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Latraviata

Giu

seppe

Verd

iStagioned’Opera

2013/2014

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Stagione d’Opera 2013 / 2014

La traviataGiuseppe Verdi

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Fondazione di diritto privato

ALBO DEI FONDATORI

Stato Italiano

Fondatori di Diritto

Fondatori Permanenti

Fondatori Sostenitori

Fondatori Emeriti

Fondatori Pubblici Permanenti

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Stagione2013 - 2014

con il sostegno di

Sponsor principale della Stagione artistica

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La traviata

Melodramma in tre atti

Libretto diFrancesco Maria Piave

Musica diGiuseppe Verdi

Nuova produzione Teatro alla Scala

EDIZIONI DEL TEATROALLA SCALA

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(Edizione critica a cura di Fabrizio Della Seta; University of Chicago Press e Casa Ricordi, Milano)

La traviata

Melodramma in tre atti

Libretto diFrancesco Maria Piave

Musica diGiuseppe Verdi

PERSONAGGI

Violetta Valéry sopranoFlora Bervoix mezzosopranoAnnina sopranoAlfredo Germont tenoreGiorgio Germont, suo padre baritonoGastone, visconte di Letorières tenoreBarone Douphol baritonoMarchese d’Obigny bassoDottor Grenvil bassoGiuseppe, servo di Violetta tenoreDomestico di Flora bassoCommissionario basso

Signori e signore amici di Violetta e Flora, mattadori, piccadori,zingare, servi di Violetta e di Flora, maschere, ecc.

Scena: Parigi e sue vicinanze, nel 1850 circa.Il primoAtto avviene in agosto, il secondo in gennaio, il terzo in febbraio.

Prima esecuzione assoluta:Venezia,Teatro La Fenice, 6 marzo 1853

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[1. Preludio]

ATTO PRIMO

Salotto in casa di ViolettaNel fondo è la porta che mette ad altra sala;ve ne sono altre due laterali; a sinistra un ca-minetto con sopra uno specchio. Nel mezzo èuna tavola riccamente imbandita.

[2. Introduzione]

Scena IVioletta e amici.(Violetta seduta sur un divano sta discorren-do col Dottore e con alcuni amici, mentre al-tri vanno ad incontrare quelli che soprag-giungono, tra’ quali sono il Barone, e Floraal braccio del Marchese.)

AmiciDell’invito trascorsa è già l’ora...voi tardaste... –Giocammo da Flora,e giocando quell’ore volâr.

Violetta(va loro incontro)Flora, amici, la notte che restad’altre gioie qui fate brillar!Fra le tazze più viva è la festa...

Flora, MarcheseE goder voi potrete?

ViolettaLo voglio;al piacere m’affido, ed io sogliocon tal farmaco i mali sopir.

Tutti(meno Violetta)Sì, la vita s’addoppia al gioir.

Scena IIDetti, Gastone e Alfredo; servi affaccendatiintorno alla mensa.

GastoneInAlfredo Germont, o signora,ecco un altro che molto v’onora;pochi amici a lui simili sono.

ViolettaMio visconte, mercé di tal dono.(Violetta dà la mano ad Alfredo, che glielabacia. – I servi frattanto avranno imbanditele vivande.)

MarcheseCaroAlfredo...

AlfredoMarchese...(Si stringono la mano.)

Gastone(ad Alfredo)T’ho detto:l’amistà qui s’intreccia al diletto.

Violetta(ai servi)Pronto è il tutto?...(Un servo accenna di sì.)Miei cari, sedete;è al convito che s’apre ogni cor.

Tutti(meno Violetta)Ben diceste, le cure segretefuga sempre l’amico licor.(Siedono in modo che Violetta resti tra Alfre-do e Gastone; di fronte vi sarà Flora, tra ilMarchese ed il Barone; gli altri siedono apiacere.)

TuttiÈ al convito che s’apre ogni cor.

Gastone(parla piano a Violetta, poi dice:)SempreAlfredo a voi pensa.

ViolettaScherzate?

GastoneEgra foste, e ogni dì con affannoqui volò, di voi chiese...

ViolettaCessate.Nulla son io per lui...

GastoneNon v’inganno...

Violetta(ad Alfredo)Vero è dunque? onde ciò? nol comprendo.

Alfredo(sospirando)Sì, egli è ver.

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Violetta(ad Alfredo)Le mie grazie vi rendo.(al Barone)Voi, Barone, non feste altrettanto...

BaroneVi conosco da un anno soltanto.

ViolettaEd ei solo da qualche minuto.

Flora(piano al Barone)Meglio fora se aveste taciuto.

Barone(piano a Flora)M’è increscioso quel giovin...

FloraPerché?A me invece simpatico egli è.

Gastone(ad Alfredo)E tu dunque non apri più bocca?

Marchese(a Violetta)È a madama che scuoterlo tocca.

Violetta(mesce ad Alfredo)Sarò l’Ebe che versa...

Alfredo(con galanteria)E ch’io bramoimmortal come quella.

TuttiBeviamo... beviam.

GastoneO Barone, né un verso, né un vivatroverete in quest’ora giuliva?...(Il Barone accenna che no; ad Alfredo)Dunque a te...

Dottore, Marchese,AmiciSì, sì, un brindisi.

AlfredoL’estronon m’arride...

GastoneE non sei tu maestro?

Alfredo(a Violetta)Vi fia grato?

ViolettaSì.

Alfredo(s’alza)Sì? l’ho già in cor.

MarcheseDunque attenti,attenti al cantor.

Tutti(menoAlfredo)Sì, attenti al cantor.

[Brindisi]

AlfredoLibiamo ne’ lieti calici,che la bellezza infiora;e la fuggevol oras’inebrii a voluttà.Libiam ne’ dolci fremitiche suscita l’amore,(indicando Violetta)poiché quell’occhio al coreonnipotente va.Libiamo, amor fra i calicipiù caldi baci avrà.

Tutti(menoAlfredo e Violetta)Libiamo ecc.

Violetta(s’alza)Tra voi saprò dividereil tempo mio giocondo;tutto è follia nel mondociò che non è piacer.Godiam, fugace e rapidoè il gaudio dell’amore;è un fior che nasce e muore,né più si può goder.Godiam, c’invita un fervidoaccento lusinghier.

Tutti(c. s.)Ah! godiamo, la tazza e il canticole notti abbella e il riso;in questo paradisoci scopra il nuovo dì.

Violetta(ad Alfredo)La vita è nel tripudio...

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Alfredo(a Violetta)Quando non s’ami ancora...

Violetta(ad Alfredo)Nol dite a chi lo ignora.

Alfredo(a Violetta)È il mio destin così.

TuttiAh sì, godiamo, la tazza e il cantico ecc.

[Valzer - Duetto nell’IntroduzioneAtto I]

(S’ode musica dall’altra sala.)

Tutti(meno Violetta)Che è ciò?

ViolettaNon gradireste ora le danze?

Tutti(c. s.)Oh il gentil pensier!...Tutti accettiamo.

ViolettaUsciamo dunque...(S’avviano alla porta di mezzo, ma Violettacolta da subito pallore dice:)Ohimè!...

Tutti(c. s.)Che avete?

ViolettaNulla, nulla.

Tutti(c. s.)Che mai v’arresta?

Violetta(fa qualche passo)Usciamo...(È nuovamente obbligata a sedere.)Oh Dio!

Tutti(meno Violetta e Alfredo)Ancora!

AlfredoVoi soffrite?

Tutti(c. s.)Oh ciel! ch’è questo?

ViolettaUn tremito che provo!... Or... là... passate...(Indica l’altra sala.)Fra poco anch’io sarò.

Tutti(c. s.)Come bramate.(Tutti passano nell’altra sala, menoAlfredo.)

Scena IIIVioletta,Alfredo, e Gastone (a tempo).(Violetta si alza e va a guardarsi allo spec-chio.)

ViolettaOh qual pallor!...(Si volge e s’accorge d’Alfredo.)Voi qui?

AlfredoCessata è l’ansiache vi turbò?

ViolettaSto meglio.

AlfredoAh in cotal guisav’ucciderete... aver v’è d’uopo curadell’esser vostro...

ViolettaE lo potrei?

AlfredoOh! se miafoste, custode veglierei pe’ vostrisoavi dì.

ViolettaChe dite? Ha forse alcunocura di me?

Alfredo(con fuoco)Perché nessuno al mondov’ama...

ViolettaNessun?

AlfredoTranne sol io.

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ViolettaGli è vero!...(ridendo)Sì grande amor dimenticato avea.

AlfredoRidete!... e in voi v’ha un core?

ViolettaUn cor?... sì... forse... e a che lo richiedete?

AlfredoOh se ciò fosse non potreste alloraceliar...

ViolettaDite davvero?

AlfredoIo non v’inganno.

ViolettaDa molto è che mi amate?

AlfredoAh sì, da un anno.

Un dì felice, etereami balenaste innante,e da quel dì tremantevissi d’ignoto amor.Di quell’amor ch’è palpitodell’universo intero,misterioso, altero,croce e delizia al cor.

ViolettaAh se ciò è ver, fuggitemi...solo amistade io v’offro;amar non so, né soffroun così eroico amore.Io sono franca, ingenua;altra cercar dovete;non arduo troveretedimenticarmi allor.

AlfredoOh amore, misterioso ecc.

Violetta...non arduo troverete ecc.

Gastone(si presenta sulla porta di mezzo)Ebben? che diavol fate?

ViolettaSi folleggiava...

GastoneAh! ah! sta ben... restate!(Rientra.)

Violetta(ad Alfredo)Amor dunque non più...Vi garba il patto?

AlfredoIo v’obbedisco...(per andarsene)Parto...

ViolettaA tal giungeste?(Si toglie un fiore dal seno.)Prendete questo fiore.

AlfredoPerché?

ViolettaPer riportarlo...

Alfredo(tornando)Quando?

ViolettaQuandosarà appassito.

AlfredoOh ciel! Domani...

ViolettaEbben...domani.

Alfredo(prende con trasporto il fiore)Io son felice!

ViolettaD’amarmi dite ancora?

AlfredoOh quanto, quanto v’amo,oh quanto v’amo, oh quanto!

ViolettaD’amarmi?(Alfredo sta per partire.)

ViolettaPartite?

Alfredo(torna a lei e le bacia la mano)Parto.

ViolettaAddio.

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AlfredoE più non bramo.(Esce.)

ViolettaAddio.

Alfredo(lontano)Addio.

[Stretta dell’IntroduzioneAtto I]

Scena IVVioletta, e tutti gli altri.(Tutti rientrano in tumulto riscaldati dal vinoe dalle danze.)

Tutti(meno Violetta)Si ridesta in ciel l’aurora,e n’è forza di partire;mercé a voi, gentil signora,di sì splendido gioir.La città di feste è piena,volge il tempo dei piacer;nel riposo ancor la lenasi ritempri per goder.(Partono dalla destra.)

[3. Scena eAria di Violetta – Finale Atto I]

Scena VVioletta sola.

ViolettaÈ strano!... è strano!... in corescolpiti ho quegli accenti!...Saria per me sventura un serio amore?...Che risolvi, o turbata anima mia?...Null’uomo ancora t’accendeva... O gioiach’io non conobbi, esser amata amando!...E sdegnarla poss’ioper l’aride follie del viver mio?...

Ah fors’è lui che l’animasolinga ne’ tumultigodea sovente pingerede’ suoi colori occulti!...Lui, che modesto e vigileall’egre soglie ascese,e nuova febbre accese

destandomi all’amor.A quell’amor ch’è palpitodell’universo intero,misterioso, altero,croce e delizia al cor.

A me, fanciulla, un candidoe trepido desire,quest’effigiò dolcissimosignor dell’avvenire,quando ne’ cieli il raggiodi sua beltà vedea,e tutta me pasceadi quel divino error.Sentia che amore è il palpitodell’universo intero ecc.

(Resta concentrata un istante, poi dice:)Follie! follie!... delirio vano è questo!...Povera donna, sola,abbandonata in questopopoloso desertoche appellano Parigi,che spero or più? che far degg’io? Gioire,di voluttà ne’ vortici perir!...Gioir!...

Sempre libera degg’iofolleggiare di gioia in gioia,vo’ che scorra il viver miopei sentieri del piacer.Nasca il giorno, o il giorno muoia,sempre lieta ne ritrovi,a diletti sempre nuovidee volare il mio pensier.

Alfredo(sotto al balcone)Amor, amor è palpito ecc.

ViolettaOh! oh amore!Follie!... gioir!...

Sempre libera ecc.

Alfredo(c. s.)Amor è palpitodell’universo...

Violetta... dee volare ecc.(Entra a sinistra.)

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ATTO SECONDO

Casa di campagna presso ParigiSalotto terreno. Nel fondo, in faccia agli spet-tatori, è un camino, sopra il quale uno spec-chio ed un orologio, fra due porte chiuse dacristalli che mettono ad un giardino. Al pri-mo panno due altre porte, una di fronte al-l’altra. Sedie, tavolini, qualche libro, l’occor-rente per iscrivere.

[4. Scena eAria di Alfredo]

Scena IAlfredo solo.

Alfredo(entra in costume di caccia)Lunge da lei per me non v’ha diletto!...(Depone il fucile.)Volaron già tre lunedacché la mia Violettaagi per me lasciò, dovizie, onori,e le pompose feste,ov’agli omaggi avvezza,vedea schiavo ciascun di sua bellezza...Ed or contenta in questi ameni luoghitutto scorda per me... Qui presso a leiio rinascer mi sento,e dal soffio d’amor rigeneratoscordo ne’ gaudi suoi tutto il passato.

De’ miei bollenti spiritiil giovanile ardoreella temprò col placidosorriso dell’amor!Dal dì che disse: vivereio voglio a te fedel,dell’universo immemoreio vivo quasi in ciel.

Scena IIDetto e Annina in arnese da viaggio.

AlfredoAnnina, donde vieni?

Annina(entra affannosa)Da Parigi.

AlfredoChi tel commise?

AnninaFu la mia signora.

AlfredoPerché?

AnninaPer alienar cavalli, cocchie quanto ancor possiede...

AlfredoChe mai sento!

AnninaLo spendio è grande a viver qui solinghi...

AlfredoE tacevi?

AnninaMi fu il silenzio imposto.

AlfredoImposto!... e v’abbisogna?...

AnninaMille luigi.

AlfredoOr vanne...Andrò a Parigi...questo colloquio ignori la signora;il tutto valgo a riparare ancora...va’! va’!(Annina parte.)

Scena IIIAlfredo solo.

AlfredoOh mio rimorso! oh infamia!io vissi in tale errore?...Ma il turpe sonno a frangereil ver mi balenò!...Per poco in seno acquetati,o grido dell’onore;m’avrai securo vindice;quest’onta laverò.

Oh mio rossor, oh infamia!ah sì, quest’onta laverò.

Oh mio rimorso ecc.(Esce.)

[5. Scena e Duetto]

Scena IVVioletta e Annina, poi Giuseppe (a tempo).

Violetta(entra con alcune carte, parlando con An-nina)Alfredo?

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AnninaPer Parigi or or partiva.

ViolettaE tornerà?

AnninaPria che tramonti il giorno...dirvel m’impose.

ViolettaÈ strano!

Giuseppe(le presenta una lettera)Per voi.

Violetta(prende la lettera)Sta ben... In brevegiungerà un uom d’affari... entri all’istante.(Annina e Giuseppe partono.)

Scena VVioletta sola, quindi il signor Germont.

Violetta(apre la lettera)Ah, ah! Scopriva Flora il mio ritiro,e m’invita a danzar per questa sera!...(Getta il foglio sul tavolino e siede.)Invan m’aspetterà...

GiuseppeÈ qui un signore.

ViolettaSarà lui che attendo...(Accenna a Giuseppe d’introdurlo.)

GermontMadamigella Valéry?...

ViolettaSon io.

GermontD’Alfredo il padre in me vedete.

Violetta(sorpresa, l’invita a sedersi)Voi?

GermontSì, dell’incauto, che a ruina corre,ammaliato da voi.

Violetta(risentita, alzandosi)Donna son io, signore, ed in mia casa;ch’io vi lasci assentite,(per uscire)più per voi, che per me.

Germont(Quai modi!) Pure...

ViolettaTratto in error voi foste...(Torna a sedere.)

GermontDe’ suoi beniegli dono vuol farvi...

ViolettaNon l’osò finora...Rifiuterei.

GermontPur tanto lusso...

Violetta(gli dà una carta)A tuttiè mistero quest’atto...A voi nol sia...(Germont scorre le carte.)

GermontCiel! che discopro!D’ogni vostro avere or volete spogliarvi?Ah il passato perché, perché v’accusa!

ViolettaPiù non esiste...(con entusiasmo)Or amoAlfredo, e Diolo cancellò col pentimento mio!

GermontNobili sensi invero!

ViolettaOh come dolcemi suona il vostro accento!

Germont(alzandosi)Ed a tai sensiun sacrifizio chieggo.

Violetta(alzandosi)Ah no... tacete...Terribil cosa chiedereste certo...il previdi... v’attesi... era felicetroppo...

GermontD’Alfredo il padre,la sorte, l’avvenir domanda or quide’ suoi due figli!

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ViolettaDi due figli!

GermontSì.

Pura siccome un angeloIddio mi dié una figlia;se Alfredo nega riederein seno alla famiglia,l’amato e amante giovine,cui sposa andar dovea,or si ricusa al vincoloche lieti ne rendea.Deh non mutate in tribolile rose dell’amor,a’ prieghi miei resisterenon voglia il vostro cor,no, no.

ViolettaAh! comprendo: dovrò per alcun tempodaAlfredo allontanarmi... dolorosofora per me... pur...

GermontNon è ciò che chiedo...

ViolettaCielo! che più cercate? offersi assai!

GermontPur non basta!

ViolettaVolete che per semprea lui rinunzi?

GermontÈ d’uopo.

ViolettaAh no! giammai! no, mai!

Non sapete quale affettovivo, immenso m’arde il petto?che né amici, né parentiio non conto tra i viventi?e cheAlfredo m’ha giuratoche in lui tutto troverò?Non sapete che colpitad’atro morbo è la mia vita?che già presso il fin ne vedo?Ch’io mi sèpari daAlfredo?Ah il supplizio è sì spietato,che a morir preferirò.

GermontÈ grave il sagrifizio,ma pur, tranquilla, uditemi!

Bella voi siete e giovine...col tempo...

ViolettaAh più non dite...Intendo... m’è impossibile...lui solo amar vogl’io...

GermontSia pure... ma volubilesovente è l’uom...

Violetta(colpita)Gran Dio!

GermontUn dì, quando le veneriil tempo avrà fugate,fia presto il tedio a sorgere...Che sarà allor?... pensate...Per voi non avran balsamoi più soavi affetti,poiché dal ciel non furonotai nodi benedetti...

ViolettaÈ vero, è vero!

GermontAh dunque sperdasital sogno seduttore...

ViolettaÈ vero, è ver!

Germont...siate di mia famiglial’angel consolatore...Violetta, deh pensateci,ne siete in tempo ancor!È Dio che ispira, o giovine,tai detti a un genitor.

Violetta(con estremo dolore; da sé)(Così alla misera, ch’è un dì caduta,di più risorgere speranza è muta!...Se pur benefico le indulga Iddio,l’uomo implacabile per lei sarà.)

GermontSiate di mia famiglia ecc.

Violetta(a Germont piangendo)Dite alla giovine sì bella e pura,ch’avvi una vittima della sventura,cui resta un unico raggio di bene...che a lei il sacrifica e che morrà.

GermontPiangi, o misera... Supremo, il veggo,è il sacrifizio ch’oggi ti chieggo...Sento nell’anima già le tue pene...coraggio, e il nobil tuo cor vincerà!

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ViolettaDite alla giovine ecc.

GermontAh supremo, il veggo ecc.

ViolettaImponete!

GermontNon amarlo ditegli.

ViolettaNol crederà.

GermontPartite...

ViolettaSeguirammi.

GermontAllor...

ViolettaQual figlia m’abbracciate... fortecosì sarò...(S’abbracciano.)Tra breve ei vi fia reso,ma afflitto oltre ogni dire...A suo conforto(indicandogli il giardino)di colà volerete.(Violetta va per iscrivere.)

GermontChe pensate?

ViolettaSapendol, v’opporreste al pensier mio...

GermontGenerosa!... e per voi che far poss’io?...

Violetta(tornando a lui)Morrò!... la mia memorianon fia ch’ei maledica,se le mie pene orribilivi sia chi almen gli dica.

GermontNo, generosa, viveree lieta voi dovrete;mercé di queste lagrimedal cielo un giorno avrete.

ViolettaConosca il sacrifizioch’io consumai d’amore...che sarà suo fin l’ultimosospiro del mio cor.

GermontPremiato il sacrifiziosarà del vostro amore,d’un’opra così nobilesarete fiera allor, sì, sì!

ViolettaConosca il sacrifizio ecc.

Germont...sarete fiera ecc.

ViolettaQui giunge alcun: partite!

GermontAh, grato v’è il cor mio!

ViolettaPartite!Non ci vedrem più forse...(S’abbracciano.)

Violetta, GermontSiate felice...

ViolettaAddio!(Si allontanano verso la porta.)

Germont(sulla porta)Addio!

Violetta(piangendo)Conosca il sacrifizio...

GermontSì.

Violetta(c. s.)...che consumai d’amore...

GermontSì.

Violetta(c. s.)...che sarà suo fin l’ultimo...(Il pianto le tronca la parola.)Addio!

GermontAddio!

Violetta, GermontFelice siate...Addio!(Germont esce per la porta del giardino.)

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[6. Scena eAria di Germont]

Scena VIVioletta, poi Annina, quindi Alfredo.

ViolettaDammi tu forza, o cielo...(Siede e scrive; suona il campanello.)

AnninaMi richiedeste?

ViolettaSì; reca tu stessaquesto foglio...

Annina(ne guarda la direzione e se ne mostra sorpresa)Oh!

ViolettaSilenzio... va’ all’istante.(Annina esce.)

ViolettaEd or si scriva a lui...Che gli dirò? Chi men darà il coraggio?...(Scrive, poi suggella.)

Alfredo(entra)Che fai?

Violetta(nascondendo la lettera)Nulla.

AlfredoScrivevi?

Violetta(confusa)Sì... no...

AlfredoQual turbamento!... a chi scrivevi?...

ViolettaA te.

AlfredoDammi quel foglio.

ViolettaNo, per ora.

AlfredoMi perdona... son io preoccupato.

Violetta(alzandosi)Che fu?

AlfredoGiunse mio padre...

ViolettaLo vedesti?

AlfredoOh no; severo scritto mi lasciava!però l’attendo... t’amerà in vederti...

Violetta(agitata)Ch’ei qui non mi sorprenda...lascia che m’allontani...(male frenando il pianto)tu lo calma...Ai piedi suoi mi getterò... divisiei più non ne vorrà... sarem felici...perché tu m’ami, tu m’ami,Alfredo, non è

[vero?...Alfredo, tu m’ami,Alfredo, non è vero?

AlfredoOh quanto! Perché piangi?...

ViolettaDi lagrime avea d’uopo... or son tranquilla...(forzandosi)lo vedi?... ti sorrido...Sarò là, tra quei fior, presso a te sempre...(con passione e forza)Amami,Alfredo, amami quant’io t’amo...Addio!...(Corre in giardino.)

Scena VIIAlfredo, poi Giuseppe, indi un Commissio-nario (a tempo).

AlfredoAh, vive sol quel core all’amor mio!(Siede, apre un libro; guarda l’ora.)È tardi, ed oggi forsepiù non verrà mio padre.

Giuseppe(entra frettoloso)La signora è partita...l’attendeva un calesse, e sulla viagià corre di Parigi...Annina pureprima di lei spariva.

AlfredoIl so... ti calma.

Giuseppe(Che vuol dir ciò?)(Parte.)

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AlfredoVa forse d’ogni averead affrettar la perdita... maAnninalo impedirà.(Si vede il padre attraversare da lontano ilgiardino.)Qualcuno è nel giardino...(per uscire)Chi è là?...

Un commissionario(sulla porta)Il signor Germont?

AlfredoSon io.

CommissionarioUna damada un cocchio, per voi, di qua non lunge,mi diede questo scritto...(Dà una lettera ad Alfredo, ne riceve unamoneta, e parte.)

Scena VIIIAlfredo, poscia il signor Germont.

AlfredoDiVioletta!... Perché son io commosso?A raggiungerla forse ella m’invita...Io tremo!... Oh ciel! coraggio!(Apre la lettera e legge:)“Alfredo, al giungervi di questo foglio...”(un grido)Ah!...(Si volge e si trova nelle braccia del padre.)Padre mio!

GermontMio figlio!Oh quanto soffri!... Oh tergi il pianto,ritorna di tuo padre orgoglio e vanto.(Alfredo, disperato, siede presso il tavolinocol volto fra le mani.)

GermontDi Provenza il mar, il suol chi dal cor ti

[cancellò?Al natio fulgente sol qual destino ti furò?Oh rammenta pur nel duol ch’ivi gioia a te

[brillò,e che pace colà sol su te splendere ancor può...Dio mi guidò!

Ah! il tuo vecchio genitor tu non sai quanto[soffrì!

Te lontano, di squallor il suo tetto si coprì...Ma se alfin ti trovo ancor, se in me speme

[non fallì,

se la voce dell’onor in te appien non ammutì...Dio m’esaudì!...

(scuotendoAlfredo)Né rispondi d’un padre all’affetto?(abbracciandolo)

AlfredoMille serpi divoranmi il petto...(respingendo il padre)Mi lasciate...

GermontLasciarti!...

Alfredo(risoluto)(Oh vendetta!)

GermontNon più indugi, partiamo... t’affretta...

Alfredo(Ah fu Douphol!)

GermontM’ascolti tu?

AlfredoNo!

GermontDunque invano trovato t’avrò?

No, non udrai rimproveri;copriam d’oblio il passato:l’amor che m’ha guidatosa tutto perdonar.Vieni, i tuoi cari in giubilocon me rivedi ancora;a chi penò finoratal gioia non negar.Un padre ed una suorat’affretta a consolar...

AlfredoMille serpi ecc.

GermontM’ascolti tu?

AlfredoNo.

GermontUn padre ed una suora ecc.

No, non udrai ecc.

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Alfredo(scuotendosi, getta a caso gli occhi sulla tavola,e vede la lettera di Flora, la scorre ed esclama:)Ah!... ell’è alla festa!... volisil’offesa a vendicar!

GermontChe dici?... ah, ferma!(Alfredo fugge precipitoso inseguito dal padre.)

Scena IXGalleria nel palazzo di Flora, riccamente ad-dobbata e illuminataUna porta nel fondo e due laterali. A destra,più avanti, un tavoliere con quanto occorrepel giuoco; a sinistra, ricco tavolino con fiorie rinfreschi, varie sedie e un divano.

[7. Finale II]

(Flora, il Marchese, il Dottore, ed altri invita-ti entrano dalla sinistra discorrendo fra loro.)

FloraAvrem lieta di maschere la notte;n’è duce il viscontino...Vïoletta edAlfredo anco invitai...

MarcheseLa novità ignorate?Violetta e Germont sono disgiunti.

Flora, DottoreFia vero?

MarcheseElla verrà qui col Barone.

DottoreLi vidi ieri ancor... parean felici.(S’ode rumore a destra.)

FloraSilenzio... udite?

Flora, Dottore, Marchese(vanno verso la destra)Giungono gli amici.

Scena XDetti, e molte signore mascherate da zingare.(Una parte di queste zingarelle terrà in manouna bacchetta; l’altra parte un tamburello dapercuotere a tempo.)

ZingarelleNoi siamo zingarellevenute da lontano;d’ognuno sulla manoleggiamo l’avvenir.

Se consultiam le stelle,null’avvi a noi d’oscuro,e i casi del futuropossiamo altrui predir.

AlcuneVediamo?(osservando la mano di Flora)Voi, signora,rivali alquante avete...

Altre(osservando la mano del Marchese)Marchese, voi non sietemodel di fedeltà.

Flora(al Marchese)Fate il galante ancora?Ben, vo’ me la paghiate.

Marchese(a Flora)Che diancin vi pensate?...l’accusa è falsità.

FloraLa volpe lascia il pelo,non abbandona il vizio...Marchese mio, giudizio,o vi farò pentir.

TuttiSu via, si stenda un velosui fatti del passato;già quel ch’è stato è stato,badiamo/badate all’avvenir.(Flora ed il Marchese si stringono la mano.)

[Coro di Mattadori spagnuoli]

Scena XIDetti, Gastone ed altri amici mascherati daMattadori e Piccadori spagnuoli.

Gastone e Mattadori(entrando vivacemente dalla destra)Di Madride noi siam mattadori,siamo i prodi del circo dei tori,testé giunti a godere del chiassoche a Parigi si fa pel Bue grasso;e una storia, se udire vorrete,quali amanti noi siamo, saprete.

Flora, Dottore, Marchese, ZingarelleSì, sì, bravi; narrate, narrate:con piacere l’udremo.

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Gastone e MattadoriAscoltate.

È Piquillo un bel gagliardobiscaglino mattador;forte il braccio, fiero il guardo,delle giostre egli è signor.D’andalusa giovinettafollemente innamorò;ma la bella ritrosettacosì al giovane parlò:“Cinque tori in un sol giornovo’ vederti ad atterrar;e, se vinci, al tuo ritornomano e cor ti vo’ donar”.Sì, gli disse, e il mattadorealle giostre mosse il piè;(i Piccadori batteranno contro terra le loropicche a tempo.)cinque tori, vincitore,sull’arena egli stendé.

Flora, Dottore, Marchese, ZingarelleBravo, bravo il mattadore,ben gagliardo si mostrò,se alla giovine l’amorein tal guisa egli provò!

Gastone e MattadoriPoi tra plausi ritornatoalla bella del suo cor,colse il premio desiatotra le braccia dell’amor.

Flora, Dottore, Marchese, ZingarelleCon tai prove i mattadorisan le belle conquistar!

Gastone e MattadoriMa qui son più miti i cori;a noi basta folleggiar...(Le Zingarelle percuoteranno il Tamburello.I Piccadori c. s.)

TuttiSì, sì, allegri, or pria tentiamodella sorte il vario umor;la palestra dischiudiamoagli audaci giocator.(Gli uomini si tolgono la maschera, e chipasseggia, chi si accinge a giocare.)

[Seguito del Finale II]

Scena XIIDetti ed Alfredo, quindi Violetta col Barone;un Servo (a tempo).(Alfredo entra.)

Tutti(menoAlfredo e il Barone)Alfredo! Voi!

AlfredoSì, amici...

FloraVioletta?

AlfredoNon ne so.

Tutti(c. s.)Ben disinvolto! Bravo!...Or via, giocar si può.(Gastone si pone a tagliare, Alfredo ed altripuntano. Entra Violetta a braccio del Barone.Flora va loro incontro.)

FloraQui desiata giungi...

ViolettaCessi al cortese invito.

FloraGrata vi son, Barone, d’averlo pur gradito.

Barone(piano a Violetta)(Germont è qui! il vedete?)

Violetta(da sé)(Cielo! gli è vero!)(piano al Barone)Il vedo.

Barone(cupo)Da voi non un sol detto si volga a questo

[Alfredo,non un detto!

Violetta(da sé)(Ah perché venni, incauta! Pietà, gran Dio,

[di me!)

FloraMeco t’assidi, narrami: quai novità vegg’io?(Fa sedere Violetta presso di sé sul divano; ilDottore si avvicina ad esse che sommessa-mente conversano; il Marchese si trattiene aparte col Barone; Gastone taglia, Alfredo edaltri puntano, altri passeggiano.)

AlfredoUn quattro!

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GastoneAncora hai vinto.

AlfredoSfortuna nell’amorefortuna reca al giuoco!...(Punta e vince.)

Gastone, Marchese,AmiciÈ sempre vincitore!...

AlfredoOh vincerò stasera; e l’oro guadagnatoposcia a goder tra’ campi ritornerò beato.

FloraSolo?

AlfredoNo... no... con tale che vi fu meco ancora,poi mi sfuggia...

Violetta(Mio Dio!)

Gastone(ad Alfredo indicando Violetta)(Pietà di lei!)

Barone(ad Alfredo con mal frenata ira)Signor!

Violetta(piano al Barone)(Frenatevi, o vi lascio.)

Alfredo(disinvolto)Barone, m’appellaste?

Barone(ironico)Siete in sì gran fortuna, che al giuoco mi

[tentaste...

AlfredoSì?(ironico)La disfida accetto.

Violetta(da sé)(Che fia?... morir mi sento!Pietà, gran Dio, di me!)

Barone(punta)Cento luigi a destra...

Alfredo(punta)Ed alla manca cento...

Gastone(tagliando)Un asso... un fante...(ad Alfredo)hai vinto!

BaroneIl doppio?...

AlfredoIl doppio sia.

Gastone(tagliando)Un quattro... un sette...

Dottore, Marchese,AmiciAncora?

AlfredoPur la vittoria è mia!

Gastone, Dottore, Marchese,AmiciBravo davver!... la sorte è tutta perAlfredo!...

FloraDel villeggiar la spesa farà il Baron, già il

[vedo.

Alfredo(al Barone)Seguite pur!(Entra un Servo.)

Un servoLa cena è pronta.

FloraAndiamo...

Gastone, Dottore, Marchese,AmiciAndiamo, andiam.(Tutti partono, restando indietro Alfredo e ilBarone.)

Violetta(uscendo; da sé)(Che fia?... morir mi sento!... Pietà, gran

[Dio, di me!)

Alfredo(al Barone)Se continuar v’aggrada...

BaronePer ora nol possiamo:più tardi la rivincita.

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AlfredoAl gioco che vorrete.

BaroneSeguiam gli amici... poscia...

AlfredoSarò qual bramerete.(Si allontanano.)Andiam.

Barone(ben lontano)Andiam.

Scena XIIIVioletta, indi Alfredo.

Violetta(ritorna affannata)Invitato a qui seguirmi,verrà desso?... vorrà udirmi?...Ei verrà... ché l’odio atrocepuote in lui più di mia voce!

AlfredoMi chiamaste? che bramate?

ViolettaQuesti luoghi abbandonate;un periglio vi sovrasta...

AlfredoAh comprendo!... Basta, basta...E sì vile mi credete?

ViolettaAh no, no, mai...

AlfredoMa che temete?

ViolettaTremo sempre del Barone...

AlfredoÈ tra noi mortal questione...

S’ei cadrà per mano mia,un sol colpo vi torriacoll’amante il protettore...V’atterrisce tal sciagura?

ViolettaMa s’ei fosse l’uccisore!...Ecco l’unica sventurach’io pavento a me fatale.

AlfredoLa mia morte!... Che ven cale?

ViolettaDeh, partite... e sull’istante.

AlfredoPartirò, ma giura innanteche dovunque seguiraii passi miei...

ViolettaAh no, giammai!

AlfredoNo... giammai!...

ViolettaVa’, sciagurato!scorda un nome ch’è infamato...va’, mi lascia sul momento...di fuggirti un giuramentosacro io feci...

AlfredoA chi?... dillo... chi potea?

ViolettaA chi dritto pien n’avea.

AlfredoFu a Douphol?...

Violetta(con supremo sforzo)Sì.

AlfredoDunque l’ami?

ViolettaEbben... l’amo...

Alfredo(corre furente a spalancare la porta e grida:)Or tutti a me.

Scena XIVDetti, e tutti i precedenti.(Tutti entrano confusamente.)

Tutti(tranne Violetta e Alfredo)Ne appellaste? che volete?

Alfredo(additando Violetta che abbattuta si appog-gia al tavolino)Questa donna conoscete?

Tutti(c. s.)Chi? Violetta?

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AlfredoChe facessenon sapete?

Violetta(Ah! taci.)

Tutti(c. s.)No!

AlfredoOgni suo aver tal femminaper amor mio sperdea...Io cieco, vile, misero,tutto accettar potea.Ma è tempo ancora, tergermida tanta macchia bramo...or testimon vi chiamoche qui pagata io l’ho.(Getta con furente sprezzo una borsa ai pièdi Violetta, che sviene fra le braccia di Flora.In questo momento entra Germont.)

Scena XVDetti, e Germont.

Tutti(meno Violetta, Flora e Alfredo)Oh, infamia orribiletu commettesti!Un cor sensibilecosì uccidesti!Di donne ignobileinsultatore,di qua allontanati,ne desti orror!

[Largo del Finale II]

Germont(con dignitoso fuoco)Di sprezzo degno se stesso rendechi pur nell’ira la donna offende...

Dov’è mio figlio?... più non lo vedo;in te piùAlfredo trovar non so.(Io sol fra tanti so qual virtudedi quella misera il sen racchiude...io so che l’ama, che gli è fedele;eppur crudele tacer dovrò!...)

Alfredo(da sé)(Ah sì! che feci!... ne sento orrore!Gelosa smania, deluso amoremi strazian l’alma... più non ragiono...da lei perdono più non avrò.Volea fuggirla... non ho potuto...dall’ira spinto son qui venuto!...Or che lo sdegno ho disfogato,me sciagurato! rimorso n’ho!)

Violetta(riavendosi)Alfredo,Alfredo, di questo corenon puoi comprendere tutto l’amore;tu non conosci che fino a prezzodel tuo disprezzo provato io l’ho.Ma verrà tempo in che il saprai...come t’amassi confesserai...Dio dai rimorsi ti salvi allora...io spenta ancora pur t’amerò.

Douphol(piano adAlfredo)A questa donna l’atroce insultoqui tutti offese, ma non inultofia tanto oltraggio... provarvi voglioche il vostro orgoglio fiaccar saprò.

Tutti gli altriOh quanto peni! ma pur fa’ cor,qui soffre ognuno del tuo dolor;fra cari amici qui sei soltanto;rasciuga il pianto che t’inondò.(Germont trae seco il figlio; il Barone lo se-gue. Violetta è condotta in altra stanza dalDottore e da Flora; gli altri si disperdono.)

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ATTO TERZO

[Preludio]

Camera da letto di ViolettaNel fondo è un letto con cortine mezzo tirate;una finestra chiusa da imposte interne; pres-so il letto uno sgabello su cui una bottigliad’acqua, una tazza di cristallo, diverse medi-cine. A metà della scena una toilette, vicinoun canapè; più distante un altro mobile sucui arde un lume da notte; varie sedie ed altrimobili. La porta è a sinistra; di fronte v’è uncaminetto con fuoco acceso.

[8. Scena]

Scena IVioletta e Annina.(Violetta dorme sul letto; Annina, sedutapresso il caminetto, è pure addormentata.)

Violetta(svegliandosi)Annina?

Annina(destandosi confusa)Comandate?

ViolettaDormivi? poveretta!

AnninaSì, perdonate...

ViolettaDammi d’acqua un sorso.(Annina eseguisce.)Osserva... È pieno il giorno?

AnninaSon sett’ore.

ViolettaDa’ accesso a un po’ di luce.(Annina apre le imposte e guarda nella via.)

AnninaIl signor di Grenvil...

ViolettaOh il vero amico!...Alzarmi vo’... m’aita.(Fa per alzarsi, ma ricade; poi, sostenuta daAnnina, va lentamente verso il canapè. IlDottore arriva in tempo per sostenerla.)

Scena IIDette, e il Dottore.

ViolettaQuanta bontà!... pensaste a me per tempo!...

Dottore(le tocca il polso)Sì... Come vi sentite?

ViolettaSoffre il mio corpo, ma tranquilla ho l’alma.Mi confortò ier sera un pio ministro...ah! religione è sollievo ai sofferenti.

DottoreE questa notte?

ViolettaEbbi tranquillo il sonno.

DottoreCoraggio dunque... la convalescenzanon è lontana...

ViolettaOh! la bugia pietosaai medici è concessa!...

Dottore(le stringe la mano)Addio... a più tardi!

ViolettaNon vi scordate.(Il Dottore parte;Annina lo accompagna.)

Annina(al Dottore)Come va, signore?

Dottore(piano)La tisi non le accorda che poche ore.(Esce.)

Scena IIIVioletta e Annina.

AnninaOr fate cor...

ViolettaGiorno di festa è questo?

AnninaTutta Parigi impazza... è carnevale.

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ViolettaAh nel comun tripudio, sallo Iddio,quanti infelici soffron!... Quale sommav’ha in quello stipo?

Annina(apre e conta)Venti luigi.

ViolettaDieci ne reca a’ poveri tu stessa.

AnninaPoco rimanvi allora...

Violetta(sospirando)Oh mi saran bastanti!Cerca poscia mie lettere.

AnninaMa voi?

ViolettaNull’occorrà... sollecita, se puoi.(Annina esce.)

Scena IVVioletta sola.

Violetta(trae dal seno una lettera e legge:)“Teneste la promessa... La disfidaebbe luogo... il barone fu ferito,però migliora...Alfredoè in stranio suolo. Il vostro sagrifizioio stesso gli ho svelato.Egli a voi tornerà pel suo perdono...io pur verrò... Curatevi... mertateun avvenir migliore...Giorgio Germont...”(con voce sepolcrale)È tardi!...(Si alza.)Attendo, attendo... né a me giungon mai!(Si guarda nello specchio.)Oh come son mutata!...Ma il Dottore a sperar pure m’esorta!...Ah con tal morbo ogni speranza è morta!

Addio, del passato bei sogni ridenti,le rose del volto già sono pallenti;l’amore d’Alfredo perfino mi manca,conforto, sostegno dell’anima stanca...Ah, della traviata sorridi al desio,a lei, deh perdona, tu accoglila, o Dio!Ah! tutto, or tutto finì.

Le gioie, i dolori tra poco avran fine;la tomba ai mortali di tutto è confine!Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,non croce col nome che copra quest’ossa!Ah! della traviata ecc.(Siede.)

[9. Baccanale]

Coro esternoLargo al quadrupedesir della festa,di fiori e pampinicinta la testa,largo al più dociled’ogni cornuto,di corni e pifferiabbia il saluto.Parigini, date passoal trionfo del Bue grasso.

L’Asia, né l’Africavide il più bello,vanto ed orgogliod’ogni macello...Allegre maschere,pazzi garzoni,tutti plauditelocon canti e suoni.Parigini, date passo ecc.

Largo al quadrupede ecc.

[10. Duetto]

Scena VDetta e Annina.

Annina(torna frettolosa; esitando)Signora...

ViolettaChe t’accadde?

AnninaQuest’oggi, è vero? vi sentite meglio?

ViolettaSì, perché?

AnninaD’esser calma promettete?

ViolettaSì, che vuoi dirmi?

AnninaPrevenir vi volli...una gioia improvvisa...

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ViolettaUna gioia? dicesti?

AnninaSì, o signora...

ViolettaAlfredo!Ah tu il vedesti! ei vien! t’affretta...Alfredo?(Annina afferma col capo e va ad aprire laporta; comparisce Alfredo.)

Scena VIVioletta,Alfredo,Annina.(Alfredo e Violetta si gettano le braccia alcollo.)

ViolettaAmatoAlfredo, oh gioia!

AlfredoOh mia Violetta, oh gioia!

AlfredoColpevol sono... so tutto, o cara...

ViolettaIo so che alfine reso mi sei!

AlfredoDa questo palpito s’io t’ami impara,senza te esistere più non potrei.

ViolettaAh, s’anco in vita m’hai ritrovata,credi che uccidere non può il dolor.

AlfredoScorda l’affanno, donna adorata,a me perdona e al genitor.

ViolettaCh’io ti perdoni? la rea son io;ma solo amor tal mi rendé.

Alfredo, ViolettaNull’uomo o demon, angiol mio,mai più dividermi potrà da te.

Parigi, o cara/o, noi lasceremo,la vita uniti trascorreremo;de’ corsi affanni compenso avrai,la tua/mia salute rifiorirà.Sospiro e luce tu mi sarai,tutto il futuro ne arriderà.

ViolettaAh non più... al tempio...Alfredo, andiamo,del tuo ritorno grazie rendiamo...(Vacilla.)

AlfredoTu impallidisci!...

ViolettaÈ nulla, sai?Gioia improvvisa non entra mai,senza turbarlo, in mesto core...(Si abbandona sfinita sopra una sedia.)

Alfredo(spaventato sorreggendola)Gran Dio!...Violetta!...

ViolettaÈ il mio malore!...fu debolezza... ora son forte...(sforzandosi)vedi? sorrido...

Alfredo(desolato)(Ahi, cruda sorte!)

ViolettaFu nulla...Annina, dammi a vestire.

AlfredoAdesso?... attendi...

Violetta(alzandosi)No... voglio uscire.(Annina presenta a Violetta una veste ch’ellafa per indossare, ed impeditane dalla debo-lezza esclama:)

Violetta(con disperazione)Gran Dio!... non posso!(Getta con dispetto la veste e ricade sullasedia.)

Alfredo(Cielo! che vedo!)(ad Annina)Va’ pel dottore...

Violetta(ad Annina)Ah! digli... digli cheAlfredoè ritornato all’amor mio...digli che vivere ancor vogl’io...(Annina parte.)

Violetta(ad Alfredo)Ma se tornando non m’hai salvato,a niuno in terra salvarmi è dato.

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Scena VIIVioletta e Alfredo.

Violetta(sorgendo impetuosa)Gran Dio!... morir sì giovane,io che penato ho tanto!...morir sì presso a tergereil mio sì lungo pianto!Ah, dunque fu deliriola credula speranza;invano di costanzaarmato avrò il mio cor!...

AlfredoOh mio sospiro e palpito,diletto del cor mio!...le mie colle tue lacrimeconfondere degg’io!...ma più che mai, deh credilo,n’è d’uopo di costanza...ah! tutto alla speranzanon chiudere il tuo cor!

ViolettaOh!Alfredo, il crudo termineserbato al nostro amore!

AlfredoAh! Violetta mia, deh calmati,m’uccide il tuo dolor!(poi a due)

(Violetta si abbandona sul canapè.)

[11. Finale ultimo]

Scena ultimaDetti,Annina, Germont e il Dottore.

Germont(entrando conAnnina e il Dottore)AhVioletta!...

ViolettaVoi... signor?

AlfredoMio padre!

ViolettaNon mi scordaste?

GermontLa promessa adempio...a stringervi qual figlia vengo al seno,o generosa.

ViolettaAhimè! tardi giungeste!(abbracciandolo)Pure, grata ven sono...(al Dottore)Grenvil, vedete? tra le braccia io spirodi quanti ho cari al mondo...

GermontChe mai dite?(osservando Violetta)(Oh cielo! è ver!)

AlfredoLa vedi, padre mio?

GermontDi più non lacerarmi,troppo rimorso l’alma mi divora...Quasi fulmin m’atterra ogni suo detto...(Violetta apre un ripostiglio e ne toglie unmedaglione.)Oh mal cauto vegliardo!...il mal ch’io feci ora sol vedo!...

Violetta(ad Alfredo)Più a me t’appressa... ascolta, amatoAlfredo!

Prendi... quest’è l’immaginede’ miei passati giorni,a rammentar ti tornicolei che sì t’amò.

Se una pudica vergine,degli anni suoi nel fiore,a te donasse il core...sposa ti sia... lo vo’.Le porgi quest’effigie;dille che dono ell’èdi chi nel ciel fra gli angeliprega per lei, per te.

AlfredoNo, non morrai, non dirmelo...dêi vivere, amor mio...a strazio sì terribilqui non mi trasse Iddio.Sì presto, ah no, dividertimorte non può da me.Ah vivi, o solo un feretrom’accoglierà con te.

GermontCara, sublime vittimad’un disperato amore,perdonami lo straziorecato al tuo bel cor.

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Germont, Dottore,AnninaFinché avrà il ciglio lagrimeio piangerò per te;vola a’ beati spiriti,Iddio ti chiama a sé.

Violetta(alzandosi rianimata)È strano!

Annina,Alfredo, Germont, DottoreChe!

Violetta(parlando)Cessaronogli spasimi del dolore...in me rinasce... m’agitainsolito vigor!...

Ah!... ma io... ritorno a viver!...oh gioia!...(Ricade sul canapè.)

Annina, Germont, DottoreOh cielo!... muor!...

AlfredoVioletta?

Annina, GermontOh Dio, soccorrasi...

Dottore(dopo averle toccato il polso)È spenta!

Annina,Alfredo, GermontOh mio dolor!...(Quadro e cade la tela.)

Giuseppe Verdi

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Atto I

Salotto in casa di Violetta a Parigi.Nella casa di Violetta Valéry, bella e famosamondana parigina, nonché protetta del baro-ne Douphol, è in corso un fastoso ricevimen-to (introduzione: “Dell’invito trascorsa è giàl’ora...”). Tra gli invitati arriva Gastone deLetorières, che presenta a Violetta un suotanto silenzioso quanto appassionato ammi-ratore: Alfredo Germont. Irritato dalla con-versazione, il barone Douphol si rifiuta dipronunciare il brindisi, che viene così intona-to da Alfredo (brindisi: “Libiamo ne’ lieti ca-lici”). Si aprono le danze ma Violetta, presada una crisi di tosse, non riesce a raggiungeregli altri nel salone: deve fermarsi. Rimasta so-la, mentre osserva il suo pallore allo specchio,Violetta si accorge della presenza di Alfredo,che le confessa di essere innamorato di lei daun anno (duettino: “Un dì felice, eterea”). Ladonna dapprima lo respinge, poi gli porgeuna camelia, il suo fiore preferito, invitandoloa ripresentarsi quando il fiore sarà appassito:l’indomani. Alfredo, felice, abbandona la fe-sta. Violetta raggiunge gli altri. Il ricevimentoha termine e gli ospiti salutano l’arrivo delnuovo giorno (stretta dell’introduzione: “Siridesta in ciel l’aurora”).Rimasta sola, Violetta si sorprende a sognarela possibilità di vivere questo amore (canta-bile: “Ah fors’è lui che l’anima”), ma subitodopo allontana tali fantasie: per lei non c’èaltro destino che quello della voluttà e deipiaceri mondani (cabaletta: “Sempre liberadegg’io”).

Atto II

Quadro primo. Casa di Violetta in campagna,presso Parigi.Violetta ha rinunciato alla sua lussuosa vitaparigina e vive ritirata in campagna con Al-fredo. Quest’ultimo dichiara la sua felicità(cantabile: “De’ miei bollenti spiriti”), mascopre dalla cameriera Annina che Violettaha dovuto vendere i suoi gioielli per far fron-te alle loro spese. Ferito nell’orgoglio, decidedi recarsi a Parigi per procurarsi il denaro ne-cessario (cabaletta: “Oh mio rimorso! oh in-famia!”).Entra Violetta: ha appena ricevuto l’invito auna festa dall’amica Flora, invito che nonpensa di accettare, quando le viene annuncia-to un visitatore. È il padre di Alfredo, Gior-gio Germont, che minaccia Violetta chieden-dole di troncare la relazione che rischia diportare il figlio alla rovina.Violetta si difendecon dignità, dimostrandogli di aver venduto isuoi gioielli pur di non chiedere denaro adAlfredo. Germont cambia allora tono, pas-sando dalla minaccia alla supplica: egli pregaVioletta di rompere con Alfredo per non ro-vinare la felicità di un’altra sua figlia, il cui fi-danzamento rischia di essere compromesso acausa del loro scandaloso legame (duetto:“Pura siccome un angelo”). Violetta, pur di-cendo che le costerà caro, accetta di allonta-narsi da Alfredo per qualche tempo, ma Ger-mont vuole di più: Violetta dovrà abbando-nare Alfredo per sempre. Disperata, la donnaaccetta di sacrificare la propria felicità perquella dei Germont (cantabile del duetto:“Dite alla giovine sì bella e pura”); chiede

Il soggetto

Emilio Sala*

* Emilio Sala (1959) è professore associato di Drammaturgia e Storiografia musicali presso l’Universitàdegli Studi di Milano. Membro della Fondazione Pergolesi Spontini e di quello dell’Edizione nazionaleGiacomo Puccini, è direttore dei progetti di ricerca della Fondazione Rossini di Pesaro. Si occupa dei rap-porti tra la musica e le varie forme di spettacolo, con una particolare attenzione all’Ottocento romantico-popolare. È autore di numerose pubblicazioni. Esce ora in inglese il suo ultimo libro, Il valzer delle came-lie. Echi di Parigi nella Traviata. Dal 2012 è direttore scientifico dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani.

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soltanto che dopo la sua morte Germont ri-veli al figlio il suo sacrificio (cabaletta delduetto: “Morrò!... la mia memoria”).Dopo l’uscita di Germont, Violetta decide diaccettare l’invito di Flora e di scrivere unalettera d’addio ad Alfredo. Quest’ultimo arri-va da Parigi assai inquieto: sa che è giunto ilpadre, e teme quello che sta per succedere.Violetta, agitatissima, gli rivolge un’appassio-nata e tragica richiesta d’amore, e fugge (sce-na: “Amami,Alfredo”).Alfredo, ricevuta poco dopo la lettera d’ad-dio di Violetta, cade sconvolto tra le bracciadel padre appena sopraggiunto. Germontcerca invano di consolarlo (cantabile: “DiProvenza il mar, il suol”): Alfredo vede sultavolo l’invito di Flora e, furente di gelosia,decide di correre a Parigi a cercare Violettaper vendicarsi.

Quadro secondo. Salotto in casa di Flora aParigi.La scena è ora in casa di Flora: è in corso unafesta mascherata, e fanno il loro chiassoso in-gresso un gruppo di signore travestite da zin-garelle (coro: “Noi siamo zingarelle”), seguiteda un gruppo di uomini travestiti da toreri(coro: “Di Madride noi siam mattadori”).Ar-riva Alfredo proprio mentre gli ospiti stannoper incominciare a giocare a carte. Entra an-che Violetta, accompagnata dal barone Dou-phol (scena del finale secondo: “Qui desiatagiungi...”). Quest’ultimo, dopo aver intimatoa Violetta di non parlare con Alfredo, si siedeal tavolo da gioco.Alfredo continua a vinceree provoca il barone con continue allusioni;poi viene annunciata la cena e tutti esconodalla sala. Violetta ritorna precipitosamente:ha appena fatto chiamare Alfredo per poter-gli parlare in privato. Entrato Alfredo,Violet-ta lo scongiura di andarsene, ma egli rispondeche se ne andrà solo con lei. Violetta allora ècostretta a rivelargli che ha giurato di non ri-vederlo mai più; e, poiché Alfredo insiste per

sapere se lo ha giurato al barone, ella mentee – disperata – gli risponde di sì. Alfredo, fu-rioso, perde il controllo. Richiama tutti gli in-vitati e getta con disprezzo in faccia a Violet-ta i soldi vinti al gioco. Violetta sviene e, tra ipresenti inorriditi, entra Germont che rim-provera aspramente il figlio (senza tuttaviarivelargli neanche in questo momento il sa-crificio di Violetta), il quale subito si dimo-stra pentito (largo concertato del finale se-condo: “Di sprezzo degno se stesso rende”).La donna rinviene e piange (“Alfredo, Alfre-do, di questo core”), Alfredo abbandona lasala col padre, mentre il barone Douphol losfida a duello.

Atto III

Camera da letto di Violetta.Circa un mese dopo,Violetta è ormai costret-ta a letto dalla tisi. Il dottor Grenvil, venutoper visitarla, non nasconde ad Annina che lafine è ormai vicina. Di nuovo sola, Violettalegge una lettera di Giorgio Germont che lerivela di aver raccontato tutta la verità al fi-glio, il quale sta facendo ritorno a Parigi perrivederla; la donna è stremata e sfiduciata(romanza: “Addio, del passato”).Fuori, frattanto, impazza il carnevale (bacca-nale [coro]: “Largo al quadrupede”).All’arrivo di Alfredo i due si abbracciano esognano di lasciare insieme la città (cantabiledel duetto: “Parigi, o cara, noi lasceremo”),ma ben presto Violetta si rende conto che ètroppo tardi (cabaletta: “Gran Dio!... morir sìgiovane”).Giunge anche il vecchio Germont che adessoconsidera Violetta come una figlia. Manca or-mai poco: Violetta dona ad Alfredo il suo ri-tratto e lo esorta a ritenersi, con la sua morte,libero da ogni vincolo; dopo un ultimo, effi-mero segno di vita, muore fra la costernazio-ne di tutti i presenti.

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Act I

A drawing-room at Violetta’s mansion in Paris.At the house of Violetta Valéry, a beautifuland famous Parisian courtesan protected bythe Baron Douphol, a sumptuous party is inprogress (introduction: “Dell’invito trascorsaè già l’ora...”). Among the guests entersGastone de Letorières, who introduces Vio-letta to a silent but passionate admirer ofhers: Alfredo Germont. The baron is irritatedby their conversation and refuses to an-nounce the toast, which Alfredo proposes in-stead (toast: “Libiamo ne’ lieti calici”). Thedancing begins but Violetta, seized by a fit ofcoughing, is unable to join the others in thesalon and sits down, alone, to regain herstrength. As she observes her pale face in themirror, she notices the presence of Alfredo,who confesses that he has been in love withher for a year (short duet: “Un dì felice,eterea”). At first she rejects his declaration,but then hands him a camellia, her favouriteflower, suggesting that he come back to seeher when the flower has withered: the nextday. Overcome with joy, Alfredo abandonsthe festivities, while Violetta goes back to jointhe others. The party ends with the guestsseeing the first light of dawn (stretta of theintroduction: “Si ridesta in ciel l’aurora”).Alone now, Violetta catches herself dreamingof genuine love at last (cantabile: “Ah fors’èlui che l’anima”). But she quickly dismissesthese fantasies: for her there can be no otherdestiny but luxury and the pleasures of societylife (cabaletta: “Sempre libera degg’io”).

Act II

Scene one. Violetta’s country house, outsideParis.Violetta has forfeited her luxurious Parisiandemi-monde and is living quietly in the coun-try with Alfredo, who sings his happiness

(cantabile: “De’ miei bollenti spiriti”). But hegets to know from the maid Annina that Vio-letta has had to sell her jewels to meet theexpenses of their new life together. His pridehurt, he decides to go to Paris to procure thenecessary money to repay her (cabaletta:“Oh mio rimorso! oh infamia!”).Violetta enters. She has just received an invi-tation to a social gathering from her friendFlora, which she has no intention of accept-ing, when a visitor is announced. He is Alfre-do’s father, Giorgio Germont, who contemp-tuously asks Violetta to break off her rela-tionship which could otherwise bring his sonto ruin. Violetta defends herself with dignity,showing him that she has sold her jewelsrather than ask Alfredo for money. At this,Germont changes his tone, passing fromthreats to supplication. He begs Violetta tostop seeing Alfredo, so as not to ruin the hap-piness, this time of his daughter, whose en-gagement risks being jeopardised by herbrother’s scandalous liaison (duet: “Pura sic-come un angelo”). Violetta tells him that itwill cost her dear, but eventually agrees toseparate from Alfredo for a while. Germonthowever requests more: that Violetta aban-don Alfredo forever. In despair she agrees togive up her happiness for the sake of theGermonts (cantabile of the duet: “Dite allagiovine sì bella e pura”). She asks only thatafter her death Germont reveal to his son thesacrifice she has made (cabaletta in the duet:“Morrò!... la mia memoria”).After Germont’s exit, Violetta decides to ac-cept Flora’s invitation and to write a farewellletter to Alfredo.The latter arrives from Parisfeeling uneasy, knowing that his father hascalled. He is apprehensive about what mayhappen next. Before leaving, Violetta, who isin a state of agitation, addresses a passionateand tragic appeal to him for love (scena:“Amami,Alfredo”).Shortly afterwards,Alfredo, who has receivedVioletta’s letter of farewell, collapses into the

Synopsis

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arms of his father who has just reappeared.Germont tries in vain to console him(cantabile: “Di Provenza il mar, il suol”).Alfredo catches sight of Flora’s invitationon the table. In a jealous fury, he decides tohasten straight back to Paris to look forVioletta and to avenge himself.

Scene two. Drawing-room at Flora’s house inParis.The scene is now set in Flora’s house, wherea masked ball is being held.A group of ladiesdressed as gypsies loudly make their entry(chorus: “Noi siamo zingarelle”), followed bymen wearing bullfighters’ costumes (chorus:“Di Madride noi siam mattadori”). Alfredoarrives as the guests are about to move to thecard tables. Violetta arrives on the arm of theBaron Douphol (scena, second finale: “Quidesiata giungi...”). The baron, after orderingVioletta not to speak to Alfredo, takes hisseat at the gaming tables. Alfredo connues towin money there, and taunts the baron withcontinuous allusions. Then supper is an-nounced and they all leave the room.Violettare-enters looking extremely anxious, havingjust sent for Alfredo so that she can have aword with him in private. When he appears,she implores him to leave, but he replies thathe will do so only in her company. Violetta isthen forced to reveal that she has sworn nev-er to see him again, and since Alfredo de-mands to know whether it is to the baronthat she has made this promise, she lies and,in despair, answers in the affirmative. In arage,Alfredo loses his self-control. Calling allthe guests into the room, in contempt heflings at Violetta’s feet the money he has wonat cards. Violetta faints and, among the ap-palled guests, Germont enters and harshly re-

proaches his son (without yet telling him ofthe sacrifice made by Violetta). His son im-mediately shows repentance (largo concerta-to, second finale: “Di sprezzo degno se stessorende”). Violetta recovers and bursts intotears (“Alfredo,Alfredo, di questo core”).Al-fredo goes out with his father, while thebaron challenges him to a duel.

Act III

Violetta’s bedroom.About one month later. Violetta is by nowconfined to her bed with consumption. Doc-tor Grenvil, who has called to examine her,tells Annina that the end is near. Aloneagain, Violetta reads a letter from GiorgioGermont informing her that he has revealedeverything to his son, who is now on his wayback to Paris to see her. She is exhausted anddisheartened (romanza: “Addio, del pas-sato”).Outside meanwhile, the carnival is in fullswing (bacchanal [chorus]: “Largo al quadru-pede”).When Alfredo arrives, the couple embraceand dream of leaving the city together(cantabile duet: “Parigi, o cara, noi lascere-mo”). But Violetta soon realises that it is toolate by now (cabaletta: “Gran Dio!... morir sìgiovane”).The elder Germont also returns, treating Vio-letta by now as a daughter.There is little timeleft. Violetta gives Alfredo a portrait of her-self and exhorts him not feel in any way tied,after her death.With one last fleeting sign oflife, she dies, to the consternation of all pre-sent.

(Traduzione di Rodney Stringer)

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L’opera inbreve

Emilio Sala

Come avvenne già per Stiffelio (1850), ilsoggetto della Traviata (1853) fu concepitoda Verdi per essere ambientato nei tempipresenti. E il legame, davvero scottante,con il mondo contemporaneo è ancora ac-cresciuto dal fatto che la protagonista del-l’opera rinvia alla più celebre cortigianadella Parigi di Luigi Filippo, AlphonsinePlessis, che nel febbraio 1847 era morta ti-sica all’età di soli ventitré anni. L’annosuccessivo, Alexandre Dumas figlio, chedella giovane cocotte era stato notoria-mente amante, fece uscire il romanzo “achiave” intitolato La dame aux camélias eispirato alla vita di Alphonsine, ribattezza-ta per l’occasione Marguerite Gautier. Co-sì Dumas rievoca Alphonsine-Margueri-te(-Violetta): “Era alta, molto sottile, neradi capelli, bianca e rosa in volto. Aveva latesta piccola, dei lunghi occhi smaltati co-me una giapponese, le labbra rosse comeciliege, i più bei denti del mondo [...]. Fuuna delle ultime e delle poche cortigianeche ebbero cuore. Senza dubbio fu ancheper questo motivo che morì così giovane.Non mancava né di intelligenza né di ge-nerosità. Finì povera, in un appartamentosontuoso, perseguitata dai creditori”. Ilsuccesso del libro fu tale che Dumas netrasse, con lo stesso titolo, anche una pièceteatrale, che andò in scena a Parigi nelfebbraio 1852 mentre Verdi stava soggior-nando nella capitale francese. Il composi-tore si era appena impegnato con il TeatroLa Fenice di Venezia a scrivere un’operanuova per il carnevale 1853; avendo già inmente, a quanto pare, un’opera con prota-gonista femminile, egli accettò con molteriserve la presenza di Fanny Salvini Dona-telli, una cantante di secondo piano chenon incontrava il suo favore. Malgrado labruciante attualità del soggetto, l’argo-

mento del libretto – della cui stesura fu in-caricato Francesco Maria Piave – vennespostato prudentemente all’epoca di Ri-chelieu e riuscì a passare il vaglio dellacensura. Non sappiamo quando Verdi in-cominciò a scrivere la musica, ma dagli ab-bozzi conservati a Sant’Agata e recente-mente pubblicati a cura di Fabrizio DellaSeta si evince che il nuovo soggetto accesedi colpo la fantasia creativa del composi-tore. In uno schizzo preparatorio compaio-no ancora i nomi di Dumas, prova che fuscritto persino prima che Piave stendessela “selva” del libretto. In ogni caso la parti-tura fu composta tra la fine di gennaio e iprimi di marzo 1853, dopo che il musicistafu tornato da Roma, dove aveva messo inscena Il trovatore, composto nell’autunnoprecedente. In dirittura d’arrivo, Verdicercò invano di sostituire la Salvini Dona-telli e profetizzò il fiasco dell’opera: “Siapure la Salvini e compagni, ma io dichiaroche nel caso si dia l’opera, non ne speroniente sull’esito, che anzi farà un fiascocompleto, e così avranno sagrificati gli in-teressi dell’impresa (che infine potrà diremea culpa), la mia riputazione, ed una for-te somma del proprietario dell’opera.Amen”. Come previsto dal compositore, il6 marzo 1853 l’opera non ebbe successo,ma non fu neppure il fiasco di cui parlaVerdi nelle sue lettere. Essa fu replicataper nove sere; poi venne ripresa sempre aVenezia al Teatro San Benedetto, il 5 mag-gio 1854, con Maria Spezia, FrancescoLandi e il baritono Filippo Coletti, e fu untrionfo. Va però detto che tale trionfo, do-vuto certo soprattutto alla scelta di un castpiù appropriato, venne anche corroboratodalle modifiche che Verdi apportò alla pri-ma versione, modifiche che egli ovviamen-te tese sempre a minimizzare e che solo

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recentemente sono state studiate da musi-cologi come Julian Budden, WolfgangOsthoff e Fabrizio Della Seta.La traviata è una delle opere che segnal’entrata del realismo nel melodrammaitaliano. Benché, com’è ovvio, essa attenuila portata di alcuni momenti scabrosi lega-ti al tema della prostituzione (attenuazio-ne già presente in Dumas nel passaggiodal romanzo alla pièce), è significativo cheil libretto, dapprima intitolato romantica-mente Amore e morte, sia stato ribattezza-to da Verdi La traviata. Benché egli abbiadovuto accettare di retrodatare l’ambien-tazione, non c’è alcun dubbio che l’operaparli del mondo contemporaneo, del mon-do mondano-borghese, per evidenziarne lavolgarità, per denunciarne l’ipocrisia.A ri-prova di ciò basti pensare alla centralitàche nella partitura verdiana assume il bal-

lo contemporaneo par excellence, ovvero ilvalzer. Dal famoso brindisi del primo atto,un valzerone che accompagna l’epicurei-smo da quattro soldi del demi-monde, alfebbrile e nervosissimo “Sempre libera”;dal valzer citato come tale nella festa delprimo atto (“Non gradireste ora le dan-ze?”) a quello trasfigurato e straziante di“Dite alla giovine” nel duetto tra Violettae Germont del secondo atto; dal valzerinodei “mattadori”, nella festa del secondo at-to, al sublime “Alfredo, Alfredo, di questocore” sembra quasi che il valzer sia sem-pre nascosto tra le pieghe della partituradella Traviata. Insomma, anche se i perso-naggi in scena sono stati travestiti a lungoda moschettieri alla Dumas padre, il pub-blico non ha mai cessato di percepire lastoria di Violetta Valéry come una storiain tutto e per tutto contemporanea.

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...lamusica

Claudio Toscani*

Atto primo

1. PreludioLa traviata si apre con una pagina breve,madi straordinaria intensità: un preludio cheinizia con una sonorità diafana (suonano se-dici violini soli, divisi in quattro gruppi), tra-sparente, che sembra anticipare la tragedianon ancora avvenuta. Ritroveremo questasonorità, identica, all’inizio del terzo atto,che ci mostrerà Violetta segnata dalla ma-lattia: qui, la stessa musica assume il valoredi un presagio.All’entrata degli altri archi latrama sonora si ispessisce; dopo una pausagenerale attacca un accompagnamento dan-zante, sul quale si dispiega la melodia strug-gente che coincide, nell’opera, con la dispe-rata invocazione di Violetta “Amami,Alfre-do”. Ma l’espressività accorata di questamelodia si accompagna a un altro elementoancora: i disegni brillanti dei violini delinea-no l’aspetto frivolo del carattere di Violetta,la fase mondana della sua vita, quella cheverrà riscattata dall’amore autentico.

2. IntroduzioneUna vivace musica di danza tratteggia l’am-biente e immette direttamente nell’azione.È in corso una festa in casa di Violetta; labrillante scena di vita mondana, ambientatanella Parigi di metà Ottocento, corrispondea un ambiente elegante e raffinato, ma pro-duce anche un effetto di straniamento in

rapporto alla malattia della protagonista ealla tragedia umana che sta per compiersi.Sullo sfondo di una musica scintillante,Vio-letta accoglie gli invitati con frasi canore di-sinvolte, che lasciano emergere la sua domi-nante e affermativa personalità. L’arrivo diAlfredo è sottolineato da un tono più rac-colto: in orchestra suonano i soli archi.Men-tre l’atmosfera si fa sempre più eccitata, at-torno a Violetta gli invitati conducono ungioco sottile e allusivo; ma le frasi vocalidella donna ci fanno capire che è sempre leia tenere in pugno la situazione. Al culminedella scena Alfredo, sollecitato da Violetta,invita a un brindisi, con parole (“Libiamone’ lieti calici”) che tutti riprendono. Tra idue protagonisti si svolge un brillante scam-bio di battute. Una banda interna (sono isuonatori ingaggiati da Violetta per accom-pagnare le danze) suona un valzer: gli ospitisi recano perciò nell’altra sala. Un maloreimprovviso arresta Violetta, rimasta in com-pagnia del solo Alfredo; sullo sfondo dellamusica danzante fuori scena, fra i due sisvolge un dialogo nel quale Violetta abban-dona, per un attimo, i tratti della sua estro-versa vocalità. Nel cantabile “Un dì felice,eterea”Alfredo le dichiara il suo amore: so-no frasi vocali intense, che culminano nellafrase “Di quell’amor ch’è palpito”, dallostruggente lirismo. La risposta di Violetta èin un tono completamente diverso: con vo-calizzi scintillanti dichiara al giovane di non

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* Claudio Toscani (1957) ha compiuto gli studi musicali e musicologici presso i conservatori di Parma e diMilano e la Hochschule fur Musik und darstellende Kunst di Vienna, e ha conseguito il dottorato di ricer-ca in Musicologia presso l’Università di Bologna. Ha preso parte a numerosi convegni musicologici inter-nazionali e ha pubblicato saggi sulla storia del teatro d’opera italiano del Settecento e dell’Ottocento. Hacurato, tra le altre, l’edizione critica dei Capuleti e i Montecchi di Bellini e della Fille du régiment di Doni-zetti; è membro dei comitati scientifici per l’edizione delle opere di Bellini, Pergolesi e Rossini. È direttoredell’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Battista Pergolesi. Ha fondato e dirige il Centro StudiPergolesi. È docente di Storia del melodramma e di Filologia musicale all’Università degli Studi di Milano.

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essere disponibile a un amore serio. Si odedi nuovo il valzer, e sulle sue noteVioletta silascia sfuggire un invito per il giorno dopo,accolto da Alfredo con un trasporto d’entu-siasmo (“Io son felice!”). In vista dell’albagli invitati, con un coro vivace e brillante(“Si ridesta in ciel l’aurora”), lasciano la ca-sa diVioletta.

3.Aria diViolettaSvanita l’animazione della festa, Violetta èrimasta sola. Ripensa alla dichiarazione d’a-more di Alfredo: i suoi pensieri, i moti delsuo animo si riflettono nell’andamento mu-tevole di un recitativo che rivela una straor-dinaria capacità di individuazione psicologi-ca. Finalmente, con lo sfogo lirico del canta-bile “Ah! forse è lui che l’anima”, la giovanesi culla nell’idea che anche la sua vita possaconoscere l’amore; l’abbandono all’amorenascente è confermato dalla ripresa dellafrase appassionata di Alfredo “Ah quell’a-mor ch’è palpito”.Ma tutto ciò dura un soloistante: Violetta ricorda la sua condizione, econ uno scatto improvviso (“Follie, follie!”)rigetta il pensiero di un amore autentico etorna al canto virtuosistico della cabaletta“Sempre libera degg’io”.Quando dall’ester-no le giunge il canto di Alfredo,Violetta re-spinge di nuovo l’idea, abbandonandosi allepirotecniche volate del suo canto.

Atto secondo

4. Scena eAria diAlfredoI numeri dai quali Violetta è assente sonocaratterizzati da un taglio più convenziona-le: lo dimostra, tra le altre, l’ampia scena deltenore all’apertura del secondo atto. Alfre-do aspetta, impaziente, l’arrivo di Violetta;la sua attesa si riflette nell’andamento, via

via più incalzante, del recitativo. Il cantabiledell’aria “De’ miei bollenti spiriti” manife-sta il suo ardore giovanile e la felicità dell’a-more appagato; il carattere impetuoso e ap-passionato del giovane traspare anche dallasuccessiva cabaletta “Oh mio rimorso! ohinfamia!”.

5. Scena e Duetto diVioletta e GermontCon l’arrivo di Violetta subito la scena siravviva. Ce ne accorgiamo anche per la di-versa intensità con cui l’orchestra prendeparte al recitativo, cui dà una vita dramma-tica più intensa. Una frase grave accompa-gna l’ingresso in scena di Germont padre.Da qui in poi, i confini del recitativo e delpezzo chiuso tendono a sfumare, determi-nando una lunga unità scenica nella quale sialternano, con continuità, il declamato, l’a-rioso, i brani cantabili. L’orchestra sottoli-nea, con interventi discreti ma pregnanti, latensione emotiva della situazione; il dialogotra Violetta e Germont raggiunge momentidi grande intensità, che si manifesta soprat-tutto nelle frasi liriche e appassionate con lequali Violetta si oppone alle ragioni fredda-mente formali dell’uomo. Il canto della don-na, caratterizzato da grande mobilitàespressiva, si fa inquieto non appena essacomincia a intuire le ragioni della visita diGermont. Questi intona una melodia nobilee composta, “Pura siccome un angelo”, allaquale Violetta ribatte, nella massima agita-zione, con frasi tese e veloci: l’andamentonervoso dell’orchestra sostiene il suo stileconciso e tagliente. Il baritono riprende acantare (“Un dì, quando le veneri”) con fra-si intense, e le sue parole rendono definiti-vamente chiara a Violetta la situazione incui si trova. La sua risposta, “Così alla mise-ra”, è un’espansione lirica, quasi un piantoaccorato e amplificato dall’orchestra, che

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prefigura il sacrificio che sta per compiersi.La decisione è presa: il cantabile di Violetta,“Dite alla giovane”, è una melodia calmache ascende lentamente per gradi, quasi unapreghiera; Germont, che ne è infine conqui-stato, si unisce al suo canto (“Piangi, o mise-ra”). Violetta, facendosi forza, trova ancoragli accenti per congedarsi dall’uomo (“Mor-rò!... la mia memoria”).

6. Scena diVioletta eAria di GermontMentre Violetta, rimasta sola, scrive adAl-fredo, il clarinetto dà voce alla sua soffe-renza interiore. Con l’arrivo di Alfredo l’a-zione si fa rapidissima: le risposte ango-sciate di Violetta, il suo pianto trattenuto astento corrispondono a un accavallarsi difrasi musicali spezzate. Poi la giovane, alleparole di Alfredo, sembra di nuovo tran-quillizzarsi: ha luogo allora l’espansioneestatica di “Sarò là, tra quei fior”, che cul-mina nell’esplosione di “Amami,Alfredo”,con il sostegno di tutta l’orchestra. È lapassione incontenibile che trova il suo sfo-go, è un grido d’amore che si esprime nelcanto più puro e intenso. Uscita di scenaVioletta, il linguaggio del recitativo si fa dinuovo più tradizionale. Quando Alfredo,che ha avuta la ferale notizia, cade nellebraccia del padre, questi prova a consolar-lo con un’aria convenzionale (“Di Proven-za il mare, il suol”), dalla regolarità fraseo-logica assoluta: si tratta di una pagina an-tologica, prevedibile nelle sue evoluzionicanore, nella quale molti hanno visto –proprio per queste sue caratteristiche – laperfetta incarnazione della rispettabilità, omeglio dell’ipocrisia borghese. L’improvvi-so furore di Alfredo, deciso a vendicarsi,dà motivo a Germont di concludere la suaaria con la cabaletta “No, non udrai rim-proveri”.

7. Finale secondoNel palazzo di Flora è in corso una festacon numerosi invitati; una musica allegra ebrillante, dalla grande vivacità ritmica, fada sfondo alle chiacchiere degli invitati cheriferiscono la novità del giorno. Entra ungruppo di signore, travestite da zingarelle,intonando un coro caratteristico. Tra unaripresa e l’altra del coro una zingarella leg-ge la mano di Flora e del suo corteggiato-re; la musica riflette l’eleganza raffinata diun ambiente che è al tempo stesso malizio-so e indiscreto. Un altro coro caratteristicoè intonato da un gruppo di invitati travesti-ti damatadores spagnoli.Al culmine dell’a-nimazione entra Alfredo, della cui appari-zione tutti si meravigliano. Inizia a questopunto il concertato finale, una pagina alta-mente drammatica. La tensione emotiva diVioletta, entrata al braccio del baroneDouphol, è rivelata dagli a parte; l’orche-stra fa da tessuto connettivo, insistendo suun semplice disegno ostinato. Mentre pro-segue il dialogo, su un tono apparentemen-te disinvolto e leggero, l’orchestra rivela lacrescente agitazione interna dei personag-gi. Violetta, non potendo convincere Alfre-do a lasciare la festa, mente affermando diamare il barone: la scena si svolge nellamassima concitazione, su un accompagna-mento orchestrale che richiama un ritmodi marcia e che si fa sempre più incalzante.Quando Alfredo, esasperato, getta unaborsa di denaro ai piedi di Violetta, le suefrasi sono dapprima concise e taglienti, poispezzate, infine aprono all’arioso col soste-gno dell’orchestra. Dopo un breve coroche commenta l’accaduto, l’entrata di Ger-mont dà avvio all’ultima fase del concerta-to.Alle sue frasi nobili e appassionate (“Disprezzo degno”) rispondono le frasi conci-tate di Alfredo, interrotte di continuo dai

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bruschi interventi degli archi; Violetta, daparte sua, intona un canto dolcissimo (“Al-fredo, Alfredo, di questo core”), melodica-mente teso, che costituisce il vertice espres-sivo dell’intero Finale e coinvolge tutti glialtri personaggi negli accenti della sua pas-sione.

Atto terzo

8. Scena diViolettaLa scena si apre con un preludio simmetricoa quello del primo atto, identico nelle primebattute. La scrittura orchestrale, estrema-mente delicata, rende l’atmosfera un po’morbosa della stanza di Violetta, ammalata,che sta dormendo.Un canto intenso dei vio-lini è accompagnato dagli accordi pizzicatidegli altri archi. Il successivo dialogo conAnnina avviene in uno scorrevole recitati-vo, interrotto qua e là dagli archi che ripro-pongono frasi del preludio; mentre Violettalegge la lettera di Germont, in orchestra ri-suona il tema (“Ah quell’amor ch’è palpi-to”) che nel primo atto aveva accompagna-to il sorgere dell’amore. Il canto di Violettasi fa sempre più intenso, sino a che sfocianel cantabile (“Addio, del passato”) con ilquale essa prende commiato dai sogni or-mai tramontati. Le due strofe sono aperte echiuse da una struggente melodia dell’oboe,e il canto di Violetta è sostenuto da una leg-gera strumentazione di soli archi, con i suo-ni pizzicati dei violoncelli che sembrano ilontani rintocchi funebri di una campana.

9. BaccanaleDopo l’intensa emozione della scena diVio-letta, un lontano coro carnevalesco introdu-ce un efficace contrasto. Per le strade di Pa-rigi sfila il corteo con il bue, simbolo del

martedì grasso, accompagnato da una musi-ca bandistica e stridula.

10.Duetto diVioletta eAlfredoL’azione principale riprende il suo corso. Inun’atmosfera concitata, creata dall’orche-stra, Annina annuncia l’arrivo di Alfredo; ilricongiungimento dei due amanti dà luogoa un duetto animato e ardente, dal grandeslancio vocale. La sezione cantabile delduetto, in tempo Andante mosso (“Parigi, ocara”), è l’emblema del canto regolare esimmetrico, sostenuto da un’armonia preve-dibile e da formule stereotipe d’accompa-gnamento.Violetta, dopo la sua replica spe-culare, si rende conto che le forze le manca-no e ricade sfinita. Domina ora un’atmosfe-ra funebre; le frasi precipitose della prota-gonista trovano sfogo nella cabaletta “GranDio!... morir sì giovine”, nella qualeViolettaesprime tutta l’angoscia per la morte chesente ormai vicina.

11. Finale ultimoGiunge Germont, mentre le forze stannoormai per abbandonare Violetta. Il lentodeclamato vocale “Prendi, quest’è l’immagi-ne”, con cui inizia il concertato finale, è so-stenuto dall’orchestra che scandisce, pianis-simo, accordi funerei. Violetta intona alloraun canto terso, una sorta di preghiera (“Seuna pudica vergine”), sul tappeto mormo-rante, annebbiato degli archi. Due violinisoli riprendono la frase del primo atto “Diquell’amor ch’è palpito”, ormai memoriadolorosa. La rarefazione del suono accom-pagna l’indebolirsi delle forze di Violetta,che tuttavia si illude, per un attimo, di torna-re alla vita: la sua voce e l’orchestra salgonoallora verso il registro acuto e incrementanola sonorità, al culmine della quale Violettamuore tra le braccia diAlfredo.

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