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EZIO MATTIOCCO

ANTICHI MARCHI DELL’OREFICERIA ABRUZZESE:CATALOGO AGGIORNATO DELLE OPERE PUNZONATE

Di leghe metalliche, di bolli e di maestri argentieri che operarono nella nostra regione a partire dal XIII secolo mi sono ripetutamente occupato in passato1, come pure nel 1997, segnalai alcune opere con falsi marchi che, a quanto pare, da tempo circolavano sul mercato antiquario2. Con l’occasio-ne, pubblicai un primo elenco di opere di oreficeria abruz-zese punzonate con marchi sulmonesi ed aquilani, ancora conservate o conosciute dalla letteratura, successivamente riproposto con aggiunte e variazioni, ma anche con qualche imprecisione, nel volume sugli orafi argentieri d’Abruzzo3. Il

1 E. Mattiocco, Bibliografia per la storia dell’arte orafa in Abruzzo, De-putazione Abruzzese di Storia Patria, Bibliografica 7, L’Aquila, Edizioni Libreria Colacchi, 1999 e, successivamente a tale data: id., L’arte orafa in Abruzzo, in L’Abruzzo nel Medioevo, a c. di U. RUsso e E. tiboni, Pescara, Ediars, 2003, pp. 529-542; id., Orafi e argentieri d’Abruzzo dal XIII al XVIII secolo, Lanciano, Editrice Itinerari, 2005; id., Orafi e argentieri in Abruzzo precursori e contemporanei di Nicola della Guardia, in Nicola da Guardiagrele orafo tra Medioevo e Rinascimento. Le opere i restauri, Pian di Porto - Todi, Tau Editrice, 2008, pp. 23-59.

2 id., Gli antichi marchi dell’oreficeria abruzzese, Quaderni del Museo Civico di Sulmona, N. S., 1, 1997, Appendice VIII, pp. 100-110.

3 id., Orafi e argentieri d’Abruzzo… cit., pp. 245-254.

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rinvenimento di nuove opere bollate, la dispersione di argenti da tempo già noti e la comparsa di altri punzoni contraffatti son sembrate motivazioni sufficienti per tornare brevemente in argomento.

La saggiatura dei metalli pregiati, tendente ad accertare la quantità di oro o argento fino presente nelle leghe, è pratica antichissima4, mentre la punzonatura, ossia la marcatura del manufatto o del lingotto dopo il controllo, risale al tardo Me-dioevo. Nel Mezzogiorno d’Italia, le Constitutiones federiciane del 1235 codificarono norme ben precise per il commercio dei preziosi, fissando il titolo dell’oro e dell’argento destinato alla lavorazione e istituendo appositi uffici preposti al controllo. Per l’argento era prevista una lega che contenesse undici once di fino per libbra e una di rame, equivalente nella termino-logia moderna al 916, 667 per mille, mentre con gli Angioini fu lavorato alla bontà dei carlini, che aumentava, sia pure di poco, la quota del metallo nobile portandola a 11 once e tre sterlini per libbra, ossia pari al 929, 166 per mille, essendo lo sterlino equivalente a un ventesimo di oncia5.

A garanzia del buon tenore della lega, dopo la saggiatura il manufatto veniva marcato con un punzone, ossia col signum seu sculprum dell’antica nomenclatura, detto volgarmente mercum6,

4 Praticata già dagli antichi popoli del bacino del Mediterraneo; se ne accenna ripetutamente anche nella Bibbia: tra la nutrita letteratura sull’argomento, si segnala il recente volume di S. PERfEtto, La prova del metallo. L’esperienza di Vincenzo Porzio nella zecca di Napoli (1555-1587), Roma, Aracne editrice, 1912, p. 13 ss.

5 La libbra è stata calcolata pari a 320,764 grammi, quindi l’oncia equivalente a 26,730 grammi e lo sterlino a 1,3365 grammi.

6 Così nel diploma col quale il 29 dicembre 1406 Ladislao di Durazzo concedeva l’autorizzazione al rinnovo del punzone sulmonese: «signum seu sculprum quod vulgariter mercum appellant et quo vasa aurea et ar-gentea seu alie sculpture et opera electi auri et argenti que fiunt cuduntur seu fabricant(ur) in dicta Civitate Sulmone signari consueveru(n)t….». L’originale del diploma, che si conservava nel Museo Civico di Sulmona, è stato trafugato in epoca relativamente recente; per la trascrizione inte-grale, vd. E. Mattiocco, Orafi e argentieri … cit., p. 238.

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e anche puntillo7 e bulla8, stampigliato sulla superficie metal-lica mediante percussione con un martelletto, così da lasciare ben visibile l’impronta della sigla, composta per lo più dalle iniziali del nome della città ove avveniva il saggio. Nelle pro-vince meridionali tale pratica entrò nell’uso comune al tempo degli Angioini e in Abruzzo uffici di controllo funzionarono nelle città di Sulmona, L’Aquila e Teramo, ove tra Medioevo e Rinascimento furono attivi numerosi aurifices, organizzati corporativamente con propri statuti.

Del mercum adottato a Sulmona già intorno alla metà del Trecento si conoscono vari tipi succedutisi nell’arco di quasi due secoli, studiati fin dallo scorcio dell’Ottocento9: il primo è connotato dalla sigla «sUl» in lettere gotiche, con la «l» attra-versata dal trattino abbreviativo orizzontale.

A quanto sembra, questo primo esemplare rimase in uso

7 Nello Statuto di Ferdinando il Cattolico si legge testualmente: «Item peteno per gratia speciale alla detta Cattholica Maestà se degni concedere et de novo confirmare alli detti Maestri et Consuli della detta Arte lo puntillo, o vero mercho delo quale se merchano tutti basselli et lavori di Argento de carlini…».

8 Così negli Statuta Civitatis Aquile: Item statutum et ordinatum est quod orifici et laboratores argenti debeant laborare, vel laborari facere ar-gentum quod sit, in liga trium tarenorum pro qualibet uncia ponderis, et sit signatum, sive mercatum bulla Camerarii, que conservetur, ad mercan-dum, per duos probos viros et legales magistros, eligendos per Consilium Dicte Civitatis Aquile.

9 Una prima sequenza dei punzoni sulmonesi fu pubblicata dal te-desco Leopold Gmelin che, per quanto lacunosa e imperfetta, incontrò particolare fortuna nei repertori successivi: l.GMElin, Die mittelalter-liche Goldschdiedekunstin del Abruzzen, in Zitschrift des Bayerischen Kunstgewerbe-Vereins Munchen Jahrgang 1890, Helft 1-2 und 11-12, pp. 10-16, 113-149; trad. Italiana di G. Grugnola, L’Oreficeria medioevale negli Abruzzi, in «Rivista abruzzese di storia, lettere ed arti», Teramo 1891, pp. 145-150; 250-263; 307-322; 353-382 e per estratto, Teramo, Tip. del Corriere Abruzzese, 1891, pp. 80 con 8 tavole, (cui si farà rife-rimento in questa sede). Meno conosciuti invece gli studi di Pietro Pic-cirilli che, pur colmando le molte lacune delle osservazioni precedenti, rimasero piuttosto confinati nell’ambito locale: P. PicciRilli, Monumenti architettonici sulmonesi descritti e illustrati, Lanciano, Carabba Editore, 1889-1901, in particolare pp.105-116.

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per breve tempo e forse andò perduto nel catastrofico terre-moto che colpì Sulmona il 9 settembre del 134910, supposi-zione avvalorata dal fatto che gli argenti lavorati dopo tale data sono punzonati con un bollo concettualmente simile, ma con lettere diversamente disegnate e con l’aggiunta di due puntini sotto la «U» di incerto significato. Così, ad esempio, i due calici firmati rispettivamente da Ciccarello di Francesco di Bentevenga e da Nicola di Aventino, entrambi eseguiti non più tardi del 1363, epoca in cui i due orafi dovettero trovare la morte a seguito del riacutizzarsi dell’epidemia di peste che in quell’anno a Sulmona fece molte vittime illustri11. Il secon-do marchio rimase invece in funzione per più lungo tempo e fu sostituito solo allo scadere del 1406, quando Ladislao di Durazzo con diploma del 29 dicembre di quell’anno ne au-torizzò il rifacimento, affidandone l’incarico all’orafo sulmo-nese Nicola Piczulo12. Il rinnovato punzone conservò la sigla tradizionale ma eliminò i puntini sotto la «U», differenzian-dosi sostanzialmente dai precedenti nel contorno delle lettere e nel segno di abbreviazione posto sulla lettera intermedia. Questo primo punzone quattrocentesco andò disperso o per qualche motivo si rese all’improvviso indisponibile intorno al 1430, allorché per breve tempo, in attesa che se ne rifacesse uno nuovo, fu rimesso in funzione quello dismesso nel 1406. Difatti il vecchio punzone con i due puntini, è stato rinvenuto su alcuni oggetti – tra cui un cassettino reliquiario del tesoro della SS. Annunziata con la data del 1430 – affiancato, però, da una «A» incisa a bulino, verosimilmente come segno di au-tentica di un mercum ormai fuori corso legale da anni. Subito

10 Per gli eventi accaduti in quell’anno a Sulmona, vd. E. Mattiocco, Sulmona al tempo del Barbato, in Barbato e la Sulmona del suo tempo, Collana “Novitas” dell’Università Sulmonese della Libera Età, 4, Lancia-no, Editrice Itinerari, pp. 107-108.

11 Nicola di Aventino morì in agosto e di Ciccarello di Francesco non si hanno ulteriori notizie dopo tale anno: ibidem, pp. 119-120 e anche Orafi e argentieri… cit., ad vocem, e id., Nicola di Aventino orafo sulmo-nese del Trecento e il calice di Sepino, in «Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria», a. XCI (2001), pp. 87-124.

12 Sul personaggio, E. Mattiocco, Orafi e argentieri… cit., pp. 168-175.

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dopo fu approntato il nuovo punzone, sempre con la stessa sigla ma ben differenziata graficamente, dismesso a sua volta poco prima del 1468, anno in cui è già in funzione il tipo suc-cessivo, che ritroviamo ancora nel 1484, facilmente riconosci-bile per il diverso disegno della «U» intermedia, che presenta il tratto verticale sulla sinistra e non come di consueto sulla destra. Successivamente è di comune riscontro l’ultimo tipo che, perduta ormai la caratteristica grafica di tipo gotico, fa la sua comparsa su diverse opere del tardo Quattrocento e dei primissimi anni del Cinquecento13 (fig. 1).

Per L’Aquila si conoscono cinque tipi differenti di bulle, che coprono l’arco di tempo compreso tra la fine del XIV e la metà del XVI secolo, connotate dalla sigla «aql» in lettera gotica, che nei tre esemplari più antichi presentano il trattino ab-breviativo sull’asta verticale della «l» finale, ma, a fronte del cospicuo numero di manufatti punzonati col bollo sulmone-se, gli argenti col marchio aquilano, ancora esistenti o cono-sciuti dalla letteratura superano appena la diecina14. Mancano sufficienti riferimenti cronologici per circostanziarne l’esatta sequenza, ma il più antico è sicuramente quello identificato sulle croci processionali di Cesacastina, di Colli di Barete e di Lucoli, che stilisticamente si collocano nell’ambito del tardo Trecento o agli inizi del secolo successivo. L’autore della croce di Cesacastina rimane ancora sconosciuto, né siamo meglio informati in merito all’enigmatico Renzo di Coletta che firmò quella di Colli di Barete15. Diverso il caso di Paolo di Meo de’

13 Ultima opera punzonata con questo bollo è il pastorale di Lan-ciano, databile al 1515 o ad un momento immediatamente successivo.

14 La serie dei primi quattro bolli studiata da Pietro Piccirilli (P. Pic-ciRilli, Oreficeria medievale aquilana. Due cimeli nel “Victoria and Albert Museum” di Londra, in «L’Arte», Roma, a. VIII (1905), pp. 441-446) con la sequenza cronologica dei fac-simile disposta non in perfetto ordine per mero errore tipografico, è stata poi da me riordinata e integrata con il quinto marchio identificato successivamente.

15 Per la croce di Cesacastina, vd. S. Gallo, Croce astile e Calice. Ce-sacastina, in La Valle dell’alto Vomano ed i Monti della Laga, collana “Do-cumenti dell’Abruzzo Teramano”, Pescara, CARSA, 1991, pp. 324-325 e 328; per quelle di Lucoli e Colli di Barete, vd. M. GabbRiElli, Inventario

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Quatrari, autore della croce di Lucoli, nato e vissuto a Sulmo-na nella seconda metà del Trecento e attestato ancora in vita nel primo decennio del Quattrocento; soggiornò per un certo tempo a L’Aquila, forse al tempo dell’esilio cui furono condan-nati i membri della famiglia coinvolti nelle lotte fratricide tra le casate dei Quatrari e dei Merolini16.

Il secondo punzone aquilano, in lettere gotiche diversa-mente disegnate, è quello identificato sul calice del Victoria and Albert Museum di Londra, concordemente assegnato alla prima metà del Quattrocento17, o forse più precisamente nel terzo e comunque non oltre il quarto decennio del secolo. Il successivo è stato rilevato sulla croce di Collepietro che, per la presenza dello stemma bernardiniano, conosciuto a L’Aquila già negli anni precedenti la morte del Santo di Siena (1444), si pone ragionevolmente negli anni prossimi o successivi a tale data18. Il quarto esemplare è stato impresso sulle croci di Marcetelli e di Carpineto della Nora, con le quali siamo oltre la metà del secolo19; si caratterizza per il rinnovato disegno delle lettere e una perlinatura di contorno che ritroviamo an-che nell’ultimo tipo – paleograficamente ormai estraneo alla grafia gotica – che si attarda fino alla metà del XVI secolo, documentato sul calice di Troia e sulla croce della Congrega-zione di Carità di San Sisto di Tione20 (fig. 1).

degli oggetti d’arte d’Italia – Provincia di Aquila , Roma, Tip. Dello Stato, 1934, p. 77 e 101; e anche Orafi e argentieri… cit., ad vocem.

16 E. Mattiocco, Orafi e argentieri … cit., pp. 180-183.17 Di quest’avviso P. PicciRilli, Oreficeria medievale aquilana… cit., p.

445; più genericamente al XV secolo in M. accascina Oreficeria italiana nel Victoria and Albert Museum di Londra, in «Emporium, vol. LXXVIII (1933), p. 343, n. 462; e anche M. caMPbEll, L’Oreficeria italiana nell’In-ghilterra medievale con una nota sugli smalti italiani del XIV e XV secolo nel Victoria and Albert Museum, in «Bollettino d’Arte» Supplemento al n. 43, Roma 1988, pp. 1-16.

18 E. Mattiocco, Gli antichi marchi… cit., pp. 41-42.19 Ibidem. 20 Per il calice di Troia, vd. E. e C. catEllo, Argenti napoletani dal XVI

al XIX secolo, Napoli, Giannini Editore, 1973, p. 139, n. 156; per la croce di Tione, vd. Catalogo generale della Mostra d’Arte Antica in Chieti - 10 giugno – 31 ottobre 1905, Chieti, Tip. N. Jecco, 1905, p. 128. Questo bol-

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L’AQUILA

XIV-XV secolo

prima metà del XV secolo

intorno alla metà del XV secolo

seconda metà del XV secolo

XV-XVI secolo

SULMONA

prima metà del XIV secolo

metà del XIV secolo fino al 1406

dal 1407

1430 ca.

dal 1430 ca. al 1467 ca.

1468 ca. - 1484 ca.

dopo il 1484

fig. 1

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Alla fine dell’Ottocento, mentre fervevano i primi studi sui bolli sulmonesi, dalla Puglia giungeva notizia di un calice conservato nella cattedrale di Bitonto21, sul quale si volle ri-conoscere un marchio «formato dalle tre lettere gotiche tER», subito messo in relazione con la città Teramo, i cui statuti, già da tempo conosciuti, contemplavano precise norme per la lavorazione dei metalli preziosi che, pur senza prevedere espressamente la punzonatura dei manufatti, lasciavano co-munque intuire l’esistenza di un ufficio di controllo. Da allora l’argento bitontino è stato sempre etichettato sotto la scuola teramana e come tale fu presentato all’esposizione di Orvieto del 189622, quindi alla Mostra dell’Antica Arte Abruzzese del 190523 e poi alla rassegna dell’arte pugliese di Bari24. In tutte queste occasioni, però, stranamente non fu mai fornito un di-segno o documento fotografico del bollo, rimasto praticamen-te unico, poiché un secondo esemplare con la presunta sigla «taM», che più tardi il Balzano credette di aver individuato sul frammento di croce appartenuto all’antiquario Sallet e da lui riferito alla città di Teramo25, doveva rivelarsi semplicemente un marchio sulmonese letto alla rovescia (fig. 2). Pertanto l’i-dentificazione dell’indecifrabile punzone bitontino – che col

lo è stato descritto anche su una dispersa croce di Santa Maria del Ponte (A. dE nino, Sommario dei monumenti e degli oggetti d’arte descritti da A. D.N., Vasto, anelli, 1904, p. 68, n. 338, che non fa menzione del bollo, ben riconoscibile però dalla documentazione fotografica (Gabinetto Fo-tografico Nazionale, Neg. serie E, n. 155545).

21 Per il quale si fece frettolosamente il nome Nicola “Gallucci” – come allora si era soliti denominare il grande Nicola di Andrea di Pa-squale, comunemente noto come Nicola da Guardiagrele: E. RoGadEo, Di un calice della Cattedrale di Bitonto e della oreficeria abruzzese del XV secolo, Bitonto, M. Garofalo, 1893.

22 Congresso Eucaristico ed Esposizione di arte sacra antica in Orvieto (5-8 settembre 1896), Orvieto, Tip. Comunale di E. Tosini, 1897, p. 403.

23 Catalogo generale della Mostra d’Arte Antica in Chieti… cit., p. 144. 24 M. d’Elia, Mostra dell’arte in Puglia dal tardo antico al rococò, Ca-

talogo, Bari, Pinacoteca Provinciale, 1964, p. 80, n. 82.25 V. balzano, Le vicende di una croce processionale abruzzese, in

«Rassegna di Storia e d’Arte d’Abruzzo e Molise», Roma, a. I (1925), n. 1-2, pp. 79-82.

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tempo e le ricorrenti puliture si è fatto via via più evanescente e di incerta lettura – ha finito per ingenerare non poche per-plessità, lasciando il campo a soluzioni diverse e non sempre convincenti26. Nonostante le varie proposte, dunque, quella del calice di Bitonto rimane tuttora una questione insoluta per cui, in attesa di sempre possibili chiarimenti, è preferibile, sia pure con tutte le riserve del caso, classificarlo ancora come teramano, rispettando così l’interpretazione che ne diedero gli studiosi dell’Ottocento27 e accettata senza discussione da quanti potettero osservare il cimelio alla Mostra d’Arte Antica Abruzzese e in altre occasioni, allorché l’impronta era forse più leggibile di oggi.

Anche per il marchio aquilano non sono emersi nuovi do-cumenti, come pure non ci sono state grosse defezioni, nep-pure a seguito del catastrofico sisma dell’aprile 2009 che, anzi, avendo costretto al recupero e alla messa in sicurezza di tanta parte degli arredi sacri delle chiese danneggiate, ha riportato all’attenzione degli studiosi opere misconosciute o quasi, comunque interessanti se pur prive di punzoni28.

Novità ci vengono invece, e ancora dalla terra di Puglia, per la serie sulmonese. Di particolare valenza la segnalazione di una patena d’argento conservata nel Nicolaiano di Bari, pun-zonata sul bordo con il più antico bollo della serie sulmonese29

26 Sul calice di Bitonto, da ultimo G. BoRaccEsi, Il Cinquecento, ov-vero il secolo d’oro di Bitonto attraverso l’analisi delle oreficerie, in Cul-tura e società a Bitonto e in Puglia nell’età del Rinascimento, Atti del VI Convegno Nazionale a c. di S. Milillo, Galatina, Concedo Editore, 2009, pp.509-548, a pp. 514-518 (con bibliografia), che vi riconosce un bollo aquilano, in particolare il terzo o quarto tipo, ipotesi da lui affacciata da oltre un decennio; vd. G. BoRaccEsi, D’argento è la Puglia, Bari, Mario Adda Editore, 2000, pp. 55-56; da notare, comunque, che il bollo biton-tino è di dimensioni assai minori di quelli aquilani diversamente noti.

27 Tra gli altri Pietro Piccirilli, che con i punzoni aveva di certo di-mestichezza.

28 Vd. ad esempio: S.O.S. Arte dall’Abruzzo una mostra per non di-menticare, Roma,Gangemi Editore, 2010; La memoria e la speranza. Arredi liturgici da salvare nell’Abruzzo del Terremoto, Città del Vaticano, Edizioni Musei Vaticani, 2010.

29 G. boRaccEsi, Una patena trecentesca di manifattura sulmonese nel

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che, dopo la dispersione delle croci sulle quali sarebbe stato individuato a fine Ottocento30, finora si conosceva solo attra-verso la legatura di Evangelario, meglio nota come dittico di Lucera, la cui collocazione cronologica intorno alla metà del XIV secolo, da me proposta proprio sulla base della tipologia del punzone, sembra aver incontrato ormai buoni consensi31.

La piccola patena, in argento dorato di cm 14,5 di diame-tro, a tesa liscia e disadorna con al centro sette lobi sbalzati sul fondo, non si accompagnava di certo ai due calici sulmo-nesi attualmente presenti nel museo barese, entrambi di al-cuni decenni più tardi32, ma lascia presumere l’esistenza di un altro calice della stessa epoca e sicuramente punzonato con medesimo bollo, verosimilmente disperso in tempi an-dati. Esaminando il lungo elenco di arredi preziosi annotati nell’inventario del tesoro di San Nicola di Bari reso noto dal Rogadeo all’inizio dello scorso secolo33, appare evidente che il calice disperso non può confondersi col Calix unus magnus de argento deauratus donato dai de Letto, che si dice espressa-mente factus in Solmone, poiché la patena d’accompagno di

museo nicolaiano di Bari, in «Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria», L’Aquila, Presso la Deputazione, a. CI (2010), pp.31-37.

30 Frammento di croce nella coll. de Sallet di Berlino, croce astile della coll. Raoul Richards di Roma: vd. l. GMElin, L’oreficeria medioeva-le… cit., p. 42, il quale segnalava anche la croce dell’antiquario Drey di Monaco, poi smembrata, sulla quale, però, successivamente fu ricono-sciuto il secondo tipo di bollo (vd. in questa sede il n. 18 del Catalogo).

31 Per la coperta di Evangelario del Museo Diocesano di Lucera, da ultimo: G. boRaccEsi, Gli argenti della Cattedrale e del Museo Diocesano di Lucera, Foggia, Claudio Grenzi Editore, 2003, pp. 26-29; E. Mattiocco, Orafi e argentieri d’Abruzzo… cit. pp. 120-122 (con bibliografia).

32 Il primo dei due fu da me reso noto nel 1996: E. Mattiocco, Dai tesori delle cattedrali all’oreficeria popolare, in a. Gandolfi, E. Mattioc-co, Ori e argenti d’Abruzzo dal Medioevo al XX secolo, Pescara, CARSA Edizioni, 1996, p. 18; il secondo è pubblicato (assieme al primo) in G. boRaccEsi, Oreficeria sacra in Puglia tra Medioevo e Rinascimento, Fog-gia, Claudio Grenzi Editore, 2005, p. 33; id., Una patena trecentesca… cit., p. 33.

33 E. RoGadEo, Il Tesoro della Regia Chiesa di San Nicola di Bari nel secolo XIV, in “L’Arte”, V (1902), pp. 321-333, 408-422.

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quell’argento era ornata da uno smalto centrale cum ymagi-ne Maiestatis; più probabile, invece, la correlazione col Calix unus de argento cum patena deauratus cum ymaltis quatuor in pede at arma de Celano et Bauccio cum fellis sex in pomo ponderis libre unius, ipotesi forse non proprio «blanda», come timidamente affaccia il Boraccesi34, ma a dir poco suggesti-va, vista l’assidua frequentazione delle botteghe sulmonesi da parte dei de Celano nel XIV e XV secolo35.

Di sicuro interesse anche i due citati calici del Nicolaiano di Bari, entrambi punzonati col secondo tipo di bollo della serie sulmonese caratterizzato essenzialmente dalla presen-za di due punti sotto la «U». Ad accreditare i due cimeli alla scuola sulmonese concorrono anche taluni elementi stilistici e strutturali peculiari della cerchia, come ad esempio la for-ma a goccia dritta o rovescia delle placchette smaltate che un tempo ornavano il piede e il nodo e di cui oggi nei due calici in questione restano i soli cavetti destinati ad ospitarle, un dettaglio questo della forma degli smalti di esclusivo riscon-tro in alcune oreficerie sulmonesi36. Più semplice il primo, più elaborato il secondo, ma comunque riconducibili con molte probabilità nell’ambito della stessa bottega, che potrebbe es-

34 G. boRaccEsi, Una patena trecentesca … cit., p. 35.35 Sintomatica la piccola raccolta di capolavori di Castelvecchio Su-

bequo: vd. Bibliografia per la storia dell’arte orafa in Abruzzo …cit., nn. 251, 412, 926, 1147, 1182 ecc.

36 Calice con patena d’accompagno di Ciccarello di Francesco di Bentevenga e pastorale della Cattedrale di Sulmona, ora nel locale Mu-seo Diocesano (id., in a. colanGElo, E. Gioacchino, E. Mattiocco, Il Mu-seo Diocesano di Sulmona, Sulmona, Synapsi Edizioni, 2005, pp. 43-45), calice di Sepino di Nicola di Aventino (E. Mattioccco, Nicola di Aventino … cit. p. 107), pastorale del Museo Diocesano di Lanciano, calice già nella parrocchiale di San Pietro Avellana (V. balzano, L’arte abruzzese, Bergamo, Istituto d’Arti Grafiche, 1910, pp. 86 e 85), nodo della croce firmata da Paolo di Meo de Quatrari, già in Lucoli Alto e ora presso la curia aquilana (da ultimo, E. Mattiocco, scheda in S.O.S. Arte dall’Abruz-zo… cit. pp.178-180) e, aggiungerei, ancorché di autore ignoto e privo di punzone, il nodo di quello che è stato classificato “come piede d’osten-sorio”, apparso alla mostra vaticana del 2010 (La memoria e la speranza … cit., pp. 114-115).

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sere quella del citato Nicola di Aventino; non mancano, infat-ti, affinità stilistiche col calice di Sepino, firmato da questo sulmonese operante intorno alla metà del XIV secolo e morto nel 136337.

A queste novità positive fa purtroppo da contrappunto il recente trafugamento della bella croce processionale che si conservava a Fontechiari, in provincia di Frosinone, punzo-nata col secondo tipo di bollo della serie sulmonese e firmata da Petruccio di Buccio di Pelino, ultimo di una lunga serie di furti e alienazioni inconsulte, che purtroppo ci hanno privato di una infinità di testimonianze più o meno preziose. Tra le tante, particolarmente dolorosa questa di Fontechiari, unica opera autografa del maestro sulmonese rimastaci dopo la mi-steriosa scomparsa dell’esemplare di Tocco Casauria38, due dei tanti episodi di una attività criminosa fattasi particolarmente virulenta a partire dal secondo dopoguerra e rivolta in parti-colare verso manufatti firmati o quanto meno punzonati, più appetiti e meglio valutati sul mercato clandestino. Circostan-za questa che ha portato anche ad una insolita fioritura di marchi contraffatti, apposti su argenti di dubbia autenticità o palesemente falsi, a volte ben imitati, talora rozzamente pa-sticciati. Non escluderei a priori che qualche falso punzone possa essere stato apposto anche su lavori originali, nel ten-tativo di aumentarne il valore venale; ipotesi però che per es-sere convalidata necessiterebbe di osservazioni più attente e riposate e di opportune indagini metallografiche, non sempre proponibili trattandosi generalmente di oggetti conservati in collezioni private, quindi non facilmente disponibili.

Tra i casi di grossolana contraffazione osservati in passa-to ho avuto già occasione di segnalare quello operato su una

37 Vd. nota 11.38 Restano ora le opere attribuite, ossia la croce di Civitella Alfedena

e un esemplare del Museo di Montecassino, alle quali va aggiunta la croce punzonata col secondo tipo di bollo sulmonese proveniente da Vestea (Pe) ed ora nel Museo Civico-Diocesano di Penne, da assegnare al Maestro o quanto meno alla sua bottega (E. Mattiocco, Orafi e argen-tieri… cit., pp. 188-190)

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croce di tipo quattrocentesco sequestrata a Vasto dalla poli-zia giudiziaria39 e, dopo il riconoscimento della legittimità del possesso, immessa sul mercato antiquario tramite vistose in-serzioni pubblicitarie su riviste a larga diffusione40. Trattavasi di una croce di discutibile autenticità, sulla quale era stato operato il goffo tentativo di apporvi la sigla «sUl» mediante l’uso di un punteruolo, col chiaro intento di simulare il mar-chio della città peligna (fig. 3).

Purtroppo, però, non sempre le mistificazioni si sono ri-velate così puerili, tanto che una croce imitante le cosiddette croci “arcaiche” di tipo sulmonese41 con un falso punzone è stata accolta addirittura in un importante museo, a quanto sembra proveniente da un lascito testamentario di un mer-cante d’arte che, a questo primo donativo, ne fece seguire anche un secondo42: analoga croce marcata con un analogo bollo, caratterizzato da un contorno ottagonale con fondo se-gnato da sottili rigature parallele nel senso della maggior lun-ghezza, racchiudente la sigla «sUl» con due puntini sotto la «U», ma senza trattino abbreviativo sulla «l» (fig. 4). Un bollo tipologicamente pressoché identico, ma forse privo dei pun-tini sotto la «U», dal contorno tendente piuttosto all’ovale che all’ottagono e con lettere leggermente diverse, fu identificato su una croce tardo-quattrocentesca conservata in collezione privata (fig. 5); quindi un terzo su una croce – sempre in rac-colta privata – riferita al XIV-XV secolo, apparsa in un’asta

39 E. Mattiocco , Gli antichi marchi … cit., p. 57. Ebbi occasione di visionare l’oggetto su invito dei competenti uffici della Soprintendenza.

40 «Antiquariato» Mensile di arte antica, arti decorative, cultura, col-lezionismo, n. 94, giugno 1988, p. 111.

41 Piccole croci per lo più in rame o, sebbene più raramente, anche in argento, largamente diffuse in Abruzzo e regioni limitrofe tra il XIII e il XIV secolo, caratterizzate con poche varianti dal Cristo crocifisso al centro del recto affiancato sui terminali da Maria e Giovanni e, quindi, dall’agnello o figura angelica in alto, dalla schematica rappresentazione del Golgota con teschio o figurina di Adamo in basso; sul verso, il Re-dentore in trono benedicente contornato dai simboli degli Evangelisti.

42 Le due piccole croci, in un primo momento esposte in una delle sale del museo, sono state successivamente rimosse.

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pubblica; il presunto bollo ricalcava all’incirca le caratteristi-che dei precedenti, presenti i soliti puntini, mancanti invece – come negli altri casi – i segni di abbreviazione, mentre le lettere, a giudicare dalle foto, sembravano più corpose (fig. 6).

L’ultimo di questa serie (fig. 7), dalla sigla diversamente disegnata, ma con la solita coppia di puntini, veniva rileva-to su un manufatto datato – a quanto si leggeva sulle pagine di una nota rivista di antiquariato che lo illustrava fornendo anche il particolare del punzone – alla metà del XVI secolo, epoca in cui a Sulmona la punzonatura era stata già dismessa da qualche decennio; a testimoniarne la non autenticità, an-che il titolo dell’argento accertato dall’esame metallografico, corrispondente al 675 ‰, quindi ben lontano dal tenore pre-scritto dalla normativa vigente nel regno di Napoli ancora tra il Quattro e il Cinquecento, che era quello dei carlini, ossia di undici once e tre sterlini di fino per libra, pari al 929‰.

Rese note le riproduzioni di questi falsi bolli43 mi fu subito segnalata un’altra croce del tipo “arcaico” in possesso di un privato residente in Puglia, munita del marchio che abbiamo contrassegnato col numero quattro, successivamente riscon-trato sul recto/verso di una croce affine a quelle descritte (figg. 8-9), e quindi, stampigliato in due diversi punti di una Ma-donna con Bambino in lamina d’argento (figg. 10-11), assolu-tamente estranea all’ambiente abruzzese, forse imitazione di un qualche inconsueto modello sul quale, comunque, non è neppure il caso di indagare44.

Diverso il marchio rilevato su un piccolo calice dal piede di rame dorato e coppa in argento, dalla superficie interne ed esterna coperta da una strana patina spessa e scura, in pratica la risultanza di almeno tre impronte parzialmente impresse dal punzone più volte ribattuto artatamente sull’orlo dell’og-getto, in modo da offrire una immagine indecisa e confusa, ma comunque ben decifrabile della solita sigla «sUl», disegna-

43 E. Mattiocco, Gli antichi marchi … cit., pp. 57-64.44 Sullo stesso oggetto sembrano rilevarsi anche labili tracce di altri

bolli, in buona parte abrasi o goffamente camuffati e cancellati, che av-valorano la già fondata certezza di mistificazioni.

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ta con lettere dallo stile indefinibile, priva comunque di segni abbreviativi, ma con i due puntini ben visibili sotto la «U». Affiancano questo presunto bollo sulmonese le impronte di un piccolo punzone raffigurante una crocetta di tipo pisano, ripetutamente stampigliata (figg. 12-13).

Non autentico, infine, si è rivelato il bollo impresso su due delle dieci formelle di una croce processionale apparsa anni or sono in un’asta pubblica, senza però riprodurre i dettagli del punzone, e per questo motivo in precedenza classificata tra le opere con bollo non identificato45. Per la verità, per que-sto argento il catalogo segnalava il tipo in uso a Sulmona a partire dal 1406, ma poiché tale indicazione faceva riferimen-to al manuale del Tardy, che riporta alla lettera l’errata se-quenza tipologica fornita dal Gmelin46, mi astenni da dare una classificazione ben connotata al punzone. Successivamente ebbi modo di occuparmi ancora dell’oggetto, sempre però col tramite di buone foto che, pur non offrendo dettagli del bollo, non mancarono di ingenerare forti perplessità, anche perché, in contrasto con la norma che, per ragioni intuitive, voleva – e forse imponeva – il saggio e la punzonatura di ogni singo-la formella, ad essere marcate in questo caso erano sole due delle dieci di cui si compone la croce. Infine, avendo avuto occasione di visionare un dettaglio fotografico dell’impronta, è stato possibile accertare che il marchio stampigliato sui due terminali, rispettivamente sul recto e sul verso della croce in questione, è un semplice artefatto (figg. 14-15).

Novità sono state registrate anche tra il nutrito gruppo del-le opere autentiche punzonate, novità non eclatanti, ma che comunque, assieme all’opportunità di emendare precedenti imprecisioni e puntualizzare taluni dettagli, giustificano il rifacimento e l’aggiornamento del catalogo. Come di consue-to le croci – che costituiscono il nucleo più consistente della schedatura – quando non diversamente specificato s’intendo-no del tipo processionale. Di ciascuna opera è indicata la col-

45 E. Mattiocco, Gli antichi marchi … cit., p. 108, n. 121, id., Orafi e argentieri … cit. p. 252, n. 126.

46 In proposito, E. Mattiocco, Gli antichi marchi … cit., p. 62.

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fig. 2 fig. 3

fig. 4 fig. 5

fig. 6 fig. 7

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fig. 10 fig. 11

fig. 12 fig. 13

fig. 14 fig. 15

fig. 8 fig. 9

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locazione originaria, cui segue, se del caso, e quando nota con certezza, quella attuale. Sono segnalati gli oggetti trafugati o comunque dispersi47; per quelli perduti in passato, o comun-que non visionabili, si forniscono i dati bibliografici essenziali in riferimento alla sola punzonatura.

Il gruppo di manufatti segnati con bolli “non precisati” in-clude oreficerie scomparse da tempo, di cui non si conserva-no documentazione fotografica o altre informazioni utili per l’esatta identificazione del tipo di bollo, mentre quello delle opere con marchi “non controllabili”, raggruppa argenti noti attraverso segnalazioni più o meno attendibili, per lo più con-servate in collezioni private o comunque non reperibili.

47 Non è da escludere, comunque, che qualche argento, dato come irreperibile, possa essere stato depositato presso le curie o in altro luogo per motivi di sicurezza.

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CATALOGO DELLE OREFICERIE ABRUZZESI PUNZONATE

OPERE PUNZONATE COL BOLLO «SUL»

oPERE PUnzonatE col bollo n. 1in Uso intoRno alla MEtà dEl XiV sEcolo

1 - Coperta di Evangelario, cosiddetto “Dittico del duomo di Lucera”, Museo Diocesano di Lucera.

2 - Patena, Museo Nicolaiano di Bari.

3 - Frammento di croce, a fine ‘800 nella coll. A. de Sallet di Berlino, collocazione attuale sconosciuta; schedato in l. GMElin, L’oreficeria medioevale… cit., pp. 42-43.

4 - Croce, a fine ‘800 nella coll. Raoul Richards di Roma, collocazione attuale sconosciuta; schedata in L. GMElin, L’oreficeria medioevale … cit., p. 42.

oPERE PUnzonatE col bollo n. 2in Uso nElla sEconda MEtà dEl XiV sEcolo, fino al 1406

5 - Croce della Chiesa Madre di Arielli (Ch), irreperibile. Esposta alla mostra teatina del 1905: vd. Catalogo Gene-rale della Mostra d’Arte Antica Abruzzese in Chieti …cit. p. 132, n. 11.

6 - Calice n. 1, Museo San Nicola di Bari.

7 - Calice n. 2, Museo San Nicola di Bari.

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8 - Croce della parrocchiale di Castelvecchio Calvisio (Aq).

9 - Croce d’altare della chiesa di San Francesco di Castel-vecchio Subequo (Aq), datata 1403 e firmata da Nicola Piczulo.

10 - Reliquiario a tempietto gotico della chiesa di San Fran-cesco di Castelvecchio Subequo (Aq).

11 - Croce della chiesa di Santa Maria del Popolo di Cittadu-cale (Ri), trafugata. Il bollo fu descritto da P. PicciRilli, Su e giù per l’Abruzzo. Oreficeria medievale sulmonese. Cittaducale, in «Pagine d’Arte», a. VII (1919), n. 1, pp. 4-5.

12 - Croce della parrocchiale di San Nicola di Civitella Alfe-dena (Aq), attribuita a Petruccio di Buccio di Pelino.

13 - Croce della parrocchiale dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista di Fontechiari (Fr), firmata da Petruccio di Buccio di Pelino, trafugata.

14 - Calice trasformato in pisside, datato 1405, della catte-drale di Isernia.

15 - Calice del Victoria and Albert Museum di Londra (Inv. M 439-1927).

16 - Croce del Victoria and Albert Museum di Londra (Inv. 836-1907).

17 - Croce già nella coll. Morbio di Milano e a fine ‘800 nella coll. di Teodoro Ackermann di Monaco di Baviera, collo-cazione attuale sconosciuta; schedata in l.GMElin, L’ore-ficeria medioevale…cit., pp. 44-46.

18 - Croce già dell’antiquario Drey di Monaco di Baviera, poi smembrata. Il frammento centrale, già del collezionista Gotefroy Brauer di Parigi, passò a un mercante roma-no, quindi se ne persero le tracce; schedata in L. GMElin, L’oreficeria medioevale… cit., p. 43. Per quanto concerne il frammento centrale, vd. anche V. balzano, Vicende di una croce processionale abruzzese, in «Rassegna di Storia e d’Arte d’Abruzzo e Molis», Roma, a. I (1925) n. 1-2, pp. 79-82, che credé di riconoscervi un bollo teramano.

19 - Croce del Museo di Montecassino attribuita a Petruccio

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di Buccio di Pelino, schedata in Ave Crux Gloriosa. Croci e crocefissi nell’arte dall’VIII al XIX secolo (a cura di PiE-tRo VittoRElli), Montecassino [2002], p. 119, n. 36.

20 - Croce del Museo di Montecassino, riconducibile nell’am-bito della bottega del sulmonese Masio di Ciccarello di Bentevenga, schedata in Ave Crux Gloriosa… cit., p. 119, n. 36.

21 - Croce del Museo di Montecassino con simboli della luna e del sole, di proprietà dell’Abbazia, schedata in Ave Crux Gloriosa…cit, p. 124, n. 39..

22 - Croce del Museo di Montecassino proveniente dalla par-rocchiale di Vallerotonda e già in San Pietro Avellana, schedata in Ave Crux Gloriosa … cit., p. 125, n. 40.

23 - Croce del Museo di Montecassino di proprietà dell’Abba-zia, schedata in Ave Crux Gloriosa… cit., p. 126, n. 41.

24 - Croce della chiesa parrocchiale di Montedinove (AP), firmata da Ciccarello di Francesco di Bentevenga; collo-cazione attuale Montalto Marche, Museo Sistino Vesco-vile,.

25 - Calice da Caramanico, a fine ‘800 nella coll. Spitzer di Parigi; schedato in L. GMElin, L’oreficceria medioevale…cit., p. 47; collocazione attuale sconosciuta.

26 - Croce in coll. privata, Pescara.

27 - Croce della parrocchiale di San Nicola di Prata Ansido-nia (Aq).

28 - Croce della chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Rapi-no (Ch); collocazione attuale sconosciuta (curia vesco-vile?). Fu esposta alla mostra teatina del 1905: vd. Ca-talogo Generale della Mostra … cit., p. 133, 17; il tipo di bollo è segnalato in P. PicciRilli, Oreficeria medievale alla mostra d’arte abruzzese. Opere sulmonesi del sec. XIV at-tribuite ad un’antica scuola di Guardiagrele, in «L’Arte1», a. X (1907), pp. 138-143.

29 - Croce già nella coll. Pirri di Roma, venduta nel 1889; schedata in L. GMElin, L’oreficeria medioevale… cit., p. 48; collocazione attuale sconosciuta.

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30 - Croce, a fine ’800 di proprietà del marchese Eroli; espo-sta alla mostra di Orvieto del 1896, ma segnalata senza alcuna menzione del bollo (vd. Congresso Eucaristico ed Esposizione di Arte Sacra Antica in Orvieto… cit., p. 431, 11-387), del quale si parla invece in E. bERtaUX, L’esposi-zione d’Orvieto e la storia delle arti, in “Archivio Storico dell’Arte”, a. II (1896), fasc. II, p. 419; collocazione attua-le sconosciuta.

31 - Testa di Sant’Amico della parrocchiale di San Pietro Avellana (Is).

32 - Calice di Ciccarello di Francesco di Bentevenga del te-soro della cattedrale di Sulmona; collocazione attuale Museo Diocesano di Sulmona.

33 - Patena di Ciccarello di Francesco di Bentevenga del te-soro della cattedrale di Sulmona; collocazione attuale Museo Diocesano di Sulmona.

34 - Croce della chiesa di Sant’Orante di Ortucchio (Aq); col-locazione attuale Museo Civico di Sulmona.

35 - Croce della parrocchiale di Tocco Casauria (Pe), firmata da Petruccio di Buccio di Pelino, trafugata in anni rela-tivamente recenti.

36 - Croce della parrocchiale di Vezzano di Arquata del Tron-to (AP). Non se ne hanno notizie recenti (manca in G. baRUcca, b. MontEVEcchi, Atlante dei beni artistici dei ter-ritori di Ascoli Piceno e di Fermo. Beni Artistici Oreficerie, Cinisello Balsamo Milano, Silvana Editoriale, 2006).

37 - Croce della parrocchiale di Villa Sant’Andrea, comune di Civitella del Tronto (Te); collocazione attuale Museo Diocesano di Ascoli Piceno.

38 - Croce di Abetito (AP), collocazione attuale Museo Dioce-sano di Ascoli Piceno.

39 - Croce della parrocchiale di Pescomaggiore (Aq); colloca-zione attuale Curia Vescovile dell’Aquila.

40 - Calice di Sepino (Is), firmato da Nicola di Aventino di Sulmona; collocazione attuale Convento della SS. Trini-tà di Sepino.

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41 - Croce della parrocchiale di Vestea, della bottega di Pe-truccio di Buccio di Pelino di Sulmona; collocazione at-tuale Museo Diocesano di Penne.

42 - Croce di provenienza sconosciuta (Rapino?); collocazio-ne attuale Curia Vescovile di Chieti.

0PERE PUnzonatE col bollo n. 3 in Uso dal 1407 al 1429 ca.

43 - Croce della chiesa di Santa Maria Assunta di Bisegna (Aq), dispersa; vd. M. GabbRiElli, Inventario degli oggetti d’arte d’Italia. IV. Provincia di Aquila, Roma, La Libreria dello Stato, 1934, p. 102; il tipo di bollo fu accertato in occasione delle indagini peritali esperite sull’oggetto per disposizione dell’autorità giudiziaria dopo il sequestro operato presso un mercante d’arte, prima della definitiva scomparsa.

44 - Croce della chiesa di Santa Maria della Croce di Carapel-le (Aq).

45 - Pisside della chiesa di San Nicola di Caramanico (Pe).

46 - Croce della parrocchiale di Castel di Ieri (Aq).

47 - Croce della parrocchiale di Castellone al Volturno (Is), irreperibile: il tipo di marchio fu identificato da Ettore D’Orazio che descrisse la croce all’inizio del Novecento: vd. E. d’oRazio, Le croci processionali di Castellone al Vol-turno, in «Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti», a. XXXI (1916), pp. 1-10.

48 - Croce della parrocchiale di Castelvecchio Calvisio (Aq).

49 - Madonna col Bambino, cosiddetta “Pasquarella”, datata 1412, della chiesa di San Francesco di Castelvecchio Su-bequo (Aq).

50 - Croce della parrocchiale di Castilenti (Te).

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51 - Croce della parrocchiale di Castro di Montegallo (AP), firmata da Iacopo di Onofrio di Giovanni di Mastro Tom-maso; collocazione attuale Museo Diocesano di Ascoli Piceno.

52 - Croce di altare, a fine ‘800 nella coll. Bourgeois di Colo-nia; schedata in L. GMElin, L’oreficeria medioevale… cit., p. 54; collocazione attuale sconosciuta.

53 - Calice (o pisside?), a fine ’800 nella coll. Carlo di Rothschild di Francoforte sul Meno; schedato in L. GME-lin, L’oreficeria medioevale… cit., p. 54; collocazione at-tuale sconosciuta.

54 - Calice, a fine ‘800 nella coll. Becker di Francoforte sul Meno; schedato in L. GMElin, L’oreficeria medioevale… cit., pp. 52-53; collocazione attuale sconosciuta.

55 - Calice, a fine ‘800 nella coll. Spitzer di Parigi; schedato in L. GMElin, L’oreficeria medioevale… cit., p. 52; colloca-zione attuale sconosciuta.

56 - Reliquiario, conosciuto come “gabbia di San Nicandro”, della cattedrale di Isernia.

57 - Calice della cattedrale di Isernia.

58 - Croce della parrocchiale di Montenero Val Cocchiara (Is), datata 1414 e firmata da Iacopo di Onofrio di Gio-vanni.

59 - Croce del Museo di Montecassino, attribuita a Giacomo di Onofrio di mastro Tommaso di Sulmona. Ave Crux Gloriosa … cit., p. 122, n. 38.

60 - Croce della parrocchiale di Pescosolido (Fr).

61 - Croce della chiesa di San Sebastiano di Ovindoli (Aq), dispersa; vd. M. GabbRiElli, Inventario… cit., p. 163 (il bollo, genericamente riferito al XV secolo, è stato da me identificato prima della scomparsa del manufatto).

62 - Croce della parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo di Pescas-seroli (Aq).

63 - Croce della chiesa di San Leucio di Pietracamela (Te).

64 - Croce della chiesa parrocchiale di San Benedetto Abate

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in San Benedetto in Perillis (Aq).

65 - Calice della parrocchiale di San Pietro Avellana (Is), disperso. Il bollo è segnalato da P. PicciRilli, Notizie di Abruzzo-Molise, in «L’Arte», a. XII (1909), pp. 67-75.

66 - Croce di Amico di Antonio di Notar Amico della parroc-chiale di Sant’Eusanio Forconese (Aq), collocazione at-tuale Curia Vescovile dell’Aquila.

67 - Reliquiario cilindrico di Santa Apollonia del Tesoro del-la Cattedrale di Sulmona; collocazione attuale Museo Diocesano di Sulmona.

68 - Croce della chiesa di San Cesidio di Trasacco (Aq).

oPERE PUnzonatE col bollo n. 4 in Uso intoRno al 1430

69 - Croce della chiesa di San Nicola di Bari di Lettopalena (Ch).

70 - Croce della parrocchiale di Pietracamela (Te).

71 - Cassettino reliquiario del Tesoro dell’Annunziata, datato 1430; collocazione Museo Civico di Sulmona.

72 - Reliquiario cilindrico del Tesoro dell’Annunziata; collo-cazione attuale Museo Civico di Sulmona.

oPERE PUnzonatE con bollo n. 5 in Uso doPo il 1430E disMEsso Già nEl 1468

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73 - Croce della parrocchiale di Aielli (Aq).

74 - Croce della parrocchiale di Castelvecchio Calvisio (Aq).

75 - Croce di Santa Maria delle Grazie di Cocullo (Aq), trafu-gata e parzialmente recuperata in frammenti.

76 - Croce della chiesa di San Nicola di Pennadomo (Ch).

77 - Piede di reliquiario, già nella parrocchiale di Introdac-qua, poi in coll. privata; collocazione attuale Museo Dio-cesano di Sulmona.

78 - Croce della chiesa di San Sebastiano di Paterno (Aq), dispersa; descritta unitamente al bollo in P. PicciRilli, Furto d’oggetti d’arte a Scurcola e Paterno (Marsica), in «L’Arte», VII (1904), pp. 504-507.

79 - Reliquiario della parrochiale di San Pietro Avellana (Is), disperso. Il tipo di bollo è segnalato in P. PicciRilli, Noti-zie di Abruzzo-Molise.. cit, pp. 67-75.

80 - Cofanetto in rame, argento e smalti del Museo di Monte-cassino.

81 - Formella di croce processionale raffigurante la Maddale-na. Collezione prof. Vittorio Sgarbi, Roma.

oPERE PUnzonatE contEstUalMEntE con i bolli n. 3 E n. 5

82 - Reliquiario della chiesa di Santa Maria della Valle di Scanno (Aq).

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Antichi marchi dell’oreficeria abruzzese: catalogo aggiornato delle opere punzonate

oPERE PUnzonatE col bollo n. 6 in Uso Già nEl 1468

E ancoRa nEl 1484

83 - Croce della Chiesa di Santa Lucia di Prezza (Aq), datata 1468.

84 - Croce della chiesa di San Domenico di Cocullo (Aq), tra-fugata e parzialmente recuperata in frammenti.

85 - Croce della chiesa di San Nicola di Bari di Cocullo (Aq), trafugata e parzialmente recuperata in frammenti.

86 - Braccio reliquiario della parrocchiale di San Valentino in Abruzzo Citeriore (Pe).

87 - Calice ridotto a pisside della Congregazione di Carità di Scanno (Aq).

88 - Croce della parrocchiale di Campo di Giove (Aq); collo-cazione attuale Museo Diocesano di Sulmona.

89 - Coperta di Evangelario del Museo Sacro della Biblioteca Vaticana.

90 - Piccolo frammento (di croce?) con ornati a cesello in coll. privata.

91 - Reliquiario n. 1 della chiesa di San Domenico di Cocullo (Aq); trafugato e successivamente recuperato il solo cu-polino punzonato.

92 - Reliquiario a braccio della Cattedrale di Larino (Cb).

93 - Croce della chiesa madre di Cerchio (Aq), datata 1484.

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oPERE PUnzonatE contEstUalMEntE con i bolli n. 5 E 6

94 - Croce della Chiesa Madre di Albe (AQ), già nel Museo di Palazzo Venezia, ora nel Museo Nazionale del Castel-

lo Piccolomini di Celano (AQ).

oPERE PUnzonatE col bollo n. 7 in Uso doPo il 1484 Ed ancoRa nEl 1515

95 - Croce della parrocchiale di San Valentino in Abruzzo Ci-teriore (Pe).

96 - Croce della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Anver-sa degli Abruzzi (Aq); collocazione attuale Museo Dioce-sano di Sulmona.

97 - Croce della chiesa di San Michele Arcangelo di Beffi (Aq).

98 - Turibolo della chiesa di San Salvatore di Cansano (Aq), disperso; descritto assieme al bollo in G. PicciRilli, Un incensiere sulmonese del secolo XV, in «Rassegna di Sto-ria ed Arte di Abruzzo e Molise», II (1926), nn. 1-2, pp. 67-69.

99 - Pisside della chiesa di Santa Maria della Croce di Cara-pelle (Aq).

100 - Reliquiario n. 2 della chiesa di San Domenico di Cocul-lo, trafugato e successivamente recuperato il solo cupo-lino.

101 - Croce della chiesa di Santa Felicita Martire di Collarme-le (Aq).

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Antichi marchi dell’oreficeria abruzzese: catalogo aggiornato delle opere punzonate

102 - Statuetta di San Remigio (o San Martino) della chiesa parrocchiale di Fara San Martino (Ch).

103 - Turibolo della chiesa di San Franco di Francavilla al Mare (Ch).

104 - Turibolo di Gagliano Aterno (Aq); collocazione attuale Municipio.

105 - Navicella di Gagliano Aterno (Aq); collocazione attuale Municipio.

106 - Croce della chiesa di Santa Gemma di Goriano Sicoli (Aq).

107 - Croce processionale del Museo Duca Martina di Napoli.

108 - Calice n. 1 della chiesa di Santa Maria del Colle di Pesco-costanzo (Aq).

109 - Calice n. 2 della chiesa di Santa Maria del Colle di Pesco-costanzo (Aq).

110 - Pace della chiesa di Santa Maria del Colle di Pescoco-stanzo (Aq).

111 - Croce della parrocchiale di Pietranico (Pe).

112 - Croce della parrocchiale di Roccaspinalveti (Ch).

113 - Croce, a fine ’800 nella coll. di Giuseppe Scalabrino di Roma, vd. P. PicciRilli, Monumenti architettonici sul-monesi descritti e illustrati, Lanciano, Carabba Editore, 1889-1901, p. 144; collocazione attuale sconosciuta.

114 - Croce del Tesoro dell’Annunziata, collocazione attuale Museo Civico di Sulmona.

115 - Calice di Luco dei Marsi, disperso; disegnato dal Picciril-li che segnalò anche il marchio, in uso “nella fine del se-colo XV”: vd. P. PicciRilli, Mostra d’Arte Antica Abruzzese. Alla vigilia dell’apertura, in «Illustrazione Abruzzese», s. II, I (1905), pp. 71-72.

116 - Pastorale della cattedrale di Lanciano (datazione, 1515 circa).

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oPERE PUnzonatE con bolli non PREcisati

117 - Croce della parrocchiale di S. Iona, fraz. di Ovindoli (Aq), dispersa; vd.. M. GabbRiElli, Inventario… cit., p. 191; il bollo, genericamente riferito al XV secolo, potreb-be essere quello in uso a partire dal 1407.

118 - Reliquiario a forma di mano della chiesa di Sant’Ago-stino di Lanciano, disperso; segnalato dal Bellini all’ini-zio del secolo, che poi, intorno agli Anni Trenta, redasse anche la relativa scheda manoscritta, oggi conservata presso la Curia Diocesana: G. M. bEllini, Oggetti insigni d’oreficeria abruzzese ignorati nella Chiesa di S. Agostino, in «Rivista Abruzzese di Scienze Lettere ed Arti» a. XV (1900), p. 231.

119 - Pisside della cattedrale dei Marsi in Pescina (Aq) disper-sa. Fu esposta alla mostra teatina del 1905; vd. Catalogo Generale della mostra …cit., p. 137, 44.

120 - Croce della chiesa della SS. Trinità di Scurcola Marsica-na (Aq) I bolli segnalati dal Piccirilli sulle lamine di que-sta croce, a detta della Gabbrielli sarebbero stati abrasi dalle puliture: vd. M. GabbRiElli, Inventario… cit., p. 201.

121 - Croce del Museo di Springfield (USA). Il bollo potrebbe essere l’ultimo della serie.

122 - Croce n. 1 della Collegiata di San Sebastiano, dispersa: segnalata da A. dE nino, Notizie di Aquila. San Sebastia-no, in «Arte», IX (1906), p. 472.

123 - Croce n. 2 della Collegiata di San Sebastiano, dispersa; segnalata da A. dE nino, Notizie di Aquila. San Sebastia-no, in “L’Arte”, IX (1906), p. 472.

124 - Croce della parrocchiale di Corvara (Pe);collocazione at-tuale sconosciuta; schedata da Pier Luigi Calore il 7 ago-sto 1909 (scheda in Archivio Centrale dello Stato, MPI, AABBAA, Divis. I .1908 - 12, b. 59, fasc. 1261).

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Antichi marchi dell’oreficeria abruzzese: catalogo aggiornato delle opere punzonate

oPERE PUnzonatE di cUi si hanno notiziE non contRollabili

125 - Croce con bollo trecentesco conservata nella parrocchia-le di un piccolo centro dell’Aquilano.

126 - Calice in coll. privata, Firenze.

127 - Reliquiario in coll. privata, Firenze.

128 - Croce (?) in coll. privata, Roma.

129 - Croce in coll. privata, Lombardia.

130 - Piede di reliquiario in coll. privata, Sud-America.

131 - Oggetto imprecisato in coll. privata, Roma.

132 - Croce del Museo dell’Archivio di Francoforte sul Meno. La presenza del bollo su questa croce è dubbia: essa fu segnalata assieme a quelle del Museo Wicar di Lilla e del Museo di Cluny di Parigi in G. dE nicola, Il tesoro di San Giovanni in Laterano fino al secolo XV in “Bollet-tino d’arte del Ministero della P. Istruzione”, III (1909), p. 33, nota 6, ove però non si fà menzione del bollo, cui sembra accennare invece G. PicciRilli, Sulmona. Guida storico-artistica, Sulmona 1932, p. 32, in nota. Comun-que, quelle del Museo Wicar e del Museo di Cluny non sono punzonate; me ne dava assicurazione la dott. Elisa-beth Taburet, conservateur au musée de Cluny, con sua lettera del 20 aprile 1983 ; né poteva essere diversamente in quanto le due opere appaiono estranee alla cerchia abruzzese. Lo è sicuramente la croce di Cluny, ascritta alla cerchia marchigiana del Vannini: vd. Musée national du Moyen Age. Thermes de Cluny, p. 123, n. 119 ; sull’ar-gomento vd. B. MontEVEcchi, Pietro Vannini, in Da Pari-gi a Montalto, Capolavori dai Musei del Louvre e di Cluny, 27 marzo-18 luglio - Museo Sistino Vescovile Montalto Marche, 2004, pp. 10-16.

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