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“Discutiamo di scuola elementare”

Maestro prevalente, moduli, diritti dei bambini

*Parole chiave: elementare, il passato ci rassicura, coscientemente o meno. Maestro: chi è davvero maestro?

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Un po’ di storia normativa

Ricordare fa bene a tutti !

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Andando a ripercorre la storia dell’organizzazione della scuola primaria, i cambiamenti sono stati molti: i programmi del 1984, l’arrivo dei moduli in fase sperimentale negli anni 1987-1988 e poi in via definitiva con la legge 148/90.

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Moduli

• È utile riflettere sulle motivazioni che portarono all’introduzione dei Moduli nella scuola italiana.

• I moduli introdotti con la legge 148/90 non furono l’esito di un’azione di rinnovamento pedagogico ma di un patteggio con le organizzazioni sindacali per salvare i posti di lavoro a fronte di un decremento del numero di alunni.

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• Furono così previsti tre insegnanti ogni due classi che si suddividevano equamente gli ambiti disciplinari.

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Ci è voluto parecchio tempo per “far accettare” ai maestri questo cambiamento

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I docenti già con l’avvio dei moduli avevano evidenziato la perplessità per

• la presenza di troppi insegnanti all’interno della classe, venendo così a mancare l’importante figura di riferimento

• la frammentazione nel lavoro didattico degli spazi e dei tempi educativi

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Nel 1996, considerate le difficoltà dell’organizzazione modulare, uscì la

CM 116 che dava l’opportunità alle scuole di  una maggiore flessibilità di scelta organizzativa

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«In I e II, l’intervento di un docente con maggior esperienza temporale in ciascuna classe, che svolga funzioni “tutoriali” per agevolare la gradualità negli apprendimenti e nelle relazioni educative, non deve comunque superare i 2/3 del tempo curricolare.

Questa modalità organizzativa si può attuare, ad esempio: -         estendendo i tempi delle discipline di un ambito; -         aggregando ad un ambito un maggior numero di discipline; -         assegnando anche due ambiti allo stesso docente, ma

avendo cura -in tal caso- di non attribuirgli lingua italiana e matematica insieme».

Così recitava la circolare

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• Parecchie scuole hanno sperimentato questa figura dell’insegnante prevalente (18/22 ore in una classe), secondo questo schema esemplificativo:

• -          insegnante prevalente ( italiano / antropologia/ed. musicale./ed.

all’immagine )• -          altre ore ad un insegnante ( Matematica / Scienze / ed. motoria)

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• Con la riforma Moratti L. 53/’03 fu introdotta la figura dell’insegnante

“tutor” o prevalente all’interno della classe per diciotto e più ore, perciò l’organizzazione oraria modulare risulta così configurata: due insegnanti tutor – uno per classe -ed il terzo che divide il proprio orario di servizio equamente sulle due classi.

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• Anche se con il ministro Fioroni fu tolto l’ obbligo della prevalenza occorre dire che in molti Collegi Docenti essa è stata recepita, condivisa e continua ad esser attuata con convinzione.

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Perché questa modalità organizzativa permane

Questa esperienza collaudata negli anni ha evidenziato per l’alunno le possibilità di trovare una modalità

relazionale più idonea allo sviluppo del suo “io”, mentre ha dato occasione ai  docenti di condividere e confrontarsi nel percorso educativo, didattico, metodologico e valutativo messo in atto. In questo modo si è cercato di tenere in considerazione un principio fondamentale: l’organizzazione oraria della scuola e la pianificazione delle attività scolastiche siano pensate in funzione dello studente, e non viceversa.

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• Basta domandarsi questo: l’orario della scuola strutturato come “balletto vorticoso” di comparse e ricomparse delle varie materie facilita l’attenzione, favorisce l’apprendimento significativo e critico, promuove il dialogo e il lavoro sul testo, educa alla memoria? Domanda che dobbiamo porci in questi giorni in cui è in atto l’attività organizzativa nelle scuole, perché anche l’aspetto organizzativo incide sull’apprendimento dei nostri ragazzi.

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Non dimentichiamo che abbiamo la possibilità con il DPR 275/ ’99 la possibilità della flessibilità organizzativa e didattica che ancora non viene colta .

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Ma al di là della normativa la scuola la fa il docente nel rapporto

con l’alunno

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Alcuni livelli di analisi COSA VALE?

COSA DOBBIAMO SEMPRE E COMUNQUE SALVARE?

Quali i “diritti” o i “bisogni” irrinunciabili dei bambini, delle famiglie e dell’insegnante?

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1°: I diritti (o bisogni) dei bambini

IL VERO PUNTO DI PARTENZABisogno:• di certezze (1° della mamma e del papà)

• di modelli adulti significativi (1 o più di 1, purché l’adulto si giochi in un vero dialogo educativo, rischiando la sua autorevolezza)

• d’imparare rischiando la propria libertà• di riconoscere nella realtà la complessità e

l’unitarietà del sapere

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2. Bisogni dell’insegnante

• Rischiare la propria persona dentro il lavoro

• Condividere il percorso educativo e di insegnamento (uscire dalla dannosa autoreferenzialità)

• Approfondire il proprio sapere (la sua formazione resta, a tutt’oggi, necessariamente, generica, ma il sapere, anche e soprattutto nei suoi fondamenti, non è generico)

• Avere strumenti per gestire la complessità (non essere lasciato solo, pur col suo desiderio, in situazioni dove la complessità prende il sopravvento)

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3. Bisogni della famiglia

• Avere fiducia nel nuovo riferimento educativo - adulto del proprio bambino

• Veder garantito il diritto allo studio e all’apprendimento

• Partecipare al percorso educativo e formativo del proprio figlio.

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Quali bisogni devono essere salvaguardati?

• Un insegnante che garantisca un riferimento più stabile per il bambino e la famiglia (prevalente/i?) -pur dentro il mantenimento di un dialogo di confronto e di stimolo reciproco - e maggior unitarietà nell’insegnamento.

• Maggior unitarietà dell’orario all’interno della classe e semplificazione dell’orario dello stesso plesso, con più ore continuative di frontalità che possono favorire uno spazio maggiore per il dialogo, la riflessione, anche sul testo o sulle problematiche educative

• Più risparmio nella spesa “personale” per più investimento nella spesa “qualità” (bisogno di riforma e di vera autonomia!!!).

• Attenzione alla sicurezza degli edifici (molti quasi centenari) e necessaria responsabilità nel tener conto della difficoltà finanziaria.

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Punti di criticità• Rapporto alunno docente innanzitutto normativo (comportamento-rendimento; min. 6

o bocciatura sc. Sec. 1°-2° grado)• Meglio il vecchio “portfolio” dei voti in decimi.• La maturazione di responsabilità è frutto del guardare e vivere un rapporto o

dell’educazione alla Cittadinanza?• Maestro “unico”: manca di osservazione della realtà, dato che in questi anni è

accresciuta la competenza disciplinare e sono stati introdotti l’insegnante di lingua inglese, di religione e di sostegno. Inoltre va considerato che la scuola primaria italiana è ai più alti livelli nei confronti internazionali e che tutto ciò avviene riuscendo ancora ad accogliere alunni disabili e alunni stranieri (in costante aumento).

• Vanno garantiti i livelli essenziali di apprendimento individuando le discipline essenziali, nonché la possibilità per i docenti di mantenere ambiti di lavoro, di confronto, di scambio di esperienze e di coordinamento collegiali.

• Anche pensando ad un curricolo verticale in rapporto con la scuola media ( certificazione delle competenze in V elementare , in terza media ed alal finel

dell’obbligo di istruzione – seconda superiore )Perché alle medie i risultati dell’apprendimento sono così scarsi?

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Luci ed ombre del maestro prevalente

- richiesta di un punto preciso di riferimento nella relazione educativa

maestro – alunno se questa non funziona chi ci rimette ?

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Maria Zambranopedagogista e filosofa

Educare significa …

Dal testo Per l’amore e per la libertà.scritti sulla filosofia e sull’educazione Tradotto in italia LM Durante .Marietti Genova Milano 2008

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- rischio dell’ invasione multidiplinare della scuola elementare

( es.orario in classe prima )

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È una ricchezza potersi avvalere di esperti che svolgono per esempio attività sportiva o concertistica o espositiva o teatrale oltre all'insegnamento. Essi possono essere gli stessi docenti nelle ore “eccedenti” o – come avviene già da anni in molte scuole attraverso collaborazioni stabili e fruttuose con singoli o associazioni presenti sul territorio nel settore dello sport (mini-basket, mini-volley, scuola calcio); musicale (Scuole e Accademie musicali, Banda del paese); artistico (Scuole di Disegno, Accademie d’arte). Potrebbero quindi essere valorizzate le esperienze che hanno avuto una ricaduta positiva sull’apprendimento degli alunni secondo la valutazione dei docenti.

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Dall’esperienza delle mie maestre, un’idea per provare a concludere

1. es. unità di apprendimento

2. es. organizzazione “ la bellezza…”

3. Modelli orari