Download - DONNE E UOMINI - pariopportunita.provincia.tn.it · DONNE E UOMINI Assessorato all'emigrazione, solidarietà internazionale, sport e pari opportunità Unità organizzativa Pari Opportunità

Transcript

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

DONNE E UOMINI

www.pariopportunita.provincia.tn.it

Assessorato all'emigrazione, solidarietà internazionale,

sport e pari opportunità

Unità organizzativa Pari Opportunità Via XXIV Maggio, 2 – 38100 Trento

Telefono: 0461/496338 – Fax 0461/496288e-mail: [email protected]

STRUMENTI PER MISURARE LE PARI OPPORTUNITÀ TRA

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

DONNE E UOMIN I

Osse

rvat

orio

per

le p

oliti

che

di p

ari o

ppor

tuni

INDICATORI DI GENERE:

1

2 0 0 4

Assessorato alle Pari Opportunità

STRUMENTI PER MISURARE LE PARI OPPORTUNITÀ TRA

DONNE E UOMIN I

Osse

rvat

orio

per

le p

oliti

che

di p

ari o

ppor

tuni

INDICATORI DI GENERE:

1

PROVINCIAAUTONOMA DI TRENTO

Trento 2004

Giunta della Provincia Autonoma di Trento

Assessorato alle Pari Opportunità

L'Unione Europea sta caratterizzando tutti i propri interventi in un'ottica di sviluppo sostenibile,

includendo in questo concetto non solo gli aspetti economici ed ambientali ma anche la dimen-

sione sociale, con particolare riferimento alle pari opportunità tra uomini e donne.

L'integrazione trasversale del principio di pari opportunità, infatti, continua a rappresentare una

sfida che anche la Provincia Autonoma di Trento ha accolto con impegno.

Il percorso verso una sempre maggiore affermazione dell'uguaglianza sostanziale tra uomini e

donne necessita di strumenti concreti attraverso i quali gli attori dello sviluppo locale possano

realmente agire con una consapevolezza di genere.

A questo scopo, l'Osservatorio per le politiche di pari opportunità della PAT ha progettato una col-

lana di approfondimenti, riflessioni e analisi, a sostegno di una reale inclusione del principio di

pari opportunità nelle scelte dello sviluppo locale.

Questo primo volume, che risponde all'esigenza di definire una base conoscitiva strutturata sulle

condizioni di vita di uomini e donne, fornisce una selezione di indicatori di genere, ossia di stru-

menti importanti da utilizzare nelle fasi di programmazione degli interventi, nonché nel costante

monitoraggio dello stato delle pari opportunità.

È possibile integrare fin da subito questi indicatori di genere nei processi di costruzione di tutte le

politiche, a partire dal lavoro, dalle politiche sociali fino alla formazione e alla sanità.

Auspico una reale attenzione e un utilizzo concreto di questi strumenti che si propongono di

sostenere l'equità sociale in un'ottica di genere, nella certezza che ciò possa contribuire a miglio-

rare la qualità degli interventi.

Iva BerasiAssessore all'emigrazione, solidarietà internazionale,

sport e pari opportunità

2 3

© Provincia Autonoma di Trento

Assessorato all'emigrazione, solidarietà internazionale, sport e pari opportunità 2004

Redazione del rapporto: dott.ssa Francesca Alioli, Animatrice di pari opportunità - PAT

Progettazione e coordinamento: dott.ssa Lucia Trettel, Unità organizzativa pari opportunità - PAT

Supervisione scientifica: prof.ssa Paola Villa, Università di Trento

INDICATORI di genere : strumenti per misurare le pari opportunità tra donne e uomini. - Trento : Provincia Autonoma di Trento, 2004. - 48 p. : tab. ; 24 cm. - (Osservatorio per le politiche di pari opportunità ; 1) In testa al front.: Giunta della Provincia autonoma di Trento, Trento 2004 1. Donna -Condizioni economiche e sociali -Indicatori 2. Indicatori di genere 305.42021

L'Unione Europea sta caratterizzando tutti i propri interventi in un'ottica di sviluppo sostenibile,

includendo in questo concetto non solo gli aspetti economici ed ambientali ma anche la dimen-

sione sociale, con particolare riferimento alle pari opportunità tra uomini e donne.

L'integrazione trasversale del principio di pari opportunità, infatti, continua a rappresentare una

sfida che anche la Provincia Autonoma di Trento ha accolto con impegno.

Il percorso verso una sempre maggiore affermazione dell'uguaglianza sostanziale tra uomini e

donne necessita di strumenti concreti attraverso i quali gli attori dello sviluppo locale possano

realmente agire con una consapevolezza di genere.

A questo scopo, l'Osservatorio per le politiche di pari opportunità della PAT ha progettato una col-

lana di approfondimenti, riflessioni e analisi, a sostegno di una reale inclusione del principio di

pari opportunità nelle scelte dello sviluppo locale.

Questo primo volume, che risponde all'esigenza di definire una base conoscitiva strutturata sulle

condizioni di vita di uomini e donne, fornisce una selezione di indicatori di genere, ossia di stru-

menti importanti da utilizzare nelle fasi di programmazione degli interventi, nonché nel costante

monitoraggio dello stato delle pari opportunità.

È possibile integrare fin da subito questi indicatori di genere nei processi di costruzione di tutte le

politiche, a partire dal lavoro, dalle politiche sociali fino alla formazione e alla sanità.

Auspico una reale attenzione e un utilizzo concreto di questi strumenti che si propongono di

sostenere l'equità sociale in un'ottica di genere, nella certezza che ciò possa contribuire a miglio-

rare la qualità degli interventi.

Iva BerasiAssessore all'emigrazione, solidarietà internazionale,

sport e pari opportunità

2 3

© Provincia Autonoma di Trento

Assessorato all'emigrazione, solidarietà internazionale, sport e pari opportunità 2004

Redazione del rapporto: dott.ssa Francesca Alioli, Animatrice di pari opportunità - PAT

Progettazione e coordinamento: dott.ssa Lucia Trettel, Unità organizzativa pari opportunità - PAT

Supervisione scientifica: prof.ssa Paola Villa, Università di Trento

INDICATORI di genere : strumenti per misurare le pari opportunità tra donne e uomini. - Trento : Provincia Autonoma di Trento, 2004. - 48 p. : tab. ; 24 cm. - (Osservatorio per le politiche di pari opportunità ; 1) In testa al front.: Giunta della Provincia autonoma di Trento, Trento 2004 1. Donna -Condizioni economiche e sociali -Indicatori 2. Indicatori di genere 305.42021

I N D I C AT O R I D I G E N E R E : S T R U M E N T I P E R M I S U R A R E L E PA R I O P P O R T U N I T À T R A D O N N E E U O M I N I

Area “società e contesto”

Area “istruzione e formazione”

Area “salute”

Area “cittadinanza e partecipazione”

Area “economia e lavoro”

Area “armonizzazione famiglia-lavoro”

Tavola di sintesi

Le fonti statistiche utilizzate

Riferimenti bibliografici

15

19

21

23

27

41

44

47

48

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Assessorato all'emigrazione, solidarietà internazionale,

sport e pari opportunità

Osservatorio per le politiche di pari opportunità

indi

ce

1.

2.

3.

4.

Prefazione, di Paola Villa

Introduzione

Quali strumenti?

Obiettivi e contenuti

6

8

9

13

4 5

I N D I C AT O R I D I G E N E R E : S T R U M E N T I P E R M I S U R A R E L E PA R I O P P O R T U N I T À T R A D O N N E E U O M I N I

Area “società e contesto”

Area “istruzione e formazione”

Area “salute”

Area “cittadinanza e partecipazione”

Area “economia e lavoro”

Area “armonizzazione famiglia-lavoro”

Tavola di sintesi

Le fonti statistiche utilizzate

Riferimenti bibliografici

15

19

21

23

27

41

44

47

48

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Assessorato all'emigrazione, solidarietà internazionale,

sport e pari opportunità

Osservatorio per le politiche di pari opportunità

indi

ce1.

2.

3.

4.

Prefazione, di Paola Villa

Introduzione

Quali strumenti?

Obiettivi e contenuti

6

8

9

13

4 5

vani generazioni di donne ad aumentare l'offerta complessiva di lavoro e, al tempo stesso, convin-

cerle che è possibile rimanere attive senza rinunciare alla maternità. E' questa una sfida difficile,

ma importante, che richiede una crescente attenzione alle disuguaglianze di genere. Alcuni passi

in avanti sono stati fatti, ma rimane ancora molta strada da fare per rendere possibile la piena par-

tecipazione delle donne alla vita economica e sociale, consentendo la realizzazione sia della vita

professionale sia della vita familiare.

Poiché il lavoro delle donne per il mercato è fondamentale per il perseguimento di importanti

obiettivi sociali, è indispensabile promuovere la parità tra uomini e donne nelle diverse aree della

vita economica e sociale. Ciò implica una serie di attività tra loro strettamente collegate.

A livello locale, così come a livello nazionale e a livello europeo, è importante sostenere e rafforza-

re la volontà politica per la promozione della parità fra uomini e donne, partendo dal riconoscimen-

to dei diversi ruoli e dei modelli di comportamento che li distinguono. Poiché ogni azione politica

può avere effetti diversi su uomini e donne, ogni provvedimento dovrebbe integrare una prospetti-

va di genere in tutte le fasi di progettazione delle politiche e dei programmi pubblici. Ciò richiede

l'utilizzo di statistiche disaggregate per sesso per l'individuazione di indicatori capaci di rilevare

l'impatto potenzialmente diverso di uno stesso provvedimento sugli uomini e sulle donne.

Per promuovere questa attenzione generalizzata verso un approccio di genere è necessario un

effettivo monitoraggio delle diseguaglianze tra uomini e donne nelle diverse sfere della vita eco-

nomica e sociale. Il monitoraggio delle differenze ancora esistenti, e dei progressi che via via si

registrano nel campo delle pari opportunità tra uomini e donne, dipende in modo critico dalla

disponibilità di dati statistici disaggregati per sesso e dallo sviluppo di indicatori sintetici. Questo

insieme di indicatori dovrebbe servire a segnalare i punti di forza e di debolezza di un sistema

sociale, facilitando il processo di valutazione e promuovendo azioni orientate a ridurre le disegua-

glianze esistenti.

Il documento predisposto fornisce un insieme di dati statistici disaggregati per sesso ed un pac-

chetto di indicatori di genere per il monitoraggio delle pari opportunità tra uomini e donne nel con-

testo socio-economico del Trentino. Al tempo stesso, questa struttura informativa di base può

essere vista come un primo supporto per la programmazione ed il monitoraggio delle politiche

adottate a livello locale al fine della realizzazione di un effettivo mainstreaming di genere.

Negli anni più recenti è andata emergendo la consapevolezza che le donne giocano un ruolo cru-

ciale nel disegnare quella che sarà la futura struttura socio-economica. Per comprendere ciò è

sufficiente richiamare l'attenzione sugli indicatori che identificano tre aree problematiche della

società contemporanea: il basso tasso di fecondità; il basso tasso di occupazione; infine

l'elevata incidenza della povertà nei nuclei familiari con figli minori.

Dati i bassi tassi di fecondità e il progressivo aumento dell'aspettativa di vita, la popolazione sta

invecchiando. L'andamento demografico pone difficili sfide alla sostenibilità del modello di welfa-

re. Al fine di consentire ai sistemi pensionistici, ai sistemi sanitari e all'assistenza di lunga durata

di continuare a perseguire i relativi obiettivi sociali, mantenendo nel contempo la sostenibilità

finanziaria, è cruciale un allargamento dell'offerta di lavoro. Un aumento del tasso di occupazio-

ne è necessario, oltre che a questo scopo, anche per migliorare le performance del sistema eco-

nomico. Le riserve di lavoro potenziale a cui attingere per innalzare il tasso di occupazione sono

costituite dagli immigrati, dai lavoratori anziani e dall'ulteriore innalzamento dei tassi di attività

femminili. In termini assoluti, la principale componente della forza lavoro potenziale è comunque

costituita dalle donne. Ciò giustifica l'enfasi posta sull'innalzamento del tasso di occupazione

femminile (al 60% entro il 2010) all'interno della strategia europea per l'occupazione. Infine, per

ridurre il rischio di povertà ed esclusione sociale è cruciale favorire l'occupazione delle madri con

figli piccoli, ovvero aumentare la diffusione delle famiglie a doppia partecipazione (con entrambi i

partner occupati). Va sottolineato che la maggior parte dei minori poveri vive in famiglie in cui

entrambi i genitori sono presenti, ma uno solo è occupato. In questi casi la povertà non dipende

dalla assoluta mancanza di lavoro e di reddito, ma dall'insufficienza del reddito rispetto ai bisogni

familiari. Facilitare l'accesso delle donne al lavoro retribuito significa aumentare l'occupazione e

il reddito all'interno del nucleo familiare, riducendo il rischio di povertà.

Per favorire la sostenibilità del modello di welfare europeo (basato su un sistema di sicurezza

sociale di tipo universale), per migliorare il tasso di crescita del sistema economico europeo, infi-

ne per ridurre il rischio di povertà ed esclusione sociale occorre innalzare ulteriormente il tasso di

occupazione femminile. Al tempo stesso, per contenere l'invecchiamento progressivo della

popolazione (e ridurre il costo economico e sociale associato a ciò) è necessaria una ripresa

della fecondità. La sfida che i sistemi di governo sono chiamati ad affrontare è convincere le gio-

1. Prefazione di Paola Villa Prefazione

6 7

vani generazioni di donne ad aumentare l'offerta complessiva di lavoro e, al tempo stesso, convin-

cerle che è possibile rimanere attive senza rinunciare alla maternità. E' questa una sfida difficile,

ma importante, che richiede una crescente attenzione alle disuguaglianze di genere. Alcuni passi

in avanti sono stati fatti, ma rimane ancora molta strada da fare per rendere possibile la piena par-

tecipazione delle donne alla vita economica e sociale, consentendo la realizzazione sia della vita

professionale sia della vita familiare.

Poiché il lavoro delle donne per il mercato è fondamentale per il perseguimento di importanti

obiettivi sociali, è indispensabile promuovere la parità tra uomini e donne nelle diverse aree della

vita economica e sociale. Ciò implica una serie di attività tra loro strettamente collegate.

A livello locale, così come a livello nazionale e a livello europeo, è importante sostenere e rafforza-

re la volontà politica per la promozione della parità fra uomini e donne, partendo dal riconoscimen-

to dei diversi ruoli e dei modelli di comportamento che li distinguono. Poiché ogni azione politica

può avere effetti diversi su uomini e donne, ogni provvedimento dovrebbe integrare una prospetti-

va di genere in tutte le fasi di progettazione delle politiche e dei programmi pubblici. Ciò richiede

l'utilizzo di statistiche disaggregate per sesso per l'individuazione di indicatori capaci di rilevare

l'impatto potenzialmente diverso di uno stesso provvedimento sugli uomini e sulle donne.

Per promuovere questa attenzione generalizzata verso un approccio di genere è necessario un

effettivo monitoraggio delle diseguaglianze tra uomini e donne nelle diverse sfere della vita eco-

nomica e sociale. Il monitoraggio delle differenze ancora esistenti, e dei progressi che via via si

registrano nel campo delle pari opportunità tra uomini e donne, dipende in modo critico dalla

disponibilità di dati statistici disaggregati per sesso e dallo sviluppo di indicatori sintetici. Questo

insieme di indicatori dovrebbe servire a segnalare i punti di forza e di debolezza di un sistema

sociale, facilitando il processo di valutazione e promuovendo azioni orientate a ridurre le disegua-

glianze esistenti.

Il documento predisposto fornisce un insieme di dati statistici disaggregati per sesso ed un pac-

chetto di indicatori di genere per il monitoraggio delle pari opportunità tra uomini e donne nel con-

testo socio-economico del Trentino. Al tempo stesso, questa struttura informativa di base può

essere vista come un primo supporto per la programmazione ed il monitoraggio delle politiche

adottate a livello locale al fine della realizzazione di un effettivo mainstreaming di genere.

Negli anni più recenti è andata emergendo la consapevolezza che le donne giocano un ruolo cru-

ciale nel disegnare quella che sarà la futura struttura socio-economica. Per comprendere ciò è

sufficiente richiamare l'attenzione sugli indicatori che identificano tre aree problematiche della

società contemporanea: il basso tasso di fecondità; il basso tasso di occupazione; infine

l'elevata incidenza della povertà nei nuclei familiari con figli minori.

Dati i bassi tassi di fecondità e il progressivo aumento dell'aspettativa di vita, la popolazione sta

invecchiando. L'andamento demografico pone difficili sfide alla sostenibilità del modello di welfa-

re. Al fine di consentire ai sistemi pensionistici, ai sistemi sanitari e all'assistenza di lunga durata

di continuare a perseguire i relativi obiettivi sociali, mantenendo nel contempo la sostenibilità

finanziaria, è cruciale un allargamento dell'offerta di lavoro. Un aumento del tasso di occupazio-

ne è necessario, oltre che a questo scopo, anche per migliorare le performance del sistema eco-

nomico. Le riserve di lavoro potenziale a cui attingere per innalzare il tasso di occupazione sono

costituite dagli immigrati, dai lavoratori anziani e dall'ulteriore innalzamento dei tassi di attività

femminili. In termini assoluti, la principale componente della forza lavoro potenziale è comunque

costituita dalle donne. Ciò giustifica l'enfasi posta sull'innalzamento del tasso di occupazione

femminile (al 60% entro il 2010) all'interno della strategia europea per l'occupazione. Infine, per

ridurre il rischio di povertà ed esclusione sociale è cruciale favorire l'occupazione delle madri con

figli piccoli, ovvero aumentare la diffusione delle famiglie a doppia partecipazione (con entrambi i

partner occupati). Va sottolineato che la maggior parte dei minori poveri vive in famiglie in cui

entrambi i genitori sono presenti, ma uno solo è occupato. In questi casi la povertà non dipende

dalla assoluta mancanza di lavoro e di reddito, ma dall'insufficienza del reddito rispetto ai bisogni

familiari. Facilitare l'accesso delle donne al lavoro retribuito significa aumentare l'occupazione e

il reddito all'interno del nucleo familiare, riducendo il rischio di povertà.

Per favorire la sostenibilità del modello di welfare europeo (basato su un sistema di sicurezza

sociale di tipo universale), per migliorare il tasso di crescita del sistema economico europeo, infi-

ne per ridurre il rischio di povertà ed esclusione sociale occorre innalzare ulteriormente il tasso di

occupazione femminile. Al tempo stesso, per contenere l'invecchiamento progressivo della

popolazione (e ridurre il costo economico e sociale associato a ciò) è necessaria una ripresa

della fecondità. La sfida che i sistemi di governo sono chiamati ad affrontare è convincere le gio-

1. Prefazione di Paola Villa Prefazione

6 7

Il principio delle pari opportunità tra uomini e donne non si può ridurre ad una mera questione sta-tistica. Ma la disponibilità di numeri e informazioni statistiche sulle situazioni di vita di uomini e donne costituisce il punto di partenza per la programmazione e progettazione di nuovi interventi, nonché uno strumento fondamentale nel monitoraggio dei progressi compiuti verso la realizza-zione dell'uguaglianza di genere (European Commission Working Group on Gender and Indicators of the Advisory Committee on Gender Equality, 2001). Lo sforzo di migliorare e raffor-zare le pari opportunità, dunque, ha bisogno di essere affiancato da riscontri oggettivi relativa-mente alle condizioni di vita di uomini e donne.L'importanza di disporre di informazioni statistiche sensibili alla dimensione di genere è stata sot-tolineata fortemente nel corso della Quarta conferenza mondiale sulla donna tenutasi a Pechino

1(1995) e rilanciata a livello comunitario, nazionale e locale . È stato così formalmente assunto l'impegno alla produzione e diffusione di dati statistici disaggregati per sesso, oltre alla raccolta di nuove informazioni rilevanti ai fini dell'analisi delle dis/eguaglianze di genere. Il mercato del lavoro, l'istruzione, la famiglia così come la rappresentanza politica o la salute sono ambiti in cui uomini e donne sperimentano ruoli, risorse ed opportunità differenti. Per riusci-re a cogliere le specificità di queste differenze, e comprendere come gli interventi politici messi in campo possano incidere su di esse, è necessario integrare le tradizionali analisi con il punto di vista di genere. Più precisamente si tratta di individuare degli strumenti ad hoc che siano in grado di mostrare dove esistono e come si caratterizzano le differenze e le diseguaglianze di genere. Le informazioni statistiche sensibili alla dimensione di genere, inoltre, costituiscono uno stru-mento cruciale per la diffusione dell'approccio del mainstreaming di genere (European Commission, 2004b), cioè l'integrazione della prospettiva di genere in tutti gli ambiti politici e a tutti i livelli decisionali.

“La qualità legata alla completezza dell'informazione resta il primo obiettivo, perché al di là delle tendenze riscontrate (dalla distinzione per sesso, alle informazioni di genere, all'analisi delle relazioni) il sistema delle rilevazioni statistiche non ha ancora evaso il primo livello informativo, quello dell'esaustiva declinazione dei due sessi […].La seconda esigenza di qualità riguarda il passaggio da un'ottica di informazione specifica sulle donne e sul genere ad una prospettiva di mainstreaming, che include sia la costruzione di indica-tori di genere all'interno di ogni importante settore di rilevazione statistica, sia una politica di pub-blicazioni statistiche ufficiali attraversate costantemente dall'approccio di genere” (Bimbi, 1998).

2. Introduzione

Esistono diverse categorie di informazioni statistiche che possono aiutare a misurare lo stato delle pari opportunità tra uomini e donne e il loro andamento nel tempo; ogni categoria fornisce un contributo conoscitivo differente (UNDP, 2001; Bimbi, 1998; Beck, 1999):

dati statistici disaggregati per sessoindicatori di genere

2 indici di pari opportunità

es.: presenza nei percorsi scolastici calcolata separatamente per maschi e femmine

Relativamente a un dato fenomeno, i dati statistici disaggregati per sesso forniscono informazio-ni circa il numero, assoluto o percentuale, delle donne e degli uomini in esso coinvolti.Per alcuni fenomeni sociali ed economici l'attenzione alla variabile genere è relativamente recente. A partire degli anni '80, infatti, è stato possibile osservare una crescente sensibilità alla disaggregazione dei dati statistici per sesso anche in quelle aree per le quali tali distinzione era prima ritenuta irrilevante. Ciò ha permesso lo “svelamento” della componente femminile entro fenomeni prima indagati solamente, o comunque prevalentemente, al maschile (Bimbi, 1998).

es.: gap di genere nella partecipazione al percorso x e suo andamento nel tempo

Un indicatore può essere definito come una misura sintetica, frutto del rapporto tra alcuni dati di partenza, in grado di riassumere in un unico valore più informazioni sul problema oggetto di ana-lisi. Esso si differenzia dai dati disaggregati per sesso poiché, invece di fermarsi alla descrizione di un fatto, racchiude in sé un confronto (rispetto ad un gruppo di riferimento o ad un valore stan-dard) (Beck, 1999). Un indicatore, pertanto, non è semplicemente un dato ma rappresenta il risultato di un ragionamento.

Dati statistici disaggregati per sesso

Indicatori di genere

3. Quali strumenti?

1 La Commissione Europea ha recepito le indicazioni formulate in occasione della Conferenza di Pechino attraverso la COM(96)67, “Integrare la parità di opportunità tra le donne e gli uomini nel complesso delle politiche e delle azioni”; tali orien-tamenti sono stati recepiti a livello nazionale con la Direttiva Prodi-Finocchiaro del 1997 e a livello locale tramite la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome del 1997.

8 9

2 Il termine pari opportunità è qui sempre inteso con riferimento alla situazione di uomini e donne.Per semplicità espositiva, seguendo la convenzione adottata nella letteratura, si usa il termine abbreviato "pari opportu-nità" anziché il termine " pari opportunità tra uomini e donne".

Il principio delle pari opportunità tra uomini e donne non si può ridurre ad una mera questione sta-tistica. Ma la disponibilità di numeri e informazioni statistiche sulle situazioni di vita di uomini e donne costituisce il punto di partenza per la programmazione e progettazione di nuovi interventi, nonché uno strumento fondamentale nel monitoraggio dei progressi compiuti verso la realizza-zione dell'uguaglianza di genere (European Commission Working Group on Gender and Indicators of the Advisory Committee on Gender Equality, 2001). Lo sforzo di migliorare e raffor-zare le pari opportunità, dunque, ha bisogno di essere affiancato da riscontri oggettivi relativa-mente alle condizioni di vita di uomini e donne.L'importanza di disporre di informazioni statistiche sensibili alla dimensione di genere è stata sot-tolineata fortemente nel corso della Quarta conferenza mondiale sulla donna tenutasi a Pechino

1(1995) e rilanciata a livello comunitario, nazionale e locale . È stato così formalmente assunto l'impegno alla produzione e diffusione di dati statistici disaggregati per sesso, oltre alla raccolta di nuove informazioni rilevanti ai fini dell'analisi delle dis/eguaglianze di genere. Il mercato del lavoro, l'istruzione, la famiglia così come la rappresentanza politica o la salute sono ambiti in cui uomini e donne sperimentano ruoli, risorse ed opportunità differenti. Per riusci-re a cogliere le specificità di queste differenze, e comprendere come gli interventi politici messi in campo possano incidere su di esse, è necessario integrare le tradizionali analisi con il punto di vista di genere. Più precisamente si tratta di individuare degli strumenti ad hoc che siano in grado di mostrare dove esistono e come si caratterizzano le differenze e le diseguaglianze di genere. Le informazioni statistiche sensibili alla dimensione di genere, inoltre, costituiscono uno stru-mento cruciale per la diffusione dell'approccio del mainstreaming di genere (European Commission, 2004b), cioè l'integrazione della prospettiva di genere in tutti gli ambiti politici e a tutti i livelli decisionali.

“La qualità legata alla completezza dell'informazione resta il primo obiettivo, perché al di là delle tendenze riscontrate (dalla distinzione per sesso, alle informazioni di genere, all'analisi delle relazioni) il sistema delle rilevazioni statistiche non ha ancora evaso il primo livello informativo, quello dell'esaustiva declinazione dei due sessi […].La seconda esigenza di qualità riguarda il passaggio da un'ottica di informazione specifica sulle donne e sul genere ad una prospettiva di mainstreaming, che include sia la costruzione di indica-tori di genere all'interno di ogni importante settore di rilevazione statistica, sia una politica di pub-blicazioni statistiche ufficiali attraversate costantemente dall'approccio di genere” (Bimbi, 1998).

2. Introduzione

Esistono diverse categorie di informazioni statistiche che possono aiutare a misurare lo stato delle pari opportunità tra uomini e donne e il loro andamento nel tempo; ogni categoria fornisce un contributo conoscitivo differente (UNDP, 2001; Bimbi, 1998; Beck, 1999):

dati statistici disaggregati per sessoindicatori di genere

2 indici di pari opportunità

es.: presenza nei percorsi scolastici calcolata separatamente per maschi e femmine

Relativamente a un dato fenomeno, i dati statistici disaggregati per sesso forniscono informazio-ni circa il numero, assoluto o percentuale, delle donne e degli uomini in esso coinvolti.Per alcuni fenomeni sociali ed economici l'attenzione alla variabile genere è relativamente recente. A partire degli anni '80, infatti, è stato possibile osservare una crescente sensibilità alla disaggregazione dei dati statistici per sesso anche in quelle aree per le quali tali distinzione era prima ritenuta irrilevante. Ciò ha permesso lo “svelamento” della componente femminile entro fenomeni prima indagati solamente, o comunque prevalentemente, al maschile (Bimbi, 1998).

es.: gap di genere nella partecipazione al percorso x e suo andamento nel tempo

Un indicatore può essere definito come una misura sintetica, frutto del rapporto tra alcuni dati di partenza, in grado di riassumere in un unico valore più informazioni sul problema oggetto di ana-lisi. Esso si differenzia dai dati disaggregati per sesso poiché, invece di fermarsi alla descrizione di un fatto, racchiude in sé un confronto (rispetto ad un gruppo di riferimento o ad un valore stan-dard) (Beck, 1999). Un indicatore, pertanto, non è semplicemente un dato ma rappresenta il risultato di un ragionamento.

Dati statistici disaggregati per sesso

Indicatori di genere

3. Quali strumenti?

1 La Commissione Europea ha recepito le indicazioni formulate in occasione della Conferenza di Pechino attraverso la COM(96)67, “Integrare la parità di opportunità tra le donne e gli uomini nel complesso delle politiche e delle azioni”; tali orien-tamenti sono stati recepiti a livello nazionale con la Direttiva Prodi-Finocchiaro del 1997 e a livello locale tramite la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome del 1997.

8 9

2 Il termine pari opportunità è qui sempre inteso con riferimento alla situazione di uomini e donne.Per semplicità espositiva, seguendo la convenzione adottata nella letteratura, si usa il termine abbreviato "pari opportu-nità" anziché il termine " pari opportunità tra uomini e donne".

Un indicatore di genere, quindi, può essere definito come una misura sintetica che ha lo scopo di fornire un'informazione rilevante ed immediata sul genere, ossia sulla posizione relativa di uomi-ni e donne.Gli indicatori di genere mettono in relazione la posizione delle donne con quella degli uomini e “contribuiscono all'analisi delle trasformazioni delle relazioni di genere” (Bimbi, 1998). Essi, quin-di, non isolano la donna focalizzando l'attenzione unicamente sulle sue situazioni di vita, ma si fondano su una concezione relazionale (uomo-donna).

Un indice di pari opportunità costituisce una misura composta capace di riassumere e sintetizza-re in un unico numero le diverse dimensioni del concetto di pari opportunità. L'elaborazione di un indice di pari opportunità tra uomini e donne ha come scopo principale quello di consentire un confronto tra più contesti socio-economici (siano essi i paesi del mondo, gli stati membri dell'Unione Europea, oppure delle realtà locali) rispetto al grado di integrazione del principio di uguaglianza di genere.In ogni caso, per l'elaborazione di un indice di pari opportunità risulta necessario, innanzitutto, definire in modo adeguato il concetto di pari opportunità e le dimensioni che esso coinvolge; que-sto passaggio è fondamentale per individuare quali elementi andranno a comporre l'indice.Inoltre, un indice di pari opportunità deve essere in grado di stimolare una reale attenzione nei confronti dell'uguaglianza di genere. L'indice deve quindi consentire qualcosa di più di una sem-plice graduatoria di paesi o di realtà locali; dovrebbe individuarne chiaramente la posizione rispetto agli obiettivi di pari opportunità e metterne a fuoco i punti di forza e di debolezza. Per riu-scire in questo, gli indicatori selezionati per la composizione dell'indice devono risultare concreti, coerenti, significativi e semplici da leggere (Plantenga et al., 2003).

Indici di pari opportunità

3. Quali strumenti?

UNDP

Gender-related Development Index GDI:

Gender Empowerment Measure GEM:

SVEZIA

EqualX Gender Equality Index:

I più importanti indici di pari opportunità sono stati elaborati dall'UNDP (United Nations Development Program). L'UNDP, che nel 1990 aveva messo a punto un indice per misurare lo sviluppo umano (Humand development Index HDI), nel 1995 ha definito due indici di pari opportunità:

rappresenta una versione aggiustata dell'HDI che risulta sensibile alla dimensione di genere e misura le pari opportunità nello sviluppo umano. Il GDI è costituito da tre dimensioni:aspettativa di vita, definita come la possibilità di vivere a lungo e in buone condizioni di salute. Viene misurata attraverso la speranza di vita alla nascita.istruzione, definita come la possibilità di acquisire conoscenza, comunicare e partecipare alla vita della comunità. Viene misurata dal tasso di alfabetizzazione degli adulti e dal tasso lordo di iscrizione nei livelli di istruzione primaria, secondaria, terziaria.accesso alle risorse, definito come uno standard di vita dignitoso. Viene misurato dal reddito percepito stimato.

misura il grado di partecipazione di uomini e donne alla vita economica e politica di un paese ed è costituito da tre dimensioni:la partecipazione politica e il potere decisionale, misurata dalla quota di donne e uomini presenti in parlamento.la partecipazione alla vita economica, misurata dalla quota di donne e uomini con cariche dirigenziali nel mercato del lavoro e dalla quota di donne nei lavori tecnico-professionali.le risorse economiche, misurate dal reddito percepito dalle donne e dagli uomini.(UNDP, 2003)

Al lavoro dell'UNDP sono seguite alcune esperienze nazionali di definizione di indici di pari opportunità. Un'esperienza particolarmente significativa è quella della Svezia.

l'indice di pari opportunità messo a punto in Svezia consiste in una combinazione di 13 variabili che includono diverse aree dell'ambito socio-economico del paese (istruzione, mercato del lavoro, utilizzo dei congedi parentali, stato di salute, rappresentanza politica).Il calcolo dell'indice per i diversi comuni della Svezia consente un confronto rispetto al livello di uguaglianza di genere. Il principale limite di questo indice è rappresentato dalla difficoltà di ripetere il calcolo per altri Paesi.(Statistics Sweden, 2002)

Box 1 Alcuni esempi di indici di pari opportunità

10 11

3. Quali strumenti?

Un indicatore di genere, quindi, può essere definito come una misura sintetica che ha lo scopo di fornire un'informazione rilevante ed immediata sul genere, ossia sulla posizione relativa di uomi-ni e donne.Gli indicatori di genere mettono in relazione la posizione delle donne con quella degli uomini e “contribuiscono all'analisi delle trasformazioni delle relazioni di genere” (Bimbi, 1998). Essi, quin-di, non isolano la donna focalizzando l'attenzione unicamente sulle sue situazioni di vita, ma si fondano su una concezione relazionale (uomo-donna).

Un indice di pari opportunità costituisce una misura composta capace di riassumere e sintetizza-re in un unico numero le diverse dimensioni del concetto di pari opportunità. L'elaborazione di un indice di pari opportunità tra uomini e donne ha come scopo principale quello di consentire un confronto tra più contesti socio-economici (siano essi i paesi del mondo, gli stati membri dell'Unione Europea, oppure delle realtà locali) rispetto al grado di integrazione del principio di uguaglianza di genere.In ogni caso, per l'elaborazione di un indice di pari opportunità risulta necessario, innanzitutto, definire in modo adeguato il concetto di pari opportunità e le dimensioni che esso coinvolge; que-sto passaggio è fondamentale per individuare quali elementi andranno a comporre l'indice.Inoltre, un indice di pari opportunità deve essere in grado di stimolare una reale attenzione nei confronti dell'uguaglianza di genere. L'indice deve quindi consentire qualcosa di più di una sem-plice graduatoria di paesi o di realtà locali; dovrebbe individuarne chiaramente la posizione rispetto agli obiettivi di pari opportunità e metterne a fuoco i punti di forza e di debolezza. Per riu-scire in questo, gli indicatori selezionati per la composizione dell'indice devono risultare concreti, coerenti, significativi e semplici da leggere (Plantenga et al., 2003).

Indici di pari opportunità

3. Quali strumenti?

UNDP

Gender-related Development Index GDI:

Gender Empowerment Measure GEM:

SVEZIA

EqualX Gender Equality Index:

I più importanti indici di pari opportunità sono stati elaborati dall'UNDP (United Nations Development Program). L'UNDP, che nel 1990 aveva messo a punto un indice per misurare lo sviluppo umano (Humand development Index HDI), nel 1995 ha definito due indici di pari opportunità:

rappresenta una versione aggiustata dell'HDI che risulta sensibile alla dimensione di genere e misura le pari opportunità nello sviluppo umano. Il GDI è costituito da tre dimensioni:aspettativa di vita, definita come la possibilità di vivere a lungo e in buone condizioni di salute. Viene misurata attraverso la speranza di vita alla nascita.istruzione, definita come la possibilità di acquisire conoscenza, comunicare e partecipare alla vita della comunità. Viene misurata dal tasso di alfabetizzazione degli adulti e dal tasso lordo di iscrizione nei livelli di istruzione primaria, secondaria, terziaria.accesso alle risorse, definito come uno standard di vita dignitoso. Viene misurato dal reddito percepito stimato.

misura il grado di partecipazione di uomini e donne alla vita economica e politica di un paese ed è costituito da tre dimensioni:la partecipazione politica e il potere decisionale, misurata dalla quota di donne e uomini presenti in parlamento.la partecipazione alla vita economica, misurata dalla quota di donne e uomini con cariche dirigenziali nel mercato del lavoro e dalla quota di donne nei lavori tecnico-professionali.le risorse economiche, misurate dal reddito percepito dalle donne e dagli uomini.(UNDP, 2003)

Al lavoro dell'UNDP sono seguite alcune esperienze nazionali di definizione di indici di pari opportunità. Un'esperienza particolarmente significativa è quella della Svezia.

l'indice di pari opportunità messo a punto in Svezia consiste in una combinazione di 13 variabili che includono diverse aree dell'ambito socio-economico del paese (istruzione, mercato del lavoro, utilizzo dei congedi parentali, stato di salute, rappresentanza politica).Il calcolo dell'indice per i diversi comuni della Svezia consente un confronto rispetto al livello di uguaglianza di genere. Il principale limite di questo indice è rappresentato dalla difficoltà di ripetere il calcolo per altri Paesi.(Statistics Sweden, 2002)

Box 1 Alcuni esempi di indici di pari opportunità

10 11

3. Quali strumenti?

3. Quali strumenti?

UNIONE EUROPEA

Gender Equality Index (GEI):

Recentemente si è posta l'attenzione sulla costruzione di un indice europeo di pari opportunità basato su indicatori alternativi rispetto agli indici predisposti dall'UNDP. Gli indici GDI e GEM non sembrano adatti per un confronto tra i paesi dell'UE. Questi indici, essendo stati pensati per un confronto tra paesi a livello mondiale, si basano su indicatori rispetto ai quali i paesi UE presentano differenze minime, inoltre, non si propongono di quantificare il concetto di pari opportunità nella sua completezza, piuttosto focalizzano l'attenzione su alcune tematiche specifiche (come il concetto di empowerment).

ll lavoro di Plantenga et al. (2003), al contrario, adotta una visione ampia del concetto di pari opportunità, che coinvolge l'idea di una cittadinanza piena, e viene definito come “an equal sharing of paid work, money, decision-making power, knowledge and time”. Viene quindi proposto un indice di pari opportunità tra uomini e donne, denominato gender equality index (GEI), partendo dalla individuazione di alcuni requisiti di base (Plantenga et al., 2003, pp. 8-9):

l'indice deve di misurare il grado di dis/eguaglianza di genere senza coinvolgere altri ambiti, come avviene, invece, nel caso dell'indice GDI che non misura la dis/eguaglianza di genere in sé ma in relazione al livello di benessere generale;l'indice deve includere gli indicatori di genere utilizzati nell'ambito della Strategia Europea per l'Occupazione perché, anche se riferiti al solo ambito occupazionale, essi giocano un ruolo centrale nel dibattito sociale europeo;l'indice deve essere fattibile e attendibile.

l'indice proposto si compone di diversi indicatori riferiti a cinque differenti dimensioni:

equa ripartizione del lavoro retribuito, misurata dal gap di genere nell'occupazione e nella disoccupazione;equa ripartizione del denaro, misurata dal gap di genere nella retribuzione e nelle situazioni di povertà;equa ripartizione del potere decisionale, misurata dal gap di genere nel parlamento e nelle posizioni dirigenziali;equa ripartizione della conoscenza, misurata dal gap di genere nella partecipazione all'istruzione/ formazione e nei livelli di istruzione;equa ripartizione del tempo per attività non retribuite, misurata dal gap di genere nel tempo dedicato alla cura dei figli e nel tempo libero.(Plantenga et al., 2003).

4. Obiettivi e contenuti

L'obiettivo principale di questo lavoro è quello di individuare una selezione ragionata di dati e indi-catori sensibili alla dimensione di genere, attraverso i quali poter effettuare un efficace monito-raggio del contesto socio-economico del Trentino, valutandone i punti di forza e di debolezza secondo una prospettiva di pari opportunità. La definizione di questo set di dati e indicatori, da mantenere regolarmente aggiornato, risponde all'esigenza di disporre di una struttura informati-va di base sensibile al genere, che possa essere utilizzata come punto di riferimento nella pro-grammazione e monitoraggio degli interventi realizzati sul territorio. Gli indicatori selezionati e di seguito presentati sono stati scelti, a partire dagli studi disponibili (v. Box 2), in base a precisi requisiti:

capacità di fornire informazioni rilevanti per il Trentino;possibilità di aggiornamento regolare;possibilità di effettuare confronti nel tempo e tra contesti diversi.

Beck T. (1999), Using Gender-Sensitive Indicators. A Reference Manual for Governments and Other Stakeholders, Commonwealth Secretariat, London.Commission Europeenne (2004), Renforcer la dimension locale de la strategie europeenne pour l'emploi: etude de faisabilite sur les indicateurs destines aux niveaux regional et local et a l'economie sociale, DG Empoi at affaires sociales, Brussels.Feletto M., Schizzerotto A. (2001), Le donne nella dirigenza pubblica in Trentino, Provincia Autonoma di Trento, Trento.Plantenga et al. (2003), Towards an EU gender equality index. Feasibility study commissio-ned by and presented to the European Commission, UMIST.Rubery J., Fagan C., Grimshaw D., Figueiredo H., Smith M. (2002), Indicators on Gender Equality in the European Employment Strategy, EWERC, Manchester School of Management, UMIST. UNDP - United Nations Development Programme (2001), Gender Analysis, UNDP Learning and Information Pack.

L'aggiornamento costante di queste informazioni sarà realizzato dall'Osservatorio per le politi-che di pari opportunità della Provincia Autonoma di Trento, di recente costituzione, che si occupa della raccolta, organizzazione e diffusione (anche online) di dati relativi alle condizioni di vita di uomini e donne.Il rapporto si articola in diverse aree tematiche, per ognuna delle quali viene proposto un breve commento e la presentazione dei principali indicatori. Vale la pena sottolineare che l'individuazione delle aree tematiche è avvenuta anche in base alla disponibilità dei dati: alcune aree, quali la povertà o la violenza, non sono state incluse a causa dell'impossibilità di reperire dati disaggregati per sesso relativi al Trentino. Nella presentazione dei dati e degli indicatori è stata fatta la scelta di concentrare l'attenzione dapprima sul Trentino (o, in caso di mancanza di dati a livello provinciale, per il Trentino, utiliz-zando i dati a livello regionale, per il Trentino - Alto Adige) e successivamente di allargare lo sguardo per mettere a confronto la realtà locale con quella del paese e dell'Unione Europea.

Box 2 Gli studi utilizzati per la selezione degli indicatori di genere

12 13

3. Quali strumenti?

UNIONE EUROPEA

Gender Equality Index (GEI):

Recentemente si è posta l'attenzione sulla costruzione di un indice europeo di pari opportunità basato su indicatori alternativi rispetto agli indici predisposti dall'UNDP. Gli indici GDI e GEM non sembrano adatti per un confronto tra i paesi dell'UE. Questi indici, essendo stati pensati per un confronto tra paesi a livello mondiale, si basano su indicatori rispetto ai quali i paesi UE presentano differenze minime, inoltre, non si propongono di quantificare il concetto di pari opportunità nella sua completezza, piuttosto focalizzano l'attenzione su alcune tematiche specifiche (come il concetto di empowerment).

ll lavoro di Plantenga et al. (2003), al contrario, adotta una visione ampia del concetto di pari opportunità, che coinvolge l'idea di una cittadinanza piena, e viene definito come “an equal sharing of paid work, money, decision-making power, knowledge and time”. Viene quindi proposto un indice di pari opportunità tra uomini e donne, denominato gender equality index (GEI), partendo dalla individuazione di alcuni requisiti di base (Plantenga et al., 2003, pp. 8-9):

l'indice deve di misurare il grado di dis/eguaglianza di genere senza coinvolgere altri ambiti, come avviene, invece, nel caso dell'indice GDI che non misura la dis/eguaglianza di genere in sé ma in relazione al livello di benessere generale;l'indice deve includere gli indicatori di genere utilizzati nell'ambito della Strategia Europea per l'Occupazione perché, anche se riferiti al solo ambito occupazionale, essi giocano un ruolo centrale nel dibattito sociale europeo;l'indice deve essere fattibile e attendibile.

l'indice proposto si compone di diversi indicatori riferiti a cinque differenti dimensioni:

equa ripartizione del lavoro retribuito, misurata dal gap di genere nell'occupazione e nella disoccupazione;equa ripartizione del denaro, misurata dal gap di genere nella retribuzione e nelle situazioni di povertà;equa ripartizione del potere decisionale, misurata dal gap di genere nel parlamento e nelle posizioni dirigenziali;equa ripartizione della conoscenza, misurata dal gap di genere nella partecipazione all'istruzione/ formazione e nei livelli di istruzione;equa ripartizione del tempo per attività non retribuite, misurata dal gap di genere nel tempo dedicato alla cura dei figli e nel tempo libero.(Plantenga et al., 2003).

4. Obiettivi e contenuti

L'obiettivo principale di questo lavoro è quello di individuare una selezione ragionata di dati e indi-catori sensibili alla dimensione di genere, attraverso i quali poter effettuare un efficace monito-raggio del contesto socio-economico del Trentino, valutandone i punti di forza e di debolezza secondo una prospettiva di pari opportunità. La definizione di questo set di dati e indicatori, da mantenere regolarmente aggiornato, risponde all'esigenza di disporre di una struttura informati-va di base sensibile al genere, che possa essere utilizzata come punto di riferimento nella pro-grammazione e monitoraggio degli interventi realizzati sul territorio. Gli indicatori selezionati e di seguito presentati sono stati scelti, a partire dagli studi disponibili (v. Box 2), in base a precisi requisiti:

capacità di fornire informazioni rilevanti per il Trentino;possibilità di aggiornamento regolare;possibilità di effettuare confronti nel tempo e tra contesti diversi.

Beck T. (1999), Using Gender-Sensitive Indicators. A Reference Manual for Governments and Other Stakeholders, Commonwealth Secretariat, London.Commission Europeenne (2004), Renforcer la dimension locale de la strategie europeenne pour l'emploi: etude de faisabilite sur les indicateurs destines aux niveaux regional et local et a l'economie sociale, DG Empoi at affaires sociales, Brussels.Feletto M., Schizzerotto A. (2001), Le donne nella dirigenza pubblica in Trentino, Provincia Autonoma di Trento, Trento.Plantenga et al. (2003), Towards an EU gender equality index. Feasibility study commissio-ned by and presented to the European Commission, UMIST.Rubery J., Fagan C., Grimshaw D., Figueiredo H., Smith M. (2002), Indicators on Gender Equality in the European Employment Strategy, EWERC, Manchester School of Management, UMIST. UNDP - United Nations Development Programme (2001), Gender Analysis, UNDP Learning and Information Pack.

L'aggiornamento costante di queste informazioni sarà realizzato dall'Osservatorio per le politi-che di pari opportunità della Provincia Autonoma di Trento, di recente costituzione, che si occupa della raccolta, organizzazione e diffusione (anche online) di dati relativi alle condizioni di vita di uomini e donne.Il rapporto si articola in diverse aree tematiche, per ognuna delle quali viene proposto un breve commento e la presentazione dei principali indicatori. Vale la pena sottolineare che l'individuazione delle aree tematiche è avvenuta anche in base alla disponibilità dei dati: alcune aree, quali la povertà o la violenza, non sono state incluse a causa dell'impossibilità di reperire dati disaggregati per sesso relativi al Trentino. Nella presentazione dei dati e degli indicatori è stata fatta la scelta di concentrare l'attenzione dapprima sul Trentino (o, in caso di mancanza di dati a livello provinciale, per il Trentino, utiliz-zando i dati a livello regionale, per il Trentino - Alto Adige) e successivamente di allargare lo sguardo per mettere a confronto la realtà locale con quella del paese e dell'Unione Europea.

Box 2 Gli studi utilizzati per la selezione degli indicatori di genere

12 13

14 15

Area

“so

ciet

à e

cont

esto

”Area “società e contesto”

Dati e indicatori di genere principali

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat - Demoistat, Eurostat

TN2002

M

F

MF

92,4

150,3

120,6

M

F

MF

105,0

159,2

131,4

UE15 nd

nd

97,4

Co

nfr

onti

L'andamento demografico corrente eserciterà un impatto significativo sul futuro contesto di vita del Trentino. Le trasformazioni in atto, comuni all'intera Unione Europea, stanno rimodellando la struttura sociale: l'innalzamento dell'aspettativa di vita, in particolare per la componente femmi-nile, e i livelli di fecondità ancora molto bassi stanno determinando un progressivo invecchia-mento della popolazione. Per il Trentino, tuttavia, è interessante notare una leggera ripresa del tasso di fecondità a partire dalla metà degli anni '90.Tra gli elementi che contribuiscono a ridisegnare l'assetto demografico, i fenomeni migratori assumono una rilevanza sempre maggiore dato che l'immigrazione è il principale motivo di cre-scita demografica. Anche il cambiamento delle strutture familiari, infine, potrà incidere in modo significativo nella definizione di una nuova struttura sociale.

INDICE DI VECCHIAIA, PER SESSORapporto percentuale tra la popolazione con 65 anni e oltre e quella della classe 0-14 anni, cal-colato separatamente per maschi e femmine.Nota: l'indice permette di apprezzare l'incidenza della popolazione convenzionalmente defini-bile come anziana su quella giovane. I valori superiori a 100 denotano uno squilibrio nel senso di un maggior peso degli appartenenti alle fasce di età più anziane.

Fonte:Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA (VITA MEDIA), PER SESSONumero medio di anni che restano da vivere a un neonato, calcolato separatamente per maschi e femmine.

IT2002 2000

TN2000

M

F

76,9

83,7

M

F

76,5

82,5

UE15 75,3

81,4

Con

fro

nti IT2000

14 15

Area

“so

ciet

à e

cont

esto

Area “società e contesto”

Dati e indicatori di genere principali

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat - Demoistat, Eurostat

TN2002

M

F

MF

92,4

150,3

120,6

M

F

MF

105,0

159,2

131,4

UE15 nd

nd

97,4

Co

nfr

onti

L'andamento demografico corrente eserciterà un impatto significativo sul futuro contesto di vita del Trentino. Le trasformazioni in atto, comuni all'intera Unione Europea, stanno rimodellando la struttura sociale: l'innalzamento dell'aspettativa di vita, in particolare per la componente femmi-nile, e i livelli di fecondità ancora molto bassi stanno determinando un progressivo invecchia-mento della popolazione. Per il Trentino, tuttavia, è interessante notare una leggera ripresa del tasso di fecondità a partire dalla metà degli anni '90.Tra gli elementi che contribuiscono a ridisegnare l'assetto demografico, i fenomeni migratori assumono una rilevanza sempre maggiore dato che l'immigrazione è il principale motivo di cre-scita demografica. Anche il cambiamento delle strutture familiari, infine, potrà incidere in modo significativo nella definizione di una nuova struttura sociale.

INDICE DI VECCHIAIA, PER SESSORapporto percentuale tra la popolazione con 65 anni e oltre e quella della classe 0-14 anni, cal-colato separatamente per maschi e femmine.Nota: l'indice permette di apprezzare l'incidenza della popolazione convenzionalmente defini-bile come anziana su quella giovane. I valori superiori a 100 denotano uno squilibrio nel senso di un maggior peso degli appartenenti alle fasce di età più anziane.

Fonte:Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA (VITA MEDIA), PER SESSONumero medio di anni che restano da vivere a un neonato, calcolato separatamente per maschi e femmine.

IT2002 2000

TN2000

M

F

76,9

83,7

M

F

76,5

82,5

UE15 75,3

81,4

Con

fro

nti IT2000

1716

Area

“so

ciet

à e

cont

esto

INCIDENZA DELLA POPOLAZIONE ULTRA65ENNEPercentuale di persone ultrasessantacinquenni sul totale della popolazione, calcolato separa-tamente per maschi e femmine, e rapporto di genere tra la popolazione con più di 65 anni.

INCIDENZA DEGLI STRANIERI RESIDENTIPercentuale di stranieri residenti in provincia di Trento sul totale della popolazione residente, cal-colato separatamente per maschi e femmine, e rapporto di genere tra la popolazione straniera residente.

TASSO DI FECONDITÀ TOTALE DEL MOMENTOMisura la fecondità media delle donne in età fertile nell'anno di riferimento, ovvero il numero medio di figli per donna nell'anno considerato.Nota: data una popolazione qualsiasi in un anno base, in assenza di flussi migratori e di modifi-che nell'aspettativa di vita, il tasso di fecondità deve assumere un valore pari a 2,1 (figli per donna in età fertile) per assicurare la costanza di quella popolazione nel tempo.

ETÀ MEDIA AL PRIMO MATRIMONIO, PER SESSONumero medio di anni al momento del primo matrimonio, calcolato separatamente per maschi e femmine.

TIPOLOGIA DELLE FAMIGLIE PER SESSO DEL CAPOFAMIGLIADistribuzione percentuale delle tipologie familiari e distinzione secondo il genere del capofami-glia.

47,1

20,3

10,6

16,7

83,3

22,0

34,0

66,0

100,0

Con

fron

ti

M>65/M %

F>65/F %

F /M>65 >65

14,6

21,6

1,54

15,9

21,4

1,44

nd

nd

nd

Co

nfr

onti

M>65/M %

F>65/F %

F>65/M>65

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat Demoistat

2000

2001

2002

1,49

1,52

1,55

1,26 1,47

Con

fro

nti

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

MS/M %

FS/F %

F /MS S

3,9

3,2

0,86

4,3

3,6

0,87

2,8

2,3

0,88

Co

nfr

onti

MS/M %

FS/F %

FS/MS

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

M

F

31,3

28,2

M

F

30,4

27,4

29,9

27,5

Co

nfr

onti

M

F

31,7

28,7

M

F

nd

nd

29,9

27,6

M

F

nd

nd

30,0

27,7

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

Coppie con figli

Coppie senza figli

Monogenitori

di cui %M

di cui %F

Persone sole

di cui %M

di cui %F

Totale

Coppie con figli

Coppie senza figli

Monogenitori

di cui %M

di cui %F

Persone sole

di cui %M

di cui %F

Altro

Totale

%fam.

44,6

21,0

8,9

14,5

85,5

24,8

37,3

62,7

0,7

100,0

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

TN2002 IT2002 UE15

2001 TN 2001 IT

2002

MS/M %

FS/F %

F /MS S

TN 2002 IT UE15

TN2001

TN2002

IT2000 UE15

IT2001 UE15

IT2002 UE15

TN2001 %fam.IT2001/02 media

Rapporto di genere Rapporto di genere

Rapporto di genere

Rapporto di genere

Rapporto di genere

1716

Area

“so

ciet

à e

cont

esto

INCIDENZA DELLA POPOLAZIONE ULTRA65ENNEPercentuale di persone ultrasessantacinquenni sul totale della popolazione, calcolato separa-tamente per maschi e femmine, e rapporto di genere tra la popolazione con più di 65 anni.

INCIDENZA DEGLI STRANIERI RESIDENTIPercentuale di stranieri residenti in provincia di Trento sul totale della popolazione residente, cal-colato separatamente per maschi e femmine, e rapporto di genere tra la popolazione straniera residente.

TASSO DI FECONDITÀ TOTALE DEL MOMENTOMisura la fecondità media delle donne in età fertile nell'anno di riferimento, ovvero il numero medio di figli per donna nell'anno considerato.Nota: data una popolazione qualsiasi in un anno base, in assenza di flussi migratori e di modifi-che nell'aspettativa di vita, il tasso di fecondità deve assumere un valore pari a 2,1 (figli per donna in età fertile) per assicurare la costanza di quella popolazione nel tempo.

ETÀ MEDIA AL PRIMO MATRIMONIO, PER SESSONumero medio di anni al momento del primo matrimonio, calcolato separatamente per maschi e femmine.

TIPOLOGIA DELLE FAMIGLIE PER SESSO DEL CAPOFAMIGLIADistribuzione percentuale delle tipologie familiari e distinzione secondo il genere del capofami-glia.

47,1

20,3

10,6

16,7

83,3

22,0

34,0

66,0

100,0

Con

fron

tiM>65/M %

F>65/F %

F /M>65 >65

14,6

21,6

1,54

15,9

21,4

1,44

nd

nd

nd

Co

nfr

onti

M>65/M %

F>65/F %

F>65/M>65

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat Demoistat

2000

2001

2002

1,49

1,52

1,55

1,26 1,47

Con

fro

nti

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

MS/M %

FS/F %

F /MS S

3,9

3,2

0,86

4,3

3,6

0,87

2,8

2,3

0,88

Co

nfr

onti

MS/M %

FS/F %

FS/MS

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

M

F

31,3

28,2

M

F

30,4

27,4

29,9

27,5

Co

nfr

onti

M

F

31,7

28,7

M

F

nd

nd

29,9

27,6

M

F

nd

nd

30,0

27,7

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

Coppie con figli

Coppie senza figli

Monogenitori

di cui %M

di cui %F

Persone sole

di cui %M

di cui %F

Totale

Coppie con figli

Coppie senza figli

Monogenitori

di cui %M

di cui %F

Persone sole

di cui %M

di cui %F

Altro

Totale

%fam.

44,6

21,0

8,9

14,5

85,5

24,8

37,3

62,7

0,7

100,0

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

TN2002 IT2002 UE15

2001 TN 2001 IT

2002

MS/M %

FS/F %

F /MS S

TN 2002 IT UE15

TN2001

TN2002

IT2000 UE15

IT2001 UE15

IT2002 UE15

TN2001 %fam.IT2001/02 media

Rapporto di genere Rapporto di genere

Rapporto di genere

Rapporto di genere

Rapporto di genere

18 19

Area

“is

truzio

ne e

form

azio

ne”

Area “istruzione e formazione”

Dati e indicatori di genere principali

Negli ultimi decenni in Trentino si è assistito ad un significativo innalzamento dei livelli di istruzio-ne della popolazione, in linea con la tendenza nazionale, in particolare per la componente fem-minile. La presenza femminile nelle istituzioni formative, infatti, ha raggiunto e in alcuni casi superato quella maschile. Permangono tuttavia forti differenze tra le ragazze e i ragazzi trentini sia nella scelta del canale formativo post-obbligo (scuola secondaria superiore o formazione professionale) sia nella scelta degli indirizzi di studio. Se i ragazzi scelgono più spesso la forma-zione professionale e sono più sensibili alle condizioni del mercato, le ragazze sono più attratte dalle scuole superiori e, nonostante un forte investimento nell'istruzione, incontrano più difficol-tà dei coetanei maschi nell'inserimento nel mercato del lavoro.

TASSO DI SCOLARITÀ, PER SESSOIl tasso di scolarità nella scuola superiore e nella scuole di formazione professionale è calcolato come rapporto tra gli iscritti e la leva demografica corrispondente (14-18 anni per la scuola supe-riore, 14-16 anni per le scuole di formazione professionale), separatamente per maschi e fem-mine. Il tasso di scolarità totale è calcolato come rapporto tra il totale degli iscritti alle scuole superiori e alla formazione professionale e la popolazione di 14-18 anni, separatamente per maschi e femmine.

TASSO DI PASSAGGIO ALL'UNIVERSITÀ, PER SESSOImmatricolati per 100 diplomati di scuola secondaria superiore dell'anno scolastico precedente, calcolato separatamente per maschi e femmine.

Con

fro

nti

Scuola superiore

Formazione professionale

Totale

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

70,5

30,3

88,6

72,9

30,5

91,2

86,0

19,6

97,4

87,1

19,0

98,6

Scuola superiore

88,1 91,5

55,3 53,5

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige Fonte: Istat

2001/02 M F

2001/02 M F

Scuola superiore

Formazione professionale

Totale

2001/02 IT M F

Co

nfr

onti

59,1 65,8

2001/02

IT

M F2001/02 M F*TAA

18 19

Area

“is

truzio

ne e

form

azio

ne”

Area “istruzione e formazione”

Dati e indicatori di genere principali

Negli ultimi decenni in Trentino si è assistito ad un significativo innalzamento dei livelli di istruzio-ne della popolazione, in linea con la tendenza nazionale, in particolare per la componente fem-minile. La presenza femminile nelle istituzioni formative, infatti, ha raggiunto e in alcuni casi superato quella maschile. Permangono tuttavia forti differenze tra le ragazze e i ragazzi trentini sia nella scelta del canale formativo post-obbligo (scuola secondaria superiore o formazione professionale) sia nella scelta degli indirizzi di studio. Se i ragazzi scelgono più spesso la forma-zione professionale e sono più sensibili alle condizioni del mercato, le ragazze sono più attratte dalle scuole superiori e, nonostante un forte investimento nell'istruzione, incontrano più difficol-tà dei coetanei maschi nell'inserimento nel mercato del lavoro.

TASSO DI SCOLARITÀ, PER SESSOIl tasso di scolarità nella scuola superiore e nella scuole di formazione professionale è calcolato come rapporto tra gli iscritti e la leva demografica corrispondente (14-18 anni per la scuola supe-riore, 14-16 anni per le scuole di formazione professionale), separatamente per maschi e fem-mine. Il tasso di scolarità totale è calcolato come rapporto tra il totale degli iscritti alle scuole superiori e alla formazione professionale e la popolazione di 14-18 anni, separatamente per maschi e femmine.

TASSO DI PASSAGGIO ALL'UNIVERSITÀ, PER SESSOImmatricolati per 100 diplomati di scuola secondaria superiore dell'anno scolastico precedente, calcolato separatamente per maschi e femmine.

Con

fro

nti

Scuola superiore

Formazione professionale

Totale

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

70,5

30,3

88,6

72,9

30,5

91,2

86,0

19,6

97,4

87,1

19,0

98,6

Scuola superiore

88,1 91,5

55,3 53,5

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige Fonte: Istat

2001/02 M F

2001/02 M F

Scuola superiore

Formazione professionale

Totale

2001/02 IT M F

Co

nfr

onti

59,1 65,8

2001/02

IT

M F2001/02 M F*TAA

21

Area “salute ”

Dati e indicatori di genere principali

Le condizioni di salute della popolazione non sono determinate solo dal livello delle strutture sanitarie ma anche dalle situazioni socio-economiche, ambientali e dallo stile di vita. I migliora-menti riguardo i fattori che possono garantire un buon livello di salute sono da ricondurre non solo alle politiche sanitarie ma anche a quelle che influiscono sulla salute in modo indiretto (poli-tiche del lavoro, ambientali).Nell'analisi del tema della salute, la prospettiva di genere risulta interessante in quanto sia le cause della diversa diffusione delle patologie sia le conseguenze sociali legate a situazioni di malattia o di non-autosufficienza coinvolgono in modo differente uomini e donne. I dati relativi al tema della salute evidenziano come “a fianco di un ruolo indubbio giocato da fattori genetici indi-viduali o comunque attinenti alle specificità biologiche di uomini e donne, notevole sia il ruolo gio-cato da condizioni di lavoro e comportamenti privati” (Facchini, 2003). Nella lettura dei dati e degli indicatori di seguito riportati è importante tenere in considerazione le diverse condizioni di vita degli uomini e delle donne (rispetto, ad esempio, alla durata media della vita o alla parteci-pazione al mercato del lavoro).

RAPPORTO DI GENERE NELLE CAUSE DI MORTALITÀRapporto tra il numero di donne e uomini deceduti secondo la causa della morte. Nota: un valore dell'indicatore superiore ad 1 indica che la mortalità delle donne per quel gruppo di cause è superiore a quella degli uomini; un valore inferiore ad 1, viceversa, segnala una mino-re mortalità delle donne rispetto agli uomini per quel gruppo di cause.

TASSO DI ISCRIZIONE ALL'UNIVERSITÀ, PER SESSOIscritti all'università per 100 giovani di 19-25 anni, calcolato separatamente per maschi e femmine.

INDICATORE DI PRESENZA DI GENERE NEGLI INDIRIZZI DI STUDIOL'indicatore di presenza di genere nelle scuole confronta la presenza di femmine e maschi in ogni indirizzo di studio con la presenza di femmine e maschi nel totale degli indirizzi. Viene cal-colato come rapporto tra la presenza di genere in un indirizzo (Fi/Mi) e la presenza di genere nel totale degli indirizzi (F/M).Nota: Un valore dell'indicatore pari ad 1 indica una presenza di maschi e femmine nell'indirizzo i pari a quella complessiva. Valori maggiori di 1 segnalano una sovrappresentazione della com-ponente femminile nell'indirizzo i rispetto al dato complessivo. Valori inferiori ad 1, al contrario, indicano una sottorappresentazione della componente femminile.

20

Area

“is

truzio

ne e

form

azio

ne”

NELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE

20,6 25,7 28,6 37,7

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige Fonte: Istat

Industria, artigianato, abbigliamento, graficoAlberghieroTerziarioServizi alla persona

Indirizzo

1.63438010437

107294267605

NELLA SCUOLA SUPERIORE

ProfessionaleTecnicoLicealeMagistraleArtistico

6984.7072.522

147267

1.2042.4043.5211.867

473

NELL'UNIVERSITÀ*

Area scientificaArea medicaArea dell'ingegneriaArea dell'agrariaArea economicaArea politico-socialeArea giuridicaArea umanistica

512273

2.247123

1.065498576863

42059763882

982883737

3.123

* i dati si riferiscono agli iscritti residenti in provincia di Trento che frequentano l'università sia in provincia che fuori provincia Fonte: Servizio Statistica PAT

Con

fro

nti

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

Con

fro

nti 2001/02

IT

M F2001/02 M F*TAA

2001/02 M F

Indirizzo2001/02 M

Indirizzo2001/02 M F

TN2002 F/M

Infettive e parassitarie

Tumori

Disturbi psichici e delsistema nervoso

Sistema circolatorio

Apparato respiratorio

Apparato digerente

Altre malattie

Sintomi e stati morbosi mal definiti

Cause esterne

0,91

0,74

1,14

1,28

0,75

0,76

1,71

1,71

0,38

0,1 1,3 4,327,7

FIndicatore di presenza

di genere

1,5 0,4 1,211,2 1,6

Indicatore di presenza di genere

0,71,80,20,60,81,51,13,0

Indicatore di presenza di genere

Rapportodi genere

TN2000 F/M

Infettive e parassitarie

Tumori

Disturbi psichici e delsistema nervoso

Sistema circolatorio

Apparato respiratorio

Apparato digerente

Altre malattie

Sintomi e stati morbosi mal definiti

Cause esterne

1,01

0,74

1,41

1,24

0,72

0,93

1,31

1,14

0,65

Rapportodi genere

21

Area “salute ”

Dati e indicatori di genere principali

Le condizioni di salute della popolazione non sono determinate solo dal livello delle strutture sanitarie ma anche dalle situazioni socio-economiche, ambientali e dallo stile di vita. I migliora-menti riguardo i fattori che possono garantire un buon livello di salute sono da ricondurre non solo alle politiche sanitarie ma anche a quelle che influiscono sulla salute in modo indiretto (poli-tiche del lavoro, ambientali).Nell'analisi del tema della salute, la prospettiva di genere risulta interessante in quanto sia le cause della diversa diffusione delle patologie sia le conseguenze sociali legate a situazioni di malattia o di non-autosufficienza coinvolgono in modo differente uomini e donne. I dati relativi al tema della salute evidenziano come “a fianco di un ruolo indubbio giocato da fattori genetici indi-viduali o comunque attinenti alle specificità biologiche di uomini e donne, notevole sia il ruolo gio-cato da condizioni di lavoro e comportamenti privati” (Facchini, 2003). Nella lettura dei dati e degli indicatori di seguito riportati è importante tenere in considerazione le diverse condizioni di vita degli uomini e delle donne (rispetto, ad esempio, alla durata media della vita o alla parteci-pazione al mercato del lavoro).

RAPPORTO DI GENERE NELLE CAUSE DI MORTALITÀRapporto tra il numero di donne e uomini deceduti secondo la causa della morte. Nota: un valore dell'indicatore superiore ad 1 indica che la mortalità delle donne per quel gruppo di cause è superiore a quella degli uomini; un valore inferiore ad 1, viceversa, segnala una mino-re mortalità delle donne rispetto agli uomini per quel gruppo di cause.

TASSO DI ISCRIZIONE ALL'UNIVERSITÀ, PER SESSOIscritti all'università per 100 giovani di 19-25 anni, calcolato separatamente per maschi e femmine.

INDICATORE DI PRESENZA DI GENERE NEGLI INDIRIZZI DI STUDIOL'indicatore di presenza di genere nelle scuole confronta la presenza di femmine e maschi in ogni indirizzo di studio con la presenza di femmine e maschi nel totale degli indirizzi. Viene cal-colato come rapporto tra la presenza di genere in un indirizzo (Fi/Mi) e la presenza di genere nel totale degli indirizzi (F/M).Nota: Un valore dell'indicatore pari ad 1 indica una presenza di maschi e femmine nell'indirizzo i pari a quella complessiva. Valori maggiori di 1 segnalano una sovrappresentazione della com-ponente femminile nell'indirizzo i rispetto al dato complessivo. Valori inferiori ad 1, al contrario, indicano una sottorappresentazione della componente femminile.

20

Area

“is

truzio

ne e

form

azio

ne”

NELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE

20,6 25,7 28,6 37,7

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige Fonte: Istat

Industria, artigianato, abbigliamento, graficoAlberghieroTerziarioServizi alla persona

Indirizzo

1.63438010437

107294267605

NELLA SCUOLA SUPERIORE

ProfessionaleTecnicoLicealeMagistraleArtistico

6984.7072.522

147267

1.2042.4043.5211.867

473

NELL'UNIVERSITÀ*

Area scientificaArea medicaArea dell'ingegneriaArea dell'agrariaArea economicaArea politico-socialeArea giuridicaArea umanistica

512273

2.247123

1.065498576863

42059763882

982883737

3.123

* i dati si riferiscono agli iscritti residenti in provincia di Trento che frequentano l'università sia in provincia che fuori provincia Fonte: Servizio Statistica PAT

Con

fro

nti

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

Con

fro

nti 2001/02

IT

M F2001/02 M F*TAA

2001/02 M F

Indirizzo2001/02 M

Indirizzo2001/02 M F

TN2002 F/M

Infettive e parassitarie

Tumori

Disturbi psichici e delsistema nervoso

Sistema circolatorio

Apparato respiratorio

Apparato digerente

Altre malattie

Sintomi e stati morbosi mal definiti

Cause esterne

0,91

0,74

1,14

1,28

0,75

0,76

1,71

1,71

0,38

0,1 1,3 4,327,7

FIndicatore di presenza

di genere

1,5 0,4 1,211,2 1,6

Indicatore di presenza di genere

0,71,80,20,60,81,51,13,0

Indicatore di presenza di genere

Rapportodi genere

TN2000 F/M

Infettive e parassitarie

Tumori

Disturbi psichici e delsistema nervoso

Sistema circolatorio

Apparato respiratorio

Apparato digerente

Altre malattie

Sintomi e stati morbosi mal definiti

Cause esterne

1,01

0,74

1,41

1,24

0,72

0,93

1,31

1,14

0,65

Rapportodi genere

2322

Area

“sa

lute

RAPPORTO DI GENERE NEL TASSO DI INFORTUNIO SUL LAVORORapporto tra il tasso di infortunio sul lavoro delle donne e quello degli uomini, dove il tasso di infortunio viene calcolato come rapporto tra il numero di casi di infortunio sul lavoro e il numero totale degli occupati (Fi/Focc e Mi/Mocc).Nota: un valore dell'indicatore superiore ad 1 indica che il tasso di infortunio sul lavoro è più ele-vato per le donne rispetto agli uomini; un valore inferiore ad 1, viceversa, segnala un tasso di infortunio sul lavoro meno elevato per le donne rispetto a quello degli uomini.

INTERRUZIONI DI GRAVIDANZA E INDICI DI ABORTIVITÀNumero di interruzioni di gravidanza, spontanee e volontarie, delle donne residenti in provincia di Trento e indici di abortività (tasso di abortività, calcolato come numero delle interruzioni di gra-vidanza per 1.000 donne in età feconda, 15-49 anni, e rapporto di abortività, calcolato come numero delle interruzioni per 1.000 nati vivi).

3Area “cittadinanza e partecipazione”

L'ambito della partecipazione ai processi decisionali rimane ancora oggi un settore in cui le dif-ferenze di genere sono particolarmente evidenti. Nonostante l'impegno dell'Unione Europea nella promozione di misure volte ad eliminare eventuali discriminazioni nei confronti delle don-ne, la presenza femminile nei luoghi di potere rimane bassa, pur con delle differenze significati-ve tra i paesi membri, e non riesce ad oltrepassare quel soffitto di cristallo che rende particolar-mente difficile per le donne l'accesso a posizioni di responsabilità.

Rappresentanza politicaLa partecipazione delle donne alla vita politica, e più in particolare la possibilità di accedere alle cariche pubbliche, ha subito in Trentino un andamento abbastanza irregolare nel corso del tem-po. Se nelle elezioni provinciali del 1998 era stata raggiunta la più alta percentuale di elette nel Consiglio provinciale, quanto verificatosi nelle elezioni del 2003 (dove nonostante un incremen-to delle candidature femminili sono state elette solo tre donne) testimonia come “la presenza delle donne nella rappresentanza politica non è né costante, né progressiva sul piano quantitati-vo. La rottura del monopolio maschile non si fa una volta sola e le inversioni di tendenza sono sempre possibili” (Del Re, 2003).

Dati e indicatori di genere principaliINDICE DI PROBABILITÀ NELL'ACCESSO AGLI ORGANI DI GOVERNO (IP)L'indice di probabilità (IP) nell'accesso agli organi di governo, calcolato con la formula (Felette o

nomimate/F>18)/(Meletti o nominati/M>18), indica la probabilità di accesso delle donne, posta quella degli uomini uguale a 100.Nota: l'indice confronta le probabilità di accesso di donne e uomini nelle posizioni considerate. Quanto più l'indice è inferiore a 100 tanto più si è lontani dalla situazione in cui la popolazione femminile è equamente rappresentata nelle istituzioni.

3 Gli indicatori di genere presentati in questa sezione sono stati individuati a partire dalle indicazioni comunitarie (indicatori elaborati dalla presidenza Finlandese al Consiglio Europeo nel corso del 1999) e dalla recente analisi di Feletto e Schizzerotto (2001). Dati e indicatori aggiuntivi su questo tema sono stati estratti dal database “Women and Men in Decision-making” predisposto dalla Commissione Europea (aprile 2004).

ORGANI DI GOVERNO COMUNALE*: RAPPORTO DI GENERE E IP

Con

fro

nti

TAA*

Numero

Tasso di abortività ‰

Rapporto di abortività ‰

Numero

Tasso di abortività ‰

Rapporto di abortività ‰

Numero

Tasso di abortività ‰

Rapporto di abortività ‰

Interruzioni volontarie

Interruzioni spontanee

749

6,6

145,8

694

6,1

135,1

743

6,5

147,1

658

6,8

130,3

766

6,7

151,2

749

6,6

147,8

Co

nfr

on

ti

Consiglio

Giunta

498

154

77

27

* per i comuni con meno di 5.000 abitanti è stato utilizzato un campione di 19 amministrazioni

Fonte: dati raccolti presso le amministrazioni, Presidenza del Consiglio dei Ministri

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige Fonte: INAIL

Fonte: Servizio Statistica PAT

2002(Fi/Focc)(Mi/Mocc)

Rapportodi genere

0,39 IT

2002(Fi/Focc)(Mi/Mocc)

Rapportodi genere

0,51

TN2000

2001

2002

TN1998 M F

Rapportodi genere

M/F% IP

15,0

15,0

14,9

16,0

Consiglio

Giunta

56.170

17.693

10.690

3.102

IT1998 M F

Rapportodi genere

M/F% IP

18,9

17,5

17,4

16,2

2322

Area

“sa

lute

RAPPORTO DI GENERE NEL TASSO DI INFORTUNIO SUL LAVORORapporto tra il tasso di infortunio sul lavoro delle donne e quello degli uomini, dove il tasso di infortunio viene calcolato come rapporto tra il numero di casi di infortunio sul lavoro e il numero totale degli occupati (Fi/Focc e Mi/Mocc).Nota: un valore dell'indicatore superiore ad 1 indica che il tasso di infortunio sul lavoro è più ele-vato per le donne rispetto agli uomini; un valore inferiore ad 1, viceversa, segnala un tasso di infortunio sul lavoro meno elevato per le donne rispetto a quello degli uomini.

INTERRUZIONI DI GRAVIDANZA E INDICI DI ABORTIVITÀNumero di interruzioni di gravidanza, spontanee e volontarie, delle donne residenti in provincia di Trento e indici di abortività (tasso di abortività, calcolato come numero delle interruzioni di gra-vidanza per 1.000 donne in età feconda, 15-49 anni, e rapporto di abortività, calcolato come numero delle interruzioni per 1.000 nati vivi).

3Area “cittadinanza e partecipazione”

L'ambito della partecipazione ai processi decisionali rimane ancora oggi un settore in cui le dif-ferenze di genere sono particolarmente evidenti. Nonostante l'impegno dell'Unione Europea nella promozione di misure volte ad eliminare eventuali discriminazioni nei confronti delle don-ne, la presenza femminile nei luoghi di potere rimane bassa, pur con delle differenze significati-ve tra i paesi membri, e non riesce ad oltrepassare quel soffitto di cristallo che rende particolar-mente difficile per le donne l'accesso a posizioni di responsabilità.

Rappresentanza politicaLa partecipazione delle donne alla vita politica, e più in particolare la possibilità di accedere alle cariche pubbliche, ha subito in Trentino un andamento abbastanza irregolare nel corso del tem-po. Se nelle elezioni provinciali del 1998 era stata raggiunta la più alta percentuale di elette nel Consiglio provinciale, quanto verificatosi nelle elezioni del 2003 (dove nonostante un incremen-to delle candidature femminili sono state elette solo tre donne) testimonia come “la presenza delle donne nella rappresentanza politica non è né costante, né progressiva sul piano quantitati-vo. La rottura del monopolio maschile non si fa una volta sola e le inversioni di tendenza sono sempre possibili” (Del Re, 2003).

Dati e indicatori di genere principaliINDICE DI PROBABILITÀ NELL'ACCESSO AGLI ORGANI DI GOVERNO (IP)L'indice di probabilità (IP) nell'accesso agli organi di governo, calcolato con la formula (Felette o

nomimate/F>18)/(Meletti o nominati/M>18), indica la probabilità di accesso delle donne, posta quella degli uomini uguale a 100.Nota: l'indice confronta le probabilità di accesso di donne e uomini nelle posizioni considerate. Quanto più l'indice è inferiore a 100 tanto più si è lontani dalla situazione in cui la popolazione femminile è equamente rappresentata nelle istituzioni.

3 Gli indicatori di genere presentati in questa sezione sono stati individuati a partire dalle indicazioni comunitarie (indicatori elaborati dalla presidenza Finlandese al Consiglio Europeo nel corso del 1999) e dalla recente analisi di Feletto e Schizzerotto (2001). Dati e indicatori aggiuntivi su questo tema sono stati estratti dal database “Women and Men in Decision-making” predisposto dalla Commissione Europea (aprile 2004).

ORGANI DI GOVERNO COMUNALE*: RAPPORTO DI GENERE E IP

Con

fro

nti

TAA*

Numero

Tasso di abortività ‰

Rapporto di abortività ‰

Numero

Tasso di abortività ‰

Rapporto di abortività ‰

Numero

Tasso di abortività ‰

Rapporto di abortività ‰

Interruzioni volontarie

Interruzioni spontanee

749

6,6

145,8

694

6,1

135,1

743

6,5

147,1

658

6,8

130,3

766

6,7

151,2

749

6,6

147,8

Co

nfr

on

ti

Consiglio

Giunta

498

154

77

27

* per i comuni con meno di 5.000 abitanti è stato utilizzato un campione di 19 amministrazioni

Fonte: dati raccolti presso le amministrazioni, Presidenza del Consiglio dei Ministri

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige Fonte: INAIL

Fonte: Servizio Statistica PAT

2002(Fi/Focc)(Mi/Mocc)

Rapportodi genere

0,39 IT

2002(Fi/Focc)(Mi/Mocc)

Rapportodi genere

0,51

TN2000

2001

2002

TN1998 M F

Rapportodi genere

M/F% IP

15,0

15,0

14,9

16,0

Consiglio

Giunta

56.170

17.693

10.690

3.102

IT1998 M F

Rapportodi genere

M/F% IP

18,9

17,5

17,4

16,2

25

ORGANI DI GOVERNO PROVINCIALE:

RAPPORTO DI GENERE E IP

ORGANI DI GOVERNO REGIONALE:

RAPPORTO DI GENERE E IP

Cariche dirigenzialiLa scarsa presenza delle donne osservata negli organi di governo si ripresenta anche quando si prendono in esame le posizioni apicali nel mercato del lavoro. Ciò è riscontrato sia nella pubbli-ca amministrazione, sia nel settore privato. E' tuttavia nel settore privato che si osservano le maggiori differenze tra uomini e donne.In Trentino i valori degli indicatori evidenziano una presenza delle donne nelle posizioni apicali ancora più modesta rispetto alla media italiana.

Area

“ci

ttadi

nanz

a e

parte

cipa

zione

24

Dati e indicatori di genere principaliINDICE DI PROBABILITÀ NELL'ACCESSO ALLE CARICHE DIRIGENZIALIL'indice di probabilità (IP) nell'accesso alle posizioni di vertice, calcolato con la formula (Fdirigen-

ti/Fdipendenti)/(Mdirigenti/Mdipendenti), indica la probabilità di accesso delle donne, posta quella degli uomini uguale a 100.Nota: l'indice confronta le probabilità di accesso di donne e uomini nelle posizioni dirigenziali. Quanto più l'indice è inferiore a 100 tanto più si è lontani dalla situazione in cui la popolazione femminile ha le stesse probabilità di accesso alle cariche dirigenziali.

4 Pubblica Amministrazione: settore statale (misteri, aziende autonome, scuola, corpi di polizia, magistratura, carriera pre-fettizia, università) e settore pubblico (enti pubblici non economici, regioni ed enti locali, istituti ed enti di ricerca, servizio sanitario nazionale).

30

9

5

1

Consiglio

Giunta

ConsiglioRISULTATO ELEZIONI

DOPO NOMINA GIUNTA

Consiglio

Giunta*

32 3

35

9

0

3

* il numero degli assessori comprende anche due nomine esterne

Con

fro

nti

Consiglio

Giunta

1.202

448

122

66

Fonte: PAT, Presidenza del Consiglio dei Ministri

57

7

12

0

Consiglio

Giunta

21,0

0,0

20,1

0,0

Consiglio

Giunta

59

4

11

1

21,0

0,0

17,4

23,3

Co

nfr

onti

733

168

109

14

14,9

8,3

13,7

7,7

Fonte: Regione Trentino-Alto Adige, Presidenza del Consiglio dei Ministri

1.914 711 37,1 31,9

Con

fron

ti

4 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE : RAPPORTO DI GENERE E IP

dirigenti dirigenti

Fonte: Ministero del Tesoro

185.949 84.084 45,2 41,5

SETTORE PRIVATO: RAPPORTO DI GENERE E IP

988 26 2,6 4,6

Con

fro

nti

96.921 5.945 6,1 11,4

TN1998 M F

2003

16,7

11,1

15,5

10,3

9,4 8,7

0,0

33,3

0,0

31,1

F/M%

Rapportodi genere

IP

IT2000 M F

10,1

14,7

9,2

13,6

F/M%

Rapportodi genere

IP

TAA1998 M F F/M%

Rapportodi genere

IP

2003

Consiglio

Giunta

IT1998 M F F/M%

Rapportodi genere

IP

TN1998M F

F/M%

Rapportodi genere

IP

IT1998 dirigenti dirigentiM F

F/M%

Rapportodi genere

IP

TAA*1997 dirigenti dirigentiM F

F/M%

Rapportodi genere

IP

IT1997 dirigenti dirigentiM F

F/M%

Rapportodi genere

IP

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto AdigeFonte: INPS

25

ORGANI DI GOVERNO PROVINCIALE:

RAPPORTO DI GENERE E IP

ORGANI DI GOVERNO REGIONALE:

RAPPORTO DI GENERE E IP

Cariche dirigenzialiLa scarsa presenza delle donne osservata negli organi di governo si ripresenta anche quando si prendono in esame le posizioni apicali nel mercato del lavoro. Ciò è riscontrato sia nella pubbli-ca amministrazione, sia nel settore privato. E' tuttavia nel settore privato che si osservano le maggiori differenze tra uomini e donne.In Trentino i valori degli indicatori evidenziano una presenza delle donne nelle posizioni apicali ancora più modesta rispetto alla media italiana.

Area

“ci

ttadi

nanz

a e

parte

cipa

zione

24

Dati e indicatori di genere principaliINDICE DI PROBABILITÀ NELL'ACCESSO ALLE CARICHE DIRIGENZIALIL'indice di probabilità (IP) nell'accesso alle posizioni di vertice, calcolato con la formula (Fdirigen-

ti/Fdipendenti)/(Mdirigenti/Mdipendenti), indica la probabilità di accesso delle donne, posta quella degli uomini uguale a 100.Nota: l'indice confronta le probabilità di accesso di donne e uomini nelle posizioni dirigenziali. Quanto più l'indice è inferiore a 100 tanto più si è lontani dalla situazione in cui la popolazione femminile ha le stesse probabilità di accesso alle cariche dirigenziali.

4 Pubblica Amministrazione: settore statale (misteri, aziende autonome, scuola, corpi di polizia, magistratura, carriera pre-fettizia, università) e settore pubblico (enti pubblici non economici, regioni ed enti locali, istituti ed enti di ricerca, servizio sanitario nazionale).

30

9

5

1

Consiglio

Giunta

ConsiglioRISULTATO ELEZIONI

DOPO NOMINA GIUNTA

Consiglio

Giunta*

32 3

35

9

0

3

* il numero degli assessori comprende anche due nomine esterne

Con

fro

nti

Consiglio

Giunta

1.202

448

122

66

Fonte: PAT, Presidenza del Consiglio dei Ministri

57

7

12

0

Consiglio

Giunta

21,0

0,0

20,1

0,0

Consiglio

Giunta

59

4

11

1

21,0

0,0

17,4

23,3

Co

nfr

onti

733

168

109

14

14,9

8,3

13,7

7,7

Fonte: Regione Trentino-Alto Adige, Presidenza del Consiglio dei Ministri

1.914 711 37,1 31,9

Con

fron

ti

4 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE : RAPPORTO DI GENERE E IP

dirigenti dirigenti

Fonte: Ministero del Tesoro

185.949 84.084 45,2 41,5

SETTORE PRIVATO: RAPPORTO DI GENERE E IP

988 26 2,6 4,6

Con

fro

nti

96.921 5.945 6,1 11,4

TN1998 M F

2003

16,7

11,1

15,5

10,3

9,4 8,7

0,0

33,3

0,0

31,1

F/M%

Rapportodi genere

IP

IT2000 M F

10,1

14,7

9,2

13,6

F/M%

Rapportodi genere

IP

TAA1998 M F F/M%

Rapportodi genere

IP

2003

Consiglio

Giunta

IT1998 M F F/M%

Rapportodi genere

IP

TN1998M F

F/M%

Rapportodi genere

IP

IT1998 dirigenti dirigentiM F

F/M%

Rapportodi genere

IP

TAA*1997 dirigenti dirigentiM F

F/M%

Rapportodi genere

IP

IT1997 dirigenti dirigentiM F

F/M%

Rapportodi genere

IP

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto AdigeFonte: INPS

27

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

26

Grafico 1

5 La EES nasce nel 1997 come strumento di coordinamento degli Stati membri dell'UE in materia occupazionale.6 Gli indicatori di genere presentati in questa sezione sono stati elaborati da una rete di esperti in tema di occupazione e pari opportunità (Expert Group on Gender and Employment - EGGE) incaricato dalla Commissione Europea di valutare l'adeguatezza, da un punto di vista di genere, degli indicatori definiti in ambito comunitario per il monitoraggio della EES (EGGE, 2002).

Area “economia e lavoro”

La Commissione Europea ha elaborato alcuni indicatori nell'ambito della Strategia Europea per 5l'Occupazione (EES) al fine di consentire un monitoraggio dei progressi realizzati attraverso gli

interventi in materia occupazionale. Questi indicatori sono stati oggetto di revisione e adegua-6mento secondo una prospettiva di genere e sono stati integrati con misure ad hoc capaci di

cogliere l'andamento dei divari di genere.

La possibilità di migliorare il tasso di occupazione del Trentino dipenderà in larga misura dalla capacità di elevare il tasso di occupazione della componente femminile. L'analisi della situazio-ne occupazionale delle donne al confronto con gli obiettivi fissati dall'Unione Europea e dal Piano di Azione Nazionale (PAN) italiano per l'occupazione (v. Grafico 1), mostra che il Trentino ha già superato il target fissato dall'Italia per il 2005 ma resta ancora lontano dai target stabiliti a livello comunitario. Se la tendenza registrata in Trentino negli ultimi cinque anni dovesse conti-nuare negli anni a venire, l'obiettivo del 60% potrebbe essere raggiunto intorno al 2012.

Occupazione

%

65

60

55

50

45

40

1997 1998 1999 2000 2001 2002

60,0

57,0

50,2

45,0

50,452,0

48,847,2

45,1

Tasso occ. F TN

Obiettivo UE 2005

Obiettivo UE 2010

Obiettivo PAN Italia 2005

Tasso di occupazione femminile in Trentino al

confronto con gli obiettivi UE e gli obiettivi PAN

Italia

27

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

26

Grafico 1

5 La EES nasce nel 1997 come strumento di coordinamento degli Stati membri dell'UE in materia occupazionale.6 Gli indicatori di genere presentati in questa sezione sono stati elaborati da una rete di esperti in tema di occupazione e pari opportunità (Expert Group on Gender and Employment - EGGE) incaricato dalla Commissione Europea di valutare l'adeguatezza, da un punto di vista di genere, degli indicatori definiti in ambito comunitario per il monitoraggio della EES (EGGE, 2002).

Area “economia e lavoro”

La Commissione Europea ha elaborato alcuni indicatori nell'ambito della Strategia Europea per 5l'Occupazione (EES) al fine di consentire un monitoraggio dei progressi realizzati attraverso gli

interventi in materia occupazionale. Questi indicatori sono stati oggetto di revisione e adegua-6mento secondo una prospettiva di genere e sono stati integrati con misure ad hoc capaci di

cogliere l'andamento dei divari di genere.

La possibilità di migliorare il tasso di occupazione del Trentino dipenderà in larga misura dalla capacità di elevare il tasso di occupazione della componente femminile. L'analisi della situazio-ne occupazionale delle donne al confronto con gli obiettivi fissati dall'Unione Europea e dal Piano di Azione Nazionale (PAN) italiano per l'occupazione (v. Grafico 1), mostra che il Trentino ha già superato il target fissato dall'Italia per il 2005 ma resta ancora lontano dai target stabiliti a livello comunitario. Se la tendenza registrata in Trentino negli ultimi cinque anni dovesse conti-nuare negli anni a venire, l'obiettivo del 60% potrebbe essere raggiunto intorno al 2012.

Occupazione

%

65

60

55

50

45

40

1997 1998 1999 2000 2001 2002

60,0

57,0

50,2

45,0

50,452,0

48,847,2

45,1

Tasso occ. F TN

Obiettivo UE 2005

Obiettivo UE 2010

Obiettivo PAN Italia 2005

Tasso di occupazione femminile in Trentino al

confronto con gli obiettivi UE e gli obiettivi PAN

Italia

29

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

28

Come è noto, in generale le donne hanno un tasso di occupazione più basso rispetto a quello degli uomini. L'andamento dei tassi di occupazione di uomini e donne nei paesi europei eviden-zia una tendenziale riduzione del gap di genere. Anche in Trentino si osserva nel lungo periodo questa tendenza alla riduzione del differenziale nel tasso di occupazione tra uomini e donne, sebbene con un rallentamento negli anni più recenti. La crescita dell'occupazione registrata a partire dalla metà degli anni '90 si è tradotta nella crea-zione di un elevato volume di lavori di qualità (a tempo pieno, stabili) a cui si sono aggiunti i lavori atipici (lavori a tempo determinato, part-time). Rimane confermata la concentrazione dei lavori atipici tra i giovani, tra i lavoratori meno qualificati e tra le donne. Queste tendenze sono piutto-sto generali: si riscontrano nei paesi dell'Unione Europea, in Italia e in Trentino.Vanno segnalate per il Trentino due specificità. In primo luogo, in Trentino il lavoro part-time fem-minile è molto più diffuso rispetto al dato medio per l'Italia, anche se rimane inferiore al dato medio per l'Unione Europea. In secondo luogo, in Trentino i lavori atipici sono più femminilizzati che altrove. In particolare, gli indicatori relativi al gap di genere nelle occupazioni a tempo deter-minato e nel lavoro part-time segnalano in Trentino uno squilibrio maggiore rispetto sia all'Italia sia all'Unione Europea.

Dati e indicatori di genere principali

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI OCCUPAZIONEDifferenza tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile, calcolato con riferimento alla popolazione di 15-64 anni (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di occupazione femminili e maschili, assume valori negativi (<0) tanto maggiori quando più marcate sono le differenze tra donne e uomini nei modelli partecipativi.

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI OCCUPAZIONE PER CLASSI DI ETÀ E PER LIVELLO DI ISTRUZIONEDifferenza tra il tasso di occupazione femminile e maschile disaggregati per classi di età e per

7livello di istruzione (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di occupazione femminili e maschili, assume valori negativi (<0) tanto maggiori quando più marcate sono le differenze tra donne e uomini nei modelli partecipativi.

7 Gli indicatori proposti dal gruppo EGGE prevedono la disaggregazione in tre classi di età (15-24, 25-54, 55-64) e in tre livelli di istruzione (basso, medio, alto). Qui è stata fatta una scelta parzialmente diversa perché ritenuta più adatta per l'analisi della situazione del Trentino.

Con

fro

nti

52,0

50,4

50,2

2000

2001

2002

GAP

-22,2

-24,3

-24,4

74,2

74,7

74,6

39,6

41,1

42,0

-27,9

-27,0

-26,8

67,5

68,1

68,8

53,9

55,0

55,6

-18,6

-18,1

-17,2

72,5

73,1

72,8

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fro

nti

30,6

71,0

60,2

15,9

15-24

25-34

35-54

55-64

-12,4

-19,3

-32,2

-22,3

43,0

90,3

92,4

38,2

21,2

55,2

53,4

17,3

-8,4

-24,3

-36,0

-23,9

29,6

79,5

89,4

41,2

Cla

sse d

i età

15-24

25-34

35-54

55-64

Co

nfr

on

ti

No titolo/scuola elementare

Licenza media

Qualifica professionale

Diploma scuola superiore

Laurea e specializzazioni

Liv

ello d

i is

truzio

ne 47,9

71,5

88,9

76,0

85,7

14,3

37,6

64,9

63,7

77,4

-33,6

-33,9

-24,0

-12,3

-8,3

No titolo/scuola elementare

Licenza media

Qualifica professionale

Diploma scuola superiore

Laurea e specializzazioni

52,0

67,1

82,2

71,6

87,0

18,7

34,5

62,2

53,2

75,7

-33,3

-32,6

-20,0

-18,4

-11,3

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

TN IT UE15

M F M F M FGAP GAP

2000

2001

2002

GAP

TN

M F

2002 IT2002

GAPM F

GAP

TN

M F

2002

GAP

IT

M F

2002

29

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

28

Come è noto, in generale le donne hanno un tasso di occupazione più basso rispetto a quello degli uomini. L'andamento dei tassi di occupazione di uomini e donne nei paesi europei eviden-zia una tendenziale riduzione del gap di genere. Anche in Trentino si osserva nel lungo periodo questa tendenza alla riduzione del differenziale nel tasso di occupazione tra uomini e donne, sebbene con un rallentamento negli anni più recenti. La crescita dell'occupazione registrata a partire dalla metà degli anni '90 si è tradotta nella crea-zione di un elevato volume di lavori di qualità (a tempo pieno, stabili) a cui si sono aggiunti i lavori atipici (lavori a tempo determinato, part-time). Rimane confermata la concentrazione dei lavori atipici tra i giovani, tra i lavoratori meno qualificati e tra le donne. Queste tendenze sono piutto-sto generali: si riscontrano nei paesi dell'Unione Europea, in Italia e in Trentino.Vanno segnalate per il Trentino due specificità. In primo luogo, in Trentino il lavoro part-time fem-minile è molto più diffuso rispetto al dato medio per l'Italia, anche se rimane inferiore al dato medio per l'Unione Europea. In secondo luogo, in Trentino i lavori atipici sono più femminilizzati che altrove. In particolare, gli indicatori relativi al gap di genere nelle occupazioni a tempo deter-minato e nel lavoro part-time segnalano in Trentino uno squilibrio maggiore rispetto sia all'Italia sia all'Unione Europea.

Dati e indicatori di genere principali

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI OCCUPAZIONEDifferenza tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile, calcolato con riferimento alla popolazione di 15-64 anni (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di occupazione femminili e maschili, assume valori negativi (<0) tanto maggiori quando più marcate sono le differenze tra donne e uomini nei modelli partecipativi.

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI OCCUPAZIONE PER CLASSI DI ETÀ E PER LIVELLO DI ISTRUZIONEDifferenza tra il tasso di occupazione femminile e maschile disaggregati per classi di età e per

7livello di istruzione (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di occupazione femminili e maschili, assume valori negativi (<0) tanto maggiori quando più marcate sono le differenze tra donne e uomini nei modelli partecipativi.

7 Gli indicatori proposti dal gruppo EGGE prevedono la disaggregazione in tre classi di età (15-24, 25-54, 55-64) e in tre livelli di istruzione (basso, medio, alto). Qui è stata fatta una scelta parzialmente diversa perché ritenuta più adatta per l'analisi della situazione del Trentino.

Con

fro

nti

52,0

50,4

50,2

2000

2001

2002

GAP

-22,2

-24,3

-24,4

74,2

74,7

74,6

39,6

41,1

42,0

-27,9

-27,0

-26,8

67,5

68,1

68,8

53,9

55,0

55,6

-18,6

-18,1

-17,2

72,5

73,1

72,8

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fro

nti

30,6

71,0

60,2

15,9

15-24

25-34

35-54

55-64

-12,4

-19,3

-32,2

-22,3

43,0

90,3

92,4

38,2

21,2

55,2

53,4

17,3

-8,4

-24,3

-36,0

-23,9

29,6

79,5

89,4

41,2

Cla

sse d

i età

15-24

25-34

35-54

55-64

Co

nfr

on

ti

No titolo/scuola elementare

Licenza media

Qualifica professionale

Diploma scuola superiore

Laurea e specializzazioni

Liv

ello d

i is

truzio

ne 47,9

71,5

88,9

76,0

85,7

14,3

37,6

64,9

63,7

77,4

-33,6

-33,9

-24,0

-12,3

-8,3

No titolo/scuola elementare

Licenza media

Qualifica professionale

Diploma scuola superiore

Laurea e specializzazioni

52,0

67,1

82,2

71,6

87,0

18,7

34,5

62,2

53,2

75,7

-33,3

-32,6

-20,0

-18,4

-11,3

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

TN IT UE15

M F M F M FGAP GAP

2000

2001

2002

GAP

TN

M F

2002 IT2002

GAPM F

GAP

TN

M F

2002

GAP

IT

M F

2002

31

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

30

GAP RELATIVO DI GENERE NEL TASSO DI OCCUPAZIONERapporto tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile (posto uguale a 1 il tasso di occupazione maschile).Nota: l'indicatore, che esprime il tasso di occupazione femminile rapportandolo a quello maschile, assume un valore inferiore ad 1 quando più marcate sono le differenze tra donne e uomini nei modelli partecipativi Più il valore dell'indicatore si discosta da 1, maggiori sono le dif-ferenze nella partecipazione al mercato del lavoro.

GAP RELATIVO DI GENERE NELLE OCCUPAZIONI A TEMPO DETERMINATORapporto tra la quota di donne occupate a tempo determinato e la quota di uomini occupati a tempo determinato (posto uguale a 1 l'incidenza di lavoro a tempo determinato tra gli uomini).Nota: l'indicatore assume valore 1 quando donne e uomini sono presenti nelle occupazioni a tempo determinato nella stessa proporzione, valore superiore a 1 quando le donne sono sovra-rappresentate e valore inferiore a 1 quando sono sottorappresentate (sta ad indicare di quante volte il lavoro a tempo determinato femminile è più elevato rispetto a quello maschile).

GAP RELATIVO DI GENERE STANDARDIZZATO NEL TASSO DI OCCUPAZIONEDifferenza tra il tasso di occupazione femminile e maschile divisa per il tasso di occupazione maschile.Nota: l'indicatore, che esprime la differenza relativa di genere nel tasso di occupazione, può essere interpretato come la differenza in termini percentuali del tasso di occupazione femminile rispetto a quello maschile.

GAP RELATIVO DI GENERE NELLE OCCUPAZIONI PART-TIMERapporto tra la quota di donne occupate a tempo parziale e la quota di uomini occupati a tempo parziale (posto uguale a 1 l'incidenza di part-time tra gli uomini)Nota: l'indicatore assume valore 1 quando donne e uomini sono presenti nelle occupazioni a tempo parziale nella stessa proporzione, valore superiore a 1 quando le donne sono sovrarap-presentate e valore inferiore a 1 quando sono sottorappresentate (sta ad indicare di quante volte il part-time femminile è più elevato rispetto a quello maschile).

Co

nfr

onti

52,0

50,4

50,2

2000

2001

2002

0,70

0,67

0,67

74,2

74,7

74,6

39,6

41,1

42,0

0,59

0,60

0,61

67,5

68,1

68,8

53,9

55,0

55,6

0,74

0,75

0,76

72,5

73,1

72,8

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fron

ti

52,0

50,4

50,2

2000

2001

2002

-0,30

-0,33

-0,33

74,2

74,7

74,6

39,6

41,1

42,0

-0,41

-0,40

-0,39

67,5

68,1

68,8

53,9

55,0

55,6

-0,26

-0,25

-0,24

72,5

73,1

72,8

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fro

nti

14,0

14,1

14,8

2000

2001

2002

1,52

1,55

1,80

9,2

9,1

8,2

12,2

11,9

12,0

1,40

1,43

1,43

8,7

8,3

8,4

14,7

14,5

14,2

1,16

1,18

1,18

12,7

12,3

12,0

2000

2001

2002

Fonte: OML, Eurostat

Co

nfr

onti

21,5

23,1

22,8

2000

2001

2002

9,8

11,6

10,4

2,3

2,0

2,2

16,5

16,6

16,9

4,5

4,7

4,8

3,7

3,5

3,5

33,4

33,4

33,5

5,5

5,4

5,2

6,2

6,2

6,5

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN UE15IT

GAP%M %F GAP%M %F GAP%M %F

TN

GAP%M %F

UE15IT

GAP%M %F GAP%M %F

31

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

30

GAP RELATIVO DI GENERE NEL TASSO DI OCCUPAZIONERapporto tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile (posto uguale a 1 il tasso di occupazione maschile).Nota: l'indicatore, che esprime il tasso di occupazione femminile rapportandolo a quello maschile, assume un valore inferiore ad 1 quando più marcate sono le differenze tra donne e uomini nei modelli partecipativi Più il valore dell'indicatore si discosta da 1, maggiori sono le dif-ferenze nella partecipazione al mercato del lavoro.

GAP RELATIVO DI GENERE NELLE OCCUPAZIONI A TEMPO DETERMINATORapporto tra la quota di donne occupate a tempo determinato e la quota di uomini occupati a tempo determinato (posto uguale a 1 l'incidenza di lavoro a tempo determinato tra gli uomini).Nota: l'indicatore assume valore 1 quando donne e uomini sono presenti nelle occupazioni a tempo determinato nella stessa proporzione, valore superiore a 1 quando le donne sono sovra-rappresentate e valore inferiore a 1 quando sono sottorappresentate (sta ad indicare di quante volte il lavoro a tempo determinato femminile è più elevato rispetto a quello maschile).

GAP RELATIVO DI GENERE STANDARDIZZATO NEL TASSO DI OCCUPAZIONEDifferenza tra il tasso di occupazione femminile e maschile divisa per il tasso di occupazione maschile.Nota: l'indicatore, che esprime la differenza relativa di genere nel tasso di occupazione, può essere interpretato come la differenza in termini percentuali del tasso di occupazione femminile rispetto a quello maschile.

GAP RELATIVO DI GENERE NELLE OCCUPAZIONI PART-TIMERapporto tra la quota di donne occupate a tempo parziale e la quota di uomini occupati a tempo parziale (posto uguale a 1 l'incidenza di part-time tra gli uomini)Nota: l'indicatore assume valore 1 quando donne e uomini sono presenti nelle occupazioni a tempo parziale nella stessa proporzione, valore superiore a 1 quando le donne sono sovrarap-presentate e valore inferiore a 1 quando sono sottorappresentate (sta ad indicare di quante volte il part-time femminile è più elevato rispetto a quello maschile).

Co

nfr

onti

52,0

50,4

50,2

2000

2001

2002

0,70

0,67

0,67

74,2

74,7

74,6

39,6

41,1

42,0

0,59

0,60

0,61

67,5

68,1

68,8

53,9

55,0

55,6

0,74

0,75

0,76

72,5

73,1

72,8

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fron

ti

52,0

50,4

50,2

2000

2001

2002

-0,30

-0,33

-0,33

74,2

74,7

74,6

39,6

41,1

42,0

-0,41

-0,40

-0,39

67,5

68,1

68,8

53,9

55,0

55,6

-0,26

-0,25

-0,24

72,5

73,1

72,8

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fro

nti

14,0

14,1

14,8

2000

2001

2002

1,52

1,55

1,80

9,2

9,1

8,2

12,2

11,9

12,0

1,40

1,43

1,43

8,7

8,3

8,4

14,7

14,5

14,2

1,16

1,18

1,18

12,7

12,3

12,0

2000

2001

2002

Fonte: OML, Eurostat

Co

nfr

onti

21,5

23,1

22,8

2000

2001

2002

9,8

11,6

10,4

2,3

2,0

2,2

16,5

16,6

16,9

4,5

4,7

4,8

3,7

3,5

3,5

33,4

33,4

33,5

5,5

5,4

5,2

6,2

6,2

6,5

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN UE15IT

GAP%M %F GAP%M %F GAP%M %F

TN

GAP%M %F

UE15IT

GAP%M %F GAP%M %F

33

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

32

DisoccupazioneIl tasso di disoccupazione ha registrato negli ultimi anni una sostanziale diminuzione, sia per la componente maschile sia per quella femminile, raggiungendo i livelli più bassi dell'ultimo decen-nio. Permangono comunque importanti differenze di genere nella maggioranza dei paesi euro-pei, Italia inclusa. Anche in Trentino, dove il tasso di disoccupazione è basso sia rispetto alla media italiana che a quella europea, si registra un gap di genere positivo. La presenza di un gap positivo nei tassi di disoccupazione sta ad indicare la presenza di difficol-tà maggiori per le donne rispetto agli uomini nell'accesso al lavoro. Come è noto, la componente femminile della popolazione in età di lavoro è particolarmente sensibile ad effetti di scoraggia-mento. E' pertanto opportuno integrare le informazioni statistiche sulla disoccupazione con quel-le relative ai soggetti cosiddetti 'scoraggiati' (ovvero, non forze di lavoro, ma disponibili a lavora-re a certe condizioni) al fine di quantificare la forza lavoro potenziale (data dall'insieme degli sco-raggiati e dei disoccupati).In Trentino, come in Italia e nell'Unione Europea, la forza lavoro potenziale è costituita soprattut-to da donne. Nel tempo la consistenza della forza lavoro potenziale femminile si è andata ridu-cendo, tuttavia permane un marcato gap positivo nella consistenza della forza lavoro potenzia-le. Ciò sta ad indicare una carenza di lavori per le donne, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi (identificati in base alle modalità di lavoro idonee a conciliare l'impegno familiare con quello lavorativo).

Dati e indicatori di genere principali

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI DISOCCUPAZIONEDifferenza tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di disoccupazione femminili e maschili, assume valori positivi (>0) quando esiste uno svantaggio per le donne e valori negativi (<0) quando esiste uno svantaggio per gli uomini.

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI DISOCCUPAZIONE PER CLASSE DI ETÀ E PER LIVELLO DI ISTRUZIONEDifferenza tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile disaggregati per classi di età e

8livello di istruzione (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di disoccupazione femminili e maschili, assume valori positivi (>0) quando esiste uno svantaggio per le donne e valori negativi (<0) quando esiste uno svantaggio per gli uomini.

8 Gli indicatori proposti dal gruppo EGGE prevedono la disaggregazione in tre classi di età (15-24, 25-54, 55-64) e in tre livelli di istruzione (basso, medio, alto). Qui è stata fatta una scelta parzialmente diversa perché più coerente con la situazio-ne del Trentino.

Con

fron

ti

4,2

5,2

5,3

2000

2001

2002

1,4

3,1

3,1

2,8

2,1

2,0

14,4

13,0

12,2

6,4

5,7

5,2

8,0

7,3

7,0

9,9

8,6

8,7

2,9

2,1

1,8

7,0

6,5

6,9

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fro

nti

10,7

5,9

4,5

1,2

15-24

25-34

35-54

55-64

5,9

2,9

3,4

-0,3

4,8

3,0

1,1

1,5

31,4

15,4

7,5

4,4

7,5

6,1

3,8

0,4

23,9

9,3

3,7

4,0

Cla

sse d

i età

15-24

25-34

35-54

55-64

Co

nfr

onti

No titolo/scuola elementare

Licenza media

Qualifica professionale

Diploma scuola superiore

Laurea e specializzazioni

Liv

ello d

i is

truzio

ne 2,3

1,6

2,0

1,9

3,7

6,5

7,3

6,1

3,7

3,7

4,2

5,7

4,1

1,8

0,0

No titolo/scuola elementare

Licenza media

Qualifica professionale

Diploma scuola superiore

Laurea e specializzazioni

8,3

7,8

4,8

6,9

3,9

13,0

15,3

9,0

12,2

7,4

4,7

7,5

4,2

5,3

3,5

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN2002 IT2002

GAPM F GAPM F

TN2002

GAPM F

IT2002

GAPM F

33

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

32

DisoccupazioneIl tasso di disoccupazione ha registrato negli ultimi anni una sostanziale diminuzione, sia per la componente maschile sia per quella femminile, raggiungendo i livelli più bassi dell'ultimo decen-nio. Permangono comunque importanti differenze di genere nella maggioranza dei paesi euro-pei, Italia inclusa. Anche in Trentino, dove il tasso di disoccupazione è basso sia rispetto alla media italiana che a quella europea, si registra un gap di genere positivo. La presenza di un gap positivo nei tassi di disoccupazione sta ad indicare la presenza di difficol-tà maggiori per le donne rispetto agli uomini nell'accesso al lavoro. Come è noto, la componente femminile della popolazione in età di lavoro è particolarmente sensibile ad effetti di scoraggia-mento. E' pertanto opportuno integrare le informazioni statistiche sulla disoccupazione con quel-le relative ai soggetti cosiddetti 'scoraggiati' (ovvero, non forze di lavoro, ma disponibili a lavora-re a certe condizioni) al fine di quantificare la forza lavoro potenziale (data dall'insieme degli sco-raggiati e dei disoccupati).In Trentino, come in Italia e nell'Unione Europea, la forza lavoro potenziale è costituita soprattut-to da donne. Nel tempo la consistenza della forza lavoro potenziale femminile si è andata ridu-cendo, tuttavia permane un marcato gap positivo nella consistenza della forza lavoro potenzia-le. Ciò sta ad indicare una carenza di lavori per le donne, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi (identificati in base alle modalità di lavoro idonee a conciliare l'impegno familiare con quello lavorativo).

Dati e indicatori di genere principali

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI DISOCCUPAZIONEDifferenza tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di disoccupazione femminili e maschili, assume valori positivi (>0) quando esiste uno svantaggio per le donne e valori negativi (<0) quando esiste uno svantaggio per gli uomini.

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI DISOCCUPAZIONE PER CLASSE DI ETÀ E PER LIVELLO DI ISTRUZIONEDifferenza tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile disaggregati per classi di età e

8livello di istruzione (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di disoccupazione femminili e maschili, assume valori positivi (>0) quando esiste uno svantaggio per le donne e valori negativi (<0) quando esiste uno svantaggio per gli uomini.

8 Gli indicatori proposti dal gruppo EGGE prevedono la disaggregazione in tre classi di età (15-24, 25-54, 55-64) e in tre livelli di istruzione (basso, medio, alto). Qui è stata fatta una scelta parzialmente diversa perché più coerente con la situazio-ne del Trentino.

Con

fron

ti

4,2

5,2

5,3

2000

2001

2002

1,4

3,1

3,1

2,8

2,1

2,0

14,4

13,0

12,2

6,4

5,7

5,2

8,0

7,3

7,0

9,9

8,6

8,7

2,9

2,1

1,8

7,0

6,5

6,9

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fro

nti

10,7

5,9

4,5

1,2

15-24

25-34

35-54

55-64

5,9

2,9

3,4

-0,3

4,8

3,0

1,1

1,5

31,4

15,4

7,5

4,4

7,5

6,1

3,8

0,4

23,9

9,3

3,7

4,0

Cla

sse d

i età

15-24

25-34

35-54

55-64

Co

nfr

onti

No titolo/scuola elementare

Licenza media

Qualifica professionale

Diploma scuola superiore

Laurea e specializzazioni

Liv

ello d

i is

truzio

ne 2,3

1,6

2,0

1,9

3,7

6,5

7,3

6,1

3,7

3,7

4,2

5,7

4,1

1,8

0,0

No titolo/scuola elementare

Licenza media

Qualifica professionale

Diploma scuola superiore

Laurea e specializzazioni

8,3

7,8

4,8

6,9

3,9

13,0

15,3

9,0

12,2

7,4

4,7

7,5

4,2

5,3

3,5

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN2002 IT2002

GAPM F GAPM F

TN2002

GAPM F

IT2002

GAPM F

35

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

34

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI LUNGA DURATADifferenza tra il tasso di disoccupazione di lunga durata (> 12 mesi) femminile e maschile (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di disoccupazione femminili e maschili di lungo periodo, assume valori positivi (>0) quando esiste uno svantaggio per le donne e valori negativi (<0) quando esiste uno svantaggio per gli uomini.

GAP RELATIVO DI GENERE STANDARDIZZATO PER IL TASSO DI DISOCCUPAZIONEDifferenza tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile divisa per il tasso di disoccupazio-ne maschile.Nota: l'indicatore, che esprime la differenza relativa di genere nel tasso di disoccupazione, può essere interpretato come la differenza in termini percentuali del tasso di disoccupazione femmi-nile rispetto a quello maschile

GAP RELATIVO DI GENERE NEL TASSO DI DISOCCUPAZIONERapporto tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile (posto uguale a 1 il tasso di disoc-cupazione maschile)Nota: l'indicatore, che esprime il tasso di disoccupazione femminile rapportandolo a quello maschile, assume un valore superiore ad 1 quando esiste uno svantaggio per le donne, e un valore inferiore di 1 quando esiste uno svantaggio per gli uomini (sta ad indicare di quante volte la disoccupazione femminile è più elevata rispetto a quella maschile).

GAP RELATIVO DI GENERE NELLA FORZA LAVORO POTENZIALE (LABOUR RESERVE)Rapporto tra la forza lavoro potenziale (labour reserve) femminile e maschile (posta uguale a 1 l'incidenza della forza lavoro potenziale maschile). Con forza lavoro potenziale si indica l'insieme dei soggetti non occupati (non forze di lavoro e disoccupati) disponibili a lavorare. Nota: l'indicatore, che esprime la forza lavoro potenziale femminile rapportandola a quella maschile, può essere interpretato come un numero indice (sta ad indicare di quante volte la forza lavoro potenziale femminile è più elevata rispetto a quella maschile).

Con

fro

nti

1,5

1,4

0,9

2000

2001

2002

0,6

0,8

0,6

0,9

0,6

0,3

9,0

8,0

7,2

3,9

3,5

3,1

5,1

4,5

4,1

4,5

3,8

3,6

1,4

1,1

1,0

3,1

2,7

2,6

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Co

nfr

onti

4,2

5,2

5,3

2000

2001

2002

1,5

2,5

2,7

2,8

2,1

2,0

14,4

13,0

12,2

1,8

1,8

1,7

8,0

7,3

7,0

9,9

8,6

8,7

1,4

1,3

1,3

7,0

6,5

6,9

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Co

nfr

on

ti

4,2

5,2

5,3

2000

2001

2002

0,50

1,48

1,65

2,8

2,1

2,0

14,4

13,0

12,2

0,80

0,78

0,74

8,0

7,3

7,0

9,9

8,6

8,7

0,41

0,32

0,26

7,0

6,5

6,9

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fro

nti

6,2

3,5

2,1

2000

2001

2002

2,4

1,5

0,7

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

No

n f

orz

e d

i lav

oro

d

isp

on

ibili

a b

a la

vora

re

2,3

2,8

2,9

2,2

1,6

1,6

In c

erca

di l

avo

ro

a(d

iso

ccu

pat

i)

8,5

6,3

5,0

4,6

3,1

2,2

aL

abo

ur

rese

rve

1,8

2,0

2,3

a valore percentuale calcolato sul totale della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) b a partire da aprile 2001 il dato si riferisce alle persone che hanno dichiarato disponibilità immediata a lavorare

2000

2001

2002

1,6

1,6

1,5

1,2

nd

nd

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN M GAPFM FM F GAP GAP

IT UE15

35

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

34

GAP ASSOLUTO DI GENERE NEL TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI LUNGA DURATADifferenza tra il tasso di disoccupazione di lunga durata (> 12 mesi) femminile e maschile (punti percentuali di differenza).Nota: l'indicatore, che esprime la differenza assoluta tra i tassi di disoccupazione femminili e maschili di lungo periodo, assume valori positivi (>0) quando esiste uno svantaggio per le donne e valori negativi (<0) quando esiste uno svantaggio per gli uomini.

GAP RELATIVO DI GENERE STANDARDIZZATO PER IL TASSO DI DISOCCUPAZIONEDifferenza tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile divisa per il tasso di disoccupazio-ne maschile.Nota: l'indicatore, che esprime la differenza relativa di genere nel tasso di disoccupazione, può essere interpretato come la differenza in termini percentuali del tasso di disoccupazione femmi-nile rispetto a quello maschile

GAP RELATIVO DI GENERE NEL TASSO DI DISOCCUPAZIONERapporto tra il tasso di disoccupazione femminile e maschile (posto uguale a 1 il tasso di disoc-cupazione maschile)Nota: l'indicatore, che esprime il tasso di disoccupazione femminile rapportandolo a quello maschile, assume un valore superiore ad 1 quando esiste uno svantaggio per le donne, e un valore inferiore di 1 quando esiste uno svantaggio per gli uomini (sta ad indicare di quante volte la disoccupazione femminile è più elevata rispetto a quella maschile).

GAP RELATIVO DI GENERE NELLA FORZA LAVORO POTENZIALE (LABOUR RESERVE)Rapporto tra la forza lavoro potenziale (labour reserve) femminile e maschile (posta uguale a 1 l'incidenza della forza lavoro potenziale maschile). Con forza lavoro potenziale si indica l'insieme dei soggetti non occupati (non forze di lavoro e disoccupati) disponibili a lavorare. Nota: l'indicatore, che esprime la forza lavoro potenziale femminile rapportandola a quella maschile, può essere interpretato come un numero indice (sta ad indicare di quante volte la forza lavoro potenziale femminile è più elevata rispetto a quella maschile).

Con

fro

nti

1,5

1,4

0,9

2000

2001

2002

0,6

0,8

0,6

0,9

0,6

0,3

9,0

8,0

7,2

3,9

3,5

3,1

5,1

4,5

4,1

4,5

3,8

3,6

1,4

1,1

1,0

3,1

2,7

2,6

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Co

nfr

onti

4,2

5,2

5,3

2000

2001

2002

1,5

2,5

2,7

2,8

2,1

2,0

14,4

13,0

12,2

1,8

1,8

1,7

8,0

7,3

7,0

9,9

8,6

8,7

1,4

1,3

1,3

7,0

6,5

6,9

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Co

nfr

on

ti

4,2

5,2

5,3

2000

2001

2002

0,50

1,48

1,65

2,8

2,1

2,0

14,4

13,0

12,2

0,80

0,78

0,74

8,0

7,3

7,0

9,9

8,6

8,7

0,41

0,32

0,26

7,0

6,5

6,9

2000

2001

2002

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

Con

fro

nti

6,2

3,5

2,1

2000

2001

2002

2,4

1,5

0,7

Fonte: Servizio Statistica PAT, Istat, Eurostat

No

n f

orz

e d

i lav

oro

d

isp

on

ibili

a b

a la

vora

re

2,3

2,8

2,9

2,2

1,6

1,6

In c

erca

di l

avo

ro

a(d

iso

ccu

pat

i)

8,5

6,3

5,0

4,6

3,1

2,2

aL

abo

ur

rese

rve

1,8

2,0

2,3

a valore percentuale calcolato sul totale della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) b a partire da aprile 2001 il dato si riferisce alle persone che hanno dichiarato disponibilità immediata a lavorare

2000

2001

2002

1,6

1,6

1,5

1,2

nd

nd

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN

GAPM F

UE15IT

GAPM F GAPM F

TN M GAPFM FM F GAP GAP

IT UE15

37

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

36

SegregazioneCon il termine segregazione si indica la differente distribuzione di uomini e donne all'interno del mercato del lavoro.Il termine segregazione orizzontale si riferisce alla diversa distribuzione nelle professioni (inse-gnante, impiegato, infermiere, ecc.) e nei settori di attività (costruzioni, tessile-abbigliamento, commercio, ecc.). Il termine segregazione verticale si riferisce alla diversa distribuzione nella scala gerarchica. Un mercato del lavoro con una forte segregazione orizzontale tende a penalizzare le donne in quanto una elevata femminilizzazione nelle professioni e/o nei settori di attività tende ad asso-ciarsi a livelli retributivi più bassi della media. Una marcata segregazione verticale è da conside-rarsi negativamente non solo per problemi di equità nei confronti delle donne (in quanto incon-trano maggiori difficoltà rispetto ai colleghi maschi nei percorsi di carriera) ma anche per proble-mi di efficienza (in quanto implica una mancata valorizzazione delle risorse umane disponibili).Gli indicatori mostrano per il Trentino un livello di segregazione orizzontale (nelle professioni e nei settori di attività) leggermente superiore al dato medio italiano e appena al di sotto della media dell'Unione Europea. Indicatori sulla segregazione verticale possono essere calcolati per singole strutture organizza-tive (ad esempio PAT, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, etc. ) o per settori di attività omo-genei in termini di livelli di inquadramento del personale (ad esempio il settore bancario, il setto-re alimentare, etc.). Calcoli di questo tipo esulano dagli obiettivi di questo lavoro. Sono qui forniti solamente alcuni dati relativi alla presenza di uomini e donne nelle posizione dirigenziali del set-tore pubblico e privato.

Dati e indicatori di genere principali

INDICE DI SEGREGAZIONE DI GENERE NELLE PROFESSIONIL'indice di segregazione di genere nelle professioni viene calcolato a partire dalla quota media

9di occupazione femminile e maschile in ogni professione .Nota: l'indice può essere interpretato come la quota di occupazione che dovrebbe cambiare lavoro per eliminare la segregazione di genere esistente.

INDICE DI SEGREGAZIONE DI GENERE NEI SETTORI DI ATTIVITÀL'indice di segregazione di genere nei settori di attività viene calcolato a partire dalla quota

10media di occupazione femminile e maschile in ogni settore .Nota: l'indice può essere interpretato come la quota di occupazione che dovrebbe cambiare settore per eliminare la segregazione di genere esistente.

9 La formula per il calcolo dell'indice è la seguente: 1/N i (1-M/N)*Mi M/N*Fi, dove M è il numero di maschi occupati, Mi è il numero di maschi nell'occupazione i, F è il numero di femmine occupate, Fi è il numero di femmine nell'occupazione i, N è il numero totale degli occupati e Ni è il numero totale degli occupati nell'occupazione i.

INDICE DI FEMMINILIZZAZIONE NELLE POSIZIONI PROFESSIONALIRapporto tra il numero di donne e di uomini occupati secondo la posizione professionale.Nota: l'indicatore, espresso in forma percentuale, misura il numero di donne ogni 100 uomini in ogni posizione professionale. Confrontando l'indice relativo a ogni singola posizione con l'indice totale è possibile verificare, per quella posizione, se esiste una sovrarappresentazione della componente femminile (valore dell'indice nella posizione considerata superiore a quello totale) o, viceversa, una sottorappresentazione (valore dell'indice inferiore a quello totale).

TOTALE ECONOMIA

* Per la provincia di Trento il calcolo dell'indice si basa su una disaggregazione in 35 gruppi di professioni.

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

21,7

21,9

21,8

25,2

25,1

25,1

Con

fron

ti

2000

2001

2002

15,4

15,2

15,4

17,8

17,7

17,7

Con

fro

nti

2000

2001

2002

2000

2001

2002

16,6

16,9

16,6

* Per la provincia di Trento il calcolo dell'indice si basa su una disaggregazione in 13 gruppi di settori

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

Co

nfr

on

ti

Imprenditori e liberi professionisti

Lavoratori in proprio e soci di cooperative

Coadiuvanti

Dirigenti e impiegati

Operai e assimilati

TOTALE

Qualifi

ca

Fonte: Istat FL

Imprenditori e liberi professionisti

Lavoratori in proprio e soci di cooperative

Coadiuvanti

Dirigenti e impiegati

Operai e assimilati

TOTALE

10 La formula per il calcolo dell'indice è la seguente: 1/N i (1-M/N)*Mi M/N*Fi, dove M è il numero di maschi occupati, Mi è il numero di maschi nel settore i, F è il numero di femmine occupate, Fi è il numero di femmine nel settore i, N è il numero totale degli occupati e Ni è il numero totale degli occupati nel settore i.

*TN UE15 IT

22,3

nd

nd

2000

2001

2002

*TN UE15 IT

Indice

TN2002

M/F%

18,9

34,3

127,5

115,2

49,8

65,5

Indice

IT2002

M/F%

32,1

33,3

118,1

96,3

46,7

60,6

37

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

36

SegregazioneCon il termine segregazione si indica la differente distribuzione di uomini e donne all'interno del mercato del lavoro.Il termine segregazione orizzontale si riferisce alla diversa distribuzione nelle professioni (inse-gnante, impiegato, infermiere, ecc.) e nei settori di attività (costruzioni, tessile-abbigliamento, commercio, ecc.). Il termine segregazione verticale si riferisce alla diversa distribuzione nella scala gerarchica. Un mercato del lavoro con una forte segregazione orizzontale tende a penalizzare le donne in quanto una elevata femminilizzazione nelle professioni e/o nei settori di attività tende ad asso-ciarsi a livelli retributivi più bassi della media. Una marcata segregazione verticale è da conside-rarsi negativamente non solo per problemi di equità nei confronti delle donne (in quanto incon-trano maggiori difficoltà rispetto ai colleghi maschi nei percorsi di carriera) ma anche per proble-mi di efficienza (in quanto implica una mancata valorizzazione delle risorse umane disponibili).Gli indicatori mostrano per il Trentino un livello di segregazione orizzontale (nelle professioni e nei settori di attività) leggermente superiore al dato medio italiano e appena al di sotto della media dell'Unione Europea. Indicatori sulla segregazione verticale possono essere calcolati per singole strutture organizza-tive (ad esempio PAT, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, etc. ) o per settori di attività omo-genei in termini di livelli di inquadramento del personale (ad esempio il settore bancario, il setto-re alimentare, etc.). Calcoli di questo tipo esulano dagli obiettivi di questo lavoro. Sono qui forniti solamente alcuni dati relativi alla presenza di uomini e donne nelle posizione dirigenziali del set-tore pubblico e privato.

Dati e indicatori di genere principali

INDICE DI SEGREGAZIONE DI GENERE NELLE PROFESSIONIL'indice di segregazione di genere nelle professioni viene calcolato a partire dalla quota media

9di occupazione femminile e maschile in ogni professione .Nota: l'indice può essere interpretato come la quota di occupazione che dovrebbe cambiare lavoro per eliminare la segregazione di genere esistente.

INDICE DI SEGREGAZIONE DI GENERE NEI SETTORI DI ATTIVITÀL'indice di segregazione di genere nei settori di attività viene calcolato a partire dalla quota

10media di occupazione femminile e maschile in ogni settore .Nota: l'indice può essere interpretato come la quota di occupazione che dovrebbe cambiare settore per eliminare la segregazione di genere esistente.

9 La formula per il calcolo dell'indice è la seguente: 1/N i (1-M/N)*Mi M/N*Fi, dove M è il numero di maschi occupati, Mi è il numero di maschi nell'occupazione i, F è il numero di femmine occupate, Fi è il numero di femmine nell'occupazione i, N è il numero totale degli occupati e Ni è il numero totale degli occupati nell'occupazione i.

INDICE DI FEMMINILIZZAZIONE NELLE POSIZIONI PROFESSIONALIRapporto tra il numero di donne e di uomini occupati secondo la posizione professionale.Nota: l'indicatore, espresso in forma percentuale, misura il numero di donne ogni 100 uomini in ogni posizione professionale. Confrontando l'indice relativo a ogni singola posizione con l'indice totale è possibile verificare, per quella posizione, se esiste una sovrarappresentazione della componente femminile (valore dell'indice nella posizione considerata superiore a quello totale) o, viceversa, una sottorappresentazione (valore dell'indice inferiore a quello totale).

TOTALE ECONOMIA

* Per la provincia di Trento il calcolo dell'indice si basa su una disaggregazione in 35 gruppi di professioni.

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

21,7

21,9

21,8

25,2

25,1

25,1

Con

fron

ti

2000

2001

2002

15,4

15,2

15,4

17,8

17,7

17,7

Con

fro

nti

2000

2001

2002

2000

2001

2002

16,6

16,9

16,6

* Per la provincia di Trento il calcolo dell'indice si basa su una disaggregazione in 13 gruppi di settori

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

Co

nfr

on

ti

Imprenditori e liberi professionisti

Lavoratori in proprio e soci di cooperative

Coadiuvanti

Dirigenti e impiegati

Operai e assimilati

TOTALE

Qualifi

ca

Fonte: Istat FL

Imprenditori e liberi professionisti

Lavoratori in proprio e soci di cooperative

Coadiuvanti

Dirigenti e impiegati

Operai e assimilati

TOTALE

10 La formula per il calcolo dell'indice è la seguente: 1/N i (1-M/N)*Mi M/N*Fi, dove M è il numero di maschi occupati, Mi è il numero di maschi nel settore i, F è il numero di femmine occupate, Fi è il numero di femmine nel settore i, N è il numero totale degli occupati e Ni è il numero totale degli occupati nel settore i.

*TN UE15 IT

22,3

nd

nd

2000

2001

2002

*TN UE15 IT

Indice

TN2002

M/F%

18,9

34,3

127,5

115,2

49,8

65,5

Indice

IT2002

M/F%

32,1

33,3

118,1

96,3

46,7

60,6

39

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

38

NEL SETTORE PRIVATO

NEL SETTORE PUBBLICO

RetribuzioneLe donne guadagnano in media meno degli uomini in tutti i paesi dell'Unione Europea, Italia inclusa. Nel 2000, per la media dei paesi dell'Unione Europea, la retribuzione lorda annua media per una donna occupata a tempo pieno era pari a circa il 75 per cento della retribuzione maschile. Il gap retributivo medio varia tra i paesi e, all'interno di ciascun paese, tra i settori di atti-vità. E' comunque in generale confermata la presenza, e la persistenza nel tempo, di rilevanti differenze retributive tra uomini e donne.L'importanza di monitorare i differenziali retributivi per sesso è sottolineata in numerosi docu-menti a livello europeo. In un recente rapporto congiunto della Commissione Europea e del Consiglio si afferma: “strong initiatives to reduce gender disparities in both public and private sectors should involve an overall assessment of the reasons including differences in productivity explaining the presence of pay gaps between men and women in each Member State ... and a review both of … the constraints on labour market choices for women and men, in particular in connection with education systems, employer recruitment practices and the existing organisational and work

cultures, and of job classification and wage formation process to eliminate gender bias and to avoid any under-valuation of work in women-dominated sectors and occupations”. (European Commission, 2002a)

A chi si occupa di differenziali retributivi è nota la carenza di rilevazioni sistematiche in Italia, adatte a studiare i differenziali per sesso. Questo problema è stato in parte risolto con le indagini

13condotte a livello europeo . Queste fonti statistiche, data la loro natura campionaria, non forni-scono dati rappresentativi a livello locale (regionale e/o provinciale). Non rimane quindi che rimarcare, per il Trentino, la mancanza di informazioni statistiche sulle retribuzioni per sesso. L'unica fonte attualmente disponibile è l'INPS che rileva le retribuzioni lorde (ma non le ore lavo-rate) dei lavoratori dipendenti occupati nel settore privato.

Dati e indicatori di genere principali

GAP DI GENERE NELLE RETRIBUZIONI PER QUALIFICARapporto tra il guadagno annuale delle donne e quello degli uomini secondo la qualifica profes-sionaleNota: questo indicatore indica la retribuzione lorda annua femminile posta uguale a 100 quella maschile.

Con

fro

nti

Apprendisti

Operai

Impiegati

Dirigenti

TOTALE

56,8

40,0

105,4

2,6

57,4

62,0

37,4

91,0

6,1

53,6

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige

Fonte: INPS

Qualifi

ca

Con

fro

nti

Dirigenti

TOTALE

37,1

116,5

45,2

108,9

Qualifi

ca

Fonte: Ministero del Tesoro

Co

nfr

on

ti

Apprendisti

Operai

Impiegati

Dirigenti

TOTALE

103,6

84,9

71,3

72,6

82,8

Apprendisti

Operai

Impiegati

Dirigenti

TOTALE

95,8

82,2

70,9

83,0

79,8

Nota: i dati si riferiscono alle retribuzioni annue lorde dei lavoratori dipendenti del settore privato

Fonte: INPS

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige

13 Ci si riferisce alla European Structure of Earnings Survey (ESES) e alla European Community Household Panel (ECHP).

*TAA1997Indice

F/M% IT1997Indice

F/M%

Apprendisti

Operai

Impiegati

Dirigenti

TOTALE

TN1998Indice

F/M% IT1998Indice

F/M%

Dirigenti

TOTALE

*TAA1997GAP

F/M% IT1997GAP

F/M%

39

Area

“ec

onom

ia e

lavo

ro”

38

NEL SETTORE PRIVATO

NEL SETTORE PUBBLICO

RetribuzioneLe donne guadagnano in media meno degli uomini in tutti i paesi dell'Unione Europea, Italia inclusa. Nel 2000, per la media dei paesi dell'Unione Europea, la retribuzione lorda annua media per una donna occupata a tempo pieno era pari a circa il 75 per cento della retribuzione maschile. Il gap retributivo medio varia tra i paesi e, all'interno di ciascun paese, tra i settori di atti-vità. E' comunque in generale confermata la presenza, e la persistenza nel tempo, di rilevanti differenze retributive tra uomini e donne.L'importanza di monitorare i differenziali retributivi per sesso è sottolineata in numerosi docu-menti a livello europeo. In un recente rapporto congiunto della Commissione Europea e del Consiglio si afferma: “strong initiatives to reduce gender disparities in both public and private sectors should involve an overall assessment of the reasons including differences in productivity explaining the presence of pay gaps between men and women in each Member State ... and a review both of … the constraints on labour market choices for women and men, in particular in connection with education systems, employer recruitment practices and the existing organisational and work

cultures, and of job classification and wage formation process to eliminate gender bias and to avoid any under-valuation of work in women-dominated sectors and occupations”. (European Commission, 2002a)

A chi si occupa di differenziali retributivi è nota la carenza di rilevazioni sistematiche in Italia, adatte a studiare i differenziali per sesso. Questo problema è stato in parte risolto con le indagini

13condotte a livello europeo . Queste fonti statistiche, data la loro natura campionaria, non forni-scono dati rappresentativi a livello locale (regionale e/o provinciale). Non rimane quindi che rimarcare, per il Trentino, la mancanza di informazioni statistiche sulle retribuzioni per sesso. L'unica fonte attualmente disponibile è l'INPS che rileva le retribuzioni lorde (ma non le ore lavo-rate) dei lavoratori dipendenti occupati nel settore privato.

Dati e indicatori di genere principali

GAP DI GENERE NELLE RETRIBUZIONI PER QUALIFICARapporto tra il guadagno annuale delle donne e quello degli uomini secondo la qualifica profes-sionaleNota: questo indicatore indica la retribuzione lorda annua femminile posta uguale a 100 quella maschile.

Con

fro

nti

Apprendisti

Operai

Impiegati

Dirigenti

TOTALE

56,8

40,0

105,4

2,6

57,4

62,0

37,4

91,0

6,1

53,6

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige

Fonte: INPS

Qualifi

ca

Con

fro

nti

Dirigenti

TOTALE

37,1

116,5

45,2

108,9

Qualifi

ca

Fonte: Ministero del Tesoro

Co

nfr

on

ti

Apprendisti

Operai

Impiegati

Dirigenti

TOTALE

103,6

84,9

71,3

72,6

82,8

Apprendisti

Operai

Impiegati

Dirigenti

TOTALE

95,8

82,2

70,9

83,0

79,8

Nota: i dati si riferiscono alle retribuzioni annue lorde dei lavoratori dipendenti del settore privato

Fonte: INPS

* il dato non è disponibile con la disaggregazione Trentino e Alto Adige

13 Ci si riferisce alla European Structure of Earnings Survey (ESES) e alla European Community Household Panel (ECHP).

*TAA1997Indice

F/M% IT1997Indice

F/M%

Apprendisti

Operai

Impiegati

Dirigenti

TOTALE

TN1998Indice

F/M% IT1998Indice

F/M%

Dirigenti

TOTALE

*TAA1997GAP

F/M% IT1997GAP

F/M%

41

Area

“ar

mon

izzaz

ione

fam

iglia

-lavo

ro”

14Area “armonizzazione famiglia-lavoro”

Le difficoltà di conciliare gli impegni familiari con quelli lavorativi pesa ancora in maniera predo-minante sulla componente femminile. In Trentino, come nel resto dell'Unione Europea, il fatto di essere genitore ha principalmente un impatto negativo sull'occupazione delle madri (ovvero, la presenza di figli piccoli tende a ridurre il tasso di occupazione delle madri). Tra i fattori che facilitano la conciliazione, la presenza di adeguati servizi per l'infanzia (asilo nido, scuola materna, assistenza per i bambini in età scolare al di fuori dell'orario scolastico) gioca un ruolo fondamentale. Nel caso del Trentino sarebbe importante rilevare non solo la disponibilità di questi servizi in rapporto alla numerosità dei bambini (per la corrispondente clas-se di età), ma anche la loro diffusione sul territorio e la loro organizzazione (in termini di struttura dell'orario giornaliero e del calendario annuale).

Grado di copertura dei servizi di cura per bambini 0-2 anni: 33%

Grado di copertura dei servizi di cura per bambini 3-6 anni: 90%

Obiettivi fissati dall'UE per il 2010:

15Dati e indicatori di genere principaliIMPATTO DELLA GENITORIALITÀ SULL'OCCUPAZIONEDifferenza tra i tassi di occupazione con la presenza di figli piccoli e senza la presenza di figli pic-coli, calcolata separatamente per uomini e donne (punti percentuali di differenza) (classe di età adulti: 20-49 anni; classe di età figli: 0-6 anni).Nota: un valore positivo (>0) dell'indicatore indica che la presenza di figli incide positivamente sul tasso di occupazione; un valore negativo (<0), invece, indica che la presenza di figli incide negativamente sul tasso di occupazione.

40

Box 3 Gli obiettivi relativi ai servizi di cura

MF

con figli senza figli

M 18,3

-3,0

79,5

69,6

97,8

66,6

16,5

0,3

79,2

65,6

95,7

65,9

21,2

-5,4

76,9

69,2

98,1

63,8

Fonte: Servizio Statistica PAT

14 Vedi nota 6 a pag. 27.15 I dati statistici per la provincia di Trento riportati in questa sezione sono ripresi dall'indagine Istat sulle forze di lavoro. Dato l'elevato livello di disaggregazione qui proposto, i dati devono essere letti come indicativi (ovvero, con un margine di errore superiore ai dati predisposti a livello nazionale).

TN2000

2001

2002

MF

MF

Impattodella

genitorialità

F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

41

Area

“ar

mon

izzaz

ione

fam

iglia

-lavo

ro”

14Area “armonizzazione famiglia-lavoro”

Le difficoltà di conciliare gli impegni familiari con quelli lavorativi pesa ancora in maniera predo-minante sulla componente femminile. In Trentino, come nel resto dell'Unione Europea, il fatto di essere genitore ha principalmente un impatto negativo sull'occupazione delle madri (ovvero, la presenza di figli piccoli tende a ridurre il tasso di occupazione delle madri). Tra i fattori che facilitano la conciliazione, la presenza di adeguati servizi per l'infanzia (asilo nido, scuola materna, assistenza per i bambini in età scolare al di fuori dell'orario scolastico) gioca un ruolo fondamentale. Nel caso del Trentino sarebbe importante rilevare non solo la disponibilità di questi servizi in rapporto alla numerosità dei bambini (per la corrispondente clas-se di età), ma anche la loro diffusione sul territorio e la loro organizzazione (in termini di struttura dell'orario giornaliero e del calendario annuale).

Grado di copertura dei servizi di cura per bambini 0-2 anni: 33%

Grado di copertura dei servizi di cura per bambini 3-6 anni: 90%

Obiettivi fissati dall'UE per il 2010:

15Dati e indicatori di genere principaliIMPATTO DELLA GENITORIALITÀ SULL'OCCUPAZIONEDifferenza tra i tassi di occupazione con la presenza di figli piccoli e senza la presenza di figli pic-coli, calcolata separatamente per uomini e donne (punti percentuali di differenza) (classe di età adulti: 20-49 anni; classe di età figli: 0-6 anni).Nota: un valore positivo (>0) dell'indicatore indica che la presenza di figli incide positivamente sul tasso di occupazione; un valore negativo (<0), invece, indica che la presenza di figli incide negativamente sul tasso di occupazione.

40

Box 3 Gli obiettivi relativi ai servizi di cura

MF

con figli senza figli

M 18,3

-3,0

79,5

69,6

97,8

66,6

16,5

0,3

79,2

65,6

95,7

65,9

21,2

-5,4

76,9

69,2

98,1

63,8

Fonte: Servizio Statistica PAT

14 Vedi nota 6 a pag. 27.15 I dati statistici per la provincia di Trento riportati in questa sezione sono ripresi dall'indagine Istat sulle forze di lavoro. Dato l'elevato livello di disaggregazione qui proposto, i dati devono essere letti come indicativi (ovvero, con un margine di errore superiore ai dati predisposti a livello nazionale).

TN2000

2001

2002

MF

MF

Impattodella

genitorialità

F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

43

Area

“ar

mon

izzaz

ione

fam

iglia

-lavo

ro”

GAP RELATIVO DI GENERE NEL TEMPO SPESO IN LAVORO DI CURA E LAVORO DOMESTICORapporto tra il tempo che uomini e donne dedicano al lavoro di cura e domestico non retribuito (posto uguale a 1 il tempo speso dalle donne nel lavoro non retribuito).Nota: più l'indicatore si avvicina a 1, più il tempo speso nel lavoro di cura e nel lavoro domestico è equamente condiviso tra uomini e donne; valori inferiori a 1 indicano un carico di lavoro più ele-vato per le donne.

GAP RELATIVO DI GENERE NELL'IMPATTO DELLA GENITORIALITÀ SULL'OCCUPAZIONERapporto tra il tasso di occupazione degli uomini, con e senza figli piccoli, ed il tasso di occupa-

16zione delle donne, con e senza figli piccoli (classe di età adulti: 20-49 anni; classe di età figli: 0-6 anni).Nota: la presenza di figli piccoli tende ad innalzare il tasso di occupazione maschile ed a compri-mere quello femminile; l'indicatore sta ad indicare il differenziale relativo di genere nel tasso di occupazione in presenza di figli rispetto al differenziale relativo di genere in assenza di figli pic-coli. Il valore dell'indicatore è tanto più elevato quanto più marcate sono le differenze dell'impatto della presenza di figli su uomini e donne.

16 La formula per il calcolo dell'indicatore è la seguente: (OMcon figli/OMno figli) / (OFcon figli/OFno figli), dove OM indica il tasso di occupazione maschile e OF indica il tasso di occupazione femminile.

BAMBINI CHE RICEVONO ASSISTENZA (AL DI FUORI DELLA FAMIGLIA) IN PROPORZIONE AI BAMBINI DELLA STESSA FASCIA DI ETÀRapporto tra il numero di bambini nella fascia di età 0-2 anni che ricevono assistenza al di fuori della famiglia e tutti i bambini della stessa fascia di età.

42

Con

fron

ti

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

15,1

-4,7

9,6

-12,1

13,9

-4,9

9,5

-12,4

14,2

-4,9

9,5

-12,7

Co

nfr

onti

2000

2001

2002

1,32

1,30

nd

2000

2001

2002

1,36

1,36

nd

1,29

1,20

1,38

79,5

79,2

76,9

97,8

95,7

98,1

69,6

65,6

69,2

66,6

65,9

63,8

2000

2001

2002

0,17

0,22

0,25

5,3

6,5

7,3

31,3

29,2

28,7

* numero medio di ore spese per settimana nel lavoro non retribuito. Fonte: Servizio Statistica PAT

2001

2002

* i dati si riferiscono agli asili nido pubblicia rapporto tra offerta posti e numero bambini 0-2 anni, per 100b rapporto tra offerta posti reale e richiesta reale, per 100

Fonte: Servizio Statistica PAT

Bambini 0-2 anni

Offerta posti

Richiesta reale

Grado di acopertura %

Rapporto tra offerta e richiesta

bdi posti %

12.855

12.766

1.634

1.826

2.448

2.276

12,7

14,3

66,7

80,2

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

2000 UE15 IT

2001

2002

Impattodella

genitorialità

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

Impattodella

genitorialità

UE15 ITTN

M F senza figli con figli

0-6

GAP senza figli con figli

0-6

GAPGAP

*M *F GAP

TN

43

Area

“ar

mon

izzaz

ione

fam

iglia

-lavo

ro”

GAP RELATIVO DI GENERE NEL TEMPO SPESO IN LAVORO DI CURA E LAVORO DOMESTICORapporto tra il tempo che uomini e donne dedicano al lavoro di cura e domestico non retribuito (posto uguale a 1 il tempo speso dalle donne nel lavoro non retribuito).Nota: più l'indicatore si avvicina a 1, più il tempo speso nel lavoro di cura e nel lavoro domestico è equamente condiviso tra uomini e donne; valori inferiori a 1 indicano un carico di lavoro più ele-vato per le donne.

GAP RELATIVO DI GENERE NELL'IMPATTO DELLA GENITORIALITÀ SULL'OCCUPAZIONERapporto tra il tasso di occupazione degli uomini, con e senza figli piccoli, ed il tasso di occupa-

16zione delle donne, con e senza figli piccoli (classe di età adulti: 20-49 anni; classe di età figli: 0-6 anni).Nota: la presenza di figli piccoli tende ad innalzare il tasso di occupazione maschile ed a compri-mere quello femminile; l'indicatore sta ad indicare il differenziale relativo di genere nel tasso di occupazione in presenza di figli rispetto al differenziale relativo di genere in assenza di figli pic-coli. Il valore dell'indicatore è tanto più elevato quanto più marcate sono le differenze dell'impatto della presenza di figli su uomini e donne.

16 La formula per il calcolo dell'indicatore è la seguente: (OMcon figli/OMno figli) / (OFcon figli/OFno figli), dove OM indica il tasso di occupazione maschile e OF indica il tasso di occupazione femminile.

BAMBINI CHE RICEVONO ASSISTENZA (AL DI FUORI DELLA FAMIGLIA) IN PROPORZIONE AI BAMBINI DELLA STESSA FASCIA DI ETÀRapporto tra il numero di bambini nella fascia di età 0-2 anni che ricevono assistenza al di fuori della famiglia e tutti i bambini della stessa fascia di età.

42

Con

fron

ti

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

15,1

-4,7

9,6

-12,1

13,9

-4,9

9,5

-12,4

14,2

-4,9

9,5

-12,7

Co

nfr

onti

2000

2001

2002

1,32

1,30

nd

2000

2001

2002

1,36

1,36

nd

1,29

1,20

1,38

79,5

79,2

76,9

97,8

95,7

98,1

69,6

65,6

69,2

66,6

65,9

63,8

2000

2001

2002

0,17

0,22

0,25

5,3

6,5

7,3

31,3

29,2

28,7

* numero medio di ore spese per settimana nel lavoro non retribuito. Fonte: Servizio Statistica PAT

2001

2002

* i dati si riferiscono agli asili nido pubblicia rapporto tra offerta posti e numero bambini 0-2 anni, per 100b rapporto tra offerta posti reale e richiesta reale, per 100

Fonte: Servizio Statistica PAT

Bambini 0-2 anni

Offerta posti

Richiesta reale

Grado di acopertura %

Rapporto tra offerta e richiesta

bdi posti %

12.855

12.766

1.634

1.826

2.448

2.276

12,7

14,3

66,7

80,2

Fonte: Servizio Statistica PAT, Eurostat

2000 UE15 IT

2001

2002

Impattodella

genitorialità

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

M F con figli 0-6

con figli 0-6

M F senza figli

senza figli

Impattodella

genitorialità

UE15 ITTN

M F senza figli con figli

0-6

GAP senza figli con figli

0-6

GAPGAP

*M *F GAP

TN

44 45

Avvertenze:

oltre al dato relativo al Trentino e all'Italia, dove esistente e significativo viene riportato il dato medio dell'Unione Europea;

dove non esiste il dato medio UE viene riportato il dato relativo al paese UE meglio posizionato (v. legenda in calce alla tabella);

l'anno di riferimento, se diverso da quello indicato nella descrizione del dato, viene specificato di volta in volta.

TAVOLA DI SINTESI TAVOLA DI SINTESI

11. Indicatore di presenza di genere negli indirizzi di studio (2001/02)Form. Professionale industria, artigianato 0,1 - -

Form. Professionale servizi alla persona 27,7 - -

Scuola superiore indirizzo tecnico 0,4 nd nd

Scuola superiore indirizzo magistrale 11,2 nd nd

Università area dell'ingegneria 0,2 0,2 nd

Università area umanistica 3,0 3,1 nd

AREA: SALUTE12. Rapporto di genere nelle cause di mortalità (2002)

Tumori 0,74 0,74 0,78

Sistema circolatorio 1,28 1,24 1,22

Apparato respiratorio 0,75 0,72 0,95

13. Rapporto di genere nel tasso di infortunio sul lavoro (2002) 0,39 0,51 nd

14. Interruzioni di gravidanza e indici di abortività (2002)Tasso di abortività interruz. volontarie ‰ 6,7 9,1 nd

Rapporto di abortività interruz. volontarie ‰ 151,2 nd nd

Tasso di abortività interruz. spontanee ‰ 6,6 nd nd

Rapporto di abortività interruz. spontanee ‰ 147,8 122,9 nd

15. Organi di governo comunale (1998)Consiglio, F/M % 15,0 18,9 nd

Consiglio, IP 14,9 17,4 nd

Giunta, F/M % 15,0 17,5 nd

Giunta, IP 16,0 16,2 nd

16. Organi di governo provinciale (2003)Consiglio, F/M % 0,0 10,1 nd

Consiglio, IP 0,0 9,2 nd

Giunta, F/M % 33,3 14,7 nd

Giunta, IP 31,1 13,6 nd

17. Organi di governo regionale (2003)Consiglio, F/M % 18,7 14,9 nd

Consiglio, IP 17,4 13,7 nd

Giunta, F/M % 25,0 8,3 nd

Giunta, IP 23,3 7,7 nd

18. Accesso alle cariche dirigenzialiIP - Pubblica Amministrazione (1998) 31,9 41,5 nd

IP - settore privato (1997) 4,6 (TAA) 11,4 (TAA) nd

OCCUPAZIONE19. Gap assoluto di genere nel tasso di occupazione (2002) -24,4 -26,8 -17,2

20. Gap assoluto di genere nel tasso di occupazione per classi di età e per livello di istruzione (2002)35-54 anni -32,2 -36,0 nd

Licenza media -33,9 -32,6 nd

Laurea e specializzazioni -8,3 -11,3 nd

21. Gap relativo di genere nel tasso di occupazione (2002) 0,67 0,61 0,76

22. Gap relativo di genere standardizzato nel tasso di occupazione (2002) -0,33 -0,39 -0,24

23. Gap relativo di genere nelle occupazioni a tempo determinato (2002) 1,80 1,43 1,18

24. Gap relativo di genere nelle occupazioni part-time (2002) 10,4 4,8 5,2

AREA: CITTADINANZA E PARTECIPAZIONE

AREA: ECONOMIA E LAVORO

DATO O INDICATORE UE 15TN IT

DATO O INDICATORE

AREA: SOCIETÀ E CONTESTO

AREA: ISTRUZIONE E FORMAZIONE

1. Indice di vecchiaia, per sesso (2002)M 92,4 105,0 nd

F 150,3 159,2 nd

MF 120,6 131,4 97,4 (2000)

2. Speranza di vita alla nascita (vita media), per sesso (2000)M 76,9 76,5 75,3

F 83,7 82,5 81,4

3. Incidenza della popolazione ultra65enne (2002)M >65 /M % 14,6 15,9 nd

F >65 /F % 21,6 21,4 nd

F >65 /M>65 1,54 1,44 nd

4. Incidenza degli stranieri residenti (2002)MS /M % 4,3 2,8 (2001) nd

FS /F % 3,6 2,3 (2001) nd

FS /MS 0,87 0,88 (2001) nd

5. Tasso di fecondità totale (2002) 1,55 1,26 1,47

6. Età media al primo matrimonio, per sesso (2002)M 31,7 30,4 (2000) 30,0

F 28,7 27,4 (2000) 27,7

7. Tipologia delle famiglie, per sesso del capofamiglia (2001)Monogenitori % 10,6 8,9 nd

di cui %M 16,7 14,5 nd

di cui %F 83,3 85,5 nd

Persone sole % 22,0 24,8 nd

di cui %M 34,0 37,3 nd

di cui %F 66,0 62,7 nd

8. Tasso di scolarità, per sesso (2002/ 03)Scuola superiore M 72,9 88,1 (2001/02) nd

Scuola superiore F 87,1 91,5 (2001/02) nd

Formazione professionale M 30,5 - -

Formazione professionale F 19,0 - -a a Totale M 91,2 71 (2000/01) 91 (2000/01, BE)

a aTotale F 98,6 71 (2000/01) 91 (2000/01, BE)

9. Tasso di passaggio all'università, per sesso (2001/02)M 55,3 (TAA) 59,1 (2000/01) nd

F 53,5 (TAA) 65,8 (2000/01) nd

10. Tasso di iscrizione all'università, per sesso (2001/02)M 20,6 (TAA) 28,6 (2000/01) nd

F 25,7 (TAA) 37,7 (2000/01) nd

UE 15TN IT

44 45

Avvertenze:

oltre al dato relativo al Trentino e all'Italia, dove esistente e significativo viene riportato il dato medio dell'Unione Europea;

dove non esiste il dato medio UE viene riportato il dato relativo al paese UE meglio posizionato (v. legenda in calce alla tabella);

l'anno di riferimento, se diverso da quello indicato nella descrizione del dato, viene specificato di volta in volta.

TAVOLA DI SINTESI TAVOLA DI SINTESI

11. Indicatore di presenza di genere negli indirizzi di studio (2001/02)Form. Professionale industria, artigianato 0,1 - -

Form. Professionale servizi alla persona 27,7 - -

Scuola superiore indirizzo tecnico 0,4 nd nd

Scuola superiore indirizzo magistrale 11,2 nd nd

Università area dell'ingegneria 0,2 0,2 nd

Università area umanistica 3,0 3,1 nd

AREA: SALUTE12. Rapporto di genere nelle cause di mortalità (2002)

Tumori 0,74 0,74 0,78

Sistema circolatorio 1,28 1,24 1,22

Apparato respiratorio 0,75 0,72 0,95

13. Rapporto di genere nel tasso di infortunio sul lavoro (2002) 0,39 0,51 nd

14. Interruzioni di gravidanza e indici di abortività (2002)Tasso di abortività interruz. volontarie ‰ 6,7 9,1 nd

Rapporto di abortività interruz. volontarie ‰ 151,2 nd nd

Tasso di abortività interruz. spontanee ‰ 6,6 nd nd

Rapporto di abortività interruz. spontanee ‰ 147,8 122,9 nd

15. Organi di governo comunale (1998)Consiglio, F/M % 15,0 18,9 nd

Consiglio, IP 14,9 17,4 nd

Giunta, F/M % 15,0 17,5 nd

Giunta, IP 16,0 16,2 nd

16. Organi di governo provinciale (2003)Consiglio, F/M % 0,0 10,1 nd

Consiglio, IP 0,0 9,2 nd

Giunta, F/M % 33,3 14,7 nd

Giunta, IP 31,1 13,6 nd

17. Organi di governo regionale (2003)Consiglio, F/M % 18,7 14,9 nd

Consiglio, IP 17,4 13,7 nd

Giunta, F/M % 25,0 8,3 nd

Giunta, IP 23,3 7,7 nd

18. Accesso alle cariche dirigenzialiIP - Pubblica Amministrazione (1998) 31,9 41,5 nd

IP - settore privato (1997) 4,6 (TAA) 11,4 (TAA) nd

OCCUPAZIONE19. Gap assoluto di genere nel tasso di occupazione (2002) -24,4 -26,8 -17,2

20. Gap assoluto di genere nel tasso di occupazione per classi di età e per livello di istruzione (2002)35-54 anni -32,2 -36,0 nd

Licenza media -33,9 -32,6 nd

Laurea e specializzazioni -8,3 -11,3 nd

21. Gap relativo di genere nel tasso di occupazione (2002) 0,67 0,61 0,76

22. Gap relativo di genere standardizzato nel tasso di occupazione (2002) -0,33 -0,39 -0,24

23. Gap relativo di genere nelle occupazioni a tempo determinato (2002) 1,80 1,43 1,18

24. Gap relativo di genere nelle occupazioni part-time (2002) 10,4 4,8 5,2

AREA: CITTADINANZA E PARTECIPAZIONE

AREA: ECONOMIA E LAVORO

DATO O INDICATORE UE 15TN IT

DATO O INDICATORE

AREA: SOCIETÀ E CONTESTO

AREA: ISTRUZIONE E FORMAZIONE

1. Indice di vecchiaia, per sesso (2002)M 92,4 105,0 nd

F 150,3 159,2 nd

MF 120,6 131,4 97,4 (2000)

2. Speranza di vita alla nascita (vita media), per sesso (2000)M 76,9 76,5 75,3

F 83,7 82,5 81,4

3. Incidenza della popolazione ultra65enne (2002)M >65 /M % 14,6 15,9 nd

F >65 /F % 21,6 21,4 nd

F >65 /M>65 1,54 1,44 nd

4. Incidenza degli stranieri residenti (2002)MS /M % 4,3 2,8 (2001) nd

FS /F % 3,6 2,3 (2001) nd

FS /MS 0,87 0,88 (2001) nd

5. Tasso di fecondità totale (2002) 1,55 1,26 1,47

6. Età media al primo matrimonio, per sesso (2002)M 31,7 30,4 (2000) 30,0

F 28,7 27,4 (2000) 27,7

7. Tipologia delle famiglie, per sesso del capofamiglia (2001)Monogenitori % 10,6 8,9 nd

di cui %M 16,7 14,5 nd

di cui %F 83,3 85,5 nd

Persone sole % 22,0 24,8 nd

di cui %M 34,0 37,3 nd

di cui %F 66,0 62,7 nd

8. Tasso di scolarità, per sesso (2002/ 03)Scuola superiore M 72,9 88,1 (2001/02) nd

Scuola superiore F 87,1 91,5 (2001/02) nd

Formazione professionale M 30,5 - -

Formazione professionale F 19,0 - -a a Totale M 91,2 71 (2000/01) 91 (2000/01, BE)

a aTotale F 98,6 71 (2000/01) 91 (2000/01, BE)

9. Tasso di passaggio all'università, per sesso (2001/02)M 55,3 (TAA) 59,1 (2000/01) nd

F 53,5 (TAA) 65,8 (2000/01) nd

10. Tasso di iscrizione all'università, per sesso (2001/02)M 20,6 (TAA) 28,6 (2000/01) nd

F 25,7 (TAA) 37,7 (2000/01) nd

UE 15TN IT

46 47

nd il dato, pur riferendosi ad un fenomeno esistente, non è disponibile (per l'anno specificato o con la disaggregazione territoriale indicata)

- il dato si riferisce ad un fenomeno non esistente relativamente alla disaggregazione territoriale indicata

a Il tasso di scolarità è calcolato come rapporto tra gli iscritti di 15-19 anni a qualsiasi livello di istruzione e la fascia di età corrispondente.

b Per l'UE il dato si riferisce alla retribuzione oraria, Fonte: European Community Household Panel

c Fonte per il dato IT e UE: European Community Household Panel

d Fonte per il dato IT e UE: dati nazionali

BE Belgio

DK Danimarca

TAVOLA DI SINTESI

DISOCCUPAZIONE25. Gap assoluto di genere nel tasso di disoccupazione (2002) 3,1 5,2 1,8

26. Gap assoluto di genere nel tasso di disoccupazione per classe di età e per livello di istruzione (2002)15-24 anni 5,9 7,5 0,7

Licenza media 5,7 7,5 nd

Laurea e specializzazioni 0,0 3,5 1,1

27. Gap di genere nel tasso di disoccupazione di lunga durata (2002) 0,6 3,1 1,0

28. Gap relativo di genere nel tasso di disoccupazione (2002) 2,7 1,7 1,3

29. Gap relativo di genere standardizzato nel tasso di disoccupazione (2002) 1,65 0,74 0,26

30. Gap relativo di genere nella forza di lavoro potenziale (2002) 2,3 1,2 (2000) 1,2 (2000)

SEGREGAZIONE31. Indice di segregazione di genere nelle professioni (2000) 22,3 21,8 (2002) 25,1 (2002)

32. Indice di segregazione di genere nei settori occupazionali (2002) 16,6 15,4 17,7

33. Tasso di femminilizzazione rispetto all'occupazione maschile nelle posizioni professionali (2002)Imprenditori e liberi professionisti 18,9 32,1 nd

RETRIBUZIONEb34. Gap di genere nelle retribuzioni (1997) 0,83 0,80 0,84

35. Impatto della genitorialità sull'occupazione (2002)M 21,2 14,2 9,5

F -5,4 -4,9 -12,7

36. Gap relativo di genere nell'impatto della genitorialità sull'occupazione (2002) 1,38 1,30 (2001) 1,36 (2001)

37. Gap relativo di genere nel tempo speso in lavoro di cura c c e lavoro domestico (2002) 0,25 0,25 (1995) 0,24 (1995)

38. Bambini che ricevono assistenza al di fuori della famiglia in proporzione ai bambini della stessa fascia di età (2002)

d d Grado di copertura 14,3 7,0 68 (DK)

Rapporto offerta reale e richiesta reale 80,2 nd nd

AREA: ARMONIZZAZIONE FAMIGLIA-LAVORO

DATO O INDICATORE UE 15TN IT

LE FONTI STATISTICHE UTILIZZATEAGENZIA DEL LAVORO, PAT > Osservatorio Mercato del Lavoro

EUROPEAN COMMISSION > Women and Men in Decision-making http://www.europa.eu.int/comm/employment_social/women_men_stats/index_en.htm (aprile 2004)

EUROSTATEuropean Labour Force SurveyLiving conditions in EuropeMortality StatisticYearbook

INAIL, Statistiche onlinehttp://www.inail.it/statistiche/statistiche.htm

INPS, Osservatorio onlinehttp://www.inps.it/doc/sas_stat/main.html

ISTATAnnuario StatisticoIndagine sulle Forze di LavoroIndagine Multiscopo sulle Famigliehttp://www.istat.it

ISTAT, Demo Istathttp://www.demo.istat.it

MINISTERO DEL TESORO > Ragioneria Generale dello Stato

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI > Dipartimento per le Pari Opportunità tra uomo e donna

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO > Consiglio Provinciale

REGIONE TRENTINO ALTO ADIGE > Ufficio Elettorale

SERVIZIO STATISTICA PATAnnuario statisticoIndagine sulle Forze di Lavoro Indagine Multiscopo sulle Famigliehttp://www.provincia.tn.it/statistica

46 47

nd il dato, pur riferendosi ad un fenomeno esistente, non è disponibile (per l'anno specificato o con la disaggregazione territoriale indicata)

- il dato si riferisce ad un fenomeno non esistente relativamente alla disaggregazione territoriale indicata

a Il tasso di scolarità è calcolato come rapporto tra gli iscritti di 15-19 anni a qualsiasi livello di istruzione e la fascia di età corrispondente.

b Per l'UE il dato si riferisce alla retribuzione oraria, Fonte: European Community Household Panel

c Fonte per il dato IT e UE: European Community Household Panel

d Fonte per il dato IT e UE: dati nazionali

BE Belgio

DK Danimarca

TAVOLA DI SINTESI

DISOCCUPAZIONE25. Gap assoluto di genere nel tasso di disoccupazione (2002) 3,1 5,2 1,8

26. Gap assoluto di genere nel tasso di disoccupazione per classe di età e per livello di istruzione (2002)15-24 anni 5,9 7,5 0,7

Licenza media 5,7 7,5 nd

Laurea e specializzazioni 0,0 3,5 1,1

27. Gap di genere nel tasso di disoccupazione di lunga durata (2002) 0,6 3,1 1,0

28. Gap relativo di genere nel tasso di disoccupazione (2002) 2,7 1,7 1,3

29. Gap relativo di genere standardizzato nel tasso di disoccupazione (2002) 1,65 0,74 0,26

30. Gap relativo di genere nella forza di lavoro potenziale (2002) 2,3 1,2 (2000) 1,2 (2000)

SEGREGAZIONE31. Indice di segregazione di genere nelle professioni (2000) 22,3 21,8 (2002) 25,1 (2002)

32. Indice di segregazione di genere nei settori occupazionali (2002) 16,6 15,4 17,7

33. Tasso di femminilizzazione rispetto all'occupazione maschile nelle posizioni professionali (2002)Imprenditori e liberi professionisti 18,9 32,1 nd

RETRIBUZIONEb34. Gap di genere nelle retribuzioni (1997) 0,83 0,80 0,84

35. Impatto della genitorialità sull'occupazione (2002)M 21,2 14,2 9,5

F -5,4 -4,9 -12,7

36. Gap relativo di genere nell'impatto della genitorialità sull'occupazione (2002) 1,38 1,30 (2001) 1,36 (2001)

37. Gap relativo di genere nel tempo speso in lavoro di cura c c e lavoro domestico (2002) 0,25 0,25 (1995) 0,24 (1995)

38. Bambini che ricevono assistenza al di fuori della famiglia in proporzione ai bambini della stessa fascia di età (2002)

d d Grado di copertura 14,3 7,0 68 (DK)

Rapporto offerta reale e richiesta reale 80,2 nd nd

AREA: ARMONIZZAZIONE FAMIGLIA-LAVORO

DATO O INDICATORE UE 15TN IT

LE FONTI STATISTICHE UTILIZZATEAGENZIA DEL LAVORO, PAT > Osservatorio Mercato del Lavoro

EUROPEAN COMMISSION > Women and Men in Decision-making http://www.europa.eu.int/comm/employment_social/women_men_stats/index_en.htm (aprile 2004)

EUROSTATEuropean Labour Force SurveyLiving conditions in EuropeMortality StatisticYearbook

INAIL, Statistiche onlinehttp://www.inail.it/statistiche/statistiche.htm

INPS, Osservatorio onlinehttp://www.inps.it/doc/sas_stat/main.html

ISTATAnnuario StatisticoIndagine sulle Forze di LavoroIndagine Multiscopo sulle Famigliehttp://www.istat.it

ISTAT, Demo Istathttp://www.demo.istat.it

MINISTERO DEL TESORO > Ragioneria Generale dello Stato

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI > Dipartimento per le Pari Opportunità tra uomo e donna

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO > Consiglio Provinciale

REGIONE TRENTINO ALTO ADIGE > Ufficio Elettorale

SERVIZIO STATISTICA PATAnnuario statisticoIndagine sulle Forze di Lavoro Indagine Multiscopo sulle Famigliehttp://www.provincia.tn.it/statistica

48

AA. VV. (2002), Un sistema di monitoraggio e valutazione in un'ottica di genere. Un manuale per l'uso, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano.

Beck T. (1999), Using Gender-Sensitive Indicators. A Reference Manual for Governments and Other Stakeholders, Commonwealth Secretariat, London.

Bimbi F. (1998), Statistiche di genere. Un'esigenza di qualità, Quarta Conferenza Nazionale di Statistica.

Bimbi F. (a cura di) (2003), Differenze e disuguaglianze. Prospettive per gli studi di genere in Italia, Il Mulino, Bologna.

Boffo S. et al. (2003), La luce che non c'è. Indicatori di genere in campo formativo, in Bimbi F. (a cura di) (2003).

Commission Europeenne (2004), Renforcer la dimension locale de la strategie europeenne pour l'emploi: etude de faisa-bilite sur les indicateurs destines aux niveaux regional et local et a l'economie sociale, DG Empoi at affaires sociales, Brussels.

Commissione Europea (2003), La situazione sociale nell'Unione Europea In breve, Lussemburgo.

Del Re A. (2003), I paradossi di genere nella rappresentanza, in Bimbi F. (a cura di) (2003).

European Commission - Working Group on Gender and Indicators of the Advisory Committee on Gender Equality (2001), Note on Gender Sensitive Indicators, DG Employment and Social Affairs, Brussels.

European Commission (2002a), Increasing labour participation and promoting active ageing, DG Employment and Social Affairs, Brussels.

European Commission (2002b), Joint Employment Report, DG Employment and Social Affairs, Brussels.

European Commission (2003), Employment in Europe 2003, Luxemburg: Office for Official Publications of the European Communities.

European Commission (2004a), Draft Joint Employment Report 2003/2004, DG Employment and Social Affairs, Brussels.

European Commission (2004b), Report on equality between women and men, Brussels.

Facchini C. (2003), Per una lettura di genere delle condizioni di salute, in Bimbi F. (a cura di) (2003).

Feletto M., Schizzerotto A. (2001), Le donne nella dirigenza pubblica in Trentino, Provincia Autonoma di Trento, Trento.

ISFOL (2002), Indirizzi operativi per l'attuazione delle Linee Guida VISPO. Indicazioni per la riprogrammazione FSE, ISFOL Unità Pari Opportunità, Roma.

Istat (2003), Annuario statistico italiano 2003, Istat, Roma.

Mata-Greenwood A. (1999), Incorporating gender issues in labour statistics, International Labour Office Bureau of Statistics.

Plantenga et al. (2003), Towards an EU gender equality index. Feasibility study commissioned by and presented to the European Commission, UMIST.

Rubery J., Fagan C., Grimshaw D., Figueiredo H., Smith M. (2002), Indicators on Gender Equality in the European Employment Strategy, EWERC, Manchester School of Management, UMIST.(http://www2.umist.ac.uk/management/ewerc/egge/egge.html)

Statistics Sweden (2002), The Gender Equality Index, http://www.h.scb.se/scb/bor/scbboju/jam_htm_en/index.asp (2 maggio 2004).

UNDP - United Nations Development Programme (2001), Gender Analysis, UNDP Learning and Information Pack.

UNDP - United Nations Development Programme (2003), Human Deveolpment Report 2003, Oxford University Press, New York.

Villa P. (2003), I giovani in Trentino: processi formativi, inserimento lavorativo ed esiti occupazionali, in Osservatorio del Mercato del Lavoro PAT (2003), XVIII Rapporto sull'occupazione in provincia di Trento, Trento.

Riferimenti bibliografici

Finito di stampare nel mesedi giugno 2004

Grafica:

Prim@ - Agenzia di pubblicità (TN)

48

AA. VV. (2002), Un sistema di monitoraggio e valutazione in un'ottica di genere. Un manuale per l'uso, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano.

Beck T. (1999), Using Gender-Sensitive Indicators. A Reference Manual for Governments and Other Stakeholders, Commonwealth Secretariat, London.

Bimbi F. (1998), Statistiche di genere. Un'esigenza di qualità, Quarta Conferenza Nazionale di Statistica.

Bimbi F. (a cura di) (2003), Differenze e disuguaglianze. Prospettive per gli studi di genere in Italia, Il Mulino, Bologna.

Boffo S. et al. (2003), La luce che non c'è. Indicatori di genere in campo formativo, in Bimbi F. (a cura di) (2003).

Commission Europeenne (2004), Renforcer la dimension locale de la strategie europeenne pour l'emploi: etude de faisa-bilite sur les indicateurs destines aux niveaux regional et local et a l'economie sociale, DG Empoi at affaires sociales, Brussels.

Commissione Europea (2003), La situazione sociale nell'Unione Europea In breve, Lussemburgo.

Del Re A. (2003), I paradossi di genere nella rappresentanza, in Bimbi F. (a cura di) (2003).

European Commission - Working Group on Gender and Indicators of the Advisory Committee on Gender Equality (2001), Note on Gender Sensitive Indicators, DG Employment and Social Affairs, Brussels.

European Commission (2002a), Increasing labour participation and promoting active ageing, DG Employment and Social Affairs, Brussels.

European Commission (2002b), Joint Employment Report, DG Employment and Social Affairs, Brussels.

European Commission (2003), Employment in Europe 2003, Luxemburg: Office for Official Publications of the European Communities.

European Commission (2004a), Draft Joint Employment Report 2003/2004, DG Employment and Social Affairs, Brussels.

European Commission (2004b), Report on equality between women and men, Brussels.

Facchini C. (2003), Per una lettura di genere delle condizioni di salute, in Bimbi F. (a cura di) (2003).

Feletto M., Schizzerotto A. (2001), Le donne nella dirigenza pubblica in Trentino, Provincia Autonoma di Trento, Trento.

ISFOL (2002), Indirizzi operativi per l'attuazione delle Linee Guida VISPO. Indicazioni per la riprogrammazione FSE, ISFOL Unità Pari Opportunità, Roma.

Istat (2003), Annuario statistico italiano 2003, Istat, Roma.

Mata-Greenwood A. (1999), Incorporating gender issues in labour statistics, International Labour Office Bureau of Statistics.

Plantenga et al. (2003), Towards an EU gender equality index. Feasibility study commissioned by and presented to the European Commission, UMIST.

Rubery J., Fagan C., Grimshaw D., Figueiredo H., Smith M. (2002), Indicators on Gender Equality in the European Employment Strategy, EWERC, Manchester School of Management, UMIST.(http://www2.umist.ac.uk/management/ewerc/egge/egge.html)

Statistics Sweden (2002), The Gender Equality Index, http://www.h.scb.se/scb/bor/scbboju/jam_htm_en/index.asp (2 maggio 2004).

UNDP - United Nations Development Programme (2001), Gender Analysis, UNDP Learning and Information Pack.

UNDP - United Nations Development Programme (2003), Human Deveolpment Report 2003, Oxford University Press, New York.

Villa P. (2003), I giovani in Trentino: processi formativi, inserimento lavorativo ed esiti occupazionali, in Osservatorio del Mercato del Lavoro PAT (2003), XVIII Rapporto sull'occupazione in provincia di Trento, Trento.

Riferimenti bibliografici

Finito di stampare nel mesedi giugno 2004

Grafica:

Prim@ - Agenzia di pubblicità (TN)