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Nuove Forme di culturaDA TEX WILLER AI MANGA DEL SOL LEVANTE

La Fiera del Fumetto a Bologna

Nelle giornate dell’8 e 9 Aprile, presso il PALANORD di Bologna, si è tenuta la Fiera del fumetto che

ormai da alcuni anni è tappa fissa per appassionati e rivenditori. Anche se di piccole dimensioni (i

banchetti non superavano il centinaio) la rassegna bolognese sa farsi amare per ciò che rappresenta: in

una città fortemente legata alla tradizione di questo potentissimo mezzo espressivo (si pensi

all’importantissima raccolta di saggi sul tema: “Apocalittici e integrati” edita da Bompiani per Umberto

Eco presso la città turrita) si sente la necessità di una vetrina che mostri passato e presente degli albi a

fumetti.

Il menù è stato ricco e gustoso, senza fronzoli: per un modico prezzo d’entrata era possibile accedere ad

una prima corposa sezione dedicata interamente al fumetto Italiano. A fare da padroni qui, i collezionisti

che da bambini compravano Tex (e ora ne hanno le soffitte piene), e la generazione seguente, che nel

1991 sfogliava incredula le prime avventure macchiate di sangue di Dylan Dog. Rarissimi albi del gruppo

Disney si trovano a cifre elevate che solo un appassionato può pensare di spendere (il primo numero di

Topolino, infatti, è stato valutato già agli inizi del nuovo secolo per 1.300 €). Abbondano figurine di

calciatori da lungo tempo ormai ritiratisi, per quegli uomini che hanno mantenuto una parte bambina ad

animare le loro vite.

Poco più avanti la parola d’ordine è una sola: Giappone. Il dilagante fenomeno del fumetto orientale

(detto Manga) invade tutta la seconda sezione della fiera, arricchita da una grande quantità di gadget il cui

mercato sembra non arrestarsi mai. Qui l’utenza è più giovane, ma non meno appassionata. Divertiti

gruppi di ragazzi scorrazzano fra i banchetti vestiti dai protagonisti dei loro fumetti preferiti (arte

chiamata Cosplay, in realtà poco presente rispetto Fiere dai grandi nomi come quella di Lucca o il

Cartoon Comics di Milano). La fiera mette a disposizione albi esauriti nelle librerie, fumetti usati, numeri

introvabili o venduti a caro prezzo anche su nuovi mezzi di compra-vendita come eBay (il famoso sito di

acquisti on-line). L’esposizione di così tanto materiale permette l’acquisto di intere saghe o di quel film

che: “cercavo-da-molto-tempo”.

Troppo spesso il fumetto, soprattutto quello giapponese, è stato associato a violenza o a tematiche

scomode e diseducative: il passo è breve e la confusione può crearsi nelle menti di chi non è abituato a

conoscere prima di giudicare. Il fumetto non è più solo una striscia domenicale che punta alla risata facile,

bensì un complesso mondo narrativo associabile alla letteratura di consumo o alle produzioni

hollywoodiane. Lo scopo è divertire ed intrattenere, ma le storie, per quanto a volte violente, sono sempre

basate su valori positivi e personaggi encomiabili: il pubblico a cui sono indirizzati può essere più o meno

maturo, ma il target è ben specificato e non lascia mai spiazzati. La violenza, l’antagonista, le ingiustizie,

sono parte della vita e alla vita vengono riportate in maniera allegorica tramite le tavole dei maestri

giapponesi. Perché sconvolgersi? Il bisogno di bontà e di divertimento puro, non intaccato dalla

malvagità, è pienamente soddisfatto dalle produzioni Disney e simili, ma dove finisce il diritto per un

adolescente, o per un adulto, di godersi un prodotto diverso, più umano e realistico, se bolliamo qualsiasi

forma estranea come nociva?

La Fiera di Bologna ha messo in luce il punto focale di questa discussione; ciò che si poteva ammirare era

la felicità e la passione che animava ogni utente, senza alcuna macchia scura che snaturasse lo spirito con

cui la gente si relaziona alla bellissima nona arte.

Dedico questo articolo a Elisa Penna, storico nome del fumetto italiano, legata indissolubilmente alla

figura di Paperinik e Topolino, scomparsa il 30 Aprile 2009.

Simonluca Renda