Gottfried Wilhelm Leibniz Insegnamento Storia e Filosofia Prof.
Andrea F. Scozzi Alunno: Davide Nuzzo Classe: 4^A
a.s.2013/2014
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Il pensiero che domina lattivit di Leibniz lordine contingente
del mondo Un ordine, non geometricamente determinato e quindi
necessario,ma spontaneamente organizzato e quindi libero. Per
Leibniz c un ordine non necessario ma contingente che risulta il
frutto di una scelta mentre Per Spinoza c un solo ordine,univoco e
necessario, che Dio stesso. Lidea di un ordine siffatto sta alla
base: della ricerca di unarte combinatoria o di una caratteristica
universale capace di stabilire lordine del sapere Del tentativo di
conciliare meccanicismo e finalismo, materialismo e spiritualismo,
scienza e metafisica, filosofia dei moderni e ontologia degli
antichi dellattivit pratica Della distinzione leibniziana tra piano
filosofico-metafisico e piano scientifico
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a Lopera di Leibniz diretta a giustificare la possibilit di un
ordine contingente Ordine non significa necessit La necessit
appartiene al mondo della logica e non a quello della realt Un
ordine reale non mai necessario Verit di ragione identiche( il
predicato non dice nulla di nuovo rispetto al soggetto) Si basano
sui principi di identit e di non- contraddizione (il loro contrario
impossibile) Sono necessarie e infallibili; riguardano il mondo
della logica e non della realt Verit di fatto Non sono identiche(il
predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto) Non si
basano sui principi di identit e di non- contraddizione(i l loro
contrario possibile ) Si fondano sul principio di ragion
sufficiente Sono contingenti; riguardano la realt effettiva
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Nella verit di fatto, il predicato non identico al soggetto,
tanto che pu essere anche negato da esso. Il soggetto deve
contenere la ragion sufficiente del suo predicato Un soggetto di
questo genere sempre un soggetto reale o esistente ci che Leibniz
chiama sostanza individuale La natura di una sostanza individuale
di avere una nozione cos compiuta da essere sufficiente a
comprendere e a farne dedurre tutti i predicati del soggetto a cui
essa attribuita. Luomo, che non ha mai una nozione compiuta della
sostanza individuale, costretto a desumere dallesperienza o dalla
storia gli attributi che le si riferiscono. Dio,la cui conoscenza
perfetta, in grado di scorgere nella nozione di ogni sostanza la
ragione sufficiente di tutti i suoi predicati.
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a Fisica e metafisica Alla costituzione atomica della materia
Leibniz rinunci quando giunse a formulare la legge della continuit.
la natura non fa mai salti Il processo di divisione della materia
non pu fermarsi a elementi indivisibili(anti- atomismo). Leibniz
riconosce la forza come lunico elemento originario perch la vera
realt dei corpi, al contrario spazio, tempo e movimento sono enti
della ragione. La forza passiva costituisce la massa di un corpo ed
la resistenza che il corpo oppone alla penetrazione del movimento.
La forza attiva, la vera e propria forza, che conatus o tendenza
allazione. Il dualismo cartesiano di sostanza estesa e di sostanza
pensante viene negato, giacch nelluniverso non esistono veramente n
estensione, n corporeit, n materia: tutto spirito e vita perch
tutto forza.
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a Le caratteristiche delle monadi Ogni monade diversa
dallaltra(identit degli indiscernibili) Autosufficienza e
incomunicabilit Le altre monadi sono presenti alla singola monade
soltanto in modo ideale, cio sotto forma di rappresentazione Ogni
monade si configura come uno specchio vivente delluniverso, sia
pure da uno specifico e particolare punto di vista Percezione e
lappetizione( cio il suo tendere da una percezione allaltra)
Lappercezione si riferisce soltanto a quelle monadi pi elevate che
sono le anime in senso stretto. mentre I gradi di perfezione delle
monadi sono determinati dai gradi delle loro percezioni(gerarchi a
delle monadi)
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La materia costituita di monadi un aggregato di sostanze
spirituali infinitamente divisibile Materia seconda Materia prima
La potenza passiva(forza di inerzia o di resistenza) Il corpo degli
uomini e degli animali materia seconda cio aggregato di
monadi(corpo) Tenuto insieme dalla monade dominante(anima) Lanima e
il corpo seguono ognuno la propria legge separatamente
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Il problema dellaccordo reciproco tra le monadi pu essere
risolto ipotizzando Uninfluenza reciproca(soluzione cartesiana) Un
intervento dallesterno(soluzion e occasionalista) Unarmonia
prestabilita, ossia un accordo predisposto da Dio fin
dalleternit(soluzione leibniziana) Orologi che si influenzano a
vicenda Intervento continuo di un orologio Orologi costruiti in
modo da garantire una perfetta sincronia
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Le prove dellesistenza di Dio A posteriori (desunta dal
rapporto tra i possibile e il necessario) Dio la ragion sufficiente
del mondo che esiste di fatto e la ragion sufficiente di tutti i
mondi possibili Dio solo fonte di ogni realt, ma anche quella delle
essenze possibili e delle verit eterne La prova ontologica In Dio
possibilit e realt coincidono
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La volont divina e il male Leibniz distingue in Dio Una volont
antecedente che vuole il bene in s Una volont conseguente che vuole
il meglio Leibniz distingue tra Male metafisico(che implicito nella
limitazione delle creature ed una forma di non essere) Male
morale(che coincide con il peccato) Male fisico( che discende dai
primi due) La libert umana La predeterminazione divina, agendo per
il tramite della volont che tende al meglio, non quindi
necessitante ma inclinante;e la scelta del meglio da parte delle
creature rimane libera e responsabile.
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Allidea fondamentale di un ordine contingente si connette la
scoperta del calcolo infinitesimale La continuit e le differenze
minime che suppone La ricerca di nuovi simboli per il calcolo degli
infinitesimi
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Linconscio in Leibniz, Fichte, Schelling, Schopenhauer, E. von
Hartmann, Nietzsche e Freud
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a Linconscio nella filosofia(parte 1) Il primo filosofo
dell'inconscio Leibniz, il quale, opponendosi alle tesi di Cartesio
e Locke che avevano identificato il pensare con la coscienza di
pensare, sottolinea l'importanza delle "percezioni insensibili" o
"piccole percezioni", non accompagnate dalla consapevolezza o dalla
riflessione. Per Fichte, inconscia l'attivit infinita dell'Io che,
delimitandosi, produce il non- Io. Proprio perch la creazione degli
oggetti avviene in modo inconscio, questi appaiono esterni a noi.
Fichte chiama tale attivit immaginazione produttiva. In Schelling
l'inconscio diventa un aspetto fondamentale dell'assoluto, che si
configura come identit di Natura e Spirito, di consapevolezza e di
inconsapevolezza. Per Schopenhauer l'inconscio l'aspetto
fondamentale di una realt metafisica. L'inconscio denota il
carattere pi originario della volont, ossia dell'essenza noumenica
del mondo. Per E. von Hartmann l'inconscio l'essenza della realt,
un principio universale, presente ed attivo ovunque, che si
manifesta nella materia come nel pensiero, e viene definito come
"la realt collettiva di cui tutte le attivit individuali sono non
solo i prodotti, ma gli elementi integranti".
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a Linconscio nella filosofia(parte 2) Nietzsche effettua la
scoperta dell'inconscio in Aurora, nell'ottica di una
destabilizzazione radicale della coscienza. La questione prende le
mosse dal pensiero contenuto nell'aforisma 105 di Aurora (L'egoismo
apparente), secondo cui gli uomini "non fanno nulla per il loro
ego, bens soltanto per il fantasma dell'ego". Il senso del brano
che gli uomini sono "sconosciuti a se stessi", poich "vivono tutti
insieme in una nebbia di opinioni impersonali e semipersonali".
L'inconscio freudiano non il prodotto di una astratta speculazione,
ma elaborato soprattutto nella pratica clinica. Con la scoperta
dell'inconscio nasce la psicoanalisi, che sia una tecnica
esplorativa degli stati psichici profondi, sia una pratica
terapeutica, sia una teoria della psiche e delle sue strutture, una
concezione complessiva delluomo, della cultura e della societ. Essa
ha influito in modo determinante non solo sulla psicologia, ma
sullarte, la letteratura, le scienze umane in generale.
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Bibliografia e sitografia: Percorsi di filosofia storia e temi
Nicola Abbagnano Giovanni Fornero
http://www.ilgiardinodeipensieri.eu/storiafil/barli- 11.htm