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MAGAZINEOGGI 8

L a Festa della Donna in America non èaltrettanto celebrata quanto in Euro-pa. Eppure le sue origini si legano pro-prio alla città di New York dove il 25Marzo del 1911 persero la vita 146 ope-

rai, per la maggior parte donne ebree e italiane,nell’incendio della Triangle Shirtwaist Company.

Conseguentemente alla “protesta delle20.000” risalente 1909 (così chiamata dal numerodelle operaie che presero parte allo sciopero perdenunciare le precarie condizioni di lavoro) latriste realtà della fabbrica Triangle era ben notaall’opinione pubblica. I fatti raccontano che nelpomeriggio del terribile incendio le operaie si tro-vavano chiuse a chiave all’ottavo piano dell’edi-ficio ubicato nei pressi di Washington Square.Quando le fiamme iniziarono a propagarsi i pro-prietari Max Blank e Isaac Harris pensarono benedi darsi alla fuga lasciandole morire.

Il prossimo 25 Marzo presso la Judson Church,il Calandra Institute della Cuny si unirà allaTriangle Fire Rembrance Coalition per ricordare i99 anni dalla tragedia.

Con uno spirito più gioioso, quello con cui si

Il promotore SalvatoreCottone per l’8 marzo haorganizzato al ristorantePalma di New York unaserata intitolata “unamimosa siciliana”. Ospited’onore l’ex senatoreSerphin Maltese, chenell’incendio del marzo1911 alla TriangleShirtwaist Company persela nonna e due zie.Nel menù dello chefRaffaele Ronca, traarancini e melanzane,anche il cavolfiore

Festa della donna alla siciliana

Nella foto da sinistra: Joseph Sciame,Salvatore Cottone e l’ex Senatore

Serphin Maltese. Sotto lo chef Raffaele Ronca

EVENTI/ANNIVERSARI

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ingredienti, non di più!»Tra una sfilata di arancini e melanzane

alla parmigiana, pappardelle al ragù d’agnel-lo e polpetti affogati alla marsalese, il piattoprincipe sembrano essere gli involtini dimaiale alla mamma Teresa, direttamente dauna ricetta della Signora Cottone. I dolci ar-rivano dalla pasticceria Villabate e i vini ri-gorosamente dalla riserva di Sicilywine.com.Alla serata ha partecipato anche Joseph Scia-me, President dell’Italian Heritage and Cultu-re Committee e anche lui di origine siciliane.

In conclusione della serata, vi è anche unmomento per la poesia con declamazione in sici-liano di un’opera della poetessa Rita Elia che il 7marzo, a Termini Imerese, ha ospitato una letturadi poesie dedicate alla donna citando, in unasorta di connubio culturale, l’evento newyorkese.Insieme a lei, è stata anche data lettura di unpasso dello scrittore e poeta siciliano IgnazioButtitta.

siciliani nel mondo siamo 20 milioni, moltopiù dei danesi o degli olandesi. Abbiamo unacultura ricchissima siamo stati un regno per800 anni. Il siciliano è stato la prima linguaufficiale dopo il latino che Federico II ha adot-tato per il Regno delle Due Sicilie». Cottoneci dice che è stato appena assunto anchecome professore del primo corso di linguasiciliana negli Stati Uniti, in una sorta dibinomio ideale che si riassume: «Cuore sici-liano, marketing americano!»

Il menù è dello Chef napoletano RaffaeleRonca il quale lascia l’Italia nel ’93 come ragio-niere per poi scoprire che con una famiglia dimacellai e di pescatori la buona cucina ce l’hainel sangue. «La mimosa volevo portarla dall’Ita-lia», ci dice sorridente, «ma i rami sono costosis-simi così ho preparato la torta mimosa e ho utiliz-zato il cavolfiore che nella sua forma ricorda ilfiore». Ci saluta con il suo motto che dice moltodella persona e del cuoco: «Italiano 1 a 1 e 3

tramanda in Europa questa ri-correnza, anche New York, omeglio la Sicilia che abita in essa,ha voluto celebrare lo scrosootto marzo le sue donne attra-verso una speciale serata tenu-tasi presso il ristorante Palma diCornelia Street e intitolata “UnaMimosa Siciliana”.

Promotore Salvatore Cotto-ne, presidente della VanvakisArt International, azienda chesi occupa del “made in Sicily”,che per l’occasione ha invitatocome ospite d’onore l’ex sena-tore di Stato Serphin Maltese:«Conobbi qualche settimana fa

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monianza del coraggio delledonne che dopo l’incendio av-viarono una grande manifesta-zione che portò alla conquistadei primi diritti sindacali. Abbia-mo deciso di dedicare questaserata a quelle donne che mori-rono che erano in maggior par-te ebree e italiane. In Americanon è una festa molto diffusaperché qui le donne hanno giàraggiunto i livelli di emancipa-zione, ma in Europa festeggia-mo anche per ricordare quelliche non hanno ancora ottenu-to queste libertà. Non scordia-mo nemmeno l’altra parte del

globo in cui la donna è tuttora solo oggetto del-l’uomo».

Cottone accoglie gli ospiti con un «Ben-venuti in Sicilia» e li intrattiene così: «Noi

L’Italia e l’“emergenza” immigrazioneDIBATTITI/THE NEW SCHOOL UNIVERSITY

Il PD di New York ha orga-nizzato l’8 Marzo alla NewSchool University una ta-vola rotonda sul fenome-no dell’immigrazione, fe-

nomeno contemporaneo incontinua crescita nell’EU, conil quale si stanno confrontan-do al momento tutti i paesi eu-ropei, ciascuno però con poli-tiche diverse. È stata fatta unasistematica comparazione fra lepolitiche degli Stati Uniti equelle italiane, evidenziando iproblemi dell’ultima. Anna DiLellio, segretario del Pd NewYork, ha introdotto i parteci-panti al diattito: la Prof. EsterR. Fuchs, esperta di Public Af-fairs, Guido Tintori, esperto inInternational Migration, Vin-cenzo Pascale in qualità di Re-presentative of Migrantes alleNazioni Unite e Michele Wuc-ker, Executive Director of theWorld Policy Institute.

La critica alle politiche ita-liane in tema di migrazione èracchiusa in una frase: “Quan-to tempo crediamo di poter so-stenere un modello politicodove chiediamo a questi po-poli di contribuire economi-camente, ma non essere rico-nosciuti come cittadini?”Questo sono state le paroledella Prof. Ester R. Fuchs,esperta in Public Affaires eSpecial Advisor for Governan-

ce and Strategic Planning. LaProf Fucks ricorda che nonsoltanto l’Italia deve promuo-vere politiche adeguate per ilfattore immigrazione, ma tuttele grandi città al mondo, chesono oramai costituite comesegue: a New York sono il 40%gli immigrati, e producono il32% del reddito complessivoin piccole-medie attività com-merciali, essendo così non soloproduttori, ma anche consu-matori, inoltre creano posti dilavoro anche in un clima di cri-si come questo; continuando,Miami ha il 59% di nascite dacittadini stranieri, Vancouver il37%, Toronto il 43%, Singapo-re il 33%. Analoga è la situa-zione economica nel nord Ita-lia dove risiedono oltre il 60%dei suoi stranieri con le zoneeconomiche più prospere chemandano avanti il paese.

La domanda sorge sponta-nea: se l’Italia non è uno deipaesi più “invasi” dagli stra-nieri, come mai si profila que-sta immagine di “invasione” edi “paura” nell’opinione pub-blica e nelle leggi? Nella con-ferenza è stato proposto un or-gano diverso e indipendentedai partiti politici, i quali sem-brano manipolare il tema del-

l’immigrazione per il propriocomodo, creando pericolosa-mente un clima di tensione nellasfera pubblica.

L’interrogativo sull’immi-grazione in Italia resta il se-guente: come integrare popo-lazioni di cui il paese ha real-mente bisogno, ma che in real-tà vengono percepiti dall’opi-nione pubblica e dalla politicaveicolata dai mezzi di comuni-cazione, come “indesiderati”?Di chi è colpa di questo distor-sione della realtà e di chi è laresponsabilità dell’inadegua-tezza delle leggi in materia?

Gli esperti si sono misuratisu dei temi che potrebbero fa-vorire la coesione sociale, qualirisanare l’opinione pubblica af-fetta nell’immaginario colletti-vo dall’associazione fatta fraimmigrazione-crimine, l’inte-

grazione che inizia con il ren-dere accessibile per i “nuoviitaliani” lo spazio pubblico-so-ciale, l’istruzione, l’accesso allacittadinanza e di conseguenzaal voto e l’attitudine propositi-va dello stato di includere anziche escludere o emarginare gliimmigrati, e tendere a renderepermanenti gli immigrati tem-poranei.

Dalla discussione è emer-so che la politica italiana è to-talmente inadeguata ai tempiche corrono: le leggi in mate-ria di immigrazione quali laTurco-Napolitano del ’98, laBossi-Fini del 2002 hanno deiprogrammi di naturalizzazioneper i discendenti degli italianiall’estero, e non includono lanaturalizzazione “ius soli” equesto sarebbe un problemaenorme per le seconde gene-

razioni che nascono su suoloitaliano, vivono fra altri bam-bini italiani sentendosi comeloro, ma italiani non lo sono difatto; compiuti i 18 anni se nondimostrano tutti i requisiti perla naturalizzazione devono oandar via dall’Italia o rimane-re illegalmente sul “proprio”territorio.

È una vera lacerazione neltessuto sociale, vivere da im-migrato senza riconoscimento,senza voce politica porta in-dubbiamente a problemi comeRosarno che sfortunatamentenon è un evento eccezionale,dove la criminalità organizzataitaliana mette in condizioni dischiavitù gli immigrati.

L’ultimo intervento politicoin materia immigrazione in Ita-lia, il pacchetto di sicurezza del2008/2009, ha incalzato perfet-tamente il clima di paura dila-gatosi nell’opinione pubblicaitaliana come “emergenza di si-curezza nazionale”, affliggen-do ancora di più gli immigrati.

Infine, la coesione socialepuò essere promossa nellastessa misura in cui avvienein altri stati e altre grandi città.Il messaggio di fondo tra-smesso dai media dovrebbecolmare il gap tra la realtà dei

di Georgiana Tdi Georgiana Tdi Georgiana Tdi Georgiana Tdi Georgiana Turururururculetculetculetculetculet fatti e l’opinione pubblica ve-icolando il messaggio “Abbia-mo bisogno di loro” anzichéincitare il legame immigrazio-ne-criminalità, che non risultaessere vero dalle statistiche.

La politica italiana tendeancora oggi, secondo quantohanno sostenuto gli esperti, afavorire il rientro del flusso mi-gratorio in uscita, ossia degliitaliani emigrati dall’inizio delXIX secolo verso i nuovi con-tinenti, mentre non sembra ac-corgersi del flusso di immigra-zione sempre più consistente,presente già da qualche deci-na di anni sul territorio italia-no. In altre parole, per i discen-denti italiani sarebbe previstasenza limite generazionale lanaturalizzazione in automaticoattraverso la procedura iuresanguinis, mentre gli immi-granti nati sul suolo italianonon godrebbero della natura-lizzazione via ius soli. Talemancato riconoscimento rap-presenterebbe l’atto più re-strittivo in materia di immigra-zione tra le democrazie libera-li, soprattutto perché i “nuovicittadini italiani” nati sul suo-lo italiano da famiglie stranie-re producono già ricchezza -circa il 10 % del PIL italiano - esono stabili sul territorio ita-liano, mentre sarebbero rico-nosciuti legalmente soltanto“a tempo determinato”.

I relatori durante il dibattito alla New School

il senatore Maltese perché facendo ricercheavevo scoperto che durante l’incendio del 1911fra le vittime c’erano la nonna e due zie delsenatore. Il senatore è qui quindi come testi-