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La Rassegna d’Ischia n. 3/2011 31

Il martirio di S. Restituta e l’arrivo del suo corpo, su una barca, a Lacco Ameno nella baia di San MontanoQuadri di Ferdinando Mastriani (fine sec. XIX - 1886)

nel Santuario di S. Restituta - Lacco Ameno

1 - Restituta davanti al giudiceLo spazio centrale è dominato dalla giovane Restituta, vestita di tunica bianca e con una piccola croce sul petto; è scortata da due legionari, perché professa la religione di Cristo. Il prefetto togato, sul seggio curule, la inter-roga. Ai lati due scrivani stilano su tavoletta cerata le risposte di Restituta, alla cui sinistra due donne fanno da testimoni. Sotto, fuori della tela, si legge: A divozione di Diego Buonocore.

2 - La flagellazione di RestitutaSullo sfondo (un angolo della prigione) è attaccato al muro un anello di ferro, da cui pende una fune. Nel centro la bianca figura di Restituta, serenamente bella, docile all’imminente castigo. A destra, fra due assistenti il Giudice in piedi, l’indice della mano destra puntato contro di lei, sentenzia: “Sia flagellata”. A sinistra, altri due carnefici con i flagelli nel pugno si accingono alla flagellazione. Sotto il quadro, si legge: A div. di Dome-nico De Filippo.

3 - Restituta è chiusa in prigioneSullo sfondo interno di un’oscura cella si apre una fi-nestra con reticolo di ferro, attraverso la quale entra un fascio di luce che illumina la scena. A sinistra un Ange-lo irrompe nella prigione per dare coraggio alla giovane martire che, a quella visione celeste, si piega in ginoc-chio. Sotto il quadro la leggenda: A div. di Silvestro Piro

4 - Restituta è distesa sull’eculeoIl dipinto è dominato da un lungo cavalletto di legno, che all’estremità è munito di ruote, attraverso le quali scorre una fune per disarticolare le membra di Restituta che è raffigurata distesa sul cavalletto; legata alla chioma e ai piedi, con funi che corrono sulle ruote. A destra due car-nefici: uno tira la fune sotto il cavalletto. A sinistra altri due carnefici tirano dal loro verso l’altra fune legata ai piedi di Restituta. Sotto il quadro la leggenda: A div. di Luigi cav. Nesbitt.

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5 - Restituta è sospesa per i capelliIn un cortile s’innalza un palo dal quale pende una corda legata alla chioma di Restituta che s’aderge bianco vesti-ta tra due soldati romani. A destra due carnefici nell’atto di tirare la fune per sollevare il corpo della martire. A sinistra altri carnefici si affrettano a trapassarle i piedi con un lungo chiodo per fissarli sul lastricato. Sotto il quadro: A div. Di Giovanni Di Meglio.

6 - Restituta condannata ad essere bruciata viva sul mareSullo sfondo della marina di Cartagine si staglia la bian-ca e radiosa figura di Restituta, scortata dai carnefici; sul petto, accanto al Crocifisso, reca una tavoletta su cui do-vrebbe essere inciso il motivo della condanna. Il giudice togato la invita a salire sulla barca. A destra donne addo-lorate e piangenti. A sinistra una nave carica di materiale infiammabile con gli uomini dell’equipaggio. La scritta: A div. di Giovanni Climaco.

7 - La Vergine Restituta è salva dall’incendioDue barche e due scene: a destra un veliero avviluppato dalle fiamme, con gli uomini con mani elevate, avviliti, sconfitti; a sinistra la barca su cui giace Restituta con il capo radiato dalla gloria e sorretto da un Angelo. A pop-pa un Angelo sospinge verso lidi lontani la barca. In alto un Angioletto volante s’avvicina per coronare di rose la giovane martire. La scritta: A div. di Giuseppe Pascale.

8 - Il sogno di LucinaInterno di una stanza con giaciglio oltre la quale si scopre una veduta marina piena di luce. Nel centro un Angelo cinto di nastro azzurro appare improvviso per annunziare il lieto messaggio. A sinistra Lucina resta at-tonita all’invito di recarsi alla spiaggia per accogliere la Vergine martirizzata in Africa. In alto, a sinistra, sullo sfondo marino appare la barchetta sulla riva, vegliata da-gli Angeli. La scritta: A div. di Calise C. e Patalano F. Sirabella.

(..) Le reliquie di Santa Restituta Vergine e Martire ho per fermo che siano state trasferite nell’Isola Enaria (oggi Ischia) per cure dei santi Confessori Africani, i quali messi in navi sdrucite dal Re Vandalo Genserico, la Previdenza menò a questi lidi. Giacché comunque ne-gli Atti del martirio di S. Restituta pubblicati dal Bollan-dista Henschen tom. IV. Maii , e in Napoli dal Castello

(1), vi sia narrato che dopo l’eculeo e la terebrazione dei piedi, la Santa fu messa su di una nave carica di ma-terie combustibili, onde accese queste in mare, sì Ella morisse; e che poi rimasta illesa dal fuoco, cessasse di vivere placidamente, e la nave guidata da Dio pervenne all’isola Enaria, dove per un Angelo si dette avviso a certa Lucina, la quale manifestata a que’ insolani una

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(Pietro Monti – Gli ex voto di Santa Restituta, Laurenziana, Napoli 1984)

9 - La spiaggia di San Montano con la barcaSu una barca priva di remi e di vele è disteso il corpo di Restituta. A poppa un Angelo le sorregge il capo re-clinato nel gaudio del Signore. A sinistra, sull’orlo della spiaggia ricoperta di bianchi gigli, appare Lucina: si fer-ma estatica e ammira il prodigio. Ai lati, sullo sfondo, le linee rocciose di Monte di Vico e di Zaro; intorno tanta, tanta pace! La scritta: A div. di Domenico Castagna.

10 - Il corteo verso il paeseLungo la strada, tre donne in ginocchio spandono, com-mosse, petali e corolle di fiori. A destra un sacerdote in paramenti rossi porta la Croce astile. Segue il Clero con pianeta rossa e candela accesa in mano. Su un drappo dorato il corpo di Restituta, portato da quattro accoliti in cotta bianca. Dietro i fedeli... Un gruppo di donne sul ciglio della strada saluta la Vergine augusta. La scritta: A div. di Pietro Paolo Castagna.

tale visione, insiememente agli stessi con assai solennità ne curò la sepoltura: nondimeno questo racconto aven-do delle circostanze non pienamente verosimili, sembra piuttosto una popolare diceria originata dalla maniera con cui vennero tra noi i Confessori Africani, che una storia sincera. In vero oltreché gli Alti suindicati non sono sincroni al martirio di S. Restituta, stante l’essere compilati nel secolo VII, come eruditamente dimostrò il ch. Mazocchi Comm. Kal. Neap. tom. II; non è ammissi-bile che tutto un popolo desse ascolto, senz’altro, a’ detti di una donnicciola spacciante visioni e colloqui Angelici. Dippiù l’essersi trovate, al cadere del XVI secolo mentre il Cardinale Gesualdo era Arcivescovo di Napoli, con le reliquie pure alcune caraffine di sangue, come narrò il P. Caracciolo Eccl. Neap. Mon. cap. XV, fa supporre che S. Restituta finisse la vita per colpo di bipenne, e che poi raccolto quel sangue, i Cristiani di Africa avessero curata di ogni sacra reliquia della Santa la sepoltura: al-trimenti non saprebbesi spiegare come gl’idolatri nelle di cui mani era dessa quando fu abbandonata a’ flutti, tan-te premure pigliassero per depositare nella nave pure il sangue precedentemente sparso. Per l’opposto la costu-manza de’ Vescovi Africani, esuli nella persecuzione de’ Vandali, di menare seco a’ luoghi, a cui erano indiritti, le reliquie dei Santi per loro più venerati, rende verosi-mile la congettura che essi avessero egualmente portate tra noi quelle della Vergine S. Restituta, togliendole da Cartagine, dove essa fu martirizzata. Il fatto della tran-sazione del sangue di S. Stefano portato in Napoli per S.

Quodvultdeus; e quello delle reliquie di S. Agostino, che alcuni anni dopo nella persecuzione del Re Trasamon-do altri santi Vescovi Africani rilegati in Sardegna seco condussero, rendono quasi indubitabile che egualmente avvenisse a S. Restituta.

Poste tali considerazioni, e stantechè in quegli Atti del martirio della Santa Vergine non èvvi cenno della tran-slazione in Napoli, narrandosi solo che grandemente le reliquie di essa erano venerate nella suindicata isola Ena-ria, è a conchiudere fondatamente che all’epoca di quello scrittore, cioè nel secolo VII, non ancora fossero traspor-tate nella città di Napoli. E però coinciderebbe con la narrazione del Cronografo di S. Maria del Principio su la erezione dell’Oratorio di quella Santa entro la Catte-drale Stefania; ammesso che l’Imperadore ivi accennato sia Costante, ovvero Costantino Pogonato al cadere del medesimo secolo.

(In Memorie storiche critiche diplomatiche della Chiesa di Napoli compilate dal sacerdote napoletano Luigi Parascan-dolo, Napoli 1847).

1) Il P. Henschen primamente pubblicò quegli Atti su un cod. ms. della Biblioteca de’ PP. Chietini de’ Ss. Apostoli, il quale ms. ave-va in fronte Passio S. Restitutae… ex codd. Massarell. et Taurensi; e dappoi una seconda edizione de’ medesimi Atti fu pubblicata in Napoli su due altri mss. della stessa Biblioteca, e dedicata a Papa Benedetto XIV, per cure di un Giureconsulto Napoletano Giacomo Castello, il quale l’illustrò con sue note, sì intitolandoli: Acta Divae Restitutae Virginis et Martyris cum philologicis enarrationibus Jaco-bi Castelli, Neopoli 1742