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Fieseler Storch 1:3di Paolo Severin
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Mentre nel suo nido sull’ap-
pennino bolognese, Vittorio
Negri stava costruendo il Borea che
avevo progettato , Aldo Toni e Paolo
Dapporto mi hanno chiesto di co-
struire un trainatore della stessa epoca
dell’aliante.
L’ideale sarebbe stato un Capronci-
no, biplano che avevo già realizza-
to in scala 1:4 e che - come si vedeva
in alcune foto d’epoca - veniva utiliz-
zato a Pavullo per il traino, l’idea però
è stata scartata per vari motivi, non
ultimo l’impegno, non indiff erente,
del montaggio in campo volo, visto
che il montaggio del Borea, realizzato
come da progetto di Teichfuss, era
già una bella impresa. Alla fi ne
abbiamo scelto il Fieseler Fi156. In
eff etti se il Borea fosse sopravvissu-
to, avrebbe potuto benissimo essere
trainato da uno “Storch”, in Italia ce
n’erano diversi. Inoltre sarebbe bastato
ingrandire il progetto dello “Storch”
in scala 1:4 che già producevo in kit.
Facendo due conti abbiamo visto che
la scala 1:2,5, la stessa del Borea, dava
un’apertura alare di quasi 6 metri, un
bestione enorme e soprattutto impos-
sibile da gestire. Abbiamo deciso di
“ridurre” la scala a 1:3, che comunque
è risultata di dimensioni notevoli:
4,85 mt di
apertura e 3,20 di lunghezza, anche
questo da gestire non sarebbe stato
uno scherzo...
Aldo e soprattutto Paolo hanno
però insistito per una motorizza-
zione elettrica. Paolo Dapporto, che
avrebbe dovuto gestire e pilotare il
trainatore, era completamente conver-
tito all’elettrico e non ne
voleva sapere di messe in
moto (con rischio di dita
rotte) e manutenzione
del moto-
re. Personalmente non amo molto
l’elettrico e soprattutto non avevo la
minima esperienza in quel campo,
l’idea però di riuscire a costruire e far
volare un bestione di quelle dimen-
sioni con una motorizzazione elettrica
era una bella sfi da, per cui ho iniziato
la costruzione.
La fusoliera non ha presenta-
to particolari problemi, dopo
avere disegnato con un pennarello il
traliccio delle fi ancate sul banco da
saldatura (il banco è in lamiera zincata
da 2 mm), abbiamo realizzato la
prima fi ancata fi ssando i tubi al banco
per mezzo di morsetti e calamite, sulla
Foto d’epoca:un Caproncino traina
un aliante.
Sotto:la struttura della fusoliera
appena saldata.
Foto piccola:forcella del ruotino di coda ammortizato in
costruzione.
UN TRAINATORE PER IL BOREA
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In senso orario:
Prima prova di motaggio dello Storch.
I piani di coda sono muniti di fl ettner
funzionanti, iquali sul vero aereo servivano a diminuire lo sforzo del
pilota sulla cloche.Nel modello dovrebbero
favorire l’azione dei servi.
Prova di montaggiodel timone verticale
Foto di sfondo:lo Storch in volo a Ozzano Emilia.
prima fi ancata ab-
biamo poi realizzato
la seconda, otte-
nendo due fi ancate
perfettamente identiche.
I longheroni principali
della fusoliera sono
stati realizzati in tubo
inox da 9 mm con
spessore 0,25 mm,
il traliccio è in tubo da 9 mm nella
parte anteriore e cala di diametro
verso la coda. Le due fi ancate sono
poi state allineate sul banco e fi ssate
per mezzo di morsetti e squadre, si è
quindi proceduto a saldare la struttura
del fondo e del dorso della fusoliera.
Ne è risultata una struttura legge-
rissima e robusta, la fusoliera fi nita
pesa solo 2,5 kg. Abbiamo quindi
realizzato il carrello d’atterraggio
che grazie al generoso diametro di
18 mm dei due tubi principali in
cromo-molibdeno, ci ha permesso
di utilizzare degli ammortizzatori
oleo-pneumatici da 250N (25 kg)
che coadiuvati da due ulteriori molle
forniscono un molleggio adeguato al
peso del modello e non fanno rimbal-
zare l’aereo in atterraggio. Abbiamo
inoltre costruito, sempre in tubi inox,
il ruotino posteriore pivottante e
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ammortizzato, il sistema di regola-
zione dello stabilizzatore e il sistema
di sgancio del cavo di traino. I piani
di coda sono stati realizzati in legno
con centine in compensato di pioppo
e betulla, i longheroni sono in tubo
di carbonio per lo stabilizzatore e in
balsa/calza di carbonio per l’elevatore.
La ricopertura del naso e dei terminali
è in compensato da 0,8, come pure le
capstrips. Le parti mobili sono prov-
viste di fl ettners, funzionanti come sul
vero aereo, che aiutano lo sforzo dei
servi. In pratica agiscono piegandosi
in senso contrario all’elevatore e grazie
alla loro posizione generano una forza
contraria a quella dell’aria sull’eleva-
tore, diminuendo lo sforzo necessario
per azionarlo. Ogni semipiano oriz-
zontale è completamente smontabile e
contiene un servo Hitech Hi-Torque.
Anche il timone verticale è comple-
tamente smontabile, è costruito allo
stesso modo dei piani orizzontali ed è
azionato da cavetti e da un servo Hi-
Torque posto sotto ai sedili che agisce
su una grande carrucola la quale
sopporta la tensione dei cavetti.
Le ali sono anch’esse in legno, han-
no longheroni in cedro con dia-
frammi alleggeriti in compensato di
pioppo da 4 mm, centine in compen-
sato di pioppo da 3 mm e coperture,
bordi d’entrata e capstrips in compen-
sato di betulla da 0,8 mm. Il lavoro
più impegnativo è stata la costruzione
degli slats (alette Handley Page). Non
avendo a disposizione uno stampo per
realizzarli in vetroresina come faccio
per i miei kit, ho dovuto costruirli in
legno, con centine e longheroncini in
cedro ricoperti da compensato di be-
Da sinistra a destra e dall’alto:
L’ala in costruzione.
Le ali sono fi ssate alla fusoliera per mezzo di due perni/cerniera da 4 mm e tenute in posizione dai
montanti.
L’Hacker 200 e il regolatore montati sul
banco motore.
I fl ap sono risultati particolarmente effi cienti
grazie al rispetto dei profi li originali e dei
punti di cerniera.
Il banco motore.
Prima prova di bilanciamento del
modello con i simulacri delle batterie installati.
La costruzione degli slats, ricoperti in
compensato di betulla, è stata particolarmente
impegnativa.Per la produzione del kit ne è stata realizzata una versione in vetroresina.
Cofantura del motore.
La fusoliera prima della verniciatura.
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tulla da 0,8 mm curvato a caldo, non
è stato facile. In seguito ho deciso di
produrre anche questo modello in kit
(su ordinazione), ed ho realizzato gli
stampi anche per questi slats. Flaps e
alettoni, anch’essi muniti di fl ettners,
non hanno dato problemi, anche se
la costruzione di una parte mobile
per un modello di queste dimensioni,
corrisponde alla costruzione di un’ala
di un aeromodello “normale”. Per i
montanti alari ho dovuto costruire
una serie di rulli per trafi lare dei
manici di scopa. Proprio così, non
trovando dei tubi di acciaio inox di
dimensioni adeguate, ho utilizzato i
tubi in ferro che si usano per i manici
di scopa comperandoli per pochi euro
a supermercato, sono leggerissimi. I
tubi profi lati a goccia così ricavati ri-
vestono dei tubi in cromo molibdeno
da 8 mm che costituiscono l’ossatura
principale dei montanti.
La fusoliera “nuda” è stata presenta-
ta a Ozzano durante il Radio Mo-
del Show 2010 ed ha suscitato molto
interesse. Durante questa occasione
abbiamo anche contattato Mr. Hacker
per la motorizzazione. Dopo alcune
prove ci ha proposto un Hacker 200
senza riduzione gestito da un regola-
tore 200-Oto realizzati appositamente
per il Fieseler, che avrebbero dovuto
tirare un’elica 34/10 o 34/12. Per le
batterie Paolo Dapporto ha preso
contatti con la Lipotech che avrebbe
costruito 2 enormi pacchi da 7 celle
Li-Fe da 30A/10C, 22,4V. Paolo si è
anche occupato dei caricabatterie.
A fi anco: foto di rito dopo il primo assemblaggio del
modello fi nito.
A sinistra:
Centralina Emcotec sotto al doppio pacco di batterie e carrucolone
di comando del timone verticale.
Il pilota prova se tutti i comandi funzionano...
Strumentazione di bordo.
Particolare dell’attacco dei piani orizzontali con regolatore dell’incidenza
dello stabilizzatore.
Le cerniere a scatto della cofanatura sono tagliate a l laser, come anche la ventolina di raff reddamento del motore posta dietro
all’elica.
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La Hacker mi ha fornito un motore
provvisorio non funzionante per
poter realizzare il banco motore, men-
tre la Lipotech ha fornito pesi e misure
dei pacchi di batterie per realizzare dei
simulacri provvisori. Il traliccio di sup-
porto del motore è in tubo di acciaio
da 8 mm infi lato su 4 lunghi prigionie-
ri in barra fi lettata da 6 mm. Il motore
è fi ssato su un’ordinata in acciaio inox
da 2 mm che supporta anche la naca
in vetroresina e il regolatore, che è po-
sizionato esattamente nella presa d’aria
del motore in modo da essere raff red-
dato dal fl usso dell’elica. Ho anche re-
alizzato una ventoletta in duralluminio
che ho inserito sul piatto dell’elica per
raff reddare ulteriormente il motore. La
cofanatura del motore è in lamierino
di duralluminio da 0,4 mm ed ha la
parte inferiore avvitata alla parafi amma
e alla naca in vetroresina, mentre la
parte superiore è fi ssata mediante 4
chiusure a scatto che permettono un
veloce accesso alle connessioni delle
batterie per la ricarica. Le due batterie
sono state posizionate una all’interno
del traliccio del banco motore ed una
in fusoliera, sul pavimento dietro alla
parafi amma. Purtroppo l’installazione
delle batterie è abbastanza laboriosa e
non conviene smontarle per la ricarica,
vengono quindi caricate a bordo.
Preparativi prima del collaudo...
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La vetratura è in PVC trasparente
da 1 mm con cornici in dural-
luminio tagliato al laser rivettato sul
PVC stesso con oltre 500 (!) ribattini
da 1,5 mm, la portiera è funzionan-
te e consente l’accesso ai servi e alla
centralina Emcotec.
La struttura completa, prima
della ricopertura con a bordo i
simulacri delle batterie, pesava “solo”
31,5 kg, quando però sono arrivate le
vere batterie sono risultate più pesanti
di qualche chilo e il peso fi nale in
ordine di volo è risultato 38,5 kg, (ho
calcolato che con un motore a scoppio
si potrebbe scendere a circa 25 kg).
La copertura è in Oratex, con fi nte
cuciture su ali e piani di coda. Per la
colorazione abbiamo copiato l’esem-
plare con livrea mimetica italiana
conservato al museo di Vigna di Valle.
Aldo e Paolo sono venuti nel mio
laboratorio dove dopo avere pro-
grammato la radio abbiamo provato il
motore utilizzando due eliche diverse,
dopo qualche giorno eravamo ad Oz-
zano per il collaudo. Dopo avere cari-
cato le batterie utilizzando un’enorme
batteria automobilistica il modello era
pronto per il collaudo con Aldo Toni
ai comandi. Tirava un discreto ven-
ticello al traverso del campo ed io ho
suggerito a Aldo di decollare contro-
vento di traverso al campo, conoscevo
bene il Fieseler e sapevo che avrebbe
staccato in pochi metri, la pista di
Ozzano del resto era bella larga. Dopo
qualche perplessità Aldo si è convinto
e dopo avere messo qualche grado di
fl aps ha dato motore. L’uccellone si
è staccato come previsto dopo pochi
metri ed è salito stabile e regolare. Il
modello è risultato un po’ picchiato
per cui dopo qualche tacca di trim a
cabrare Aldo ha fatto alcuni passaggi
provando anche a tirare sul cabra per
cercare di capire se ce l’avremmo fatta
a trainare il Borea. Lo “Storch” non
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saliva di certo in verticale, ma comun-
que si arrampicava abbastanza bene e
così a occhio avrebbe dovuto
farcela, del resto il traino di
una riproduzione come il Borea avreb-
be dovuto essere realistico e lento
come un traino vero dell’epoca. Dopo
qualche passaggio Aldo si è allineato
per l’atterraggio. Essendo abituato
con gli alianti l’ha presa bella lunga e,
probabilmente anche ingannato dalle
dimensioni del modello che sembrava
già in pista ma che in realtà era ancora
ben lontano, ha toccato terra ai mar-
gini del prato, percorrendo un breve
tratto nel campo arato che c’era a fi ne
pista. Il Fieseler non ha fatto neanche
una piega ed è atterrato molleggian-
dosi sulle sue lunghe gambe. Sempre
a dimostrazione della robustezza
del carrello, in uno degli atterraggi
successivi lo “Storch” ha centrato un
cinesino della pista disintegrandolo
senza riportare danni e atterrando
come se nulla fosse. Dopo avere rego-
lato l’incidenza dell’elevatore toglien-
do il trim a cabrare, abbiamo fatto
molti altri voli, lo abbiamo provato
anche io e Paolo Dapporto. Io l’ho
trovato molto più stabile rispetto al
mio Fieseler 1:4. In eff etti la posizione
obbligata delle batterie genera un cen-
traggio molto avanzato del modello,
il quale risulta più stabile ma anche
meno immediato nel rispondere alla
cabrata, per cui in atterraggio occorre
anticipare la richiamata fi nale. Dopo
ogni volo abbiamo controllato motore
e batterie constatando che consumi e
surriscaldamento erano ben al di sotto
del previsto, per cui abbiamo deciso
di provare eliche più grandi, cosa che
abbiamo fatto nei giorni successivi e
alla fi ne siamo arrivati a montare una
36/12, che è sembrata l’ideale per quel
motore. Il grande diametro dell’elica
però ha fatto sì che in un at-
terraggio un po’ più duro degli
altri, l’elica toccasse il terreno
scheggiandosi, per cui è stata acqui-
stata una nuova elica Fiala della stessa
misura che doveva essere collaudata a
Nervesa il 5 Marzo, ma quel giorno,
dopo quello che era successo al Borea,
nessuno ne ha avuto voglia.
Un paio di mesi dopo, a Molinel-
la, abbiamo provato a trainare il
Rehier di Aldo, un bellissimo aliante
in scala 1:3 del peso di 19 kg.
Dopo un primo tentativo in cui lo
Storch, a causa dei fl ap estratti, ha
decollato in anticipo sull’aliante, il
traino è riuscito, naturalmente si è
trattato di un traino realistico, senza
arrampicare troppo, chissà se ce la fa-
remo a fare altrettanto con il Borea...
intanto Vittorio Negri è già al lavoro.
Paolo Severinwww.paoloseverin.it
Foto dei collaudi di Cesare Zanon
L’assorbimento calcolato è di circa 130 A
con un’autonomia sti-mata di 30 minuti, ma dalle prime prove pare
si possa migliorare.Il tempo di ricarica è di 6 ore con un caricabat-
terie Raytronic C 60 a 2 canali da 220 W ognuno e permette di dedicare il 90% della
potenza alla ricarica di una singola batteria.
È distribuito da Safale-ro ed è stato scelto, oltre che per la sua potenza,
per la capacità di bilanciare le 7 celle di
cui è composto ognuno dei 2 paccchi di batterie
che ci sono a bordo.Ogni cella è da 30 A per 3,2 V, per un vol-
taggio totale di 44,8 V.Naturalmente viene
utilizzato un caricabat-terie per ogni pacco.
La Lipotech produce un caricabatterie specifi co
per le sue LiFe, che carica la batteria in 90 minuti e che acquiste-remo appena il Fieseler comincerà veramente a
lavorare.
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