-ti della BCC di Alberobello e Sam-michele di Bari ha seguito attenta-mente tutto l’iter processuale e ha dato la sua assistenza possibile a quanti hanno proposto ricorso”, ha affermato il suo presidente, il prof. Giuseppe Rotolo. Abbiamo chiesto al legale, l’avv. Patrizia Sicoli, di volerci aiutare a

capire. La ringraziamo per questo suo prezioso aiuto che pubblichia-mo integralmente.Vi invitiamo a leggere attenta-mente tutto il cammino fatto, le motivazioni e le ragioni opposte. Niente da fare: evidentemente per il Giudice le stesse sono state con-siderate insufficienti.Eppure, noi abbiamo bisogno di “credere” nella Giustizia.Soprattutto quando le sentenze (come quella di primo grado emes-sa) diventano esecutive.Invece, al danno dell’espulsione, abbiamo dovuto assistere alla bef-fa della condanna e al pagamento per tutti delle relative spese!Con una differenza sostanziale: i soci pagano di tasca loro, la BCC paga con i soldi della banca, cioè con i soldi di tutti.Una lotta impari.L’espulsione da socio, lo strumento adottato, con grande potere di-screzionale.Ma, la mia banca è diversa!Avevamo votato per questo gli amministratori nel 2007?Se lo ricorderanno mai quanti, il 25 aprile 2010, andranno “giulivi” a votare o a “dare” la delega di voto?Ci potrà mai essere davvero GIU-STIZIA?Quando la mia banca potrà es-sere davvero diversa?

F. D.

“Non “abituatevi” mai a rendere giustizia. Ogni sentenza deve provo-

care in voi sempre quel senso quasi religioso di costernazione che vi fece tremare quando, pretori di prima no-mina, doveste pronunciare la vostra prima sentenza…Non ammalatevi mai di quel terribile morbo dei buro-crati che si chiama conformismo…Il giudice che si “abitua” a rendere giustizia è come il sacerdote che si ”abitua” a dire messa”. (P. Calaman-drei, “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”).

Quanti, cultori del diritto e non, ripongono fede nell’idea che la giustizia, sia pur tratteggiata

dall’umana fallibilità, si concretizzi comunque sulle pronunce rese in giudizio.

Ed ove il dictum giurispruden-ziale, inopinatamente, neghi quell’anelito di giustizia, inevitabile è il senso di smarrimento e di sfidu-cia nell’ordine giudiziario.

Tale è la sensazione che si avver-te nella lettura della sentenza, di seguito commentata, dal cui strin-gato ordito motivazionale traspare - a sommesso avviso di chi scrive - tutta la inconsistenza giuridica ed iniquità della decisione resa.

1) Il FattoIl caso giudiziario vede coinvolta

la “Banca di Credito Cooperativo di

Alberobello e Sammichele di Bari” che riveste natura giuridica di so-cietà cooperativa a mutualità pre-valente.

Nell’agosto 2007, il Consiglio di Amministrazione deliberava la esclusione dalla compagine so-cietaria di circa 224 soci.

La decisione veniva resa nota ai soggetti attinti da tale provvedi-mento con una nota a dir poco ge-nerica e assolutamente priva della benché minima motivazione.

In altri termini, non si dava con-tezza alcuna degli addebiti che a ciascuno si muovevano e che giu-stificavano la sua estromissione.

Solo in sede giudiziaria i soci esclusi hanno potuto apprendere le reali ragioni:

- alcuni non avrebbero operato in modo significativo con la Banca

- alcuni non avrebbero avuto all’epoca della esclusione alcun rapporto bancario

- alcuni avrebbero recato danno alla BCC per aver intentato causa

- alcuni versavano in situazione debitoria grave.

2) L’iter Giudiziario

Molti dei soci esclusi, ritenendo ingiusta la propria esclusione, han-no incardinato un giudizio di oppo-sizione chiedendo l’annullamento di detta delibera e la riammissione nella compagine societaria.

Nel corso delle varie fasi proce-durali, il Collegio giudicante ha tentato più volte di esperire il ten-tativo di conciliazione, esortando vivamente l’Organo sociale della BCC al riesame di tutte le posizioni bancarie.

Gli stessi soci esclusi hanno, a

tal fine, formulato istanza di riam-missione chiedendo al C.d.A. di disporre, previo riesame, la revoca della delibera di esclusione, con l’impegno ad attivare entro breve termine i rapporti bancari ritenuti “non significativi” e ad abbandona-re l’azione giudiziaria intrapresa.

A tale tentativo di bonario componimento la BCC ha, però, opposto un immotivato rifiuto.

Siffatta posizione intransigente, tuttavia, mal si conciliava con le riammissioni nella compagine so-cietaria di molti dei ricorrenti, deli-berate subito dopo l’instaurazione del giudizio.

Pur persistendo le originarie ra-gioni che ne avevano motivato l’estromissione, singolarmente, al-cuni vengono riammessi!

L’azione giudiziaria intrapresa, dunque, ha sortito qualche effetto positivo!

Il convincimento del Tribunale, tuttavia, non lasciava ben sperare sull’accoglimento del ricorso.

Nel corso del procedimento di merito, difatti, il Giudice, lasciando chiaramente intravedere l’esito ne-gativo della causa, ha invitato tutti i soci esclusi a rinunciare agli atti del giudizio per evitare così la condan-na alle spese di causa.

Non tutti i ricorrenti hanno, tut-tavia, ritenuto di accogliere tale proposta di definizione transattiva ed il giudizio, anche per la espressa volontà di alcuni, è così proseguito sino alla sentenza. La rinuncia agli atti, difatti, avrebbe loro precluso il diritto di impugnare nuovamente la delibera di esclusione e, pertan-to, di poter riacquisire la qualità di socio.

Non essendo pervenute tutte le

di PATRIZIA SICOLI *

l ’ inchiesta: BCC l’inchiesta: BCC

La parola all’esperto

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dichiarazioni di rinuncia, la difesa della BCC ha ritenuto di non accet-tarne nessuna ed il Collegio giudi-cante si è, così, riservato per la de-cisione. La rinuncia agli atti, difatti, secondo noto principio proces-sualcivilistico, deve essere “accetta-ta” dalla controparte perché possa avere valenza giuridica e consenti-re l’abbandono del giudizio.

Questa è la ragione per cui il Tri-bunale ha, poi, esteso la pronuncia a tutti i litisconsorti, ivi compresi i rinuncianti, rigettando la domanda dagli stessi avanzata sebbene con statuizioni che sul piano logico e giuridico sono indubbiamente ec-cepibili.

3) I vizi di legittimità dedotti

Le ragioni di diritto che hanno indotto a ritenere illegittima la de-libera di esclusione e, pertanto, ad impugnarla in sede giudiziaria affe-riscono il procedimento di adozio-ne e notificazione.

In altri termini, il provvedimento di estromissione è stato adottato in spregio alle previsioni statutarie che ne ordinavano l’iter procedi-mentale.

Questi, i vizi procedurali e di me-rito dedotti in sede giudiziale:

1. estrema genericità ed illegitti-mità della delibera

2. omessa comunicazione ai soci delle ragioni della esclusione

3. elusione della norma statutaria art. 14 lett. d) Statuto Sociale

4. nullità della clausola statutaria invocata nella delibera.

3) Il difetto di motivazione della delibera gravata

L’importanza della motivazione è innegabile ove si consideri che l’esclusione è, sostanzialmente, un provvedimento sanzionatorio che, privando della qualità di socio, lede gli interessi del soggetto estromes-so.

Ebbene, la delibera di esclusione era, stranamente, sorretta da una scarna motivazione e le con-testa-zioni elevate ai soci articolate in modo del tutto generico e appros-simativo.

Sostanzialmente, vi era una moti-vazione unica per tutte le oltre 200 posizioni sociali, parafrasata con elementari artifici linguistici, ma in nessuna si dava atto:

a. del tempo da cui il socio non intratteneva rapporti con la Banca

b. della reiterazione della con-dotta antisociale ovvero di quel

ripetuto disinteresse del socio che ai sensi dell’art. 14 lett. d) giustifi-cherebbe la sua esclusione

c. della ragione o dei criteri in virtù dei quali il rapporto era stato giudicato “non significativo”.

4) L’omesso richiamo specifico

Molti dei soci sono stati estro-messi in forza dell’art. 14 lett. d) dello Statuto Sociale.

Ebbene, tale noma interna, avrebbe potuto trovare applicazio-ne solo ove il socio avesse mostrato “nonostante specifico richiamo del consiglio di amministrazione, palese e ripetuto disinteresse per l’attività della Società, omet-tendo di operare in modo significa-tivo con essa”.

In altri termini, prima di proce-dere alla estromissione del socio, intesa comunque quale estrema ratio, detta previsione statutaria esige che:

1. si proceda ad un previo richia-mo “specifico” ossia individuale del socio, un monito che dia atto e contesti le irregolarità afferenti la singola posizione bancaria;

2. il disinteresse sia palese e ri-petuto. Tale condizione si rivelava insussistente per tutti i soci ricor-renti.

Fedelmente al testo normativo, dunque:

a. il richiamo avrebbe dovuto es-sere “specifico”, e non “generico” o meglio, avrebbe dovuto dare atto al “singolo” socio del suo specifico inadempimento;

b. nel periodo compreso tra il richiamo e la esclusione il C.d.A. avrebbe dovuto accertare la reite-razione della condotta antisociale (palese e ripetuto disinteresse per l’attività societaria).

Siffatta previsione statutaria è stata inspiegabilmente violata.

Nessun richiamo specifico è mai pervenuto ai soci esclusi.

Pochissimi giorni prima della esclusione ed in pieno periodo estivo, i soci ricevono, però, una nota assolutamente identica con la quale vengono esortati a coopera-re con la Banca.

Il senso di tale invito non è stato inteso quale richiamo non rivesten-do quei caratteri di specificità pre-visti dalla riferita norma statutaria.

Nessun riferimento alla posi-zione bancaria del socio ed al suo inadempimento, ma una semplice esortazione dal tono “amichevole”.

Ma vi è di più!Siffatta nota, non solo non in-

tegrava gli estremi di un richiamo specifico ma, cosa ancor più rile-vante è che fosse pervenuta ai soci nei primi giorni di agosto, in pieno periodo estivo.

L’esclusione è stata deliberata il 29 agosto, dunque, dopo pochissi-mi giorni.

Sia lecito chiedersi in quale modo sarebbe stato possibile per i soci esclusi, in pochissimi giorni da tale “richiamo” e in pieno periodo estivo, durante il quale molti erano lontani dalla propria residenza ed il personale di banca in ferie, darvi seguito con l’attivazione di nuovi rapporti bancari.

5) Le celate ragioni della esclusione

Per conoscere le ragioni sottese alla propria esclusione i soci hanno dovuto adire, sopportandone il co-sto, l’Autorità Giudiziaria.

La nota che informava della estro-missione consisteva, di fatto, in un modulo prestampato, assoluta-mente identico, per tutti i 224 soci

esclusi, nella forma e nei contenuti, del seguente tenore letterale:

“il Consiglio di Amministrazio-ne, previo accertamento, nella seduta del 29.08.2007 ha delibe-rato la Sua esclusione da questa Società, a norma dell’art.14 dello Statuto vigente.”

La struttura di siffatta comunica-zione è - per pacifica giurispruden-za – assolutamente priva di validità giuridica atteso che:

1. non informa circa la condotta contraria ai doveri sociali ascritta al singolo socio che ne avrebbe legit-timato la sua estromissione;

2. invoca la norma interna di cui all’art. 14 Statuto Sociale ometten-do di indicare quale delle svariate e dissimili ipotesi normative ivi ti-pizzate sia stata applicata a ciascun escluso;

3. non allega (né può supplire) il vero provvedimento espulsivo, os-sia la delibera gravata.

La comunicazione degli addebiti che motivano la estromissione - statuisce la Suprema Corte - è con-dizione imprescindibile per poter allestire una valida difesa nel me-rito. (Cass. 19 novembre 1979, n. 6027; C. Cass. 9 maggio 2008, n. 11558).

Ai soci esclusi pertanto era stato negato:

1. il diritto di conoscere le ragioni della propria estromissione

2. il diritto di apprestare una vali-da difesa nel merito.

In altri termini, il socio estromes-so, non conoscendo la reale ragio-ne della sua esclusione, non può validamente difendere la sua posi-zione in giudizio.

5) La indeterminatezza della norma statutaria

E’ noto il principio secondo cui

l ’ inchiesta: BCC l’inchiesta: BCC

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Le ultime di Gustavo

Risultati elettorali: di pessima Lega.•Palese con Fitto. No. SconFitto.•I non eletti: Raffaele Nigro, ovvero Nigro amaro. • Michele Salomone: l’Italia dei dolori. Giovanni Scopertino.L’argomento del giorno: pedofollia.•Puglia: Regione da enucleare.•Montaguto: la Puglia ha perso il treno.•La ferrovia frana: il Governo frena!•Musica nordista: la “Bossinova”.•Fini. Il destino francese di Fini: Finì.•Il dramma di Bari: sono finiti i baresi. Infatti due sono Tarantini, una è •Cosentino, uno è Emiliano, uno è Tedesco, uno è Greco, uno è Russo, uno è Palese, uno è Mantovano, uno Amalfitano, uno Leccese e uno è Sannicandro. Il Cavaliere ha visitato Milano: •- Eccellenza cosa l’ha colpita di più? “Il Duomo”.Emergency: fuoriStrada.•Buttiglione: che fiasco!•Il Petruzzelli rischia di crollare: bisogna rifare le Fondazioni!•Il mondo del calcio sotto processo: tutti Moggi Moggi!•Gillet: Capitano di Ventura.•Bari: squadra di sVentura.•

Gustavo Delgado

una norma strutturata in modo ge-nerico consente, attraverso le sue maglie, interpretazioni ed applica-zioni arbitrarie.

Tale è la considerazione fatta in

ordine alla norma statutaria, art. 14 Statuto Sociale, applicata dal C.d.A.

Detta previsione difetta visibil-mente del requisito di tassatività e determinatezza nella parte in cui

definisce “genericamente” quelle fattispecie riservate alla discrezio-nalità del C.d.A. consentendogli di sussumervi qualsiasi condotta del socio che, a suo mero arbitrio, arrechi danno alla Banca.

Si pensi che a molti dei soci estro-messi è stata contestata l’assenza di rapporti bancari “significativi”.

Ma quando i rapporti devono ri-tenersi tali?

La norma non pone alcun cri-terio discretivo né chiarisce il senso della condizione di “signi-ficatività”.

Il titolare di un semplice conto corrente (si pensi ad un pensionato) le cui operazioni bancarie si limita-no alla movimentazione del conto, come per molti dei soci esclusi, opera in modo significativo?

6) La sentenza

Il Tribunale di Bari ha reso una sentenza a dir poco iniqua e lo stes-so impianto argomentativo che sorregge il decisum si rivela inspie-gabilmente contraddittorio.

Accedendo alla singolare tesi pa-trocinata dal Giudicante, difatti:

1. la delibera non deve essere tra-smessa in forma integrale, pur do-vendo risultare idonea a rendere edotto il socio delle ragioni della esclusione.

Sia lecito chiedersi dove siano, nella riferita nota informativa, le ragioni sottese alle singole esclu-

sioni.Questo il testo notificato a tutti i

soci esclusi: “Il Consiglio di Ammi-nistrazione, previo accertamento, nella seduta del 29.08.2007 ha de-liberato la Sua esclusione da questa Società, a norma dell’art.14 dello Statuto vigente.”

Non ve ne è traccia alcuna!2. La prolungata mancanza di

rapporti o di rapporti significativi con la Banca sarebbe grave ina-dempimento.

Traspare chiaramente l’adozione da parte del Giudicante di un crite-rio di valutazione della condotta te-nuta dai soci esclusi ingiustamente più rigoroso rispetto a quello riser-vato all’Organo sociale.

Mentre la mancanza di rapporti significativi sarebbe grave inadem-pimento del socio legittimante la sua estromissione, la evidente e provata violazione delle norme sociali ad opera del C.d.A. non sa-rebbe, per contro, suscettiva di con-danna alcuna.

Con buona pace dei principi che ordinano il rapporto societa-rio, il dovere di osservare lo Sta-tuto Sociale graverebbe, dunque, solo sui soci che, cosa ancor più grave, di detto rapporto, sono la parte più debole.

3. Le cause di esclusione contem-plate dalla norma statutaria sareb-bero determinabili.

Il dictum giurisprudenziale, poi, non è affatto condivisibile per quel che concerne la nullità della norma interna di cui all’art. 14.

La determinabilità di una fatti-specie consente – com’è noto – ampi margini di discrezionalità e nessuna certezza vi è che l’esercizio di tale potere non trasmodi poi in arbitrio.

Tale pronuncia, dunque, ha finito per legittimare una esclusione in-negabilmente ingiusta perché resa in stridente contrasto con il noto principio di mutualità cooperativa e con il modello di banca “etica e solidale” cui la BCC dovrebbe ten-dere.

“Giacchè il Giudice non siede per amministrare secondo favore la giu-stizia, ma per giudicare se-condo giustizia. Egli ha giurato infatti non di favorire a suo capriccio il tale o il tal altro, ma di giudicare secondo le leggi”. (Platone, Apologia di Socra-te).

Per muovere gli animi ad una ri-flessione critica.

* [email protected]

l ’ inchiesta: BCC

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N° 3 - APRILE 2010 9

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N° 3 - APRILE 201010

Si è “sfogata”, finalmente. Sì, Consiglio comunale ridotto a sfogatoio: gra-

vissimo. Deprimente, mortificante per

chi assiste, vergognoso per la protagonista.

L’assessore alla Cultura ed all’Ambiente del Comune di Sam-michele di Bari, Alessandra Mor-gese, ha perso la calma. Finora, forse, era riuscita a contenersi. Nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, invece, non vedeva l’ora di svolgere la sua arringa. E’ salita in “cattedra”. Pensava forse di essere a scuola: poveri bambi-ni!

Un lunghissimo intervento pre-liminare. L’estrema perorazione.

Che disastro: una reazione scomposta.

Una mortificante, scadente ini-ziativa, disdicevole sia del ruolo di consigliere, di pubblico ammi-nistratore, soprattutto offensiva del luogo nel quale è stata pro-

di VALENTINO SGARAMELLA nunciata: il Consiglio comunale. Organismo ormai ridotto a luogo delle invettive e degli improperi, dell’isteria e delle contumelie.

Spettacolo, sì tale è stato, sen-za pagare biglietto, indegno ed indecente.

Consumato nel silenzio e con l’assenso di Sindaco (spettato-re muto e indifferente) e di otto consiglieri di maggioranza che hanno lasciato fare senza proffe-rir parola, da Laera capogruppo (di chi?) a Spinelli Vito Leonardo (veterano della politica dal quale, invano, aspettiamo di meglio), a Dina Munno che, non sappiamo se e quanto condivide simili bas-sezze, trincerata dietro l’eterna gomma masticata.

E poi, sapete tutti che altri con-siglieri (Magistro e Perrucci) questo ruolo lo svolgono a mille chilometri di distanza o per cor-rispondenza. Per carità: assenti giustificati!!!

Questa volta, assente pure il vice sindaco Leonardo Decatal-do.

Il tutto con buona pace del “buon governo”, della ricerca e della costruzione del “bene co-mune”, per sollevare una comuni-tà che affossa nella paralisi e nel degrado più totale.

Immediatamente dopo l’ul-tima nota dell’Inno tricolore, in apertura di seduta, ha chiesto ne-vroticamente la parola Alessan-dra Morgese, dando vita ad una plateale esibizione che di politico non ha nulla. L’intento, evidente-mente, era quello di riversare un bidone di rifiuti sui banchi della minoranza, e non solo. Parliamo di rifiuti politici, non dell’amian-to che, è sempre l’Assessore che parla, desidera incapsulare sulla propria testa. Non dei 10 frigori-feri che, a detta dello stesso As-sessore, si accumulano in pros-simità dei cassonetti. Preoccupa che, inconsciamente, la Morgese dimostra di non sentirsi adegua-ta al ruolo. Lo testimonia anche il fatto che talvolta si rivolge al ca-pogruppo della minoranza con l’appellativo di “sindaco Boscia”,

con buona pace del sindaco Ta-teo che dimostra di essere sem-pre più come su un ring: “suo-nato”, passivo, vittima anche del fuoco amico.

Ma cosa è accaduto?Anzitutto, l’Assessore, con fare

e con dire minaccioso, ha fatto una premessa e una promessa: “Mi assenterò ogni volta che la minoranza convocherà un Consi-glio comunale, quando c’è solo da discutere un suo ordine del giorno. Adesso governiamo noi, sembra invece che a governare siate voi!!” ciò, a giustifica delle sue recenti continuative assenze dalla mas-sima Assise democratica. Questo perchè, a suo dire, quello posto in essere dall’opposizione è “il te-atrino della politica”, un palcosce-nico ove esibirsi.

Queste affermazioni sono di inaudita gravità!

Sono inaccettabili, antidemo-cratiche. Sono lontane anni luce da quello che deve essere il Con-siglio comunale. Sono offensive del ruolo della minoranza e della

lo sfogo!offesa al Consiglio Comunale

Sammichele di Bari Sammichele di Bari

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N° 3 - APRILE 2010 11

stessa maggioranza.L’assessore Morgese, forse, non

sa, ma dovrebbe sapere, che in una istituzione i ruoli sono im-personali e obbligatori.

La maggioranza e la minoran-za sono lì a rappresentare fet-te dell’intero elettorato, non le proprie persone. Non viviamo in regime assembleare, ma in una democrazia rappresentativa. Un governo ha l’onere e l’onore di amministrare. La minoranza ha il diritto e dovere di fare le pulci. E’ l’organo di controllo sull’attività amministrativa. Sulla qualità di questa opposizione (finalmente fatta nel merito, non con super-ficialità), come su quello della maggioranza, deciderà il popolo sovrano, non Alessandra Mor-gese. Se l’Assessore si arroga il diritto di sostituirsi anche alla minoranza, a rischio è la tenuta democratica del sistema.

C’è presunzione, povertà politi-ca, in tutto questo. E, chissà, una recondita superbia derivante da un frainteso ruolo di amministra-

tore. Ma un ministro è servo della comunità, non il suo padrone.

Sarebbe stato sufficiente liqui-dare in poche battute la questio-ne.

Se un consigliere rivolge un’ac-cusa, devi limitarti a dimostrare la correttezza del tuo comporta-mento. La calma e la freddezza derivano dal fatto che tu non hai nulla di personale contro il con-sigliere Filippo Boscia. Perchè, invece, ricordare i contenuti di un colloquio non istituzionale con l’allora Sindaco in cui Boscia avrebbe ricordato di avere te-nuto sulle ginocchia la Morgese quando era bambina? Cosa c’en-tra questo con l’amministrazione di un Comune? E perchè rifare la storia del padiglione multimedia-le, con tutti i dettagli, del sansifi-cio e di 5 anni di giunta Boscia, vi-sto che l’accusa si riferiva ad una gara d’appalto?

La lista Tateo ha vinto le elezio-ni. Ora è costretta a governare. Se l’opposizione rivolge una critica, non puoi difenderti ricordando

gli errori altrui, quasi a dare in pasto una giustificazione che legittimi il detto: tutti colpevoli, nessun colpevole.

A proposito di compiti e doveri, l’Assessore sostiene che la firma su quella busta sarebbe legata ad una mera “presenza testimoniale”. Richiesta da chi, da quale nor-ma? Costituirsi testimoni perché possano emergere illegalità o ve-dersi giudicata, la gara del panet-tone di Natale, illegittima o poco trasparente?

Perplessità, errori e dubbi re-stano tutti. La gravità resta. Un Assessore firma per rendere legit-tima la procedura con cui si è svol-ta una gara d’appalto e la decisio-ne che ha sancito quale sarebbe stata l’offerta più vantaggiosa per l’ente. Ossia, l’amministratore si arroga, in tal modo, un ruolo di supervisione della gara. Il rischio di un potenziale interesse privato in un atto d’ufficio resta.

Restano soprattutto la gravità delle affermazioni fatte circa ruo-lo e funzionamento del Consiglio

comunale.Il sindaco Natale Tateo non

può tacere, non può consentire che quell’Organismo sia il vomi-tatoio di risentimenti personali, fatto con la presunzione di voler dare… una lezione.

Qualcuno, dai partiti, dia un se-gno di resipiscenza. Spieghi che lì, anche se si è maestro o maestra nella professione, di fronte non ci sono alunni (che a scuola merita-no comunque grande rispetto e attenzione), ma rappresentanti del popolo, democraticamente eletti: da rispettare nei ruoli di maggioranza e di minoranza.

Chiediamo al Sindaco Tateo: perché tace? Possibile che chi governa debba farsi scippare si-stematicamente l’iniziativa dalla minoranza? La Morgese deve prendersela con il primo cittadi-no e con sé stessa se non si ha nulla da proporre al pubblico di-battito. Altro che assentarsi!

Chi ha bisogno di sfogarsi, in-vece, vada altrove, non offenda il Consiglio comunale.

Sammichele di Bari Sammichele di Bari

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N° 3 - APRILE 201012

Varata una spesa per i pasti nella scuola senza copertura finanziaria

Una mensa... senza soldima accade anche questo

L’ultima riunione di Con-siglio comunale aveva altri argomenti in discus-

sione. Anzitutto, la istituzione di un servizio di mensa scolastica per la scuola secondaria di pri-mo grado. Esaminiamo in breve il provvedimento. Si tratta di un cosiddetto servizio a domanda individuale. In pratica, il Comune gestisce un’attività utilizzata su richiesta specifica dell’utente, i genitori degli alunni che per due giorni la settimana usufruiscono della mensa per i propri figli. Per questo servizio, il Comune affida l’acquisto delle derrate alimenta-ri, il trasporto dei pasti, la cucina, la distribuzione delle pietanze e pulizia dei tavoli ad una ditta spe-cializzata.

Per il costo, il Comune provve-de in parte, ma le famiglie com-partecipano.

Nel caso di Sammichele di Bari, il rapporto contrattuale con la ditta è scaduto il 31 marzo 2010. L’Amministrazione comunale ha l’intenzione di procedere in re-gime di proroga per proseguire fino al termine dell’anno scolasti-co. Per ogni pasto il costo è pari a 2,70 euro. E’ evidente che l’en-

di VALENTINO SGARAMELLAte locale sopporta una spesa. Va quantificata. L’assessore con dele-ga alla Pubblica istruzione, Linda Savino Vittore, si è presentata in Aula senza uno straccio di previ-sione di spesa.

Ma c’è di più. Il Testo Unico degli Enti Locali,

all’articolo 172, comma 1 lette-ra e) stabilisce che al bilancio di previsione sono allegati vari do-cumenti tra cui “le deliberazioni con le quali sono determinati, per l’esercizio successivo, le tariffe [...] per i servizi locali, nonché, per i servizi a domanda individuale, i tassi di copertura in percentuale del costo di gestione dei servizi stessi”.

Il problema è che il bilancio di previsione, che, per legge, do-vrebbe essere approvato ad inizio anno, non è stato ancora presen-tato al Consiglio comunale. Vec-chie abitudini, comuni alle Giunte di vario colore.

Nel bilancio di previsione, per ciascuna spesa è prevista la co-pertura finanziaria. Ossia, devi dimostrare con quali entrate puoi coprire quella spesa. Non puoi prevedere una spesa se non l’hai per tempo inserita in un apposito capitolo del bilancio di previsione. E’ illegittimo. Ed è anche rischioso.

Se il bilancio di previsione, per assurdo, non dovesse essere ap-provato, chi pagherebbe in solido dinanzi alla Corte dei Conti?

A fronte di tutto questo ed all’in-calzare della minoranza che si in-filava al volo nelle maglie larghe di un provvedimento illegittimo, l’assessore Savino Vittore pensa-va di metterci una toppa in que-sto modo: “Il servizio è a carattere sperimentale, serve per valutare eventuali criticità”. Difficile da cre-dere. La mensa viene affidata alla stessa ditta con la quale è scaduto il contratto, il 31 marzo. Lo stan-no rinnovando per consentire l’espletamento del servizio fino al termine dell’anno scolastico, os-sia al 31 maggio.

Il problema è che il servizio, co-munque, non può essere avviato prima dell’approvazione del bi-lancio di previsione, ossia dopo la metà di aprile. Quindi, si approva una deliberazione illegittima in tutta fretta per un mese di durata del servizio.

La risposta della Savino Vittore: “Nell’approvando bilancio di pre-visione 2010, andremo a modifi-care le tariffe relative ai servizi a domanda individuale”.

Questa è la classica risposta di chi non sa cosa dire ma deve pur

dire qualcosa. Il problema è completamente

diverso. Non puoi approvare un impe-

gno di spesa prima del bilancio. La domanda finale è: perchè tut-

ta questa frenesia nel non volere attendere? Che rapporti esistono con la ditta che è affidataria?

Ma non finisce qui. Il punto successivo all’ordine

del giorno dei lavori, prevedeva l’approvazione di un Regolamen-to della mensa scolastica.

La minoranza ha chiesto di ap-portare delle modifiche. C’è stata una riunione ristretta con Maria Costantina Ieva, Segretaria co-munale, alla presenza dei rappre-sentanti di maggioranza e mino-ranza. Ne è nato uno scontro. La minoranza accusava la Segretaria di aver perso la calma, contestan-do l’ora ormai tarda (le 22:00). Al rientro, il Sindaco si faceva latore delle scuse della funzionaria. Ma la tensione politica permaneva. Lo stesso Assessore Vito Leonar-do Spinelli ad un certo punto, levatosi in piedi, ha esclamato ai suoi colleghi di maggioranza: “quando ero in minoranza, a me è stata sempre data la possibilità di portare modifiche sui regolamen-ti comunali”.

E, colpo di scena, gli assessori Dina Munno e Vito Leonardo Spi-nelli si sono astenuti, al momento di votare.

Il Regolamento è stato approva-to con una maggioranza risicata viste le assenze del vice-Sindaco, Leonardo De Cataldo e dei con-siglieri Mauro Magistro e Giu-seppe Perrucci.

Una maggioranza allo sbando.

Sammichele di Bari Sammichele di Bari

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N° 3 - APRILE 2010 13

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E’accaduto che, nel pre-cedente Consiglio co-munale, l’assessore alla

Cultura ed all’Ambiente Alessan-dra Morgese era assente. L’orga-no consiliare era stato convocato dalla minoranza, come sempre più spesso accade. E’ scontato che se una maggioranza non ha ar-gomenti da proporre per mesi, si desume che la comunità non ha problemi. Quello è il paese delle meraviglie, in cui tutto funziona alla perfezione. Ed è naturale che la minoranza ne approfitti per con-vocare un Consiglio comunale.

Il capogruppo di minoranza Fi-lippo Boscia aveva sollevato una questione relativa ad un appalto le cui procedure si sono dimostrate perlomeno anomale. E la questio-ne riguardava in prima persona la Morgese. In poche parole, la Re-gione Puglia mette a disposizione 45 mila euro di finanziamento sta-tale. Altri 5 mila sono comunali. E’ un Accordo di Programma Quadro denominato “Fonti della storia”. Si tratta della revisione e pubblica-zione dell’inventario dell’archivio storico comunale. La gara d’appal-to serviva ad aggiudicare questi lavori ad una ditta specializzata nel settore. I problemi sono due.

Anzitutto, il Comune bandisce la gara. Si presume che intenda

Il fatto: ricostruzione di un appalto anomalo

Se due giornisembran pochi

consentire la partecipazione al maggior numero possibile di im-prese. Questo serve all’ente locale per scegliere l’offerta più vantag-giosa. In tal caso, devi rendere pubblico e preannunciare con lar-go anticipo i termini ed i contenu-ti della gara e la documentazione richiesta. Devi dare alle imprese di Giovinazzo o Minervino Murge, poniamo il caso, il tempo per pre-parare la documentazione neces-saria. Altrimenti, parteciperà una sola impresa, quella. In questo caso, hai dato due giorni di tem-po, rispetto alla chiusura dei ter-mini. Nemmeno Mandrake sareb-be in grado di preparare quanto richiesto per partecipare alla gara. E’ una questione di una semplicità sconvolgente.

Infatti, si è presentata soltanto la Società Palingenesi SaS, con sede legale a Mottola (Ta). Poi, si è scoperto che anche la documenta-zione di quest’ultima era carente. Ma è passata lo stesso. Su questo l’assessore Morgese non ha forni-to risposte convincenti. Il secondo problema riguardava la presenza di una firma per esteso dell’As-sessore sulla busta contenente l’offerta, in sede di aggiudicazione dell’appalto. E’ illegale che un am-ministratore comunale partecipi alla commissione aggiudicatrice, per evidente potenziale interesse privato negli atti di un ufficio pub-

blico. La Morgese ha dichiarato che la sua era solo una mera presenza testimoniale, richiesta dal Segreta-rio comunale. In sostanza, l’ammi-nistratore avrebbe adempiuto alla semplice richiesta di sottoscrivere

che le procedure burocratiche del-la gara d’appalto erano regolari e che tutto era legittimo. Insomma, tanto rumor per nulla o un misto di ingenuità, imprudenza ed un pizzico di presunzione?

di VALENTINO SGARAMELLA

Il Sindaco Tateo insieme al Segretario Comunale Ieva

Sammichele di Bari Sammichele di Bari

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N° 3 - APRILE 201014

Sammichele di Bari

immobili comunali in vendita?Un’assemblea pubblica per parlare delle criticità del bilancio, ma il grande assente è proprio il bilancio

Il dottor Nicola Paladino, Revisore unico dei conti del Comune

di ROBERTO MASTRANGELO

Quando si fa qualcosa nel verso della trasparenza e del metodo partecipativo

alle scelte che bisogna fare per il fu-turo del nostro Paese, non possiamo che essere daccordo e plaudere.

Ma pensiamo che, proprio in virtù di quella necessaria partecipazione dei cittadini, sia indispensabile, allo-ra, per coerenza e per etica politica, mettere le carte sul tavolo e parlare chiaro.

L’Amministrazione comunale, nei giorni scorsi, ha organizzato una pubblica assemblea con un impor-tantissimo argomento “Criticità di bilancio e programmazione pub-blica” tra recupero e rilancio del ter-ritorio.

Sul piatto della bilancia, sostan-zialmente, alcune esigenze di bilan-cio, per il pagamento di debiti dive-nuti urgentissimi.

L’’Amministrazione si trova a do-ver fronteggiare, a suo dire, spese fuori bilancio, per le quali sta valu-tando anche l’ipotesi di dismettere, vendere, affidare in gestione a terzi e comunque monetizzare alcuni im-mobili comunali.

Il sindaco Natale Tateo nel suo intervento ha sottolineato un elen-co di voci e di spese che il Comune si trova a dover onorare, mentre il Revisore unico dei conti comunale, il dott. Nicola Paladino, ha parlato delle procedure che i Comuni sono tenuti per legge a mettere in atto, tra allegati al bilancio e proprie com-

petenze.Ma la domanda che circolava

nella Biblioteca comunale, sede dell’assemblea, era chiara, anche se non è mai stata fatta direttamente: “dobbiamo vendere gli immobili comunali per onorare debiti fuori bilancio? E se si, quali e come?”

Domanda apprezzabile e che dà merito al sindaco Tateo di uno sfor-zo per coinvolgere i cittadini.

Noi c’eravamo, ed abbiamo ascol-tato attentamente tutti gli inteventi, sia dei politici, dei tecnici e dei sem-plici cittadini, che hanno parlato e discusso su ipotesi e progetti, tra vendita e necessità di riqualificare, tra esigenze di cassa e monetizza-zione e richieste di valorizzazione

sociale e culturale di immobili. Tutto giusto.

Quello che, però, non abbiamo capito, pur ascoltando e riascoltan-do le nostre registrazioni è una cosa semplicissima: “di quanto stiamo parlando?”, “a quanto ammonta il deficit di bilancio?”

Le spese e i debiti confermati dal sindaco, lo ripetiamo, a quanto am-montano? Come possiamo parlare di dismettere questo o quell’immo-bile, di valorizzare questo palazzo o quel palazzetto, di (s)vendere quest’asilo o quel mercato ortofrut-ticolo, se non sappiamo se abbiamo bisogno di 100euro, di 100mila euro o di 100milioni di euro?

Sindaco, ci faccia sapere. Solo con

i conti alla mano è possibile interlo-quire.

Chiedere ai cittadini “cosa ne pensate” senza mettere le carte sul tavolo significa, in fondo, prendere assensi preventivi su un foglio di carta bianca.

Ci scusi, ma non siamo daccordo. Ci dica di quanti soldi il Comune ha bisogno per ripianare questi debiti che lei ha elencato. Una soluzione tutti insieme si potrà sicuramente trovare, sempre se la politica non ci mette i bastoni tra le ruote, o magari solo qualche inutile urlo di troppo.

I numeri si danno in campagna elettorale, finita un anno fa. Durante la gestione occorre fare i conti.

Li stiamo ancora aspettando!

La spurchia fritte

Se mange a pprimavére peccé ié nna chiande ca crésce appiërse e fave de cuézzele.Lavate la spurchië, scallatele pe ngone menute e mettitele a bbagne iìnd’a ll’acqua frédde pe nna dì (tenite la siste a cangià spisse l’acquë). Schelatele, assecuatele, nglelesciatele de pastélle de farine, iove, iacquë e sale e fresci-tele iìnd’a tand’uégghië frevute. Menatenge nû picche de sale e mangia-tavviëlle calle.

Orobanche fritteLe orobanche essendo piante parassite delle fave, si possono gustare solo in primavera.

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50 g di farina2 uova

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A tavola da Candido

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N° 3 - APRILE 2010 15

Che un lavoratore abbia di-ritto alla sua giornata di libertà è sacrosanto. Non

ci permetteremmo mai di negare diritti acquisiti e sanciti dal nostro ordinamento.

Ma al tempo stesso riteniamo che esiste un dovere, quello della con-tinuità di un pubblico servizio, che non può venire meno in qualunque condizione, sia pure di difficoltà.

Il problema di cui stiamo trattan-do è il seguente: a Sammichele, per una situazione contingente, è stato deciso di non effettuare l’apertura del Cimitero di martedì, in corri-spondenza alla giornata di riposo del custode che, per contratto e per suoi diritti di lavoratore, deve effettuare un determinato nume-ro di ore spalmate nella settimana. Considerando che bisogna garanti-re l’apertura nelle domeniche e nei giorni festivi, si è visto riconoscere dall’Amministrazione comunale, di cui è dipendente, la propria giorna-ta di riposo di martedì.

Con buona pace di quanti desi-derano andare a trovare i propri cari proprio in quel giorno o, cosa molto più disgraziata, si trovassero nella si-tuazione di dover accompagnare un proprio estinto nell’ultimo viaggio, proprio di martedì.

Non fraintendeteci. Non stiamo dicendo che il martedì viene nega-to il funerale, ma soltanto che si va incontro ad una procedura burocra-

tica antipatica e perfino complicata in queste particolari situazioni. Biso-gna recuperare le chiavi, garantire l’apertura del camposanto, avvisare i vigili urbani, attenersi ad orari ben precisi (e se la funzione religiosa do-vesse protrarsi che si fa? Contingen-tiamo le preghiere?).

Il punto è questo. Il Cimitero non è un ufficio pubblico, non si va a chiedere un certificato, non si otten-gono delle fotocopie di delibere. Al Cimitero si va a pregare per i propri cari, a portare un fiore sulle tombe, in riflessione e raccoglimento.

E garantire l’accesso al Cimitero, allora, diventa un dovere preciso per chi Amministra il Paese.

Come conciliare il diritto del la-voratore con i diritti dei cittadini? Non sta a noi risolvere i problemi. Compito di chi scrive è quello di se-gnalare le istanze dei cittadini a chi ha il dovere di agire per il loro “bene comune”.

Le strade sono molteplici: dalla sostituzione (ricordate quando Mi-chele l’autista sostituiva il vecchio custode?) del personale, alla riorga-nizzazione degli orari dei dipenden-ti comunali a quella che, forse, è la soluzione più semplice ed imme-diata: rivedere gli orari di apertura cimiteriali e renderli compatibili con l’orario di lavoro del custode.

Magari a lui non piacerà, ma sta lì per lavorare, e non per il suo perso-nale diletto.

di GIUSEPPE PUGLIESE

Chiusura settimanale:non morite di lunedìGiornata libera per il custode, il servizio pubblico che fine fa?

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Page 16: Il Territorio N.3

N° 3 - APRILE 201016

Giacomo Olivieri (Idv: n. 81 preferenze a Sammichele, n. 14.695 preferenze tota-

li): eletto; Tommaso Attanasio (Pdl: n. 83 – n. 9.483): non eletto; Vito Sa-vino (Federazione Sinistra-Verdi: n. 174), un bel riconoscimento perso-nale, anche se non eletto; Gerardo Degennaro (Pd: n. 87 – n. 13.218): eletto; Onofrio Introna (Sinistra Ecologia Libertà: n. 35 – n. 7.447): eletto; un altro circolo Sel, sulla piazzetta del Monumento ai Ca-duti; un circolo pro Pdl sempre nei pressi del Monumento dei Caduti; il nuovo Circolo del Popolo della Li-bertà - per Giammarco Surico (Pdl: n. 366 – n. 10.369): eletto; Vincenzo Divella (la Puglia per Vendola: n. 52 – n. 4.254): non eletto; Marcello Vernola (Udc: n. 47 – n. 3.344): non eletto.

Sono i circoli/comitati elettorali aperti a Sammichele di Bari in occa-sione della passata campagna elet-torale per il rinnovo del Consiglio Regionale.

A questi vanno aggiunti la sezio-ne del PD, in Piazza Vittorio Veneto, la sezione dell’IdV in via Dogali e il rinnovato ed informatizzato Circolo del PdL, inaugurato da Rocco Pale-

di AGOSTINO SPINELLI se e visitato dal ministro Raffaele Fitto.

Alcuni di questi punti di incontro si sono animati in modo partico-lare negli ultimi due o tre giorni di campagna elettorale, in occasione dell’addestramento fatto ai rappre-sentanti di lista.

Un bel gruppo di giovani, “chia-mati” a ricoprire quel ruolo partico-larmente delicato nei seggi.

Nella nostra realtà, quel ruolo è stato remunerato: 50 euro. L’equi-valente di due o tre serate di pizza e birra. Ma ci risulta che sono girate carte telefoniche e buoni benzina.

Un po’ ci siamo illusi: una ventina di giovani presenti contestualmen-te in quelle sezioni, non è merce di tutti i giorni. Insieme per discutere di politica, o di come lavorare per la politica. Un evento.

Nella sezione del PD, ai comizi, non abbiamo visto mai il “popolo” delle primarie. Sappiamo come vie-ne reclutato e mobilitato e da chi, alla bisogna. Non abbiamo visto neanche i componenti il Direttivo sezionale (esiste ancora?). Non ab-biamo visto neanche i consiglieri comunali. Solo qualcuno che si è preso l’incarico di girare da una sede all’altra per coprire forse l’as-senza del coordinatore o per pre-

senzialismo puro. Pochissima gente ai comizi (anche a causa del freddo), quando non si sono tenuti affat-to (anche per l’ora proibitiva, vedi quello di Michele Emiliano).

Chissà perché Vendola non ne ha bucato uno. Intanto, abbiamo regi-strato anche subdola indisponibilità al dibattito politico: solo una ses-santina di persone all’incontro pro-mosso da ‘ plur@le ’ presso il festino di Francesco Netti per il confronto UNORACON (poi divenute tre e mezza) tenuto da Nicola De Barto-lomeo (Palese), Umberto Salinas (IO SUD di Adriana Poli Bortone), Sergio Povia (Pd). Non molti i gio-vani intervenuti. Eppure il tema era dedicato proprio a loro: “Alla ricerca del lavoro in Puglia”.

Comitati. Con la funzione di dare un segnale di presenza attiva in vista delle votazioni. Tenere vivo il nome. Il nome del candidato, più del par-tito, più del programma. Hanno già chiuso il giorno dopo lo scrutinio.

Ci siamo illusi che potessero esse-re presìdi per un dibattito continuo. Eppure, la maggior parte di loro ha vinto. Avrebbero potuto garantire un contatto continuo, permanente con il territorio.

Ci rendiamo conto dei costi, ma non interrompere il dibattito avvia-to è fondamentale. Niente da fare, solo fervore elettorale. Dopo il voto si sbaracca. Missione compiuta: mordi (vota!) e fuggi.

Se questi punti, invece, potessero diventare veri centri di dibattito po-litico il vantaggio sarebbe perma-nente e per tutti.

Niente da fare. Allora, chi una sezione ce l’ha, utilizzi quella. Met-ta all’ordine del giorno l’analisi del voto. Inviti e coinvolga vincitori e vinti. Apra il dibattito alla cittadi-nanza. Allarghi il dibattito ai pro-blemi locali: la Regione è un vero punto di riferimento per il Comu-ne. Tiri fuori i progetti promessi in campagna elettorale e programmi interventi ed iniziative. Chissà, po-trebbe rimettersi in moto la politica. Smuovere il torpore che avvolge l’Amministrazione Comunale. La prossima competizione elettorale è fra tre anni per le politiche generali. Potremmo cadere nell’oblio politi-co.

Quei giovani, “chiamati” a difen-dere fino all’ultimo voto nei seggi, potrebbero alimentare invece la passione vissuta in una due giorni a volte molto interessante, ma non renderla, non viverla solo come epi-sodica, perchè… gettonati.

Si potrebbero aprire e chiudere le sezioni di partito, dopo averle usate per dibattere, discutere, proporre, parlare di politica con i propri rap-presentanti eletti a tutti i livelli, ma anche con i non eletti, invitando anche i parlamentari che si sentono “figli di nessuno”, perché “designati ed eletti per grazia ricevuta”, avendo cura, uscendo dalla sezione, di spe-gnere la luce.

Senza affidarsi, come avviene ora, ad un timer, a fare finta che esiste una sezione in attività, con insegna luminosa accesa. Proprio come av-viene con i fiori di plastica al cimite-ro: colorati, sempre vivi, ma finti.

Manifesti incollati, cosa resterà dell’entusiasmo pre-elettorale?

polit ica - Sammichele di Bari

Circoli aperti: già chiusiGiovani arruolati e pagati solo per la tre giorni ai seggi. Cosa resterà adesso della politica a Sammichele?

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N° 3 - APRILE 2010 17

polit ica - Sammichele di Bari

La sinistra che non c’è!Divisa e frammentata. Come e dove ritrovarla?

Che strana epoca, la nostra. Il livello di fiducia e gradi-mento dei cittadini nei con-

fronti della politica sono al minimo storico. Allo stesso tempo, assistia-mo a folle gaudenti di personaggi anonimi che farebbero follie per una candidatura. Tutti aspirano a qual-cosa, un seggio, una poltrona, una onorificenza, un momento di gloria. Passione politica: zero. E per passio-ne politica si intende il desiderio di divenire artefici di un cambiamento della comunità nella quale si è nati e si vive, in rapporto ad una propria visione delle cose. Non parliamo di massimi sistemi, per carità. Parliamo di cosa fare di una zona artigianale, in quali capitoli di bilancio indirizza-re le risorse, quali politiche culturali adottare. Insomma, quella che si chiama idea di città.

MAURO MAGISTRO

Prendi la cosiddetta sinistra sam-michelina. Va detto che il termine “sinistra”, ormai, è un ricordo da affidare ai libri di storia locale. Non esiste più, in concreto. Mauro Ma-gistro è divenuto Coordinatore cit-tadino del Pd durante un congresso nel quale la sua figura non è emersa in base ad una precisa proposta po-litica. In quell’assise, poche persone parlottavano sull’uscio delle porte o appena fuori della Biblioteca comu-nale e decidevano. I voti, a pacchet-ti, hanno sancito l’organigramma. Forse, lo studio tecnico competente pensava ad un organico progetto di conquista del potere di lì a bre-ve, tramite terzi. Forse, si illudeva di potere allevare, dalla sera alla mat-tina, se non eredi o delfini, almeno un personale politico all’altezza. Ma oggi, la Dc non esiste più. Ti aspet-tavi qualcosa di meglio se non un modesto risultato?

DA COORDINATOREA EX CAPOGRUPPO

Al Coordinatore cittadino hanno affidato le redini del partito senza avere esperienza, una vita da mi-litante in sezione alle spalle. Cosa avrebbe potuto fare di fronte a ripe-tute mozioni di sfiducia presentate

dal 50% del Pd se non far finta di nulla? Bisogna contrapporre argo-mentazioni che non ci sono. Ed al momento giusto, bisogna sapere mediare. A ciò si aggiunga la man-canza di tempo, per motivi profes-sionali.

Come se non bastasse, è stato per mesi anche capogruppo di mag-gioranza. L’alter ego del Sindaco, e scusate se è poco. Uno che deve difendere politicamente gli atti dell’amministrazione comunale. Un incarico che prevede la conoscen-za perfetta di tutte le delibere, con mosse e contromosse possibili sulla scacchiera, per replicare ad una mi-noranza agguerrita.

LELLO LAERA

Oggi, “nuovo” capogruppo di mag-gioranza è il consigliere Lello Laera. Appunto, di nuovo. Cosa sarebbe accaduto se una certa progressione verticale di una dipendente dell’Uf-ficio Ragioneria del Comune avesse avuto seguito, anzichè essere bloc-cata? Laera, oggi, sarebbe ancora organico alla lista “Insieme” di Filip-po Boscia? Che motivi avrebbe avu-to per abbandonare la nave?

La nascita del Pd? Ma se fino all’ul-timo secondo ha rallentato le proce-dure politche per l’incontro tra Ds e Margherita locali!

Quella progressione verticale ri-schiava di trasformarsi in un nodo scorsoio.

LINDA SAVINO

L’assessore (finalmente!) Linda Savino Vittore oggi sarebbe nel Pd, se Filippo Boscia le avesse ceduto una delega assessorile? Difficile a credersi. Nel 2004, fu una delle più accanite sostenitrici di “Insieme” e di Filippo Boscia sindaco. Basta con Nicola Madaro, era il suo deciso slogan. Poi, l’entusiasmo si spense. E progressivamente, si riavvicinò all’ex sindaco Dc. Nella passata le-gislatura, si assentava in maniera sistematica dai Consigli comunali.

Non osiamo immaginare come avrà perorato la causa del Pd al cospetto degli elettori. In un docu-mento letto in Aula in un Consiglio comunale del novembre 2007, la-mentava di non potere più sedere accanto al consigliere Lorenzo Net-ti perchè di destra. Oggi, siede ac-canto al consigliere Vito Leonardo Spinelli che, in passato, ha chiesto la tessera di Forza Italia.

ALESSANDRA MORGESE

L’Assessore Alessandra Morgese, dulcis in fundo. L’associazione di cui fa parte era in ottimi rapporti con Nicola Madaro, quando era Sinda-co di Sammichele di Bari. Poi, l’idil-lio si ruppe. E non abbiamo ancora compreso il motivo. Quello vero, non quello di facciata. Il consigliere Lorenzo Netti (Fi) divenne improvvi-samente “l’uomo nuovo” della poli-tica sammichelina. Un’ammirazione senza freni. Qualcuno propose a quell’associazione tessere nel parti-to del Cavaliere e addirittura, som-

messamente, qualche candidatura futura. Quell’associazione, tramite il suo periodico, aveva un’ansia: cerca-re un nuovo leader anti-madariano.

Non spetta alla stampa scendere a piedi uniti nella lotta tra partiti e nei partiti. La stampa registra la real-tà, non decide candidature.

Ma chi cerca trova. Sostennero Filippo Boscia allo

spasimo per due anni e mezzo. Volgevano lo sguardo altrove ogni volta che bisognava non guardare. C’era solo da turarsi il naso. Il palaz-zetto dello sport è stata cosa buona e giusta per 2 anni e mezzo. Poi, non più. Si ruppe anche quell’idillio: finì la lunga luna di miele. Alla fine, decisero di entrare direttamente in politica. Scelsero il Pd, visto che è notoria la simpatia di Boscia per la destra.

TATEO E LA SINISTRA

Si assemblarono e scelsero, in fret-ta e furia, Natale Tateo come candi-dato Sindaco. Il legale di Pierpaolo Madaro nel procedimento che lo vede imputato per abusivismo edili-zio, per l’immobile di via Pastore.

Se qualcuno sa dov’è finita la sini-stra ci dica come fare per ritrovarla. Ci aiuti. Sammichele ha bisogno di due poli. Quella parte di opinione pubblica schierata a sinistra rischia di non avere più rappresentanza politica.

Non basta mettere insieme pezzi pescati ovunque per fare politica.

Occorre una chiara identità.

di VALENTINO SGARAMELLA

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N° 3 - APRILE 201018

sport - Sammichele di Bari

Eliminazione o c’è qualcosa sotto?Molte ombre sulla trasferta di Roma che ha sancito l’eliminazione dalla Coppa per l’Asd Sammichele

A cinque giornate dal ter-mine del campionato di serie C di pallavolo,

il GS Atletico si ritrova in decima posizione in piena zona playout. Allontanata matematicamente la speranza della salvezza diretta ma anche gli spettri della retro-cessione in serie D, i sammichelini dovranno ottenere il maggior nu-mero di punti possibili in queste restanti partite per cercare di rag-giungere almeno il nono posto in classifica, che consentirebbe di disputare due delle tre gare pre-viste per i playout dinanzi al pro-prio pubblico.

Nelle ultime giornate prima del-la pausa per le festività pasquali, i biancocelesti hanno portato a casa tre punti dal delicatissimo scontro diretto in quel di Trani, salvo poi arrendersi sul campo del Palo terzo in classifica. Le ulti-me due trasferte hanno dimostra-to ancora una volta che la squa-dra è in grado di poter competere anche con compagini di alta clas-sifica, mancando solo della cat-tiveria e della lucidità necessaria per chiudere le partite a proprio vantaggio. Su questo aspetto, il

tecnico Antonello Galatola sta lavorando molto, facendo dispu-tare ai suoi ragazzi anche incontri amichevoli con formazioni di ca-tegoria superiore.

Le note positive per la società del presidente Gerardo Spinelli giungono intanto dalla squadra impegnata nel campionato di II divisione: il gruppo, allenato da Mario Gasparro, nel quale mili-tano anche alcuni atleti che fino all’anno scorso giocavano da tito-lari in prima squadra, a due gior-nate dal termine, guida solitario il proprio girone, dopo la rocambo-lesca vittoria nello scontro diretto con il Gioia.

Tra un mese circa, se la classifi-ca dovesse restare invariata, Giu-liano Romanazzi e compagni disputeranno lo spareggio conto il Club Atletico Bari, già matema-ticamente certo del primo posto nell’altro raggruppamento. La vincente sarà promossa nel cam-pionato di I divisione. Potrebbe essere, questo, un risultato che può riscattare un’annata tutto sommato di transizione, tra luci e molte ombre..

L.N.

Si è infranto sul campo del-la Virtus Guidonia il sogno dell’Asd Sammichele di

conquistare la Coppa Italia di cal-cio a 5 destinata a formazioni di se-rie C, e, di conseguenza, ottenere la promozione in Serie B nazionale. Nella semifinale di ritorno, infatti, i biancocelesti sono stati sconfitti per 7-3 al termine dei tempi sup-plementari, in una giornata da ri-cordare soprattutto per gli aspetti di tipo logistico e organizzativo, oltre che per il clima di forte inti-midazione e tensione venutosi a creare nei confronti dei calciatori e dei tifosi sammichelini presenti.

Data l’importanza dell’evento, la società aveva infatti messo a dispo-sizione della tifoseria un autobus per seguire la trasferta in terra capi-tolina; giunti presso il centro sporti-vo, sede della gara, i tifosi del Sam-michele (una trentina circa), sono

Sportingsprecone

Avevamo raccontato di uno Sporting Club lan-ciato all’inseguimento

del Leporano, ancorato alla secon-da posizione in classifica nel cam-pionato di calcio di 1^ categoria. A distanza di meno di un mese, di buono c’è solo la certezza di di-sputare i playoff, visto che il Sam-michele ha perso tante buone oc-casioni e ambire alla promozione diretta.

La squadra allenata da Tom-maso Narraccio ha ottenuto tre sconfitte consecutive contro Lizzano, Acquaviva e Cellamare, formazioni di basso profilo, scivo-lando fino al quinto posto prima della vittoria casalinga contro il Castellaneta, nell’ultimo turno pri-ma della pausa per le festività.

Nelle ultime giornate il Sam-michele dovrà cercare di scalare qualche posizione in classifica per riprendersi la seconda piaz-za e, dunque, trovarsi nelle con-dizioni migliori per disputare i playoff,incente dei playoff.

L.N.

stati avvicinati da un calciatore del Guidonia, in tribuna per squalifica, che, con fare minaccioso ha rimos-so le bandiere con i colori sociali del Sammichele, generando subi-to paura tra i presenti (tra cui nu-merosi ragazzi della scuola calcio).

Non basta. L’inizio della gara, pre-visto per le ore 16, è stato posticipa-to a causa del mancato arrivo degli arbitri sul campo di gioco. Pare che i due direttori di gara, provenienti da Avezzano, regolarmente de-

signati dall’Associazione Italiana Arbitri (AIA), non fossero stati avvi-sati dell’orario di inizio del match.

Raggiunti telefonicamen-te dal presidente del Guido-nia, sembra siano partiti alla volta di Roma solo intorno alle 16, giungendo alle 18.15 circa.

Una circostanza sicuramente anomala, poiché, vista l’impor-tanza della manifestazione (ricor-diamolo, semifinale nazionale di Coppa Italia!), appare strano che

GSA: si aspettano i playout

di LEONARDO NETTI entrambi gli arbitri non siano stati informati dell’ora di inizio della par-tita, peraltro regolarmente pubbli-cizzata su periodici di informazione sportiva e numerosi siti internet legati al mondo del calcio a 5. Inol-tre, appare strano il fatto che gli stessi arbitri abbiano direttamen-te comunicato con il presidente della società padrona di casa che evidentemente, nella sua rubrica telefonica, aveva segnati i nume-ri privati dei due direttori di gara.

Sta di fatto che, se alle ore 16, il centro sportivo era prevalentemen-te occupato dai tifosi sammichelini, a partire dalle ore 17.30 circa, esso è stato “invaso” dai sostenitori ro-mani che, per tutta la durata della gara, hanno rivolto epiteti offensivi nei confronti dei giocatori dell’Asd Sammichele, nonché al gruppo dei tifosi al seguito della squadra. L’arbitraggio ne è stato fortemen-te condizionato, come dimostra la concessione del calcio di rigore che ha spianato la strada al Guidonia a cinque minuti dall’inizio del match. Addirittura, al termine dei tempi re-golamentari, i due direttori di gara hanno raggiunto telefonicamente gli organi federali, poiché non sa-pevano se si dovessero disputare i tempi supplementari (come avviene in ogni confronto di andata e ritor-no) o direttamente i calci di rigore.

Facile immaginare in quali condi-zioni psicologiche i calcettisti sam-michelini abbiano potuto affrontare una partita così delicata, certamen-te la più importante disputata fino a questo punto della stagione. La sconfitta e l’eliminazione sem-brano, dunque, la logica conse-guenza di un pomeriggio iniziato male e terminato nel peggiore dei modi, a causa di quanto avvenuto all’esterno del rettangolo di gioco.

Per il Sammichele, svanito, quin-di, il sogno della Coppa, diminu-iscono le speranze di ottenere la promozione in serie B. Resta aperta soltanto la pista, difficile ma non impossibile, dei playoff promo-zione, che prenderanno il via tra circa un mese e che vedranno sfi-darsi in una prima fase le squadre classificate dal secondo al quinto posto in campionato e, succes-sivamente, le formazioni uscite vincitrici dai playoff regionali.

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N° 3 - APRILE 2010 19

Entusiasmo, presenza e tanta voglia di “tifare” in grande. A Sammichele si

è inaugurato il Bari Club alla pre-senza del Presidente del sodalizio barese Vincenzo Matarrese, del d.s. Perinetti e di una delegazio-ne di giocatori formata da Gillet,

Andrea Masiello, Castillo, Bel-monte, Sforzini e Rivas.

Tra discorsi ufficiali ed il tradizio-nale taglio del nastro, i giocatori biancorossi non si sono sottratti all’affetto dei sammichelini, che hanno affollato piazza Vittorio Veneto, contribuendo alla riuscita

dell’evento.Richieste di una fotografia, au-

tografi, magliette e sciarpe sven-tolati come allo stadio. Sembrava di essere al “San Nicola”.

Come sono lontani i tempi in cui quasi ci si vergognava di tifare Bari, e quando allo stadio c’erano

Grande festa in piazza con giocatori e dirigenti

Inauguratoil Bari Club

soltanto poche decine di spettato-ri paganti.

Certo, i risultati della squadra portano ad un crescente entusia-smo nella tifoseria.

Quello che, però, ci preme sot-tolineare è che bisogna lavorare molto, e in questo siamo assolu-tamente sicuri che il presidente Giampiero Lerario e tutti i soci del Bari Club sapranno farsi vale-re, è la promozione della cultura sportiva.

Applaudire non soltanto quan-do si vince, ma soprattutto nei momenti di difficoltà.

Tifare, infatti, significa suppor-tare la squadra quando perde, applaudire gli avversari quando sono più bravi ed accettare, sem-pre, il risultato del campo.

Benvenuto, dunque, Bari Club. E che le soddisfazioni ricevute dal Bari siano davvero tante.

Ro.Ma.

Rettifica, Decataldo era assenteIl consigliere comunale Leonar-do Decataldo ci scrive per chie-derci di rettificare la sua parteci-pazione al Consiglio comunale del 16.04.2009. Non intervenne: era assente.Non potè quindi votare a favore il documento presentato dal sin-daco Boscia, votato all’unani-mità dei presenti, per lo schema di transazione palazzo/terreno, come da noi riferito erroneamen-te nel numero scorso.Ne prendiamo atto e provvedia-mo in rettifica dell’informazione, ringraziamo lo stesso Decataldo per la puntualizzazione.

Tic tac... e intanto il tempo passae le sentenze restano inapplicate...

Prima Determinazione del Respon-sabile dell’Area Tecnica per il ripristi-no dello stato dei luoghi: n. 284 del 2004:

6 anni!Sentenze del TAR Bari n. 1215,

1216, 1217, 1218 del 04.05.2007:

1.081 giorni!Sentenza Consiglio di Stato: n.

3040 del 18 marzo 2008:

749 giorni!

L’abbraccio dei tifosi alla squadra del Bari

Il Presidente Vincenzo Matarrese festeggiato nella sede del Bari Club di Sammichele

sport - Sammichele di Bari

Il palazzo di via G. Pastore

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N° 3 - APRILE 201020

Movimento 5 stelle-Beppe Grillo decisivo per la sconfitta del centrosinistra in Piemonte

dopo il votodopo il voto

L’Istituto Cattaneo di Bolo-gna ha effettuato alcune elaborazioni dei risultati

del voto regionale tenutesi in 13 delle 20 Regioni italiane lo scorso 28 e 29 marzo 2009, per determina-re quanto i maggiori contendenti abbiano riscosso maggiori o minori consensi rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005. Fra i risultati più importanti si possono citare:

– La Lega Nord ha pressoché raddoppiato i consensi, passando dai quasi 1 milione 380 mila voti nel 2005 (nelle sole 13 regioni che hanno appena votato il 28 e 29 marzo) agli attuali 2 milioni 750 mila (+1 milione 370 mila voti). Si tratta di un avanzamento genera-lizzato in tutte le regioni del Nord e anche in quelle “rosse”. Molto forte la crescita nelle Marche (voti quasi sestuplicati) e in Toscana (consensi triplicati), anche se in quelle zone la Lega partiva da valori assoluti rela-tivamente bassi. Ma anche nelle re-gioni in cui la Lega Nord aveva già una presenza radicata si registrano avanzamenti notevoli, specie lad-dove il candidato a presidente del centro-destra era un rappresentan-te della Lega: +134% nel Veneto (+450 mila voti), +83% in Piemon-te (+144 mila), +61% in Lombardia (+424 mila voti).

Anche in Liguria (+38 mila voti) e in Emilia-Romagna (+180 mila) si osserva uno sviluppo ragguardevo-le: +100% e +165%. Si tratta di un risultato ancora più rilevante alla luce dell’astensionismo che ha ca-ratterizzato queste consultazioni.

– Il Popolo della libertà, rispetto ai suoi predecessori del 2005 (For-za Italia e Alleanza nazionale), ha perso 1 milione 69 mila voti (ossia il 15%). Com’era prevedibile, una par-te consistente di questo calo si re-gistra nel Lazio (–600 mila voti) per effetto dell’esclusione della lista Pdl in provincia di Roma e quindi non può essere imputato a una minore attrattiva del partito nei confronti dell’elettorato. Ricordiamo che nel 2005 An e Forza Italia hanno rac-colto 610 mila voti in provincia di Roma. Ma il Pdl conosce comunque un calo marcato anche nelle regio-ni settentrionali – Piemonte (–178 mila, –27%), Lombardia (–162 mila, – 11%), Veneto (–154 mila, –22%) – e “rosse” – Emilia-Romagna (–99 mila voti, -16%), Toscana (–95 mila, –19%). In due regioni del Sud, al contrario, il Pdl avanza: +224 mila voti in Campania (+35%) e +47

mila voti in Calabria (+21%) – regio-ni strappate al centrosinistra senza alcun apporto della Lega Nord.

– Nel complesso, il Popolo della libertà e la Lega Nord hanno gua-dagnato 301 mila voti nelle tredici regioni in cui si è votato (quasi 900 mila se si esclude dal computo la provincia di Roma). Questo avan-zamento si concentra nelle regioni Lombardia (+262 mila voti), Veneto (+297 mila voti), Campania (+224 mila), Emilia-Romagna (+80 mila) e Calabria (+47 mila). Si assiste invece a un calo di consensi in Piemonte (–35 mila), Toscana (–19 mila).

– L’avanzamento del centro-de-stra è stato accompagnato da un notevole riequilibrio nei rapporti di forza all’interno del centro-de-stra: se nel 2005 i consensi di Forza Italia e Alleanza nazionale erano 5,1 volte superiori ai consensi del-la Lega Nord, nel 2010 questo rap-porto è sceso ad appena 2,2. Detto altrimenti, se nel 2005 la Lega Nord incideva per il 16% sul complesso dei consensi del centro-destra (nel-la sua accezione più ristretta), ora essa incide per 31%, ossia ha quasi raddoppiato il suo peso entro la co-alizione.

– Il Partito democratico perde 2 milioni di voti rispetto ai consensi raccolti dai Democratici di sinistra e dalla Margherita nel 2005, ossia circa un quarto (-26%) dell’eletto-rato dei suoi predecessori. Si tratta di un arretramento generalizzato, con accenti diversi: molto marcato in Calabria (–52%), pronunciato in Campania (–36%), Basilicata (-35%) e Piemonte (-30%). Viceversa, le perdite sono state più contenute in Lazio (–14%), Lombardia (–18%) e Veneto (–19%).

– L’Italia dei valori manifesta una forte crescita, quasi quadrupli-cando i suoi consensi del 2005: +1 milione 227 mila voti. Si tratta di una crescita che si osserva in tutte le regioni, ma meno al Sud che al-trove. Particolarmente marcata la riuscita in Toscana (+127 mila voti, otto volte tanto il risultato del 2005) e nel Lazio (+183 mila voti, una se-stuplicazione dei consensi).

– Anche in seno al centro-sinistra, dunque, c’è stato un forte riequi-librio dei rapporti di forza: se nel 2005 i consensi di Democratici di si-nistra e Margherita erano 23,4 volte superiori a quelli dell’Idv, nel 2010 questo rapporto è sceso a 3,7. Det-

to altrimenti, se nel 2005 l’Italia dei valori incideva per appena il 4% sul complesso dei consensi del centro-sinistra (nella sua accezione ristretta di coalizione), ora essa incide per 21%, ossia ha quintuplicato il suo peso nella coalizione.

– L’Udc di Pierferdinando Casini ha perso voti rispetto al 2005: –227 mila voti, ossia –15%. L’arretramen-to pare essere per lo più indipen-dente dalle alleanze strette nelle diverse regioni: il partito centrista ha perso consensi ovunque, tranne che in Liguria (dove appoggiava il candidato di centro-sinistra), Tosca-na (dove correva da sola) e in Cam-pania (dove appoggiava il candida-to di centro-destra). Nel complesso, tuttavia, il declino dell’Udc è stato più forte laddove si è alleato con il centro-sinistra.

– La sinistra radicale esce scon-fitta rispetto al 2005. In tutto, i parti-ti della sinistra radicale hanno perso 1 milione 274 mila voti, ossia quasi la metà (–48%) del loro elettorato di cinque anni fa. Si tratta di un fe-nomeno diffuso uniformemente sul territorio, con una significativa eccezione: la Puglia, dove i partiti di sinistra avanzano di 72 mila voti

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N° 3 - APRILE 2010 21

dopo il votodopo il voto

Forte crescita della Lega Nord e dell’Italia dei valoriRiequilibrio dei rapporti di forza all’interno delle due coalizioni

Elezioni regionali 2010: chi ha vinto chi ha perso

(+38%). – Infine, vale la pena di notare il

risultato del Movimento 5 stelle-Beppe Grillo, che ha raccolti i consensi di 390 mila elettori nelle cinque regioni in cui si è presenta-to. Il risultato migliore in Emilia-Ro-magna, con il 6% dei voti validi. Ma è possibile che il ruolo più rilevante sia stato svolto dal Movimento 5 stelle in Piemonte, dove ha conse-guito il 3,7% dei consensi e il candi-dato di centro-sinistra ha perso con un margine di appena 0,42 punti percentuali.

Dati complessivi, quindi, che possono trovare una loro compiuta analisi anche nel contesto generale di un forte incremento comples-sivo dell’astensionismo, diffuso in tutte le regioni.

(Fonte: elaborazioni dell’Istitu-to Cattaneo di Bologna)

Una compiuta analisi del voto in Puglia non può che partire da un pre-

supposto: la linea di Raffaele Fitto, che ha voluto fortemente il proprio candidato Rocco Palese opposto a Nichi Vendola, non ha pagato.

Mentre in tutta Italia il centro-destra ha fatto registrare note-voli progressi, passando da una situazione di 2-11 nel conteggio complessivo delle Regioni gover-nate ad una situazione che sfiora sostanzialmente la parità (6-7), in Puglia la forbice si è allargata, partendo dai soli 14mila voti di differenza del 2005 fino ad arri-vare alla situazione del 2010, che ha visto Vendola riconfermato alla guida della Giunta regionale con il 48,69% (1.036.638 voti) contro il 42,25% del suo principale av-versario, che ha sfiorato le nove-centomila preferenze personali (899.590 voti).

I 14mila voti del 2005, dunque, sono diventati oltre 136mila, e nè può essere addotta a “causa” di questo ampliamento della forbice la presenza di Adriana Poli Bor-tone, che pure con i suoi 185.370 voti (pari all’8,71%) avrebbe po-tuto garantire la vittoria al centro-destra, se fosse andato compatto alle elezioni.

Ma questa è fantapolitica, e le condizioni politiche per un ac-cordo tra PdL, da una parte, Io-Sud e Udc dall’altra, non si sono realizzate soprattutto per il veto

“imposto” da Raffaele Fitto, sup-portato da 13 parlamentari dell’ex Alleanza Nazionale che, quando si dibatteva su chi potesse esse-re il candidato del centrodestra e

quando era saltato fuori il nome della Poli Bortone, avevano posto l’altolà con una nota ufficiale.

I numeri parlano chiaro. In Pu-glia, quasi unica eccezione di un Italia che strizza l’occhio a Berlu-sconi e, soprattutto, a Bossi, si va affermando uno zoccolo duro a sinistra, con un partito “persona-le”, quello di Nichi Vendola, capa-ce di racimolare 182mila voti di preferenza (Sinistra Ecologia e Libertà), attestandosi all’8,74%, un risultato che non è stato rag-giunto dalla sinistra nemmeno nelle regioni storicamente “rosse” come Emilia Romagna, Toscana ed Umbria. Se a questi voti som-miamo quelli ottenuti dalla Fe-derazione della Sinistra-Verdi

(64.441 pari al 3,28%) è facile capire come ci si trova di fronte ad un “partito della sinistra” che vanta un patrimonio del 12% dei voti pugliesi, e che senz’altro spo-

sta più a sinitra gli equilibri della istituenda Giunta Regionale, in un’ottica anche nazionale, e con spinte sempre maggiori affinchè il Pd riveda la sua posizione di chiusura a sinistra, anche in virtù la spinta personale, del carisma e dell’appeal di Vendola.

Vedremo il governatore puglie-se candidato contro Berlusconi?

E’ troppo presto per poterlo dire.

Eppure il dato politico è chiaro: il centrodestra pugliese è chia-mato a ricompattarsi, ed a supe-rare quell’empasse fittiano che ha portato ad una sconfitta che, guardando il quadro complessivo italiano, è davvero rumorosa.

Roberto Mastrangelo

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Signori consiglieri, per cor-tesia, spostatevi un po’ più in là, c’è posto per tutti!

La nostra strana legge elettora-le ha prodotto un risultato para-dossale.

Mentre da tutte le parti sono sempre maggiori le richieste di ridurre i costi della politica e gli sprechi, la legge elettorale pu-gliese, introdotta con l’allora presidente Raffaele Fitto e, nei fatti, confermata dalla giunta Vendola (considerando che non sono state apportate variazioni correttive), ha sortito l’effetto di “regalare” altri 8 seggi di consi-gliere regionale.

Questo perchè oltre al bonus di maggioranza di 13 seggi attribui-ti automaticamente al presidente vincitore, nel caso in cui non si raggiunge la maggioranza del 60% dei voti in consiglio regiona-le la legge prevede l’incremento del numero dei consiglieri fino ad arrivare al massimo a 100 consi-glieri.

Aumento, ovviamente, da cal-colarsi in maniera proporzionale, come nello spirito della legge.

Ecco che da 70 i consiglieri di-ventano 78.

Quanto costa a noi cittadini questo giochetto?

Facciamo due rapidi conti.Per comodità ammettiamo che

un consigliere regionale ci costi 15mila euro al mese (ma sono di più). Quindici per 8 fa 120mila euro complessivi al mese, che in un anno sono 1,440 milioni di euro, che in cinque anni sono 7,2 milioni di euro. Con incrementi analoghi in termini di personale a disposizione dei consiglieri, di rimborsi spese vari ed eventuali, bonus benefit e via dicendo.

Un bel regalo ai partiti, non c’è che dire.

Ora sono in molti a voler cam-biare la legge. Negli ultimi 5 anni Vendola e la sua maggioranza non ci sono riusciti.

Sarà che forse ne hanno avuto anche loro un vantaggio?

Ro.Ma.

La carica

dei settanta,

anzi dei 78!Maggioranza assolutamente stabile, 46 seggi contro i 30 complessivi delle opposizioni

Nuovo Consiglio regionaleed ora la sfida del futuro

dopo il voto

di ROBERTO MASTRANGELO

I nuovi eletti, che per un con-torto meccanismo elettorale sono 8 in più di quello previ-

sto dallo Statuto regionale, ed i cui nomi sono ormai ben conosciuti ai pugliesi, si troveranno di fronte ad una sfida difficile, complessa ed af-fascinante al tempo stesso.

Messe da parte le questioni elet-torali, restano sul tavolo i program-mi. C’è da costruire la Puglia dei prossimi anni, la Puglia che non avrà più la facilità d’accesso ai fon-di europei (a partire dal 2013) che fino ad ora hanno garantito un vero e proprio fiume di denaro per le casse e gli investimenti nella nostra Regione.

Adesso occorre ripensare a nuo-ve strategie in settori fondanti e fondamentali per la nostra econo-mia, per il nostro rilancio e per il su-peramento di tutti quei ritardi che

fanno della Puglia una Regione lon-tana dagli standard di qualità della vita europei.

I pugliesi hanno deciso. Dovrà es-sere Nichi Vendola a guidare que-sti processi, a presiedere a tutte le scelte strategiche, a cercare di fare della Puglia una Regione migliore e competitiva su mercati sempre più estremi e selettivi che gli scenari at-

tuali ci disegnano.Ed allora, per una volta auguria-

moci che la politica riesca a mettere da parte le divisioni partitiche.

Ben vengano tre anni senza scontri elettorali, senza la necessità di provvedimenti accalappia-voti, di grida e di scontri di piazza (per la verità sempre meno in piazza e sempre più nei salotti).

Ora è tempo di proposte. E’ tem-po di costruire, tutti insieme ed ognuno per il proprio ruolo, la Pu-glia che vogliamo e quella che do-vrà imparare a camminare con le proprie gambe.

Gli scenari nazionali sono chiari. Si sta per aprire la stagione delle ri-forme. Di quelle riforme che tanto piacciono alla Lega e che ci dovran-no trovare pronti.

Non è possibile restare in attesa. Da oggi bisogna trovare le risposte alle attese delle nuove generazioni. Bisogna collegare il mondo della scuola e quello del lavoro, bisogna inventare strumenti per intercet-tare le domande ed interpretare i mercati, bisogna creare strumenti e prodotti capaci di portare sviluppo e ricchezza.

Si parla tanto di “chilometro zero” per i prodotti alimentari, ad esem-pio. E’ compito della Regione tute-lare i nostri produttori, non soltanto con marchi e fiere, ma con politiche di mercato e di consumo efficaci.

Ma soprattutto, è tempo di serie-tà e di sobrietà della politica.

Buon lavoro. Ne abbiamo biso-gno tutti quanti.

ELEZIONI REGIONALI 2010 - RIEPILOGO LISTE PUGLIA

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N° 3 - APRILE 201024

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La passata campagna elet-torale per il rinnovo dei consigli regionali è stata

scandita da alcuni eventi non or-dinari.

Minoranza e maggioranza sono scese in piazza, a Roma, in maxi manifestazioni nazionali, alla ri-cerca di un consenso, anche di immagine, oscurato da eventi devastanti, alcuni tipicamente locali.

La sinistra, per contestare de-creti “interpretativi” voluti dalla maggioranza parlamentare per far dimenticare marchiani omis-sioni in sede di presentazione delle liste a Roma e a Milano.

La destra, per parare il colpo della frammentazione interna che sta sempre più per esplodere.

Ma dietro tanto fumo c’è stato dell’altro.

In Puglia il Pd ha cercato di na-scondere o di cancellare tutte le difficoltà interne dovute ad una classe politica che ha fatto esplo-dere l’esigenza di moralizzazione della vita pubblica, ponendo fine ad una presunta diversità che per lungo tempo l’aveva caratterizza-ta. Le vicende di Alberto Tede-sco, Sandro Frisullo e Michele Mazzarano non sono stati fatti insignificanti. Tutti e tre sono le-gati alla situazione della Sanità pugliese.

Il difficile dopo elezioni regionaliI risultati delle urne parlano chiaro, tra promossi a volte inaspettati e perfino qualche bocciato eccellente

A raccogliere i risultati di que-sta crisi profonda del Pd, ci hanno pensato bene Nichi Vendola (a partire dalle primarie) e Antonio Di Pietro.

Silvio Berlusconi, invece, si è accanito anche sui numeri fatti a Piazza San Giovanni. E’ lì che ha ricercato, in quel mini bagno di folla, di riposizionarsi all’interno del suo movimento (il Pdl), frazio-nato in tanti rivoli che conducono a chiari interessi personali di tanti responsabili. Pdl segnato dal dan-no ricevuto dalla vicenda della presentazione delle liste a Roma, dalla preannunciata nascita di Generazione Italia, il movimento

di Gianfranco Fini, dall’abbraccio non disinteressato di Umberto Bossi, ostentato in quella piazza da cui ha tentato di risucchiare consensi. E che consensi!

Chi ne ha pagato il prezzo è sta-to il dibattito politico e program-matico su quello che è la Puglia e su ciò che dovrebbe essere.

I risultati del voto sono noti. Li analizziamo ampiamente anche noi in questo mensile.

Da dove ripartire?Dalle riforme istituzionali. Il pe-

riodo è considerato proficuo. Noi ce lo auguriamo.

I sindaci del Nord, intanto, all’in-domani del voto regionale, hanno simbolicamente consegnato le fasce tricolore al Prefetto: un av-vertimento al Governo. Vogliono subito l’eliminazione del patto di stabilità e il federalismo fiscale.

In Puglia il Pd ha una grande re-sponsabilità: sostenere e collabo-rare con la nuova Giunta Vendola.

Guglielmo Minervini, nell’in-tervista che ci ha rilasciato, ha tracciato con chiarezza due strade maestre da seguire. Strade che dovrebbero essere obbligate per tutti gli amministratori e per tutte le amministrazioni: trasparenza e partecipazione dei cittadini.

Due note dolentissime: manca-no entrambe.

Lo vediamo anche nelle nostre realtà comunali. Il potere viene esercitato non promuovendo la partecipazione, ma negando-la. Negando anche ai consiglieri stessi di minoranza la documen-tazione necessaria all’esercizio della loro funzione, negando ai cittadini ogni informazione utile: vedi i siti dei Comuni.

Il risultato elettorale, intanto, denuncia un progressivo allonta-namento dei cittadini anche dallo stesso esercizio del diritto di voto. In Italia, ormai, il primo partito è l’astensionismo.

Si chiedeva a voce alta l’Asses-sore regionale Silvia Godelli alla chiusura dell’anno scolastico del-la Scuola all’Impegno Sociale e Politico di Sammichele di Bari: “E’ libero il voto?”

No. Esiste la vergogna del mer-cato del voto. Problema da affron-tare non in forma moralistica. Da non dimenticare mai: “Il voto è potere. Se non è libero, c’è un gap culturale: dimostra che l’idea non serve a niente. Da qui l’importanza di promuovere l’associazionismo: per combattere il voto di scambio. Questo rappresenta un attacco al sistema democratico. Trattasi di vi-sione che inficia i fondamenti della democrazia. Prevalgono gli interes-si privatistici”.

Rifuggire dal “cosa ti posso chiedere per me!” E’ il contrario della democrazia.

“Per me” non è certamente per il “Bene Comune”!

di AGOSTINO SPINELLI

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N° 3 - APRILE 2010 25

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Anticorpi? Trasparenza e partecipazione“Onorare le straordinarie speranze che i pugliesi ci hanno affidato”. L’analisi sul Pd di Guglielmo Minervini

Abbiamo posto alcune do-mande a Guglielmo Miner-vini, Assessore regionale alla

Trasparenza, coordinatore regionale del Pd, rieletto consigliere regionale.

Il massimo che oggi si possa dire del ‘Pd=partito nuovo’ è che sia ancora “un partito della Prima Re-pubblica”.

Quanto c’è di vero in questa afferma-zione? C’è del vero e del falso.

Il vero è che il Pd come luogo della rigenerazione del rapporto tra politica e cittadini, non è ancora nato. Appare più la propaggine delle vecchie appar-tenenze che la sperimentazione di una prospettiva che interpreti la domanda di cambiamento e di futuro di questo paese sfibrato e stanco.

Il falso è che dei vecchi partiti di Pri-ma Repubblica non ha più la dimen-sione di massa e non ancora quella di popolo. Appare semplicemente, come tutti gli altri partiti, un aggregato di notabili. Ma il Pd è nato con la voca-zione a occupare uno spazio scoperto della politica. La missione del Pd è rap-presentare la speranza, raccogliere la fiducia, aggregare l’innovazione.

Al centrodestra che rielabora la pau-ra degli italiani facendo leva sulla pul-sione egoistica, l’alternativa da oppor-re è una visione positiva del futuro. Il mondo che sta nascendo non fa paura, ha bisogno del genio italiano.

Rimane ancora “l’amalgama mal riuscita” (D’Alema) fra il meglio

delle culture politiche del secolo scorso, il cattolicesimo democrati-co e il socialismo?

Non mi è mai piaciuta l’immagine dell’amalgama. Le miscele sociali non si fanno a tavolino, altrimenti fallisco-no. Il Pd è nato con un’intuizione che è rimasta sulla carta: convocare le persone, anzi i cittadini, sui problemi del futuro senza chiedergli l’origine o l’appartenenza. Mettere al centro i problemi, le idee più che le tessere o le storie, significa scegliere di guardare al futuro piuttosto che al passato. Un PD che agisce con questa politica si apre all’innovazione, anche generaziona-le. Ma questo PD non è ancora nato. Piuttosto stiamo consumando la coda nostalgica delle vecchie storie. Forse siamo all’epilogo di questa consunzio-ne. E l’avventura del Pd, questo bellis-

simo pensiero lungo sulla transizione del nostro paese, sul cambiamento del mondo, può ora prendere forma con-creta.

Perchè vi è difficile ammettere la sconfitta nazionale?

Bersani lo ha fatto. Non c’è nulla da nascondere. Abbiamo tre anni sen-za scadenze elettorali e con una pro-spettiva di lavoro politico da fare per preparare un’alternativa non solo a Berlusconi ma anche, ed è la cosa più difficile, al berlusconismo.

Un programma democratico di governo nazionale e regionale su cosa si deve fondare?

Su un’idea di futuro. Manca al pae-se e al Pd una visione di futuro. Siamo prigionieri della paura, che ci incolla al presente. Futuro significa immaginare che il mondo che sta nascendo nelle

contrazioni dure di questa crisi sarà un mondo non necessariamente peggiore. Una nuova idea di convivenza sociale, più solidale e responsabile, ma anche una nuova idea di sviluppo, più inclu-siva e sostenibile, sta nascendo grazie alla ricerca e alla creatività. All’Italia manca un PD, un pensiero positivo.

Perché gli elettori non vi identifi-cano con chiarezza?

Perché non abbiamo un profilo chia-ro e riconoscibile, non abbiamo una missione.

Le scelte dei vertici Pd le affidate ai non iscritti, al “popolo delle pri-marie”. Perché il partito poi lo fate gestire solo agli iscritti e alla vec-chia nomenclatura?

Le primarie sono una grande intui-zione per costruire un rapporto aperto tra la politica e la società, per allargare gli spazi di coinvolgimento e di parte-cipazione. Purtroppo, questo segno di futuro è rimasto abbastanza isolato. Almeno finora.

Vendola vi ha dato una lezione solenne: alle primarie e all’elezio-ne regionale. Ora chiede ai partiti di sciogliersi. Ma, allora, vi ha sal-vati o vi ha cancellati?

Questa lettura è una lettura distorta. Con Vendola nelle primarie si è ricono-sciuta una porzione largamente mag-gioritaria del “popolo democratico”, al-trimenti l’esito sarebbe stato ben altro. La lezione, piuttosto, ha riguardato non il Pd ma una parte dei suoi gruppi dirigenti. Lo scollamento con la società reale è uno dei problemi della politica di apparato. Vendola ci ricorda che abbiamo il dovere di affrontarlo senza ipocrisie né dilazioni. E io concordo.

Può Vendola essere indicato dal Pd come futuro Presidente del Consiglio?

Vendola è il presidente dei pugliesi. E noi abbiamo il dovere di testimoniare che la Puglia può costituire il labora-torio in cui si sperimenta quell’alter-nativa di centrosinistra, quell’idea di futuro che serve all’intero paese. Non possiamo sbagliare, ora dobbiamo solo onorare le straordinarie speranze che i pugliesi ci hanno affidato.

Minervini già Assessore regio-nale alla Trasparenza. Da dove co-minciare la bonifica?

Da due anticorpi: la trasparenza e la partecipazione dei cittadini. Sono gli unici due antidoti che conosca e che garantiscono un sicuro effetto.

di FRANCO DERAMO

Rieletti: Nichi Vendola e Guglielmo Minervini

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Forse chiediamo troppo?Con buona pace delle quote

rosa, un primo dato è l’esiguità di presenza femminile: soltanto 4

Ecco tutti i consiglieri regionaliIl risultato delle urne parla chiaro: tra promossi a volte inaspettati e qualche bocciato eccellente

di ROBERTO MASTRANGELO consiglieri regionali sono donne, e ci chiediamo se per incapacità femminile nel raccogliere intorno a sè i consensi o se per un mal-vezzo tipico dei modi italiani di considerare la politica “un fatto da uomini”. Un maggiore apporto di sensibilità rosa non avrebbe fatto che bene ad un Consiglio che, nel corso soprattutto delle ultime legi-slature è apparso troppo ingessato su posizioni statiche ed “elefan-tesche”, e con una scarsa capacità decisionale e propositiva.

Ecco cosa chiediamo ai consiglie-ri regionali: di essere membri attivi del nostro Governo e non soltanto

“sollevatori di mani nell’ottica del-le posizioni partitiche”. ono stati eletti giovani su cui si può punta-re, in tutti gli schieramenti politi-ci. Ci sono politici con alle spalle esperienze amministrative ricche e preziose. Mettiamole a frutto e rendiamo questa legislatura dav-vero speciale.

Ma insieme ai promossi, duole ricordare anche qualche “nome” eccellente che è rimasto fuori dall’assise di via Capruzzi.

Personaggi che hanno avuto un ruolo nei palazzi regionali, e che forse si pensava potessero farcela a “resistere” al vento del cambia-

mento, ma che, per diverse ragioni, non sono stati riconfermati.

Ed è, questo, il principale risultato del valore della preferenza. Ogni candidato è strettamente collega-to al suo territorio di riferimento, ha “zappato” i suoi voti e deve con-tinuare a “zappare” per mantenere e consolidare il consenso ricevuto. Al contrario di quanto avviene per il Parlamento italiano, dove esiste una infelice cooptazione decisa a tavolino dai segretari nazionali dei partiti, di tutti i partiti.

Registriamo i due ex presiden-ti della Provincia di Bari Marcello Vernola (UdC, surclassato di quasi 10mila voti da Peppino Longo), e Vincenzo Divella, primo dei non eletti nella sua lista. L’ex assessore Magda Terrevoli, l’ex segretario dell’ufficio di presidenza e consi-gliere di lungo corso Tommy Atta-nasio, l’ex presidente della Giunta Giovanni Copertino, i consiglieri Gigi Loperfido e Sergio Povia, solo per citare le liste della provin-cia di Bari.

Il ricambio, dunque, c’è stato.Ecco l’elenco dei 78 consiglieri

regionali (se non scenderanno a 70) che faranno parte della legi-slatura 2010-2015 (tra parentesi la circoscrizione di elezione e le pre-ferenze ottenute), con la precisio-ne che abbiamo utilizzato il colore rosso per indicare gli 8 consiglieri (4 del Pd, 2 di Sle, 1 dell’Idv, 1 della Puglia per Vendola), che risultano rientrare in Consiglio in virtù della specifica legge che garantisce co-munque il 60% alla coalizione che vince le elezioni, aumentando il numero dei consiglieri eletti fino al massimo di 100.

Pd (23): Nicola Canonico (Bari 16.680); Mario Loizzo (Bari 16.521); Antonio Decaro (Bari 14.190); Gerardo Degennaro (Bari 13.218); Gugliermo Minervini (Bari 12.108); Ruggiero Mennea (Bat 8.388); Filippo Caracciolo (Bat 7.706); Bartolomeo Cozzoli (6.573); Fabiano Amati (Brindi-si 10.024); Giuseppe Romano (Brindisi 6.264); Giovanni Epifa-ni (Brindisi 5.380); Elena Gentile (Foggia 9.315); Francesco Ognis-santi (Foggia 7.913); Dino Marino (Foggia 6.987); Sergio Clemente (Foggia 5.728); Sergio Blasi (Lecce 15.102); Loredana Capone (Lecce

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11.039); Antonio Maniglio (Lecce 8.757); Enzo Russo (Lecce 7.025); Michele Pelillo (Taranto 15.072); Donato Pentassuglia (Taranto 14.703); Michele Mazzarano (Ta-ranto 6.340); Anna Rita Lemma (Taranto 4.828).

Sinistra Ecologia e Libertà (11): Onofrio Introna (Bari 7.447); Mi-chele Ventricelli (Bari 6.003); Mi-chele Losappio (Bari 4.331); Fran-cvesco Pastore (Bat 3.990); Toni Matarrelli (Brindisi 4.904); Pino Lonigro (Foggia 5.904); Arcange-lo Sannicandro (Foggia 4.815); Donato Pellegrino (Lecce 2.894); Luigi Calò (Lecce 2.545); Alfredo Cervellera (Taranto 3.821); Cosi-mo Borraccino (Taranto 3.717)

IdV (6): Giacomo Olivieri (Bari 14.695); Lorenzo Nicastro (Bari 4.044); Lorenzo Caiolo (Brindisi 2.901); Orazio Schiavone (Foggia 3.322); Aurelio Gianfreda (Lecce 2.483); Patrizio Mazza (Taranto 2.098)

La Puglia per Vendola (6): An-gelo Disabato (Bari 6.143); Alfon-sino Pisicchio (Bari 5.811); Giovan-ni Brigante (Brindisi 2.467); Anna Nuzziello (Foggia 1.939); Dario Stefano (Lecce 10.965); Francesco Laddomada (Taranto 2.329).

PdL (20): Massimo Cassano (Bari 18.692); Michele Boccardi (Bari 13.153); Domi Lanzillotta (Bari 11.302); Giammarco Surico (Bari 10.369); Ignazio Zullo (Bari 10.147); Antonio Camporeale (Bari 10.106); Nicola Marmo (Bat 16.120); Giovanni Alfarano (Bat 12.678); Maurizio Friolo (Brindi-si 9.074); Piero Iurlaro (Brindisi 7.817); Giandiego Gatta (Foggia 13.928); Lucio Tarquinio (Foggia 11.804); Leonardo Di Gioia (Fog-gia 8.004); Erio Congedo (Lecce 14.683); Roberto Marti (Lecce 14.369); Mario Vadrucci (Lec-ce 9.619); Antonio Barba (Lecce 9.021); Gianfranco Chiarelli (Ta-ranto 13.335); Arnaldo Sala (Ta-ranto 10.629); Pietro Lospinuso (Taranto 9.621);

La Puglia prima di tutto (4): Tatò Greco (Bari 7.588); Franco De Biasi (Brindisi 5.761); Cecchino Damone (Foggia 8.631); Andrea Caroppo (Lecce 7.561).

I Pugliesi per Rocco Palese (2): Davide Bellomo (Bari 9.093); An-tonio Buccolieri (Lecce 7.210).

UdC (4): Peppino Longo (Bari 13.388); Giannicola De Leonardis (Foggia 8.052); Salvatore Negro (Lecce 6.557); Scalera Antonio Paolo (Taranto 4.010).

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N° 3 - APRILE 201028

I giovani lontani dalla politicaAlcune riflessioni per una occasione di dibattito mancato

La Puglia ha riconfermato Vendola presidente. Que-ste elezioni non sono sta-

te vinte dalla sinistra politica ma unici vincitori sono stati: Nichi Vendola e l’astensione. L’esito delle votazioni rispecchia in pie-no il clima creato e vissuto anche in campagna elettorale: poca partecipazione e scarso interesse giovanile, limitato alle vincenti “Fabbriche di Nichi”, e alla parte-

cipazione in massa alle manife-stazioni di Nichi nelle piazze.

Anche a Sammichele la parte-cipazione ai comizi dei vari can-didati e agli incontri organizzati è stata davvero scarsa. Quella gio-vanile quasi nulla.

Oltre ai partiti che hanno orga-nizzato incontri con i loro candida-ti, l’Associazione di promozione sociale ‘plur@le‘ di Sammichele di Bari, arricchita dalla esperienza che la vede impegnata ormai da mesi con la Scuola di Formazio-

ne all’Impegno Sociale e Politi-co dell’Associazione “Cercasi un fine”, ha voluto dare una risposta concreta ad una esigenza diffusa fra i giovani: parlare di occupazio-ne. Per questo ha organizzato, in vista delle elezioni regionali, un incontro dal titolo “UNORACON” (durato oltre tre ore), occasione preziosa di riflessione, per fare chiarezza e dare la possibilità di affrontare con maggiore consa-pevolezza il particolare momen-to politico da vivere.

di PAOLA CARBONARA * L’intento è stato soprattutto quello di rivolgersi ai giovani, di andare loro incontro anche fisica-mente, nelle realtà che vivono e negli ambienti che frequentano. Si è pensato, a tal proposito, di non invitare i giovani ad un mero evento politico, ma di portare la politica nel loro mondo. Questo è il motivo per cui l’incontro è stato organizzato all’interno de “La Nuova Generazione”, uno dei “festini”, luoghi che contraddistin-guono, per tradizione, la vita gio-vanile sammichelina, soprattutto nel periodo di carnevale.

Gli obiettivi sono stati parzial-mente raggiunti.

A rispondere alle domande, con apprezzabile passione e con-vinzione, sono stati i relatori invi-tati: Sergio Povia, consigliere re-gionale uscente e candidato del Pd, Umberto Salinas, candidato di “Io Sud”, e Nicola De Barto-lomeo, già designato da Rocco Palese come suo vice presidente di Giunta in caso di vittoria. Ha coordinato i lavori Franco Dera-mo, presidente dell’Associazione ‘ plur@le ‘.

Sergio Povia, più degli altri, ov-viamente, è stato sollecitato a dare risposte chiare ed esaustive circa le scelte operate dalla Regione. A suo dire, lo sviluppo economico

Incontrare i candidati, sentire i loro programmi e poter dialogare di quali strade siano più efficaci per trovare lavoro in un periodo difficile come l’attuale è una grande occasione che non è stata sfruttata

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N° 3 - APRILE 2010 29

e civile raggiunto in questi anni è da considerarsi soddisfacente e per il futuro ha sottolineato l’im-portanza di investire soprattutto nel settore agricolo. Umberto Salinas, docente di demografia sociale presso l’Università di Bari, fra i punti più importanti del pro-gramma di “Io Sud”, ha evidenzia-to la proposta di una riorganiz-zazione in supporto alla piccola e media impresa, con norme “a sportello”, più veloci, più opera-tive e più funzionali per il nostro territorio. A concludere gli inter-venti è stato Nicola De Bartolo-meo, già presidente di Confindu-stria Puglia. Egli ha voluto prima di tutto spiegare le motivazioni del suo volersi mettere in gioco in questa elezione. La sua inten-zione non è stata quella di “fare politica” ma di essere espressio-ne della società civile impegnata nelle Istituzioni. Alla luce di que-sta affermazione, e calandosi nel vivo delle argomentazioni, egli ha emesso una doppia condanna: la prima rivolta alla generazione di cui egli stesso fa parte “per non aver pensato alle generazioni fu-ture, giovani che oggi hanno per-so più di tutto la continuità nel loro processo di crescita persona-le, per cui sono depressi, indotti a cambiare strada, scoraggiati”. Non da meno, la sua personale analisi sull’operato amministrativo della sinistra in Puglia, “per aver attua-to in questi anni, con il presidente Vendola, politiche pregiudiziali e limitanti il progresso e lo svilup-po delle imprese e del territorio, principalmente per superficialità, qualunquismo, sprechi e disorga-nizzazione”.

Dopo questi interventi è stato dato largo spazio al dibattito con il pubblico, molto partecipe e in-terattivo anche se non di giovani,

come si sperava.Dell’iniziativa UNORACON

personalmente porto a casa la ricchezza dell’incontro con tre cittadini pugliesi che hanno di-mostrato, con uguale passione e convinzione, il loro desiderio di contribuire attivamente e re-sponsabilmente alla vita politica e alla crescita del paese. Ancora di più ho avuto modo di apprez-zare, indipendentemente delle posizioni più o meno condivisibi-li, la ricchezza del confronto e del dialogo su problematiche di forte attualità, elementi indispensabili e da recuperare perché si possa parlare di politica sana.

Peccato che ad ascoltarli pro-prio noi giovani non eravamo in molti.

La descrizione del presidente De Bartolomeo del mondo giova-nile ha un riscontro evidente nel-la realtà. Forse è vero che questa particolare realtà socio-politica con cui dobbiamo confrontarci ha portato i giovani ad allonta-narsi dalla politica, a non avere fiducia. Forse.

Ma la cosa che più spaventa non è vedere una generazione delusa, sofferente, esausta, ma dover assistere ad una genera-zione completamente assente e disinteressata alla sue stesse problematiche, e questo incontro ne è stata, in piccolo, l’ennesima dimostrazione. Come giovane mi chiedo “perché lamentare il non essere ascoltati quando non si ha niente da dire?”.

Facile è polemizzare, difficile è lottare perché le cose cambino. Mi capita spesso di ascoltare fra coetanei o dialogando con ragaz-zi più giovani, i più banali luoghi comuni, del tipo “I politici sono tutti ladri”, oppure “La politica è una cosa sporca”; quelli più ide-

alisti tendono a restare al di fuori del mondo della politica, quelli più furbi, invece, hanno la malsa-na idea di cercarla esclusivamen-te per trarne vantaggi personali, magari trovare un lavoro o fare una carriera più veloce. Questa politica facciamo noi giovani; la mal politica la scegliamo noi ogni giorno.

Personalmente considero que-sto aspetto, se proiettato nel futu-ro, più grave e più preoccupante di qualsiasi ideologia, di qualsiasi proposta, iniziativa, scelta o posi-zione politica.

Credo che l’emergenza poli-tica dei nostri giorni sia princi-palmente riportare i giovani a riappropriarsi del senso della collettività, dell’importanza della partecipazione e della responsa-bilità. E almeno di questo le gene-razioni passate non possono del tutto sentirsi responsabili.

In tal senso considero la vitto-ria più importante del presidente Vendola: quella di aver avuto una forte influenza sui giovani. L’unica

voce giovanile nel periodo pre-elezioni gridava “Vendola vinci-tore”. Di certo non sempre voce di una autentica consapevolezza politica, ma pur sempre l’unica ad essersi fatta maggiormente sen-tire. Ancora tanta immaturità, in-consapevolezza, tifoseria da “fan” anche conformista più che riflet-tuta e attenta condivisione.

L’augurio che mi faccio è che la vittoria di Vendola, tanto accla-mato dai giovani, sia perlomeno la premessa per una rigenera-zione anagrafica all’interno dei partiti, di tutti i partiti, indipen-dentemente dal carisma e dalle capacità comunicative di chi li regge, ed un ritorno dei giovani alla partecipazione attiva e con-sapevole alla vita amministrativa e ad una riconsiderazione etica della politica.

* Segreteria Scuola di Formazione all’impegno

Sociale e Politico* ‘plur@le‘ - Associazione

di Promozione Sociale

Quello che più spaventa è una generazione non delusa, sofferente ed esausta, ma completamente assente e disinteressata

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N° 3 - APRILE 201030

Flussi elettorali possibili al ballottaggio, ma una vittoria netta su Petruzzellis

Acquaviva ha voltato pagina.Chiavi della città a Squicciarini

Con le lacrime agli occhi. Così il neo-eletto sindaco di Acquaviva delle Fonti,

Francesco Squicciarini, è stato ac-colto da una folla in festa che si ac-calcava dinanzi al circolo cittadino del Pd per abbracciarlo. C’era la gio-vane moglie, anche lei commossa. Ed il padre in passato consigliere comunale. Molti hanno stappato bottiglie di spumante, molti hanno cantato inni. In piazza V. Emanue-le, poi, il primo cittadino eletto ha pronunciato un breve discorso.

Questo ingegnere gestionale 39enne, già Coordinatore cittadino del Pd, si trova adesso a gestire una situazione non semplice. La politi-ca, passata l’euforia della vittoria, ti pone immediatamente di fronte alla crudezza dei problemi da risol-vere. Immersi e confusi tra i nume-rosi cittadini presenti, alcuni per-sonaggi della politica della prima Repubblica che, per tutta la durata della campagna elettorale, hanno assunto una posizione defilata ma che indubbiamente contano nella politica locale. I

l problema numero uno sarà quello di scrollarsi di dosso I con-dizionamenti che ci saranno. Giovanni Tria, l’ex Coordinatore

di VALENTINO SGARAMELLA

provinciale de la Margherita era visibilmente raggiante. Qualche buontempone, in piazza V. Ema-nuele, in vena di battute, parlava di Gaetano Labarile, titolare dell’im-presa di servizi assai vicina politi-camente allo stesso Tria, come del vero padrone del Pd.

Ma in piazza c’era, ancora più anonimo, Carlo Laera, l’ex Sindaco Dc, oggi nell’IdV, con mezzo sorriso di soddisfazione appena disegnato sul volto immerso in chissà quali pensieri. Sicuramente, da qualche parte sarà stato ad applaudire an-che Pinuccio Cosmo. A volte, ritor-nano.

Chiediamo a Squicciarini cosa ne sarà del capo dell’Ufficio tec-nico comunale

“La macchina amministrativa deve essere in sintonia con chi go-verna. Chi governa prende impegni con la cittadinanza. I due piani, po-litico e di gestione, devono essere se-parati. E’ necessario che gli uffici co-munali siano allineati ed in perfetta sintonia con chi governa la città”.

E il tanto chiacchierato capo dell’Ufficio tecnico comunale resta?

“Non è un problema di uomini. E’ un problema di metodo”.

Il più raggiante di tutti era Ro-berto Tisci, di Io Sud. Da quanto detto al microfono, sembra che avesse ingaggiato una competizio-ne personale con Franco Pistilli.

La domanda sorge inquietante. Perchè Squicciarini ha lasciato che affondasse una possibile alleanza con Sel di Marcello Carucci e Lino Romanelli? Uno dice: è il coraggio che premia in politica. Giusto. Di certo, in politica non c’è nulla di scontato, tranne gli accordi sotto il banco.

Quando abbiamo chiesto al Sin-daco, cosa pensasse della cantina sociale, per la quale si dice che Rocco Lombardi, architetto de “La Compagni delle arti” nutra qual-che attenzione, è stato chiaro: “Per quanto mi riguarda, il problema della cantina sociale non esiste. C’è un progetto presentato sul Comu-ne. Come ogni progetto depositato presso l’Ufficio Tecnico. Se la legge viene rispettata, credo che questi progetti debbano andare avanti. Se rispetta criteri e normativa in mate-

ria urbanistica non vedo perchè non debba essere approvato”.

Il centrosinistra questa volta era quasi obbligato a vincere. Faccia-mo un pò di conti, alla femminile, come suol dirsi. Al primo turno, Squicciarini ottiene 5.389 voti. Pe-truzzellis, invece, 4.900. Al secon-do turno, il sindaco viene eletto con 6.797 voti. Ottiene 1.800 voti in più.

Nelle tre sezioni (8, 9 e 10) nelle quali il voto è stato sempre pistil-liano, l’urna ha tributato una mes-se di voti per il candidato del Pd. Claudio Giorgio, al primo turno, ha ottenuto 1887 voti. Sì, ma sa-rebbe ingenuo pensare che, mec-canicamente, il voto sia stato tutto traslato da Giorgio a Squicciarini. Carucci dichiarò in un comizio che i voti della sua coalizione sarebbero stati bianchi o annullati. Duemila elettori in meno, al ballottaggio: sono tutti di Sel? Difficile a creder-si.

E i 428 voti della lista civica di Ferrulli? Davvero tutti a Squiccia-rini? Gli elettori civici, in genere, nei nostri paesi, sono difficilmente controllabili. L’ipotesi che razional-mente formuliamo è che vi sia di tutto un pò. Un pezzo del consen-so di Giorgio potrebbe essere sci-volato dalle parti di Squicciarini.

Ma certo non perchè in passato corresse voce che lo studio tecnico dell’ingegnere fosse associato con quello dell’achitetto Felice De Ma-rinis, molto vicino al centrosinistra. Una parte dei voti di SEL potrebbe, involontariamente (?) essere anda-ta a finire dalle parti di Petruzzellis. Un’altra porzione sarà finita dalle parti di Squicciarini. Il quale ci dice che “i rapporti con Sel sono quelli degli uomini di buona volontà che si pongono l’obiettivo di far risorge-re questa città. Credo che se questo intento è comune, sul piano politico si possa tornare a lavorare tutti in-sieme”.

Diciamo che le transumanze nel voto si sono incrociate. Resta il coraggio della vittoria (che fa rima con certezza) di Squicciarini alla vi-gilia del voto per permettersi alle-gramente di abbandonare Sel.

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

Squicciarini, appena eletto, ringrazia i cittadini

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N° 3 - APRILE 2010 31

Chi c’è dietro Francesco Squicciarini candidato Sindaco? E’ stata la do-

manda che ha fatto da tormento-ne nei comizi per il primo turno, quello del 28 e 29 marzo, di questa campagna elettorale per le ammi-nistrative 2010.

Michele Petruzzellis la poneva in maniera sarcastica, alludendo alla presenza di potentati politici (e non solo) dietro la candidatu-ra a Sindaco dell’ex Coordinatore cittadino del Pd. Squicciarini, a sua volta, la riproponeva dal palco per dimostrare che una domanda del genere nascondeva il vuoto di argomentazioni politiche da contrapporre alla sua proposta di governo per Acquaviva. A questo punto, vediamo chi davvero ha proposto Squicciarini, e che ora entrerà a Palazzo di Città nella sua maggioranza consiliare, avendo vinto le elezioni.

IO SUD

Cominciamo da Io Sud, il mo-vimento che fa riferimento ad Adriana Poli Bortone. Al suo in-terno, compare Roberto Tisci che in questa campagna elettorale è parso sempre più come elemen-to a sè stante rispetto al resto del gruppo. Tisci è cognato di Giam-marco Surico, rieletto consigliere regionale per il PdL. Si narra che i rapporti politici tra i due si siano molto allentati, rispetto alle ele-zioni per il Consiglio provinciale del 2009, quando lo stesso Tisci era candidato per il centrodestra, ma in contrapposizione a Franco Pistilli. Del resto, Surico è stato il nemico giurato dello stesso Pistilli.

L’oncologo gioiese viene raffi-gurato dall’ex Sindaco come colui il quale si sarebbe reso correspon-sabile della sua mancata rielezione alla Provincia. Se Tisci, dunque, si configura sempre più come batti-tore libero, la parte restante di Io Sud è un altro pezzo della destra che non si riconosce nel PdL, nè in Claudio Giorgio nè nella pattuglia di ex pistilliani che segue Michele Petruzzellis. Potremmo definirli come le vittime dell’ “affaire ex 167”, tra soci assegnatari degli alloggi e

Chi sostiene il nuovo sindaco?Ecco i principali maggiorenti della coalizione che ha candidato l’ex Coordinatore cittadino del Pd

di VALENTINO SGARAMELLA

proprietari dei suoli. A guidarli, Ottavio Milano, un

medico dentista, conosciuto in città. La loro presenza è legata ai tentativi di reinserire i contratti di quartiere nel bilancio, utilizzando le aree (ex 167) sulla cui proprietà deve ancora esprimersi in modo definitivo la Magistratura ammini-strativa.

Sono coloro i quali hanno avuto come unica arma per tutelare i pro-pri diritti, rispetto a certa voracità, quella di alimentare una serie infi-nita ed estenuante di contenziosi giudiziari, nel corso di questi anni.

UNIONE DI CENTRO

Poi, abbiamo l’UdC di Domenico Azzone, un medico del Miulli e Co-stantino Bonavoglia. Quest’ulti-mo è un ex assessore democristia-no. All’epoca, era molto vicino alle posizioni politiche di Antonio Ma-tarrese. In città, negli ambienti, si sussurra che l’UdC sia la voce della dirigenza amministrativa ospeda-liera, che da decenni è al centro di polemiche e contenziosi.

Una componente laica della in-tellighenzia di sinistra e non solo, riunita in un Comitato cittadino, tra cui Pinuccio Jeva, Vitantonio Petrelli, Fernando Dantini com-battono per la natura pubblica del Miulli. Qualcuno azzarda a suggeri-re che ambienti ecclesiastici vicini al nosocomio abbiano deciso di tu-telarsi direttamente nel Consiglio comunale.

LA COMPAGNIA DELLE ARTI

“La compagnia delle arti” è un movimento civico che si è coagu-lato sulla questione di piazza Ga-ribaldi, I cui lavori di rifacimento iniziati a maggio 2009 risultano ancora bloccati.

Un’autentica ferita nel cuore della città. Diversi gli ingegneri ed architetti che ne fanno parte. Un movimento fondato sulla cultura tecnica e sulle professionalità, si potrebbe dire. Specie se pensiamo ad Alberto Della Corte.

In ogni caso, su questo treno ci sono saliti in molti. Anche Rocco Lombardi, del quale molti espri-mono il convincimento di un suo particolare “interesse” per un al-tro enorme “affaire” che si staglia all’orizzonte: la cantina sociale. An-che in questo caso, solo voci.

ITALIA DEI VALORI

E qui, siamo ai potenti, quelli veri. Uno dei grandi registi delle operazioni si chiama Carlo Laera. Sindaco Dc subito dopo Giovanni Tria, nel 1992. Appare poco in pri-ma linea, come si conviene a quelli che contano.

Avvocato civilista, da sempre in collaborazione-competizione con Tria. Sembra abbia intenzione di riproporre i contratti di quartiere, proseguendo lungo la strada di Pistilli. Nell’IdV, c’è Leonardo Ma-strorocco, già candidato alla Pro-vincia nel 2009. E’ stato Assessore al bilancio in giunte di centrosinistra.

In questa allegra comitiva, indipen-dentemente dal partito di apparte-nenza, ritroviamo anche Pinuccio Cosmo, a completare il quadro. E’ stato Presidente della cooperativa edilizia “Iris” della ex 167.

Nel periodo compreso fra le giunte Milella (1982), Tria (1989), Laera (1992), Cosmo ha rivestito il ruolo di Assessore all’urbanistica e quindi in chiaro conflitto di interes-si: controllore (assessore) e control-lato (presidente della coop. Iris).

PARTITO DEMOCRATICO

Tutti fuori dalla mischia, ma in cabina di regia, i vecchi capi Dc. Giovanni Tria è il leader indiscusso della ex Margherita, di cui è stato Coordinatore provinciale. Nel Pd, senza i voti della sua componen-te, non vai da nessuna parte. Già uomo di Nicola Fusillo, oggi attra-versa un periodo di bassa marea, da quando non è stato eletto alla Provincia nel 2009. Questa compe-tizione potrebbe riportarlo in auge. Di lui, si dice sia il “patron” politico dell’impresa di Gaetano Labarile, un’impresa di pulizie e servizi. Per carità, nulla di illecito. Infatti, uomi-ni assai vicini all’impresa sono can-didati con Squicciarini.

Ed è solo per amore della città. Sembra che tra primo e secondo turno, prima del ballottaggio, l’ex Sindaco dc abbia consigliato di mi-tigare gli attacchi contro Pistilli che si facevano pesanti dalla sua coali-zione. Il voto, come la pecunia, non olet.

Uomini e ideeche hannosupportatoil candidatovincitoree che adessoguiderannoAcquaviva

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

Petruzzellis analizza il voto

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N° 3 - APRILE 201032

Dalla gioia dello spumante ai volti su cui si disegna rabbia e delusione per la

sconfitta. Nel comitato elettorale di Michele Petruzzellis, prevalgo-no i musi lunghi. E si capisce. Non è facile assistere alle scene di esul-tanza dell’avversario. Incrociamo Vito Pastore, Claudio Solazzo. Hanno l’aria di chi ha accarezzato per giorni la vittoria. Forse, l’unico ancora agguerrito è proprio lui, Mi-chele Petruzzellis.

SCAMBI CULTURALI?

E’ intento al conteggio dei voti, con i suoi fedelissimi. Scattiamo alcune foto. Gli chiediamo perchè, a suo avviso, ha vinto Squicciarini. “Secondo me, i poteri forti di Acqua-viva sono intervenuti sul popolo, mentre Sel si è ricompattata con il centrosinistra ed ha votato Squiccia-rini. Il prof. Carucci aveva promesso di votare scheda bianca. In realtà, non ce ne sono state”. E siccome l’ironia non manca al Direttore ge-nerale della Provincia, quando gli chiediamo se lui pensa alla pos-sibilità di qualche scambio inter-venuto nelle due settimane che hanno preceduto il ballottaggio, ci risponde con sarcasmo: “Quale scambio? Culturale?”. La nostra pre-cisazione è d’obbligo: no, di natura politica. E Petruzzellis: “Certamen-te. Noi siamo stati corretti dal primo giorno, rifiutando ogni apparenta-mento. Devo riconoscere che gli altri hanno lavorato meglio di noi”.

FRANCO PISTILLI: LA CADUTA

Vediamo questi voti. Michele Petruzzellis ha ottenuto al primo turno 4.900 voti. L’11 aprile, la sua coalizione è riuscita ad incremen-tare il consenso di 700 voti circa, giungendo a quota 5.634. Il candi-dato Sindaco aveva rifiutato ogni possibile apparentamento, specie con Franco Pistilli ed il suo candi-dato Claudio Giorgio. Ciò nono-stante, Pistilli aveva dichiarato sino all’ultimo che i suoi voti sarebbero

L’analisi, spietata, a caldo di Michele Petruzzellis

Il Sindaco? figlio dei “poteri forti”

andati ugualmente a Petruzzellis. Va fatta una precisazione. La sta-gione politica di Franco Pistilli, al momento, sembra davvero in un vicolo cieco. Certo, in politica mai dire mai. Tuttavia, le quotazioni del personaggio sembrano in caduta libera, presso i vertici baresi del PdL. E non da oggi. Il crollo in ter-mini di consensi è la batosta finale.

A malapena, è riuscito ad essere eletto in Consiglio comunale.

I CONTI CHE NON TORNANO

Pistilli aveva l’obbligo di dichia-rare il proprio voto per Petruzzellis. Se, per assurdo, avesse invitato al voto per Squicciarini, il PdL bare-se lo avrebbe semplicemente de-fenestrato. Detto questo, la lista di Claudio Giorgio, appoggiata dall’ex Sindaco, ha ottenuto 1887 voti. Quindi, posto che i 700 voti dati a Petruzzellis al secondo tur-no siano tutti di Giorgio, i restanti 1100 dove vanno a finire? Questa la risposta di Petruzzellis: “Di 1800 voti suoi, qui ne vedo 700 circa. Dove sono andati a finire gli altri?”. Certo, 2 mila persone non hanno votato al secondo turno. Ma Squicciarini ha fatto un balzo in avanti di 1800 voti. E c’è Carucci che, dall’alto dei suoi 1776 voti, ha invitato all’asten-sione. Sebbene nel corso delle ulti-me ore è accaduto di tutto, qualcu-no di Sel avrà pur disertato le urne. Ma c’è da ritenere che nelle ultime ore, Sel abbia ritrovato una base minima su cui dialogare con la neo-maggioranza. In ogni caso, gli spo-stamenti trasversali ci sono stati, abilmente camuffati. Va detto che si narra di episodi inquietanti. Non ne siamo testimoni, ma registriamo le notizie. Qualche soggetto con la fedina penale non limpida sarebbe stato sguinzagliato a caccia di voti da qualche candidato che è soli-to frequentare le aule di Giustizia, non certo nelle vesti di imputato. E questo, fa il paio con quell’elettore scoperto in cabina a scattare uno foto alla sua scheda. Convocato in caserma, avrebbe confessato che

un candidato avrebbe pagato per quella foto, a conferma del voto.

OPPOSIZIONE? NO, MINORANZA

Ed ora, Petruzzellis si ritrova a fare opposizione alla giunta Squic-ciarini. “Io ho detto che non faccio opposizione”, puntualizza. “Sarò parte della minoranza, che è cosa diversa. Valuteremo gli atti, con concretezza. Nel caso di un provve-dimento giusto, perchè non votare a favore, nell’interesse di Acquaviva?”. Una domanda è lecita. Ed ora che il gruppo Piconio ha i suoi due consiglieri eletti, Giuseppe Para-diso e Francesco Montenegro, in minoranza, potrà condizionare

ancora la Giunta? Vedremo.

E LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO?

Che futuro attende questa cit-tà? Petruzzellis non ha dubbi: “La situazione economico-finanziaria in cui versa il Comune è grave. Non cre-do che ci sia molto da scialacquare. Le mie idee restano tali. Se qualcuno me le chiederà, le esporrò”. Avremo tempo, per questo.

Lanciamo un’ipotesi. Se il clima tra maggioranza e minoranza è di dialogo ma non di inciucio, perchè non attribuire alla lista Petruzzellis la presidenza del Consiglio comu-nale?

Va.Sga.

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Quanto accaduto nel corso della campagna elettorale per il primo

turno delle elezioni amministra-tive, in questa città, va guardato con necessario distacco evitando coinvolgimenti emotivi. Si scopre, così, qualcosa di simile alla com-media d’avanspettacolo. Franco Pistilli, ad esempio, nel perorare la causa della sua elezione al Con-siglio regionale con la lista “La Pu-glia prima di tutto”, ha inscenato un botta e risposta al microfono con anonimi cittadini. L’ultima sera di campagna elettorale, dal buio delle retrovie di piazza V. Emanuele, infatti, manifestavano il proprio dissenso nei suoi con-fronti con urla, schiamazzi, fischi e tanto di strombazzamento di clacson. Come se, al posto di Pi-stilli, vi fosse un maxi-schermo con la partita della Nazionale di calcio.

CLAUDIO GIORGIO

Il candidato Sindaco della lista Pistilli era Claudio Giorgio. Ma a parlare, è stato il solo Pistilli. Questi ha utilizzato la metà del tempo a disposizione per difen-dere il proprio operato in 8 anni a palazzo De’ Mari. Era la prova pro-vata, per quanti sono animati dal laico senso del dubbio, che Clau-dio Giorgio sarebbe stato, qua-lora fosse stato eletto Sindaco, la “protesi” di Pistilli. Con i tempi che corrono, il termine “protesi” si pre-sta ad allusive interpretazioni di tipo tecnomedicale. Ragion per cui aggiungiamo l’aggettivo “po-litica” al sostantivo succitato, per indicare che una giunta Giorgio sarebbe stata la prosecuzione li-neare dell’operato di Pistilli.

FRANCO PISTILLI

La situazione è gravissima ma niente affatto seria, per il centro-destra. La domanda sorge spon-tanea, dice il giornalista tv. Per lungo tempo, abbiamo assistito a Consigli comunali nei quali Pi-stilli si limitava, con la gestualità, a tratti con la mimica del volto,

di VALENTINO SGARAMELLAa comunicare le sue disposizioni ai consiglieri comunali della sua maggioranza. Si aveva la netta sen-sazione che egli avesse il potere quasi ipnotico di stabilire addirit-tura la cronologia degli interventi dei consiglieri del centrodestra, quando opporsi con veemenza e quando in maniera dolce agli in-terventi della minoranza.

GLI APPETITI

Quale era il prezzo di quei con-siglieri comunali di una servile ac-condiscendenza politica al “capo”? Forse, minuscole concessioni qua e là sul Piano Regolatore Gene-rale o nella zona industriale? Un imprenditore ci racconta: “Pistilli ha stravolto in alcune zone il PRG; ha drasticamente ridotto cuba-ture e volumetrie là dove erano in programma, le ha compensate con uguali incrementi in altre zone della città dove, però, la comunità spenderà risorse per acqua, fogna, luce, gas e telefono pur di accon-tentare altri appetiti”. E c’è da giu-rarci che se gli appetiti non fossero stati accontentati, qualche rappre-sentante del centrodestra avrebbe dichiarato fallimentare la gestione Pistilli.

I COMPROMESSI E L’AMBIZIONE

In ogni caso, l’amministrazione a sua guida ha mostrato tutti i suoi limiti, nel momento in cui tutto è stato finalizzato alla conservazio-ne del potere. Una concessione a Tizio, un’altra a Caio, un compro-messo a destra ed uno a manca e si va avanti. Qui si è avvitata su sè stessa, l’intera situazione. Il popolo aveva dato mandato pieno a quel giovane ambizioso che 8 anni or-sono emergeva in Forza Italia, affi-dandogli tutte le proprie speranze di una città migliore. L’ambizione è una qualità, non un difetto. A patto che non sia finalizzata a sè stessa. Devi avere delle idee, un progetto che porti il tuo nome.

FRATELLI COLTELLI

I consiglieri del centrodestra, spesso, scendendo le scale di pa-

lazzo De’ Mari, a conclusione del Consiglio comunale, manifesta-vano tutta la propria insoddisfa-zione nei confronti di Pistilli. Pro-mettevano (a voce bassa) fuoco, fiamme e l’imminente passaggio all’opposizione. Fratelli coltelli. Pi-stilli era raffigurato come “padro-ne” più che come “padre”.

Gli ultimi mesi, sono apparsi come una lenta agonia. I conflit-ti interni alla maggioranza, una guerra di bande. Pistilli giunse a denunciare pubblicamente di essere sottoposto a ricatti politici da parte di Marcantonio Pico-nio, quel funzionario comunale che, nell’ombra, continua a tene-re sotto controllo politico almeno un paio di consiglieri a lui fedeli. Ognuno tirava la coperta dal pro-prio lato. Ma la coperta è troppo corta.

BULZACCHELLI E PASTORE

Adesso, la moda cambia. Tut-ti contro Pistilli. E sono proprio i suoi fedelissimi a voltargli le spal-le. Si salvi chi può. Ciascun gruppo di interessi si è messo in proprio. Il problema non era il bilancio di previsione 2009 o le opere pubbli-che, ma il desiderio di risolvere in proprio le questioni.

Una sera, al termine di un Con-siglio comunale, chiedemmo a Matteo Bulzacchelli se inten-desse dichiararci qualcosa a pro-posito di una sua presunta insod-

disfazione per la zona SIC, Sito di Interesse Comunitario, dove edifi-care comporta dei vincoli. Ci disse che a lui non piace farsi pubblicità, che preferisce il silenzio.

Oggi, dopo avere difeso sino all’ultimo il sindaco Pistilli, lo ha abbandonato, candidandosi con Michele Petruzzellis. Ma non ha tenuto un solo comizio, Bulzac-chelli. Si è limitato a comparire al lato destro del candidato Sinda-co. Il silenzio dei fatti. Non è stato eletto.

Lo stesso dicasi per Vito Pasto-re. Pistilliano fino all’ultimo secon-do, fino a spaccare An, tentando di delegittimare Vito Abrusci dalla carica di presidente del Consiglio comunale, lo abbiamo visto ap-plaudire ogni frase contro Pistilli pronunciata da Petruzzellis.

Facciamo salva la competenza tecnica di Petruzzellis, indiscussa per via di una carriera che lo ha reso insostituibile per qualunque presidente di Provincia.

Sulla sua lista c’è molto su cui riflettere. Davvero si crede che Pi-conio abbia inserito tre dei suoi in una lista di ex pistilliani, d’improv-viso ammutinati, gratis et amore dei?

E come ha potuto promettere il rinnovamento, quello vero, un candidato Sindaco che ripropone un centrodestra uguale a sè stes-so, quello su cui poggiava la sua stessa esistenza la Giunta Pistilli?

Misteri della politica.

Centrodestra uguale a se stessoAl primo turno, una campagna elettorale da commedia d’avanspettacolo

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

L’ingresso della sede municipale

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N° 3 - APRILE 2010 35

Centrosinistra: addà passà à nuttataAlcune tranezze nelle trattative per candidare alla carica di Sindaco Francesco Squicciarini

E’necessario un allarga-mento del centrosinistra. Questo, il leit-motiv delle

dichiarazioni di Massimo D’Ale-ma, ripetute per mesi sulla stampa e da ogni palco. E a seguire, tutte le altre forze del centrosinistra. Va detto che la stessa componente di Dario Franceschini, cui fa ri-ferimento il gruppo dirigente del Pd di Acquaviva delle Fonti, a dire il vero, pur condividendo la inelu-dibilità di un ampliamento all’Udc della coalizione di centrosinistra, non ha mai manifestato eccessivo entusiasmo su tempi e modalità. E certo, l’operazione non poteva es-sere realizzata buttando giù dalla torre Vendola.

QUEI TANTI PERCHE’

Il gruppo dirigente del Pd ac-quavivese è lo stesso partito che ha scaricato la sinistra vendoliana locale per accordarsi con IdV, Udc e Io Sud. Perchè la sinistra che sta a sinistra del Pd ha scelto Marcel-lo Carucci come candidato Sin-daco a capo di una coalizione che raggruppava Sinistra Ecologia e Libertà (Sel) di Lino Romanelli, Rifondazione Comunista, un rag-gruppamento di Socialisti e una scheggia della destra di Giuseppe Chiechi? Perchè Sel non ha appog-giato il candidato politicamente più affine, Francesco Squicciarini del Pd?

STORIA DI UNA TRATTATIVA

Alcuni mesi fa, tutto il centrosi-nistra, dall’IdV a Sel, si riunì attor-no ad un tavolo per dare vita ad un’unica coalizione con un unico candidato Sindaco. Come spes-so avviene in politica, come nelle trattative sindacali, inizialmente le posizioni dei vari interlocutori al tavolo paiono rigide. Insomma, un prendere o lasciare. Tuttavia, se la volontà politica di pervenire ad un accordo è reale e non fittizia, alla fine si giunge ad un compromes-so che accontenta tutti. Il Pd fece il nome di Francesco Squicciarini candidato Sindaco. A proporlo, come un sol uomo, erano anche l’Italia dei Valori, l’Udc ed Io Sud (con non pochi mugugni). A quel punto, la trattativa non poteva restare bloccata. Sel di Romanelli propose un candidato di media-zione. Non si fecero nominativi.

RISPUNTA VITO DEL MONTE

Tutti pensarono ad un solo no-minativo. Parliamo di quell’uomo probo e stimato che è Vito Del Monte. Tutto, ma davvero tutto, il centrosinistra avrebbe dovuto chiedergli di accettare la candi-datura a Sindaco per la seconda volta consecutiva. Nel 2006, il me-dico anestesista che lavora al Miulli sconfisse al primo turno Franco Pistilli. Nel giro di 2 settimane, 1200 voti circa si spostarono da Del Monte al candidato di FI. Da

ambienti vicini alla ex Margherita, si fece scivolare l’ipotesi che Rifon-dazione Comunista, all’epoca gui-data da Romanelli, avesse tradito o millantato un credito in voti ine-sistente. In città, furono in molti a ritenere che qualcuno, nello stesso centrosinistra, avesse regalato la vittoria a Pistilli. Candidare Vito Del Monte nel 2010? Equivaleva a dire agli elettori: stavolta, la candidatu-ra è blindata. Gli eventuali franchi tiratori avrebbero messo la firma. Colpo di scena. In sede di trattati-ve, il Pd ha rifiutato la candidatura di compromesso. A Sel dissero: o Squicciarini o niente. E così Roma-nelli si sarebbe assunto la respon-sabilità di un auto isolamento. Ed ecco la contro-proposta che fece uscire dall’angolo Sel. Chiesero al Pd di convocare le primarie di coa-lizione. Più candidati si presentano e che vinca il migliore.

PARTITO NUOVO O NUOVO PARTITO?

Il Pd, il “partito nuovo” per auto-definizione, il partito che ha scelto le primarie come metodo demo-cratico per svincolarsi da scelte li-deristiche ed elitarie, rifiutò anche questa proposta. La federazione provinciale seguiva attentamente la situazione. Tutti i partiti della co-alizione vennero convocati a Bari, per una riunione con i dirigenti. A rappresentarli, comunque, sembra non fosse presente l’on. Dario Gi-nefra, Coordinatore provinciale ma solo il Responsabile enti locali. For-se, i giochi erano già fatti? Il Pd, or-mai, è un club controllato da pochi capibastone. Quanto al resto del centrosinistra, i vecchi potenti de-mocristiani sono tornati a imporre la loro. Procedono in partiti diversi,

finalmente, perché, forse, non si sono mai fidati l’uno dell’altro nella “balena bianca”. Ora, ciascuno deve fare i conti con l’ex amico di partito. E chiacchiere non ce ne vogliono. Un giorno spiegheranno dov’è la novità se a dirigere il Pd e l’intera coalizione sono quei democristiani contro i quali Pistilli aveva ottenuto il consenso nel 2001? Corsi e ricor-si storici. Immacolata Morano si è battuta per una candidatura alle regionali. Avrebbe fatto da traino all’intero Pd. Niente da fare. Hanno preferito una candidatura più de-bole, quella di Angela Antonicelli, perchè bisogna farsi del male per obbedire a logiche di minuscolo cabotaggio. Del resto, la Morano non ha protestato più di tanto.

ROBERTO TISCI

Dulcis in fundo, Roberto Tisci, di Io Sud, cognato di Giammarco Su-rico. Sul palco, comiziava accanto a Squicciarini. Dava l’impressione di chi fosse stato catapultato nel po-sto sbagliato da un’astronave. Nel comizio di chiusura esordì: “Sono Roberto Tisci, per Adriana Poli Bortone presidente della Regione”. Accanto a sé aveva Squicciarini, per Nichi Vendola Presidente. Non basta. “Tisci per Poli Bortone Presi-dente” ha dato vita ad un comita-to elettorale per Nadia Landolfi Silvestri, di Io Sud. Ed allo stesso tempo, avrebbe, stando ai bene in-formati, fatto campagna elettorale per Massimo Cassano, del PdL. Versatilità.

E mentre qualcuno già prevede il ritorno del Commissario prefet-tizio, tra un anno, torna alla mente la “Napoli milionaria” disegnata da Eduardo De Filippo: “addà passà a’ nuttata.

I consiglieriPd (5): Francesca Pietrofor-

te, Immacolata Morano, Ca-taldo Colangiulo, Giuseppe Magistro, Giuseppe Luisi. IdV (3): Angelo Maurizio, Raffaele Borreggine, Alessandro Be-nevento. UdC (2): Francesco Attollino, Vincenzo Caporus-

so. IoSud (1): Roberto Tisci. C. Arti (1): Filippo Cassano. PdL (2): Francesco Montenegro, Filippo Paradiso. Giovani per Petruzzellis (1): Claudio Solaz-zo. Mov. Schittulli (2): Michele Petruzzelli, Tommaso Monte-negro. Lista Pistilli per Giorgio (2): Claudio Giorgio, Francesco Pistilli. Lista Acquaviva Miglio-re (1): Marcello Carucci.

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

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Sottopassaggio... sotto assedioMuri della stazione usati come un diario, e i pannelli istallati sono diventati delle tele per gli imbrattamuri

Tra disagio giovanile e istitu-zioni che sembrano inerti, questa è la situazione che

si respira in alcune zone della cit-tà, come, ad esempio, la stazione ferroviaria.

Se è vero che “il buongiorno si vede dal mattino”, chissà che gior-nata attende tutti quegli studenti e quei lavoratori che quasi ogni giorno devono utilizzare il sotto-passaggio che collega tra loro le banchine dei binari e queste con via Monteschiavo.

Quotidianamente centinaia di pendolari che giungono ad Ac-quaviva sia con il pullman, sia con il treno, o che con quest’ultimo partono, hanno nella stazione il loro punto di ritrovo mattutino.

Accade, spesso, che qualche bontempone decida di marina-re la scuola, trascorrendo l’intera mattinata in stazione. Ma poiché proprio non riescono a rimanere fermi, affidano le memorie della loro avvincente giornata non ad un diario, un quaderno, ma alle pareti della sala d’attesa, ai muri della stazione o del sottopassag-gio o alle colonne.

E così questi luoghi si ritrova-no ricoperti da scritte e simboli a sfondo politico, sdolcinate frasi amorose, vere e proprie dichia-razioni d’amore, slogan sportivi, insulti (non si tratta ovviamente di invettive, ma di vuote offese di carattere osceno), il quotidiano elenco di coloro i quali si sono ar-bitrariamente concessi un giorno di riposo dalla routine scolastica, disegni e frasi sconce.

Quando scende la notte, invece, le superfici più gettonate sono i muri del sottopassaggio (anche se quelli della stazione esercitano co-munque un certo fascino). Gruppi di artisti – o almeno così si autode-finiscono –, muniti di bombolette spray, disegnano scritte colorate e talvolta incomprensibili, imbrat-tando e deturpando tali ambienti.

Più volte, varie ditte specializzate hanno ripulito il marmo travertino che ricopriva il sottopassaggio e ridipinto i muri della stazione.

Addirittura, circa un anno fa, poiché i sopracitati vandali hanno reso il travertino non più recupe-rabile perchè ormai impregnato di vernice. Quindi, la ditta ha optato per ricoprire il sottopassaggio con pannelli in cartongesso, sovrap-posti al marmo.

Ma l’effetto è stato pari a quel-lo che si avrebbe dando un foglio

bianco ad un bambino: l’indomani nuove scritte avevano già rovina-to quel piacevole candore. Di lì a poco, però, una nuova mano di vernice sarebbe stata destinata a durare ben oltre ogni più rosea aspettativa: tinteggiando poco dopo la chiusura delle scuole (giu-gno), infatti, i muri sono rimasti puliti addirittura fino a settembre! È evidente come le responsabilità siano quasi esclusivamente giova-nili.

Il Comune, però, dal canto suo, trascura il sottopassaggio di cui è in parte titolare: per accordo l’ingresso di via Monteschiavo dovrebbe essere quotidianamen-te chiuso alle ore 23, ma ciò non accade, se davvero è mai accadu-to, da tempo immemore. Inoltre, sarebbe sufficiente concedere a questi pseudo artisti degli spazi, da imbiancare saltuariamente, destinati appositamente alle loro creazioni, affinché non vengano deturpati altri ambienti.

Del resto, i pannelli cementizi che, per circa 1 km, delimitano i binari, potrebbero essere una so-luzione.

Detto ciò facciamo appello alle istituzioni e al presunto senso ci-vico di coloro i quali desiderano disegnare o scrivere qualcosa sui muri.

di FRANCESCO LOPUZZO

I muri in cartongesso imbrattati da sconosciuti

Acquaviva delle Fonti

Sottopasso, particolari del degrado

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Dopo il lancio del nuovo sito, ecco cosa si nascon-de dietro l’enorme suc-

cesso riscosso. Grazie al suo sito internet, è divenuto, forse, uno dei più popolari giovani acquavivesi. Chiunque ha sentito parlare di Ma-rino Cordasco, meglio noto come Gaddino.

I suoi sketch sono divenuti dei veri e propri tormentoni per il po-polo della rete. Ma dietro tanto successo, c’è un lungo lavoro che trae origine dal lontano 13 set-tembre 2005. In tale data, infatti, Marino Cordasco decise di lanciare il suo primo sito, dal dominio gra-tuito, www.gaddino.tk con l’unico scopo di condividere degli scherzi telefonici da lui registrati, e senza alcuna pretesa.

Il sito divenne ben presto popo-lare, trattandosi all’epoca dell’uni-co dedicato ad Acquaviva e così, nel giro di un paio di mesi, carpì l’entusiasmo di nuovi ragazzi che si unirono allo staff, offrendo la possibilità di creare i primi video. “Ci dilettammo nel creare delle cover

de “Le iene”, afferma con un sorriso Gaddino “e il risultato era palese-mente quello di ragazzi alle prime armi nei montaggi di filmati”.

È in quel periodo che nacque il “.com”, dal dominio a pagamento. Tutto ciò richiamò ancor maggior-mente l’attenzione mediatica e il numero dei componenti dello staff superò la decina. Ovviamente si la-vorava gratuitamente, mossi esclu-sivamente da passione. Nel 2006 furono persino organizzate due feste presso una discoteca a Gioia del Colle dal nome “Gaddino Party”, che riscossero un grande successo. Ma, a causa di impegni lavorativi e universitari dei vari membri, l’en-tusiasmo calò nel 2007. Quello di tutti, meno quello di Marino Corda-sco che lo ha portato a compiere il

completo restyling del suo sito, ul-timato proprio agli inizi di quest’an-no e ad un coinvolgimento di una più grande fetta di giovani in vari video, tra cui il cortometraggio “Via Roma – Via Bari”, o il canto natalizio i cui protagonisti sono una quaran-tina di calciatori del paese.

Recentemente ha spopolato il web grazie alla serie “L’angolo di Michelone” in cui il “prof”. Michele Cordasco, che nella sua palestra si lamentava del paese in manie-ra ossessiva, offre, in alcuni video, interessanti spunti di riflessione ai giovani. “Ho deciso di concedergli uno spazio di circa 5 minuti perché si aprisse alla cittadinanza. Non credevo che questi video avrebbero avuto così tanti visitatori. È stato un successo inaspettato, merito soprat-tutto della spontaneità del protago-nista”.

Gli ultimi video riguardano le elezioni comunali. Una coppia ine-dita, costituita da Gaddino e il suo amico barese Dante Maisto, si di-verte a fare domande e prendere in giro i candidati. In proposito è prevista una puntata post elezioni. Grosse soddisfazioni sono arrivate

dal video “Jogad Bonito”, in cui al-cuni calciatori si passano la palla da una parte all’altra del paese, i cui elogi sono arrivati persino dal quotidiano “Repubblica”, e dal vi-deo sul calcio femminile, andato in onda per varie settimane su “Talent 1”, programma di Italia 1. Per quan-to concerne il futuro, Marino si dice alla ricerca di importanti contatti che possano permettere di non ri-manere ancorati esclusivamente al web, ma, magari, si augura di poter realizzare anche uno spettacolo teatrale che metta insieme i pro-tagonisti dei vari sketch. E a tutti i curiosi che si domandano l’origi-ne del nome Gaddino, egli spiega: “Gaddino è l’italianizzazione del termine con cui nel dialetto acquavi-vese si connota il galletto. Questo è il soprannome che mi fu appioppa-to dalla mia comitiva nei primi anni 2000, a causa della mia capigliatura, che all’epoca era a guisa di cresta. È stato l’unico nome che mi è venuto in mente al momento della creazio-ne del primo sito”. E in attesa dei prossimi sorrisi che Gaddino saprà regalarci, non ci resta altro da fare che... “covare per credere”.

Una iniziativa sulla parità femminile organizzata dal movimento promosso dal Rotary

Rotaract, “futuro rosa”sul ruolo della donna

Il Rotaract è un’associazione di giovani, promossa dal Rotary International e dedicato a gio-

vani di entrambi i sessi, di età com-presa tra i 18 e i 30 anni, di buon carattere e con potenziali qualità di leadership per far sì che possa-no elevare le loro conoscenze e le loro capacità al fine di affrontare le esigenze materiali e sociali delle loro comunità e promuovere mi-gliori relazioni tra i popoli.

Sono attivi 7179 Rotaract club in tutto il mondo e 394 in Italia. Lo scopo dell’associazione è rac-cogliere fondi per scopi umanitari, organizzare convegni su temi di pubblico interesse, visite ad azien-de, attività culturali, campagne di

Gaddino nuovo fa buon video, e spopola sul web

di BETTA ARMIGERO sensibilizzazione nelle scuole. “Il futuro è rosa” è il tema della

conferenza realizzata presso la se-greteria del Rotary a Bari, a cura del club rotaract Bari Alto Casa-massima in Interclub con i rotaract di Bari e Bari Agorà. A fare da mo-deratrice, Maria Grazia Rongo di Acquaviva delle Fonti, consigliere del club Rotaract Bari Alto Casa-massima. Relatore, è stato Fran-cesco Saverio Abbruzzese psico-logo psicoterapeuta, specialista in criminologia clinica.

Il titolo della conferenza, nasce come una provocazione, perchè si rifletta sulla condizione e sul ruolo della donna, oggi. La disparità tra uomo e donna sembra risalire ad Adamo e Lilith, prima compagna d’Adamo precedente ad Eva (se-

condo la tradizione della cabala ebraica). Nel corso della storia, il ruolo della donna è stato caratte-rizzato da una situazione di infe-riorità sociale, giuridica e politica, condizione spesso avallata da su-perstizione, da scarsa cultura, ma soprattutto dalla presunta inferio-rità fisica della donna.

Grazie al movimento femmini-sta, la donna, oggi, non è più solo la “regina del focolare domestico” deputata alla cura della casa e dei figli, ma si aggiungono nuovi ruoli. Si aprono nuove possibilità e po-tenzialità nei diversi settori, com-presi quello giuridico e politico. Questi ultimi, fino a poco tempo fa ambiti esclusivi maschili, sono estesi alla donna. C’è ancora molto da fare per raggiungere una socie-

tà paritaria effettiva.La cosiddetta “ quota rosa”, una

“tutela” riservata alla donna al fine di dispensare uguaglianza, ha con-sentito l’accesso anche alla carrie-ra politica, per il mondo femminile. D’altro canto, però, è mortificante trattare la donna come una specie da proteggere.

Dal dibattito è emersa la neces-sità che le donne costituiscano gruppo unito nella vita lavorativa e politica. Infatti, sembra che le don-ne spesso non si fidino delle donne e, per questo, continuano a votare gli uomini. Questo avviene anche perché è difficile trovare modelli validi da emulare tra le donne. Uno di questi è certamente il premio Nobel e senatrice a vita Rita Levi-Montalcini.

La conferenza si è conclusa con l’intervento del presidente del club rotaract Bari Alto Casamassima Claudio Caldaola.

Al termine della conferenza è stato consegnato alle donne par-tecipanti uno specchio per cre-dere di più in se stesse, partendo dal guardare la propria immagine riflessa, e poter poi costruire un fu-turo rosa con determinazione.

di FRANCESCO LOPUZZO

Un frammento del video col sindaco

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

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L’associazione Fratres di Acquaviva delle Fonti celebra quest’anno il suo

trentennale di attività (1980-2010), di solidarietà e sensibilizzazione alla gratuità della donazione di sangue. La continuità ininterrotta della presidenza di Filippo Tribu-zio è certamente il punto di forza del Gruppo Donatori di Sangue che si distingue nel panorama del volontariato acquavivese per la sua vivacità e operosità e rap-presenta un importante punto di riferimento.

Presidente, il trentennale rap-presenta per qualsiasi Associa-zione un traguardo importante, la maturità, come definirebbe il percorso compiuto? Quali risul-tati avete raggiunto?

Non è semplice sintetizzare il vissuto di 30 anni di Fratres, tutte le sensazioni, i momenti, gli amici presenti e non che hanno condiviso questo percorso e contribuito alla crescita dell’Associazione. La gioia del donare, l’amore verso il pros-simo, la gratuità di questo dono sono la nostra identità. La FRATRES è una squadra numerosa, unita dalla fraternità e dalla gioia del

dare più che del ricevere. Abbiamo impattato lentamente e continua-mente con situazioni, mentalità e comportamenti difficili, cercando di superare tabù e ignoranza che portavano ad avere pregiudizi sulla donazione.

Presente e futuro?Ci siamo posti dei traguardi rag-

giungibili; il 2009 si è concluso con ben 1061 donazioni, un ambizioso e insperato traguardo, una meta agognata raggiunta grazie a tutti, indistintamente, da chi ha donato 75 volte e chi lo ha fatto una sola volta. Un lavoro di sensibilizzazio-ne alla donazione di sangue con-tinuo e silenzioso che ha coinvolto nel “Progetto Scuola” numerosi stu-denti maggiorenni accompagnati a donare dai volontari dell’associa-zione presso il Centro trasfusionale del “MIULLI”.

Come rispondono i giovani?Abbiamo promosso con deter-

minazione la costituzione di un gruppo giovanile “La linfa Giova-ne” come momento di confronto associativo dei donatori tra i 18 e 36 anni. Dobbiamo guardare con fiducia ai nuovi germogli di questa

pianta nata da quel seme seminato 30 anni fa. Ci sono numerosi even-ti e progetti in cantiere molti dei quali promossi dalle nuove leve, i nostri giovani Fratres coordinati da Antonio Pugliese. Nei prossimi giorni partirà il concorso “Una Car-tolina per la Fratres” rivolto a tutti gli studenti di quinta elementare e scuola media della nostra città, la sensibilizzazione alla donazione di sangue nelle Parrocchie e negli Istituti Scolastici Superiori; l’avvio della donazione in aferesi presso il centro Trasfusionale del Miulli. Lo scorso 19 Marzo presso la Chiesa di Santa Chiara si è svolto un “Concer-to per la Festa del Papà” da noi pa-trocinato, promosso dall’Associa-zione culturale musicale “Libera” di Bari-Palese presieduta dal M° Ales-sio Nuovo. Il Quartetto “Voices and String Ensamble” costituito dal so-prano Valentina Maria Chiurlia, dal tenore Alessio Nuovo e dalle clavicembaliste Ilaria A. Monte-negro (acquavivase) e Domenica Giannone ha presentato brani fa-mosi del repertorio di Mozart, Ha-endel, Rossini, Pergolesi, N. Piccinni, Bach.

Una vita di lavoro in campagna e poche parole, ha vissuto da solo fino a pochi anni fa

Acquaviva ha festeggiatoil suo nonno: 105 anni

A far parte del “ club dei centenari” italiani c’è anche un acquavivese,

Giambattista Tisci nato ad Ac-quaviva delle Fonti l’8 Febbraio del lontano 1905. Nel 1929 sposa Stel-la Berardini, una donna di Adelfia da cui ha cinque figli di cui quattro viventi.

Figlio di agricoltori, nella sua vita si è occupato dei terreni di famiglia e questo fino ad età avanzata. In realtà, ci racconta sua figlia Maria, non è mai stato un grande lavora-tore. Piuttosto preferiva “comanda-re” e far lavorare sua moglie e i suoi figli, tant’è che è ancora convinto che questo sia uno dei motivi della sua lunga esistenza. L’altro fattore importante è, ci dice, il fatto che lui abbia preso alla lettera il sag-gio proverbio “chi si fa i fatti propri campa 100 anni” , motto che, nel suo caso, è stato davvero veritiero dato che di anni ne ha compiuti 105. Ed effettivamente, non è mai stato un uomo di tante parole. Pre-feriva ascoltare in silenzio per poi magari intervenire al momento propizio.

Grazie a questi segreti, ad una

Trent’anni di Fratres, tra bilanci e progetti futuri

di BETTA ARMIGERO

vita condotta in maniera sobria e senza eccessi, al bicchiere (se non due !) di vino primitivo al giorno, ha superato il secolo e senza pro-blemi, solo un ricovero in ospedale per un semplice intervento di cata-

ratta a 90 anni. Rimasto vedovo nel 1975, ha cu-

stodito gelosamente la sua auto-nomia e indipendenza fino all’età di 100 anni, poi ha dovuto trasferir-si, dopo una forte insistenza, a casa

dei suoi figli che amorevolmente si prendono cura di lui che oggi tra-scorre le sue giornate su una sedia a rotelle tra ricordi e nostalgie.

Nonostante i suoi acciacchi, la sua mente è ancora lucida tanto che ci ha anche raccontato di non aver fatto il servizio militare e di non essere andato in guerra “ per-ché non era all’altezza!” e, infatti, era alto poco più di 1,50 metri e di essere stato arrestato, sempre du-rante la guerra, per contrabbando di grano utile per sfamare la sua famiglia.

Seppure sia convinto che siano migliori i nostri tempi rispetto ai suoi, ringrazia Dio per quello che gli ha dato e ci saluta dandoci l’ar-rivederci al suo 106esimo comple-anno!

di ISABELLA GIORGIO

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

Il “nonno” di Acquaviva delle Fonti

Il Quartetto Voices and String Ensamble

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Alberobello

Il risultato di Onofrio Introna pone interrogativi sul futuro politico

E’ il sindaco De Lucail vero sconfitto

Una comunità che conti-nua a votare per il cen-trosinistra.

Questo sarebbe il primo com-mento, dopo aver preso visione dei risultati che le urne ci conse-gnano a seguito delle elezioni re-gionali del 28 e 29 marzo scorso. Infatti, il presidente Nichi Vendo-la ottiene 3093 voti contro i 2617 di Rocco Palese.

Subito dopo, però, si scorgono I 455 voti ottenuti da Adriana Poli Bortone e ci si rende conto che la situazione è più equilibrata di quanto suggerisca un’analisi su-perficiale. Va detto, infatti, che la senatrice salentina proviene dal centrodestra e non si può dire nutra particolari simpatie per la sinistra.

Proviamo ad entrare nel det-taglio delle candidature. Miche-langelo Dragone, candidato di Rifondazione Comunista nell’am-bito della lista “La sinistra e l’am-biente” ha ottenuto 424 voti solo ad Alberobello, su un totale di 885 consensi personali.

Un risultato di tutto rispetto, tenuto conto che la lista, su scala regionale, non ha raggiunto la so-glia del 4%, per cui non avrà dirit-to ad alcun seggio.

Dragone, comunque, è il ter-

di VALENTINO SGARAMELLA zo più votato. Se teniamo conto, inoltre, che la “Federazione di sini-stra e Verdi” ha ottenuto 517 voti contro i 1086 del PD ed i 514 dati a Sinistra Ecologia Libertà (SEL), si può ipotizzare che esiste un voto in libera uscita, perso dal partito di Bersani.

Una terza forza, almeno sulla carta.

La vera delusione, niente affatto scontata alla vigilia, sono gli appe-na 131 voti di preferenza ottenuti da Onofrio Introna. L’aasessore uscente aveva come punto di rife-rimento il sindaco, Bruno De Luca. Dopo il non esaltante risultato ot-tenuto alle elezioni regionali del 2005, corre voce negli ambienti che De Luca non poteva sbagliare una seconda volta.

Un leader politico regionale deve poter contare sul territorio su ben determinati pacchetti di voti. Solo così il leader avrà un oc-chio di riguardo nei confronti del-le tue richieste.

E’ la dura legge della politica. Il fatto che Introna abbia otte-

nuto un risultato mediocre pone degli interrogativi. Quanto con-ta sul piano elettorale il Sindaco, oggi?

Chi comanda davvero a palaz-zo di città? Ma l’interrogativo più pressante è un altro. La stagione politica di De Luca può dirsi al tra-monto? Non ci sono risposte, al momento.

Una cosa è certa. I soliti bene informati si erano detti convinti, alla vigilia del voto, che tutto era pronto. Pacco, paccotto e contro-paccotto. Erano già pronte, in caso di un buon risultato di Introna, le dimissioni di Bruno De Luca da consigliere provinciale e da Sinda-co di Alberobello. Il vice-Sindaco, Gianvito Matarrese pare fosse già pronto ai nastri di partenza per sostituirlo, dopo regolari ele-zioni amministrative anticipate. A De Luca, i bookmakers della poli-tica affidavano la presidenza di un non meglio specificato Ente. L’ipo-tesi sembra sfumata, al momento. Ma le vie della politica sono infi-nite.

Certo, non cessano i “rumors” negli ambienti.

Qualcuno sta già predisponen-do il post De Luca?

Sta di fatto che la coalizione è, sul piano politico, sempre più condizionata dal vice-Sindaco che molti, in città, sussurrano appar-tenga al partito dei “convitati di pietra”. Ricordano assai da vicino la vecchia corrente andreottiana, per la quale convegni, dibattiti erano superflui.

Concretezza. Al sodo, ragazzi.

Il Rione Monti di Alberobello

Mensile del sud-est barese

Direttore responsabile:Franco Deramo

Redazione:Sammichele - L.go S. Antonio, [email protected]

[email protected]@gmail.comReg. Trib. Bari Num. R.G. 556/2010

num. reg. stampa.11 del 23/02/2010

Editore e Pubblicità:Coop. Il Territorio News

70010 - SammicheleL.go S. Antonio, 8Tel 329.6325836

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Stampa:A.G.A. - Arti Grafiche Alberobello

70011 Alberobello (BA)C.da Popoleto nc

Tel. 080.4322044 - [email protected]

Chiuso in redazione il giorno 15.04.10

Presso la sede legale della Cooperativa è disponibile il regolamento con le tarif-fe modulari per pubblicità.

* Info necrologi: 393.0919323

ai lettoriFesteggiate con noi. Fatelo sapere a tutti. Inviateci foto e dediche al seguente indirizzo e-mail:

[email protected]

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N° 3 - APRILE 201042

Siamo venuti a conoscen-za di uno strano episodio. Parliamo del caso di una

ristrutturazione di un antico palaz-zo ottocentesco il cui prospetto si affaccia lungo corso Trieste e Tren-to. Si possono chiaramente notare le impalcature legate a lavori di ri-strutturazione dell’antico immobi-le. Il palazzo, appartenuto ad una famiglia benestante della città, è stato di recente acquistato da un imprenditore che ha stretti vincoli di parentela con un noto impresa-rio edile, da sempre anch’egli con interessi nel mondo politico.

L’obiettivo è realizzare, al solito, un alberghetto. Un hotel con po-che camere. Però, vuoi mettere? Un turista per fare ingresso in paese,

giungendo da nord, ossia da Bari e da sud, ossia dalla valle d’Itria, è quasi obbligato a percorrere cor-so Trieste e Trento, se vuole rag-giungere il centro cittadino e, di lì, i trulli. E, grosso modo, incontra sempre e soltanto l’hotel di Vito Consoli e, tra un pò, un secondo. Il benvenuto. Nessun problema. L’immobile è antico, ma chi se ne infischia se devo realizzare un ascensorino interno che conduca il turista dal piano terra ai livelli su-periori. Ma gli ascensori sono due. Il secondo, già realizzato, è di per-tinenza di una abitazione privata adiacente all’immobile antico. Lo hanno già eretto, il fungo. Ante-signani, da questo punto di vista. Siamo, infatti, andati a vedere ciò

che c’è sul retro, ossia alle spalle del palazzo in via di ristrutturazio-ne. Siamo rimasti a bocca aperta. Da sempre, in quell’area c’è un nugolo di trulli. Ebbene, in onore della modernità, cosa inventano? Un ascensore, appunto. Dopo ave-re percorso per poche decine di metri via XXIV Maggio, ecco che si staglia contro il cielo una specie di enorme colonna. Uno sfregio, sul piano estetico, alla bellezza incon-taminata dei trulli ancora presen-ti. Signori, non vi chiedete chi ha concepito una cosa simile e chi ha rilasciato il permesso a costruire. E’ tutto legittimo. Sulle mappe, ci troviamo in una cosiddetta “zona B2 di completamento”. Le zone di completamento sono porzioni

di territorio urbano che sono sta-te già completamente o in parte edificate. Gli interventi sono fina-lizzati ad un eventuale recupero o riqualificazione dell’esistente o, al più, al “completamento” di ciò che resta ancora da edificare.

Nel nostro caso, si tratta di una zona B2 di completamento che è adiacente ad un’altra zona sotto-posta a vincolo paesaggistico. En-trambe le aree sono sottoposte a piano particolareggiato.

Tutto legittimo, in ogni caso. Consentiteci di dissentire, almeno sul piano estetico e della tutela della storia locale, l’orgoglio dei propri natali, che va preservata anche se lontano dal rione Monti.

Va.Sga.

Perchè le hanno revocato la delega al Turismo? A chi poteva “dare fastidio”?

Quello “strano caso” dell’assessore Diddio

C’è un caso politico ad Al-berobello. Un mese fa cir-ca all’assessore Carmela

Diddio hanno tolto la delega al Turismo. Infatti, oggi la delega è dell’assessore Alberto Lippolis. Il motivo ufficiale era che la Did-dio era reduce da un “incidente” (chiamiamolo così) verificatosi la scorsa estate nel corso di una manifestazione serale al rione Aia piccola. C’era un concerto. E vi era bisogno che tutti facessero silen-zio. Era richiesta massima concen-trazione da parte degli orchestrali. C’era un bambino, disabile fisico che chiacchierava con la mamma a voce alta. Qualcuno dei presenti ha visto la scena. Sarebbe pronto a giurare che l’Assessore non è stata sgarbata con il bambino. La Did-dio, al buio, chiese alla mamma del piccolo di fare un pò di silenzio.

Nacque un incidente diplomati-co. “L’Assessore ha urlato con il bam-bino, non ha rispetto per i disabili”, fu la facile battuta fatta circolare. Non la bevemmo. La politica è pie-na di pretesti per eliminare anta-gonisti scomodi. Abbiamo comin-

Un ascensore tra i trulli, una ritrutturazione selvaggia

di VALENTINO SGARAMELLA ciato una nostra lunga indagine che ci ha condotto a comprendere chi comanda davvero nella mag-gioranza.

LA DIDDIO DAVA FASTIDIO A QUALCUNO?

Qualcuno ci disse: “Il vero pro-blema è che la Diddio cominciava a dar fastidio a qualcuno all’in-terno della maggioranza, si stava allargando troppo”. Un altro ci suggerì l’ipotesi: “Sono pronto a scommettere che la lettera di pro-testa giunta contro la Diddio sia stata...“spintanea”. Che qualcuno, in ambienti politici, abbia “inco-raggiato” le rimostranze contro l’Assessore, in modo da generare un “casus belli” sì da giustificare la revoca delle deleghe assessorili? Tra le tante voci, registriamo an-che questa.

L’INGRESSO IN POLITICA

In politica, a volte, se ti metti in luce per il tuo iperattivismo e a ciò aggiungi un certo appeal, una sim-patia connaturata, questo amplia il tuo consenso. E chi il consenso ce

l’ha già ed ha progetti ed obietti-vi futuri, si sente minacciato. Chi? Certo, non il sindaco De Luca che, al momento di dare vita ad una lista nella precedente legislatura, chiese alla Diddio di farne parte. Scelta felice. Carmela Diddio figu-ra tra i primi 6 eletti che avrebbero ricoperto incarichi assessorili, per legittima volontà del Sindaco. Le furono affidati Turismo e spettaco-lo, le Pari opportunità, l’Agricoltura con la gestione dei Gruppi di Azio-ne Locali (GAL).

LE REAZIONI DELLA MAGGIORANZA

Ad alimentare le voci circa il fatto che l’episodio del bimbo di-sabile si sia trasformato in prete-sto politico, c’è la gestione della lettera di rimostranze inviata dalla famiglia. A fronte di accuse, sa-rebbe stato naturale interpellare l’assessore Diddio. Ricevuti i chiari-menti, l’Amministrazione avrebbe dovuto spiegare alla cittadinanza il “caso” nei suoi aspetti, smontan-dolo della giallistica, ed esprimere solidarietà all’amministratore con una stretta di mano in pubblico

con la famiglia del piccolo. Nul-la. Solo un articolo su un giornale locale, “house organ” dell’Ammi-nistrazione. Qualcuno è convinto che se Bruno De Luca non fosse stato in vacanza (l’episodio è avve-nuto ad agosto 2009) la questione sarebbe stata gestita in modo di-verso. Anche perchè la minoranza di centrodestra chiedeva un Consi-glio comunale monotematico sulla vicenda.

A CHI DAVA FASTIDIO?

La Diddio, però, non è solo com-ponente la Giunta. E’ dirigente del Pd. Fu decisa una linea che pare prevedesse 3 risposte: una della Diddio in Consiglio comunale; una del Sindaco e la terza, politica, del Pd. Corre voce che la linea non sia stata digerita da “qualcuno” peral-tro assente ad un’assemblea del Pd in cui si sono votate queste delibe-razioni. Chi? I bene informati fanno i nomi: il vice-Sindaco, Gianvito Matarrese, l’assessore Lallo Greco ed il capogruppo Gianni Di Tano. Sembra addirittura che abbiano telefonato all’ex Coordinatore cit-tadino per esprimere il proprio di-saccordo rispetto ad un manifesto pubblico del partito. Il potere, or-mai, sta passando di mano, anche in questa città. La politica sembra parlare a voce sempre più bassa. Si muovono personaggi che del-la politica intendono fare un uso spregiudicato. Non facciamo nomi, ma la situazione è di dominio pub-blico. Tutti parlano sottovoce, ma parlano. Un fiume carsico in piena.

Alberobello

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Alberobello

Molti baresi sconosciuti alla politica ed al territorio i veri beneficiati

Un voto spalmatotra 17 candidati

Uno si pone alcune do-mande. Come può una candidatura nata all’in-

terno delle elites politiche della città di Bari trovare consensi a 55 chilometri di distanza, agli estremi confini della provincia? Ad esempio, nell’UdC Marcello Vernola è un nome conosciuto. Come può ottenere appena 42 voti, visto che Peppino Longo ne conquista 82?

Ne “La Puglia per Vendola” era scontato che l’assessore al bilan-cio, Mino Perrini, sponsorizzasse Alfonsino Pisicchio (162 voti). Lo aveva di recente dichiarato alla stampa egli stesso. “Ho rappresen-tato l’Idv ad Alberobello per più di tre anni”. Egli stesso, però, precisa, a scanso di equivoci, che, tutto sommato, l’IdV era una scelta secondaria. Alla fine, si sarà “stu-fato”. E’ “Pino Pisicchio il punto di riferimento politico per questo ter-ritorio”. Insomma, potrai trovare

Perrini a destra come a sinistra. Meno male che Pisicchio c’è. In-

fatti, ne assume la difesa d’ufficio, quando spiega che “si è evidenzia-ta una insistente presa di posizione nei confronti di Pino Pisicchio, tan-to da preferire un altro candidato a capo lista della nostra circoscrizio-ne, lo stesso ostracismo che il parti-to manifestò nei confronti di Alfon-so Pisicchio, chiamato da Emiliano a ricoprire la carica di vice sindaco al comune di Bari”. Insomma, Pi-sicchio viene prima di ogni idea politica. Pisicchio è la fonte da cui sgorgano le idee. Poi, ha un sus-sulto e ci ripensa, però. Perrini si riconosce nei “valori espressi dal cattolicesimo liberale”. Un intellet-tuale prestato alla politica.

Per Vincenzo Divella, 127 voti. Qualcuno sostiene che il consi-gliere Pd Gianni Di Tano lo abbia sponsorizzato.

Veniamo a Sel. Di Onofrio In-trona abbiamo già detto.

Ne “La Puglia prima di tutto”, l’ex sindaco di Castellana Grotte,

Simone Pinto, è il più suffraga-to con 118 voti. Per il resto, un voto che sembra non essere or-ganizzato. Sia in questa lista che nell’IdV potremmo definire “voto amicale”, le decine di preferenze ottenute da singoli candidati an-che di prestigio, come Tato Gre-co o il gioiese ex Pd, Claudio De Leonardis.

Pacchetti consistenti di voti per i candidati più importanti del PdL. La domanda sorge spontanea. Se un politico puro come Tommy Attanasio, già Coordinatore pro-vinciale di An, ottiene non più di 18 voti, quale radicamento terri-toriale ha ad Alberobello Massi-mo Cassano, con 282 voti? E’ na-turale che dalla vicina Monopoli, Giovanni Copertino ottenga 218 preferenze.

Ma il gioiese Giammarco Su-rico (192) ed il padrone di Villa Menelao a Turi, Michele Boccar-di (214) sono alquanto decentrati rispetto alle problematiche locali, in rapporto ad un consenso im-

portante.

E veniamo al Pd. In tutta la provincia di Bari, ha spalmato in modo omogeneo larghi con-sensi su tre o quattro candidati. Il “partito degli imprenditori”, la definizione data da Guglielmo Minervini, alla stampa. L’asses-sore uscente, nonostante il bal-zo dai 7 mila voti del 2005 ai 12 mila del 2010, ha corso il rischio di mancare la rielezione e di per-dere l’assessorato, a causa di quei tre o quattro potentati elettorali. Infatti, da Alberobello raccoglie 85 voti. L’assessore ai servizi so-ciali, Vito Carparelli, dicono ab-bia fatto campagna elettorale per Antonio Decaro, sconosciuto fra i trulli. Per Gerardo De Gennaro, sembra abbia raccolto consensi Gianvito Ricci, del Pd.

I 143 voti di Mario Loizzo deri-verebbero dall’impegno profuso dall’ex Sindaco Angelo Panarese e dai giovani del Pd. Il vero exploit l’ha avuto Michele Monno con I suoi 232 voti. Carneade, chi era costui? Corre voce che, nel corso di una riunione elettorale con i cittadini, un giovane abbia chie-sto a Monno quale fosse il suo programma per la Puglia. La ri-sposta sarebbe stata: “Ma che c...o di domanda mi fai?

Non per caso, Monno aveva come sponsor d’eccezione Gian-vito Matarrese, vice-Sindaco ed assessore ai Lavori pubblici.

In conclusione, il voto non si è concentrato su poche personali-tà, ma su 17 candidati. I detentori di pacchetti di voti a livello locale hanno effettuato una semina del consenso. In tal modo, nessuno ha raggiunto risultati eclatan-ti. Certo, è ingiusto fare di tutta un’erba un fascio. Tuttavia, non sbaglieremmo se dicessimo che hanno vinto i “comitati elettorali”. Questi si affidano alla persona. Il personalismo vince.

La battaglia non è più politi-ca, fra partiti, ma fra individui. E, come suol dirsi dalle nostre parti, chi ha più polvere spara. Non hai radicamento sul territorio?

Chi se ne infischia. Contatta un locale, uno di quelli

che i voti li possiede. Affitta una sala e trasformala

per un mese in comitato eletto-rale.

All’americana. Dice: ma per fare questo, serve tanto denaro. Ma perchè, cosa credevate?

di VALENTINO SGARAMELLA

Trulli: lavori di restauro in corso

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N° 3 - APRILE 201044

Singoli assessori e consiglieri si muovono senza strategia di partito

... nella maggioranza ognuno naviga per sè

I risultati elettorali regionali vanno letti inevitabilmente in un’ottica interna alla maggio-

ranza che amministra Alberobello. Nel 2009, fu il naturale sbocco per il centrosinistra garantire, con 2245 voti, l’elezione di Bruno De Luca

Parte il PRU, ma i lavorisi bloccano

Ultime notizie dal fronte relativo alla questione del nuovo mercato co-

perto, in via Barsento. Come già detto, questa realizzazione si in-serisce all’interno di un Piano di Recupero Urbano (PRU). Lo stru-mento urbanistico generale è, ormai, scaduto. Si è in attesa del nuovo. Grazie alle nuove norma-tive regionali, proposte dall’As-sessore all’Urbanistica, Angela Barbanente, fu adottata tale speciale programmazione. Mi-chele Sgobba è l’architetto che ha redatto circa 12 di questi PRU in giro per la Puglia.

Frattanto, circola già la bozza del Documento Programmatico Preliminare (DPP) al Piano Urba-nistico Generale (PUG). L’inca-rico in tal senso è stato affidato

all’Ufficio Tecnico Comunale (UTC). Quest’ultimo è diretto, at-tualmente, da un architetto che giunge da Monopoli, Giuseppe Sampietro.

Il problema, ad Alberobello, è dislocare il mercato coperto da largo Martellotta a via Bar-sento. Il PRU prevede, in sè, uno sviluppo della edilizia pubblica, in parte, e privata, per la parte restante. Alcune aree sono sta-te espropriate ed indennizzate. Altre aree sono divenute edifi-cabili, mentre prima non lo era-no. In sostanza, siamo di fronte ad uno strumento di variante ad un Piano Regolatore Generale (PRG) già scaduto. Il nuovo PRG si troverà a dover fare i conti con un fatto compiuto, il mercato coperto con tutte le opere di urbanizzazione relative. Rischia di sorgere, in via Barsento, una città nella città.

Allo stato attuale, l’edilizia pri-vata procede. Ciò che è pubbli-co, invece, ha subito una battuta d’arresto. Le motivazioni che

sono tra le ipotesi sono svaria-te. Dagli ambienti filtrano voci. “Hanno toccato il canale”, ci sug-gerisce qualcuno. Quello che ad Alberobello chiamano il “canale” è quell’antico corso d’acqua che percorreva l’attuale largo Mar-tellotta, la cosiddetta “foggia”, in gergo dialettale. Lì, ai tempi del feudatario, le donne lavavano i panni o raccoglievano acqua per uso domestico, lì si abbeverava-no gli animali. L’amministrazione comunale pare sia in attesa di un finanziamento di qualche milio-ne di euro da parte della giunta regionale, su proposta dell’As-sessore alle opere pubbliche, Onofrio Introna (le elezioni re-gionali servono anche a questo). Tali risorse servirebbero a lavori pubblici di riparazione del “cana-le”, un enorme tronco collettore delle acque piovane. Staremo a vedere cosa accadrà. La vicen-da del nuovo mercato coperto è solo alle prime battute. Siamo certi che ci riserverà sorprese.

Va.Sga.

alla Provincia. Dopo due legisla-ture, avrebbe fatto da garante di equilibri politici. Nello stesso tem-po, senza colpo ferire, I suoi alleati preparavano al meglio le condi-zioni per la sua successione. E’ così che si fa. Questa volta, è andata in maniera diversa. Va fatta una pre-messa.

Pur non essendo nostalgici, bi-sogna riconoscere che non abbia-

mo più le vecchie correnti interne ai partiti storici, quelli della prima Repubblica per intenderci. Quelle erano partiti all’interno dei partiti. In ogni caso, esprimevano qual-cosa. Non erano solo clientele e malaffare. Oggi, i partiti (posto che si possa chiamarli così) sono un’ag-gregazione di pochi individui, cia-scuno dei quali ha un proprio pac-chetto di voti. Punto. Si riuniscono

sotto lo stesso tetto solo per con-tare di più. Non c’è tensione ideale. L’idea è un pretesto. Ed è mutevole, in quanto tale. Ogni Assessore o consigliere deve procacciare con-senso per un altro soggetto che magari ad Alberobello metterà pie-de un paio di volte in 5 anni.

Nel Pd abbiamo almeno 5 can-didati sponsorizzati da altrettanti rappresentanti locali. Questo signi-fica che non esiste unità di intenti. Ognuno per proprio conto. Si salvi chi può.

E’ il far west della politica. La spe-ranza è che la maggioranza politica che amministra questa città non sia vittima di questo clima che, inelut-tabilmente, potrebbe riverberarsi sull’azione amministrativa, sul quo-tidiano.

Del Pd, che rischia di apparire come aggregato di individualità, abbiamo detto. Il Sindaco aveva già dichiarato la sua preferenza per Introna. L’Assessore al bilancio, Per-rini, non va affatto sottovalutato. forte di un consenso ottenuto nel sindacato, svolge da sempre un ruolo nobile, dal nostro punto di vista: l’attendente politico di Pino Pisicchio. Sembra lo segua ovun-que. E Perrini avrà fatto un porta a porta in favore di Alfonsino, fratello di Pino.

Il vice-Sindaco, Gianvito Matar-rese, dal canto suo, ha sponsoriz-zato un suo candidato, Michele Monno, calandosi a piedi giunti nella lotta all’interno del Pd. L’as-sessore Carparelli che si dice fosse per Antonio Decaro.

E così via, stesso discorso per ciascun Assessore e consigliere di questa maggioranza che è andata avanti in ordine sparso. Tutto que-sto avrebbe sicuramente lasciato strascichi importanti nei partiti della prima Repubblica. Nella se-conda, ognuno va avanti per conto proprio. Del resto, c’è chi dice che la camera di compensazione poli-tica di tutto questo risieda in una tendenza accentratrice del capo dell’Amministrazione. Ma in questa competizione è volato di tutto. Ra-gazzi alla ricerca di un miraggio si sono affidati a promesse d’occasio-ne. Vi sono stati cambi di casacca, perfino. Lo stesso on. Pisicchio, alla stampa, dichiarava, pochi giorni prima del voto, che alcuni candidati hanno investito fino ad un milione di euro. Nessuna meraviglia. Avran-no modo e tempo per recuperare. Oggi, il consenso, nel Mezzogiorno, si conquista la pesca a strascico.

di VALENTINO SGARAMELLA

Oggi i partitisono aggregazionedi pochi individui, ciascuno con pacchetti di voti Alberobello, l’ingresso del Municipio

Alberobello

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N° 3 - APRILE 2010 45

Alberobello

La vicenda del Piano di gestione emblematica di un certo Sud che stenta

Alberobello, alzatie inizia a camminare

Alberobello è sito Unesco. Non è uno scoop. La no-tizia risale al 1996. Esiste

un sito internet dell’organizzazio-ne che fa capo all’ONU in cui sono descritti gli obiettivi della Conven-zione internazionale, risalente al 1972: “conservazione naturale e preservazione delle opere culturali. La Convenzione riconosce i modi in cui l’uomo interagisce con la natu-ra, ed il fondamentale bisogno di preservare l’equilibrio fra i due”. Sul sito c’è un lungo elenco di città con monumenti che sono considerati di così grande importanza da essere patrimonio mondiale dell’umanità. Dal centro storico di Firenze ai sas-si di Matera, dalla reggia di Caser-ta a Castel del Monte. Intoccabili. C’è un link apposito che richiama ai trulli di Alberobello, con una som-maria descrizione in ben 6 lingue.

IL PIANO DI GESTIONE

Ogni comunità inclusa nella lista deve dotarsi di un “Piano di gestio-ne”. Sul sito leggiamo che il Piano assicura “un’efficace protezione del bene, per garantirne la trasmissio-ne alle future generazioni”. Inoltre,

lo strumento tiene “conto delle differenze tipologiche, delle carat-teristiche e delle necessità del sito, nonché del contesto culturale e/o naturale in cui si colloca”. Il Piano si integra altresì con strumenti urbani-stici (PRG, PUG). Il Comune, se vuo-le ottenere l’iscrizione, deve avere piena consapevolezza che la sua città possiede un vero patrimonio storico e monumentale. Per esser-ne consapevole, deve dimostrarlo. In sostanza, l’iscrizione all’Unesco implica una “tutela compatibile”. Sviluppo edilizio, economico, turi-stico, industriale sono tutti legittimi a patto che siano compatibili con la tutela del patrimonio.

IL FUNZIONARIO UNESCO

All’epoca, giunse in questa città un architetto che avrebbe dovuto istruire la pratica. L’Amministrazio-ne dell’epoca preparò un itinerario, un percorso guidato. Pochi giorni prima dell’arrivo del funzionario Unesco, i trulli lungo quel percorso furono imbiancati, le strade tirate a lucido. L’architetto, in perfetto stile anglosassone, fece a meno con gar-bo della guida preferendo scoprire in autonomia le bellezze del paese. Interessava non l’immagine case-

reccia da cartolina illustrata, ma ca-pire come in questa città avessero reso compatibili i trulli con la mo-dernità dell’edilizia moderna, con i pali della pubblica illuminazione, le antenne tv. Insomma, la città dei trulli non può essere il paese delle fiabe, un presepe incantato, avul-so dalla civiltà moderna. Ma deve esserci rispetto per storia e cultura del luogo.

E DOPO 14 ANNI...

Sono trascorsi 14 anni da allora. In questi anni, il Piano di gestione è stato sempre rinviato con varie motivazioni. Finalmente, è giunta l’ora. L’Amministrazione comunale ha affidato un incarico per questo strumento così importante. Il pro-getto è stato redatto, approvato. E’ pronto. Sono state convocate ri-unioni con tecnici ed operatori tu-ristici. Due più due fanno quattro. Più quattro fanno otto. Ed in quat-tro e quattr’otto il Piano è pronto. Del progettista pochi conoscono il nome. Si sa che è torinese. Redige-re uno strumento così importante non è cosa di tutti i giorni. Occor-re un dibattito nella comunità. A sottendere il Piano è un patto con la cittadinanza, le categorie pro-

duttive, le associazioni, i partiti, la regione Puglia, la Sovrintendenza. Il Piano non si impone, si concerta. Si parla di uno sviluppo razionale di una città.

SISTEMI TURSTICI LOCALI

Le nuove normative in materia turistica hanno istituito i Sistemi Turistici Locali (STL). Alla Regione il compito di coordinare. Ai Comuni, l’organizzazione materiale. Propo-ste interessanti pare siano giunte negli anni passati dal Consorzio dei trulli, mare e grotte, una secon-da dal Lyons club cui non si è dato grande seguito. Perchè? Non si percepisce, forse, l’importanza del tema e ciò rende Alberobello non all’altezza del ruolo che le è stato as-segnato e che le compete? O, forse, uno sviluppo concertato costringe-rebbe tutti gli attori a limitarsi nella gestione di interessi individuali o di gruppo? Di queste cose si discute dagli anni ‘70, quando le opposizio-ni politiche alla Democrazia Cristia-na vagheggiavano un turismo “in rete” (come si direbbe oggi). Allora, si parlava di comprensorio. I tempi cambiano, i problemi restano. Ti regalano una casa meravigliosa ma non riesci ad arredarla.

FARE SISTEMA

Romano Prodi disse, da capo del Governo, che il turismo avreb-be potuto trasformare il Sud nella California italiana. Più Comuni si mettono in rete, fanno sistema. Un intero territorio si erge, chiede finanziamenti per lo sviluppo. Ma bisogna andare oltre l’antico inter-rogativo se sia meglio l’uovo oggi o la gallina domani. Attrezzarsi signi-fica rivoluzionare l’intero apparato burocratico-amministrativo, dal vigile urbano al funzionario. Non ci sono vie di mezzo.

Non ci si iscrive all’Unesco con la sagra del coniglio in salmì. Si entra in palcoscenico internazionale, a li-velli culturali altissimi.

Fare sistema. Tra chi? Gli attori dello sviluppo econo-

mico, gli operatori turistici (hotel, ristoranti, campeggi), gli enti pub-blici, i servizi pubblici (ferrovie, stra-de) fanno sistema.

La Regione Puglia ha legiferato in tal senso, invitando i Comuni a per-correre questa strada. Si è pensato a 3 macro sotto-Regioni: Gargano, Salento e parte centrale della Pu-glia. E’ un pò come dire: Alberobel-lo, alzati e cammina.

di VALENTINO SGARAMELLA

I trulli di Alberobello, tra i siti dell’Unesco

Page 46: Il Territorio N.3

N° 3 - APRILE 201046

Cantine Polvanera

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Magiche Sensazioni

Page 47: Il Territorio N.3

N° 3 - APRILE 2010 47

Vietata la vendita ai minorenni. Il CODACONS chiede maggiori verifiche nelle rivendite

Gratta&vinci e minori Dove sono i controlli?

“Solleviamo il problema dei ‘Gratta e vinci’ la cui vendita per legge è

vietata ai minorenni, ma che ven-gono venduti indiscriminatamen-te a tutti, senza controlli sull’età degli acquirenti”. A denunciarlo è il responsabile Codacons del ter-ritorio, Marina Gattolla * – Con-versano.

“Il ‘Gratta e vinci’, chiamato an-che lotteria istantanea, è a tutti gli effetti un gioco d’azzardo gestito direttamente dai Monopoli di Sta-to. Esso è acquistabile presso tut-te le tabaccherie, in molti bar ed edicole”, chiarisce il responsabile Codacons.

“Come qualsivoglia gioco d’az-zardo, è vietata la partecipazione ai minorenni (art. 719 c.p.), ma nonostante ciò, sono centinaia in tutta Italia i distributori automatici di “Gratta e vinci” a cui possono ac-cedere persone di ogni età, com-presi i bambini”.

“Il problema, come ha recente-mente precisato la nostra Asso-ciazione con un comunicato - pro-segue Marina Gattolla – appare molto grave se si pensa che la ma-lattia mentale denominata Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) sta iniziando a colpire sempre più i giovani: La fascia largamente inte-ressata è quella dei minori di età, a causa della facilità con la quale, or-mai, si può avere accesso al gioco. In particolare, a contribuire all’au-mento del gioco d’azzardo tra le

fasce giovanili della popolazione sono: la crescente liberalizzazio-ne, la maggiore tolleranza e ad-dirittura l’incoraggiamento verso il gioco d’azzardo sviluppatosi in questi ultimi anni. Esso è perce-pito come innocuo. Da registrare, inoltre, la ritardata consapevolez-za del problema, la scarsa atten-zione nei confronti di programmi per la formazione di una coscien-

za collettiva sui problemi legati al gioco.

Per tali ragioni il Codacons ha in-vitato i Monopoli di Stato e il Con-sorzio Lotterie Nazionali a vigilare sul divieto di vendita dei gratta e vinci ai minorenni, con richiesta di vietarne la vendita su tutto il terri-torio italiano ai minorenni.

L’associazione procederà, inol-tre, ad effettuare delle indagini

inviando dei giovani civetta per accertare se tali “Gratta e vinci” vengano venduti, nei posti depu-tati, ai minorenni”.

Un problema che, se non è controllato, può procurare conse-guenze devastanti.

Controllare e prevenire è meglio che curare.

* [email protected]

società

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, con un recente provve-dimento (n. 20881 del 10 marzo), ha

riconosciuto una violazione da parte di Te-lecom Italia del Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005) in relazione all’offerta denominata “Tutto compreso 30”.

Diversi consumatori, infatti, aderendo alla offerta tra il 2008 ed il 2009 hanno visto lievita-re le proprie spese telefoniche in conseguenza della navigazione non consapevole tramite il sistema wap di Tim.

I telefoni cellulari che venivano consegnati ai consumatori aderendo all’offerta non era-no preimpostati per collegarsi all’apn di Tim e, pertanto, diversi consumatori, non adeguata-mente informati, ritenendo di navigare nella soglia di traffico ricompresa nell’offerta in real-tà stavano effettuando la connessione tramite altri sistemi con tariffe estremamente eleva-te.

L’Autorità ha, altresì accertato che fino al mese di agosto 2008 non era previsto alcun

meccanismo di alert in caso di erosione com-pleta del bundle per la navigazione wap, così non consentendo ai consumatori una verifi-ca del traffico e dei costi mensili.

L’Autiorità nel suo provvedimento ha rico-nosciuto che: ”Il comportamento del profes-sionista, quantomeno in relazione al periodo febbraio - agosto 2008, appare pertanto confi-gurare una violazione dell’articolo 22, comma 1, del Codice del Consumo. La mancata pre-visione di sistemi di controllo del traffico dati, per consentire ai consumatori di monitorare in tempo reale l’eventuale superamento del bundle si è sostanziata in un comportamento omissivo del professionista che ha comportato aggravi economici di spesa significativi ed ina-spettati per i consumatori.

Il comportamento del professionista è altresì tale da integrare una violazione degli artt. 24 e 25 del codice del Consumo. La pratica com-merciale risulta, infatti, aggressiva nella misu-ra in cui, a fronte dell’impossibilità per gli utenti di monitorare il traffico residuo a disposizione

per la connessione wap, così come l’eventuale superamento della soglia, la minaccia di esecu-zione coattiva, in caso di mancato versamen-to delle somme contestate, rappresenta una forma di pressione eccessiva nei confronti dei consumatori tale da indurli ad assumere una decisione di natura commerciale relativa al pagamento degli addebiti per il traffico extra-soglia effettuato inconsapevolmente, che non avrebbero altrimenti preso”.

I consumatori coinvolti potranno, in conse-guenza di questo provvedimento dell’Autorità, richiedere a Telecom il rimborso di quanto versato in conseguenza della pratica scorret-ta, agendo su base individuale o eventualmen-te attraverso un’azione collettiva, supporta-ta dall’istruttoria condotta dall’Autorità così come risultante dal provvedimento segnalato. Il provvedimento è disponibile sul sito dell’Au-torità .

(Oppic - Osservatorio Pugliese della Proprietà Intellettuale Concorrenza

e Consumo Digitale)

Navigazione wap: tutto compreso sì, tranne la trasparenza

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N° 3 - APRILE 201048

Permettetemi una provo-cazione. Se avete mal di testa, uno di quei dolori

fortissimi, insopportabili, che vi impediscono di tenere gli occhi aperti, a cosa pensate come ri-medio per farvelo passare: ad una pillola, a un comune analgesico o pensate ad un intervento chirurgi-co che vi apra il cranio e vi rimuova la parte di cervello che vi crea do-lore? La risposta è ovvia, nessuno penserebbe mai ad un intervento chirurgico.

La questione della pillola aborti-va, per me, si può riassumere forse in maniera brutale, ma efficace, proprio in questi termini.

Certo un essere vivente che si sta formando non è minimamen-te paragonabile ad un dolore fisi-co, ma il problema della Ru486 è proprio questo, non si deve deci-dere se permettere o no ad una donna di abortire, perché questo è già previsto dalla legge 194/78, ma come farlo.

Il dilemma, allora, è scegliere se farlo con un prodotto farmacolo-gico o con un intervento chirurgi-co.

A prima vista, da profana in materia, mi sembra che due pil-lole siano una soluzione migliore, meno invasiva di un intervento chirurgico e, come donna, piutto-sto che assistere a questo clamore sul se bloccare l’uso della pillola e lasciarla nei magazzini degli ospe-dali o se costringere una donna al ricovero (quando ogni persona ricoverata ha sempre il diritto di lasciare l’ospedale assumendose-ne la responsabilità), avrei gradito che qualcuno dicesse quali sono i reali effetti che questo farmaco ha sul corpo della donna, al di là dello scopo per cui viene assunto. Se ci sono degli effetti collaterali o tos-sici a breve o lunga scadenza, se può causare un danno organico, se ci sono delle controindicazioni.

Invece, abbiamo assistito solo ad un vuoto, prolungato, rumoro-so dibattito e la prima donna che ha usufruito della Ru486 al poli-

clinico di Bari è stata oggetto di attenzione nazionale. Giornalisti, televisioni, manifestanti, tutti a chiedersi chi è, perché lo fa, se ha preso questa decisione a cuor leg-gero, se dice di soffrire. Solo pura cronaca.

Forse il problema alla base è l’aborto in quanto tale e non il modo con cui viene effettuato.

È certo un argomento troppo delicato e complesso per affron-tarlo in poche righe ma ciò di cui ci si deve convincere è la libertà di scelta.

Perché nessuno si sognerebbe mai di fermare per strada qualcu-no che sta beatamente fumando una sigaretta e di vomitargli ad-dosso tutto il proprio dissenso? Non è forse anche quello un atten-tato alla vita? Chi fuma non sa di esporsi ad un rischio mortale? Lo sa bene eppure sceglie di farlo e noi, ignorandolo, abbiamo impli-citamente accettato la sua scelta, anche se la riteniamo sbagliata.

Sembrerà banale, ma ogni gior-no compiamo delle scelte che, oltre che sbagliate in sé, risultano essere tali anche ad altri. Ma que-sto non ci piace sentircelo dire e non riteniamo nessuno degno di valutarle.

Cosa accadrebbe se in ogni istante qualcuno ci venisse a dire che non approva come abbiamo educato i nostri figli, come ab-biamo condotto un certo lavoro, come abbiamo gestito i nostri soldi.?

Chi di noi compie delle scelte pensando di dover dar conto agli altri, a degli estranei, sul come e sul perché? Perché allora dobbia-mo sentirci in diritto di condan-nare proprio chi compie un atto tanto drammatico?

Sicuramente nessuna donna al mondo affronta l’aborto con una leggerezza tale da dimenticarse-ne subito dopo. Non è che usare una pillola riduce il dolore della tremenda scelta che si è stati co-stretti a fare, né sarà più facile ar-chiviarne il ricordo.

Riflettori accesi su Bari per la Ru486: solo cronaca!

Tra responsabilità, liberascelta e giudizi arbitrari

Comunque lo si faccia, un abor-to è sempre un evento tragico, una scelta presa tra mille sofferenze e sensi di colpa che non spariranno con l’eliminazione del feto che è pur sempre una nuova vita.

Le motivazioni che ci sono die-tro ognuna di questa scelte posso-no essere le più diverse, ma ognu-no ne renderà conto a se stesso, ai propri cari, alla propria coscienza e a Dio, se ci crede.

Del resto, il Vangelo racconta che quando Maria Maddalena stava per essere lapidata perché prostituta e chiese aiuto a Gesù, questi non chiese a lei i motivi per cui lo aveva fatto o se era pentita, disse solo alla gente con i sassi in mano, pronti da scagliare, di non giudicarla perché nessun uomo si può ergere a giudice di un altro essere umano.

Come donna e cittadina preferi-sco sapere che c’è una legge che tutela chi si trova a dover effettua-

re una interruzione di gravidanza, garantendo assistenza adeguata in strutture ospedaliere con pro-fessionisti preparati e cure medi-che che ne preservino la salute e non pensare che ci può essere anche una sola donna che, per risolvere il suo problema, deve ri-correre a persone senza scrupoli, veri e propri macellai senza alcu-na competenza che, in ambienti insalubri e con veri e propri stru-menti di tortura, decidono della vita non solo di un embrione (che è già una persona), ma anche del-la donna che lo porta in seno.

Il diritto alla vita deve essere di-feso e inteso nel senso più ampio possibile, ma ugualmente impor-tante è difendere il diritto di scel-ta, di poter abortire, ma anche di non farlo se uno aborre questa possibilità.

Sicuramente dobbiamo rinun-ciare al diritto di giudicare.

Annalisa Vendola

società società

La gravidanza, non solo una risorsa economica per gli spot pubblicitari

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N° 3 - APRILE 2010 49

Tanto clamore per niente. Questo quanto viene da pen-

sare in risposta alla polvere che è stata sollevata per l’introduzione ufficiale nei Reparti di Ostetricia degli ospedali italiani dotati di un Servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) della famige-rata RU4Tanto clamore per niente. Questo quanto viene da pensa-re in risposta alla polvere che è stata sollevata per l’introduzione ufficiale nei Reparti di Ostetricia degli ospedali italiani dotati di un Servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) della famige-rata RU486: sì perché questa pillo-la abortiva è già in uso da diversi anni negli altri Paesi Europei, negli USA e perfino in Africa.

Il ricorso alla RU486 non è altro che una delle modalità che con-sente alla gravida, nelle prime settimane di amenorrea e preci-samente entro l’ottava dalla data dell’ultima mestruazione, di opta-re per una modalità non chirurgi-ca di interrompere la gravidanza: quindi si tratta di un cosiddetto aborto farmacologico che com-prende due fasi. Durante la prima fase è prevista l’assunzione del-la RU486: che non è altro che un farmaco che assunto dalla gravida si oppone ad uno degli ormoni fondamentali della gravidanza e precisamente al progesterone che è essenziale per lo sviluppo regolare della gravidanza e causa il distacco del sacco gestazionale dalle pareti uterine con la succes-

siva morte dell’embrione.Una volta ottenuto il distacco

del sacco gestazionale è neces-sario espellere lo stesso che può anche avvenire spontaneamente, ma che si preferisce accelerare mediante un altro farmaco che viene denominato prostaglandi-ne.

Questo è quanto avviene dopo l’assunzione del mifepristone (RU486) e delle prostaglandine.

Le considerazioni che accom-pagnano l’introduzione di questa novità sul territorio nazionale, che sarà disciplinata dalla legge 194, sono ancora una volta legate sia alla tutela della salute della don-na, sia ai costi che si andranno ad affrontare. Questi comporteranno sicuramente un aumento della spesa per le casse del Fondo Sa-nitario Nazionale già ad un livello elevato.

Quanto al primo punto mi sem-bra eccessivo, secondo quanto previsto dalle linee guida del Mi-nistero della Salute ed in parti-colare dall’Agenzia Nazionale del Farmaco, ricoverare in regime or-dinario la paziente per la sommi-nistrazione del farmaco: è giusto e perentorio che la stessa RU486 sia dispensata esclusivamente dall’ospedale dopo aver provve-duto ai preliminari accertamen-ti diagnostici, ad una accurata anamnesi e ad una sorveglianza durante e dopo la somministra-

zione del completo protocollo te-rapeutico abortivo.

Prima, durante e dopo sarà fon-damentale rassicurare la paziente, informarla in maniera esaustiva ed offrirle tutta l’assistenza che sarà garantita dal Servizio di IVG, se occorre full-time, dal personale dedicato allo stesso.

Ovviamente, in un’ottica pre-ventiva di I e II livello occorrerà intervenire fondamentalmente verso tutti i soggetti istituziona-li (scuole, consultori, parrocchie: ed in questo gli organi ecclesiali continuano, a mio avviso, in una latente ed ingiustificata assenza che non può ridursi esclusivamen-te alla condanna dell’atto) per evi-tare una pericolosa escalation di soppressione di vite innocenti e di un facile ricorso ad una metodica abortiva quasi fosse un metodo contraccettivo.

Come pure va ribadito che il ri-corso ripetuto a metodi abortivi di qualsiasi genere può provo-care sul corpo della donna danni fisici oltre a quelli psicologici non meno importanti, a breve e lungo termine.

Chi vigila o deve vigilare sulla salute delle donne si faccia seria-mente carico di queste proble-matiche e metta in atto provvedi-menti seri di tutela della stessa.

Adriano SavinoDirigente Ginecologo

Ospedaliero

Due le fasi dell’aborto farmacologico

RU486: un metodo abortivo, non un facile contraccettivo

Il farmaco si oppone a uno degli ormoni fondamentali

società società

Il Policlinico di Bari

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N° 3 - APRILE 201050

L’AIART sostiene la battaglia dell’emittenza locale italiana. “il Territorio” condivide e si unisce alla lotta.

Fai sentire la tua voce controil duopolio dell’informazione

Le radio-e le televisioni del territorio hanno un valore importante ed insostitui-

bile per il progresso sociale e de-mocratico delle Comunità locali. La loro funzione non può essere messa in crisi da provvedimenti governativi che, in molti casi, mi-nano la sopravvivenza stessa di emittenti che svolgono un inso-stituibile servizio a favore del ter-ritorio e delle Comunità.

Il Governo centrale, con i prov-vedimenti recentemente appro-vati, soffoca la voce di quell’Italia che non trova spazio nelle due reti nazionali, pubbliche e private, che al di là di una concorrenza di fac-ciata, si spartiscono il mercato in regime di perfetto e concordato duopolio.

Il tanto sbandierato pluralismo dell’informazione va garantito per davvero con provvedimenti legi-slativi di sostegno e di incoraggia-mento al settore dell’emittenza locale. Esso è importante volano per l’economia e presidio di effet-tiva partecipazione democratica per singoli cittadini ed Associazio-ni altrimenti senza voce.

di GIUSEPPE ANTONELLI *

L’AIART (l’Associazione Spetta-tori AIART, acronimo di Associa-zione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione, è una ONLUS fondata nel 1954 per iniziativa dell’Azione Cattolica) è da oltre mezzo secolo a difesa della dignità del telespet-tatore, specie del più debole ed indifeso, nel battersi per la qualità dei contenuti televisivi trasmessi e per una informazione oggetti-va ed indipendente, sostiene con convinzione l’iniziativa intrapresa dalla Federazione delle Emittenti

Televisive locali italiane e dall’As-sociazione Editori Radio Televisivi.

E’ una battaglia di democrazia e di civiltà.

*Presidente AIARTAssociazione Spettatori Onlus

Comitato Regionale della Puglia

Diamo voce all’Associazione AIART di Puglia e alle battaglie condotte dal suo dinamico Pre-sidente: “il Territorio” le condivi-de e si unisce alla lotta.

Informareliberamente

Tagliare retroattivamente i fondi già stanziati signi-fica, in buona sostanza,

strozzare gli investimenti che centinaia di piccoli e piccolissimi imprenditori hanno già fatto ba-sandosi non sull’aria fritta, ma su contributi e sgravi fiscali previsti dalla legge. E’ la piccola editoria che garantisce, in questo Paese, la vera libertà di informazione, che consente a tutti i cittadini di conoscere, per davvero, come stanno le cose, e che mette nelle mani di tanti professionisti del-la comunicazione gli strumenti idonei per tutelare il pubblico dall’ingordigia dei grandi.

Si, perchè di ingordigia si trat-ta. Spartirsi centinaia e centinaia di milioni di raccolta pubblicita-ria impedendo, di fatto, agli altri di poter accedere al mercato si-gnifica voler controllare uno dei principali business nazionali.

Con buona pace di tutti noi.Ro.Ma.

La posizione diAssostampa Puglia

Occorre sensibilizzare il parlamento a restituire i finanziamenti cancel-lati con il “decreto milleproroghe”,

visto che si riferiscono all’esercizio 2009, e a mettere a punto un progetto di riforma dell’editoria che introduca criteri di rigore e di trasparenza nell’elargizione dei contributi.

Senza correttivi, il taglio alle provvidenze per le spese elettriche, telefoniche e di agen-zia contenuto nel decreto “Milleproroghe” priverà il sistema radiotelevisivo pugliese di circa 2,2 milioni di euro per il 2009, dunque retroattivamente.

A questi vanno aggiunti i tagli già previsti dalla finanziaria 2010, in base ai quali il fondo

annuale di 150 milioni di euro riconosciuto su base nazionale all’emittenza radiotelevisi-va privata sarà ridotto di 20 milioni quest’an-no, di 90 milioni nel 2011 e di 55 milioni nel 2012.

Considerato che il settore dell’emittenza radiotelevisiva privata occupa stabilmente in Puglia 883 addetti, di cui 215 sono giornali-sti, l’Assostampa di Puglia ritiene che i tagli possano mettere a rischio centinaia di posti di lavoro, infliggendo un colpo durissimo al pluralismo dell’informazione.

“Il sindacato dei giornalisti -ha detto Raf-faele Lorusso, presidente di Assostampa Puglia- non è contrario ad una legge di rifor-ma. Pretende, però, che siano fissati criteri di rigore e trasparenza. I contributi non sono elargizioni liberali, ma il corrispettivo di un servizio pubblico fondamentale come l’in-formazione assicurato ai cittadini”.

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L’associazione Clio esiste dallo scorso anno ma è frutto di un lavoro che

dura da 2 o 3 anni. L’atto costitu-tivo risale a maggio 2009. “Clio” è un acronimo per “centro labo-ratorio interattivo organizzato” e, inoltre, in greco significa “festeg-giare”. L’intento iniziale era quello di organizzare attività diverse che avessero come destinatari sia mi-nori, sia disabili, sia anziani.

Ma, almeno finora, l’aspetto su cui l’Associazione si è concentrata e su cui ha puntato da subito ri-guarda le attività destinate alla for-mazione e all’integrazione sociale di ragazzi disabili. Ne abbiamo parlato con Marilena Pastore.

L’associazione Clio è registra-ta nel registro della Regione Puglia come associazione alla promozione sociale?

Abbiamo avviato la domanda da dicembre ma la procedura è anco-ra in corso. I servizi sociali avevano detto che non era possibile avviarla perché era necessario che passasse almeno un anno. Mi sono informa-ta e, invece, si poteva fare la doman-da al decorrere del primo anno. Mi sono mossa e devo continuare a muovermi io personalmente.

Quali servizi offre l’Associa-zione?

L’intento principale è quello di of-frire una possibilità di integrazione e formazione per ragazzi con parti-colari problematiche e che, finito il personale percorso d’obbligo di stu-di, non sanno che fare e rimangono chiusi e isolati all’interno delle mura di casa. L’obiettivo più importante, è portare questi ragazzi ad una vera e propria autonomia nella vita quoti-diana e immetterli anche nel campo lavorativo. I ragazzi hanno bisogno di un salto di qualità per integrarsi. A loro non serve stare fermi a fare il disegnino fine a se stesso: immet-terli in un contesto di accoglienza, di integrazione fa scattare in loro la sicurezza personale che può farli davvero crescere. L’Associazione,

inoltre, può essere una preziosa ri-sorsa per i ragazzi ma anche per loro famiglie.

Come si finanzia?Sono gli associati stessi che finan-

ziano economicamente l’associa-zione, anche perché dobbiamo pa-gare la luce, il fitto. Abbiamo chiesto al comune di Sammichele di fare un progetto, dei bandi pubblici ma non ci è stato concesso nulla. Possibile che non ci sono fondi da investire in questo tipo di associazioni? Sostan-zialmente andiamo avanti con l’au-tofinanziamento e con il contributo delle famiglie dei ragazzi che fanno parte dell’Associazione. Inoltre non possiamo neanche contare su un la-voro di volontariato: il volontariato vero e proprio non funziona a Sam-michele. Non viene nessuno gratui-tamente. Un compenso al ragazzo devi sempre darglielo.

Quali sono state le iniziative e le manifestazioni dell’asso-ciazione Clio in questo primo anno?

Oltre alla grande festa iniziale nel luglio 2009, l’associazione è stata impegnata in una iniziativa in col-laborazione con altre città pugliesi, vale a dire il progetto delle “Mini Olimpiadi dei disabili” a Monopoli, tenutosi il 20 e 21 dicembre. Proget-to che è stato molto pubblicizzato su giornali e ha visto la partecipa-zione di tutti gli assessori dei vari

paesi. L’assessore ai servizi sociali di Sammichele, evidentemente poco attento a questa iniziativa, non era presente. Soltanto dopo averci visti in televisione ci ha contattati, scu-sandosi. Noi avevamo invitato tutte le autorità ma soprattutto l’assesso-re ai servizi sociali doveva esserci.

Un’altra esperienza importante è stata l’approccio con Miloud Ou-kili , clown di fama internazionale con il filo Parada, che ha tenuto un corso di formazione per operatori sociali. Avevamo una partecipa-zione di 70 persone ma Miloud ha fatto una selezione di 20 persone perché lui lavora con piccoli grup-pi.

Il progetto associativo comunque prevede, in particolare, che i ragazzi si incontrino in mattinata tre giorni a settimana: il lunedì, il mercoledì e il giovedì. Inoltre è in atto un pro-getto del POF scolastico per il po-meriggio. La mattina loro stanno facendo delle attività che riguarda-no il perfezionamento della mobili-tà spazio-temporale. Si è partiti da un percorso sull’ascolto di favole e adesso siamo passati proprio alle tecniche del movimento, basandoci sulla conoscenza del mondo che ci circonda, tutto ciò che incontriamo per strada, gli automezzi.

C’è chi vi sostiene come asso-ciazione sul territorio?

A Sammichele c’è questa politica

sbagliata di dare a chi sta fuori e non dentro, di favorire e supportare, an-che economicamente, associazioni di altri paesi e non considerare per niente le associazioni che sono pre-senti sul territorio. Quando è servito l’amministrazione ha invitato asso-ciazioni di altri paesi ad avere l’ap-poggio su Sammichele dove c’è già una associazione per i diversamente abili con la quale loro evidentemen-te non si vuole collaborare.

L’amministrazione non vuole col-laborare e ha risposto ben poco alle nostre iniziative. L’unica che ci ha so-stenuti almeno per la manifestazio-ne iniziale in piazza il 9 luglio è stata Alessandra Morgese, assessore alla cultura, molto probabilmente per il programma estivo.

E’ invece indispensabile il suppor-to dell’amministrazione e dell’as-sessore ai servizi sociali anche per la questione delle famiglie. Bisogna fare attività di sensibilizzazione. Noi siamo andati porta a porta, nelle case di queste famiglie dando sup-porto, sostegno, sicurezza. Ma è ne-cessario un lavoro di “sinergia” per-ché le forze dell’ associazione non saranno mai ottimizzate se sono una associazione sola, che combat-te da sola. Alla fine gli stessi genitori ci vedono come associazione chiusa e inutile.

Avete pensato ad una collabo-razione con altre associazioni?

Abbiamo pensato di collaborare con l’associazione Prometeo e l’ab-biamo invitata più volte per lavora-re in parallelo ma a questi inviti non si sono mai presentati.

Spesso abbiamo chiamato ope-ratori dell’associazione SottoSopra che si sono resi disponibili. Le uniche associazioni a cui si può pensare per una collaborazione sul territorio sono le associazioni parrocchiali, l’ACR, GLI Scout, che operano nel vo-lontariato.

di PAOLA CARBONARA

A colloquio con Marilena Pastore, il presidente dell’Associazione nata da un anno

Clio, al lavoro per favorirel’integrazione dei disabili

E’ necessarioun lavorodi sinergiatra associazionie Comuneper ottimizzaretutte le forze

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L’Associazione in un momento della sua attività

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Su e giù per il lungo StivalePendolari di lungo corso, destinazione Roma: alla ricerca del lavoro negato nella tua terra

Anno 2002... arrivo nella capitale per questioni la-vorative, e iniziano, così,

una nuova vita e la conoscenza di nuove realtà.

Lasciare un paese di quasi 7.000 abitanti e ritrovarsi a Roma, con ol-tre 4 milioni di persone, non è stato facile ma è bastato avere pazienza... tanta!

Uno dei primi grandi problemi da risolvere è stato la ricerca della casa: per oltre quattro mesi ho fat-to anche l’agente immobiliare, mio malgrado!

Dopo aver familiarizzato con la città mi è capitato di conoscere molti altri pugliesi che si trovano qui per le stesse ragioni lavorative. Il comune denominatore di tutti noi, infatti, è il lavoro. Molti ragazzi, laureati e non, costretti, per lavora-re, a lasciare il proprio paese, il pro-prio territorio.

Nella maggior parte dei casi non è una scelta, è il sistema che lo im-pone.

Questa parola tanto sospirata, “lavoro”, siamo costretti a cercarlo altrove e le città più gettonate sono Milano e la capitale, appunto.

Roma somiglia molto di più alle città del Sud, sia per il clima, sia per la gente. Questi sono i motivi che spingono noi meridionali a prefe-rirla rispetto alle altre città.

Bari divisa da Roma “solo” da poco più di 400 km, una distanza che ti permette di poter tornare spesso a casa durante i weekend. Inizialmen-te si torna tutti i fine settimana e ti ritrovi a casa, con la famiglia, con gli amici. Sembra quasi che quella set-timana romana non sia mai esistita. E’ quasi come fare un reset. Così cominci a calcolare la tua vita e il tuo tempo in base alle settimane e non più ai giorni, si prova una stra-na sensazione, come se il tempo si bloccasse, ma con i mesi che in re-altà scorrono velocemente.

Quando si torna a Roma, ovvia-mente, si fa la riserva del cibo della propria terra, le zucchine “paesane”, i latticini, i taralli, la carne buona, i biscotti, ecc. E’ come se volessi por-tare con te la tua casa e i suoi vecchi sapori, con una sorta di rifiuto del nuovo.

Tramite passaparola ho avuto modo di entrare a far parte di un gruppo e, come dicevo, ti accorgi di non essere il solo a condurre questo tipo di vita, ma conosci altra gente del tuo paese o delle zone limitrofe. Il gruppo in questione è il Puglia-ClubRoma, appunto.

Questo club non ha una sede, ma ha migliaia di iscritti. Il tutto è nato dall’esigenza di dividere le spese di viaggio nei weekend in cui si torna a casa. Ci si organizza in più perso-ne per affrontare il viaggio con una sola automobile. Con l’avvento di internet tutto è stato più semplice. Infatti è stata creata una mailing list, e a questo punto non ci si limita solo ad organizzare il viaggio, ma si creano amicizie con cui organizza-re anche uscite serali, condividere i propri stati d’animo, certi di essere compresi da chi vive la tua stessa situazione.

Durante questi viaggi si parla di tutto, delle storie di ognuno di noi, si viene a conoscenza dei lavori più disparati. C’è chi è impiegato nei

ministeri, chi lavora per società importanti, c’è chi fa il Fitness Ma-nager, l’enologo, l’insegnante, chi lavora per istituti di carte di credito, società di giochi online, ma la mag-gior parte è costituita da consulenti informatici.

Tra tutti questi ci sono ragazzi che si sposano pur avendo i rispettivi partner nella città d’origine, quindi al Sud e, come tanti altri, consape-

voli di dover viaggiare tutti i we-ekend per raggiungere la propria famiglia, con grande sacrificio.

Considerando i costi forse è me-glio spostarsi il fine settimana piut-tosto che crearsi una famiglia nella capitale.

Chissà! Investire la propria vita in sacrifici, nella speranza di avere un futuro migliore nel nostro territo-rio.

di CRISTIANO NOTARACHILLE La stazione centrale di Bari: non per Roma!

Raggiungere Roma? Facile a dirsi. Per i tanti, tantissimi pendolari pugliesi che si dirigono sistematicamente nella Capitale per poter la-

vorare il viaggio in treno è un’odissea, non tanto per il tempo perso, ma per la situazione che, se non fosse seria, sarebbe ridicola e finanche divertente.

Veniamo ai fatti. Nelle scorse settimane le abbon-danti piogge hanno provocato una frana in un tratto prospiciente la linea ferroviaria a binario unico che collega Foggia a Benevento, nei pressi di Montagu-to, in provincia di Avellino, ai confini con la Puglia.

Più precisamente la frana ha bloccato mezza car-reggiata della statale 90 delle Puglie, tra le province di Foggia ed Avellino e minaccia i binari tra Panni e la cittadina irpina al confine con la Puglia.

Da quasi due mesi, però, tra rimpalli di responsa-bilità e barili scaricati da una parte all’altra, non si sa chi deve intervenire e non si sa come risolvere questa paradossale situazione. In pratica per poter raggiun-gere Roma con il treno bisogna scendere a Foggia, e trasferirsi via autobus a Benevento, dove si risale su un vagone e si prosegue il viaggio.

Con buona pace delle 3h59’ di viaggio promesse da Trenitalia sul suo sito, senza le scuse per i disagi e, bef-fa delle beffe, senza nemmeno una riduzione sul costo del biglietto, nè tanto meno sui supplementi “rapidi”.

E i disagi che si sono avuti per i mezzi sostitutivi non sono nemmeno pochi. Al momento dobbiamo con

sconcerto registrare che è impossibile avere un servi-zio adeguato per i disabili, a cui in diverse occasioni le Ferrovie dello Stato hanno consigliato, per raggiunge-re Roma, di imbarcarsi sulla tratta Bari-Bologna e da Bologna prendere la coincidenza per Roma.

Con conseguente pesante aggravio di costi.Al danno la beffa.“L’imponente movimento franoso verificatosi nella

zona di Montaguto - si legge in una nota di Trenitalia - proveniente da un’area non di pertinenza di Ferro-vie dello Stato, ha imposto la sospensione del servizio ferroviario con un aumento dei tempi di viaggio tra i 60 e i 90 minuti. I treni in servizio notturno sono sosti-tuiti con bus tra Roma e Bari e viceversa, mentre per i clienti che rinunciano al viaggio è previsto il rimborso integrale del biglietto. Particolare attenzione è rivolta alla corretta e tempestiva informazione ai viaggiatori anche con avvisi nelle stazioni, negli uffici assistenza clienti, e attraverso il numero verde 800.89202”.

“La situazione in atto - prosegue la nota - ha già comportato per Trenitalia un danno economico quan-tificabile in oltre 620mila euro”.

I giorni passano, e ad oggi non si sa chi deve togliere i detriti e dove bisogna portarli. E naturalmente che Bari non sia collegata decentemente a Roma importa a pochi.

Qualcuno ha sentito la notizia nei tg nazionali?Ro.Ma.

Tratta interrotta, da Bari a Roma un’odissea

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Uno dei problemi che la primavera porta con sé, oltre alle allergie ai pol-lini, è il fatidico cambio di stagione

negli armadi. Quest’operazione, piacevole per alcuni, rappresenta un fastidio per i più che, ogni anno con l’arrivo della bella stagione, si trovano, come di routine, a dover spalancare i loro armadi e decidere cosa tenere e cosa get-tar via.

Come ci raccontano i nostri nonni, un tem-

di ROSA LUISI

società

po, più che parlare di cambio di stagione, si parlava di “pulizia degli armadi”. Come si po-tevano eliminare i pochi abiti appesi, sapen-do che non se ne sarebbero potuti acquista-re altri? Nella maggior parte delle famiglie di estrazione contadina imperava la logica del riutilizzo: toppe, cuciture, tessuti logorati non interessavano a chi aveva fatto fatica ad acqui-stare un abito.

Si possedeva un solo vestito, un solo cap-potto, in alcuni casi un solo paio di scarpe, da poter indossare i giorni di festa. Per la maggior

parte dell’anno si utilizzavano sempre gli stes-si abiti. Questa, comunque, era chiamata for-tuna.

“Scocciature”: così vengono definiti oggi il cambio di stagione e la pulizia degli armadi. Una quantità illimitata di maglie, maglioncini, pantaloni, gonne, camicie, giacche, cappotti; un numero infinito di scarpe, borse; per non parlare poi degli accessori, troppi e inutili. Tutti frutto del benessere.

Quando l’armadio viene aperto, è come se fossimo investiti da una valanga di roba che rischia di travolgerci: non si sa mai da dove co-minciare.

Ha inizio un vero e proprio show. Si è sempre indecisi su cosa tenere e cosa

dar via, su cosa può essere ancora sfruttato e cosa è troppo consumato, su cosa è ancora trendy e cosa è proprio fuori da ciò che il mer-cato della moda impone. Sono queste le logi-che del cambio.

In alcuni casi, poi, subentrano gli affetti, i ri-cordi o, ancora, gli obblighi. È difficile disfarsi di un golfino quando nel nostro immaginario, denso di ricordi, ci riporta alla mente una per-sona cara che ce lo ha donato. Che dire, poi, delle innumerevoli t-shirt acquistate durante i viaggi, che ci rammentano città lontane? L’af-fezione predomina sempre sulla ragione e il nostro armadio non si svuota mai.

Ci sono poi circostanze in cui siamo quasi obbligati a tenere (a volte nascosti) alcuni capi che non ci sono mai piaciuti. Sono regali che provengono da persone a noi vicine e che, tal-volta, vogliono vederceli indosso.

In alcuni casi, la logica del cambio viene ef-fettuata dovendoci scontrare con un dato di fatto visibile: la variazione di taglia. Mortifican-te se si è ingrassati, motivo di orgoglio se si è dimagriti. Il modo più semplice per non pen-sarci nel primo caso, per gioire nel secondo, è disfarsi della roba che non ci entra più. Ma nonostante la constatazione del dato di fatto, c’è sempre chi, utopisticamente, conserva gli abiti con la speranza di dimagrire o nell’eve-nienza in cui si dovesse prendere nuovamente qualche chilo.

Indubbiamente nella maggior parte delle famiglie italiane – in cui si fa fatica ad arrivare a fine mese e in cui quasi l’intero guardaroba viene acquistato in negozi ipereconomici – il meccanismo della sostituzione del vestiario non è così immediato.

Le priorità sono altre. Ma ci sono sempre le eccezioni rappresen-

tate da chi segue le griff. È difficile gettar via un cappottino o un golfino pagati fior di euro, soprattutto se firmati e se per comprarli si im-piega parte (o tutto) lo stipendio mensile di semplice impiegato. Il lavoro si semplifica se lo stipendio permette di disfarsi di un capo co-stosissimo – ma non più di moda – per poter-ne acquistare un altro di tendenza, la prossima stagione.

Da qualsiasi parte lo si guardi, l’armadio è lo specchio di ogni individuo e dello status socia-le a cui appartiene o fa finta di appartenere, il cambio di stagione il suo riflesso.

Cosa buttiamo, cosa conserviamo quando arriva la primavera

Cambio di stagione,il nostro specchio

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Il paese si veste di identitàPasqua a Matera: la nuova Terra Santa

Oggi il paese ha una sua storia, lo scaffale si ri-empie sempre più di

libri che illustrano la sua origine e la sua vita nei secoli.

Aumentano i libri che possono stare alla pari con tanti altri che vedono la luce altrove: storia, poesia, tradizioni popolari, nar-rativa.

Il miracolo del risveglio cultua-le, dopo secoli di buio e di silen-zio.

E’ davvero cresciuto il paese. E’ sorta una classe intellettuale

che ha cominciato a cimentarsi con la cultura.

La storia innanzitutto. Ne aveva scritto nel 1936 Leo-

di DOMENICO NOTARANGELO

nardo D’Addabbo, dopo i primi approcci tentati dall’arciprete di San Michele di Bari Giambattista Patruno che all’inizio dell’Otto-cento aveva dato utili elementi a

Domenico Morea per il suo Char-tularium Cupersanense.

Patruno fu il primo a dare no-tizie precise su un insediamento religioso nel Canale di Frassineto,

il monastero di S. Angelo. D’Addabbo qualche decennio

dopo pubblicò, sulla rivista Ja-pigia da lui fondata e diretta, un saggio di carattere storico dal

Il castello Caracciolo (foto) sorse sui ruderi della Centu-riona, nome derivato da Ge-rolimo Centurione. Divenuto feudo del Conte portoghese Michele Vaaz il castello fu sot-toposto a restauro assumen-do l’attuale configurazione. Lungo la direttrice del castel-lo il conte fece poi costruire le casematte, cioè i “vignali” destinati a uso abitazione per i futuri abitanti del paese.

Lo scaffaleGrazie alla preziosa collabora-zione di Domenico Notaran-gelo, diamo inizio a una nuova rubrica che abbiamo chiamato “Lo scaffale”. Parleremo dei libri che hanno fatto e raccon-tato la storia, la vita del nostro territorio, dei nostri Comuni.Cominciamo con Sammichele di Bari. Offriamo questo spazio a quanti, privati e Associazio-ni - sappiamo che sono tanti - amano questa dimensione, questa ricerca, questa fatica. A quanti hanno l’amore e il gusto di raccogliere le nostre radici e vogliono offrirle in dono ai no-stri figli.Chi vuole può aiutarci a com-pletare questo cammino. Li ringraziamo sin d’ora.

Il Territorio

lo scaffale lo scaffale

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titolo San Michele e una colonia Serba.

Ancora una volta Frassineto tornava a far parlare di sé, lungo un filone di ricerca che lo doveva porre all’origine dell’attuale inse-diamento del Casale.

Uno degli ultimi storiografi lo-cali, Pietro Mazzeo, autore nel 2005 di una Storia di Sammichele di Bari, segue analogo percorso nell’individuare le origini dell’at-tuale abitato del Casale in quella stessa Frassineto di cui avevano parlato i suoi predecessori.

Insomma non da oggi il paese cerca di scoprire la propria iden-tità per rintracciare certezze stori-che delle proprie origini.

Il primo a parlarne fu appunto D’Addabbo.

Ecco una sua descrizione: “Pri-ma che l’agricoltore tenace aves-se trasformato in una plaga ricca di mandorli e ulivi e di vigne la terra di San Michele di Bari, que-sta era coperta per chilometri e chilometri da una teoria di selve: dalle Lame, incassate in profondi dirupi anche oggi tane di volpi, al Parco della Sorba, alla Petrizza, a

Paolo Nonna; da S. Pietro di Sca-vazzolis, lussureggiante, al Banzo, alla selva Regia; dal Parco della Madonna, dal nome mite, fino a Sannace, la quercia centenaria e il faggio regnavano sovrani. Quivi vivevano in miseri pagliai i bosca-ioli convenuti dai dintorni e far carboni e legna per l’Università e feudi, conventi e chiese”.

Questa descrizione il D’Addab-bo l’aveva attinta da uno scritto di Pasquale Soria del 1792.

Sarà merito dello stesso D’Ad-dabbo la ricostruzione delle origi-ni del paese.

A metà del 1500, infatti, il suo nome era Centuriona, derivando-gli dal fatto che fosse feudo di Ge-rolimo Centurione, appartenente a famiglia di genovesi abitanti a Bari.

Nel 1609 il feudo di Casamassi-ma, cui apparteneva anche il ca-stello e le terre del Casale, fu com-prato da Michele Vaaz, ricco ebreo venuto di Lusitania. Egli apparte-neva a quella categoria di grossi commercianti portoghesi che allora trafficavano in granaglie col Regno di Napoli, arricchen-

Leonardo D’Addabbo, uno dei primi storici locali, autore di San Michele e una Colonia Serba, pubblicato sulla rivi-sta culturale Japigia, Organo della R. Deputazione di Storia Patria per le Puglie, da lui fon-data e diretta negli anni Tren-ta. Questo saggio, pubblicato nel fascicolo III dell’Anno VII – 1936-XIV, Nuova Serie, fu poi raccolto in Estratto per una sua diffusione più capillare.

dosi fino al punto di comprarsi molti feudi meridionali. Questo ebreo portoghese nella guerra fra Portogallo e Spagna fu fatto prigioniero da Filippo II, il quale, conosciutone il valore, secondo i cronisti dell’epoca, lo inviò a Na-poli, dopo il 1570, con molti inca-richi. E a Napoli fece carriera tra la folla dei commercianti, degli am-ministratori e degli avventurieri.

Divenne infatti signore di Casa-massima, di Sannicandro, di Ru-tigliano, di Mola, di San Donato nel leccese, di Bellosguardo nel napoletano.

Il Conte Vaaz, scrive ancora D’Addabbo, concepì “il disegno di creare un nuovo paese, che a lui s’intitoli, che lo illustri, come fanno i Grandi. E volle costruirlo qui, in luogo salubre e ameno, tra i faggi e le querce, intorno al castello”.

A questo punto si verifica un fatto a dir poco singolare. Di fronte alla necessità di popolare il nuovo paese, Vaaz evita di cer-care i futuri abitanti “fra i capaci rurali dei villaggi vicini, non re-cluta fra gli illustri boscaioli della contrada”, e decide di andare a reclutare gente straniera. Infatti, come narra Leonardo D’Addab-bo, il conte inviò in Dalmazia tre galeoni con cui riuscì a trasferire nel casale “molta gente… fami-glie intiere ed tutti i loro arredi e animali come bovi, vacche che erano rosse”.

Si trattava di una colonia di profughi del principato di Zuse, insofferenti del duro dominio turco.

Il nuovo paese dunque si arric-chì in un sol colpo di quattrocen-tosessanta abitanti che andarono ad occupare le “casematte sulla direttrice del castello” che hanno resistito fino ai tempi odierni. A queste famiglie Vaaz assegnò ter-re e anticipò grano e sementi, e

un paio di buoi per ogni due fa-miglie.

La permanenza dei Serviani nel casale durò solo due anni, dal 1615 al 1617 a causa di contrasti religiosi con le comunità cattoli-che di Casamassima.

A questo punto il conte Vaaz fu costretto a fare quel che non ave-va voluto fare prima, ricorrere cioè al popolamento con immigrati dai paesi del circondario, in modo particolare di Turi, Casamassima, Castellana e Putignano. E proprio grazie a tale immigrazione il Casa-le ha potuto, nel corso del tempo, popolarsi con la giusta misura.

Chi più di ogni altro vi ha contri-buito è stato Putignano, un paese ricco di braccia e scarso di territo-rio. Qui era prassi che in famiglia fosse il capostipite a subentrare nell’asse ereditario, costringendo gli altri figli maschi “a darsi pane” cercando lavoro “fuori terra”. Il Casale, ricco di terre e povero di braccia, fu meta appetibile per tanti giovani putignanesi e ciò spiega la presenza, nell’anagrafe paesana, di molti cognomi comu-ni, dai Pinto ai Bianco, ai Netti, dai Capozza ai Pugliese, ai Laera e ai Maggipinto, dai Genco ai Laterza e ai Notarangelo, dai Castellana ai Masi, ai Morea, ai Campanella, agli Spinelli.

Restano da precisare, a questo punto, le origini del nome.

Nei primi tempi il paese, nel pri-mo atto di fondazione è chiamato Casa-Vaaz, mal tollerato dagli abi-tanti. I quali alla fine, trovarono il modo di non scontentare il feuda-tario e di imporre allo stesso tem-po un nome di loro gradimento: San Michele.

Il conte, poiché era stato scelto il proprio nome, non se la sentì di rifiutare e accettò che il suo pae-se venisse appunto chiamato San Michele.

Questo accadeva nel 1619. Poi bisognerà attendere due

secoli perché il paese diventasse comune nel 1812 assumendo de-finitivamente il nome di Sammi-chele di Bari nel 1861 con l’Unità d’Italia.

(1 – continua)

Il Direttore Franco Deramo e l’in-tera Redazione del “Il Territorio” partecipano al dolore del Capo Redattore de “La Piazza” Tonio Deramo per la perdita della cara Mamma.

lo scaffale lo scaffale

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N° 3 - APRILE 201058

Il paesaggio è la memoria visi-va del nostro passato. In esso si sovrappongono i segni

degli abitanti, delle loro abitudi-ni, della loro economia, del loro modo di intendere la vita. Come prodotto della storia dei suoi abi-tanti o di attori esterni, il paesag-gio è un grande patrimonio, un prodotto unico e irriproducibile. E, come patrimonio, è un bene co-mune: continua ad offrire vantag-gi al singolo ed alla collettività e, perciò, esige tutela, potenziamen-to, valorizzazione.

Tuttavia i paesaggi della Puglia sono a rischio.

I pericoli principali derivano so-prattutto dai comportamenti so-ciali, dai processi di sviluppo eco-nomico e dai nuovi stili di vita.

Sotto accusa non sono le tra-sformazioni indotte da questi fattori, ma la maniera in cui esse avvengono, se non rispettano il valore del nostro patrimonio. Ad esempio, la crescita incontrollata della superficie edificata, interna o costiera, in assenza di qualità e sostenibilità delle trasformazioni, comporta il progressivo degrado

paesaggistico locale, fino alla di-struzione.

Come avviene in altre zone d’Italia o d’Europa, il cui progres-so è basato sull’integrazione tra paesaggio e produzione (si pen-si, tra tutti, alla Toscana), per un rilancio competitivo regionale è necessario intendere il paesaggio pugliese, fatto di coste, campagna ulivetata, vigneti, praterie, campi di grano, trulli, macchie, masserie, borghi antichi, come una risor-sa culturale, economica, politica concreta, con cui interagire me-diante interventi di qualità.

Il nostro paesaggio è quasi del tutto prodotto dall’uomo: case di diverse epoche, muretti a secco, coltivazioni, strade, infrastrutture a rete, in alcuni luoghi convivono ancora integrati produttivamente ed in un equilibrio percepibile. Ma spesso, per ignoranza, irresponsa-bilità o scelleratezza, paesaggi di grandissima qualità sono stati ro-vinati, violentati e persino distrut-ti. Senza andare molto lontano, basta ricordare i dissodamenti dei pascoli dell’Alta Murgia, le diverse forme di inquinamento del suolo, superficiale o di falda, le costru-zioni a ridosso o all’interno delle

lame.Da questa logica nel 2007 ha

preso le mosse la formulazione del PPTR (Piano Paesaggistico Ter-ritoriale della Regione Puglia), ap-provato l’11.01.2010 dalla Giunta Regionale.

L’obiettivo del PPTR è quello di stabilire regole condivise di tra-sformazione del paesaggio per conservarne identità e valori, cre-are le condizioni per uno sviluppo sostenibile per le future genera-zioni, che possano considerare il Paesaggio come elemento del be-nessere individuale e sociale.

Questo impegno al migliora-mento riguarda tutti i paesaggi: non solo quelli “straordinari”, ri-conosciuti per la loro eccezionale bellezza ed importanza, ma anche quelli ordinari, quelli in cui ogni giorno le persone vivono e si muo-vono.

Il miglioramento dei paesaggi influenza la qualità di vita di tutti. Per questo il PPTR non si propone come un “nemico” che blocca le “situazioni” per mezzo del suo ap-parato vincolistico, ma come gui-da per il rilancio competitivo, qua-litativo e sostenibile delle attività di trasformazione territoriale. Le

norme e gli indirizzi interessano, ad esempio, l’organizzazione delle attività agricole, la gestione delle risorse naturali, la progettazione sostenibile delle aree produttive, il potenziamento delle fonti ener-getiche alternative (eolico, foto-voltaico, biomasse, ecc.) in inte-grazione con la tutela delle risorse patrimoniali.

Nonostante il PPTR, frutto di un lavoro di èquipe di tutti gli enti locali coinvolti, coordinati dalla Regione e dalla Soprintendenza, e di un lungo processo partecipa-tivo, debba completare il suo iter di approvazione presso il Ministe-ro dei Beni e le Attività Culturali, sta già portando i primi risultati in zone particolarmente recettive. Nel quartiere San Paolo di Bari, ad esempio, sono stati costituiti degli orti sociali nelle aree a standard di quartiere mai realizzate, assunti come buone pratiche all’interno del Piano.

Il processo partecipativo è anco-ra aperto: accedendo al sito http://paesaggio.regione.puglia.it/index.php/osservatorio/introduzione.html è possibile, previa registra-zione, segnalare buone e cattive pratiche del paesaggio e candidar-le ai Bandi Regionali per le Buone Pratiche.

Ci si augura che anche il nostro territorio comunale sappia recepi-re celermente e come competitiva occasione di progresso gli incen-tivi, anche in termini economici, offerti dal PPTR, per il rilancio della propria economia e dei propri va-lori identitari e culturali.

* ArchitettoSegr. PPTR - Consulente

* Segreteria Scuola di Formazione all’impegno

Sociale e Politico* ‘plur@le‘ - Associazione

di Promozione Sociale

di ROCCO PASTORE *

I paesaggi, prodotti nel tempo lungo della storia dalle “genti vive”

Ogni luogo di Pugliaè davvero la tua storia

Sotto accusa non sono le trasformazioni indotte da questi fattori, ma la maniera in cui esse avvengono

società

Il nuovo paesaggio della Puglia vista dallì’alto

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