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e t Ce te r aPeriodico di informazione a cura degli studenti del liceo Scientifico e Classico Majorana

liceomajoranadesio.forumfree.it Numero 2 - 2011 Novembre/Dicembre

Le cellule staminali

Poche settimane fa, esatta-mente il 12 Novembre, si è te-nuto un Convegno per la ricercasulle cellule staminali adultepromosso dal Pontificio Consi-

glio ...(continua a pagina 4)

Se una notte aParigi…

Gil è uno sceneggiatore di Hol-lywood che ha deciso di gettarsinell’avventura di scrivere un ro-manzo. Sta rifinendo l’ultima ri-scrittura mentre si trova a Parigicon la futura moglie, ospiti deigenitori della bella ragazza. (continua a pagina 11)

Nausee Natalizie

Diversamente da quello chepotrebbe suggerirvi il titolo,questo articolo non parla dipanettoni e dei traumi chepossono causare. Questo ar-ticolo parla del fatto che Na-tale è il 25 dicembre. (continua a pagina 7)

il 22 dicembre si terrà la Corrida Telethon, con esibizioni del MajoSuona, pesca di beneficienza etanto altro!

(Ricordiamo che chi avesse oggetti da donare per la pesca è pregati di rivolgersi ai rappresentanti)

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Ginevra: fisica, umanità e un travagliato ritorno

Arianna Colciago, 5^a;Filippo Tagliabue, 5^F

La matt ina del 30 novembre un pul lman ca-r ico d i Majorani assonnat i lasc iò l ’abbracc iorass icurante del la P ianura Padana con dest i -naz ione la f redda e f ranco-sv izzera Ginevra.Dopo i l lungo v iag g io e i l passag g io de l lafront iera, arr ivammo al la meta in tarda mat-t inata.Consumato un t ip ico pasto sv izzerese, qualepan in i portat i da casa e Mc’Dona ld no-strano, c id i r igemmo al Palazzo del le Naz ioni Unite, oper g l i amic i ONU.Graz ie a l supporto d i guideesperte e po l ig lotte , v i s i -tammo le numerose sa leconferenz ia l i cost ru i te ind iverse epoche, da l la se -conda guerra mondia le inavant i .Terminato i l g i ro de l pa-lazzo, segu ì i l pernotta-mento in a lbergo interr i tor io f rancese , perdormire (poco) e svegl iars i(stanchi ) , pront i per la seconda g iornata delnostro i ter cultura le.Sotto 100 metr i d i suo lo sv i zzero, c i atten-deva nascosto ma maestoso, i l LHC de lCERN, o per iprofani “acceleratore d i part i-ce l le”. Per rendere con sempl ic i tà i l s igni f i -cato d i questo incontropotremmo d i re d iessere entrat i in contatto con la p iù straor-dinar ia e fol le costruzione umana per l ’ inda-gine del l ’universo inf in ites imale e invis ibi le.Peccato che tutto questo s ia r imasto so lonel la nostra fervida immaginazione: la strut-tura del tunnel sotterraneo, infatt i , era “ leg-germente” radioatt iva e i l CERN, attento al lanostra salute e a l le eventual i cause legal i , c iha r isparmiato la v is i ta .C i s iamo conso lat i con qua lche conferenzaed esposiz ione.

S i apprestava i l v iaggio d i r i torno…

…E ora l ’orrore…

Mai c i fu v iaggio d i r i torno p iù d i f f ic i lee do loroso d i que l lo che dovemmo af -frontare in quel tragico g iovedì 1 dicem-bre . Se la sera pr ima g ià un ragazzo

aveva accusato i pr imis intomi de l malanno, inpoco più d i 12 ore scop-piò un’epidemia.Dopo un “sa lutare e ge-nu ino” pranzo da Mc’ -Dona ld , appena sa l i t isu l pu l lman un numerospropositato d i student imostrava su l vo l toespress ioni d i un dolorein immaginab i le perl ’uomo e insopportabi le

perf ino per g l i dei .Fu una drammatica odissea, fatta d i f re-quent i soste per curare i fer i t i , d i medi-c ina l i che at t raversavano i l pu l lman intut ta la sua lunghezza peral lev iare,anche se d i poco, i dolor i d ich i sof f r iva . .ma fu anche una prova d icoraggio, d i forza e d i so l idar ietà, in cuitut t i , a lunn i e professor i , sono r imast iuni t i e compatt i contro la d isgraz ia ab-battutas i .S i r ingraz iano in part icolare le professo-resse Canal i e Maisto, i l professor Mottae l ’aut ista del pul lman per aver paz ien-tato ed essere r iusc i t i a gest i re la s i tua-z ione con pugno (e stomaco) d iferro.

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Scuola 2 V

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Parole e idee possono cambiare il mondo

Federica Savini,Noemi Spoleti, 3^a

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V 3 Scuola

Sfogliando lo scorso numero del giornalino scolas-tico ci è capitato di leggere un articolo che af-frontava in modo molto polemico domandecruciali nella vita di ogni adolescente quali “cosa tiinsegna oggi la scuola ?”, “ Perchè vado a scuola?”,”Dove trovo la forza di alzarmi tutti i giorni la mat-tina alle sette per andare in un edificio grigio estare cinque ore se non di più seduto dietro unbanco?” e soprattutto: “Quello che imparo a scuolami servirà nella vita?”, dal momento che ci trovi-amo un po’ in disaccordo con l’autore dell’articoloin questione vorremmo provare a dare unarisposta diversa.Siamo nel 2011 e ancora non si può dire che tutti iragazzi del mondo abbiano diritto a un’ istruzione,in molti paesi gli adolescenti darebbero di tutto peravere le opportunità che ci vengono offerte, e noiinvece, che siamo dei privilegiati, con la forza del-l'abitudine ed il lusso cui siamo avvezzi osiamo dis-prezzare questa possibilità tanto preziosa. Nondiciamo queste cose per atteggiarci a moraliste,pensiamo invece che sia più che normale lamen-tarsi e magari qualche volta maledire questa scuolaperché vorremmo essere sempre in vacanza e alpomeriggio correre, divagarci e respirare aria pura,non posare il sedere sulla sedia e lasciare cheprenda la sua forma, tutti lo pensano, lo hannosempre pensato e sempre lo penseranno, perchéla scuola è una istituzione antichissima, che se purin forma rudimentale è nata insieme alle prime co-munità umane e ci sarà una motivazione valida seperdura tutt’oggi? È senz’altro vero che oltre lemura dell’austero edificio il mondo è completa-mente diverso rispetto a quello che si legge suilibri, quello che abbiamo imparato studiando nonè la vita reale, è pura teoria, ma non si può passarealla pratica senza conoscere un minimo di teoria.L’aver imparato a ragionare, ad avere capacità dicritica, a conoscere la storia e i punti di vista di piùpopoli, solo l'esserci confrontati con i compagni o

i professori ci aiuterà moltissimo nella vita ed èun dato indiscutibile. La scuola è sacrificio e re-sponsabilità, e non crediamo possibile negare chequeste due cose siano la base della vita adulta.Dunque, nonostante le mille e differentilamentele siamo qua, ed è probabile che se ci pri-vassero del diritto all’istruzione combatteremocon le unghie e con i denti per riaverlo, e questolo dimostrano le manifestazioni che noi studentiabbiamo organizzato lo scorso anno per difenderei diritti che certa gente al potere voleva sottrarci.Se siamo qua a studiare è perché in fondoVOGLIAMO avere una cultura.Qualcuno potrebbe ribattere dicendo che i pro-fessori non ci invogliano a studiare, che non cifanno amare la loro materia, che non si preoccu-pano di curare il nostro lato umano e sensibile masono solo “omologatori di coscienze” tanto percitare il bellissimo film “come te nessuno mai” dicui consigliamo la visione! Invece, a nostromodesto parere tutto dipende dal professore inquestione, di certo non ci si può aspettare chetutti gli insegnanti si ispirino al prof. Keating del-l’attimo fuggente, ci sarà sempre quello che ti an-noia e quello che invece ti appassiona. Crescendoabbiamo incontrato professori sempre menolegati ai voti ma più preoccupati di farci compren-dere e amare la loro materia, pieni di forza divolontà e animati da passione. Nonostante nontutto sia perfetto, noi a scuola ci vorremmo an-dare in ogni caso, anche solo perché tra i banchidi scuola si conoscono molte persone speciali echissà che tra queste non ce ne sia qualcuna cheti accompagnerà per tutta la vita, con cui ri-corderai le studiate notturne all’insegna delletazzine di caffè… insomma noi pensiamo chequello per cui abbiamo sudato nella vita facciauna grande differenza!

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Poche settimane fa, esattamente il 12 Novembre, siè tenuto un Convegno per la ricerca sulle cellule sta-minali adulte promosso dal Pontificio Consiglio dellaCultura con titolo “Cellule staminali adulte: la scienzae il futuro dell’uomo e della cultura”. Proprio qui ilPapa ha ribadito il “no” alla ricerca sulle cellule sta-minali embrionali mentre ha affermato che: “Tutta-via, in generale, non sorgono problemi etici quandole cellule staminali vengono prese dai tessuti di unorganismo adulto, dal sangue del cordone ombeli-cale al momento della nascita o da feti che sonomorti per cause naturali”A questo punto è d’obbligo spiegare cosa sono le cel-lule staminali, di cui in questo periodo si sente tantoparlare. Si può dire che sono cellule non ancora de-finite, in grado di assumere le funzioni cellulari di undeterminato tessuto o organo (anche di quelli deli-cati e che non sono in grado di rigenerarsi, come imuscoli, il cervello, il pancreas, ecc…). È quindi ovvioche il loro potenziale è enorme, non per nulla costi-tuiscono le nuove frontiere della medicina. Grazieall’uso delle cellule staminali gli scienziati pensano dipoter finalmente curare malattie che altrimenti ri-marrebbero incurabili come il morbo di Parkinson, lemalattie cardiache, il morbo di Alzheimer, la paralisi,il diabete, l'ictus, ecc...Ma cosa intendeva il Papa col no alle cellule staminaliembrionali? Le cellule staminali si possono classifi-care con due criteri: in base alla capacità di generarecellule figlie o in base alla provenienza. Usando ilprimo criterio possiamo dividerle in:· ► Totipotenti (che possono assumere qualsiasifunzione)· ► Pluripotenti (possono generare ogni tipo dicellula che si trova nell’embrione e su queste si basala ricerca scientifica)· ►Multipotenti (sono in grado di dare luogo atutti i tipi cellulari del tessuto di appartenenza)· ► Unipotenti (in grado di generare un solo tipodi cellule).Con il secondo criterio, invece, si dividono in due

gruppi:· ► Staminali embrionali (totipotenti e pluripo-tenti)

· ► Staminali adulte (multipotenti e unipotenti),fra cui anche fetali e da cordone ombelicale.Ecco, come suggerisce il nome le cellule staminali

embrionali provengono dall’embrione (cioè il pro-dotto del concepimento fino all'ottava settimana digestazione) e da questo si possono ricavare le cellulestaminali pluripotenti: le più usate per la ricerca equelle in cui si ripone maggiore speranza.Probabilmente c’è chi si chiede “ma non basta met-tere queste cellule staminali pluripotenti nell’organodanneggiato e lasciare che guariscano quell’organo?”beh, no. La grande capacità riproduttiva di queste cel-lule può risultare svantaggiosa o addirittura perico-losa quando queste vengono inserite nei tessuti di unorganismo senza che la loro tendenza a moltiplicarsisia stata bloccata completamente (infatti potrebberoiniziare a dividersi in maniera incontrollata). Per unacellula staminale embrionale svilupparsi nell’utero èben diverso che svilupparsi in un organo, quindi se sitrapiantano queste cellule direttamente in un tessutosi formeranno dei grossi tumori maligni: i teratocar-cinomi. In questi tumori si trovano cellule del cer-vello, della pelle, delle ossa, dei muscoli, ecc…indipendentemente dal tessuto in cui si trovano, pro-prio perché le staminali impiantate sono pluripotenti.Ciò vuol dire che se io per curarmi il pancreas miiniettassi una dose di staminali pluripotenti mi ver-rebbe un tumore che all’interno possiede non solocellule pancreatiche ma anche cerebrali, muscolari,e così via.Come si può risolvere questo problema? Bisogna chele cellule staminali embrionali vengano coltivate invitro facendole riprodurre e differenziare nel tipo cel-lulare desiderato (usando sostanze che creanoun’ambiente simile a quello dell’utero), per poi tra-piantarle nel tessuto in questione. Purtroppo peròquesto procedimento è molto più complicato diquanto sembri: per produrre cellule altamente spe-cializzate (come quelle dei nostri organi), servonouna serie di fattori esterni difficili da ricreare artifi-cialmente.

Le cellule staminaliStefano Tagliabue, 3^D

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Alcuni ricercatori sono riusciti a ricavare qualche cel-lula specializzata da cellule staminali embrionali, gra-zie a brodi di coltura contenenti anche cellule di altriesseri viventi, come i topi. Ovviamente però è assairischioso trapiantare nei tessuti di una persona cel-lule ottenute in questo modo. Anche per questi mo-tivi risulta ancora difficile applicare terapie cheutilizzano cellule staminali embrionali. Solo con la ri-cerca possiamo trovare una cura alle malattie oggi in-curabili. Il Papa però è contrario alla ricerca sullestaminali embrionali e in Italia non è consentito il pre-lievo di un embrione a scopi di ricerca (anche se èpossibile fare ricerche su embrioni importati dal-l’estero…). È proprio qui checasca l’asino: laquestione etica.Secondo la reli-gione cattolicanon è pensabiledi “commettere ilgrave errore dinegare il dirittoinalienabile allavita di ogni essereumano, dal mo-mento del conce-pimento allamorte naturale.La distruzioneanche di una solavita umana nonpuò mai esseregiustificata neitermini del bene-ficio che essa un giorno potrebbe portare a un altro”.Cioè l’embrione è il principio di quella che sarà unanuova vita, voluta da Dio; sacrificarlo per prendernele cellule staminali è da considerarsi come un omici-dio. Secondo i Buddisti esiste la possibilità dell’animadi scegliere di non reincarnarsi in un embrione “discarto”, e quindi la ricerca è lecita, ciononostante granparte degli studiosi Buddisti pensa che nulla di maledebba essere fatto a qualsiasi essere vivente. Sia’Islam che l’Ebraismo sono a favore della ricerca: peri primi l’embrione cambia il suo status di persona bio-logica in persona morale (cioè passa da un ammasso

di cellule a una persona vera e propria) solo dopo ilquarto mese, quando riceve l’anima immortale; peri secondi la ricerca è lecita e moralmente auspicabilein quanto può potenzialmente fare del bene.Non dimentichiamo quella che possiamo chiamare“etica laica”, che preferisce analizzare la questionesenza dogmi fondamentali ma razionalmente e arri-vare alla soluzione che è ritenuta migliore da più per-sone. L’etica laica tiene conto del fatto che la moralecomune cambia col passare degli anni e delle epo-che.Il problema di fondo è più che altro quello di definirequando l’embrione “inizia a vivere”, cioè diventa unapersona vera e propria. Sappiamo che dal terzo mese

in poi non siparla più di em-brione ma difeto, infatti l’in-terruzione vo-lontaria dellagravidanza (oaborto) è con-sentita soloprima di questomomento, maprima? Il dibat-tito è tuttorapresente e in-concluso.Su entrambi ifronti manca laconsapevolezzache la gente co-mune fatichi a ri-cavare in modo

del tutto autonomo informazioni e sviluppare opi-nioni, riflessioni e idee su argomenti scottanti comequesto.Senza dubbio io sono la persona meno adatta perdire alla gente come pensarla, ognuno è libero di se-guire l’idea che gli sembra più giusta, ma come hadetto Darwin “Per fare la frittata bisogna pur rom-pere le uova”.

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Tutti noi abbiamo familiarità con i distributori di ben-zina. Da quelli del Majo che vanno dal loro benzinaiodi fiducia per rifornire il proprio bolide a due ruote,a coloro che, aspettando il genitore che fa il pienoall’auto, letteralmente assaporano quel “delicato epenetrante” sentore di carburante che riempie le na-rici.Il prezzo della benzina ha sempre avuto un anda-mento altalenante, ma da ormai due anni è in co-stante aumento. Dando per esempio un occhiata alletariffe della benzina senzapiombo nel 2004, notiamocon grande sorpresa come ilcosto si aggirasse intornoall’ 1,059 €/L, per poi au-mentare di quasi 30 cente-simi quattro anni dopo eritornare a 1,147 €/L nel2009. Da lì in poi l’importoha continuato a salire, arri-vando alla vertiginosa cifradi 1,646 €/L nel 2011. Tutta-via “sezionando” attenta-mente questo valoresaltano fuori cose chehanno del ridicolo e soprat-tutto dell’inimmaginabile.Innanzitutto scopriamo cheil prezzo effettivo del carbu-rante (sempre parlando di benzina senza piombo) èpari a 0,694 €/L , quasi la metà di quanto sborsiamorealmente! Questo valore è il costo del petrolio greg-gio (di cui solo il 10% diventa benzina), della sua la-vorazione, un complicato processo chimico chiamatocracking (spezzando gli idrocarburi più pesanti si ot-tengono idrocarburi più leggeri quali, appunto, labenzina) e infine dei trasporti. E la restante metà delcosto in cosa consiste? È presto detto: il rimanente50% è costituito dalle cosiddette accise.Con questo termine si indica “un’imposta sulla fab-bricazione e vendita di prodotti di consumo” (fonte:Wikipedia.org), in questo caso sulla fabbricazione evendita della benzina. Sull’acquisto dei carburanti

grava infatti un’interminabile serie di accise che fu-rono istituite nel corso degli anni allo scopo di farfronte alle diverse emergenze che si presentavano.L’unico problema è che una volta superata una de-terminata emergenza, l’accisa non veniva tolta, e inquesto modo le imposte cominciarono ad accumu-larsi arrivando a costituire appunto circa la metà delprezzo della benzina. Leggendo alcune delle acciseistituite nel passato e che permangono tuttora si ri-mane a dir poco sconcertati. Pensate che la più “an-

tica” (del valore di 1,90lire=0,001 €) risale, at-tenzione, al tempodella Guerra di Abissi-nia, del 1935!! Pren-dete 194 lire (=0,10 €)per il finanziamento diuna serie di disastri(vedi Vajont, 1963; ter-remoti del Belice,1968; del Friuli, 1976; edell’Irpina, 1980); ag-giungete 241 lire(=0,124 €) di accise de-stinate al supporto dimissioni umanitarie(Crisi di Suez, 1956;missione in Libano,

1983; missione in Bosnia, 1996); 0.0071 € per il fi-nanziamento alla cultura nel 2011 (ma si sa, la cul-tura non ha prezzo…); 0,040 € per far fronteall’emergenza immigrati nel 2011 e infine (forsequella che ha maggior ragione di esistere oggi),0,0089 € per rimediare ai danni causati dalle recentialluvioni in Liguria, Piemonte e Toscana e, ese-guendo semplici calcoli, otterrete circa 0,622 €di accise che si vanno a sommare all’effettivo prezzodel carburante. Ma non è tutto! Su questi 0,622 € vaapplicata un’ immancabile IVA circa del 21% per ar-rivare ad un totale di 0,898 € di imposte.Sarà finita qui? Chi lo sa… con tutte queste nuoveManovre che spuntano come funghi è impossibilesaperlo, perciò… chi vivrà, vedrà!

Attualità 6 Q

Anatomia di un pienoAlessandro Orsenigo, 4^E

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Diversamente da quello che potrebbe suggerirviil titolo, questo articolo non parla di panettonie dei traumi che possono causare. Questo arti-colo parla del fatto che Natale è il 25 dicembre.So che la mia ultima frase sembra quella in cimaalla top 1000 di Capitan Ovvio, ma dopotuttoquesto fatto a volte ci sfugge. Facciamo qualcheesempio. Era il 12 novembre e stavo andando alcentro commerciale, quando una volta arrivatal'ho trovato ricoperto di lucine e decorazioni. Edera il 12 novembre.Sempre lo stessogiorno mia madre ètornata a casa conun CD di canzoninatalizie. Ed era il12 novembre. Il 27novembre la dittadavanti a casa miaha appeso le deco-razioni natalizie. Edera il 27 novembre.Lì, nauseata, misono dovuta arren-dere all'evidenza:Natale era arrivatoanche per me. Na-tale ormai non è più una festa, non è più qual-cosa per il quale si fa fatica ad aspettare, se nonper le vacanze. Natale ha nauseato l'80% dellepersone, ammettiamolo. Mi sono rotta di ve-dere i giornalisti di Studio Aperto che a metà no-vembre vanno ad importunare le personechiedendo cosa regaleranno alla portinaia dellasorella: la gente compra i regali il pomeriggiodella vigilia, è un dato di fatto! Non ne posso piùdi sentire mia zia che ad agosto inizia a impor-tunare tutte le donne della famiglia per organiz-zare il menù di Natale. Non me ne frega nientedei sondaggi di mercato: è più buono il pandoro,

i regali tecnologici sono sempre in costante au-mento e un anno si compra lo champagne e unanno lo spumante. L'albero di Natale lo faccioquando ho tempo e quando ho voglia, que-st'anno lo faccio blu come l'anno scorso e comel'anno prima. Non faccio la Christmas card, facciogli auguri solo a chi proprio proprio devo e aglialtri scrivo su facebook. Il punto è che tutti con-

sideriamo San Va-lentino o Carnevaledelle feste pura-mente commerciali,ma non notiamoche Natale, festaricca di valori siaper chi crede sia perchi non lo fa, stiaseguendo la stessastrada. Anzi, Nataleriesce anche ad es-sere più commer-ciale delle altreperchè la gente nonci fa caso. E non èvero che solo da

bambini si riusciva a vedere la magia del Natale,perchè anche da piccoli alla fine della fiera siamava questa festa perchè arrivava Babbo Na-tale e ci copriva di regali. Il denaro è riuscito a ro-vinare anche una delle gioie più grandi dell'anno,anche una delle feste più ricche di valori in as-soulto. Tra tutte le feste il Natale viene sempreconsiderata la più speciale, perchè ha un'atmo-sfera magica intorno a sé, perchè rovinarlo così?Perchè lucrare su questo? Perchè rovinare l'at-tesa anticipando di mesi? Il Natale deve arrivarequando il cuore è pronto a riceverlo, non quandoc'è la pubblicità della coca-cola.

Nausee NatalizieGiulia Bianco, 1^b

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Q 7 Attualità

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Sono passati vent’anni da quel triste giorno mapochi sembrano esserselo ricordato. In quel giornola piaga purtroppo attuale dell’AIDS mieteva una vit-tima illustre, per la legge Farrokh Bulsara: per ilmondo Freddie Mercury. Come ho letto una volta, ilsuo nome già raccontava la sua missione, quella dimoderno Mercurio, messaggero inviato dagli dei perportare la buona musica a tutti. Una missione cheha portato a termine con lo stile unico e inconfondi-bile di una delle più straordi-narie voci che il mondo dellamusica abbia mai cono-sciuto, uno strumento concui Freddie giocava e stupivai suoi ascoltatori. Non fu soloquando scrisse la storia. Eraaccompagnato dal chitarri-sta Brian May, dal bassistaJohn Deacon e dal batteristaRoger Taylor, con i qualifondò un gruppo che è giàleggenda: i Queen. Vent’annie più di carriera videro ve-nire alla luce gemme di inar-rivabile bellezza eincomparabile originalità,dalla fin troppo abusata “Weare the champions” o “So-mebody to love”, ma anchecapolavori sconosciuti come“The millionaire waltz” o“You take my breath away”.La loro forza stava nella lorocamaleonticità, nell’abilità dicambiare genere pur fa-cendo la “loro” musica, al punto che orecchiandoqualunque loro melodia si riconosce il loro tocco.Non importava che facessero rock, hard rock, pro-gressive o altro, erano loro e non c’era dubbio. Nonè un errore parlare di Mercury e dei Queen comeuna cosa sola, perché di fatto lo furono. Si può anzidire che Freddie era i Queen, perché dopo la suascomparsa il gruppo ha cessato di esistere come era

un tempo. Il leader delgruppo era anche la mente della band, l’anima, l’in-trattenitore di folle oceaniche e adoranti che a rive-derle ancora oggi nelle registrazioni video, una sututte quella del Live aid del 1985, mettono i brividi.Le loro canzoni non sono solo coinvolgenti, parlanodella vita, parlano al vostro

cuore, con l’epicità e la gran-dezza delle gesta degli eroidell’antichità. Gli arrangia-menti, poi, sono semplice-mente spiazzanti. Non c’è unaltro gruppo che ha tantoosato e sperimentato purrimanendo assolutamenteorecchiabile e accessibilecome ascolto. Freddie ne eraconsapevole, era consape-vole del suo ruolo, ma questaresponsabilità non sembravagravare sulle sue spalle. Luirimaneva sé stesso, pazzo,geniale, coi suoi travesti-menti bizzarri e la sua indoleda animale da palcoscenico.Non era fatto per stare alleconvenzioni del mondo, unastella troppo luminosa pernon oscurare le altre. La suabisessualità fu forse la sua ro-vina. Chissà chi gli trasmise lamalattia. Fino all’ultimo, dagrande artista quale era, non

rivelò nulla nemmeno ai suoi amici. E poi ci lasciòtutti. Il 24 novembre 1991 il mondo si fece più cupo,la musica più triste. Se dovessimo chiedere a FreddieMercury se la morte ha cambiato qualcosa della suaarte, lui risponderebbe con le parole del suo capola-voro assoluto, “Bohemian Rhapsody”: “Nothing re-ally matters, anyone can see, not nothing reallymatters to me”.

In ricordo di Freddie Mercury

Attualità 8 Q

Filippo Tagliabue, 5^F

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Innanzitutto il titolo non è mio, ma l'ho rubato ad unarubrica di Yahoo sport. Questo articolo vuole parlaredi due tematiche che interessano la maggior partedegli uomini di tutte le età: le donne e il calcio. Sechiedessi di alzare la mano a tutti i Majorani cheamano queste due cose sono sicura che mi ritrovereidavanti una distesa di mani. Cosa succederebbe se in-vece io decidessi di unirle, queste due tematiche?Questo articolo parla di donne e calcio, sì! Immaginole facce sconvolte dei ragazzi convinti che questo siasolo uno scherzo, ma non è così, cari maschietti: no-nostante i numerosi pregiudizi le donne che amano ilcalcio e che lo capiscono esistono, so che non ci cre-derete dopo le svariate imprecazioni che avrete usatoalmeno una volta per spiegare il fuorigioco alle vostreamiche o alla vostra ragazza, ma è così! La domandache mi faccio più spesso in quanto ragazza appassio-nata di calcio è perchè il calcio è considerato unosport maschile? Vi rivelo un segreto, gente: il calcio ela tifoseria femminili esistono! Così come esistono imondiali femminili (giocati proprio quest'estate evinti dal Giappone), come esisteva il FIFA world playerche ora è diventato pallone d'oro per le donne (è dal2006 che viene vinto da Marta Vieira Da Silva, allaquale Messi dovrebbe inchinarsi, con tutto il rispettoche posso avere per la pulce), come esistono le tifoseallo stadio. Siamo poche, è vero. A San Siro al 45' gliunici bagni dove non c'è coda sono quelli femminili.Ma perchè? Basta guardare i bambini: ai maschietti ipapà (vorrei dire le mamme e i papà, ma non posso...Se potessi farlo d'altronde non starei scrivendo que-sto articolo!) raccontano ai figli le imprese dei lorobeniamini in campo, la storia della loro squadra, i tro-fei vinti... E conquistano i bambini. Il calcio per le fem-minucce invece è una breve parentesi passeggera,che arriva nel momento in cui la bambina deve sce-gliere per che squadra tifare. Se entrambi i genitori eil resto del parentame sono d'accordo solitamentenon ci sono problemi, se i genitori sono di due tifose-rie opposte allora inizia una dura lotta. Nel mio casomi ritrovai ad avere papà e nonni juventini e il restodella famiglia milanisti. Non ci ho messo molto a sce-

gliere la mia strada, ma per non offendere miopadre gli dicevo sempre di essere indecisa. Era il2006 quando gliel'ho detto, avevamo appena vintoi mondiali e volevo la maglietta dell'Italia, così miaccompagnò a comprarla. Quando gli dissi che lavolevo di Gattuso o di Pirlo mi guardò e mi disse“Non starai mica diventando milanista!” “Papà, ioSONO milanista!”. Me ne tornai a casa con la ma-glietta di Cannavaro. Queste, insieme alle cham-pions del 2003 e del 2007 sono le uniche parentesicalcistiche della mia infanzia. I bambini sono forzatia seguire il calcio, vengono portati allo stadio, perNatale ricevono la maglietta o la tazza della lorosquadra. Le bambine no. E così il calcio esce dallaloro vita. Perchè allora, come ho detto io, allo stadiole tifose ci sono? Beh, quelle donne possono esserelì per tre motivi: 1.Hanno accompagnato il marito ei figli; 2.Durante la loro adolescenza o da adultehanno riscoperto il calcio; 3.I loro padri da piccolele hanno portate in quello stesso stadio, hanno in-segnato loro i cori, hanno spiegato loro il fuorigioco,ma soprattutto hanno trasmesso loro questagrande passione che è il calcio. Ed ora vorrei fare unappello a voi, Majorani e (mi auguro ce ne siano)Majorana appassionate di calcio: se avete sorellinepiù piccole, cuginette, nipotine o quando e seavrete delle figlie, non nascondete loro questomondo. Non togliete loro quest'opportunità. Ma-gari non apprezzeranno il calcio, ma se invece riu-sciranno a farselo piacere davvero riceveranno gioiee soddisfazioni infinite, sorprese, a volte delusioni.Spiegheranno alle amiche chi è Van Basten e cos'èun fuorigioco (ogni riferimento a fatti realmente ac-caduti non è puramente casuale) Si ritroveranno traaltre migliaia di persone a cantare, urlare, saltare.Rischeranno di cadere dal secondo anello dopo unrigore di Ibra (di nuovo ogni riferimento a fatti real-mente accaduti non è puramente casuale), non sa-pranno spegarselo, saranno contente così. Perchèdovete privare loro di queste emozioni solo perchèin teoria dovrebbero giocare con le Barbie?

Tacchetti a spilloGiulia Bianco, 2^b

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Q 9 Attualità

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American horror story è una serie televisiva che miha catturato quasi per caso, ma che poi ha rivelatotutte le sue potenzialità come serie evento della sta-gione. Dai creatori di "Glee" e "Nip/Tuck" questo telefilm sidiscosta dall'ambiente festoso del liceo per adden-trarsi in un più intricato mondo sovrannaturale e ter-rificante.Partiamo dal titolo:"American" classicafamiglia americana conclassici problemi familiariamericani."Horror" ok si, forse nonsiamo ai limiti del generee se "Bambi" non vi hafatto congelare il sanguepotete permettervi dicontemplare la serie."Story" beh sì, di storiace n’è tanta, forse troppa, si parla dei livelli di"Lost": colpi di scena,suspense ai limiti dellaragione e soprattuttouna snervante e insopportabile attesa tra una puntatae l'altra che vi tormenterà fino all'astinenza.I tre componenti della famiglia Harmon, i genitori Ben(Dylan McDermot), Vivien (Connie Britton) e la figliaViolet (Taissa Farmiga), si trasferiscono da Boston aLos Angeles, per ricominciare da capo dopo che lanormalità ha abbandonato vite ed equilibri familiari.Il trasferimento è finalizzato alla rinascita della cop-pia, ma quando la famiglia va ad abitare in una casasegnata da una tragedia e contornata da un vicinatoimprobabile e misterioso, gli eventi cominciano a pre-cipitare in un’atmosfera allucinata e agghiaccianteOgni puntata viene introdotta presentando un pas-sato svoltosi nella casa degli orrori, premettendo cosìla figura di decine di spettri che si aggirano per queimuri infestati.Sì perché i fantasmi, anche se si comportano e ap-

paiono come persone vive a tutti gli effetti, sonola base della storia in un cast dove solo quattropersonaggi su una ventina di interpreti vengonopresentati in carne ed ossa.American Horror story mischia stilisticamente al-cuni elementi tipici del genere: le case infestate,presenze oscure omicidi, demoni e nientepopodi-meno che l'Anticristo. Intrecciando orrori quotidi-ani, misteri e perversioni; scendendo nel torbido

della psiche con occa-sioni di mostrare sfu-mature sessuali benmarcate, la serieguadagna ungrottesco realismo edelle buone potenzial-ità.Alcune disconnessioninarrative rendono dif-ficile la comprensionedella trama ma aiu-tano ad arricchirequell’ alone di misteroche avvolge la stessastoria, senza però criti-

care l'operato degli sceneggiatori che raggiungonouna perfezione narrativa difficilmente rintraccia-bile in altri telefilmQuindi se state cercando un brivido di adrenalinascatenata dal più orrido gusto del sovrannaturalerimarrete alquanto delusi ma se invece, come me, desiderate immergervi in un brillante misto disuspense e un tocco da thriller ne resterete dicerto colpiti.Un punto in più va alle varie campagne pubblici-tarie e eventi online che, seppur in modo semplice,permettono allo spettatore di approfondire lecomplicate relazioni tra personaggi e comprenderemeglio ciò che accade nella storia principale inau-gurando l'era degli show interattivi, in cui la visionedel programma è solo una piccola parte di tutto ilmondo della serie.

Recensioni 10 J

American horror storyMirco De Vito, 3^D

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Se una notte a Parigi…Filippo Tagliabue, 5^F

Gil è uno sceneggiatore di Hollywood che ha deciso digettarsi nell’avventura di scrivere un romanzo. Sta ri-finendo l’ultima riscrittura mentre si trova a Parigi conla futura moglie, ospiti dei genitori della bella ragazza.Il rientro negli Stati Uniti, a Malibu, è imminente maGil è innamorato della capitale francese, dei suoi bou-levard, dei suoi locali, dell’atmosfera magica e roman-tica di una delle più belle città del mondo.Una notte, passeggiando solo, viene invitato a saliresu una vecchia Peugeot, che lo trasporta per incantonella Paris degli anni 20 dello scorso secolo e gli per-mette di conoscere le grandi personalità dell’epoca,come Picasso, Hemingway, Dalì. La situazione si com-plica quando lo scrittore si innamora di una donna diquell’epoca, la conturbante Adriana. Nel frattempo lasua fidanzata frequenta sempre più spesso un suoamico del liceo, di cui era innamorata. Tradimento ofedeltà? Passato o presente? Sogno o realtà? L’ultimafatica del grande Woody Allen, giunto al suo quaran-taduesimo film, è tutto un oscillare fra due alternativema non solo. Vi ritroviamo tutti gli elementi cari al re-gista newyorkese, l’instabilità della vita su tutti, vecchiamori che finiscono e di nuovi che iniziano, un poco dipsicanalisi e di pessimismo, una tonnellata di ironia,tutto quanto miscelato in quella che si presenta comela migliore, di certo la più intelligente, commedia del-l’anno. Al protagonista, che altri non è che il tipico per-sonaggio nevrotico e pieno di complessi interpretatosolitamente da Allen, presta il volto l’apprezzabileOwen Wilson, insolitamente al di fuori del suo con-sueto genere demenziale, al quale, dopo un tentativodi suicido qualche anno fa, è capitata l’occasione unicadi farsi dirigere da una leggenda del cinema ameri-cano. Dando una rapida occhiata al cast, i grandi nomisi sprecano: Kathy Bates, Marion Cotillard, AdrienBrody, Carla Bruni (fortunatamente relegata ad unruolo minore). Alcuni fra questiinterpretano i grandi nomi del passato che, oltre ai giàcitati Picasso o Dalì, sono Matisse, Degas, Scott Fitzge-rald, iregista Buñuel, Man Ray e altri, generando nello spet-tatore il gioco del riconoscere e sorprendersi dei

personaggi noti. La visione non è semplicissima,un’infarinatura culturale è indispensabile o si ri-schia di perdere alcuni riferimenti divertenti. Que-sto elemento non ha però impedito che la pellicoladiventasse il maggior incasso di sempre per un filmdel buon vecchio Woody, fedele a sé stesso masempre così interessante. Il regista ha voluto can-tare un inno, filmare una dichiarazione d’amore peruna delle sue molte città europee d’adozione,come prima aveva fatto con Barcellona o Londra.Durante alcune inquadrature sembra di respirarel’aria fredda di Parigi mentre si viene sfiorati dallesue luci e dai suoi colori: non potrete andare a ve-dere il film senza innamorarvi. La colonna sonoraè, al solito, del buon jazz che coccola e scatena ilritmo, le battute sono poche ma fulminanti, la sto-ria semplice e coinvolgente. Il titolo di questo gio-iellino è “Midnight in Paris” e merita la visione.Spendete otto euro per un film che li merita.

J 11 Recensioni

Regia: Woody Allen.Cast: Owen Wilson, Rachel McAdams,Michael Sheen, Nina Arianda, Kurt Fuller.Uscita: 2 dicembre 2011

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I Am A Lake Of Burning Orchids - Summer In My Veins

Elena Mazzeo, 2^a

LISTA DELLE TRACCE COMMOVENTI:

¤ Summer In My Veins

¤ I Hereby Pro-mise...

¤ All You Did IsLove Me; All IDid Was HurtYou

¤ My First KissWas In TheRain. It's GoneDownhill SinceThem

¤ I Am OwedYou¤ No-one WillEver Love YouAs Much As I Do

¤ A House OfGolden Light

¤ Golden Parti-cles

¤ Garden Of Light I: The Flowers Of Crete¤ Garden Of Light II: Morning Song¤ Garden Of Light III: A Painted Bird

Summer In My Veins è il primo album (contem-poraneo al secondo, Morning/Hands) della one-man band I Am A Lake Of Burning Orchids.L'album, composto da 11 tracce, descritte dal-

l'artista come “shoegaze electronics for the pain-fully alone”, è un enorme bellissimo pastrocchioclaustrofobico di rumore e urla e lacrime. I suoni

sognanti dei sin-tetizzatori s' in-frangono contro ilmuro di rumore, el'effimero screamsi lascia sovra-stare da questo.Gli elementi noisee shoegaze sonospinti fino all'esa-sperazione, l'in-tero album siproietta diretta-mente dentrol ' a s c o l t a t o r e ,come un pianto li-beratorio, che co-mincia conl'assurda e incon-cepibile SummerIn My Veins, finoad arrivare allac o m m o v e n ti s -sima e ipersenti-mentale A House

Of Golden Light. Il pianto liberatorio e profonda-mente intimo dell'album si risolve così, alternandobrutale violenza all'inizio a digressioni di gioia do-lorosa, e si conclude con Garden Of Light III: APainted Bird, che può essere un grido di speranzacome di disperazione, e che lascia completamentesvuotati.

Copertina dell’album

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Recensioni 12 J

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Non guardo molta televisione. Se lo faccio è perpotermi gustare qualche telefilm, una puntata deiSimpson, raramente un film. I programmi in prima ser-ata nostrani solitamente li evito, trovandoli inutili osciocchi. È perciò stato un evento venire a sapere delritorno televisivo di Fiorello in prima serata. Ero unagrande fan del suo “Viva Radio due”, fino a quandohanno smesso di trasmetterlo.L’intelligenza e l’ironia delle sue parole avevano susci-tato in me un grande af-fetto per la sua persona eper i suoi compagnid’avventure, Marco Bal-dini e il maestro Cre-monesi. Finalmente,dopo una troppo lungaattesa, il varietà ritornavaper tutta la penisola tele-spettatrice, per labellezza di quattro pun-tate. Fiore non ha volutodisattendere le aspetta-tive. In uncrescendo di ascolti, finoad arrivare alla ciframostruosa di tredici mil-ioni di telespettatori peril 50% di share, su Raiuno è arrivato l’intratten-imento per tutti, quellovero, quello che ti fa rid-ere di cuore ma anche “dicervello”.La volgarità non era di casa, l’aggressione satirica nem-meno. In nome di canoni televisivi ormai dimenticati,“#ilpiùgrandespettacolodopoilweekend” proponevaun divertimento antico ma mai passato di moda, at-tuale, a dimostrazione che “formula vincente non sicambia”. Chi ha più il coraggio di cantare Modugno oFrank Sinatra, sulle note di un’orchestra grandiosa cheriecheggia le big band jazz del secolo scorso? Qualecomico non si riduce a brevi spezzoni di dieci minuti –“Zelig” in questo senso ha fatto dei danni, bisogna am-

metterlo – e riesce invece a reggere sulle propriespalle uno show intero? Fiorello è questo, uno show-man, come gli ha ricordato il sempre piacevole Be-nigni, uno dei tanti ospiti straordinari e di qualità chehanno calcato il palco di teatro 5 a Cinecittà: Cold-play, Caparezza, Michael Bublè, Jovanotti, Ca-

parezza, Roberto Bolle,Giorgia, Elisa, Tony Ben-net, Djokovic e altri an-cora. Le quattro seratesono state salutate dapubblico e critica comela biblica manna dalcielo. Sembrava quasiche tutti stessero aspet-tando qualcosa delgenere ma che nessunoosasse mettercidavvero le mani e real-izzarlo. Dopo questomese di grandezza,siamo stati costretti atornare alla piattezzadella quotidianità delpiccolo schermo, aisoliti telefilm “crime” diRai due, al solito“Grande fratello” diCanale cinque. Possibileche nessuno apra gli

occhi e capisca che gli spettatori intelligenti es-istono? Ehilà, siamo qui, non lasciateci naufragarenelle porcherie, non lasciate che il nostro sorriso ri-manga solo un ricordo. La televisione, se ben sfrut-tata potrebbe far chiudere teatri e cinema in pocotempo (tranquilli, non succederà mai). Fiorello ce loha dimostrato, con la gentilezza e la signorilità di ungentleman.Abbiamo conosciuto la grandezza. Diteci che non èfinita qua.

Una stella che si chiama FiorelloFilippo Tagliabue, 5^F

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Vi piacerebbe costruire chissà quali grotte o castelli perpoi vederli sfumare sotto ai vostri occhi quando un fottutocoso verde ci esplode contro (maledetti Creeper…)? Vipiacerebbe lavorare sodo per sopravvivere in un mondodove schiattare è particolarmente facile e, per di più,spesso significa perdere tutto ciò per cui si è faticato (ilche comprende sclerate varie in cui si tirano giù tutti isanti uno per uno)? Allora Minecraft è tutto ciò che avetemai sognato! Perché il creatore, Markus Persson, è un sa-dico.L’avatar dai quali si viene rappresentati nel gioco è sprov-visto di organi riproduttivi, e ciò mette fine ad una possi-bile discussione sulla fallocrazia. Oppure ne ha dueenormi che usa per cam-minare.La grafica di questo san-dbox è interamente costi-tuita da blocchi e pixels.L’obiettivo principale, dalmomento in cui il gioco ticatapulta in un mondocompletamente casuale, èquello di sopravvivere, eper farlo serviranno ri-sorse. La prima cosa chepensa di fare il giocatoremedio, è di procurarsi ini-zialmente blocchi di legno,di pietra e di terra per poicostruirsi ripari o scavarsicaverne. Fino al momentoin cui non cala la notte e cisi trova a prendere a picconate zombie, scheletri saltel-lanti, ragni giganti, alieni e, appunto, Creeper. Questi ul-timi sono dei…mostri verdi, con un’espressione quasidisperata, dei quali l’unico scopo (o meglio, divertimento)sembra solo esplodere a un centimetro dalle tanto sudatecostruzioni, disintegrandole completamente. E se cerchidi killarli esplodono lo stesso. Mi piace pensare che la lorostupida espressione, giunti nell’aldilà, muti radicalmentein meglio dopo aver distrutto senza motivo tutto quelloche potevano. SARETE SODDISFATTI ADESSO, MALEDETTIKAMIKAZE INFAMI!Poi abbiamo gli zombie, che sembrano essere personetutte vestite palesemente uguali, dalla pelle verde (pro-babilmente Markus amava il verde in quel periodo) chefanno quello che dovrebbero fare normalmente gli zom-

bie: camminano come sonnambuli ubriachi, produconoversi fastidiosi e cercano di mangiarti il cervello. Ci sonopoi i mostri più divertenti: gli scheletri. Sono degli arcieri,a mio parere dall’istinto suicida, che mentre ti scaglianofrecce appresso da ampie distanze, saltano ovunque, fi-nendo per la maggior parte delle volte dentro burroni.Però se riescono a non fare la figura degli ebeti, sannofarti molto male. Meno psicopatici sono i ragni giganti,che producono striduli a caso, saltano e aspettano solo diessere massacrati. Infine abbiamo gli alieni, che sem-brano essere sagome “umane” tutte nere e allungate checercano di ucciderti (ma dai?), ogni tanto si fermano, ti

fissano (ansia!), tremano esi teletrasportano la mag-gior parte delle volte dietrodi te facendoti rischiare l’in-farto. Oppure te li trovi ametri di distanza e ti fannosentire spaesato. Questo si-gnifica anche che rifugiarsinella propriacaverna/casa/rifugio/bucoserve davvero a poco, per-ché riuscirebbero comun-que ad entrare. Si possonouccidere ovviamente cometutti gli altri. Di giorno si è al sicuro e sipuò girare liberamente perun mondo quasi infinito ocontinuare a costruire

senza rischiare guerre all’ultimo sangue con qualcosa. Seperò si è davvero sadici e si vuole uccidere a tutti i costi,ci si può sfogare sui maiali, le pecore, le galline […], anchese tendenzialmente una persona normale li ucciderebbesolo se necessario, ad esempio per mangiare.Più materiali si trovano e più materiali si possono creare(esempio: se hai tanta sabbia, di conseguenza hai tantovetro, che si crea cuocendo la sabbia sulla fornace), op-pure oggetti (come gli utensili, le porte, le botole ecc…).Per chi volesse capire come funziona in modo divertente(e ve lo assicuro, lo è davvero tanto) consiglio il canale suYouTube di TobyGames, un pazzoide inglese che si regi-stra mentre gioca e dice cose insensate ininterrotta-mente. Lo amerete.

MinecraftSilvia Tagliabue, 1^F

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Recensioni 14 J

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L'albero del Ténéré è stato un punto di riferi-mento vitale per le carovane che viaggiavano nelcuore del Sahara. Era l'albero più isolato delmondo, distante almeno 400 km da ogni altrapianta, e segnava lastrada dal Niger all'Al-geria; purtroppo fu in-vestito e distrutto da uncamionista libicoubriaco nel 1973.La sua più stana carat-teristica era la presenzasulle cartine di quellazona, sottolineandol'importanza di questaacacia, ultima rimasstadi una foresta cresciutaquando quella zona eraabitabile.Durante l'inverno del1938, scavando unpozzo in prossimità del-l'albero si ebbe modo discoprire che le radiciraggiungevano la faldafreatica, profonda 33–36 metri nel sottosuolo.Quest'albero era un al-bero sacro per i Tuareggiacché non ne tagliavano i rami per il fuoco e icammelli non ne mangiavano le foglie.Dopo che venne investito, l'albero del Ténéré,venne portato al Museo nazionale del Nigernella capitale, Niamey, e nel luogo dove si ergevafu posta una, a mio parere orrenda, statua dimetallo simbolica.Quest'albero era un sopravvissuto, non solo al-l'avanzare del deserto, ma anche ai camionistiubriachi, infatti l'incidente mortale non è stato

il primo né l'unico, l'etnologo e esploratorefrancese Henri Lhote lo descrisse così la se-

conda volta che lovide, nel 1959: "Prima, quest'alberoera verde e fiorito;adesso è un alberospinoso incolore espogli. Non lo ricono-sco più. Aveva duetrochi distinti, men-tre adesso ce n'è unosolo, con un ceppomozzato da unaparte, tagliato per illungo più che segatovia ad un metro dalsuolo. Cos'era suc-cesso a questo al-bero sfortunato?Semplicemente, uncamion diretto aBilma vi era finitocontro ... ma ha ab-bastanza spazio perevitarlo... l'alberotabù e sacro, che

nessun nomade avrebbe osato danneggiarecon la propria mano... quest'albero è statovittima di un meccanico..."

L'uomo ogni tanto si scopre autolesionista, di-strugge la natura in cui vive e di cui si serve,ma sicuramente prima o poi se ne accorgerà;spero prima.

La triste storia dell'albero più solo del mondo

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Daniele Viganò, 4^E

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Cultura Fisica: più cultura o più fisicità?(e non chiamatela body building!)

Prof. Michele MarottoliSECONDA PUNTATA: Nunc, quid nos faciemus? Nobisest laborandum?! (Traduzione: “Vabbé, e mo’ chefamo? Dovemo da lavora’?!”)Carissimi tutti, spero che abbiate letto la prima puntatadedicata in particolare alle ragazze (dai 14 ai 114 anni),semmai vi consiglio di leggere/scaricare l’articolo dalforum del giornalino. Avrete sentito sicuramente lecampane suonare a festa per la nostra nuova palestrinapesi che vi aspetta perfarvi lavorare tutti conimpegno e fatica cosìcome la vita quotidianaci impone. Noi proff dieducazione fisica orga-nizziamo lezioni mat-tutine dipotenziamento per lenostre classi, ma anchecorsi pomeridiani pertutti gli studenti du-rante il Gruppo

Sportivo scolastico

(lunedì, mercoledì egiovedi dalle 14:15 alle15:45). Tali corsi, gratu-iti e riservati a voi stu-denti, si improntano sulP O T E N Z I A M E N T OMUSCOLARE di tutto ilcorpo perché, come in-segna la CULTURAFISICA, non ci sonomuscoli di serie A o diserie B. Il nostro corpo,ricordatelo, è comeuna catena libera: se lamuovo in cima, l’ondaproseguirà fino a rag-giungere la coda. Lacatena muscolare delnostro corpo, nel bene e nel male, lavora sempre nel-l’insieme, anche se con percentuali di carico/effetto dif-ferenti. Lo stesso discorso vale per l’intero nostroorganismo. Due dei principali antichi pensieri orientali

affermano che “noi siamo quello che mangiamo!” eche “la vera medicina è quella preventiva”. Il bravo dot-tore è colui che non fa ammalare i pazienti e non quelloche semplicemente cura il malato e che, quindi, ha giàfallito in partenza. La prevenzione, sempre secondo gli

Orientali, si attua at-traverso l’alimen-tazione e ilMOVIMENTO (vedi loyoga indiano o lemasse di cinesi che neiparchi o nelle piazzepraticano diverseforme di arti marziali).Queste sono le nostreprime potenti medi-

cine: dobbiamo quindiconoscere bene comenutrirci e muoverec o r r e tt a m e n t e .Questo concetto è allabase della CULTURAFISICA, che si esplicitanell’esposizione (gara)di un corpo sano,forte, muscoloso esenza grasso, svilup-pato armonicamente es immetr icamente.Avete mai pensatocome fanno i/le CUL-TURISTI/E ad arrivarein gara con diete stret-tissime, sollevandopesi e correndo tutti igiorni per almeno tremesi prima di una

competizione? Come mai non crollano o addirittura allagara successiva arrivano ancora più in forma? Non ma-lignate! Parlo di atleti/e che NON USANO IL DOPING,ma sanno cosa è giusto o sbagliato per essere dei veri

Tempo libero 16 km etCetera Majorana Desio n. 2 m

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k��� 17 Tempo libero

ATLETI. Il doping, in ultima analisi, è una scelta (danno-sissima!) di vita: o ti siringhi SEMPRE, oppure non devifarlo MAI. E’ una tappola, pericolosa quantoassurda.Non ci si può dopare soltanto per un po’ ditempo giusto quel tanto per diventare grossi e forti per-ché, dopo breve astinenza, si ritorna come prima (emalati!). Avete intuito che durante i prossimi incontrisi parlerà un po’ di tutto: alimentazione ed inte-grazione, anatomia e cinesiologia muscolare, fisiologiagenerale, metodiche di allenamento… QuestaCONOSCENZA è la “CULTURA FISICA”.Parliamo ora di consigli vari e norme di comporta-

mento da rispettare in palestra pesi ma anche nellavita quotidiana:¤ Prima regola assoluta: non farsi male! Mentre si es-eguono gli esercizi bisogna CONCENTRARSI, non par-lare, non disturbare chi lavora, non esagerare coicarichi, eseguire CORRETTAMENTE ogni SINGOLA ripe-tizione come se fosse l’unica di tutto l’allenamento!Non barare con slanci e movimenti che rubano fatica(ovvero non fare i buffoni…), ascoltare i consigli degliinsegnanti che hanno anni di esperienza VISSUTA inpalestra e non i neo-fantasiosi istruttori che spesso sitrovano anche su internet.¤ Allenarsi con i pesi è un po’ come correre: all’inizio dicarriera/da giovani bisogna correre magari tanto, malentamente (ovvero usare pesi bassi!), migliorare lostile di corsa (eseguire correttamente gli esercizi), sco-prire le proprie potenzialità e se c’è vera passione. Nonbisogna assolutamente arrivare a smettere perchéstressati dai carichi/frequenza di allenamento: chi vapiano, va sano e va lontano! Solamente dopo almeno6-8 mesi di allenamento potete decidere sul da farsi:continuare con la semplice corsetta per tenersi in forma(pesi medio-leggeri), allenarsi un po’ più intensamenteoppure, SOLO DOPO I 17-18 ANNI D’ETA’, cercare di di-ventare dei “campioni” (e qui vale la regola “No pain,no gain! “).Non dovete avere fretta, siete giovani e sela passione pesistica vi entrerà nelle ossa, le soddis-fazioni soprattutto in termini di forza muscolare nonmancheranno (“ step by step, day by day!”).¤ I muscoli lavorano quando tirano/spingono un carico(contrazione muscolare CONCENTRICA), quando lo trat-tengono (contrazione muscolare ISOMETRICA), maanche e forse soprattutto, come affermano tanti fisi-ologi, quando lo FRENANO durante la fase di ritorno(contrazione muscolare ECCENTRICA). Un sistema di al-lenamento ESTREMAMENTE EFFICACE per raggiungere

tutti gli obiettivi (prevenzione di infortuni, acquisizionedi forza/massa muscolare, rinforzo specifico diossa,tendini e articolazioni) è basato, IN TUTTI GLI ES-ERCIZI/SERIE , nell’esecuzione di ogni singola ripe-tizione in 5 secondi: 2’’ per tirare/spingere il carico, 1’’

per tenerlo fermo all’apice dello sforzo, 2’’ per frenarlodurante la fase di ritorno.Nessuna pausa durante leripetizioni (tranne in particolari casi…). Per verificarel’esatta esecuzione,inoltre, non si devono sentire i pesiche sbattono a terra o tra loro a fine ripetizione.INLINEA DI MASSIMA, lavorate con 2-5 ripetizioni perserie (recupero di 3’-6’)se ricercate la forza pura, 6-8

ripetizioni (recupero 2’-3’)per un risultato in equilibriotra forza e massa muscolare,9-12 ripetizioni (recupero1’-1’30”)se puntate sull’ottenimento di massa musco-lare.L’ultima ripetizione deve essere sempre l’ultimapossibile, quella che sfianca! Oppure “divertitevi” inuna MARATONA con pesi/macchine eseguendo ognivolta più di 15 ripetizioni,senza recuperare bensì cam-biando continuamente esercizio: ottima soluzione, amio parere, per DIMAGRIRE- TONIFICANDO!… già vedoluccicare gli occhi delle ragazze(14-114 anni).¤ Lasciate perdere gli integratori sportivi e/o le diete

speciali! Dieta mediterranea, equilibrio fra quantità equalità del cibo e soprattutto eliminate il più possibilee al più presto i cibi e le bevande “spazzatura”che ap-portano soltanto tante calorie vuote ovvero senza nu-trienti: merendine,biscotti, fast food, strane salsine,maionese, Coca Cola, birre… Parleremo più approfon-ditamente di diete in qualche altro articolo. Nell’attesa,applicate questo semplice metodo intuitivo: il cibo o labevanda che volete assumere “fa bene”? Allora poteteconsumarne di più, o viceversa. Cercate di bere solo etanta acqua e mangiate almeno 5 porzioni al giorno difrutta/verdura. Riuscite a (dovete!) mangiare ilmitico/santo piatto di pasta/riso & legumi 2-4volte asettimana?!¤ Abbinate alla palestra un corretto stile di vita quo-

tidiano: scale e non ascensore, camminare a passospedito piuttosto che usare moto o auto, giocare congli amici sui campi sportivi e non davanti al computer(bella bestia da tenere a bada!). Appena potete prati-cate la corsa-cammino (vedi articolo precedente). Sem-brano piccolezze, ma dopo un fatidico anno solare iltutto si traduce come minimo in 2 kg di grasso in più oin meno (quindi un differenziale di 4 kg!) e tanta, matanta più salute fisica e mentale.Un abbraccio forte a tutti.

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Nanomotoring

Si può costruire un motore a livello molecolare?Ridurre le dimensioni di un oggetto macrosco-pico per utilizzarlo in ambito microscopico?Ebbene sì, una squadra di ricercatori olandesi èriuscita a sintetizzare una molecola capace dimuoversi. Questa molecola è stata progettatacon una formamolto simile adun’automobile, haaddirittura quattro“ruote”, in realtàsono più simili adelle pale ma fun-zionano esatta-mente come ruotemotrici.Il colpo di genio èstato utilizzare il mi-croscopio elettro-nico come fonte dienergia; il microsco-pio elettroni, infatti,lancia un fascio dielettroni contro ilcampione da analizzare, Tibor Kundernac e i suoicolleghi, l’anno utilizzato per trasferire alle ruotedella nano macchina l’energia necessaria percompiere il movimento. Sia ben chiaro, quest’au-tomobile di 4x2 nanometri ha la capacità di muo-versi di 6 nm con 10 stimolazioni, però è già ungran risultato soprattutto perché ha una traietto-ria pressoché diritta.Un problema che si è riscontrato è stato che conla sintesi chimica utilizzata non si può ancoracontrollare il legame tra le ruote e la struttura equindi non si può essere completamente certiche le ruote girino tutte nello stesso senso. Infatti

solo in una parte delle molecole sintetizzate sisono riscontrate tutte e quattro le ruote collegateperfettamente; dividere quelle complete daquelle no prima di posizionarle sulla superficie dirame sarebbe molto meglio ma finora non si è an-cora arrivati a tanto.

Questa scoperta è si-curamente un passoavanti per la biologiae la chimica moleco-lare, infatti è unaprova che d’ora inpoi si possono co-struire motori multi-pli e farli funzionaresu una superficiegrazie a degli impulsielettrici. In praticaquesto porta ad unamaggiore opportu-nità di scoprire comeinteragiscono i mo-tori molecolari e lesuperfici su cui agi-

scono e inoltre conoscere meglio come funzio-nano i motori molecolari che agiscono nel nostrocorpo.Le ricerche che si stanno portando avanti nelmondo microscopico dimostrano quanto è vastoil nano-mondo e come le nano-strutture sintetiz-zate diventino sempre più complesse e sofisticate.

Fonti: Nature e la ricerca:”electrically driven direc-tional motion of a four-wheeled molecule on ametal surface”.

Vi aspetto al prossimo numero,Buona tecnologia a tutti.

Technolab

Tempo libero 18 km etCetera Majorana Desio n. 2 m

Daniele Viganò, 4^E

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GaiaGabriele Maimone, 2^a

Gaia guardava fuori dalla finestra. Cosa si aspettavadalla vita? Qual era il significato della sua esistenza?

Vedeva sotto di sé le macchine che correvano veloci,una dopo l’altra, un signore anziano che, con sguardovacuo, guardava l’orizzonte, del tutto imperturbatodalla frenesia che lo circondava: grida, baccano, ru-more di potenti motori di ultima generazione, clacson.Caos. Lui sembrava completamente distante, assolu-tamente disinteressato.

Cosa avrebbe potuto donare alMondo? Quali erano le sue prospet-tive, le sue ambizioni, i suoi obiettivi?Nulla le sembrava certo, come fino apoco tempo prima. Non pensava cheun dolore così grande le avrebbe scon-quassato l’Esistenza.

Ora come mai prima aveva bisogno disuo padre. Avrebbe voluto chiedergliun consiglio, un parere, scoppiare in la-crime davanti a lui ed essere avvoltadalle sue braccia nerborute. Ma, pur-troppo, era morto, lasciandole un pro-fondo senso di vuoto nell’anima eun’incertezza continua.

Ora non serviva più piangere, non serviva più il sensodi colpa. Doveva solo riprendere a vivere. Riprenderead andare all’Università, riprendere a lavorare, ripren-dere a gioire, riprendere a rattristarsi; riprendere a ri-dere, riprendere a piangere, riprendere ad odiare,riprendere ad… amare.

Ce l’avrebbe mai fatta a tornare ad amare? Sarebberiuscita a rompere quella spessa bolla di sapone che laisolava dal mondo esterno? Cos’avrebbe fatto? L’unicacosa certa era che non poteva rimanere lì a piangersiaddosso e a contemplare il Mondo da un vetro.

Era invidiosa di quelle persone che vedeva camminare

a passo spedito per la strada, o chiacchierare se-dute comodamente in un bar, o sorridere di fronteal tramonto. Era invidiosa di quell’anziano signoreche viveva la vita attimo dopo attimo, gustandosiogni secondo. Anche lei voleva far parte di quelMondo che, fino a poco tempo fa, disprezzava, mache ora bramava.

Era una bella giornata d'au-tunno, una di quelle giornate cheti fanno venire voglia di abbrac-ciare tutti. Il sole, con la sua lucefioca, illuminava una parte delladeserta stanza, dove Gaia nonpensava alle foglie colorate checadevano dagli alberi o all'atmo-sfera autunnale che la circondava,ma era sdraiata sul pavimento epensava. Pensava alla settimanaprecedente. Che giornate ricchedi emozioni! Pensava al suo papà.Erano giorni, ormai, che era inospedale e lei non sapeva nullasulla sua condizione. La mammanon parlava. Quando arrivava a

casa la sera, Gaia cercava di capire che cosa avesseil suo papà, ma senza riuscirci. La mamma, quandosi accorgeva delle sue domande insistenti, le an-dava vicino, la accarezzava e le diceva: «Gaia, nonpreoccuparti; papà sta benone. Ora và a dormire».A quel punto Gaia, insoddisfatta, scappava in ca-mera sua, in lacrime. Non poteva darlo a vedere,però. La mamma era già abbastanza abbattuta enon voleva darle questo peso. Voleva solo dare ilmeglio di sé. Voleva aiutare la mamma. Voleva farequalunque cosa le fosse possibile. Però, alla fine,anche lei non credeva ai suoi desideri. Dopotuttolei era solo una bambina. E il Mondo non avrebbeascoltato una bambina.

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Tempo libero 20 km etCetera Majorana Desio n. 2 m

ORIZZONTALI1. Caccia multiruolo14. Ciò che è vero19. Ancona20. Ultime in zie21. L'insetto che accumula22. Figlio di Eracle24. Simbolo del Rodio25. Congiunzione latina26. Mortale28. Articolo spagnolo29. Simbolo del Curio30. Tsunami33. Risonanza Magnetica34. Automobile Club d'Italia35. Silice idrata38. Rosalino Cellamare

39. Simbolo dell'Argon40. Si ripete in mamma41. Vende vino43. Scambievole45. Sua capitale è Ottawa49. Gradazioni di colore51. Asti52. Satellite di Saturno55. Estremi di reni56. Epoche57. Simbolo dello Zirconio58. Autocarro con rimorchio59. Articolo determinativo60. Noto mammifero artico63. Metà di oziare64. Olbia-Tempio65. L'isola del labirinto67. Famosa è quella di Caserta68. Gruppo Sportivo69. Numero di Avogadro70. Acceso71. Articolo determinativo plurale73. Varietà di caffè76. Il suo simbolo è Na79. Pronome relativo80. dispari in roba81. Il nome di Brecht84. Provincia siciliana

86. Pianta rampicante88. Può essere da barba89. Mezzo intero91. Rappresentazione sarcastica96. Parte di un articolo di legge98. Non concedo101. Imbarcazioni102. Diavolo di mare105. Congiunzione avversativa106. Seconda persona singolare107. Prime in ente109. Società Aeronautica Italiana110. Ha una mina di grafite113. Simbolo del Laurenzio114. Parte terminale del remo116. Legno scuro117. Piccola rana118. Fine

VERTICALI1. Il capodoglio ne è ghiotto2. Famoso affresco di Leonardo3. Associazione Italiana Calcia-tori4. Lo si da agli sconosciuti5. Gruppo sanguigno6. Gattopardo americano7. La squadra rossonera

N. B.

Queste è uno schema di pa-

role crociate bifrontali, per

cui le soluzioni possono es-

sere scritte anche da destra

verso sinistra o dall'alto

verso il basso.

Buon divertimento!

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8. Banca Mondiale9. Arma da lancio10. Read-Only Memory11. Iniziali di Fo12. Metà rarità13. Gemelli.... diversi15. Dopo due16. Comune in provincia di Milano17. Grande balcone18. Azienda Trasporti Milanesi23. In My Opinion27. A te31. Vecchia32. Famoso è il suo incontro35. Nascoste36. Stato sudamericano37. Simbolo dell'Americio39. Prime in antro41. Estremi di Anna42. Computer Grafica44. Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche46. Punto più a nord dell'Europa47. American English48. Pelo della coda del cavallo50. Simbolo del meitnerio53. Estremi di esse54. Tignola59. Coloro che non parlavano greco60. Ciabatta

61. Unione Europea62. Fratello di Annibale66. Simbolo del Titanio72. Elleni74. Pari in mare75. Rolls Royce77. Contrario di sempre78. Organismo vivente dotato di sensi e movi-mento80. Recare a metà82. Azienda Sanitaria Locale83. Dopo Cristo85. Italiani Nel Mondo87. Nome femminile90. Chiude la bottiglia92. Non comune93. Interiezione94. Argomento di un discorso95. Goal97. Il nome di Sharif99. Tre quinti di Eubea100. Difetto102. Dio azteco dell'acqua103. Tascabili degli Editori Associati104. Mistress108. Negazione111. Dispari in Arno112. Ultime di PIL115. Dispari in arma

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Tempo libero 22 km etCetera Majorana Desio n. 2 m

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Immense graziesiano rese aimembri del personale ATAche perdono investono il lorotempo nel ciclo-stilare il nostrogiornale!

mRedazionemCaporedattrice: Marta Tagliabue, 5°E

Redattori: Elisabetta Sangalli, 3^a; Fe-derica Savini, 3^a; Clara Caimi, 3^a;Noemi Spoleti, 3^a; Letizia Bigatti, 2^a;Elena Mazzeo, 2^a; Giulia Bianco, 2^b;Giada Donadel, 1^b; Giuditta Moltrasio,1^b, Erika Bianchin, 1^b; Ylenia Bal-danza, 1^b Luca Novati, 5^D; Filippo Ta-gliabue, 5^F; Daniele Viganò, 4^E;Alessandro Orsenigo, 4^E; Lorenzo Va-lerin, 4^E; Stefano Tagliabue, 3^ D; ElisaBorsoi, 3^D; Giulia Agrati, 3^F; Silvia Ta-gliabue, 1^F.

Collaboratori esterni: Samuele Taglia-bue; prof. Michele Marottoli.

Fumettisti: Filippo Tagliabue, 5^F.

Redazione Grafica: Giacomo Panzeri,4^a.

Le copie del giornalino sono poche non perché siamo molto taccagni ma perché è stato messo anche online,

sul sito issuu.com/etceteramajorana. Se non sei stato abbastanza veloce da prenderne una copia leggilo

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