Dalle tossine e lo stress alla malattia psicosomatica
Curare le sofferenze del corpo ed i disagi della mente con l’Omotossicologia
di: Zahi Shokha
Il corpo e la psiche s'influenzano a vicenda grazie alle loro interconnessioni, che avvengono
attraverso un sistema complesso detto “Sistema Psico–Neuro–Immuno–Endocrino e Metabolico”,
in acronimo “PNEI-M”. Quando questo sistema si auto-regola in modo corretto o con terapia
appropriata, una volta passato l’evento stressante fisico o psichico che sia, la reazione
psicosomatica si esaurisce e tutto ritorna come prima.
Quando il meccanismo 's’inceppa' vale a dire si blocca, il corpo e la mente non vivono più in
armonia ed entrano in reciproca tensione. Allora compare il pensiero negativo, costituito da: stress,
ansia, tensione, irritabilità, segnali di malessere del corpo, perdita d’interessi con perdita di
motivazione, etc. In tali circostanze non si riesce più a fronteggiare i segnali fastidiosi del corpo che
si manifestano sotto forma di sintomi vari e vaghi, a testimonianza del disagio della mente e, così, si
sviluppa la malattia psicosomatica.
L’approccio psicosomatico risulta di notevole interesse nello studio dell’omotossicologia, che non
è una semplice metodica terapeutica, bensì un approccio originale ed organico ad un gran numero di
patologie sia fisiche che psicosomatiche.
L’Omotossicologia è la moderna concezione dell’omeopatia classica; fondata ufficialmente
nell’anno 1952 dal dott. Hans-Heinrich Reckeweg. Essa rappresenta un'evoluzione delle teorie
omeopatiche formulate dal dott. Hanhemann già nel 1796. Rispetta e consolida quella che era la
concezione primaria dell’omeopatia, che si basa sulla regola del "Similia Similibus Curentur",
per cui la caratteristica principale del farmaco omeopatico è l’uguaglianza speculare tra il quadro
farmacologico del rimedio e lo stato patologico del paziente.
L’Omotossicologia ha dato un ruolo preminente allo studio del tessuto connettivo, formato dalla
matrice intercellulare o mesenchima costituente l’ambiente - l’habitat - dove sono immerse e vivono
le cellule del nostro organismo.
I concetti fondamentali introdotti da Recheweg padre dell’omotossicologia sono quelli della
Medicina Biologica nell’accezione letterale di Omotossina. Recheweg afferma e dimostra che nel
momento in cui l’organismo viene a contatto con qualsiasi sostanza introdotta o generàtasi
all’interno dell'organismo, si attiva una lotta fra l’organismo e tali sostanze; espressione, appunto,
dell’attivazione di una difesa interna (Grande Difesa) contro queste tossine, producendo situazioni
patologiche molto complesse che colpiscono non casualmente diverse strutture organiche e che
evolvono secondo criteri ben definiti, con l’induzione dapprima di reazioni infiammatorie e,
successivamente, determinando danni degenerativi a carico dei tessuti; quindi il sistema biologico è
in grado di rimediare a un danno alla salute dell'essere umano; tali sostanze vengono classificate in:
Endogene - prodotte dal nostro organismo nel corso del metabolismo (ac. urico, istamina, urea,
colesterolo etc.), soprattutto se prodotte in eccesso (in dosi normali le stesse sostanze svolgono solo
ruoli fisiologici); Esogene - possono essere introdotte nell'organismo dall'esterno (sostanze
chimiche, batteri, virus, antigeni, réfusi di putrefazione intestinale indotta da disbiosi intestinale,
tossici alimentari, ambientali, professionali, inquinanti, farmaci, fattori stressogeni, stimoli psichici
negativi, emozioni che bloccano ).
.
(Fig. 1)
La presenza di queste sostanze all'interno dell'organismo è in grado di aumentare lo stato di
disordine del sistema stesso, iniziando una lotta tra l’organismo e le omotossine, fino allo sviluppo
della malattia vera e propria. Per cui la malattia, non è più una concezione negativa ma un’azione
liberatoria dell’organismo, una difesa o meglio una "Grande Difesa", come la definisce Recheweg,
nei confronti di questa omotossina che deve essere eliminata. Pertanto, è fondamentale per la salute
l’eliminazione delle omotossine; se l'organismo non riesce a smaltirle con l'attivazione dei processi
infiammatori per notevole sovraccarico tossico, per insufficienza dei sistemi difensivi e/o perché
l'uso degli stessi antiinfiammatori blocca la risposta difensiva stessa, è costretto a depositarle,
dapprima nel tessuto connettivo e, poi, all’interno delle cellule. Quindi l’omotossicologia ha
attribuito molti sintomi clinici all’intossicazione della matrice connettivale che creava
secondariamente problemi di comunicazione, nutrizione, sopravvivenza per le varie cellule.
(Fig. 2)
Non è più il sintomo che bisogna combattere come avviene nella medicina ufficiale, ma la sostanza
tossica che l’ha innescata attivando la lotta dell’organismo; quindi non esiste un farmaco risolutivo
specifico di patologia ma una strategia terapeutica complessa che tenga conto non solo dei fattori
della malattia (agenti patogeni) ma anche del terreno biologico del paziente e dell’inquadramento di
fase sotto il profilo Omotossicologico.
Secondo l’Omotossicologia le patologie evolvono passando attraverso una serie di “Fasi” che
rappresentano un approfondimento progressivo della malattia; la collocazione di ogni malattia nella
Tavola delle Omotossicosi del Prof. H.H. Rechewg porta ad ipotizzare, ricercare o trovare
un’eziologia su cui fondare la strategia terapeutica. Reckeweg distingueva sei fasi di risposta
antitossica. Le prime tre rappresentano reazioni relativamente innocue; chiamate fasi umorali –
con predominio della capacità di espulsione delle omotossine. Con la capacità di liberare i fattori
che provocano il processo infiammatorio, le tossine vengono neutralizzate e la matrice
mesenchimale si trasforma dallo stato gel allo stato sol, fluidificando le tossine fino ad eliminarle
con l’escrezione. In questa fase la prognosi è favorevole e si ha la guarigione spontanea e completa
con "restituito ad integrum". Le tre fasi seguenti sono molto più gravi; chiamate fasi cellulari -
comprendono patologie (malattie) che ormai hanno provocato lesioni cellulari rendendo
impossibile, o perlomeno altamente improbabile l’autoguarigione. La fase finale della malattia porta
alla compromissione della struttura stessa della cellula. In questa fase si ha un blocco cellulare, con
arresto del ciclo di Krebs, fondamentale in molteplici processi biochimici dell’organismo. Gli
enzimi cellulari sono fermi e la respirazione cellulare è bloccata. In questa fase si ha la produzione
di radicali liberi per ossidazione a livello molecolare. La prognosi diventa sempre più sfavorevole.
Quanto più ci troviamo a destra della Tavola delle Omotossicosi, (Fig. 3) di solito queste fasi
lasciate a sé, non hanno possibilità di guarigione, ma tendono ad avere un’evoluzione progressiva
che significa peggioramento o “vicariazione progressiva” (cfr. a destra della Tavola delle
Omotossicosi). Mentre in senso opposto si ha un’evoluzione regressiva o vicariazione regressiva
(cfr. a sinistra della Tavola delle Omotossicosi), che è positiva e porta a spostare la malattia da una
fase cellulare ad andamento stabile ad una fase umorale più vantaggiosa; cioè con il processo detto
di “vicariazione regressiva”, in modo graduale, si giunge fino alla guarigione.
L’Omotossicologia quindi attribuisce un ruolo fondamentale allo sblocco delle tossine,
all’integrazione di minerali ed aminoacidi ed allo stimolo della depurazione tissutale. È questa
l’arma vincente, la teoria dell’Omotossicologia, la nuova frontiera della Medicina Biologica.
Anche in àmbito psicosomatico l’Omotossicologia ha dato un contributo sostanziale
nell’interpretazione dei sintomi psicosomatici partendo dalla situazione organica generale e, più in
particolare, dal livello d’intossicazione all’interno del mesenchima connettivale.
Molti sintomi ed in primis quelli psicologici, sono direttamente correlati ad una alterazione del
connettivo ed è importante riconoscerli perché spesso essi rappresentano l’evidenza di una fase
patologica che può essere ancora reversibile. La maggior parte delle patologie psicosomatiche
correnti sono da classificare come patologie umorali nelle quali il drenaggio tossinico e lo stimolo
degli emuntori possono avere un ruolo chiave nella terapia. Quando si passa a considerare le
patologie di altra natura, quali la schizofrenia o la demenza, ci si colloca in un ambito differente,
non più di competenza della Omotossicologia e che richiedono, quasi inevitabilmente, il ricorso ai
farmaci chimici convenzionali.
(Fig. 3)
INQUADRAMENTO OMOTOSSICOLOGICO DEI SINTOMI MENTALI
I moltissimi sintomi psicosomatici e psicologici del Repertorio Omotossicologico sono distribuiti
nella tabella omotossicologia delle sei Fasi reattive, agevolmente individuabili, se si tiene conto del
significato di queste fasi.
FASE DI ESCREZIONE
In questa prima fase umorale, sostanzialmente fisiologica, si collocano i sintomi dello stato di
essere del paziente. Essi non sono espressione di una situazione patologica bensì della situazione di
fondo psicoattitudinale e comportamentale del paziente che lo caratterizza come individuo e che è
stata determinata da fattori genetici, ambientali, educativi.
FASE DI REAZIONE
In questa seconda fase umorale si collocano i sintomi indice di iper-reattività mentale. Sono
espressione di iperattivazione, di "infiammazione" della mente che reagisce in maniera esagerata,
manifestando vari sintomi, a sollecitazioni comuni o comunque non rilevanti.
FASE DI DEPOSITO
In questa terza fase umorale si collocano i sintomi indice di problematiche fobiche. Sono
espressione di blocco, di incapacità di reazione, di esaurimento. In questo ambito rientrano tutti i
disturbi fobici e maniacali, i rituali, i gravi disturbi dell'umore in generale.
FASE DI IMPREGNAZIONE
In questa prima fase cellulare si collocano i sintomi indice di isolamento dal contesto sociale. Sono
espressione di approfondimento della problematica psichica che si manifesta con chiusura,
involuzione, incapacità di comunicare con l'esterno, pessimismo, angoscia, perdita della reattività
per incapacità strutturale e consolidata di affrontare le problematiche quotidiane.
FASE DI DEGENERAZIONE
In questa seconda fase cellulare si collocano i sintomi indice di depressione endogena e di
iporeattività. Sono espressione di cattivo funzionamento della mente che tende ad esaurire le sue
facoltà manifestando sintomi di compromissione profonda quali il desiderio di suicidio, le angosce
più gravi, la depressione endogena ricorrente e grave e così via.
FASE DI DEDIFFERENZIAZIONE
In questa terza fase cellulare si collocano i sintomi indice di totale deconnessione della mente del
paziente dalla realtà circostante. Sono espressione di sovvertimento completo dell'attività mentale
che si manifesta in sintomi abnormi molto gravi ed in malattie psichiche quasi sempre incurabili
quali le psicosi più profonde e la schizofrenia.
Fasi Omotossicologiche e reattività
(Fig.4)
STRATEGIA TERAPEUTICA OMOTOSSICOLOGICA
L’Omotossicologia rappresenta il perfetto punto d’incontro tra allopatia e omeopatia partendo
dall’esame obiettivo e dagli esami diagnostici, cioè dall’approccio clinico ed integrato con la
valutazione dello stadio dell’inquadramento reattivo della patologia e dello stato psicofisico del
paziente, fino ad arrivare ai protocolli della terapia utilizzando i rimedi omotossicologici.
(Fig.5)
Il concetto di omotossicologia comprende la diagnosi e la terapia per l’inquadramento delle
patologie somatiche e per l’inquadramento delle patologie mentali.
La terapia omotossicologica delle malattie non elimina il sintomo ma lancia un vero e proprio
impulso verso la guarigione basata sul concetto di detossificazione della cellula e della matrice
connettivale; cioè induce la neutralizzazione, l’eliminazione delle tossine stesse e l’attivazione delle
difese immunologiche dell’organismo fino al drenaggio delle tossine mobilizzati.
(Fig.6)
La strategia terapeutico omotossicologica è come segue;
- Detossificazione del sistema neuro vegetativo; processo volto alla neutralizzazione ed
eliminazione dai tessuti (cellula) di tossine specifiche che hanno provocato la patologia.
- Drenare gli organi mesenchimale dalle tossine liberate dal processo di detossificazione
con l’attivazione dei tessuti od organi ad attività emuntoriale (pelle, intestino, polmoni,
fegato e rene) per l’escrezione aspecifica dei fattori tossici.
- Modulare l’iper-reattività del paziente e della sua situazione psicoattitudinale e
comportamentale, nonché dei fattori di stress che provocano situazioni ansiogene. Tali
processi fisiopatologici si trovano nelle fasi di escrezione e reazione.
- Regolare la dis-reattività del paziente dove presenta dei segni di blocco con le sue fobie
ed i suoi sbalzi d’umore fino all’isolamento sociale. Tali situazioni patologiche si
trovano nelle fasi di deposito ed impregnazione.
- Stimolare l’ipo-reattività del paziente che entra nella fase depressiva esogena ed
endogena che può svilupparsi nella psicosi e nella schizofrenia in generale. Tali
situazioni patologiche si trovano nelle fasi di degenerazione e differenzazione.
- Riequilibrare il sistema psico-neuro-immuno-endocrino e metabolico ( PNEI-M ) con il
meccanismo della regolazione fisiologica e con il ripristino del ritmo sonno veglia. In
quest’ultimo caso, si può (ri)mettere in moto l’equilibrio del sistema neuro-vegetativo
con la semplice regolazione del metabolismo del paziente in rapporto al suo specifico
assetto ormonale.
(fig.7)
“Curare l'Uomo, non la malattia; La causa, non l’effetto!”
(Edward Bach, medico, 1886-1936).
Bibliografia
1. Reckeweg H.H., “ Homeopathia antihomotoxica Band I-II”, Ed. Aurelia Verlag, Baden
baden 1981.
2. Bianchi I., "Repertorio Omeopatico - Omotossicologico Materia Medica Omotossicologica",
Milano, Guna Editore, 1993.
3. Bianchi I., “ Omotossicologia” In .: “ Le Medicine Complementari : Definizioni,
Applicazioni, Evidenze scientifiche disponibili, Torino, UTET Periodici Scientifici, 2000
4. Bianchi I., “Omotossicologia e Patologia del Tessuto Connettivo", Rivista Italiana di
Omotossicologia, Milano, Guna Editore, n.3, 1996, P. 8-12
5. Bianchi I., "Argomenti di Omotossicologia", Vol. 2, Milano, Guna Editore, 1990
6. Ordinario antihomotoxica et materia medica – heel
7. Canesteri R., Godino A., “Trattato di psicologia”, CLUEB, Bologna, 2002.
8. Glen O. Gabbard, “Psichiatria e psicodinamica”,Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002.
9. Pellegrino F.; “Psicosomatica”, Il Saggiatore, Milano, 1998.
10. Trombini G.; Baldoni F., “Disturbi psicosomatici”, Il Mulino, Bologna, 2001.
11. Rosita Filari., “La visione Psicosomatica”
Rosita Filari., Mente e corpo nella psicosomatica – la dicotomia mente/corpo.
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