Manolo FarciUniversità degli Studi di Urbino Carlo Bo
Il corpo sullo schermoImmaginari performativi nelle culture digitali
Vignetta apparsa su The New Yorker (Giugno 1993)
La cultura della simulazione può aiutarci a realizzare la visione di un’identità multipla ma integrata, la cui flessibilità, duttilità, e capacità di felicità provenga dalla possibilità di accedere ai nostri molti sé (Sherry Turkle – La vita sullo schermo 1996).
CORPO VIRTUALE E DISSEMINATO
Viene messa in discussione l’idea dell’esistenza di un “io” per ogni singolo corpo: la collocazione dell’identità nel corpo è un costrutto sociale
La svolta visuale dei social media
Svolta visuale dei social media
o Accesso continuo ad Internet
o Diffusione degli smartphone
o Apps, piattaforme focalizzate sull’imagine, videostreming
Diffusione delle rappresenzioni visuali e nuove dinamiche di mediazione sociale della vita quotidiana
Da strumento per supportare i momenti più memorabili della propria vita domestica …
…a mezzo per comunicare e condividere gli aspetti più ordinari della propria vita
Questo cambiamento coinvolge soprattutto gli adolescenti ed è influenzato dal loro uso degli strumenti di comunicazione personale, come smartphone o tablet
Dall’anonimato all’autopromozione
Facebook è un ambiente non anonimo che offre all’utente l’opportunità concreta di enfatizzare quelle parti della propria identità che non sono facilmente esprimibili negli ambienti faccia a faccia, di potenziare un’immagine auspicabile di se stessi, in grado cioè di esaltare quelle caratteristiche più socialmente desiderabili.
Quando guardiamo negli schermi dell’epoca Web 2.0, in realtà osserviamo noi stessi. È tutto un unico circuito infinito. Noi e lo specchio ci apprezziamo a
vicenda (Jonathan Frazen)
Insieme ma soli (Sherry Turkle 2012)
Mi piacerebbe assomigliare di più alla me online
Su Facebook scrivo pensando
all’effetto
Mi viene l’ansia se l’ultimo post in bacheca risale a una settimana fa, perché ti fa sembrare un nerd
Facebook e i rischi della comparazione sociale
Il corpo perfetto secondo la ricerca effettuata dalla società Bluebella (2014)
«Thinspiration» su Pinterest
La carne sarà in grado di contemplarsi in quanto carne da rivista: liscia, patinata, chiara (Kroker e Weinstein, 1996)
IL PHOTOSHOP E’ BULLISMOPolemiche sul fotoritocco della cantante Lorde e dell’attrice Keira Knightley
Filtro Photoshop-like su Snapchat
Filtro Flower-crown su Snapchat
Tinder e la «self-objectification»
Body Positivity e Social Media
Campagna #imnoangel lanciata dal brand Lane Bryant (2015)
Jack Baker reinterpreta #ImNoAngel #EmpowerALLBodies
One of 'The Most Body Positive Photos From the Last 30 Years‘ (Jack Baker)
Tumblr Blog: I Need Fat Acceptance because….
Hashtag Activism e Fat Acceptance
• “Campagna #BarefacedBeauty lanciata dalla Renfrew Center Foundation (Febbraio 2014)
Alicia Keys e la campagna #NoMakeUp
Non voglio più nascondermi. Non la mia faccia, non la mia mente, non la
mia anima
• “
Selfie e le tecnologie di autorappresentazione
I selfie sono autoritratti fotografici, realizzati con una camera digitale o la camera di uno smartphone e fatti per essere condivisi su piattaforme di digital sharing come Facebook, Twitter o Instagram.
Una recente ricerca della Pew Research Center del Marzo 2014 ha trovato come il 55% dei Millennials (18-33 anni) ha postato un selfie nei social network
HTC One Selfie Phenomenon report (Marzo 2013)
I selfie come strumento di «impression Management»
Le immagini dei corpi in Rete ci insegnano come vederci
Sexy Selfie come tecnologia di cura del sé
Le immagini dei corpi in Rete ci insegnano come vederci
Sexy Selfie come atto di resistenza all’economia visuale consumista
Spudoratezza performativa
• “L’account Instagam «Naked Diaries»
• “L’account Instagam «Naked Diaries»
Progetto «Be Your Own Beloved» lanciato dalla blogger Vivienne McMaster
Selfies as a tool for Self-Compassion & Body Acceptance
Reclamare il copyright della propria vita
• “Jennifer Ringley e l’Empowering Exhibitionism
• “
Quando decidi di mostrare ogni cosa,tu diventi libero: nessuno può “catturarti” più,
dal momento che non vi è più nulla da catturare.
Alle volte è più radicale mostrare che nascondersi
Lena Dunham mostra su Instagram le pasticche che prende per curare il suo disturbo ossessivo-compulsivo
o Celebrare il valore di ogni corpo, indipendentemente da taglie, forme, colore
o Rendere visibile quello che spesso resta invisibile allo sguardo
o Onorare la diversità e l’interconnessione
o Combattere contro l’idea che la nudità è intrinsecamente sessuale
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