I consumatori digitali italiani e la proposta di direttiva
sul copyright
Executive Summary
1. Introduzione
Il 14 settembre 2016 la Commissione Europea ha presentato la Proposta di
Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, da allora riformulata
più volte e votata per ora da quattro differenti commissioni.
Tale Proposta ha tuttavia, fin dal primo momento, generato un ampio e acceso
dibattito tra più controparti, tutte in diversa misura coinvolte dalla Direttiva:
editori in primis, ma anche parlamentari europei, blogger e piccole testate,
motori di ricerca, aggregatori di notizie e social network. Le riflessioni e le
contrapposizioni ruotano difatti principalmente attorno agli articoli 11 e 13
della suddetta Direttiva, nella misura in cui incidono sui rapporti (innanzitutto
economici) intercorrenti tra questi soggetti.
Nel complesso e plurisfaccettato prisma di questioni che una Proposta così
delicata porta con sé, sembra tuttavia essere stato perso di vista un altro at-
tore fondamentale direttamente coinvolto dalla Direttiva: il pubblico dei con-
sumatori digitali. La preoccupazione di molti, infatti, è che la nuova normativa
vada non solo ad incidere sulle abitudini di fruizione del web dei cittadini, ma
anche a limitare il loro diritto alla libertà di informazione.
In quest’ottica è nato quindi il progetto PocheParole: un’iniziativa promossa
dall’Unione Nazionale Consumatori volta ad informare i consumatori italiani,
a monitorare l’avanzamento delle discussioni della Proposta e a alimentare il
dibattito attorno al tema.
In vista del voto finale della Commissione Juri previsto per il prossimo 21 giu-
gno, l’Unione Nazionale Consumatori, mediante il progetto PocheParole, ha
ritenuto opportuno interpellare i consumatori digitali allo scopo di esplorare
diversi aspetti fra loro interconnessi, a cominciare innanzitutto dalle abitudini
di comportamento online degli stessi. L’obiettivo è quello di verificare se ed
in che misura tale Direttiva andrebbe di fatto ad impattare sul modo in cui gli
italiani usufruiscono del web inteso anche, ma non solo, come mezzo di in-
formazione e strumento di garanzia per la libera circolazione delle idee. Ci si
è altresì domandato, al di là della possibilità che tale Direttiva stravolga i com-
portamenti degli utenti, quale fosse l’opinione dei cittadini in merito alla nuova
legislazione e se quest’ultima trovasse o meno riscontro nella visione che del
web hanno i consumatori digitali italiani. Da ultimo, ci si è posti il quesito -
non meno importante - se gli italiani fossero o meno a conoscenza del fatto
che sul tavolo degli organi europei sia al momento in discussione una Proposta
che è destinata in ogni caso ad influenzare il modo in cui essi fruiscono del
web. Il grado di consapevolezza dei consumatori, alla luce di una Direttiva
così importante, diventa dunque ambito di esplorazione primario.
Da queste premesse prende quindi origine la presente indagine, costituita da
due diversi questionari realizzati tra il 15 ed il 31 maggio 2018, volti ad inda-
gare queste tre differenti aree tematiche col fine ultimo di individuare opinioni
e abitudini dei consumatori italiani.
2. Risultati dell’indagine
Dall’analisi e dall’elaborazione dei dati raccolti, emergono una serie di consi-
derazioni particolarmente utili a comprendere il rapporto che intercorre tra i
consumatori italiani, il mondo dell’editoria e il world wide web. Nello specifico,
sono affiorati molteplici elementi che rendono possibile dipingere un quadro
molto chiaro del modo in cui i consumatori digitali utilizzano il web nelle sue
forme più nuove (Social Network in primis) come strumenti e canali di accesso
all’informazione. Di seguito, le principali evidenze emerse.
• Internet è un canale di informazione fondamentale per i consumatori digitali
italiani. Il 93% degli intervistati lo utilizza con regolarità in tal senso e per
quasi la metà del campione rappresenta la principale fonte di informazione
quotidiana.
• Ne consegue che la presenza di fonti di informazione editoriale sul web è
gradita agli utenti, che inseriscono notizie, articoli e inchieste nel loro menu
digitale. Solo l’1% degli intervistati dichiara infatti di non leggere mai notizie
e contenuti editoriali sul web. Per tutti gli altri, a cambiare è essenzialmente
il canale attraverso cui arrivano alla fruizione dei contenuti.
• Esplorando le modalità di fruizione dell’informazione digitale secondo la
tipologia di intermediazione, emerge che l’accesso alle notizie mediante visita
diretta del sito delle testate giornalistiche è di fatto minoritario, interessando
solamente il 23% degli utenti intervistati. Per il restante 76%, invece, l’accesso
al contenuto editoriale è sempre intermediato: dai motori di ricerca (31%
del campione), dagli aggregatori di notizie (10%) e dai Social Network (35%).
Questi ultimi sono quindi il canale privilegiato di accesso all’informazione
editoriale, in un mondo in cui i nuovi media stanno di fatto surclassando
quelli tradizionali come fonte principale di informazione.
• Il rapporto con i nuovi media risulta peraltro tutt’altro che passivo. Il
consumatore digitale italiano legge, ma non si accontenta: vuole condividere
quanto legge, aprirsi alla discussione e alla riflessione sulla notizia.
Condividere e ricondividere quanto si legge sui media non è una modalità
episodica di interazione sociale, ma rappresenta piuttosto, per metà degli
utenti, una modalità normale e consueta di gestione dell’informazione. Il
50% degli intervistati afferma infatti di condividere notizie, articoli e inchieste
sui social network almeno su base settimanale. Metà di questi lo fa in modo
continuativo, utilizzando i social come canale di amplificazione della portata
delle notizie almeno una volta al giorno.
• La variabile età mette in luce l’esistenza di due differenti pattern
comportamentali ben distinti tra loro. Da una parte le fasce più adulte della
popolazione, abituate ad una ricerca “attiva” dell’informazione mediante
accesso diretto ai siti delle testate editoriali o utilizzo dei motori di ricerca,
02
e con una maggiore tendenza alla condivisione di quanto letto sui social
network. Dall’altra, le fasce più giovani dei consumatori digitali,
tendenzialmente abituati ad una fruizione “passiva” dell’informazione dal
momento che tendono ad imbattersi più o meno casualmente nelle notizie
condivise sui social non dai loro coetanei, meno propensi alla condivisione,
ma proprio dai consumatori più maturi. Ne viene quindi fuori una modalità
quasi di “trasmissione” inconsapevole dell’informazione, in cui gli adulti,
informandosi attivamente, veicolano le notizie ai giovani attraverso i social.
• L’anelito alla condivisione non riguarda solamente i contenuti editoriali.
Si fa anzi ancora più evidente quando si passa dal contenuto editoriale a
contenuti di altro genere (foto, video, file musicali). L’abitudine al caricamento
e alla condivisione si fa in questo caso endemica, interessando
complessivamente il 60% degli intervistati almeno su base settimanale. Se
la condivisione dei contenuti editoriali è un fatto raro per il 37% degli
intervistati (con una forte polarizzazione tra chi condivide molto e chi non
condivide quasi mai), nel caso dei contenuti non editoriali solo il 23% gli
intervistati afferma di non utilizzare i social per condividere questo genere
di file.
Alla luce di quanto esposto finora, è chiaro come il consumatore digitale non
possa ormai più fare a meno del web non soltanto, in prima battuta, come
veicolo di informazione, ma anche come mezzo di circolazione dell’informa-
zione stessa e quindi strumento fondamentale al mantenimento e alla forma-
zione dell’opinione pubblica nel suo significato più puro.
***
Questa realtà così com’è strutturata attualmente, tuttavia, rischia di subire
una sostanziale battuta d’arresto nel caso in cui venisse approvata la nuova
Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale, che di fatto andrà ad
alterare il modo in cui la maggior parte dei consumatori italiani “vive” e inte-
ragisce sul web. Considerazione, questa, ancora più significativa alla luce del
fatto che, da quanto emerge dai sondaggi, solo il 47% della popolazione in-
tervistata ha dichiarato di sapere dell’esistenza della nuova Direttiva. Una per-
centuale che tuttavia nasconde il fatto che, tra questi, solo il 13% dei
rispondenti afferma di avere una conoscenza almeno minima e approssimativa
della stessa, mentre il restante 34%, pur avendone sentito parlare, non ha
idea dei suoi contenuti. Questo dato, sommato al 52% che afferma di non
averla mai neanche sentita nominare, mostra chiaramente come la Proposta
di Direttiva, che pure influenzerà in modo radicale le abitudini dei consumatori
italiani, è per questi completamente sconosciuta.
Muovendo oltre le considerazioni (pur allarmanti) sulla totale inconsapevolezza
dei consumatori italiani riguardo a una riforma che rischia di limitare sensibil-
mente il loro accesso all’informazione, dal secondo sondaggio, specificamente
focalizzato sulle opinioni in merito ai temi della Direttiva, emerge altresì una
posizione critica sulle nuove regolamentazioni proposte.
• In merito all’articolo 11, che estende all’url e allo snippet il diritto d’autore
con conseguente obbligo in capo ad aggregatori e a motori di ricerca di
ricompensare il titolare del copyright ogni qual volta un articolo appaia tra i
risultati di ricerca o venga condiviso, i consumatori italiani hanno chiaramente
espresso la loro contrarietà. Interpellati infatti sull’obbligo in capo ai motori
di ricerca, il 54% ha sostenuto di non trovarlo equo in quanto la sola
apparizione nella SERP comporta pubblicità e traffico verso il sito. La
percentuale sale fino al 57%, per analoghi motivi, nel caso dei social network.
• Per quanto concerne le piattaforme che consentono ai propri utenti il
caricamento di materiale accessibile al pubblico e il dovere in capo a queste
di controllare preventivamente il materiale caricato onde evitare eventuali
violazioni di copyright, poco meno di un consumatore su due (il 47% del
campione) si dice idealmente d’accordo in tal senso.
• All’atto pratico tuttavia, messi di fronte a uno dei rischi più probabili di una
03
tale regolamentazione (nello specifico l’ipotesi che, in fase di caricamento
di un video, questo venga bloccato in quanto contenente in minima parte
materiale riconosciuto automaticamente come violazione di copyright), il
67% di coloro che si erano detti favorevoli al controllo sostiene di dover
avere il diritto di procedere con il caricamento sconfessando, di fatto,
quanto precedentemente affermato e confermando quindi l’inadeguatezza
di un meccanismo automatico così come previsto dall’articolo 13 della
Direttiva.
• Va invece sottolineato come il 41% del campione intervistato si orienti verso
un tipo di regolamentazione che è in coerenza con quanto stabilito dall’art.14
della Direttiva sul commercio elettronico per il quale l’obbligo di controllo
sussiste solo in caso di avvenuta segnalazione successiva al caricamento.
Oltre che sconosciuta e di grande impatto alla luce delle attuali abitudini dei
consumatori italiani, quindi, il secondo sondaggio sottolinea che la Direttiva,
così com’è attualmente strutturata, non incontra il favore dei consumatori digitali.
***
I consumatori digitali italiani hanno imparato ad usare il web non solo per
informarsi, ma anche per contribuire attivamente, attraverso la condivisione
e la discussione pubblica, a quella libera circolazione delle idee condizione
essenziale per il fermento attivo dell’opinione pubblica, fondamento di demo-
crazia. Sono consci dei meccanismi di base del funzionamento del web e sono
fermamente intenzionati a difendere il loro diritto di utilizzare le straordinarie
potenzialità del web per formarsi come cittadini consapevoli.
ANALISI
Allegato
LISIAAN I
legatolA
1. Aspetti Metodologici
1.1 Costruzione del questionario
La progettazione dei questionari e la loro elaborazione nella forma finale ha
richiesto una particolare attenzione e numerose riflessioni atte ad individuare
la soluzione più adatta in risposta ad una serie di problematiche emerse. In
primo luogo, infatti, è stato fondamentale risolvere due esigenze opposte: da
un lato quella di ottenere risposte a numerose domande, dall’altra quella di
essere sicuri che le risposte di merito sulle opinioni non fossero influenzate
dalle risposte sulle abitudini. A tal fine è stato necessario, quindi, procedere
con la strutturazione di due differenti questionari: uno che indagasse le abi-
tudini dei consumatori italiani e l’altro, invece, finalizzato ad esplorare le opi-
nioni dei cittadini sui temi oggetto della Proposta di Direttiva. In questo modo
è stato quindi possibile ridurre la lunghezza di ciascuno di essi.
Per quanto concerne la strutturazione delle singole domande, l’obiettivo di ot-
tenere quante più risposte possibili al fine di massimizzare la validità statistica
dei risultati, ha reso necessario optare per una metodologia di tipo quantita-
tivo e, conseguentemente, per un’elevata standardizzazione delle domande,
che sono quindi state impostate a risposta chiusa e multipla.
In un caso si è inoltre ritenuto opportuno inserire una domanda filtro per ap-
profondire determinati aspetti solo in caso di una specifica risposta: la relativa
domanda di approfondimento è stata quindi, al contempo, una domanda di
controllo atta a determinare l’effettiva coerenza di quanto affermato nella pre-
cedente risposta.
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1.2 Analisi dei dati
Il primo quesito concernente la metodologia relativa all’analisi dei dati ha ri-
guardato l’opportunità o meno di analizzare solo i questionari completi o
anche quelli lasciate incompiuti. Benché infatti la formulazione di due diversi
questionari abbia abbassato notevolmente il tasso di abbandono, questo si è
attestato comunque sul 3,7% nel caso del questionario in merito alle abitudini
dei consumatori e sull’8,5% nel caso del questionario sulle opinioni sui temi
oggetto di riforma della Direttiva. Dal momento, tuttavia, che l’assenza di una
risposta non inficia in questo caso in nessun modo la validità della risposta
alla domanda precedente, si è scelto di procedere con l’analisi di tutti i que-
stionari, completi o meno che fossero, escludendo le risposte nulle.
L’analisi delle risposte è altresì avvenuta sulla base della variabile età richiesta
in apertura di entrambi i questionari. La variabile sesso si è invece dimostrata
del tutto ininfluente sui risultati.
2. Campione analizzato
In merito alla questione campionamento, è di fondamentale importanza sot-
tolineare che non è stato possibile utilizzare una procedura di campionamento
ragionato. Questo avrebbe infatti reso necessario selezionare preventivamente
un campione rappresentativo di consumatori ai quali somministrare i questio-
nari. Data la natura delle tematiche indagate e la necessità di privilegiare nel-
l’indagine il “consumatore digitale”, si è invece preferito optare per una
diffusione online dei questionari mediante diversi canali (principalmente Fa-
cebook, Twitter e Mailing List).
Questo tipo di scelta ha come conseguenza che i due campioni non sono so-
vrapponibili tra loro, neanche in termini di quantità. Quello sulle abitudini dei
consumatori italiani è stato infatti diffuso con anticipo rispetto all’altro e ha
pertanto ottenuto più risposte. Benché sia quindi possibile che parte dei con-
sumatori che hanno compilato un questionario abbia poi proceduto a compi-
lare anche il secondo, tale dato non può essere confermato o smentito.
Un lavoro di analisi di distribuzione delle fasce di età del campione è stato
pertanto fatto a valle del processo di raccolta dati.
Grafico relativo al “Questionario sulle abitudini online dei consumatori italiani”
Grafico relativo al “Questionario sulle opinioni dei consumatori italiani
in merito alla Direttiva sul Copyright”
1.093
18-24 anni19%
25-34 anni24%
35-44 anni14%
45-54 anni16%
55-64 anni17%
>64 anni10%
3
384
25-34 anni32%
35-44 anni16%
18-24 anni38%
45-54 anni8%
55-64 anni5%
>64 anni1%
06
Ne è emerso che la fascia più rappresentata è quella che va dalla maggiore
età fino ai 34 anni. Nel primo caso rappresenta il 43% dei rispondenti mentre,
nel secondo, addirittura il 70% degli stessi. Proprio a causa di questa disparità,
le analisi dei risultati hanno necessariamente tenuto conto dell’incidenza della
variabile anagrafica.
3. Analisi delle risposte
3.1 Questionario sulle abitudini online dei consumatori italiani
Il questionario consta di 5 domande, che verranno di seguito esplicitate ed i
cui risultati verranno poi esaminati singolarmente.
1 - Quanto utilizzi internet per informarti?
2 - Ti capiterà sicuramente di leggere articoli, notizie, inchieste, ecc., sul web.
In che modo, generalmente, ci arrivi? (Seleziona solo una risposta.)
3 - Quanto spesso condividi articoli, notizie, inchieste, ecc., sui social network?
4 - Quante volte ti capita di caricare o condividere materiale (foto, video, file
musicali, file di altro tipo, ecc.) sui social?
5 - Sapevi che il Parlamento Europeo sta discutendo la “Direttiva sul diritto
d’autore nel mercato unico digitale”, cioè la riforma delle leggi sul copyright?
***
1 - Quanto utilizzi internet per informarti?
Scopo di questa domanda era quello di verificare quanto il campione di analisi
fosse digitalmente erudito e quanto utilizzasse il web come strumento per in-
formarsi. Dai risultati di questa prima domanda, emerge chiaramente come
07
solo il 7% dei rispondenti dichiari di non utilizzare o quasi internet come stru-
mento di informazione. Per il 44% dei consumatori, invece, è un canale rite-
nuto importante in tal senso e per un consumatore su due, addirittura, è il
principale veicolo di acquisizione di notizie.
Delineando il dato in relazione al fattore anagrafico, si nota chiaramente come
l’importanza di internet come mezzo di informazione sia inversamente pro-
porzionale all’età: i più giovani sono quelli che lo ritengono più importante (è
il principale mezzo di informazione per il 60% degli under 24 e per il 58%
della popolazione fino ai 44 anni di età), mentre la fascia più anziana dei ri-
spondenti è, prevedibilmente, quella meno ancorata al web, nonostante 8 su
10 ne riconoscano la centralità. Tra gli over 64, infatti, internet viene utilizzato
come canale principale di informazione per il 30%: dato, questo, che mette
bene in evidenza come l’uso del world wide web come strumento informativo
non sia un fenomeno che interessa solo le fasce più giovani ma, al contrario,
presenti caratteristiche di omogeneità al suo interno.
2 - Ti capiterà sicuramente di leggere articoli, notizie, inchieste, ecc.,
sul web. In che modo, generalmente, ci arrivi? Seleziona solo una
risposta.
La presente domanda è rivolta ad esplorare la modalità di navigazione degli
utenti per comprendere il peso degli aggregatori o dei social nel processo in-
formativo. Dall’analisi delle risposte ottenute, emerge che solo il 23% dei con-
sumatori intervistati visita direttamente il sito della testata giornalistica mentre
tre consumatori su quattro si affidano a strumenti terzi, siano motori di ri-
cerca, social network o aggregatori di vario tipo. Da evidenziare che il 35%
degli utenti che utilizza i social per informarsi, sale al 40% se ci si focalizza
esclusivamente sul campione che sostiene che il web sia il proprio principale
strumento di informazione.
È importante a tal proposito sottolineare una sostanziale differenza di approc-
cio alla notizia veicolata dai differenti canali: se aggregatori e motori di ricerca
rappresentano canali attivi che, per funzionare adeguatamente come veicolo
d’informazione, necessitano di un elemento di intenzionalità, lo stesso non si
può dire per i social, tendenzialmente “passivi” dal momento che l’utente si
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ritrova davanti la notizia che lo voglia o meno. Si tratta di una considerazione
importante nel momento in cui emerge che per un terzo degli italiani (il 35%
che dichiara di imbattersi negli articoli condivisi sui social) la possibilità di in-
formazione passa tramite social network, senza i quali si rischia che un utente
su tre non faccia ricerca informativa attiva. Il dato è ancora più significativo
nel momento in cui lo si esplora alla luce della variabile età.
Alla luce di questo fattore, in effetti, appare evidente come l’informazione via
social sia inversamente proporzionale all’età (52% tra i 18-24 fino a scendere
al 24% per i 55-64 e al 26% per gli over 64) mentre la ricerca attiva, sia essa
attraverso motori di ricerca o accessi al sito web, tende a crescere con l’au-
mentare degli anni (l’uso dei motori di ricerca per informarsi sale dal 23% del
campione under 24 fino al 42% degli over 64).
L’accesso all’informazione, insomma, non è sempre volontario e l’intermedia-
zione passiva riguarda le fasce più giovani della società che sono, per di più,
quelle meno abituate ai canali di informazione tradizionali e che quindi ri-
schiano di essere tagliate fuori dalla circolazione informativa nel caso in cui la
Direttiva venisse approvata nella sua formulazione attuale depotenziando, di
fatto, la funzione dei social in tal senso.
Ne consegue che se l’approvazione dell’articolo 11 portasse con sé la chiusura
degli aggregatori e dei motori di ricerca rispetto ai contenuti editoriali, la Di-
rettiva avrebbe effetti importanti su almeno il 70% dei consumatori digitali,
danneggiando soprattutto quelli meno giovani.
3 - Quanto spesso condividi articoli, notizie, inchieste, ecc., sui social
network?
Le analisi sui dati in merito alla frequenza di condivisione delle informazioni sui
social network dicono che un consumatore su due lo fa su base settimanale e la
metà di questi addirittura ogni giorno. È significativo sottolineare come, esami-
nando il dato alla luce della variabile anagrafica, emerga che l’abitudine alla con-
divisione di notizie aumenta sistematicamente all’aumentare dell’età.
09
Gli under 24 condividono su base giornaliera nel 6% dei casi, contro il 54% degli
over 64 e dichiarano di farlo meno di una volta al mese in più di un caso su due
(mentre solo un over 64 su cinque si comporta allo stesso modo).
Questo dato, alla luce della domanda precedente in cui è emerso che sono i gio-
vani ad usare maggiormente i social per informarsi, dipinge uno scenario in cui
sembra che la condivisione social rappresenti quasi uno strumento con cui la
popolazione più matura veicoli e trasmetta le informazioni verso le fasce d’età
più giovani, che altrimenti rischierebbero di essere escluse dalle notizie.
Se approvata, la Direttiva porterebbe quindi conseguenze sensibilmente negative
dal punto di vista della conoscenza dei giovani delle dinamiche sociali, politiche,
economiche, scientifiche e culturali in atto nel mondo. Elemento, questo, che
costituisce uno dei presupposti fondamentali alla formazione del cittadino e a
quella consapevolezza necessaria alla partecipazione alla vita pubblica, minando
di fatto, conseguentemente, la loro partecipazione alla vita democratica.
4 - Quante volte ti capita di caricare o condividere materiale (foto,
video, file musicali, file di altro tipo, ecc.) sui social?
Il dato relativo alle abitudini di caricamento e condivisione di materiale di vario
tipo sui social, dice che, ancora una volta, il 60% dei consumatori italiani è
abituato a farlo almeno su base settimanale, e uno su tre su base giornaliera.
Analizzando i dati alla luce della variabile età, emerge una considerazione
analoga a quella fatta in merito alle abitudini di condivisione delle notizie:
sebbene la discrepanza tra fasce sia in questo caso meno netta, ancora una
volta sono le fasce più adulte, rispetto a quelle più giovani, a caricare e/o con-
dividere materiale con più frequenza, con un picco nella fascia 55-64 all’in-
terno della quale il 44% dei rispondenti spunta l’opzione “almeno una volta
al giorno” e complessivamente il 71% di essi lo fa su base settimanale.
5 - Sapevi che il Parlamento Europeo sta discutendo la “Direttiva sul
diritto d’autore nel mercato unico digitale”, cioè la riforma delle
leggi sul copyright?
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L’ultima domanda analizza infine il grado di consapevolezza dei consumatori
italiani in merito alla nuova proposta di Direttiva sul diritto d’autore. Il dato
che emerge chiaramente è che un italiano su due non ne hai mai neanche
sentito parlare e uno su tre dichiara, pur avendo sentito parlare della cosa, di
non saperne di fatto nulla. Ne consegue che l’86% non conosce di fatto una
riforma che il Parlamento Europeo si appresta a votare e che pure rischia di
modificare sensibilmente le abitudini dei consumatori.
3.2 Questionario sulle opinioni dei consumatori italiani in merito alla Direttiva
sul Copyright
Questo secondo questionario, a differenza del primo, si struttura in tre do-
mande a cui, tuttavia, va ad aggiungersi una domanda di controllo condizio-
nata ad una determinata risposta. Le domande sono le seguenti e le risposte
verranno di seguito analizzate singolarmente.
1 - Credi che le piattaforme che permettono agli utenti di caricare materiale
accessibile al pubblico (es. YouTube, Facebook, Twitter, Instagram, Vimeo,
ecc) dovrebbero controllare i contenuti caricati per evitare che violino il
diritto d’autore?
2 - Vuoi caricare online il video della tua festa di compleanno in cui, in sotto
fondo, si sente una canzone molto famosa. A causa della violazione del
copyright, non ti è permesso caricare il video. Sei d’accordo con questa
decisione?
3 - Notizie e articoli di giornale circolano molto online. Credi che il titolare del
copyright debba essere ricompensato ogni volta che un articolo appare tra
i risultati di un motore di ricerca? (es. Google, Yahoo, ecc)
4 - Credi che il titolare del copyright debba essere ricompensato ogni volta
che un articolo viene condiviso su un social network?
***
1- Credi che le piattaforme che permettono agli utenti di caricare
materiale accessibile al pubblico (es. YouTube, Facebook, Twitter,
Instagram, Vimeo, ecc) dovrebbero controllare i contenuti caricati
per evitare che violino il diritto d’autore?
La prima domanda indaga le opinioni dei cittadini in merito all’obbligo o meno,
in capo alle piattaforme, di controllare i contenuti caricati dagli utenti per pre-
venire violazioni del diritto d’autore. A fronte di un 7% che ritiene che i con-
tenuti non debbano mai essere controllati e di un altro 4% che sostiene che
tale controllo debba avvenire solo in caso in cui l’autore del caricamento abbia
già commesso violazioni, il 41% crede, in conformità con quanto stabilito
dall’art.14 della Direttiva sul commercio elettronico, che tale controllo debba
scattare solo in presenza di specifica segnalazione. Ciononostante, il 47% dei
rispondenti reputa opportuno un controllo indistinto. In considerazione della
sotto rappresentazione delle fasce più adulte della popolazione (in accordo
con quanto esposto nel paragrafo 3), appare interessante esplorare le opinioni
dei giovani che, in questo caso, sono quelli che hanno risposto in maniera più
numerosa e la cui rappresentatività statistica è dunque maggiore.
11
Osservando il grafico in questione sembra che le opinioni dei giovani a ri-
guardo abbiano una maggiore fedeltà rispetto a quanto sostenuto dalla nor-
mativa vigente.
Questa domanda rappresenta una domanda-filtro perché solo nel caso in cui
la risposta sia “sì, dovrebbero controllare i contenuti di tutti” all’utente è stata
sottoposta la domanda di controllo. In caso contrario, si è proceduto diretta-
mente con la domanda numero 3.
2 - Vuoi caricare online il video della tua festa di compleanno in cui,
in sottofondo, si sente una canzone molto famosa. A causa della vio-
lazione del copyright, non ti è permesso caricare il video. Sei d’ac-
cordo con questa decisione?
La presente domanda, come già anticipato, costituisce una domanda di con-
trollo in quanto finalizzata a verificare una precisa risposta. Nello specifico, è
stata visualizzata solo da coloro che si sono detti favorevoli ad un controllo
indistinto dei contenuti da parte delle piattaforme che li ospitano, analoga-
mente a quanto previsto dall’art.13 della Direttiva. A questi utenti è stata in-
fatti presentata un’ipotesi di scenario in cui veniva tradotta in esempio
concreto la posizione da loro espressa, per stabilire la coerenza dell’idea e la
capacità di reggere alla prova del caso reale e non solo ideologico. Di fatto,
nell’ipotesi in cui un indiscriminato controllo preventivo sui contenuti finaliz-
zato all’eliminazione del rischio di violazione del diritto d’autore, si traducesse
nel divieto di caricamento di un video, due utenti su tre (nello specifico, il
67% di essi) sostengono l’ingiustizia di un tale provvedimento sconfessando,
12
di fatto, quanto affermato precedentemente riguardo la bontà di un sistema
di filtraggio automatico. Di fatto, quindi, solo il 15,5% dei rispondenti crede
davvero nella bontà e necessità di un sistema di tal tipo.
3 - Notizie e articoli di giornale circolano molto online. Credi che il
titolare del copyright debba essere ricompensato ogni volta che un
articolo appare tra i risultati di un motore di ricerca? (es. Google,
Yahoo, ecc)
Se le due domande finora esaminate concernevano aspetti disciplinati dall’ar-
ticolo 13, la domanda presa qui in esame, insieme alla successiva, indaga in-
vece le opinioni dei consumatori italiani in merito alla proposta contenuta
nell’articolo 11 della Direttiva. Nello specifico, dal grafico in questione, emerge
come il 54% dei rispondenti non ritenga opportuno che i titolari dei diritti di
autore vengano pagati per il solo fatto che il contenuto editoriale appaia tra
i risultati del motore di ricerca, a fronte di un restante 46% che sostiene il di-
ritto a una retribuzione in tal senso.
4 - Credi che il titolare del copyright debba essere ricompensato ogni
volta che un articolo viene condiviso su un social network?
La quarta e ultima domanda di questo secondo questionario, come già anti-
cipato, concerne anch’essa l’articolo 11 ma, se nella domanda precedente si
indagava la posizione dei consumatori in merito all’obbligo in capo ai motori
di ricerca di ricompensare il titolare del copyright ogni qual volta un articolo
appare tra i risultati di una ricerca, questa esamina invece l’obbligo dei social
network di fare altrettanto quando un utente condivide un articolo. In questo
caso i numeri sono molto simili, lievemente più spostati in favore di un uso li-
bero della rete: il 57% degli intervistati, infatti, dichiara di non essere d’ac-
cordo con una retribuzione mentre il 43% sostiene la bontà dell’ipotesi di
pagare il titolare del diritto d’autore nel momento in cui il suo lavoro cominci
a circolare.
13
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