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Gian Paolo BeniniGiardini dell’Ambasciata1979-1984Raccolta di poesie

ad Anna Mariaa tutti i giorni della nostra vita

GIAN PAOLO BENINI vive a Ferrarada 46 anni ed è sposato con AnnaMaria. Ha due bimbi, Massimo eMicol. Laureato in Idraulica, svolgel’attività di dirigente all’interno diun’azienda privata.Scrive da sempre e spera di poterlofare anche in futuro.

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

Copyright © 2006 Gian Paolo Benini

Copyright © 2006www.isogninelcassetto.itEditing on line no profitinfo: [email protected]

I edizione in e-book, luglio 2006

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"......e non dissenemmeno unaparola....."

Correvo e correvocercavo senza sostaun po’ d'amore un po’ dimusicaIl calore di una parolanon riuscivo più a scriverenemmeno una parola"......e non disse nemmenouna parola....."parola che si illuminadavanti alla finestraDentro alla camera c'è vitaImmobile lei, forse sveglia,sin dal primo momento è tuttostranotroppo lisciomancano certezze, mancanomancano suonisono entrambi senza parolesoli con un dolore non vissutoinsiemeIl peso dellecartelle dei bambini sullespalle di leiil loro pianto sul viso di luie quella luce senza suoni,lontana"......e non disse nemmenouna parola....."In un paesaggio cosìfamigliarecosa ti ha fatto la guerra?Cosa ci fa la guerra?

E la strada come un sentieropassatra le macerie della cittàdove il grigio ha preso il postodel rossoquel cemento impastato dilacrimeanch'esso adesso lìsul muro nuovo della casavicino alle giostreha il colore dell'insegnache illumina il tuo visoNon è per questo chesiamo rimasti viviabbiamo gridato e amatonon è per questo che abbiamoscrittoIl lunedì per te è diversoritrovi coraggioin quella figurinadolce che nonhai mai sentito cosìnon hai mai amato cosìTi è rimasto qualcosaNoi guardiamo,aspettiamoun po’ stanchidi quella lucenegli occhi

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Per Fidel

Ti chiedo di non morireper non dovermi svegliareda questo sogno stranonon certo meravigliosonon certo felice come untempoma almeno miomio fino in fondofino alla tua morteti chiedo di rimanereancoradi parlare sempredi battertiper non dovermi svegliareda questo sogno stranolungo come la mia vitaancora così brevelasciami capire da soloche non sei mai esistito

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Giardinidell'Ambasciata

Un canto per la mortedell'isolaun canto per latristezza della nostra fineinsieme con leiQuando il sanguerimasto sulle sue montagneè sceso a valle con i suoifiumi velociil popolo ha bevutoin quella che un giornofu la nostra grande speranzain quella che un giornofu la nostra illusionel'illusioneche faceva dilatare le paretifino alla stradae più in su sino alla forestaMa ora il popolo rimanefermoseduto sull'erba e aspettal'onda è finitarestano le case sullo sfondodi infinitifaticosicampi di canna

Sventolano più in bassonell'aveneda le bandierema occhi vigili scrutanoche ogni passo sia quellogiusto ogni grido quelloprestabilitoRimango così soloa guardartidi lontano come è semprestatoe solo il fulgore di quellaantica esplosioneingannandomi mifece credere di esseread un passo dalle tuespiagge

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Quando sei solo duefari nella notte

Quando sei solodue fari nella nottequando sei solouna boccae due occhipremute le manicontro il volanteschiacciato il corpoavvolto dal sedileQuando sei solodue fari nella nottealla ricerca di unafelicità che non esistecon la tristezza intornodi tanta genteabbracciando porticicome fossero donnele braccia disteseappena un po’ più in làQuando sei solo duegambe che ritornanocome semprelungo il vialein mezzo al vicolosu per scaledi marmoo arrampicandotisu gradinidi cementoQuando sei soloun corpo distesola coperta sufino alla facciaa coprire la tua vergogna

con la paura di esserestato vistocon l'odio che saleda dentroper il tuo bracciodestroper la tua lingual'orecchio sinistroe per quando eri solodue fari nella nottee cercavipassando ore a cercarescrutareandandoQuando alla luceritorni un uomoti accorgi di rimanerein piedi di fronteallo specchiodi avere la forzaper una nuovaillusioneForse però la finenon è lontanae sparire in un attimopotrà voler dire molte cosema forse rimarrà soloun segno su un muroo una macchina daifari abbagliantiCome ora che seiun corpo che giacee aspetta

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Rumori, voci di donna

Rumori, voci di donnain questo istantelasciati fluiresenza diaframmial mio orecchioavido di paroleal mio corpoin cerca della perdutasperanzadella infinitamente cercataterra dove restarealmeno un attimo fermia toccarei frutti della mente umanaE queste donneche passano lentechiacchierando tra lorosembrano portare con sequalcosa delle antiche visioniqualcosa delle roccequalcosa dei passi introvabiliche un tempoalcune parole fa,erano chiuse in esse

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Un essere pensante

Un essere pensanteè morentedopo una vitasolo per il proprio corpopassata a gozzovigliaread amare col corpoa comprendere col corposenza nulla per il cieloalto e neroin una qualunquenottedella mia vita

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Passeggiavo

Passeggiavocon i calzoni slacciaticalati fino al ginocchioInciampavoe cadendo ancoralasciavo andarele braccia giùlungo il corpoallineate ad essoaspettavanocon la pelledelle mani strappatadopo tante caduteaspettavanoindifferenti ormaiormai troppo provateper preoccuparsidel nasodella boccadella faccia giàpiena di sangue

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Lasciando che tutto

Lasciando che tuttovada da séfacendosi passaresopra tutto il tempocon le sue lame affilatelasciando che taglinola carne fino in fondoallungando le maniverso di tefino a che, col tempopotranno toccarti,e sentirti anche soloper un momento caldacontro di mesenza più resisterea me stessosenza più la mentepronta a frenarecome ieriun affetto profondoma lasciando chetutto vada, tranquillamenterimango qui fermoa scrivertiuna cosa ti pregonon fareche tutto passi comee successo finoralottiamo anche solo unmomento per strappareal tempo che ci scorreattraverso quel bacioche stasera èfuggito con lui

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(io e te…)

(io e teci siamo rincorsilungo un'eternitàdi ricordi )

E dici bastanon morirenon smettere di respirareE dici bastasmettiamola di piangereStrofinati gli occhiE dici sono troppo solo

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Cassetti scollati

Quale sforzoper rimanere attaccatoa questapagina a questa gioia discrivereper ricordareun poco soltantoin queste serele immagini e le vocidi una giovinezza forsemai vissutaperché con certezzaadesso soche il passatoil primanon e mai esistitoe se ancheporto su di mesul mio viso il ricordodi qualcosa che nonsono io oggiun qualcosa di duroe stranononostante tuttole ore passatei soli visti scendereo salirenon erano veridove sono ora?

Forse solo su qualchepagina a sfidarela realtàcon che animo voltarsiindietro per cercareciò che non e maistatomeccanismi perversidella memoria cheriportano in sognosituazioni anticheche lottano con questopresente per cercarviun posto che non emai stato loroMa riposte in qualchecassetto ormai scollatorimangono le parolei segni di pennadi un qualcuno chetanto tempo indietroscrisse come me oggiquello che il suo corpogli dettava quelle sfumatureche sfuggono ad ogni istantee la cui perdita e forsela cosa più stupida eirrimediabile

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Per rimanere

Se un mattinoricordando ancorapiù indietrodi quanto poteviimmaginarecercherai questipochi attimipassati a leggerei miei versise un mattinochiedendoti dovesono finitoti scoprirai tristeper le tanteparole rimastetra noiper discorsi che hai sentitofareper gli altri più mieiche sono rimasti

dentro senza coraggiochiediti alloraperché me ne sonoandato senza toccartisenza darti amorechiediti dove era finitoil gusto di abbracciarsie di sentirsi i corpicosì senza una carezzaspinto dal vento fortequel giornocamminavo sempre piùpiccolo ai tuoi occhisu quella stradacon le case e lacampagna ai laticon i cani cheabbaiavano dacancelli doratiinvasi dall’edera

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Come un uomo

Come un uomoche cadecome il demoneche a volteesce da dentro di noilascia che ti stringaforte contro di mecon una gioia anticaquasi dimenticati cercotra le stanze di questamia casacon un sorriso vorreiincontrartispio dietro ogni porta persentire una tua qualchepresenzacerco il tuo odorecerco il tuo corpo,la tua bocca, il tuo senoma tu non ti nascondi solonon ci sei come sempree la mia voglia di avertisi placa pian pianoe vado a sedermi lì sulpavimento ad ascoltarei rumori della casa vuotasenza che una sola immaginemi resti chiaraL'inseguirti mi ha tolto ogniforzariesco solo a stareaccovacciatopronto per essere di nuovobuttatosulla strada

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Poco da dire

Per te là sulla stradasopra il gradinoappoggiata al la saracinescacon l'angoscia della notteintornoe i fari che sbucanodalla curva in fondoal vialeSei lì nel paesaggio urbanocome un sopramobile, unoggettosenza volontàMille occhi ti guardanoTi scrutano, soppesanoper ognuno di quegli uominitu non hai vocefai parte del giocola notteIl mattino poiquando la luce riempiràquasi ogni angoloil gioco continuerà,come sempre,passando sulla testadi tuttie nel mattinonon avere vocenon peserà poi,troppovisto che non èrimasto moltoda dire.

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Notte di specchi

C’è sempre una serauna notteda ascoltarenella vitanei momenti di specchiquello che pensil’impronta dei tuoi passinel buio di unanottedi una serada scrivereC’è sempre una musicaun motivoche ti chiede di chiuderelo specchioE così c’è sempreuna porta apertanella notteQuanti occhi suquel pensieroche sfuggeA mio figlioche stringo al pettodarò una notte da sognareO un giorno da disegnare

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Sul serio rimani

Sul serio rimanichiudendo il pugnodi fronte all’oceanorespirando a lungoquantità di ossigenoenormi cercavodi trattenertinella mia mentesfuggivicome un animalesgusciantesaranno visioni dipietre mai vistedi volti filtratiattraverso il tubocatodico di gioiesprecate con latesta lontana dalcorposembreranno musichesezionatecome suonifrantumati coi piedipassando soprao accanto non ricordo benea un cimiterocon tante autoaperte e sventrate

Sul serio rimanisperando senzapiù giocaredi fronte allastrada più lungaquella che portain cittàverso la cattedralecon le guglie doratenel sogno del caneche ti accompagnasulle sue ormespingendo un po’ dipiùfino all'aperturaper tuffare dentro latesta e riposare.

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Il tuo pensieronella mente

Sono solo parolequasi d'amorescritte in una notte diversauna notte con il tuo pensieronella mentee i l sonno non cancellala dolcezza del tuo visola morbida espressionedel tuo corpoancora avanti in questa seraormai tutti riposanoio solo resto con tenegli occhiquante volte ti ho vistoquante volte mi sono scordatodi accorgermi di tequanti soli, giorni, estativolati viarimanere soli in una stanza

a riprendere il filo di ideelontane e sfumatenel buio di un pensiero andatosei arrivata tuquante carezze, quanti baciper un io triste e solitarioquando nella vita l'amoreè un attimo di dolce intimità,tra due personeed io ti amoper questa notte diversaper queste parole chesto scrivendoti amo per il soffiodolce e caldoche mi hai fattosentireDavvero speciale

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Il cantiere della diga

Con un sorrisohai spezzatoper un momentola cappa di fumoche mi circondavafacendomi ricordareche esistono anchecose al di fuori delmio solitariouniversoè bastata un’ immaginema così fortead interromperela cadenza del mio andarea passo speditoincontro alla mortein fondo a tuttoResti sempre e sempreresterai làcon quel viso

con quell’espressionecome un poeta con lasua poesia ovunqueanche nel cantiereo nell’officinaresterai il genio che rideil momento del ripensamentodella dolcezza del ricordoresterai sempre nell’ombradelle pagine a spiareogni pensieroAccompagnami dunqued’ora in avanticon gioia resteremouniti finché non tistancherai della miamalinconiae ti accorgeraidella mia stupidità

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Il mondo sulle spalle

Come quando guardandoun muro biancoi tuoi occhiperdono il sensodella profonditàe la tua mano tesanon raggiunge maila paretecosì cerchi la tualibertàcercandola in continentisparsi a casosu di un mondopesante da portaresulle spallecosì cerchi la tualibertàcome animale in unparco meravigliosoma sempre con un confineal di là al di sopradi ogni corpo esisteun altro corpo forsenon certo il suo spiritola sua libertàe così cerchi la tuaragione d'esistere a sperare inuna nuova ansiadi vita che invadagli uominipercorrendo lunghisentieri neiboschi delle montagne

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Rimandare

Rimandaresperando forsein una parolao in un’ immagineche faccia cambiareogni cosadistesitra centinaia di righee quadrettisenza saperecosa scrivereRimandareguardando intornole case schiacciatel’una all’altrasenza più sfuggirealla morsadi una realtàtante volte seppellitanel sognoEd ora senza piùaspettarecon chiodi e legno

e sangueaprirsi un varconella cittàe lavorarechiudendo gli occhisulle siringherespirando l’ariadelle fabbrichee delle autodisposto a barattarela mia penna conla sicurezza di unavita normalespesa in un mondocon quattro ruotee una ciminieraDisposto a restarein silenziogiacendosu un letto durocome le moneteche vi ho nascosto

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Orti per turisti

Chissà dovechissà quandourlavamo per le stradecoi nostri piedi velocipercorrevamo la piazzae poi ancora intornocerti della metadi fronte a noie mai come oraricordoe mai come ora hoamato quei momentiadesso che da soloresto a sbirciaredal finestrino dell'autoil paesaggio che scorresenza più poterloschiacciare con un passosenza più il coraggiodi stare insiemerestando ad ascoltaresolo musica e parolelanciate da un palco lontanodove un artista neropiange la sua terra promessaQui dove ormai le piazzesono ritornate solo ortiper turisti e le stradesono piene di ombreche scivolano senza piùfermarsi

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Scoprire in una sera

Scoprire in una serache l'unica possibilitàè scomparsale richieste per unavita felice giaccionoammonticchiate in un angolola carta piena di inchiostroe uguale a tutta l'altra cartanon vi e differenza tra leparole di ierie il silenzio di oggitutta la speranza era andatavia già primasenza che me ne accorgessiè il capire ora dopo un tempoinfinito che non ho vissutoperché ero senza ragionenon pescherò certo tra le frasiingiallitequesta seraè bastato appena un po’

soltanto un po’quel guizzo in avantiper cadere oltre iI bordodi ogni cosascoprirecome se non lo avessi giàsaputogià previsto da tanto temposono ormai senza parolamuto per sempreper sempre chiusoe in questa serache non diventa ancora notteper meil gioco continua ormaiio sono sololo spettatoreun fascinoso cervelloai bordi della viaa guardare senza più attenderesenza più dare

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Chiuso in una stanza

Chiuso in una stanzasenza occhi per vedertisenza cuore per sentirtisi spegne questo giornonel chiudere una portaho troppe immagini nellamenteper poterti amareho troppe musichetra le maniper poterti toccaresei sparita come unalacrima di troppodov’è la tua gonnale tue calze a terrami voltotroppo solo per fare l'amoresperavi forse che chiudessila boccanon ascoltare non capirechi leggerà oraqueste paroleho perso tuttotroppo vicinoper vedertitroppo dentroper ascoltarti

dove il prato si perdelungo una strisciadi asfaltodove la mia manovorrebbe arrivareper sentire i l tuo senodove il cuorediventa un sole di lucechiedimi quanto amorechiedimi la vita per unistantee sono ancora troppo soloper capiree sono ancora troppo vicinotroppo uomo troppo corpoper essere nell'anima.Quando anche il tuomigliore amicodella notteti ha lasciatoparli con un palazzo,un’auto fermaper una parola,un sorrisoquanto hai pagatotroppo calmo per sospiraretroppo sonno per continuare

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Oggi ho incontrato

Oggi ho incontratoun'amicasono rimastoa guardarlaspaventatosenza sapere che cosa dirle,degli anni passatimi sono ricordatoall'improvviso,il suo voltoera cambiatodi pocodi quantosarà cambiatoil mio

Scrivo per fermare

Scrivo per fermarequesto istanteperché rimanga nostro.Nostro perché ora io e te, quiin questa stanza siamoinsieme e il chiederti diricevere amore adessomi pare l'unica cosa da dirti.E quindi ti prego vuoi amoreda me?Avanti, un istante basta perrispondere con gli occhiprima che con le parole,con il tuo animoprima che con le tue mani.Non sono capace di aspettare,eppure ho appena cominciatoa contare

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La custode di cessi

Cosa ho di nuovoda raccontartiin questa nottedi un settembretroppo caldoe dolceper lavorareè forse nuovoquesto languorequesto sterminatoamoreper la nostra vitae per le nostre belle facceIn questa nottenon mi sembra di scoprirenulla di nuovoed alloraun’antica memoriami riportaad una vecchiasignoracustode di cessie alle sue nipotilontane

e come il suopensierorincorreva le loro immaginicosì ora iorincorro la suaed è una nostraconsuetudinequella di cercaresemprevoci e pensieriche ci sfuggonocome se le nostrevite non avesseroabbastanza spazionei nostri corpie cercassero altravitaaltri pensierialtri delicati sussurrisenza i qualiqueste nottisarebbero giàdimenticate

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Soltanto parole

Se ti sembra che ioabbia soltanto parolesolo chiacchiereche io ti cerchisolo per iI gusto di farloma andare in giro di notteper scambiare due paroleanche ad altri può nonsembrare normaleA maggior ragionemi dirai,lo fai solo perché è stranoperché gli altri si ferminoun istante a pensarti/pensarmiNon vedi gesti ne azioninessun gridosoffocatidalla fodera del cuscinoDi cosa mi accusirestando lì sulla portacome se entrare nellastessa stanza con meavesse un significatoe mi fai venire in mentequando da bambinogiocavo in una stanzainsieme a una graziosa….Non ho niente da dirtiho esaurito forse anchetutte le paroleche usavo per fingere

ma non credoche crollerò sul divanocon gesto teatralee ti chiederò di capirmilo non ti ho maiaccompagnatoe certo non avrei potuto farloperché sono semprerimasto quiora tu sai che non miucciderò per nulla al mondoho ancora una testasai che non mi infilerònella siringa o nel mio braccioperché non ho nullaessere disperatosai che non bevo alcolicisolo youghurtperciò non preoccupartichiudi bene la portaquando esciStanotte pensoci sarà un temporalee il vento quest'anno èstato molto forteHai visto che insettiArriverò domani aqualche conclusionema come farai dimmise è vero che il movimentonon esiste

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Incubi metropolitani

E sono gli incubimetropolitaniche ti schiacciano la mentee sono le noiedei pomeriggisono le gioiedella tua manoquanti orgasmisolo davanti al televisoree le metropoli senza casesenza sole senza ventosolo con la puzza d'asfaltodi rifiutianni uguali dietro e di fronteE sono gli i incubimetropolitaniche ti schiacciano la menteed è uno stadio pieno di genteè la violenza di un auto veloceE quanto per un attimo dichiarezzaquanto per un momentosemplicesenza capiresolo con le scarpe e due piedida usareE sono le angosce dentrodentro il tuo sangue chescorre dentro al trafficodi semprelungo le vie

mi piacerebbe vedermicamminare senza metacon gli incubi nella testacon la perplessità comecompagnaE non so fare musicanon cerco che la nottequando la città non è piùun incuboma diventa sognoe perdoni al giornodi essere esistitoe speri in un attimo di buioin piùuna certezza di tenebrequando ogni angolodiventa un pezzo di vitasenti solo odore di mielee gioia e ancora amorela notte senza violenzala notte da padroneE gli incubi sparisconoscacciati nel profondodi una luce violentala luce del mattinoperché ogni raggio di soleè una violenza in piùuna ferita ancora

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Sgomento

Vivere una vita sapendo direcitareParti assegnate (segnate)Ruoli impostiNon vi è differenzala realtànon esisteche al di làdi un muro di luciQui tra noitra me e tecompresso dalle paretista soloun attimospeso a servirechissà quale moraletrascorso in silenziocomplicecome tra chi sadi non poter averefiducia nell'altronegli altrima finge comunquecon la maschera anticasempre quellaimmutabilescura su di un voltosenza un grido vero

senza un verocoraggioFinto e sporcodi rughefino giù nel colloe attorno alla boccacosì smorfiosaavvezza al sorrisoe all’espressionedi noiaRimani pianoa guardartisparire mentreil coro delle vociattorno si allontanai personaggi delgiorno lascianoil posto alchiuso dellanotteCol volto rilassatofinalmente distesoti tocchi i segnile ferite profondesegui le tracce deltuo barare semprein ogni attimo diluce

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Spiaggia di sassi

Appena un simbololungo una spiaggia di sassiun ricordo da fabbricareripescando indietroquando la forza e la vogliadella vita saranno sololungo un sentieroche porta al ricordoSpargiamo insiemele nostre impronteper un segno che non rimanesiamo giunti fin qui spintidal sognodai suoni dell'autostradafino all'urlo dei gabbianisoli, in voloin questa sera d'invernoil chiarore in fondo a tuttosolo segno di gioiama senza voltare la testaandiamosenza notarlocome messaggeridi infinita tristezzaandiamovoltarci non ci e permesso

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La fontana

Un uomo soloripescato nella fontanadella piazzala mattina prestoI negozi ancora chiusinon vedonoil corpo nella pozzangherale mani degli uominiche si muovono intornoal suo visocercando di toglieredalla bocca quella smorfiadi disgusto così orrendaquel mezzo sorriso inmezzo a quella facciagonfia, tumefattaDalle scarpe aperte(stracciate)dell’uomo spuntano i pieditutt’intorno la luce si è fattapiù fortee l’uomo disteso con il viso

sull’asfalto aspetta,la pozzanghera si allargaViene sollevato, messosulla barella e portato viaforse troppo in frettaL’ambulanza è arrivatasenza sirena, senzastridore di freni e di gommeè stato solo il rumoredel lenzuolo, la vocedegli infermieri adaccompagnarlo perchésenza far rumore senzasvegliare nessuno se ne eraandatoe senza una sola parolavialontanosul tavolo dell’universitàfunerali di stato anche perlui

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Luce sconosciuta

Incontrare un giornouna luce sconosciutaun sapore forteun odore acree gustarli assimilarlicon forza con gioiasentirli viverIi conogni minuzia di materiadi cui siamo formatiun giorno un'oraqualsiasi appenaprima di dormireo al lavoro, trai banchi di scuolama cosa scegliere:cosa accettare checosa e da farrimanere nellamemoria checosa può spariresenza che l'assenzaci pesirimaniamo forsead ascoltare lerisposte mentreguardati comepazzi alziamogli occhi al cieloper cercare

Come iI caso ci hafatti divenire noivivremo per casocon un occhioalla terra, alla vitae l'altro giù in fondoa scrutare i recessidi una potenzamai utilizzata diun godere di sémai nemmenoconosciuto persparire infinecome l'acquadi certe fontanein piccoli foricircolari che tuttorisucchiano dentroper poi ridonarloun istante dopoalla gioia del popolorimaniamo quindia sparire ma nona ritornare perchéper noi lo sparireé sparire, il godereè godere, la vitaè consumo del corpo

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Muri di foglie

Rimasti in pochi ormaiad osare oltre il confineseparati dagli altrida spessi muri di foglieche come è logicocrollano al primo ventodi primavera omarciscono alle pioggedell'autunnoseparati ma non invisibilinon sconosciutigià tanti si sono affacciatitimorosi alla cima del muroricadendo poi indietroper raccontare, per continuarela storia delle pagine neredi lettere la storia dellefoto di mortee quando il muro scomparecorroso o spazzato viae nulla è più di ostacoloal cammino al rincorrercilungo un facile sentieroli guardo voltarsi, la testada un lato, a sbirciareun attimo di vita e di folliaa lanciare uno sguardodentro di séper spegnere poi,come sempre, laloro giornata inun candido lettoa sognare.

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Gilles

Oggi (ieri) é morto GiIlesViIleneuve pilota dellaFerrari n.27.Una curva veloce, iI circuito diZolder, un contatto con lamacchina di J. Mass e tuttoquanto, ogni istante in uno solo,un volo, un volo brutto,un volo che lo ha ucciso, che miha ferito in fondo

Siamo ormai troppo grandiper questi giochitroppo vecchiper non saperecome andrà a finiresempreAnche se ogni tantoqualcosa di diversoche sembra unico apparea farci confonderea farci sperarea farci essere un po’ sicurialla fine restiamosempre delusi, tristisenza frasi...senza nemmeno unalacrimao con troppelacrime

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Renzo sorride

Tu mi chiedi“Come sta Renzo”ed io ti rispondocome sempre“E’ un pò che non lo vedo"poi restiamo senzaparlare, mentrericordiamomentre io ascoltoil mio cuorePoi vidi Renzoe parlammodi te"Sta bene l 'hovista proprio ierilavora ancora là"E Renzo sorridedicendo "Figaio non vedo piùnessuno”Ci incontreremo ancoraalla stazioneo dal tabaccaiooppure in biciclettalungo viale Cavourio e leialtre quattro battutepoche paroleper un passato un po’in comuneun po’ insiemeio, lei, Renzoe tutti gli altri

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Questa casa

Questa casache ormairitrovi solo ladomenicae questestradeche forsepercorri giàcon nostalgiahanno impresseil gustodei nostriincontridelle nostrepasseggiateErano momentisenza aggettiviperché per noierano un di piùsenza sensoquando si parlava,sempre(ricorda,fin dall' inizioin posti diversie ormai trascurati)andando acercarcidove quasimai mi èsuccessodi tornaresenza di te

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E così hai

E così haiAdesso,restiamoHo provatoa comunicareA lungoe poidi nuovosenza scoraggiarmiE così haiDi certonon avrei potutoaspettare ancoraDopo quei muridopo quelle pentoleNe sono uscitotroppe gridapoca scienzapoca gioiaE così ne hai

Di certo riuscirai a capirmio forse sonopeggio deglialtri per te"che" tu seitroppo in altoper metroppo lontanodal mio solitoangoloMa parIare…none hai giàvisti tantima io forselà ho imparatoa parlareE, tu…D’accordosenza altre storie

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Questa strisciadi terra

Questa strisciadi terratra la campagnae iI centroun tempo,alcuni anni fa,mi piacevadi piùsarà che quiper un tempoormai diventatoun prezioso ricordoesisteva la speranzadi qualcosa