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Giacomo Puccini

!Giacomo Puccini nasce il 22 dicembre del 1858 a Lucca. È l’ultimo di una dinastia di compositori che da più di un secolo deteneva il monopolio della vita musicale cittadina. Crebbe con sei sorelle e un fratello nella casa di corte S. Lorenzo. I primi insegnamenti musicali li ricevette da suo padre Michele. Nel 1868 si iscrisse nella classe di violino all’istituto musicale G. Pacini , una scuola molto rinomata anche al di fuori di Lucca. Nell’ambiente lucchese si ebbe le sue prime composizioni come la Messa a 4 voci, che fu poi il pezzo per il suo diploma nel 1880.!Dal 1880 al 1883 Puccini frequentò il conservatorio di Milano. Subito dopo l’esame finale al conservatorio compose la sua prima opera lirica, Le Villi. !Giulio Ricordi, il più importante editore musicale

italiano, si accorse di Puccini e non solo inserì Le Villi nella sua casa editrice ma commissionò una seconda opera lirica: Edgar. Questa composizione fu molto lunga e laboriosa e la prima assoluta nel 1889, fu un insuccesso totale.!Puccini nel frattempo si era innamorato di una donna sposata, Elvira Bonturi che nel 1886 lasciò il marito per lui. Dopo la morte del marito di Elvira i due poterono legalizzare la loro convivenza e legittimare il figlio Antonio che aveva già compiuto 17 anni.!Vissero in difficili condizioni finanziare in diverse case in affitto, anche ospiti da parenti, separati l’uno dall’altro. Grazie alla terza opera “Manon Lescaut” (1893) che Puccini riuscì a creare una solida base economica per se e la sua famiglia.!Nel 1896 con “La Bohème” colse un successo ancora più grande che si estese anche a livello internazionale. Il successo non mancò neanche alle due opere successive “Tosca” (1900) e “Madame Butterfly” (1904) grazie alle quali Puccini divenne il più famoso e ricco compositore.!Nel 1913 Puccini ricevette da una casa editrice viennese l’incarico di scrivere un’operetta è così nacque “la rondine” (1917), con grandi difficoltà poiché c’era la prima guerra mondiale, tanto odiata da Puccini. Due passioni importanti per Puccini erano le automobili e le case. Fece costruire una villa a Viareggio in sostituzione a quella di torre del lago e vi si trasferì verso la fine del 1921. In questa casa lavorò alla sua ultima opera lirica “Turandot” di cui aveva cominciato ad occuparsi nel 1920. Opera molto complicata, quasi da far abbandonare Puccini all’impresa.!Gli venne diagnosticata un carcinoma laringeo tanto che dovette recarsi a Bruxelles per le cure. Fu operato ma pochi giorni dopo morì, il 29 novembre 1924. !http://musica.san.beniculturali.it/protagonista/giacomo-puccini/!

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Manon Lescaut !Manon Lescaut è un'opera divisa in quattro atti di Giacomo Puccini.!La prima rappresentazione ebbe luogo la sera del 1º febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino, con Cesira Ferrani e Giuseppe Cremonini Bianchi. In questa occasione, l'opera ottenne un successo clamoroso alla presenza del compositore. !!!

ATTO I!Il primo atto si svolge a Amiens. Qui Renato Des Grieux, studente, e Manon Lescaut, ragazza destinata alla vita monastica, si incontrano: è amore a prima vista. Il fratello di lei, però, vuole costringerla a sposare Geronte, un ricco banchiere.!Renato, complice un amico che scopre cosa il fratello della ragazza stia tramando, anticipa Geronte: rapisce Manon e la porta via con sé verso un’esistenza di grandi sentimenti ma, certo, di stenti.!ATTO II All’apertura del secondo atto, a Parigi, infatti, Manon è tornata da Geronte, stanca delle difficoltà della vita con Des Grieux. Ma l’amato le manca. Il fratello lo manda a chiamare. I due amanti vengono colti nel loro abbraccio segreto proprio da Geronte.!Manon, prima di fuggire col suo cavaliere, tenta di rubare alcuni gioielli dalla casa di Geronte. Le guardie la sorprendono in questo intento: insieme a quella di adulterio, su Manon cade l’accusa di furto ai danni del banchiere a cui era stata promessa.!ATTO III Il terzo atto si svolge a Le Havre, prigione in cui Manon è rinchiusa con altre donne. Alcune della quali come lei aspettano di essere imbarcate per gli Stati Uniti. La ragazza tenta invano la fuga!In ultima istanza, Des Grieux implora il comandante della nave diretta oltre oceano di imbarcare anche lui. L’uomo acconsente. I due amanti salpano alla volta degli Stati Uniti.!ATTO IV L’atto di chiusura, il quarto, è ambientato in “una landa sterminata ai confini di New Orleans”. I due amanti vagano senza meta e senza mezzi fino al più tragico dei finali.Manon, vinta dagli stenti muore fra le braccia del suo amato.!libretto “Manon Lescaut di G.Puccini” - Teatro del Maggio Musicale Fiorentino!

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La Bohème

!La bohème è una delle opere musicali più importanti di Giacomo Puccini. Si compone di quattro atti, indicati come quadri. Il libretto fu scritto Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, ispirato al romanzo di Henri Murger “Scene della vita di Bohème” (Scènes de la vie de bohème) del 1851. L’opera venne rappresentata per la prima volta il 1° giorno di febbraio del 1896 presso il teatro Regio di Torino.!La nascita de "La Bohème" fu alquanto burrascosa: all'epoca anche il compositore e librettista Ruggero Leoncavallo stava infatti lavorando ad un'adattamento musicale della medesima opera. Puccini, quando lo seppe, continuò comunque nel suo lavoro, consapevole dei suoi mezzi.!Quando l'opera debuttò nel 1896 al Teatro Regio di Torino (diretta da un ventinovenne Arturo Toscanini), ebbe un buon successo di pubblico. Al contrario, l'opera di Leoncavallo, rappresentata la prima volta nel 1897, cadde rapidamente nell'oblio.!La critica in principio si dimostrò fredda nei confronti dell'opera di Puccini; in seguito però si allineò al generale consenso riscosso in molti teatri che continua ancora oggi.!!!

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Una delle rappresentazioni più famose dell’opera è infatti l’interpretazione di Mirella Freni e Luciano Pavarotti nei rispettivi ruoli di Mimi e Rodolfo (San Francisco,1989). !!!!!!!!!!!!

!!Personaggi !

Mimì - soprano!Musetta - soprano!Rodolfo, poeta - tenore!Marcello, pittore - baritono!Schaunard, musicista - baritono!Colline, filosofo - basso!Benoît, il padrone di casa - basso!Alcindoro, consigliere di stato - basso!

Trama L'esistenza spensierata di alcuni giovani artisti bohémien nella

Parigi del 1830, costituisce l'ambientazione dei diversi episodi in cui si snoda l'intera opera.!!

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QUADRO I!Nella soffitta!

Il periodo è la vigilia di Natale. Marcello (un pittore) e Rodolfo (un poeta) tentano di scaldarsi davanti a un caminetto. Si unisce a loro prima il filosofo Colline e in seguito il musicista Schaunard con un cesto di cibarie e la notizia di aver finalmente guadagnato qualche moneta. L'inaspettata visita di Benoît (il padrone di casa) smorza gli entusiasmi.!

Con uno stratagemma il padrone di casa viene allontanato e il gruppo di amici si reca al caffè Momus.!Rodolfo rimane indietro, promettendo di raggiungerli non appena avesse finito di scrivere il suo articolo.!Mimì, la giovane vicina di casa, bussa alla porta di Rodolfo per chiedergli una cortesia: il suo lume si è spento e vorrebbe una candela per riaccenderlo. La ragazza però ha un mancamento: è il primo sintomo della tisi.!Quando alfine si accinge a tornare a casa, si rende conto di aver perso la chiave della sua stanza. Sia Rodolfo che Mimì si inginocchiano per cercarla; nella concitazione del momento, entrambi i lumi si sono spenti.!Rodolfo, volendo trascorrere più tempo in compagnia di Mimì, nasconde in tasca la chiave appena ritrovata. Le loro mani si incontrano e Rodolfo esclama: “Che gelida manina! Se la lasci riscaldar…”!I due conversano delle loro vite, mentre continuano a cercare la chiave al buio. Mimì racconta di vivere da sola e di essere una ricamatrice di fiori.!L'intimità dei due viene interrotta dalle grida degli amici di Rodolfo, che reclamano la sua presenza al caffè; Mimì gli propone di accompagnarla, quindi entrambi si recano al caffè Momus.!!!!!!!!

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QUADRO II!Al caffè Momus!

Il gruppetto di amici si ricongiunge al caffè Momus, dove Rodolfo presenta agli altri la giovane Mimì.!Intanto giunge anche Musetta, una vecchia fiamma di Marcello, insieme al ricco e non più giovane Alcindoro. Musetta fa di tutto per attirare l'attenzione di Marcello, arrivando a togliersi una scarpa e scoprire la caviglia, con la scusa di un dolore improvviso al piede.!Marcello non può resisterle e si ricongiunge quindi alla giovane. I due se ne vanno insieme al gruppo di amici lasciando ad Alcindoro la scarpetta e il conto. !!

QUADRO III!La Barriera d'Enfer!!

E' giunto ormai il mese di Febbraio.I litigi tra Marcello e Musetta scatenati dalla gelosia sono ormai la norma, così come le incomprensioni tra Rodolfo e Mimì. Durante un dialogo tra Rodolfo e Marcello, ascoltato segretamente da Mimi, lei viene incolpata di eccessiva leggerezza e infedeltà.!Rodolfo ha intuito la malattia di lei, capisce anche che vivere in una soffitta potrebbe peggiorare le sue condizioni.!Il ricordo dei bei momenti passati insieme ha però la meglio, e i due rinviano l'inevitabile addio all'ormai prossima primavera.!Musetta e Marcello si separano dopo l'ennesima lite.!

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QUADRO IV!Di nuovo in soffitta!!Marcello e Rodolfo, separati ormai da Musetta e Mimì, parlano dell'amore e delle pene che porta con se’. L'atmosfera diventa più giocosa, sopraggiungono anche Colline e Schaunard. I giochi e le battute, però, servono solo a mascherare la profonda disillusione che i quattro provano realmente.Arriva di corsa Musetta che avverte di aver visto Mimì sulle scale, sofferente.!Musetta invia Marcello a vendere i suoi orecchini per comprare delle medicine per Mimì. Lei stessa parte alla ricerca di un manicotto per scaldare le mani di Mimì. Colline decide di contribuire, vendendo il suo amato cappotto.!Nella soffitta del loro primo incontro, Rodolfo e Mimì ricordano con tenerezza i giorni del loro amore. Mimì si spegne così, dolcemente, circondata dai suoi amici. Mimì sembra assopita; il primo ad accorgersi della sua morte è Schaunard, che lo confida a Marcello.!Rodolfo, una volta accortosi di quanto accaduto abbraccia piangendo la sua amata ripetendo straziato il suo nome. !

!Puccini rifece da capo per ben quattro volte il IV atto e scrisse al “Sor Giulio” queste parole:!!“Quando trovai quegli accordi scuri e lenti e li suonai al piano, venni preso da una tale commozione che dovetti alzarmi ed in mezzo alla sala mi misi a piangere come un fanciullo. Mi faceva l’effetto di aver visto morire una mia creatura.”

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Analisi musicale!Con “Bohème”, per la prima volta avvertiamo in Puccini la sua inclinazione alla pittura musicale di minuti particolari, capace di far balzare gli oggetti inanimati al livello della vita poetica. Il gaio tremolare delle fiamme nel caminetto, l’acqua che Rodolfo spruzza su Mimì svenuta, il raggio di sole che cade sul viso della fanciulla morente, e così via.!E’ forse in questa sfera che il suo stile di musicista da camera dà i risultati più squisiti. Egualmente degna di nota è la calcolata scelta degli strumenti per la caratterizzazione di personaggi e di scene. Soprattutto archi per Rodolfo e Mimì. Legni per Musetta e per gli altri bohémiens. Piena orchestra, con effetti particolarmente brillanti negli ottoni, per il “Quartiere Latino”,

e complesso da camera per le scene d’intimità tra gli amanti.!!Ne è un esempio particolarmente memorabile la morte di Mimì con le sue mezze luci-sottofondo di archi legni ed arpa e passaggi a solo, così tenui come le linee di una stampa giapponese. Lo stile melodico ha un carattere sempre più libero, quasi d’improvvisazione. Le frasi tendono a straripare da schemi regolari. !Giacomo Puccini organizza la costruzione facendo perno su alcune tonalità principali. Così il primo atto è centrato, sostanzialmente, sulla tonalità di do maggiore.!Il secondo atto comincia in fa maggiore e finisce in si bemolle maggiore. Il quarto atto, che porta alla tragica conclusione, si muove dal do maggiore al do diesis minore.!!!!http://www.liricamente.it/trama-opera.asp?opera=la-boheme!http://www.cantarelopera.com/libretti-d-opera/la-boheme-di-giacomo-puccini.php!libretto “la bohème”, Giacomo Puccini (opere, concerti, balletti stagione 2000-2001, Teatro del Maggio Fiorentino)!!!!!!

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La Turandot

La Turandot è un'opera in 3 atti e 5 quadri, su Adami e Renato Simoni, lasciata incompiuta d successivamente completata da Franco Alfano.!Fu rappresentata per la prima volta il 25 aprile Scala di Milano, con Rosa Raisa, Francesco Do Maria Zamboni, Giacomo Rimini e Giuseppe N Arturo Toscanini, il quale interruppe la rappresentazione terzo atto, ovvero dopo l'ultima pagina completa dichiarando al pubblico: «Qui termina la rappresentazione questo punto il Maestro è morto.» La sera successiva, sempre sotto la direzione di Toscanini, l'opera fu rappresentata includendo anche il finale di Alfano.!Nel dicembre del 1923 il Maestro completò tu morte di Liù, cioè fino all'inizio del duetto cruciale. Di questo duetto stese solo una versione in abbozzo discontinuo. Puccini morì a Bruxelles il 29 novembre 1924, lasciando le bozze del duetto finale come le aveva scritte il dicembre precedente.!L'incompiutezza dell'opera è oggetto di discussione chi sostiene che Turandot rimase incompiuta dell'autore, bensì per l'incapacità, o piuttosto del Maestro di risolvere il nodo cruciale del dr della principessa Turandot gelida e sanguinari innamorata.!!!

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Trama !ATTO I

All’interno delle mura della città di Pechino una folla tumultuosa e pittoresca ascolta la lettura, da parte di un mandarino, di un “tragico decreto”. Turandot, figlia dell'Imperatore, sposerà il pretendente di sangue reale che abbia svelato tre difficili indovinelli da lei stessa proposti; colui però che non riuscirà a risolverli, sarà decapitato. Il principe di Persia, ultimo

dei tanti sfortunati pretendenti, ha fallito la prova e sarà giustiziato al sorger della luna. !All'annuncio, tra la folla impaziente di assistere all'esecuzione, è presente il vecchio Timur che, nella confusione, cade a terra e Liù, la sua fedele schiava, chiede aiuto. Un giovane di nome Calaf corre ad aiutare il vecchio e riconosce nell'anziano uomo suo padre, re tartaro spodestato. I due si abbracciano commossi e il giovane Calaf prega il padre e la devota schiava Liù di non pronunciare il suo nome per paura dei regnanti cinesi, i quali hanno usurpato il trono del padre. Nel frattempo, mentre il boia affila la lama preparandola per l'esecuzione, la folla continua ad agitarsi.!Al sorgere della luna, entra il corteo che accompagna la vittima. Alla vista del giovane principe, la folla, dapprima eccitata, si commuove per la giovane età della vittima, e chiede per lui la grazia. Turandot allora entra e, glaciale, ordina il silenzio alla folla e con un gesto dà l'ordine al boia di giustiziare il Principe.!Calaf, che prima l'aveva maledetta per la sua crudeltà, è ora turbato dalla regale bellezza di Turandot, e decide di tentare anche lui la risoluzione dei tre enigmi. Timur e Liù tentano di dissuaderlo, ma lui si lancia verso il gong dell'atrio del palazzo imperiale. Tre figure lo fermano: sono Ping, Pong e Pang, tre ministri del regno, che tentano di convincerlo a lasciar perdere, manifestando l'insensatezza dell'azione che sta per compiere. Ma Calaf, quasi in una sorta di delirio, si libera di loro e suona tre volte il gong, invocando il nome di Turandot. Turandot appare quindi sulla loggia imperiale del palazzo e accetta la sfida.!

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ATTO II

È notte. Ping, Pong e Pang si dolgono di come, in qualità di ministri del regno, siano costretti ad assistere alle troppe esecuzioni delle sfortunate vittime di Turandot, mentre preferirebbero vivere tranquillamente nei loro possedimenti in campagna.!!

Sul piazzale della reggia, tutto è pronto per il rito dei tre enigmi. C'è una lunga scalinata in cima alla quale si trova il trono in oro e pietre preziose dell'imperatore. Ci sono i sapienti, i quali custodiscono le soluzioni degli enigmi, poi ci sono il popolo, il Principe ignoto ed i tre ministri. Ci sono anche Liù e Timur. L'imperatore Altoum invita il principe ignoto, Calaf, a desistere, ma quest'ultimo rifiuta. Il mandarino fa dunque iniziare la prova, ripetendo l'editto imperiale, mentre entra in scena Turandot. La bella principessa spiega il motivo del suo comportamento: molti anni prima il suo regno era caduto nelle mani dei tartari e, in seguito a ciò, una sua antenata era finita nelle mani di uno straniero. In ricordo della sua morte, Turandot aveva giurato che non si sarebbe mai lasciata possedere da un uomo: per questo, aveva inventato questo rito degli enigmi, convinta che nessuno li avrebbe mai risolti.!Calaf riesce a risolvere uno dopo l'altro gli enigmi e la principessa, disperata e incredula, si getta ai piedi del padre, supplicandolo di non consegnarla allo straniero. Ma per l'imperatore la parola data è sacra. Turandot si rivolge allora al Principe e lo avverte che in questo modo egli avrà solo una donna riluttante e piena d'odio. Calaf la scioglie allora dal giuramento proponendole a sua volta una sfida: se la principessa, prima dell'alba, riuscirà a scoprire il suo nome, egli le regalerà la sua vita. Il nuovo patto è accettato, mentre risuona un'ultima volta, solenne, l'inno imperiale.!!

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ATTO III

È notte. Si sentono da lontano gli araldi che annunciano l'ordine della principessa: quella notte nessuno deve dormire a Pechino, il nome del principe ignoto deve essere scoperto a ogni costo, pena la morte.!!Calaf intanto è

sveglio, convinto di vincere e sognando le labbra di Turandot, finalmente libera dall'odio e dall'indifferenza.!!Giungono Ping, Pong e Pang, che offrono a Calaf qualsiasi cosa per il suo nome. Ma il principe rifiuta. Nel frattempo, Liù e Timur vengono portati davanti ai tre ministri. Appare anche Turandot, che ordina loro di parlare. Liù, per difendere Timur, afferma di essere la sola a conoscere il nome del principe ignoto, ma dice anche che non svelerà mai questo nome. Pur torturata continua a tacere, riuscendo a stupire Turandot: le chiede cosa le dia tanta forza per sopportare le torture, e Liù risponde che è l'amore a darle questa forza.!Turandot è turbata da questa dichiarazione, ma torna subito ad essere l’algida principessa di sempre e ordina ai tre ministri di scoprire a tutti i costi il nome del principe ignoto. Liù, sapendo che non riuscirà a tenerlo nascosto ancora, strappa di sorpresa un pugnale ad una guardia e si trafigge a morte, cadendo esanime ai piedi di un sconvolto Calaf.!Il corpo senza vita di Liù viene portato via accompagnato dalla folla che prega. Turandot e Calaf restano soli e lui la bacia. La principessa in un primo momento lo respinge, ma poi ammette di aver avuto paura di lui la prima volta che l'aveva visto, e di essere ormai travolta dalla passione. Tuttavia ella è molto orgogliosa, e supplica il principe di non volerla umiliare. Calaf le fa il dono della vita e le rivela il nome: Calaf, figlio di Timur. Turandot, saputo il nome, potrà perderlo, se vuole.!!Il giorno dopo, davanti al palazzo reale, è riunita dinanzi al trono imperiale una grande folla. Squillano le trombe. Turandot dichiara pubblicamente di conoscere il nome dello straniero: «il suo nome è Amore». Tra le grida di giubilo della folla la principessa si abbandona tra le braccia di Calaf.!

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I ruoli timbrici nell’atipica vocalità di Turandot

Di tutte le opere di Puccini Turandot è quella in cui la scrittura vocale punta alle massime arditezze per questo motivo l’opera si differenzia da tutte le precedenti. La vocalità pucciniana vive prevalentemente sull’espansione lirica, sull’intimismo, sul canto di conversazione, e di conseguenza privilegia una scrittura centralizzante la più idonea nel restituire l!!

naturalezza del parlato. Puccini infatti si distaccava dallo stile ottocentesco ovvero vocalità iperboliche al fin di descrivere personaggi favolistici e epici, ma si distaccava anche dalla scapigliatura e dallo stesso verismo. Egli Prendeva ispirazione dal modello francese “Opéra-lyrique” rappresentata da Gounod e Massenet. In Turandot le voci si impennano in frasi acutissime e martellanti, in bruschi salti di registro e in puntature stellari tanto che solo a Liù è concesso un canto “alla Puccini” fedele cioè alla scrittura di un tempo. Gli ipertesi modelli espressionisti del tempo che spingevano il cantante alle soglie del grido, avevano influenzato in parte la vocalità di Turandot ma è sempre presente l’attenzione pucciniana a non rinnegare il passato.!!Al soprano invece, era sempre richiesta la capacita di cantare legato e morbido in quegli sguraci distesi che si alternavano alle sparate acute.!!!!!http://www.cantarelopera.com/libretti-d-opera/turandot-di-giacomo-puccini.php!libretto “TURANDOT” Giacomo Puccini – opere concerti balletti stagione 2005/2006 (Teatro del Maggio Musicale Fiorentino)!!!!!!

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!Madama Butterfly

!Genesi dell’opera

Puccini scelse il soggetto della sua sesta opera dopo aver assistito al Duke of York's Theatre di Londra, nel giugno 1900, alla tragedia in un atto Madame Butterfly di David Belasco, a sua volta tratta da un racconto dell'americano John Luther Long dal titolo Madame Butterfly, apparso nel 1898.Iniziata nel 1901, la composizione procedette con numerose interruzioni e soltanto nel dicembre 1903 l'opera poté dirsi completa in ogni sua parte.Per la realizzazione del dramma, Puccini si documentò senza sosta e minuziosamente sui vari elementi orientali che aveva ritenuto necessario inserirvi.Con l’aiuto di una nota attrice giapponese, Sada Yacco e della moglie dell'ambasciatore nipponico in Italia, dalla quale si fece descrivere usi e costumi del popolo orientale.!Personaggi!Madama Butterfly (Cio-Cio-San) - soprano B.F. Pinkerton, ufficiale della marina degli Stati Uniti - tenore "Suzuki, servente di Cio-Cio-San - mezzosoprano "Sharpless, console degli Stati Uniti a Nagasaki - baritono "Il Principe Yamadori - tenore Dolore - bambino, mimo!

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Il debutto ambrosiano e le versioni successive

La sera del 17 febbraio 1904, nonostante l'attesa e la grande fiducia dei suoi artefici la Madama Butterfly ebbe un insuccesso clamoroso al Teatro alla Scala di Milano.La seconda invece, quella a Brescia, fu accolta con trionfo e poi passò in repertorio. Perciò riguardo al primo debutto ci fu l’ipotesi che era stato creato un clima di ostilità verso Puccini.Successivamente Puccini ritirò lo spartito per poterlo modificare: eliminò alcuni dettagli, modificò alcune scene e situazioni pre rendere l’opera più agile e proporzionata. In seguito inserì delle nuove arie, nuovi assoli ed effetti scenici.La versione che conosciamo oggi è stata pubblicata nel 1907.Nel 1920 Puccini eseguì un’ulteriore modifica all’opera ma essa non venne mai pubblicata.L’opera e le sue diverse versioni vennero rappresentate anche a Napoli, Roma, Londra, Parigi, New York.!!La Geisha

!!!Tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danza. Molto comuni tra il XVIII e il XIX secolo, esistono ancora nel ventunesimo secolo, benché il loro numero stia man mano diminuendo. In principio le prime geisha erano uomini, dopo sostituiti!Col passare degli anni le geishe sono state confuse con le juuvo (prostitute di alto livello) ma queste due professioni sono ben distinte. Questa confusione si è verificata perché alcune geishe hanno iniziato a prostituirsi.!!!!!!

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ATTO I!Esterno di una casa in collina presso Nagasaki. !

Pinkerton, ufficiale della Marina americana, sta visitando la casetta che ha acquistato per vivervi con Cio-Cio-San (che in giapponese significa madama farfalla e che in inglese si dice Madama Butterfly), la giovanissima geisha che sta per posare.Gli viene presentata la serva Suzuki e giunge Sharpless, console degli Stati Uniti, il quale è perplesso perché Pinkerton vuole sposare la geisha secondo l’uso giapponese e la desidera, ma in seguito vuole avere una vera sposa americana.Questo era possibile perché secondo le usanze poteva lasciare la moglie dopo un mese.Allora arriva Butterfly, innamorata e felice, la quale confessa ha Pinkerton di avere solo 15 anni e di fare la geisha per necessità ma di provenire da da una famiglia nobile famiglia caduta in disgrazia dopo la morte del padre.Arrivano i parenti e i due sposi sono impazienti di celebrare le nozze. Sharpless mette in guardia l’ufficiale dicendogli che la geisha crede davvero al loro matrimonio e una delusione le spezzerà il cuore.La sposa mostra le sue poche cose, fra cui il pugnale usato dal padre per suicidarsi.Finalmente il matrimonio ha luogo ma al momento del brindisi irrompe lo zio Bonzo (cioè monaco buddista) che maledice la nipote, colpevoledi aver abbandonato la sua religione per quella cristiana e invita i parenti a ripudiarla.Tutti obbediscono, Pinkerton irritato fa cacciare “tutta la bonzeria”. Arriva la sera ed è il momento della notte nuziale, entrambi gli sposi sono felici e intrecciano un duetto d’amore. Poi il giovane conduce in casa la moglie.

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ATTO II!Interno della casa di Butterfly. "

!Pinkerton è partito da 3 anni abbandonando Butterfly che, nonostante Suzuki continui a esprimere le espressioni di sfiducia, é ancora innamorata e ferma nella convinzione che il suo amato ritornerà.Giunge Sharples, proprio mentre la giovane scaccia il ricco principe Yamadori, allora egli vedendo l’illusione della ragazza le suggerisce di sposare il principe.Ma Butterfly reagisce mostrandogli il figlio che lei ha avuto da Pinkerton prima che partisse, e che ha nascosto a tutti, compreso il marito: se questi non tornerà, poiché è stata allontanata dalla famiglia di provenienza, a lei non resterà che ridiventare geisha per mantenere il figlio, a questa sorte ella preferisce la morte.Il console aveva una dolorosa missione da compiere: dire a Butterfly che Pinkerton si è sposato con una ragazza americana, come l’amico l’ aveva pregato di fare.Ma visto il figlio e l’amore di Cio-Cio-San; Sharpless non riesce a dire la verità e se ne va commosso.Un colpo di cannone dal porto indica l’arrivo di una nave: è quella di Pinkerton.Butterfly, convinta che sia tornato per lei, esulta e insieme a Suzuki addobba la casa per accoglierlo degnamente; le due donne e il bambino restano in attesa per tutta la notte, ma nessuno si presenta.!!

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ATTO III!

� !!All’alba Pinkerton non è giunto. Butterfly mette a letto il bambino. Mentre riposa si presenta il suo amato con Kate, la moglie americana. Pinkerton è sconvolto perché ha saputo del figlio e chiede a Butterfly di affidargli il figlio così da portarlo in America ed educarlo secondo gli usi occidentali.Soltanto di fronte all'evidenza dei fatti Butterfly comprende: la sua grande illusione, la felicità sognata accanto all'uomo amato, è svanita del tutto. Ciononostante promette di consegnare il figlio e augura a loro tutta la felicità.Rimasta sola, Butterfly si prepara a morire. Benda il figlio e lo sistema dietro un paravento.Dopo un tenero addio al figlio si suicida con un colpo al collo con lo stesso coltello usato da suo padre.Pinkerton si reca nella stanza di Butterfly per chiederle scusa, ma è troppo tardi e arriva nel momento in cui ella spira. Nel frattempo il bambino, bendato, gioca con una bambola e una bandierina americana, ignaro di tutto.!Arie più famose.’Un bel dì vedremo’ (molto conosciuta la versione di Maria Callas)!. ‘Scuoti quella fronda di ciliegio’ • ‘Coro a bocca chiusa’ • ‘Addio fiorito asil’ (cantato anche da Luciano Pavarotti)• ‘Duetto Butterfly-Sharpless’ • ‘Che tua madre’!!

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Analisi musicale dei tre atti di Madama Butterfly

!!• primo atto -> Puccini compie il suo massimo sforzo di ricostruzione pittorica ambientale, specialmente quando l’orchestra, in cui predominano i procedimenti, i ritmi, i temi e le scale orientali, procede alla coloratissima presentazione del parentado di Butterfly; mentre, com’è naturale, Pinkerton e Sharpless cantano secondo i tradizionali moduli Pucciniani.• secondo e terzo atto si fa meno invadente l’ambientazione orientaleggiante, cui era dedicata tanta parte del primo: è come se Cio-cio-san faccia sempre più spesso ricorso a invenzioni melodiche d’impronta occidentale, mentre la scrittura orchestrale e il gusto timbrico rimangono costantemente improntati a una ricercatezza estrema, a una sensibilità per il particolare che molto debbono alla cultura musicale francese.!!!!

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Analisi musicale generale!Nel suo insieme, il linguaggio musicale di Madama Butterfly non si allontana in modo clamoroso da quello di Bohème e Tosca: l’elemento di distinzione tra questa opera e le precedenti non è nel cosiddetto “aggiornamento” armonico, che investe la scrittura orchestrale, (solo in parte anche la condotta vocale), facendo tesoro delle esperienze dei musicisti francesi.Il ritmo di Butterfly , fin dal primo atto, è la lentezza quasi esasperante, con cui ogni momento della giornata, ogni pensiero, ogni turbamento, è dilatato come attraverso una lente d’ingrandimento, diventando un evento di straordinario rilievo e importanza, come le cose, le piccole cose che accompagnano la quotidiana vicenda della donna: una cintura, un piccolo fermaglio, un ventaglio, la lama con cui il padre si è suicidato, l’obi che vestì da sposa.Questo tipo di frammentazione analitica dei vari momenti della storia, va di pari passo a una sorta di diffusione capillare della presenza di Butterfly in tutta l’opera, anche quando materialmente ella non compare. Essa è l’unico centro d’interesse, il costante riferimento per tutti gli altri personaggi, che vivono solo in funzione di lei.Si potrebbe definire l’opera un “monodramma”, in cui la musica non si cura di altri personaggi, di un loro coerente svolgimento e verità psicologica, ma solo della storia interiore dell’unica protagonista; un monodramma in cui i parametri del teatro naturalista, adottati dal libretto, vengono fatti saltare attraverso il linguaggio musicale.Assistendo a “Madama Butterfly” di Puccini, siamo di fronte a un dramma eminentemente psicologico, anzi psicoanalitico: fu questo davvero che sconvolse i frequentatori dei teatri d’opera del primo Novecento. E ancor più che le precedenti opere pucciniane, Butterfly era l’apoteosi del mito femminile, così cara a tutta la cultura di fine Ottocento, realizzata con i moderni metodi dell’analisi.!https://cultura.biografieonline.it/analisi-madama-butterfly-puccini/ https://it.wikipedia.org/wiki/Madama_Butterfly https://it.wikipedia.org/wiki/Geisha Libretto Madama Butterfly - Giacomo Puccini, stagione 2002-2003 (Teatro del Maggio Musicale Fiorentino)!!!!!!!!

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La Tosca !

!!!!!!!!!!!!La Tosca di Giacomo Puccini è un melodramma in tre atti e la sua prima rappresentazione si ha a Roma nel Teatro Costanzi il 14 gennaio 1900. La riproposizione della Tosca di Victorien Sardou viene consigliata all’operista da Ferdinando Fontana, il suo librettista, in quanto la rappresentazione del francese aveva riscosso un grande successo e la fama del nome avrebbe quindi garantito cospicui incassi. Puccini accoglie la proposta calorosamente, in quanto l’Edgar che aveva messo in scena qualche mese prima si dimostrò una delusione. Dopo aver assistito alla rappresentazione della Tosca a Milano nel 1889, Puccini, entusiasta, si mette subito al lavoro assegnando, però, il compito di Fontana ad Illica. Nonostante ciò, a causa dei ripetuti no da parte dell’operista Sardou sulla cessione dei diritti, Puccini, sdegnato, abbandona il lavoro. Verrà poi ripreso nel 1895 sotto consiglio di Verdi e, principalmente, Ricordi. Dopo un lavoro di rielaborazione lungo e complesso del libretto, l’opera viene finalmente messa in scena il 14 gennaio 1900 nel Teatro Costanzi a Roma. Le recensioni furono in generale piuttosto positive e Puccini presentò la sua Tosca in tutto il mondo, arrivando perfino al Metropolitan di New York.!!!!

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Personaggi

!!!!!!!Gli attori vengono scelti In base alle caratteristiche dei personaggi. Facendo riferimento alla compagnia teatrale della prima assoluta del 1900, i personaggi in ordine di importanza sono: -Floria Tosca, una celebre cantante, interpretata dal soprano Haricléa Darclée !-Mario Cavaradossi, un pittore, interpretato da Emilio de Marchi !-Il barone Scarpia, il Capo della polizia, del baritono Eugenio Giraldoni -Cesare Angelotti, un prigioniero politico evaso, interpretato dal basso Ruggero Galli !-Il Sagrestano, dal baritono Ettore Borelli -Spoletta, l’agente di polizia, dal tenore Enrico Giordani -Sciarrone, il gendarme, dal basso Giuseppe Gironi -Un carceriere, dal basso Aristide Parasassi -Un pastore, dalla voce bianca di Angelo Righi Infine sono presenti vari personaggi secondari , ovvero il cardinale, il giudice del fisco, l’esecutore di giustizia Roberti, uno scrivano, un ufficiale e un sergente e personaggi di cornice, che rendono l’ambientazione ancora più coinvolgente, fra cui soldati, sbirri, il popolo, i nobili e così via.!!!!

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Trama ATTO I ! !Il primo atto si apre nella chiesa romana di sant’Andrea della Valle, dove il prigioniero politico Cesare Angelotti, appena evaso, si rifugia, grazie all’aiuto della sorella, la marchesa Attavanti, la quale gli procura la chiave della cappella di famiglia. Intanto il sagrestano, cantando l’Angelus, pulisce gli arnesi del pittore Cavaradossi. L’artista entra quindi in scena e scopre il quadro su cui sta

lavorando, ovvero un ritratto di Maria Vergine. Il prete ammonisce il giovane, in quanto riconosce nel volto della santa una sconosciuta devota che si aggirava nella chiesa in quei giorni. L’altro, però, gli risponde di essere stato colpito dall’intensità delle preghiere della ragazza in questione ed a questo punto il sagrestano si congeda. Angelotti, credendo di essere rimasto solo, esce allo scoperto, ma è colto da Cavaradossi. Il primo, tuttavia, riconoscendolo come amico di vecchia data, gli si fa incontro. Il loro colloquio viene interrotto dall’arrivo di Tosca, la fidanzata gelosissima del pittore, che perlustra immediatamente tutta la cappella in cerca di una possibile amante del pittore, ma, non trovando nessuno, si tranquillizza ed esce dalla chiesa, dopo essersi messa d’accordo con Cavaradossi per incontrarsi nella villa di quest’ultimo. Angelotti, che si era tempestivamente nascosto all’arrivo della donna, esce dal suo nascondiglio e racconta all’amico il suo piano per sottrarsi dal barone Scarpia. Udendo quel nome tanto odiato, il pittore gli assicura il suo aiuto e gli consiglia di recarsi in una sua villa, dove lo accompagna. Intanto, il sagrestano irrompe nella chiesa, seguito da altri chierici, tutti contenti per la sconfitta di Napoleone, che verrà celebrata la sera stessa al Palazzo Farnese, in cui parteciperà anche Tosca col suo canto. Nel bel mezzo della confusione generale, sopraggiunge Scarpia sulle tracce di Angelotti. Dopo aver prepotentemente richiamato tutti all’ordine, il barone intima ai suoi di perlustrare il luogo santo. I sospetti che Angelotti si sia rifugiato lì si assottigliano, quando i suoi scagnozzi gli riportano di aver trovato la cappella Attavanti socchiusa, il volto della marchesa nel ritratto della Madonna ed un cestino, che il prete aveva riempito di vivande per il pittore, vuoto. Il prepotente capisce quindi, non solo che il prigioniero si era rifugiato in quel luogo, ma anche che l’artista è suo complice. All’entrata improvvisa di Tosca, Scarpia si nasconde, lasciando però a terra il ventaglio della marchesa, precedentemente trovato durante la ricerca, per suscitare la gelosia della ragazza. Lei, trovandolo, chiede spiegazioni al prete, ma, non ricevendone, fa per uscire di scena furiosa. A questo punto, il barone esce fuori dal suo nascondiglio e cerca in tutti i modi di farle credere che il suo fidanzato l’abbia tradita con la marchesa. All’ingresso in chiesa dei popolani e del cardinale, l’antagonista conduce la donna all’aperto e ordina di nascosto al suo scagnozzo Spoletta di seguirla. Il primo atto si conclude con Scarpia che recita il Te Deum per assicurarsi il buon fine di questa missione. !

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ATTO II !L’ambientazione del secondo atto sono le stanze di Palazzo Fornese del barone, dove sta cenando, prefigurandosi l’esecuzione dei due fuggitivi. Egli chiede al suo servo Sciarrone di far recapitare un biglietto a Tosca, dopo l’esibizione, in suo nome, sicuro che accetterà l’invito per amor del suo amato. A questo punto entra in scena Spoletta, che confida al capo di aver

perso le tracce della donna, ma di aver trovato al suo posto Cavaradossi e di averlo condotto nella villa. Scarpia, quindi, udendo il canto della protagonista, fa entrare nella stanza il pittore, accompagnato dall’esecutore di giustizia e dal giudice del fisco. Parte, quindi un interrogatorio apparentemente informale sull’evasione di un prigioniero politico. Alle negazioni dell’artista, l’antagonista si infuria e continua con la serie di domande, ma stavolta in modo più serrato. Improvvisamente, Tosca irrompe nella scena abbracciando il giovane innamorato ed accenna di aver compreso di dover tacere su tutta la vicenda. Il barone, però, ordina a Sciarrone di aprire la sala della tortura, dove entrano Cavaradossi, il Giudice e tutti gli altri. Il prepotente continua l’interrogatorio con la donna, informandosi nel frattempo coi suoi scagnozzi per sapere se il pittore stia confessando. Dopo l’ennesimo rifiuto, Scarpia gli ordina di insistere e descrive alla donna le torture che vengono inflitte al suo amato. Ella, sentendone i lamenti, chiede di interrompere quel supplizio, ma viene rincuorata dalla voce del giovane, che le intima di non rivelare nessuna informazione. Dopo vari tentennamenti, la ragazza cede e confessa che Angelotti è nascosto nel pozzo. Cavaradossi, portato fuori dalla stanza della tortura, rimprovera la fidanzata, ma gioisce quando viene ufficializzata la sconfitta di Bonaparte a Marengo e, a causa di ciò, viene condannato a morte per alto tradimento. Tosca, disperata, chiede al carnefice di avere la vita dell’amato salvata, ed egli le propone di darsi a lui in cambio. In quel momento entra in scena Spoletta, che annuncia di aver trovato il cadavere del fuggitivo e che tutto è pronto per l’esecuzione di Cavaradossi. Su insistenza della donna, però, Scarpia ordina che la fucilazione sia solamente simulata con le armi a salve. Il barone si avvicina, dunque, a Tosca, che, però gli chiede di firmare un salvacondotto per sé e per il suo amato. Mentre Scarpia lo compila, ella si impossessa di un coltello dalla tavola imbandita e, quando l’uomo cerca di abbracciarla, sconvolta dall’odio, lo uccide. Intenerita, gli pone accanto due candele e gli posa sul petto un crocefisso della sala ed esce.!

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ATTO III

!Arriviamo, dunque al terzo ed ultimo atto. È il momento che precede l’alba, si odono le campanelle di un armamento ed il canto di un pastore. Il carceriere di Castel Sant’Angelo riceve un sergente ed il picchetto che conduce Cavaradossi alla fucilazione. Il carceriere si assicura dell’identità del condannato ed il sergente firma il registro, avvertendo il pittore che manca una sola ora alla sua esecuzione e che può chiedere l’assistenza di un sacerdote. Il giovane preferisce piuttosto scrivere un biglietto di addio alla sua amata, commuovendosi. Intanto Spoletta indica a Tosca dove si trova il suo fidanzato. La donna, agitata, gli si avvicina e gli fa vedere il salvacondotto, confessandogli di aver ucciso Scarpia dopo averlo ottenuto. Cavaradossi, felice, la consola dolcemente. La ragazza lo avvisa che la fucilazione sarà una semplice finzione e che, una volta andati via i soldati, essi saranno liberi di fuggire per Civitavecchia. Sono le quattro del mattino ed è giunto il fatidico momento: si avvicinano un ufficiale, Spoletta, il carceriere ed un drappello di soldati. Tosca fa le ultime raccomandazioni al giovane di fingere bene la sua morte e lui le rassicura con una battuta: “cadrò come la Tosca in teatro”. Avviene la fucilazione e Spoletta impedisce al sergente di sparare il colpo di grazia. Tosca si avvicina e, incredula e sconvolta, si trova di fronte al cadavere dell’amato che abbraccia disperata. Sciarrone avverte Spoletta che Scarpia è stato ucciso. La giovane sfugge dalle grinfie dei due e, dinanzi agli scagnozzi del defunto barone, si getta dagli spalti del castello.!!!!!

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!Musica

!La Tosca è considerata l’opera più drammatica di Puccini, data la sua ricchezza di colpi di scena e di stratagemmi che tengono lo spettatore in una tensione costante. Il discorso musicale si evolve in modo parallelo a questa caratteristica, infatti sono presenti vari incisi tematici brevi e taglienti, spesso costruiti su armonie dissonanti, come quella prodotta dalla successione degli accordi dal tema di Scarpia che apre l’opera: Si bemolle maggiore, la bemolle maggiore, mi maggiore, tra cui il primo e l’ultimo sono in relazione al tritono. La vena melodica ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, nonché nelle tre celebri romanze, una per atto “Recondita armonia”, ”Vissi d’arte”, “E lucevan le stelle”, che rallentano in direzione lirica la concitazione della vicenda. L’acme drammatico si ha, invece, nel secondo atto, che vede come protagonista il sadico barone Scarpia, nel quale l’orchestra pucciniana assume sonorità che anticipano l’estetica dell’impressionismo musicale tedesco.!

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Adattamenti

!!La Tosca è stata, inoltre, motivo di ispirazione per molti autori e registi, anche molto postumi rispetto a Puccini. Ne è un esempio il film “La Tosca” di Luigi Magni con musica di Armando Trovajoli del 1973. In questa particolare versione, gli attori, fra cui spiccano Gigi Proietti nel ruolo di Cavaradossi e Monica Vitti nel ruolo di Tosca, recitano in romanesco stretto ed alcuni snodi della trama, anche i più melodrammatici, vengono rivisitati in chiave comica. !

“Tosca di giacomo Puccini, stagione 2012 maggio musicale fiorentino” Giunti, Teatro del Maggio musicale fiorentino

http://filarmonici.it/Trame_delle_opere/Tosca,%20Trama%20dell'Opera.htm#:~:targetText=Tosca%3A%20Trama&targetText=Nella%20bella%20chiesa%20di%20sant,di%20famiglia%20dove%20pu%C3%B2%20nascondersi.

https://it.wikipedia.org/wiki/La_Tosca_(film_1973)

http://www.itisfocaccia.it/percorsi_musicali/File%20PDF%20Word/Puccini%20Biografia.pdf

!Greta Bettazzi, Leonardo Lai, Giulia Parente, Aurora Pugliese e Andrea Salvadori Liceo “Niccolò Copernico”, Prato

5^AL a.s. 2019/2020