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CSTG-Newsletter n.88 ottobre 13 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt www.cstg.it ___________________________________________________________________________

Edit 1 Topic 4 Scuola e dintorni 8 Eventi 21 Dare Corpo 22 Segnalazioni 25 Perls’s pearls 26 Risonanze 27 Visti e letti 27 Da giornali e riviste 28 Trips and dreams 31 Poiesis 33 Witz e Giochi 34 Orthos 35

Edit Apriamo la nostra NL n. 88 con un haiku … autunnale: Colori caldi/ci ripagano ora/dei primi freddi. Come topic, pubblichiamo un contributo dello Scrivente su West and East coasts: la formazione nella Gestalt terapia tra scienza ed esperienza, tratto, in parte, dal capitolo A manera de epilogo: al logos le gusta esconderse - Heraclito (A maniera di epilogo: Il logos ama nascondersi - Eraclito) pubblicato su Gestalt de vanguardia (Gestalt di avanguardia) a cura di Claudio Naranjo Ed. La Llave 2004. Nello stesso si mettono a confronto l’orientamento prioritariamente esperienziale proprio della tradizione californiana (per la quale si fa riferimento, oltre che a Perls al contributo di C. Naranjo) con quello prioritariamente teorico proprio della tradizione newyorkese nella Gestalt terapia. Pur ispirandosi la nostra Scuola alla fase più matura e creativa del Perls della West Coast riteniamo tuttavia fondamentale integrare i contributi teorici sulla “teoria del sé” che rappresentano la struttura di fondo della epistemologia gestaltica. Come acutamente viene detto in premessa al Gestalt Therapy (1951) “Sia per la redazione di questo libro sia per la sua comprensione profonda è indispensabile un atteggiamento che, come teoria, permea realmente di sé il contenuto e il metodo del libro. Pertanto il lettore si trova apparentemente di fronte a un compito impossibile: per capire il libro egli deve avere una mentalità 'gestaltista', e per acquistare quest'ultima, deve capire il libro. Per fortuna, questa difficoltà è ben lontana dall'essere insuperabile, poiché non sono gli autori che hanno inventato una tale mentalità. Al contrario, noi crediamo che il punto di vista gestaltico, sia l'approccio originario, naturale e non deformato alla vita; cioè, al pensare, all’agire, e al sentire dell'uomo”. Nella Rubrica su “Scuola e dintorni” vengono presentate le serate di presentazione della Scuola oltre agli Open days. Viene inoltre presentato il CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST-DIPLOMA in COUNSELING PSICOLOGICO – le cui date definitive verranno inviate a breve - che intende venire incontro ad esigenze di approfondimento anche nel campo della psicopatologia al fine di dare utili informazioni sulla possibilità di riconoscere le principali forme cliniche in psichiatria anche al fine di inviare a professionisti professionalmente più formati casi clinici più complessi. Nell’ambito dell’adeguamento degli insegnamenti verrà sistematizzato il PROGRAMMA DI PSICOPATOLOGIA PER I CORSI DI PSICOTERAPIA a cura di R. Zerbetto di cui viene riportato di seguito lo schema generale. Lo scrivente metterà a frutto la duplice specializzazione in Neuropsichiatra infantile e per adulti, oltre a 20 anni di lavoro nei servizi di salute mentale e di 12 anni di insegnamento della psicopatologia presso la Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Siena. Le diverse sindromi psichiatriche verranno proposte nel quadro della epistemologia gestaltica ed in particolare della rielaborazione sulle funzioni del sé che la nostra Scuola propone in modo originale ed innovativo. Come visiting Professor, viene previsto un workshop, il 18 e 19 ottobre, di MAURIZIO STUPIGGIA, autore del testo Il corpo violato Un approccio psicocorporeo al trauma dell'abuso (Editore: Edizioni la Meridiana) e Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Biosistemica. Elementi informativi maggiori compaiono nella locandina che segue. Nella serata di venerdì 18 si terrà una Conferenza con la partecipazione di MICHEL MILLER, già direttore dell’Istituto di Gestalt di Boston e terapeuta-didatta tra i più prestigiosi nella Gestalt che già abbiamo avuto l’onore ed il piacere di invitare più volte a Milano. Ci terrà una relazione su “Le ferite in amore” … per rimanere in tema di

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trauma psichico, ma con una attenzione particolare ad un ambito nel quale ha approfondito le sue ricerche comparse anche nella sua pubblicazione su Intimate terrorism. Seguirà dibattito con il contributo dei Docenti e degli Allievi interessati ad interagire su questo tema così universale e … attuale, specie in relazione ai casi di femminicidio di cui sono tristemente inondate le pagine di cronaca dei nostri quotidiani. Introdurrà il Relatore, Giuliana Ratti che ringraziamo per aver organizzato questo evento davvero significativo e che ci auguriamo molti di voi non vorranno mancare. La Conferenza si svolgerà negli ambienti prestigiosi della Società Umanitaria – Sala Bauer in Via Daverio 7 ( o S. Barnaba, dietro al Tribunale) Nella mattinata di venerdì 18 abbiamo recuperato uno spazio di supervisione per psicoterapeuti su questo specifico ambito clinico, sempre con Maurizio. Nel

pomeriggio del sabato 19 si terrà una Tavola rotonda sui diversi modelli di approccio alla sindrome post-traumatica con la partecipazione di M. Stupiggia, R. Zerbetto che presenterà alcuni elementi del modello gestaltico di approccio al trauma, D. de Marinis che integrerà anche l’esperienza con EMDR. Daranno io loro contributo anche l’avvocato Alessandra Testa che darà una cornice di riferimenti giuridici ai diversi temi collegati al tema della violenza sessuale e altri Colleghi che si sono formati su orientamenti diversi collegati al tema. GIORNATA SULLA RICERCA. La Giornata biannuale della Scuola cadrà il 20 ottobre e rappresenta notoriamente l’occasione nella quale verranno presentate alcune interessanti esperienze nate all’interno del CSTG. Vi viene allegata e sollecito tutti voi a partecipare a questo significativo evento che comporta la presentazione delle tesi di fine corso che rappresentano in genere una preziosa occasione di scambio scientifico ed umano. In tema di RICERCA (Orthos, Entry, Hillman, CeI, dipendenze comportamentali, Bruxismo, Discontrollo degli impulsi, Tratto Ossessivo-compulsivo e Borderline) vi chiedo di tenerci informati su Progetti di cui siete al corrente. Il MIUR si aspetta che tutte le Scuole facciano anche ricerca. Partiranno l’11 novembre le Cene di Autore ed avremo, come primo incontro, Giulio Guidorizzi con la presentazione del suo ultimo libro L’amico ritrovato. Il sogno e i greci. Un evento che prevede un cocktail (7 euro) e conferenza a cui segue la possibilità di cenare con l’Autore a 30 euro (o 15 per la pizza) al noto ristorante Valentino Vintage vicino a S. Babila. Ci terrei ad un sostegno a questa iniziativa di cultura, socializzazione e promozione della Scuola che potrebbe configurarsi come una interessante iniziativa a cui dare seguito nel tempo. Anche quest'anno di ripeterà un Ciclo di Laboratori sul Sogno, un percorso teorico-esperienziale sul sogno tra Gestalt e psicologia archetipica condotto da Riccardo Zerbetto. I 4 laboratori rappresentano l'occasione per presentare un approccio originale al lavoro sul sogno (dreamwork) elaborato da Riccardo Zerbetto in 30 anni di studio e applicazione che integra i presupposti freudiani con gli apporti di Jung e Hillman in una prospettiva gestaltica. I contributi di derivazione psicologica si integrano con la tradizione sapienziale antica, in particolare orfico-greca, che identifica nel sogno un messaggio privilegiato di incontro con la realtà profonda dell'individuo (daimon) in contatto con le entità universali dell'essere (archetipi) nel cui "campo" energetico si dipana la nostra esistenza nello spazio-tempo. 25 ottobre "Desiderio e futuro: Il lavoro sul sogno tra Freud, Jung e Perls" 15 novembre "La casa di Ade: sogno e mondo infero nella re-visione di J. Hillman" 29 novembre "Il tripode delfico e la dimensione temporale del sogno" 13 dicembre "Sogno e istruzioni del daimon "metaxù, tra i mortali e gli immortali" (Socrate) Sede: CSTG via Mercadante 8 Milano - ore 20.30-23.00 Stiamo procedendo ad un riassetto dell’assetto societario che preveda anche un “azionariato diffuso” esteso a Collaboratori, Docenti ed Ex-allievi che sono rimasti maggiormente legati alla Scuola. Coloro che fossero interessati ad avere maggiori informazioni possono chiederle indirizzandosi a: [email protected]. Dobbiamo sostituire il Garante universitario che, sino ad ora, è stato Italo Carta che, dolorosamente, ci ha lasciati ad agosto. Sono state ri-avviate le procedure per la apertura della sede decentrata di Siena nella quale verranno coinvolti anche Didatti della sede di Milano Abbiamo ristampato i depliant e le locandine della Scuola. Ringraziamo coloro che le volessero distribuire a persone potenzialmente interessate. La promozione non è mai stata il nostro forte ma crediamo che la forma migliore sia sempre quella che Passa da una informazione diretta, come si dice “mouth to ear”! Sono in programmazione alcune Serate di presentazione del modello gestaltico il cui calendario verrà diffuso a breve.

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Sedi decentrate. Una iniziativa all’esame è quella di identificare gli ex-allievi che risiedono ed operano in diverse città della Lombardia, come Varese, Bergamo, Como, Pavia, Brescia, Novara etc Nelle stesse città sarebbe bene avviare delle iniziative periodiche sotto forma di conferenze tenute dai nostri ex-allievi con la partecipazione saltuaria anche di alcuni di noi docenti al fine di: far conoscete il modello gestaltico, rendere visibili alcuni Colleghi che si sono formati nel CSTG, promuovere iniziative locali come sportelli di ascolto, studi associati, corsi etc. Sono stato invitato, per inciso, a dare un contributo al significativo Simposio su “Claudio Naranjo: la dimensione dell’unica ricerca” che si terrà a Madrid dal 13 al 15 gennaio. Si riporta di seguito il volantino per chi fosse interessato a questo evento decisamente suggestivo. Sono stato invitato a far parte del Board dello International Journal of Psychotherapy collegato alla EAP. Oltre ai Gruppi di terapia che, lo ricordiamo, sono aperti anche a clienti esterni, vengono identificate le date per i gruppi di Supervisione distintamente per la psicoterapia e per il counseling. Anche questi prevedono la partecipazione di allievi, ex-allievi e professionisti esterni. Da questo anno, ai supervisori della Scuola verranno affiancati allievi-didatti che hanno i titoli per conseguire, a loro volta, la qualifica di supervisore ai sensi della FISIG, per la psicoterapia, e di Assocounseling per il counseling. Sono aperte le adesioni al convegno della FIAP su: L’EMERGERE DEL SÉ IN PSICOTERAPIA. NEUROSCIENZE, PSICOPATOLOGIA E FENOMENOLOGIA DEL SÉ” è stato programmato per il 3-5 Ottobre del 2014 al Centro Congressi Riva del Garda. Viene prevista una partecipazione agevolata per gli allievi aderenti alla scuole affilate alla FIAP a 45 euro con un numero minimo di 30 adesioni. Maggiori informazioni nel prosieguo della NL. Si ricorda che la partecipazione al workshop di Antonio Damasio prevede un numero limitato di posti. FISIG: La presidenza Federazione Italiana delle Scuole e Istituti di Gestalt è passata a Mariano Pizzimenti. Alla assemblea ed Expert Meeting del 1.10.13 si sono messe la premesse per un futuro congresso da tenersi nel 2015 e di cui vi terremo aggiornati. Credo sia utile partecipare agli “Psicoaperitivi” promossi da GPL. All’ultimo, con Massimo Recalcati, ho avuto occasione di partecipare stabilendo anche un contatto con questo collega che, per inciso, si occupa anche di dipendenze comportamentali. Si è costituito formalmente il CIPRA (Coorinamento Italiano delle Professioni di Aiuto) di cui è stato eletto presidente Anna Barracco. Pur avendo partecipato al suo avvio, ho ritenuto preferibile non farne parte attivamente in questa fase ma ritengo di grande interesse questa iniziativa che può essere meglio approfondita consultando il sito www.cipraweb.it Riguardo alle iniziative in collaborazione con Orthos, comunichiamo con grande soddisfazione che, a seguito delle conclusioni della Commissione Regionale di Valutazione e con delibera N 724 del 02-09-2013, è stato rifinanziato il sostegno al Programma "ORTHOS " Trattamento e assistenza residenziale per persone con problematiche connesse al Gioco d'Azzardo Patologico (G.A.P.)”. Un riconoscimento importante che apre alla possibilità di superare la fase sperimentale del nostro Programma innovativo per entrare in una nuova fase di regolamentazione anche normativa in tema di “dipendenze comportamentali”. Una patologia attualmente moto diffusa e diversificata che non ha trovato a tuttora modalità di trattamento adeguate e sulle quali, attraverso Orthos, abbiamo sviluppato una competenza specifica che ci viene riconosciuta a livello nazionale. Presso la struttura residenziale di Noceto sono in programmazione programmi mirati sulle divere forme di dipendenza per le quali costituire nuclei operativi competenti e dedicati e sui quali vi terremo informati a breve ne caso possano interessare ad alcuni degli ex-allievi o degli attuali allievi per attività di tirocinio. Nella provincia di Mantova è stata confermata la seconda fase operativa di apertura degli Sportelli di counseling sul GAP nella provincia. Orthos è entrato anche nella “Rete contro le ludopatie” che prevede tra le altre misure il “Sostegno alle attività di prevenzione e contrasto alla ludopatia organizzate dai Consigli di Zona, con apertura di nove sportelli (uno per Zona) entro novembre 2013 ”. Un ciclo di giornate di formazione ci sono assegnate ad Orthos dalla Provincia di Milano in novembre. Si è concluso il XXIV Modulo residenziale di Orthos ed è stata fissata la data per il prossimo modulo dal 18 novembre all’8 dicembre. Nella rubrica Trips and dreams compare la prima parte del diario del Viaggio di studio a Cipro a cura di Nicoletta Onesti a cui pure si riferiscono le foto di questo numero. Si ricorda che è sempre a diposizione la copia digitale della Periegesi XII a chi ne faccia richiesta.

Grazie e buona lettura Riccardo Zerbetto e lo Staff della Scuola

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Topic WEST AND EAST COASTS: LA FORMAZIONE NELLA GESTALT TERAPIA TRA SCIENZA ED ESPERIENZA di Riccardo Zerbetto Il presente contributo è tratto, in parte, dal capitolo A menera de epilogo: al logos le gusta esconderse - Heraclito (A maniera di epilogo: Il logos ama nascondersi - Eraclito) pubblicato su Gestalt de vanguardia (Gestalt di avanguardia) a cura di Claudio Naranjo Ed. La Llave 2004 Ho ritenuto di orientare il mio contributo su di un tema assai dibattuto in ambito gestaltico - specie nella tradizionale dialettica tra East e West Coast - in relazione al rapporto tra teoria e prassi. Personalmente, pur essendomi formato essenzialmente con maestri appartenenti alla scuola dell’ultimo Perls e quindi californiana (Barrie Simmons, Isha Bloomberg e Claudio Naranjo), ho sempre coltivato un forte interesse per i “modelli della mente” e quindi per forme di teorizzazione che potessero sostenere con un solido “scheletro” epistemologico la “carne” rappresentata dalla ricchezza e dal tocco artistico della componente esperienziale, così

fortemente caratterizzante l’approccio gestaltico. Mi soffermerò quindi su questa dialettica adducendo alcune considerazioni che nascono da un tentativo di approfondimento della intrigante tematica che, nel mio caso, si intreccia intimamente con la mia traiettoria di crescita umana e professionale. Un aspetto particolare di detto coinvolgimento è rappresentato dalla mia esperienza al confine tra la collaborazione professionale e il discepolato nei confronti di Claudio Naranjo che, sotto molto profili, considero un “maestro”, non solo per lo spessore culturale che lo contraddistingue, ma anche per quel “qualcosa in più” che caratterizza alcune persone che, già dotate in partenza di una particolare ampiezza di animo e di vedute, hanno dedicato l’intera esistenza allo sviluppo della consapevolezza nel senso più ampio che a questo termine può darsi. Sul tema del “contatto” e della “teoria del sé”, che rappresentano notoriamente il core nucleus dell’epistemologia gestaltica, si è evidenziata una divaricazione di vedute che ha contraddistinto il nostro procedere - insieme e non - nell’esplorazione della teoria e della pratica gestaltica. Mi riferirò quindi alla sua posizione, che è tra quelle più estreme nel disconoscere il significato della teorizzazione classica su questi punti, come polarità tesa alla valorizzazione dell’elemento esperienziale a confronto con un indirizzo che privilegia l’impostazione teorica a scapito, talvolta, del valore dell’esserci-in-relazione come “pura esperienza” prima che come oggetto di riflessione e di elaborazione teorica. A proposito della teoria della Terapia della Gestalt Sul rapporto tra teoria ed esperienza nella Terapia della Gestalt, dicevamo, Claudio Naranjo ha scelto la posizione - coraggiosa per un medico e uomo di scienza, seppure umanistica, come è la psicoterapia – di non ritenere, nella sostanza, che una simile disciplina possa fondarsi su postulati definiti e trasmissibili come modelli teoretici. Il corollario di tale impostazione, applicato nel caso più specifico alla terapia della Gestalt, appare conseguente ma non per questo meno inquietante. Su cosa può fondarsi infatti l’insegnamento e la prassi di una disciplina che pur viene ricondotta al tema della cura (notoriamente, seppure inadeguatamente, imparentata con la dimensione della scienza) se non ad un insieme sufficientemente organico e autosostenentesi di modelli concettuali? In definitiva: la Gestalt ha o non ha una teoria di supporto che ne legittima la prassi, la comprensibilità nonché la trasmissibilità attraverso i canali della dizione e del testo scritto? Nella premessa alla Gestalt Therapy: Excitement and Growth in the Human Personality (F. Perl, R. Hefferline, and P. Goodman. New York: Julian Press, 1951) Perls esprime chiaramente nella premessa le sue ambizioni in campo teoretico: “Abbiamo avuto in comune uno scopo: sviluppare una teoria e un metodo che estendessero i limiti e le possibilità d'applicazione della psicoterapia”. Delle 800 pagine dello Handbook of Gestalt Therapy a cura di C. Hatcher e P. Himelstein (Jason Aronson Ed.del 1976) solo una decina vengono dedicate da Gary Yontef alla Theory of Gestalt Therapy. Nelle stesse, l’autore si limita essenzialmente a richiamare i postulati enunciati da Perls e Goodman che in sintesi sono: “Contatto, il lavoro che si traduce in assimilazione e crescita, consiste nel formarsi di una figura di interesse che spicca sullo sfondo o contesto della relazione organismo/ambiente” (1951) da cui deriva che “Il fine ultimo del trattamento può essere formulato nei seguenti termini: dobbiamo raggiungere il livello di integrazione in grado di facilitare il suo stesso sviluppo” (Perls, 1948, p. 12). E ancora: “Il fine della terapia della Gestalt è la maturazione” che Perls definisce come “il passaggio dal sostegno ambientale all’autosostegno” (1965). L’autosostegno, a sua volta, “implica il contatto con altre persone. Il contatto continuo (confluenza) o l’assenza di contatto (ritiro) risultano contrari al raggiungimento del fine” (Perls, 1947). L’autosostegno implica quindi una situazione di contatto efficace nel campo organismo/ambiente. Al di là della ragionevolezza di tali enunciati, i gestaltisti sanno fin troppo bene come non sia sufficiente la acquisizione intellettuale degli stessi per tradurli in una prassi terapeutica efficace e che possa connotarsi autenticamente con la definizione di terapia della Gestalt. Tale constatazione ha portato Claudio Naranjo a

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concludere che “la quintessenza della situazione gestaltica sia puro sperimentalismo” (termine, quest’ultimo, che andrebbe meglio tradotto come esperienzialismo). La prospettiva di uno sperimentalismo ateorico Su questo tema, Claudio ha sviluppato negli anni un approccio teoreticamente ateorico. Non casualmente ha usato espressamente questa dizione come titolo della pubblicazione che ha accompagnato la sua riflessione sulla teoria (o non teoria) della Gestalt a partire dal 1964 quando, in occasione di una raccolta di scritti per il settantesimo compleanno di Perls, scrisse Present Centeredness-Technique, Prescription and Ideal (poi pubblicato in Gestalt Therapy Now di Fagan e Shepherd), quindi ripreso nel 1970, per completare un “unfinished business” – come Claudio stesso ci dice nella prefazione all’ultima versione - nelle settimane che seguirono la morte di Fritz e che, per inciso, coincise con la morte dell’unico figlio Mathias. Il manoscritto, che doveva essere pubblicato nel 1971, sparì in un negozio di fotocopie e comparve poi, solo in parte, come The Thechniques of Gestalt Therapy (SAT Press). Venne successivamente ripreso come monografia del Gestalt Journal nel 1980 ed, in parte, come Tecniche espressive nell’ Handbook of Gestalt Therapy a cura di C. Hatcher e P. Himelstein. Tradotto in italiano come Teoria della tecnica Gestalt (Melusina, 1989) e in spagnolo come Vieja y Novissima Gestalt (Cuatro Vientos, 1994) usci finalmente come Gestalt Therapy. The Attitude & Practice of an Atheorethical Experiencialism (Gateways Publ. 1993). La posizione che riprende Claudio, già nella premessa nella prima edizione, è chiara e rappresenterà una posizione con cui tutti i gestaltisti si sono confrontati in questi 30 anni: “Alcune di queste tecniche non sono una esclusività della gestalt terapia e probabilmente ognuna di loro potrebbe essere considerata come una variante (intenzionale o meno) di una tecnica che potrebbe essere ritrovata in una forma alternativa di psicoterapia o in qualche sistema di guida spirituale”. Il fine dell’uso di queste tecniche è essenzialmente mirato ad uno scopo: “la Gestalt therapy mira al risveglio della consapevolezza, del senso di attualità e di responsabilità, il che equivale a dire che il suo scopo è l’abilità all’esperienza”. Ovvero per una teoria della tecnica Posto in questi termini, “è chiaro come la scelta di “attitudine” piuttosto che di “teoria” sia essenziale riguardo a questo tema”, come ricorda Abraham Levitsky nel prologo all’ultima edizione dello stesso volume. Esplicitamente, ancora, Claudio sottolinea nella sua introduzione come “mi sono deliberatamente trattenuto dal chiamare il mio primo libro Teoria e “Pratica della Gestalt Therapy”. La scelta, al contrario, operata dal “Gestalt Therapy. L’atteggiamento e la pratica” riflette implicitamente la mia visione secondo cui la terapia della gestalt non è nata dall’applicazione di un corpus teorico (che potrebbe essere definito come le sue fondamenta) ma è piuttosto, uno specifico modo di essere-nel-mondo”. In tale posizione, Claudio si dice vicino a Perls: “Nel praticare la Gestalt Therapy sono almeno tanto ateoretico quanto lo fu Fritz, e mi sento non solo profondamente vicino alla sua posizione, ma anche motivato a onorarla, mentre la maggior parte dei gestaltisti sono imbarazzati nell’affrontare gli accademici che li disdegnano per non avere un fondamento teoretico sufficientemente strutturato”. Questa posizione, precisa: “non implica il credere che il terapeuta debba essere ignorante”, e su questo punto non vi è motivo di dubitare dal momento che Claudio Naranjo è indubbiamente dotato di una cultura di ampiezza come solo eccezionalmente è dato riscontare, sia per la profondità che per la vastità di interessi che vanno dalla scienze della psiche, alla musica all’antropologia, alle religioni, alla mitologia, alla letteratura, solo per citare le più evidenti. La convinzione di Claudio, ribadita in più occasioni nelle quali ho avuto modo di leggere i suoi scritti o ascoltare il suo pensiero, è che “la Gestalt therapy abbia sempre trasceso le sue stesse formulazioni teoriche, e divenne ciò che è quando Fritz, nel corso della sua vita, si liberò dalla “merda di elefante” e dal bisogno di validare la sua prassi tramite razionalizzazioni accademiche”. A proposito della “bibbia” della Gestalt Ho riportato in modo relativamente estensivo alcune citazioni perché ritengo che questo punto sia essenziale, non solo per un dibattito che ho in corso con Claudio che senza dubbio è considerato tra i più rappresentativi gestaltisti viventi - ma per lo sviluppo in generale della elaborazione teorica nel mondo della Gestalt ed in generale se, con Perls, siamo convinti del ruolo significativo che questo orientamento è chiamato a svolgere nel campo della psicoterapia e delle scienze umane in generale. Il fulcro del dibattito sulla teoria nella Gestalt si impernia in particolare su quello che viene comunemente indicato come il fondamento della costruzione teorica della Gestalt: la cosiddetta Teoria del sé considerata, a seconda dei diversi gestaltisti, colonna portante della Gestalt terapia o costruzione teorica in-necessaria e adottata prioritariamente a fini strategici per ottenere credito in ambito scientifico. La intrinseca ambivalenza circa tale quesito si radica nella sua stessa storia. Il capitolo che presenta questo tema nella”bibbia” della Gestalt (Gestalt Therapy: excitement and growth in human personality del 1951) venne infatti “sviluppato ed elaborato da Paul Goodman” riconosce Perls (in In and Out the Garbage Pail del 1969) che tuttavia ebbe a riappropriarsi dell’originalità del contributo alla fine della sua parabola di vita e professione definendo quindi la sua non-estraneità al tentativo di codifica teoretica che vi viene presentato chiarendo nella stessa occasione come “La terapia della Gestalt giunge adesso alla sua maturità, benché io abbia scritto il manoscritto originario circa vent'anni fa”. A riprova di tale processo di riappropriazione dei fondamenti teorici della Gestalt nell’ultima parte della sua vita, che pure coincise con lo sbocciare della sua attitudine anti-accademica ed esperienziale, Perls annota in In and Out

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come “Nel 1950, Art Ceppos si prese il rischio di pubblicare il libro che, come tutte le sue pubblicazioni, percorreva delle strade non ancora battute. Certamente egli rischiò, però seppe fare un buon gioco. Le vendite di La Gestalt-terapia aumentarono ogni anno, e oggi, dopo diciotto anni, ciò continua. Le mie previsioni erano che ci sarebbero voluti cinque anni per far conoscere il titolo del libro, cinque anni per far interessare la gente al suo contenuto, cinque anni per farlo accettare, e altri cinque anni per l'esplosione della Gestalt. Ed è ciò che pressappoco sta succedendo” ed aggiunge con giustificato orgoglio come Aldous Huxley, definisse Gestalt Therapy «l'unico libro di psicoterapia che valga la pena di leggere». Nelle pagine che seguono cercherò di sintetizzare alcuni punti inerenti la teoria della Terapia della Gestalt, collegata in particolare al concetto del Sé, per poi riprendere il quesito su quanto gli stessi concetti siano o meno intrinsecamente congruenti con la prassi che alla Gestalt terapia si ispira, specie se nelle sue forme più evolute. La cosiddetta Teoria del sé Il sé - come sappiamo – viene definito come “la funzione di adattamento creativo” (F. Perls et al., 1951), il risultato di una complessa interazione tra un organismo ed un ambiente nel contatto reale che tra i due si stabilisce in un luogo ed in un tempo definiti. A questa interazione viene anche dato il termine di contatto. Al tema del sé e del contatto mi sono dedicato in modo particolare da alcuni anni addivenendo ad una riformulazione di alcuni concetti che ho avuto modo di presentare inizialmente in occasione delle Giornate della Associazione di Gestalt a Valenza nel 1986, successivamente del Congresso della Associazione Europea di Gestalt Terapia a Parigi nel 1988 e quindi del IV Congresso internazionale di Gestalt Per una scienza dell’esperienza tenutosi a Siena nel 1991. Negli atti dello stesso compare estesamente tale contributo che è stato anche pubblicato, in sintesi, in Gestalt: la terapia della consapevolezza (Xenia, 1999). Rimando quindi a questi scritti per una disanima sul tema sul quale integro gli apporti di uno psicoanalista francese, Didier Anzieu che ha pubblicato nel 1985 un volume dal titolo L'Io pelle e nel quale richiama uno dei principi fondamentali avanzati da Freud e cioè che “ogni attività psichica si appoggia su una funzione biologica. L'Io-pelle trova il proprio appoggio sulle funzioni della pelle”. Nel Progetto per una psicologia del 1925 Freud sviluppa la nozione di barriera/contatto (Kontaktsschrank) riferendosi alla funzione paradossale di fermare o attenuare il passaggio di informazioni come pure di struttura predisposta a rendere possibile il passaggio delle informazioni stesse. In realtà, sempre per citare Freud da L'Io e l'Es (Freud, 1923, tr. it. 9, p. 400), «l'Io deriva dalle sensazioni corporee, soprattutto da quelle che provengono dalla superficie del corpo. Lo si può considerare come la proiezione mentale della superficie del corpo... (e ancora) L'Io cosciente è prima di ogni altra cosa un lo-corpo (Korper-Ich)». Anche per Anzieu: «L'esperienza si verifica ai confini tra l'organismo e il suo ambiente, fondamentalmente nell'epidermide e negli organi di risposta sensoriale e motoria» (ibid. p. 267). Puntuale il riferimento di Perls il quale non manca di ribadire ad ogni piè sospinto quanto le funzioni psichiche non possono in alcun modo essere distinte o scisse da un’originaria dimensione organismica quale che sia il livello di funzionamento emergente «II contatto consiste nel toccare, nel toccare qualcosa. Non si deve pensare al sé come ad un'istituzione fissa; esso esiste ogniqualvolta e dovunque vi sia nei fatti un'interazione sulla demarcazione» (1951, p. 436) tra organismo e ambiente. E’ interessante notare come Perls riprenda il concetto anche in In and Out the Garbage Pail: «Il contatto è essere presente in ambedue le situazioni. Per semplificare: farcela è essere in contatto con la ZE (zona esterna, l'altro, l'ambiente); arretramento è entrare in contatto con ZM (zona mediana), o addirittura ZI (zona interna o zona del Se)» (Perls,1969, 121). Cosi si esprime a proposito di una situazione in cui sente di tener conto di esigenze interne, quali la stanchezza per lo sforzo di applicarsi allo scrivere, ed esigenze esterne, in questo caso la necessità di finire un compito. Da una dimensione organistica elementare, quale potrebbe essere quello di un’ameba nel mezzo ambiente, Perls passa poi alla dimensione del pensiero dove, a proposito della ZM o zona della mente precisa “In questa zona immagino, parlo a livello subvocale, chiamato spesso pensare; ricordo, pianifico, recito. So che sto immaginando eventi passati. So che non sono reali, ma immagini». Il mio modesto (ma credo non irrilevante) contributo è di aggiungere che “Dove Freud, ed anche Perls, si fermano, in realtà, è nell'individuare come preminenti i fenomeni di frontiera/contatto nell'interazione individuo/ambiente, senza tuttavia dare al fenomeno la sua configurazione ultima e conseguente: quella di richiamare più esplicitamente il concetto di membrana-pelle. Di un'entità che non rappresenta solo una metafora, una possibile rappresentazione, ma un reale modello epistemologico, una autentica premessa organismica delle modalità di interazione/contatto tra un individuo, quale sia il suo livello evolutivo, e l'ambiente in cui si muove” (Zerbetto, 1991). Giova ricordare, per inciso, come lo stesso sistema nervoso centrale deriva da una invaginazione del foglietto germinativo ectodermico. Implicazione questa di vasta portata a cui pure non possiamo dare spazio in questo contesto. Il tema del contatto, inoltre, implica diversi livelli di interscambio: materico, psicologico, sociale ed, eventualmente, transpersonale. Gestalt e perlsismo La difficoltà è che, nel caso di Perls come di altri grandi maestri, i livelli sono intrinsecamente interconnessi per cui risulta meno agevole tenerli distinti. Come accade nella apparente “facilità” con la quale un grande pianista esegue il suo brano di musica, così la teoria che sottende un lavoro esperienziale non appare evidente. Resta come uno scheletro nascosto. Un logos (per l’esattezza psysi,s intesa come natura profonda delle cose) che, appunto, “ama nascondersi” come ci ricorda Eraclito.

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Se noi identifichiamo la Terapia della Gestalt più autentica, come quella praticata da Perls in particolare nei suoi ultimi anni – cosa che Claudio fa senza riserve “In questo trovo Fritz il più grande rappresentante e quindi il vero padre dell'approccio. Non credo che ci sarebbe stata la Gestalt solo con Laura Perls” (intervista di Ferrara, 1994) – appare chiaro che la trasmissione concettuale classica non corrisponde più al modello di insegnamento identificabile in Perls. Sempre per Claudio “Credo che lui fosse realmente un genio nell'interazione terapeutica, un genio per la terapia molto diverso da geni intellettuali. Le idee avevano un posto ma esse non erano cosi importanti come avrebbero voluto persone che avessero continuato a vedere la Gestalt come espressione/prodotto di una teoria”. Anche riguardo ad una mia successiva domanda relativa alla congruenza comunque di alcuni concetti inerenti la Gestalt terapia Claudio precisa come alcuni di essi siano “molto pertinenti, specie alcuni, seppure continuo a ritenere che la Gestalt sia più che le idee. Io penso, come sostiene anche Paul Schilder, che ci sia sempre un ritardo tra l'atto terapeutico e la teoria, che la teoria venga dopo la creatività della pratica” (intervista di Zerbetto, 1991). La trasmissione per contagio

Più che una teoria da poter trasmettere sembra che si tratti del passaggio di una modalità-pienezza-libertà-intensità dell’esser-ci i cui connotati sono ovviamente difficili da decifrare. La principale materia di insegnamento, in questi termini, non è altro che il livello di sviluppo del terapeuta-maestro. Ancora Claudio (Gestalt Therapy): “Nella misura in cui la psicoterapia può essere appresa questa attività di tirar fuori modalità genuine di esprimersi e di confrontare gli aspetti disfunzionali ne costituisce la strategia; nella misura in cui la terapia dipende dal grado di evoluzione dei terapisti, entrambe queste rappresenteranno lo spontaneo risultato di relazioni non manipolative e di creatività individuale”. Se c’è una tradizione sapienziale alla quale Perls in modo privilegiato si avvicina, questa è senz’altro quella dello Zen. Nonostante la distanza che Perls prendeva da certe ritualità stereotipe della stessa tradizione, è indubbia l’influenza avuta da questa prospettiva di vita che, non casualmente, non si fonda su una conoscenza direttamente trasmissibile di credenze ma sulla trasmissione di qualcosa che rimane, per sua natura, indefinibile. Significativa, sempre nella tradizione Zen, la trasmissione silenziosa dell’insegnamento: il i shin den shin (letteralmente da cuore a cuore). Non sono le parole – e quali parole potrebbero definire l’incanto e la drammaticità insieme dell’essere al mondo? – ma la qualità della presenza, silenziosa e consapevole, il patrimonio più prezioso che può essere appreso e trasmesso. La Gestalt in sé Ha qualcosa di veramente toccante l’espressione con la quale Perls, nel suo In and Out cerca di esprimere qualcosa che lui stesso percepisce come inesprimibile: cosa cioè debba intendersi con il termine “Gestalt”. “Una Gestalt è un fenomeno irriducibile. E' un'essenza che c'è e che sparisce se si frammenta il tutto nelle sue componenti”. Alla domanda (chiara e confusa insieme, a mio parere, e tipica dello stile iperconcettoso, conglutinato e semanticamente discutibile di Perls ) se “non esiste dunque la possibilità di un orientamento ontico nel quale Dasein – il fatto ed i mezzi della nostra esistenza – manifesta se stesso, comprensibile senza spiegazioni …” non esita a rispondersi con un “c’è, si! Per quanto possa sembrare sorprendente, viene da una direzione che non ha mai preteso lo status di filosofia. Viene da una scienza ben nascosta nelle nostre università; viene da un approccio che si chiama: psicologia della Gestalt”. Gestalt è quindi, nella concezione di Perls, qualcosa che va al di là di un concetto inerente le leggi della percezione e della psicologia. E’ una filosofia e ancora di più: “Gestalt! Come posso far capire che la Gestalt non è solo un altro concetto fabbricato dall'uomo? Come posso dire che la Gestalt è, e non solo la psicologia, qualcosa che è inerente alla natura?”. Sembra qui di alludere alla Gestalt come a qualcosa che inerisce la struttura stessa della realtà, la natura delle cose. Come acutamente viene detto in premessa al Gestalt Therapy (1951) “Sia per la redazione di questo libro sia per la sua comprensione profonda è indispensabile un atteggiamento che, come teoria, permea realmente di sé il contenuto e il metodo del libro. Pertanto il lettore si trova apparentemente di fronte a un compito impossibile: per capire il libro egli deve avere una mentalità 'gestaltista', e per acquistare quest'ultima, deve capire il libro. Per fortuna, questa difficoltà è ben lontana dall'essere insuperabile, poiché non sono gli autori che hanno inventato una tale mentalità. Al contrario, noi crediamo che il punto di vista gestaltico, sia l'approccio originario, naturale e non deformato alla vita; cioè, al pensare, all’agire, e al sentire dell'uomo”. Le intuizioni di Perls hanno un incredibile valore teorico. Sono schizzi, spesso, non dissertazioni: materiale grezzo (come appunto lo furono gli appunti dati a Goodman e non compiuti). Sulla Teoria del Sublime, scritto da un anonimo ellenista, viene tuttavia sottolineata la differenza tra la poesia corposa e visionaria, seppur stilisticamente disomogenea di un Omero, e quella più puntuale, ma assai meno pregnante di un Esiodo. Il tratto ossessivo, che spesso caratterizza gli uomini di lettere o di scienza, impedisce loro di valutare a pieno la folgorazione intuitiva laddove non supportata dal cesello del lavoro sul testo. Critica legittima ma che spesso non rende giustizia di ciò

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che distingue una concezione grande seppure imperfetta da una più povera seppure perfetta. C’è da augurarsi che menti aperte e capaci di sostenere con disciplina e tenacia il duro lavoro intellettuale, possano dare adeguato sviluppo e sistematizzazione alle idee profetiche seppure incompletamente espresse dal Padre della Gestalt.

Scuola e dintorni (a cura di: Manila Cannalire [email protected])

IL CORPO VIOLATO Relatore Prof.Maurizio Stupiggia

Chi ha subito molestie sessuali vive un “buco” di umiliazione, vergogna, assenza interna e disperazione. Immaginiamo una grande meteorite che colpisca la terra.facendo un buco enorme. Ecco come il trauma colpisce l’identità della persona con il rischio di disintegrarla. E’ possibile guarire dopo essere stati violati? Questo si chiede chiunque porti iscritta la violenza nella propria carne, nella propria storia, nella propria psiche e si chiede chiunque

accolga la persona violata in terapia. Guarire si può. Non è facile, non è scontato, ma la persona abusata può essere accompagnata nel non facile cammino per un possibile “ritorno a casa”, per ritrovare “la sensazione di essere nel

proprio corpo” e poter riscoprire il senso di famigliarità con se stessa e gli altri.

18-19 ottobre 2013

venerdì ore 14:30 – 18 Società Umanitaria – Sala Bauer Via Daverio 7 – Milano (M1 S.Babila, M3 Crocetta)

sabato ore 9:30 – 13:30 CSTG Via Mercadante 8 Milano (MM Loreto)

Costo euro 80

MAURIZIO STUPIGGIA Psicologo, psicoterapeuta, Professor Assistant alla West Deutsche Akademie di Dusseldorf , Docente a contratto di Pedagogia Speciale all’Università di Genova, Facoltà di Medicina e Chirurgia. Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Biosistemica (Bologna) ha al suo attivo una solida formazione in ambito psicologico, dove ha approfondito diversi approcci quali la psicoterapia psicoanalitica, l’orientamento gestaltico, la psicoterapia junghiana

Sabato 19 ottobre 15:00 – 18:00 Tavola Rotonda su:

La Sindrome postraumatica. Confronto tra diverse modalità di approccio in psicoterapia e

presentazione di casi clinici

Con la partecipazione di Riccardo Zerbetto, Maurizio Stupiggia, Donatella De Marinis ed altri

Per prenotazioni ed informazioni rivolgersi a : [email protected]

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“LE FERITE D’AMORE” La lotta per liberare l’amore

dalla dipendenza con

MICHAEL VINCENT MILLER

PhD Didatta Internazionale

Psicoterapia della Gestalt

Venerdì 18 ottobre 2013 ore 20:30-22:30

Società Umanitaria – Sala Bauer Via Daverio 7 – Milano (M1 S.Babila, M3 Crocetta)

(per l’accoglienza e la registrazione l’ingresso è da Via San Barnaba 48)

Che l’amore ci faccia soffrire così come ci riempie la vita è una delle esperienze più comuni nelle nostre relazioni intime. Il

desiderio ci fa avvicinare gli uni agli altri, l’ansia da mancanza e/o da invasione, che ci accompagnano fin dall’infanzia, ci

portano a difese autoprotettive, come se l’altro non fosse solo il nostro amante ma anche il nostro nemico. La pena d’amore

sorge da questa tensione.

Michael Vincent Miller, noto gestaltista e saggista americano, autore di “Intimate Terrorism”, traccia un percorso di

consapevolezza, personale e collettiva, che non è mai stato così urgente e importante.

Dialogano con lui

Riccardo Zerbetto, Donatella De Marinis,

Giuliana Ratti e Maurizio Stupiggia.

Michael Vincent Miller, Psicologo clinico Psicoterapeuta della gestalt, Formatore e Supervisore internazionale.

Vive e lavora a New York City. Si è formato con Fritz Perls, Erving e Miriam Polster ed Isadore From. Dal 1974 fino

alla metà degli anni 80, è stato direttore del Boston Gestalt Institute. Ha insegnato all’università di Stanford ed al

M.I.T. E’ stato membro dello staff editoriale del Gestalt Journal e dell’International Gestalt Journal. Dal 1985 al

1994, è stato critico letterario per il New York Times. I suoi scritti sulla Gestalt Terapia sono stati pubblicati in più

lingue. E’ autore di “Intimate terrorism” (1996), “La poétique de la Gestalt-Thérapie” (2002) e “Teaching a

paranoid to flirt” (2011). In via di pubblicazione il suo nuovo libro “No e Sì”.

Ingresso euro 30 (20 euro per gli allievi in corso del CSTG)

Per prenotazioni e informazioni

���� [email protected] ���� 0229408785

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Supervisione per Psicoterapeuti con il Prof. Maurizio Stupiggia

18 ottobre 2013

ore 10:30-13:30 Società Umanitaria – Sala Bauer

Via Daverio 7 – Milano (M1 S.Babila, M3 Crocetta)

(per l’accoglienza e la registrazione l’ingresso è da Via San Barnaba 48)

I casi sono trattati in gruppo, utilizzando un modello psico-corporeo di lettura e di condivisione.

Viene data attenzione sia alla componente verbale, sia a quella corporea, sia a livello

individuale che di interazione con il terapeuta. A questo proposito, possono essere messe in

atto simulazioni e role-playing, che aiutano a calare il lavoro nell'esperienza concreta.

Per quanto riguarda la specifica tematica dei casi di trauma, si cerca di evidenziare i processi

senso-motori che accompagnano la narrazione verbale, e viene discussa la possibile

metodologia di intervento.

MAURIZIO STUPIGGIA

Psicologo, psicoterapeuta, Professor Assistant alla West Deutsche Akademie di Dusseldorf,

Docente a contratto di Pedagogia Speciale all’Università di Genova – Facoltà di Medicina e

Chirurgia. Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Biosistemica di Bologna,

ha al suo attivo una solida formazione in ambito psicologico, dove ha approfondito diversi

approcci quali la psicoterapia psicoanalitica, l’orientamento gestaltico, la psicoterapia

junghiana.

Costo euro 80

(60 euro per gli allievi in corso della Scuola di Specializzazione del CSTG)

Per prenotazioni e informazioni

���� [email protected] ���� 0229408785

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X GIORNATA ANNUALE

SULLA RICERCA

Ore 10-12 => Lezione magistrale di Andrea Fianco

“L’esperienza ottimale: uno stato di coscienza per esserci pienamente”

Andrea Fianco, psicologo, dottore di ricerca in psicobiologia, specializzato in psicoterapia della Gestalt

presso il CSTG di Milano, è socio fondatore della Società Italiana di Psicologia Positiva (SIPP). Attualmente

collabora con l'Università degli Studi di Milano – Facoltà di Medicina e Chirurgia, nell’ambito di progetti di

ricerca inerenti la psicologia positiva e in particolare il modello dell'esperienza ottimale riferiti alla disabilità,

all’immigrazione e ai contesti educativi. Dal 2005, si occupa di progettazione e coordinamento di servizi

socio-educativi orientati alla promozione del benessere giovanile (centri di aggregazione giovanile, educativa

di strada, sviluppo di comunità) e, come psicologo scolastico, gestisce sportelli di ascolto rivolti ad alunni,

insegnanti e genitori. Nel 2008, ha fondato lo Studio Sememe, dove svolge attività di psicologia clinica rivolta

ad adulti, coppie e minori.

A integrazione della lezione, l’intervento di Filippo Petrogalli: “Fra gestalt e psicologia positiva:

concentrazione ed esperienza ottimale”

Ore 12-13 => Presentazione delle tesi di fine corso degli Allievi

1. della Scuola Di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt con: Alessandro Rossi, Veila Ardrizzo,

Elisabetta Galaverni.

2. del Corso di Counseling ad Orientamento Gestaltico con: Elke Maurer.

Ore 15-18 => Aggiornamento sui progetti di ricerca

Presentazione delle iniziative di carattere culturale e terapeutico sviluppate da ex-allievi in diversi ambiti di

applicazione: clinica, lavoro corporeo, pratiche meditative, poesia, danza, arte terapia, teatro, viaggi di

studio etc.

• Filippo Petrogalli: aggiornamento sul Progetto “ENTRY”

• Edward Callus: “La Gestalt nel supporto del cardiopatico congenito e acquisito nel momento

dell'intervento cardiaco”

• Giovanna Puntellini: aggiornamento sul Progetto Orthos “GAP e altre dipendenze comportamentali”

• Sabrina Bussolati: "Job Help"

• Giusi Carrera: “Crisi esistenziali”

• Cristina Bani: “Esperienza di Sportello di Counseling Scolastico”

• Barbara Binelli: “Danza Sensibile e Counseling a Scuola”

• Chiara Fusi: “Counseling espressivo”

• Antonella Fabbro: presentazione del “Progetto Mandala”

Ingresso libero

20 Ottobre 2013

ore 10-18 presso la sede del C.S.T.G.

Via Mercadante 8 (MI)

Coordinatore scientifico Riccardo Zerbetto

Coordinatore didattico Donatella De Marinis

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CCeennee dd’’AAuuttoorree

CCiicclloo ddii iinnccoonnttrrii ssiimmppoossiiaallii nneell sseeccoonnddoo lluunneeddìì ddeell mmeessee

appuntamento con

Giulio Guidorizzi

Giulio Guidorizzi, grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e di antropologia

del mondo antico, è professore ordinario di Letteratura Greca presso l’Università di

Torino. Tra le opere più recenti: Il mito greco (due volumi, 2009-2012), Ai confini

dell'anima. I Greci e la follia (2010), Corpi gloriosi. Eroi greci e santi cristiani (con

Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, 2012).

per la presentazione del suo ultimo libro

Il compagno dell’anima.

I Greci e il Sogno (Raffaello Cortina Editore, Premio Viareggio per la saggistica 2013)

“I sogni dei tempi omerici hanno una qualità straordinaria. Quelli dei tempi moderni

nascono dalla psicologia: fioriscono nell'ombra che ci accompagna, rivelano le nostre

ansie e i nostri dolori, rispecchiano la tumultuosa complessità del nostro passato: mentre

i sogni omerici posseggono una vita autonoma, preesistono e sono estranei alla

esistenza dei sognatori. Abitano molto lontano da noi, presso la «rupe bianca» e le

«porte del sole», all'estremo occidente della terra, non lontano dall'Ade.

(Piero Citati da “Il Corriere della Sera”)

Lunedì 11 novembre 2013

Valentino Vintage

Corso Monforte 16 (angolo via Ronchetti) – Milano (M1-S.Babila) Welcome drink ore 19:00 (7 euro con scontrino alla cassa)

Dopo le 20:30, per chi desidera trattenersi, cena simposiale con l’Autore (cena con menù fisso a 30 euro, menù pizza a 15 euro, entrambi con bevande incluse)

Per prenotazioni e informazioni:

���� [email protected] ���� 0229408785

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Corso Mediazione Familiare 2014

Gennaio 2014 Storia della MF – la MF oggi in Italia e in Europa

25.01.2014 Le figure professionali in ambito giuridico ( Dott.ssa Lucia Fani )

26.01.2014 Struttura della coppia e della famiglia

Sociologia della famiglia ( Dott. R. Zerbetto )

Febbraio 2014 La MF e il panorama normativo

22.02.2014 Diritto di famiglia ( Avv. G. Agliati )

23.02.2014 Psicologia dell’ Età Evolutiva ( Dott. A. Corradi / Dott.ssa L. Belladita )

Marzo 2014 Elementi patrimoniali della famiglia ( Dott.ssa L.Guglielmi )

22.02.2014 Elementi di Diritto penale (Avv. M. Antonietta Biagiolini)

23.03.2014 Elementi di Psicopatologia della coppia e della famiglia ( Dott. R.Zerbetto )

Aprile 2014

12.04.2014 Le tematiche conflittuale nella relazione ( Dott.ssa A. Persica )

13.04.2014 Il conflitto e la negoziazione

Il setting nella Mediazione ( Dott.ssa L. Fani )

Maggio 2014

17.05.2014 Mediazione familiare - Le fasi della Mediazione ( Dott.ssa L. Fani )

18.05.2014 Esercitazioni e Lavoro in triplette ( A. Lier e A.W.Cericola )

Giugno 2014 Tecniche di comunicazione tramite il modello della PNL

14.06.2014 ( Dott.ssa D. de Marinis /Dott.ssa Alessia Coari )

15.06.2014 Mediazione Familiare - Il Mediatore

incl. Esercitazioni (Dott.ssa L.Fani, A. Lier e A.W. Cericola)

Luglio 2014 Tecniche di comunicazione tramite il modello della PNL

05.07.2014 ( Dott.ssa D. De Marinis e Dott.ssa Alessia Coari)

06.07.2014 Mediazione Familiare - Esercitazioni e Lavoro in Triplette

La CO-Mediazione ( A.W. Cericola, A. Lier )

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Settembre 2014

Data decisa con utenti!

(18,30- 21,30) La mediazione familiare. Esercitazioni pratiche ( A. Lier e A.W. Cericola)

27.09.2014 La separazione coniugale ( Dott. Andrea Corradi, A. Lier )

28.09.2014 Mediazione familiare. I figli nella mediazione ( Dott.ssa L Fani)

Ottobre 2014

18.10.2014 Il Genogramma ( Dott.A.Corradi/Dott.ssa A.Coari )

19.10.2014 Mediazione familiare - L’elaborazione del progetto. Esercitazioni pratiche

( Dott.ssa L. Fani )

Novembre 2014

Data decisa con utenti!

( 18.30- 21,30) Mediazione familiare. Esercitazioni pratiche ( A. Lier e A. Cericola)

17-18 novembre

15.11.2014 MF: I contenuti dell’accordo e la redazione dell’accordo definitivo (

Dott.ssa L.Fani)

16.11.2014 Mediazione Familiare - Esercitazioni e Lavoro in Triplette ( A.W.

Cericola, A. Lier )

Dicembre 2014

14.12.2014 Conflitti familiari tra mediazione e terapia familiare ( Dott. R.Zerbetto )

Gennaio 2015

1. giornata Mediazione familiare. Aspetti etici e deontologici (Dott.ssa I. Buzzi)

2.giornata Mediazione familiare. La chiusura del procedimento di mediazione

(Dott.ssa L. Fani)

Febbraio 2015

1.giornata Mediazione Familiare. Esercitazioni e chiusura del corso

(Dott.ssa L. Fani , A. Lier, A.W.Cericola)

Marzo 2015

Esami

Le ore complessive del corso sono 250, di cui 88 ore di materie psicologiche giuridiche e

comunicazione, ore 122 di mediazione, ore 40 di stage.

Esame finale: sarà espletato nella giornata del marzo 2015: comprende la elaborazione di una

tesi finale che dovrà essere concordata con il direttore didattico, una prova scritta ed una parte

pratica con la rappresentazione dei giochi di ruolo.

All’esame finale parteciperà un’osservatore A.I.Me.F (associazione italiana mediatori familiari)

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PROGRAMMA DI PSICOPATOLOGIA PER I CORSI DI PSICOTERAPIA A cura di R. Zerbetto Argomenti

- Stati depressivi e alterazioni del tono dell’umore - Stati dissociativi e splitting cognitivo-emozionali - Disturbi di personalità con tratti narcisistici e borderline - Dipendenze da farmaci e addiction prone personality. Psicoterapia e comunità terapeutiche

- Disturbi di personalità con tratti ossessivo-compulsivi - Ansia, angoscia e attacchi di panico - Ipocondria, conversione somatica dell’ansia e disturbi somatomorfi - Dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo, Net-addictions, dipendenze affettive e

overeating) e discontrollo degli impulsi Gli insegnamenti di psicopatologia si svolgeranno con la seguente metodologia:

- Una parte espositiva generale con approfondimenti su versante psicodinamico e configurazione all’interno dell’approccio gestaltico

- Una parte riservata al lavoro su di sé sul tema del giorno attraverso il lavoro in triadi - E una parte riservata alla supervisione dei casi e alle strategie di trattamento - Saranno fornite dispense di accompagnamento

Tali insegnamenti sono destinate agli allievi di psicoterapia e si svolgeranno a classi congiunte

INCONTRI di SUPERVISIONE per PSICOTERAPEUTI

Tenuti dal Dr. Riccardo Zerbetto

Un lunedì al mese Ore 14:00-16:30

CSTG – Via Mercadante 8 (MI)

Tenuti dalla Dott.ssa Donatella De Matinis

Un venerdì al mese Ore 9:30-12:00

Metafora – Via Vitruvio 4 (MI)

La partecipazione per cicli di 3 incontri è prevista costo di 200 €

Verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

E' in corso la pratica per ottenere l'ECM

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CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST-DIPLOMA in

COUNSELING A.A. 2013-14

Dalla pluriennale esperienza nella formazione di diverse generazioni di counselor, nasce la percezione di

diverse esigenze di approfondimento all’interno della medesima professione. Per rispondere quindi, da

un lato alle esigenze di counselor che desiderano accedere a maggiori nozioni di psicopatologia per

meglio riconoscere le possibilità ed i limiti del proprio intervento, dall’altro al desiderio di un prolungato

esercizio esperienziale per un perfezionamento del proprio stile di lavoro, il CSTG ha strutturato questo

Corso di Perfezionamento Post-Diploma, organizzato in tre parti:

Prima parte

Nozioni di psicopatologia e storie di casi.

6 incontri di 4 ore che inquadreranno i tratti salienti di:

depressione, dissociazione, disturbi di personalità, dipendenze, attacchi di panico,

disturbi somatomorfi, quadri ossessivo-compulsivi, discontrollo degli impulsi.

Saranno disponibili dispense riguardanti le singole parti del corso.

Seconda parte

Esercizi “in tripletta” (relazione di counseling svolta in gruppi di tre persone

che, a rotazione, svolgono il ruolo di counselor, cliente ed osservatore) nei quali il supervisore assiste,

orienta , spiega e corregge il lavoro di ognuno. 6 incontri di 4 ore che punteranno l’attenzione

sul modo di operare del singolo per perfezionare il suo stile personale e la sua efficacia.

Terza parte

Residenziale intensivo di 4 giorni a Noceto (Siena).

Parti integrative

Partecipazione gratuita alle iniziative del CSTG per l’anno di durata del corso

(lezioni, Visiting Professor ed eventi vari promossi dalla Scuola).

Inoltre sono previsti 4 incontri di 4 ore di autoformazione supervisionata

e la partecipazione alle conferenze serali organizzate in collaborazione con lo studio Metafora.

Monte ore complessivo: 96 ore

Costo: euro 960

Didatti: Riccardo Zerbetto e Donatella De Marinis

Coordinatrice: Sara Bergomi

Per informazioni e prenotazioni:

���� [email protected] ���� 0229408785

Il Corso è riconosciuto da AssoCounseling e dà diritto a 72 crediti.

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CONFERENZA DI PRESENTAZIONE

PSICOTERAPIA DELLA GESTALT

La Terapia della Gestalt si origina in Germania e poi negli USA ad opera

di Frederik Perls, psicoanalista che ha integrato nel suo approccio alla

psicoterapia apporti filosofici della fenomenologia e dell’esistenzialismo,

discipline psicologiche come la Psicologia della Forma, la Teoria del

Campo e la Semantica generale nonché pratiche di consapevolezza

ispirate allo zen e alla sensory awarness. Da questo insieme di elementi

scaturisce un inconfondibile stile di lavoro che privilegia il presente, in

cui pure si riassume la storia passata e la prospezione verso il futuro,

come dimensione dell’accadimento propriamente umano legato

all’esperienza dell’essere-al-mondo prima che alla cognizione della

stessa. Un approccio che recupera, specie nel lavoro in gruppo, il

significato dell’agire che, lungi dal contrapporsi alla simbolizzazione, ne

rappresenta il supporto ed il naturale sviluppo nella prospettiva di una

concezione olistica ed integrativa delle funzioni del sé.

Fritz Perls

Nel corso della serata, verranno presentati i

CORSI QUADRIENNALI DI PSICOTERAPIA riconosciuti dal MIUR

Anno accademico 2013

Didatti: Riccardo Zerbetto e Donatella De Marinis

Il CSTG è co-fondatore della Federazione Italiana di Scuole e Istituti di Gestalt (FISIG), membro della Associazione

Europea di Gestalt Terapia (AETG), Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia-FIAP e della European

Association for Psychotherapy (EAP).

Presenteranno le serate presso la sede del CSTG in Via Mercadante 8 – Milano (MM Loreto)

giovedì, 10 ottobre 2013 – ore 21:15 e

Giovedì, 7 novembre 2013 – ore 21:15

Riccardo Zerbetto Direttore del CSTG, ssichiatra e psicoterapeuta didatta

FISIG, già presidente della European Association for

Psychotherapy e socio onorario della Federazione

Italiana delle Associazioni di Psicoterapia-FIAP

Donatella De Marinis Psicologa e psicoterapeuta, co-direttore del Centro

Studi di Terapia della Gestalt,

didatta ordinario e supervisore della Federazione

Italiana delle Scuole di Gestalt(FISIG)

ENTRATA LIBERA

Si prega di confermare la partecipazione � [email protected] � 0229408785

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CONFERENZA DI PRESENTAZIONE

COUNSELING AD ORIENTAMENTO GESTALTICO

La Terapia della Gestalt si origina in Germania e poi negli USA ad opera

di Frederik Perls, psicoanalista che ha integrato nel suo approccio alla

psicoterapia apporti filosofici della fenomenologia e dell’esistenzialismo,

discipline psicologiche come la Psicologia della Forma, la Teoria del

Campo e la Semantica generale nonché pratiche di consapevolezza

ispirate allo zen e alla sensory awareness. Da questo insieme di elementi

scaturisce un inconfondibile stile di lavoro che privilegia il presente, in

cui pure si riassume la storia passata e la prospezione verso il futuro,

come dimensione dell’accadimento propriamente umano legato

all’esperienza dell’essere-al-mondo prima che alla cognizione della

stessa. Un approccio che recupera, specie nel lavoro in gruppo, il

significato dell’agire che, lungi dal contrapporsi alla simbolizzazione, ne

rappresenta il supporto ed il naturale sviluppo nella prospettiva di una

concezione olistica ed integrativa delle funzioni del sé.

Fritz Perls

Nel corso della serata, verranno presentati i

CORSI TRIENNALI DI COUNSELING RICONOSCIUTI DA ASSOCOUNSELING

ANNO ACCADEMICO 2014

Direttori: Riccardo Zerbetto e Donatella De Marinis

Il CSTG è co-fondatore della Federazione Italiana di Scuole e Istituti di Gestalt (FISIG), membro della Associazione

Europea di Gestalt Terapia (AETG), Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia-FIAP e della European

Association for Psychotherapy (EAP).

La serata vedrà la partecipazione di

Riccardo Zerbetto Psichiatra e psicoterapeuta didatta, direttore del Centro Studi di Terapia della Gestalt,

già presidente della Federazione Italiana delle Scuole di Gestalt e della European Association for Psychotherapy

Sara Bergomi Counselor, Coordinatrice Corsi di Counseling CSTG

L’incontro avrà luogo presso il CSTG

lunedì 28 ottobre 2013 ore 21.00 in Via Mercadante 8 – Milano (MM Loreto)

Si prega di confermare la partecipazione

[email protected] � 0229408785

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CSTG OPEN DAYS 2013 PRESSO LA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA

DELLA GESTALT

Prossime date:

Sabato 16 novembre - ore 09:30-13:30 RICCARDO ZERBETTO - Personalità narcisistica in una prospettiva gestaltica

Domenica 17 novembre - ore 09:30-13:30

RICCARDO ZERBETTO - La relazione terapeutica come fattore di cura

Venerdì 22 novembre - ore 14:30-20:00 DONATELLA DE MARINIS - Empatia e simpatia nella relazione terapeutica,

anche alla luce dei neuroni specchio

Domenica 15 dicembre - ore 09:30-13:30 RICCARDO ZERBETTO - Il gioco d'azzardo e le dipendenze comportamentali

CSTG OPEN DAYS 2013 AL CORSO DI COUNSELING A ORIENTAMENTO GESTALTICO

Prossime date:

Sabato 26 e domenica 27 ottobre, ore 09:30-18:30

RICCARDO ZERBETTO – La Gestalt come stile di vita

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Ciclo di laboratori su sogno Percorso teorico-esperienziale

sul sogno tra Gestalt e psicologia

archetipica condotto da:

Riccardo Zerbetto “Il sogno… è una specie di attacco frontale al cuore della nostra non-esistenza” Fritz Perls

I 4 laboratori rappresentano l’occasione per presentare un approccio originale al

lavoro sul sogno (dreamwork) elaborato da Riccardo Zerbetto in 30 anni di studio

e applicazione che integra i presupposti freudiani con gli apporti di Jung e Hillman

in una prospettiva gestaltica. I contributi di derivazione psicologica si integrano

con la tradizione sapienziale antica, in particolare orfico-greca, che identifica nel

sogno un messaggio privilegiato di incontro con la realtà profonda dell’individuo

(daimon) in contatto con le entità universali dell’essere (archetipi) nel cui “campo”

energetico si dipana la nostra esistenza nello spazio-tempo.

Riccardo Zerbetto è psichiatra e psicoterapeuta direttore del CSTG, già presidente della

European Association for Psychotherapy (EAP) e Coorinatore della sezione Mito e Psyche del

World Council for Psychotherapy. Socio onorario della Federazione Italiana delle Associazioni di

Psicoterapia (FIAP) conduce da anni laboratori di studio su Dreamwork e archetipi con Giorgio

Antonelli e Herbert Hoffman

Sede: CSTG via Mercadante 8 Milano - ore 20.30-2 3.00 25 ottobre “Desiderio e futuro: Il lavoro sul sogno tra Freud, Jung e Perls” 15 novembre "La casa di Ade: sogno e mondo infero nella re-visi one di J. Hillman" 29 novembre "Il tripode delfico e la dimensione temporale del s ogno" 13 dicembre "Sogno e istruzioni del daimon “metaxù, tra i morta li e gli immortali" (Socrate) Destinatari : operatori culturali e delle professioni d’aiuto (psicoterapeuti, counselor, insegnanti) e persone interessate all’approfondimento del tema). Costo : euro 25 a serata (20 per i soci del CSTG) Primo incontro gratuito. Ciclo dei 4 incontri 80 euro. Si prega di prenotare presso: [email protected]

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Eventi

VI Convegno F.I.A.P. Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia 3-5 Ottobre 2014 Centro Congressi Riva del Garda

L’emergere del sé in psicoterapia Neuroscienze, psicopatologia e fenomenologia del sé. Tra i relatori invitati: Antonio Damasio, Eugenio Borgna, Vittorio Gallese Giovedì, 2 ottobre 2014 Workshop precongressuale con Antonio Damasio

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Dare Corpo A cura di: Alessandra Callegari, Donatella De Marinis, Valter Mader, Giovanni Montani, Cristina Tegon, Riccardo Zerbetto

ASPETTI CULTURALI, EMOZIONALI E PSICOLOGICI DELLA POSTURA (3) Di Giovanni Montani

Continuiamo ad analizzare le sezioni dello psicosoma

Il diaframma Il diaframma è il muscolo piatto, a lamina, situato sotto i polmoni, immediatamente sopra lo stomaco, il plesso solare, il fegato, la bile, il duodeno ed i reni. Data la sua posizione, la sua salute e la sua vitalità hanno un'importanza cruciale nel funzionamento degli organi interni e dei polmoni. Quando tale regione è aperta e sbloccata, l'energia fluisce liberamente e lo psicosoma gode di buona salute e di piacere. Quando questa regione è tesa o contratta, il risultato è una limitazione di sensazione e sentimenti, del potenziale della respirazione e del flusso energetico. Spesso la gente corazza questa regione come difesa personale contro le sensazioni indesiderate. Tenendo tesi questi muscoli e irrigidendo il diaframma, costoro soffocano temporaneamente le emozioni, purtroppo questo soffocare se protratto nel tempo genera problemi a carico sia del sistema respiratorio che di quello emotivo. Quando il diaframma è flessibile e ben funzionante, le emozioni vi fluiscono in modo naturale e spontaneo. Per contro, quando le emozioni vengono ritenute cronicamente nel ventre, spesso il diaframma diviene teso e rigido. Sebbene il blocco diaframmatico serva a ridurre la percezione delle emozioni indesiderate, sminuisce anche l'esperienza delle sensazioni piacevoli e della gioia. Secondo Wilhelm Reich, "Le ragioni di questa forte resistenza alla piena pulsazione del diaframma sono abbastanza chiare: l'organismo si difende dalle sensazioni di piacere o d'ansia che appaiono inevitabilmente con il movimento diaframmatico". La rigida armatura nella regione del diaframma è fors’anche un'indicazione che l'individuo trattiene una rabbia violenta, omicida, sviluppatasi in seguito alla repressione di emozioni assertive ed espressive. Quando il diaframma si corazza in questo modo, non è insolito vedere che la sezione della colonna vertebrale situata dietro il diaframma si è spostata verso l'interno, verso la parte anteriore del corpo, presentandosi come una lordosi nella curva spinale. Quando vi è molta tensione psicosomatica nel diaframma e negli organi che si trovano al di sotto, i sintomi frequentemente associati sono "disturbi nervosi allo stomaco, nausea più o meno costante con incapacità di vomitare, ulcera peptica, calcoli alla cistifellea, malattie epatiche e diabete". Visto dal basso, il diaframma appare svolgere un ruolo importantissimo nel processo respiratorio dello psicosoma. Il processo della respirazione non solo spiega il ruolo centrale che il diaframma ha nell'inalazione e nell'esalazione dell'aria, ma sottolinea anche la necessità dell'integrazione e della salute dello psicosoma, se si vuole che tale processo si svolga armoniosamente. Poiché la capacità di trarre un respiro pieno e profondo dipende dall'interfunzione psicosomatica flessibile e sana del ventre, del diaframma e dei polmoni, è importante che queste regioni dello psicosoma siano aperte l'una nei confronti delle esigenze e delle capacità delle altre. Ancora una volta, vediamo che l'intero psicosoma sembra dipendere dal funzionamento vitale di tutte le sue parti, e che il malessere o la tensione in un'area può influire direttamente sulla struttura e sulla funzione di tutte le altre aree relate e delle corrispondenti caratteristiche della personalità. La cavità toracica La regione dello psicosoma che i reichiani chiamano segmento toracico si estende dal diaframma verso l'alto, fino alle clavicole, e consiste della cassa toracica e del suo contenuto, della parte superiore del dorso, delle braccia e delle mani. In questa regione vi sono tante relazioni psicosomatiche importanti ed interessanti. Il torace Il torace ha il compito di concentrare, amplificare e tradurre le emozioni. Non soltanto trasforma le emozioni che fluiscono dal ventre verso l'alto attraverso il diaframma, ma conferisce passione e legami interpersonali a questi sentimenti. Tutti i diversi aspetti dell'essere umano, come emozioni, pensieri, reazioni ed espressioni, si mescolano e turbinano nel torace, cambiando continuamente forma e direzione via via che procedono dalla creazione all'espressione. Poiché il torace è responsabile dell'integrazione armoniosa di questi svariati aspetti dello psicosoma, tende a plasmarsi in modi che rispecchiano lo stile con cui un individuo tratta tali elementi della sua vita. Per contro, il modo in cui un individuo si pone in relazione con le dimensioni espressive, passionali ed interpersonali di se stesso verrà fortemente influenzato dalla natura e dalla struttura di questa regione dello psicosoma. I polmoni Accanto al cuore, nella cavità toracica, vi sono i due polmoni, gli organi del processo della respirazione. La loro funzione primaria consiste nel regolare l'inalazione e l'esalazione dell'aria datrice di vita. Quando l'aria viene attirata nei polmoni con l'aiuto del diaframma, i polmoni si espandono verso l'esterno in tutte le direzioni, tendendo tutti i muscoli della cassa toracica e del ventre. Nella terminologia dello yoga, la parola respirazione viene tradotta pranayanaa, e la parola aria è, approssimativamente, prana. Un particolare interessante: prana significa anche "forza vitale". Il significato multiplo sottintende che l'aria che respiriamo contiene, oltre all'ossigeno datore di vita, anche una forza vitale che noi ingeriamo quando inaliamo? La forza vitale pranica, che Reich chiamò "orgone", circola in tutto il corpo, mossa dall'azione pompante del cuore e dall'interazione del diaframma e dei polmoni.

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Perché l'individuo faccia pieno uso della forza vitale a lui accessibile, quindi, è necessario che egli sfrutti pienamente il suo apparato respiratorio-vitale. Normalmente, a meno che ci muoviamo attivamente o siamo impegnati in un'attività strenua, usiamo solo una piccolissima percentuale del nostro innato potenziale respiratorio. Perciò utiliz-ziamo solo una piccola parte della forza vitale che è a nostra disposizione. Di conseguenza, molti di noi funzionano a livelli complessivi d'energia considerevolmente inferiori alle loro capacità. Quando respiriamo poco profondamente, per una qualunque ragione, non soltanto diminuiamo l'inspirazione del prana datore di vita, ma riduciamo anche la misura in cui tendiamo e vitalizziamo regolarmente i nostri polmoni. Di conseguenza, la respirazione poco profonda tende a ridurre la flessibilità dei polmoni e dei muscoli che li circon-dano, rendendo ancora più difficile ed improbabile la respirazione profonda. Molte persone respirano superficialmente e rapidamente quando sono nervose e sconvolte, e se provaste a farlo anche voi, probabilmente vi accorgereste di cominciare a sentirvi ansiosi e inquieti. Questo indica come certe emozioni influiscano sul corpo in modi specifici, e come a loro volta la struttura e le funzioni del corpo lo predispon-gano a certi stati emotivi. Per esempio, quando gli schemi di respirazione poco profonda vengono sviluppati come difesa personale contro l'esperienza emotiva, i muscoli che circondano i polmoni e lo stesso diaframma, che si trova al di sotto, cominciano ad irrigidirsi ed a contrarsi, formando una fascia inflessibile di tensione intorno ai polmoni. Questa tensione muscolare cronica non soltanto riduce la capacità respiratoria dei polmoni, ma favorisce anche lo stato di lieve ansia e tensione che si accompagna spesso alla respirazione superficiale. La respirazione poco profonda può fungere da difesa personale contro l'esperienza emotiva, perché respirare è sentire; e viceversa limitare la respirazione è limitare il sentire. Discutendo la relazione tra i tipi di respirazione e l'ansia, Fritz Perls, fondatore della terapia Gestalt, afferma:

“L'ansia è il sintomo nevrotico per eccellenza ... Poiché i terapeuti l'incontrano quale sintomo basilare in tutti i pazienti, vi hanno teorizzato sopra ad infinitum. Il trauma della nascita, la soffocazione da parte del grosso seno della madre, la libido «convertita", l'aggressività inibita, il desiderio di morte ... questi e molti altri sono apparsi all'uno o all'altro teorico come il fenomeno centrale dell'ansia. Nei confronti di certi casi clamorosi, forse ognuna di queste teorie è esatta: ma si è trascurato di osservare ciò che hanno in comune. È un evento psicosomatico semplicissimo. L'ansia è l'esperienza della difficoltà di respirazione durante ogni eccitazione bloccata. È l'esperienza del tentativo di far entrare più aria nei polmoni immobilizzati dalla costrizione muscolare della cassa toracica ... Sebbene la respirazione senza restrizioni disperda l'ansia, il nevrotico sofferente di stati ansiosi non può semplicemente seguire il consiglio di esalare ed inalare ... cioè di respirare. È proprio ciò che non può fare - cioè respirare - perché, ignaro di ciò che fa e quindi incontrollabilmente, egli mantiene, contro la respirazione, un sistema di tensioni motorie, ad esempio contraendo il diaframma contro le tendenze a singhiozzare o ad esprimere disgusto, contraendo la gola contro la tendenza ad urlare, sporgendo il petto in fuori per apparire imponente, trattenendo l'aggressività delle spalle e molte altre cose.”(Perls, Hefferline e Goodman, La terapia della Gestalt, Astrolabio, Roma)

Contrazione del torace (Fig. 1) Le persone con il torace contratto hanno il petto stretto e fragile. I muscoli pettorali sono spesso sottosviluppati, e permettono un flusso minimo di sentimento e d'energia attraverso tale regione. La persona dal torace contratto apparirà e si sentirà come se stesse esalando. La tensione muscolare è tenuta cronicamente profonda, e di solito è associata al blocco del giusto flusso d'energia che ascende dal ventre e dal diaframma. Psico emotivamente, questo individuo avrà difficoltà a costruire ed a mantenere una carica energetica in questa appassionata regione del corpo. Le sue azioni saranno più passive che aggressive, i suoi sentimenti inclini alla depressione; i suoi atti tenderanno ad essere motivati da un senso cronico di paura e d'inferiorità più che dalla confidenza e dall'automotivazione. L'individuo tenderà a soffrire di molti malanni incentrati nel torace, come l'asma, la bronchite, i raffreddori e i dolori di petto. Affrontando il mondo con il petto sgonfiato e quindi con aria ed energia insufficienti, questo individuo avrà difficoltà a "prendere di petto" la realtà ed a muoversi a suo agio nel mondo dell'azione e dell'autoaffermazione. Poiché sperimenta continuamente solo una piccola parte dei suoi sentimenti autogenerati d'amore e di rapporto con le cose, avrà bisogno di essere caricato ed ispirato dalle energie vitali degli altri. Di conseguenza, potrebbe tendere ad assumere nei rapporti interpersonali il ruolo di chi prende, più che il ruolo di chi dà. La combinazione della paura cronica e dell'autoprotezione, con l'abituale potrebbe spingerlo a continui stati d'animo di angoscia e di disperazione. Per sentirsi più intero, costui deve sviluppare la respirazione e i sentimenti di questa regione, ed imparare a trasmutare i sentimenti espansi del cuore e esperienza della scarsità d'aria e d'energia vitale, la respirazione migliorata in atteggiamenti d'amore, d'indipendenza e di sicurezza di sé. Vedremo, quando tratteremo gli enneatipi come questo tratto si addice perfettamente ad uno dei numeri dell’enneagramma. Espansione del torace (Fig.2)

Una persona dal torace espanso tende ad avere un petto ampio, ipersviluppato. Questo tipo di struttura psicosomatica incoraggia un sovraccarico d'energia e d'eccitazione in tale regione, a detrimento di qualche altra area dello psicosoma, di solito la pelvi o le gambe. Quando io gonfio il petto in questo modo (e già è abbastanza espanso per conto suo) ho l'impressione di star pompando la mia aggressività. Questo atteggiamento è accompagnato dalla perdita di contatto con i miei aspetti più delicati e teneri. Quando gonfio il petto mi sento duro, forte e potente. Noto inoltre che, quando trattengo il respiro in questo modo, il mio ventre

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si contrae e il diaframma s'irrigidisce, bloccando il contatto con l'intestino e le sensazioni che vi vivono. Quando espando il petto, l'atteggiamento generale che presento al mondo dice: "Sono a posto, so badare a me stesso, tu non mi dai fastidio". Infatti, sembra che per l'individuo appartenente a questa categoria ricevere energia dagli altri sia difficile quanto lo è darla per le persone dal torace contratto. Credo che questo avvenga perché, prima di poter ricevere energia dagli altri, bisogna abbassare un po' la saracinesca per lasciarla entrare, e questo è spesso difficile per l'individuo dal torace espanso. Vi sono molte persone che hanno sviluppato in tal modo il loro psicosoma. A causa della necessità soverchiante di assumere il controllo e di apparire forte, l'individuo dal torace espanso ipersviluppa il proprio petto e vi seppellisce tutti i sentimenti di tenerezza e di ricettività. Inoltre, il risalto dato alla sezione superiore del corpo attira solitamente molta energia e concentrazione, distogliendole dai centri del sentire e della sessualità. Data la quantità d'energia che occorre per alimentare un motore così potente, lo psicosoma è costretto ad estrarre il carburante dai suoi elementi più morbidi e più radicati. Mentre la persona dal torace contratto ha il petto cronicamente sgonfiato e un ego egualmente sgonfiato, il torace iperespanso indica un ego gonfiato. Per dirla con Alexander Lowen: "Ricorda la favola della rana che cercò di gonfiarsi per raggiungere le dimensioni del bue". Mentre la persona dal torace contratto tenderà a soffrire di depressione e di angoscia a causa della regione toracica sotto caricata, l'individuo dal torace espanso soffrirà di problemi come l'ansia cronica, la pressione sanguigna alta, l'ipertensione, ed una possibile tendenza alla tubercolosi ed ai disturbi cardíaci. Né la contrazione né l'espansione del torace definiscono l'atteggiamento più sano. È invece l'equilibrio tra i due estremi a descrivere la possibilità più vitale. Come un respiro è formato dall'inalazione, oltre che dall'esalazione, e i rapporti d'amore sono basati sulla capacità di dare come su quella di ricevere, la vera creatività umana consiste nella capacità di sentire il mondo di nuovo ad ogni istante, di cominciare di nuovo ad ogni respiro, e di esprimere liberamente ed apertamente ogni passione dello psicosoma. Spalle Le spalle sono connesse intimamente con la cavità toracica perché non soltanto si trovano trasversalmente al di sopra della cassa toracica, ma si estendono anche sopra la parte anteriore del petto, dove si connettono con lo sterno e sul dorso, dove si congiungono alle scapole. In questa posizione le spalle hanno la responsabilità di mediare tra le forze emotive del torso e gli elementi espressivi delle braccia e delle mani.

Le spalle, le braccia, le mani e la parte superiore del dorso sono interessate soprattutto agli aspetti del "fare" e dell' "esprimere" del carattere individuale. Osservandone la forma e la funzione, possiamo imparare parecchio sul modo in cui una persona si comporta nel mondo. Spalle curve, arrotondate (Fig. 3) Le spalle curve, arrotondate indicano che la persona ha la sensazione di portare su di esse il peso del mondo intero. Le persone dalle spalle curve sembrano addossarsi responsabilità maggiori di quanto siano in grado di sopportare. Di conseguenza, la postura con cui si presentano al mondo è quella di chi si sente sovraccaricato dalla vita stessa. Spalle rialzate (Fig.4)

Le spalle rialzate in misura considerevole più di quanto dovrebbero essere naturalmente indicano un atteggiamento di paura. Abbiamo la tendenza ad alzare le spalle verso le orecchie quando siamo spaventati. Quando la paura si scarica, le spalle si rilassano e tornano alla normale posizione di riposo. Se però non riusciamo a liberarci della paura, le spalle resteranno sollevate, bloccandoci in uno stato congelato di paura cronica. Nei casi estremi, l'individuo dalle spalle fortemente rialzate somiglierà ad una tartaruga che cerca di ritrarre la testa entro il guscio, per proteggersi. Poiché l'oggetto originale della paura solitamente è sparito da molto tempo, la persona tenderà a proiettare irrazionalmente la sua paura ormai interiorizzata su oggetti e situazioni nuove. Questo tipo di postura dello psicosoma corrisponde spesso ad una mentalità paranoide. Spalle quadrate (Fig.5) Sono le spalle tipiche del maschio. Irradiano un senso di potenza e di sicurezza di sé, e la capacità di "caricarsi il

fardello sulle spalle". La persona dalle spalle quadrate tenderà ad interessarsi moltissimo del modo in cui appare al mondo. Infatti, molti si fanno imbottire gli abiti sulle spalle, per sembrare più possenti e dinamici di quanto siano in realtà. In questo senso, le spalle possono essere addirittura paragonate allo sviluppo dell'ego. Cioè, quando le spalle sono ipersviluppate, indicano un ego gonfiato, come il torace molto espanso. Quando sono esili e sottosviluppate, riflettono invece un ego sgonfiato, come il torace contratto. Spalle aggobbite in avanti (Fig.6) Molte persone hanno spalle che sembrano incurvarsi verso la parte anteriore del corpo, fin quasi ad avvolgere parzialmente il petto. Quando ciò avviene, di solito la spalla sinistra è ruotata più avanti della destra. Le spalle tenute in avanti solitamente denotano un atteggiamento cronico di autoprotezione e la

paura di venir fatti soffrire. L'individuo può vedersi estremamente vulnerabile e delicato, e cerca di proteggersi il petto e il cuore tirando in avanti le spalle e le braccia. Quando le spalle vengono fatte ruotare in questo modo, tuttavia, i muscoli pettorali si tendono e si contraggono, divenendo

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ancora più vulnerabili e sensibili. Le spalle aggobbite in avanti e il torace contratto sono frequentemente accompagnati da respirazione poco profonda e da ritenzione delle emozioni nel ventre e nel diaframma.

Spalle retratte all'indietro (Fig.7) Se si guarda un individuo con le spalle retratte all'indietro, si ha l’impressione che cerchi di costringersi a non perdere la calma e a non aggredire qualcuno. Si direbbe quasi che costui sia irritato dalla propria posizione nella vita e voglia assalire il mondo, ma non riesca a farlo. La spinta emotiva di questo sentimento è bloccata nella sua muscolatura, e diviene un'altra forma di "storia congelata”. Molte persone sofferenti d'artrite alle spalle, alle braccia o alle mani hanno spalle retratte. Ciò indicherebbe che il conflitto tra assalire e non assalire ha finito per coinvolgere le giunture, al punto che i muscoli in queste regioni sono letteralmente "dilaniati" tra gli impulsi contrastanti. La parte superiore del dorso La parte superiore del dorso corrisponde alla sezione della colonna vertebrale che comprende le

dodici vertebre toraciche o dorsali. Questa parte del corpo è contenuta dal cingolo scapolare, che si estende in basso fino all'estremità delle scapole. Tuttavia, poiché molti considerano la parte superiore del dorso separata dalle spalle, ho deciso di presentarle separatamente. I muscoli che circondano la regione toracica della spina dorsale, tuttavia, sono stati descritti e diagnosticati in modo pressoché identico da tutte le discipline dello psicosoma. Sono muscoli che contengono collera. Data la strutturazione complessa dello psicosoma umano, quasi tutte le azioni vengono registrate nei muscoli e nei canali nervosi della spina dorsale. Viceversa, le condizioni dei muscoli e dei canali nervosi della stessa influiscono direttamente sulla salute e sul benessere di tutte le parti e le funzioni del corpo. Di conseguenza, la struttura della colonna vertebrale ed il suo potenziale funzionale spesso indicano in modo eccellente lo stato generale, oltre che specifico, dello psicosoma dell'individuo. Infatti, Quasi tutte le forme di tensione psicosomatica si registrano in qualche punto lungo la spina dorsale; e a loro volta, la tensione ed il blocco spinale ledono la salute degli organi e degli arti relativi. Visto in questa prospettiva, il sano flusso d'energia e di grazia attraverso la colonna vertebrale è decisamente molto importante, poiché si tratta veramente della "spina dorsale" dello psicosoma, anche in senso traslato. Quando i sentimenti e le sensazioni sono bloccati, l'energia interrotta, le espressioni frustrate, o l'azione limitata, spesso la carica energetica si deposita in qualche punto, lungo la colonna vertebrale, oltre che nella sezione dello psicosoma direttamente interessata. Di conseguenza, la spina dorsale diventa l’”immondezzaio" dei sentimenti indesiderati e dei conflitti irrisolti. Localizzandosi lungo la spina dorsale, le emozioni restano temporaneamente sottratte alla vista, e via via che si accumulano, la congestione in questi muscoli aumenta e i sentimenti cominciano a trasformarsi in collera, poi in rabbia. Se resta inespressa, la rabbia si tradurrà in dispetto ed amarezza, che si infiltreranno in tutti gli aspetti espressivi dello psicosoma nel tentativo di sfogare in parte la tensione ed i conflitti accumulatisi. Quando avviene ciò, l'individuo non ha più il controllo conscio delle sue passioni colleriche. Esse sono state isolate dalla coscienza, e dalla nuova sede cominciano a controllare tutte le sue azioni, i suoi movimenti e le sue espressioni. Bibliografia Ken Dychtwald (1977), Psicosoma, Astrolabio, Roma, 1978

Segnalazioni Da www.psiconline.it:

Rosella Tomassoni, Pierluigi Diotaiuti, Maurizio Esposito (a cura di) Il mondo psico-sociale del non vedente. Una indagine empirica 2013, Collana: Salute e società Pagine: 208 Prezzo: € 27,00 Editore: Franco Angeli

Domenico Nano (a cura di) Paure e speranze dell'uomo contemporaneo 2013, Collana: Serie di psicologia Pagine: 128 Prezzo: € 16,50 Editore: Franco Angeli

Colette Sauvé Il mio bambino è iperattivo. Cause, sintomi e modalità d'intervento 2013, Collana: Piccoli e grandi/Manuali Pagine: 96 Prezzo: € 12.00 Editore: Red Edizioni

Barbara Barcaccia, Mancini Francesco (a cura di) Teoria clinica del perdono 2013, Collana: Psicologia clinica e Psicoterapia Pagine: 248 Prezzo: € 24.50 Editore: Raffaello Cortina

Gabriel Levi (a cura di) Salute mentale e prevenzione in preadolescenza. Scuola, ricerca e clinica 2013, Collana: Salute mentale riabilitaz. età evolutiva Pagine: 144 Prezzo: € 12.00 Editore: Armando

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Pamela Mastrilli, Roberta Nicosia, Massimo Santinello Photovoice. Dallo scatto fotografico all’azione sociale 2013, Collana: Psicologia sociale contemporanea Pagine: 144 Prezzo: € 20,00 Editore: Franco Angeli

Vita Heinrich-Clauer (a cura di) Manuale di analisi bioenergetica 2013, Collana: Psicoterapie Pagine: 512 Prezzo: € 45,00 Editore: Franco Angeli

AA.VV. Sollecitare la curiosità. Attività, giochi e giocattoli per risvegliare l'interesse dei nostri bambini. Con CD Audio 2013, Collana: Superbimbi Pagine: 80 Prezzo: € 9.90 Editore: Red Edizioni

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Henry Emmons La chimica della calma. Smettere di preoccuparsi e cominciare a vivere pienamente 2013, Collana: L'altra medicina Pagine: 204 Prezzo: € 19.50 Editore: Edizioni Mediterranee

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Rosanna Orlando, Anna Calvenzi Il paradosso del successo. Tutto quello che bisogna perdere per poter vincere 2013, Collana: Saggi Pagine: 222 Prezzo: € 15.00 Editore: Ponte alle Grazie

André J. (a cura di) Le 100 parole della sessualità2013, Collana: Le 100 parole Pagine: 126 Prezzo: € 9.90 Editore: Gremese Editore

Steve C. Hayes, Kirk D. Strosahl, Kelly G. Wilson ACT. Teoria e pratica dell'Acceptance and Commitment Therapy

2013, Collana: Psicologia clinica e psicoterapia Pagine: 466 Prezzo: € 48.00 Editore: Raffaello Cortina

Perls’s pearls

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Citazioni da Perls e non solo (a cura di Laura Bianchi [email protected]) “Il ‘processo di eccitamento’ … significa che esiste un’immagine postuma che collega il passato e l’acquisizione dell’esperienza. Questo eccitamento fornisce sempre una parte della Gestalt: lo sfondo. Mi piace molto la metafora musicale dell’ascolto di una sinfonia. Mentre ascolti, per una frazione di secondo, sei consapevole del suono, ma le tracce formano lo sfondo del suono, così puoi sentire l’intera sinfonia.”

Tratto da “L’eredità di Perls. Doni dal lago Cowichan” di Fritz Perls e Patricia Baumgardner

Risonanze (a cura di Fabio Rizzo: [email protected]) Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole.

E. Flaiano, Diario degli errori, p. 51 (Adelphi, 2002) Dobbiamo capire che non esiste una cosa che sia vera sicurezza, poiché allora il sé sarebbe una fissità. Quando non sia presente nessuna paura irrazionale, non sorge il problema riguardo al fatto se ci si senta sicuri o meno, ma ci si occupa del problema da affrontare. Il senso di sicurezza è un segno di debolezza: la persona che lo sente aspetta sempre la sua confutazione.

F. Perls, R.F. Hefferline, P. Goodman, Teoria e pratica della Terapia della Gestalt, p. 220 (Astrolabio, 1997) La concisa frase di Flaiano si presta ad essere variamente interpretata. Io la vedo come l’esatta descrizione in immagini dell’ultima riga del brano che segue e che, proprio per questo, le ho abbinate. Mi pare inoltre adatta a rendere, per contrasto e negazione, l’idea dell’atteggiamento qui implicitamente auspicato di spontaneità e presenza a se stessi che può essere considerato, secondo un’ottica tipicamente gestaltista, elemento e segno di salute psichica.

Visti e letti UNA FRAGILE ARMONIA La precarietà delle relazioni di Margherita Fratantonio da: www.lasesia.vercelli.it E’ fragile l’armonia che lega i quattro personaggi del film di Yaron Zilberman, nonostante i venticinque anni del quartetto, e i tremila concerti che li uniscono. Loro però non ne sembrano consapevoli, all’inizio dell’ennesima stagione da condividere. Più solido il legame con la musica, che fa da collante alle vite di Peter, Robert, Daniel e Juliette. Poi, un evento improvviso li costringe a fare i conti con la loro vita e le loro relazioni. Peter, il più anziano del gruppo, comincia ad avvertire i primi sintomi del parkinson ed è costretto a lasciare. Improvvisamente tutti gli egoismi individuali e i conti in sospeso emergono senza freni: Robert confessa di non riconoscersi più nel ruolo di secondo violino, mentre Daniel, il primo, rafforza la sua rigidità e inizia addirittura una relazione amorosa con la figlia giovanissima di Robert e Juliette il cui matrimonio, dopo tanti anni, si sta sgretolando. La

ragazza sembra attratta dal maturo Daniel, che è stato un tempo l’amante della madre, più per rivalsa di figlia abbandonata (lasciata troppo sola dalla professione dei genitori) che per amore autentico. Lo sfondo della narrazione è New York: fredda, innevata, malinconica. Come malinconici (e rabbiosi) sono i protagonisti della storia e del quartetto: cinquantenni che, dopo una vita professionale ed affettiva insieme, non riescono a fronteggiare i cambiamenti. Pare non ci sia soluzione, dopo che la diga è straripata e le cose, anche quelle più sgradevoli, taciute per decenni, sono state dette, ora che Beethoven non li protegge più, né l’opera 131, metafora del fluire delle cose e della casualità della vita. Nella loro, di vita, non c’è stata leggerezza; ma la fiducia nel successo e nel legame che pareva indissolubile, base della loro popolarità. Anche se i nostri palcoscenici sono meno appariscenti e i successi molto più relativi, accade a tutti di dare per scontati alcuni rapporti. Di affidarci al senso di sicurezza, finché i cambiamenti esterni non arrivano ad aprirci gli occhi. Ben vengano, allora, le situazioni inattese, se davvero possono renderci più attenti verso gli affetti spenti o le scelte di vita che scelte non sono più.

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Il titolo originale del film “The late quartet” vuole sottolineare una consapevolezza tardiva, ma non è mai troppo tardi per nessuna presa di coscienza, per quanto dilazionata. Peter esce elegantemente di scena durante un concerto, in modo empatico con il pubblico che applaude e i compagni che si scambiano sguardi di pacificazione. Avevo letto critiche un po’ troppo severe su “Una fragile armonia”; in realtà, è una bella lezione di vita, su come sia possibile continuare i propri giorni e le proprie relazioni anche quando tutto sembrava perduto. Ma solo quando si impara che anche le certezze dietro le quali fa comodo ripararsi possiedono sempre una piccola o grande dose di gracilità.

Da giornali e riviste (a cura di Silvia Ronzani: [email protected]) SBARAZZIAMOCI DELLA VELOCITÀ di Serge Latouche Fonte: decrescita.com Il tempo è scaduto. L’impatto dell’azione umana ha raggiunto un livello tale da disturbare e modificare il funzionamento dell’ecosistema terrestre; in seguito al premio Nobel per la chimica assegnato a Paul Cruzen, gli scienziati hanno ammesso che siamo entrati in una nuova era, definita antropocene: «L’uomo è divenuto una potenza tellurica capace di interferire con i grandi cicli del pianeta (…) nell’era dell’antropocene, la natura è stata spinta al punto da divenire un sistema che possa assorbire gli eccessi umani». L’accorciamento dei cicli di vita dei prodotti, lo schiacciamento del rapporto spazio-tempo, la vita indebitata e gli assegni sull’avvenire che non verranno mai riscossi, provocano da un lato uno stress ed una consumazione psicotropi, e generano dall’altro l’obsolescenza dell’uomo – secondo la formula di Gunther Anders – in un mondo che minaccia di collassare. La sesta ondata di estinzione delle specie è certamente già avviata. La dittatura del tempo

Artificialmente ritagliato dall’orologio meccanico, aggiunto e detratto, il tempo è diventato l’oggetto centrale dell’economia e dunque di una società totalmente sottomessa alla sua dittatura. Bisogna sempre produrre di più rispetto ad una determinata unità di tempo. Bisogna accelerare i ritmi di vita e al contempo accorciarne la durata (soprattutto della vita degli oggetti). Il presente scompare in un’eternità virtuale. Viviamo certamente più a lungo (in media), ma senza avere mai il tempo di vivere. Si tratta dello schiacciamento produttivistico del tempo e del delirio della velocità denunciati da Paul Virilio. Sempre più lontano, sempre più in alto, sempre più veloce. Questo motto olimpionico è stato interiorizzato dall’immaginario collettivo. Gli uomini devono essere competitivi e partecipare quotidianamente ad una corsa folle, cercando di sconfiggere il normale scorrere del tempo, quello dell’orologio da polso. Nicolas Georgescu-Roegen, a suo tempo, aveva denunciato questa frenesia tramite la parabola del «ciclondromo del rasoio elettrico». Questo consiste «a rasarsi più velocemente in modo da avere più tempo da dedicare al lavoro, secondo la concezione di un apparato che corre ancora più veloce, e così via all’infinito». Perdita di senso Questo schiacciamento del tempo è un aspetto essenziale della distruzione del mondo reale e di ciò che Ivan Illich denunciava come «perdita di senso». Il processo di trasformazione degli esseri viventi e delle cose in atomi numerici è allo stesso tempo un enorme lavoro intellettuale di astrazione ed un’enorme impresa di alienazione dell’uomo e di saccheggio della natura. Secondo il pensiero razionale, tutto deve ridursi a delle cifre da calcolare; nella realtà tutto deve trasformarsi in merci interscambiabili. Le differenti forme di accelerazione sviluppate all’ipermodernità e le nuove tecnologie, secondo il filosofo Hartmut Rosa, hanno provocato in contropartita un aumento crescente del ritmo di obsolescenza delle esperienze umane, con una conseguente restrizione di periodi di tempo appartenenti al presente. Bill Joy, inventore del programma Java (il linguaggio informatico utilizzato per internet), ci ammonisce così in un articolo della rivista Wired: Why the future doesn’t need us (Wired: perché il futuro non ha bisogno di noi) dell’aprile 2000: «Le tecnologie più potenti del ventunesimo secolo – la robotica, l’ingegneria genetica e la nanotecnologie – rischiano di rendere l’uomo una specie suscettibile di scomparire». L’idea di un’obsolescenza dell’uomo derivante dalla tecnica e la tecnolocizzazione del mondo è emersa davvero, in modo inedito, grazie alla minaccia della sopravvivenza dell’umanità provocata dalla deterrenza della bomba atomica. Quattro giorni dopo la resa giapponese, Norman Cousins, traumatizzato dall’esperienza subita, pubblica un articolo intitolato «Modern Man is obsolete» (L’uomo moderno è obsoleto) sulla rivista Saturday Review del 18 Agosto 1945. L’uomo, a suo avviso, non è in grado di accettare e controllare i benefici e i pericoli potenziali dell’energia atomica. Questa obsolescenza dell’uomo, in seguito alla «standardizzazione della catastrofe» avvenuta con il Mad (Mutually

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assured destination) è stata magistralmente analizzata da Günther Anders. Il filosofo parla di «vergogna prometea» come senso di inferiorità rispetto alle merci: «Noi siamo distruttibili, siamo i soli ad essere nati obsoleti». Inventare la felicità nella convivialità È urgente costruire una società della decrescita per riabitare e riabilitare il tempo. Ridurre le distanze, rilocalizzare la vita, scoprire e valorizzare la lentezza, ridurre gli orari di lavoro, allungare il ciclo di vita degli oggetti, insomma riscoprire la vita contemplativa. È giunto il tempo di sbarazzarci della nostra dipendenza dalla velocità, e di partire alla riconquista del tempo e quindi delle nostre vite. Ma ciò non può avvenire che tramite una rottura delle nostre abitudini, e quindi delle nostre credenze e delle nostre mentalità. Inventare la felicità nella convivialità piuttosto che nell’accumulazione frenetica suppone una seria operazione di decolonizzazione dei nostri immaginari; gli errori di percorso come la crisi attuale possono aiutarci a compiere questo passo. Il tempo della decrescita è giunto!

DIETOLOGIE I GRECI E LA MODICA QUANTITÀ COSÌ CON IL CIBO SI SCONFIGGE L’HYBRIS di MARINO NIOLA Da La Repubblica del 27 luglio E’ l’uomo a fare la dieta o è la dieta a fare l’uomo? È vera la seconda. Perché l’umanità nasce nel momento in cui inventa il suo regime alimentare. Come dire che homo sapiens e homo edens sono la stessa persona. Mentre i nostri antenati preumani si comportavano come animali e mangiavano quel che offriva madre natura. Sostanzialmente carne cruda e vegetali. Un menù per individui forti, ma letale per i più deboli. Ed è proprio il fatto di scegliere cosa, come e quanto mangiare a far evolvere la specie. Insomma siamo a dieta da sempre. Molto prima che arrivassero i Dukan, Messegué, Atkins, Oshawa. E gli innumerevoli profeti

del benessere che oggi dispensano ammonimenti, comandamenti e suggerimenti. Aglio olio e sermoncino. In realtà non abbiamo inventato nulla che gli antichi non sapessero già. Senza la moderna nutraceutica, ma in compenso dall’alto di una superiore concezione dell’uomo e del suo posto nella natura e nella società. Così, se noi consideriamo la dietetica una parte della medicina, per il grande Ippocrate invece è il contrario. È la medicina a esser parte della dietetica. Semplicemente perché dare a ciascuno il cibo che serve a tenere in equilibrio corpo e anima è il primo e indispensabile presupposto di ogni cura. Il celebre motto ippocratico «il cibo sia la tua terapia e a tua terapia sia il cibo» è giunto fino ai nostri giorni come leit motif di un’etica dietetica. Proclamata a chiare lettere nel primo punto del rituale giuramento di Ippocrate, in cui i medici promettono ad Apollo, Asclepio, Igea e Panacea, i numi tutelari della loro arte, di regolare la dieta per il bene dei malati. Dove però la parola diaíta non significa semplicemente modo di mangiare ma forma di vita. Ed è qui la differenza con la nostra idea di regime alimentare. Che per lo più si risolve in un controllo meramente quantitativo delle calorie, del peso e delle misure. Laddove i Greci parlano di vita, noi riduciamo tutto a girovita. Ecco perché le privazioni che ci infliggiamo per avere il ventre piatto e gli addominali a tartaruga spesso non producono altro se non frustrazione e depressione, anoressia e bulimia. Pericoli che gli antichi intravvedono benissimo. Tant’è vero che nelle Epidemie, un importante testo ippocratico, si cita come esempio estremo di accanimento salutistico, il caso quasi mostruoso di Erodico, che costringeva i suoi pazienti a fare jogging anche con la febbre, li sfiancava con incontri di lotta e li estenuava con bagni di vapore che li prosciugavano. Magri e scattanti ma spesso agonizzanti. E lui stesso era il primo a imporsi questa disciplina dissennata, fatta di poco cibo e moltissima palestra. Senza il minimo strappo alla regola, nemmeno il più innocente peccato di gola. Finendo per condurre una vita da moribondo in perfetta salute. Un antenato di quegli ayatollah della leggerezza che oggi vivono da malati per morire sani. Platone, nemico di ogni eccesso, rimprovera a questo tipo di ortoressici un’attenzione esagerata al proprio corpo che li rende un inutile peso per la polis. Su questo l’autore della Repubblica non ha dubbi. Le diete non servono a prolungare la vita all’infinito né a produrre highlander performanti e superdotati. Ma a essere felici, operosi e in possesso del giusto equilibrio psicofisico. Che non dipende dall’applicazione pedissequa di format nutrizionali, come facciamo spesso noi, quando ci proponiamo di perdere sette chili in sette giorni. Ma è il risultato di un circolo virtuoso. Fatto di conoscenza di sé e dei propri limiti. L’effetto di un negoziato tra bisogni e desideri, tra prevenzione e soddisfazione. È in questo senso che la massima socratica «conosci te stesso» va letta anche alla luce dell’idea platonica della cura di sé. Intesa prima di tutto come capacità di leggere e di ascoltare il proprio organismo, di decifrarne i segnali. E di conseguenza stabilire ciò che è bene e ciò che è male per la salute di ciascuno. Per questo, secondo Platone, un cittadino responsabile è il miglior medico di se stesso. Nessun luminare può saperne di più e meglio dell’interessato. Siamo a distanza siderale da quell’idea anfetaminica della forma fisica che oggi chiamiamo fitness. E dalle tante mode alimentari lanciate dai guru della nutrizione. Queste sarebbero state considerate delle forme di dietologia per schiavi dagli Ateniesi dell’età di Pericle. Che non a caso distinguono due tipi di medici. Quelli per gli uomini liberi, che dialogano e negoziano le prescrizioni

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con il malato. E quelli per gli schiavi, che impongono ricette e ordinano regimi come dogmi indiscutibili. Se dunque i Greci non amano gli eccessi, non è certo per sudditanza al diktat della magrezza. Ma per una ragione sociale e politica. Perché abbuffarsi è il segno di una dismisura disdicevole. Una hybris sempre stigmatizzata, sia sul piano morale che su quello fisico. Perché a fare gli uomini è proprio la misura, la regola. Gli appetiti sregolati sono tipici dei bruti e delle bestie. Come Polifemo che non a caso mangia come un maiale e beve fino a ubriacarsi. E come Erisíttone, mitico re della Tessaglia, che dopo aver letteralmente divorato tutti gli averi di famiglia, vende perfino sua figlia in cambio di cibo. E alla fine mangia se stesso per placare la sua voracità bulimica. E perfino l’etimologia della parola bulimia — da boûs bue e limós fame — fa capire che gli antichi considerano le grandi abbuffate un comportamento antisociale. Un aggiotaggio delle risorse politicamente scorretto. Molto meglio una dieta sobria ed equilibrata. Come quelle suggerite da Socrate e dal neoplatonico Porfirio, pane, miele, olio, frutta, verdura, legumi, formaggio. Pochissima carne, poco pesce. E una modica quantità di vino che fa volare il pensiero. Insomma mangiare di tutto un po’ aiuta a mantenere peso e forma stabili. Evitando le dannosissime diete yo-yo, che fanno male alla salute e alla condotta, su questo sono tutti concordi. Da Aristotele a Galeno, da Pitagora a Plutarco. È un mangiare sostenibile che diventa contrassegno di civiltà. Critica culturale e ideale politico. Con qualche millennio di anticipo sulla nostra abbondanza frugale. Da Aristotele a Plutarco il mangiare sostenibile è segno di civiltà e ideale politico I TEORICI IPPOCRATE Per il padre della medicina è il cibo che serve a tenere in equilibrio corpo e anima PLATONE Il filosofo nemico di ogni eccesso suggeriva un compromesso tra bisogni e desideri prevenzione e soddisfazione SOCRATE La sua dieta ideale: pane, miele, olio, frutta, verdura, formaggio pochissima carne e poco pesce LA NOSTALGIA CI SALVERÀ Di John Tierney Da La Repubblica del 21 luglio 2013 Non molto tempo dopo essersi trasferito all'università di Southampton, Constantine Sedikides stava pranzando insieme a un collega del dipartimento di psicologia al quale descriveva alcuni suoi curiosi sintomi. Diverse volte a settimana veniva improvvisamente preso da un senso di nostalgia per la sua vecchia casa di Chapel Hill e per i vecchi amici, le partite di basket dei Tar Hill, l'okra fritta e le dolci fragranze dell'autunno nella Carolina del Nord. La diagnosi del suo collega, uno psicologo clinico, fu immediata: Sedikides doveva essere afflitto dalla depressione. Cos'altro avrebbe potuto spiegare la sua propensione a vivere nel passato? Da quando un medico svizzero del XVII secolo alle prese con i disturbi mentali e fisici dei soldati ne aveva attribuito il malessere al desiderio di tornare a casa( nostos in greco), e al dolore ( algos) che lo accompagna, la nostalgia era stata considerata una malattia. Il dottor Sedikides però non desiderava tornare da nessuna parte - né a Chapel Hill, né nella natia Grecia - ed era certo di non provare alcun dolore. «Spiegai al mio collega che pur vivendo proiettato nel futuro talvolta non potevo fare a meno di pensare al passato, e che farlo generava in me un senso di benessere», ricorda Sedikides. «La nostalgia mi faceva capire che la mia vita aveva delle radici e una continuità. Aumentava la mia autostima e mi rendeva soddisfatto dei rapporti con gli altri. Arricchiva la mia esistenza, dandomi al tempo stesso la forza per andare avanti». Il collega rimase scettico, ma alla fine fu Sedikides a spuntarla. Quel pranzo, consumato nel 1999, lo spinse a intraprendere degli studi in un settore che oggi conta decine di ricercatori in tutto il modo, e che si avvale di strumenti sviluppati presso il suo laboratorio socio-psicologico - come il questionario chiamato "Scala di Southampton per la misurazione della nostalgia". Dopo un decennio di studio, la nostalgia non è più considerata la stessa di un tempo. A quanto pare, è addirittura benefica. È stato infatti dimostrato che la nostalgia è un antidoto contro la solitudine, la noia e l'ansia. Ci fa sentire più generosi nei confronti degli estranei e più tolleranti verso gli outsider. Nelle giornate fredde, o in ambienti freddi, il ricorso alla nostalgia ci riscalda. «La nostalgia ci rende un po' più umani», afferma il dottor Sedikides, secondo il quale il primo grande nostalgico (l'autore in realtà non scrive "nostalgic", ma conia il termine "nostalgist", "nostalgista") sarebbe stato Ulisse, che nel suo girovagare attingeva al ricordo della famiglia e della casa per superare i momenti difficili. Per misurare scientificamente gli effetti prodotti dalla nostalgia, i ricercatori di Southampton hanno messo alla prova alcuni soggetti inducendo in loro dei sentimenti negativi attraverso il racconto di un disastro mortale e sottoponendoli poi a un test della personalità studiato per farli sentire molto soli. Immancabilmente, dopo essersi rattristati per le sorti delle vittime del disastro e preoccupati del proprio isolamento, i soggetti dell'esperimento si dimostravano più portati alla nostalgia. E la loro strategia funzionava: dopo essersi abbandonati alla nostalgia, si sentivano meno depressi e meno soli. Per indurre istantaneamente un senso di nostalgia, gli studiosi ricorrono spesso alla musica. J. M. Vingerhoets, dell' Università di Tilburg, ha scoperto che ascoltare delle canzoni non solo rende le persone nostalgiche, ma aumenta la loro temperatura corporea. Questo nesso tra mente e corpo, potrebbe indicare che la nostalgia abbia avuto un valore evolutivo per i nostri antenati, vissuti ben prima di Ulisse. Certo, i ricordi possono anche rivelarsi deprimenti. Negli anni Settanta e Ottanta alcuni ricercatori ipotizzarono che la nostalgia potesse peggiorare quello che gli psicologi chiamano discontinuità del sé, un fenomeno che Stephen Stills ha efficacemente descritto nel suo brano Suite: Judy

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Blue Eyes: «Non lasciate che il passato ci ricordi di ciò che siamo oggi». Un senso di perdita e di spaesamento che è stato ripetutamente messo in relazione con disturbi fisici e mentali. Ma secondo quanto rilevato dalla Scala di Southampton, gli individui che dimostrano un sano senso di continuità del sé sono gli stessi che si abbandonano con maggiore frequenza alla nostalgia. «La nostalgia svolge una funzione esistenziale fondamentale», afferma Clay Routledge dell' Università del North Dakota. «Fa riemergere alla mente delle esperienze a noi care che ci rassicurano, ci fanno sentire apprezzati e ci fanno apparire significativa la nostra esistenza. Da alcune nostre ricerche emerge che coloro che si lasciano andare regolarmente alla nostalgia affrontano meglio le paure legate alla morte». Il dottor Sedikides, che oggi ha 54 anni, ama ancora ripensare con nostalgia ai tempi di Chapel Hill, benché nell'ultimo decennio il repertorio dei soggetti capaci di suscitare in lui la nostalgia si sia considerevolmente ampliato. Gli anni dedicati alla ricerca, dichiara, gli hanno suggerito nuovi modi per aumentare il proprio livello di nostalgia. Uno di questi consiste nel creare il maggior numero di occasioni destinate a rimanere memorabili. «Non perdo mai l'opportunità di fabbricare ricordi che un giorno potranno essere spunto di nostalgia», afferma. «Si tratta di un meccanismo detto "nostalgia preventiva", al quale stiamo dedicando alcune interessanti ricerche». Un' altra strategia consiste nell' attingere alla propria "scorta nostalgica", concentrarsi sui ricordi e assaporandoli senza paragonarli a nient'altro. C' è forse qualcuno a cui la nostalgia è sconsigliabile? Chi evita le interazioni sociali (ovvero le personalità che la psicologia definisce "evitanti") sembrano trarre dalla nostalgia relativamente pochi benefici rispetto a chi invece desidera e cerca la vicinanza degli altri. Mentre per alcuni nevrotici la nostalgia può diventare una fissazione. A parte queste eccezioni, il dottor Sedikides raccomanda di sottoporsi a degli esercizi regolari. «Credo che provare della nostalgia due o tre volte alla settimana possa fare bene», afferma. «L' esperienza è un bene prezioso. Quando Humphrey Bogart dice «avremo sempre Parigi», compie un esercizio di nostalgia. Ce l' abbiamo, e nessuno potrà mai togliercela. È il nostro diamante».

Trips and dreams DIARIO SULLA XIII PERIEGESI, CIPRO 2013 (PRIMA PARTE: PAPHOS) A cura di Nicoletta Onesti

Quest’anno la nostra mèta è Cipro, la grande isola che Antonio donò a Cleopatra. L’isola dove nacque Afrodite e dove si affermò saldamente il suo culto, prima di estendersi all’Egeo e alla Grecia. Dove la grecità, portata da un’antichissima colonizzazione di età micenea, si è incontrata con le correnti orientali di Ugarit, dei Fenici e dell’Egitto. Dove varie iscrizioni

arcaiche attestano un’indecifrata lingua pre-greca, l’eteo-cipriota, e più tardi la presenza del greco nella varietà arcado-cipriota, espressa nel sillabario tipico dell’isola; questo è a sua volta derivato dai segni sillabici del greco miceneo, che qui si è trapiantato a partire almeno dall’XI secolo a.C. Con questi miraggi e col desiderio di vedere i luoghi sacri a Afrodite siamo partiti per la nostra XIII periegesi.

Venerdì 30 agosto Subito la mattina ci raduniamo alla fermata dell’autobus e andiamo in città a Pafos al

museo archeologico. Contiene molti materiali preistorici, dell’età del bronzo, e infine geometrici e classici. Fuori in giardino, all’ombra dei pini, Primo mi esorta a parlare delle iscrizioni e del dialetto di Cipro; colta di sorpresa, improvviso un discorsino al pubblico periegetico presente, seduto sulle panchine, parlando di sillabario cipriota, dialetto arcado-cipriota, lineare B, ecc. Quindi ci avviamo agli autobus per scendere in basso sul mare a visitare il sito archeologico dell’antica Pafos (che poi è ‘nuova’ rispetto a quella veramente antica, vicina al santuario di Afrodite). Lo scavo dell’antica città è molto interessante, arricchito da bei mosaici di età romana. Ma il sole picchia implacabile, e il clima di questa costa sud è insopportabilmente caldo-umido. Ceniamo al vicino ristorante Happy Island, dove ci portano una meravigliosa serie di mezes di pesce, e a me una faraonica moussakà. Dopo il pesce freschissimo arriva l’ottima uva (σταφύλι).

Sabato 31 agosto - Abbiamo noleggiato un grosso pulmino con driver, che ci contiene tutti. Tutta l’isola,

anche la parte occupata dai turchi, ha la guida a sinistra, come si conviene a un’ex colonia britannica. La mattina ci buttiamo subito a visitare il sito del famoso santuario di Afrodite. Sono le nove e l’aria è ancora abbastanza fresca; la posizione è bellissima, in alto sul mare. C’è anche un piccolo museo che contiene il prezioso betile, il simulacro aniconico di quella che sarà la dea di Pafo, la pietra venerata per millenni in questo luogo che è la culla del culto di Afrodite. Abbiamo molto letto sulla genesi della dea, dai testi antichi (Esiodo e gli altri) agli studi moderni che la mettono in relazione con Astarte e le grandi divinità orientali della fecondità e della regalità. Afrodite emerge come sintesi di questi culti precedenti, ed emerge dalla spuma del mare di Cipro, donde l’epiteto di Cipride usato da

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Omero. Da qui verrà grecizzata e accolta nel pantheon degli olimpii. I suoi santuari sono all’aria aperta, alla luce, al sole; anche questo di Pafo è un luogo luminoso. Il betile che ha preceduto la concezione antropomorfa della dea è una bellissima pietra nera di origine vulcanica, liscia e morbida, dalle linee sinuose, per secoli e secoli lavata e unta di oli profumati, nascosta da veli od esposta ai fedeli al centro di un santuario che in età romana era ancora frequentatissimo.

Il betile ci sorprende, non ce l’aspettavamo così bello. Si comincia a scherzare, a scattare troppe foto, e quando anche Primo, arrivando buon ultimo, si unisce agli scherzi, il custode lo redarguisce, proprio lui che era assolutamente incolpevole. Ogni anno ci inventiamo qualcosa di giocoso: l’anno scorso il sarcofago immerso in mare, quest’anno le sequenze fotografiche col betile. Ma non dimentichiamo la presenza nella stessa sala di un gigantesco e bellissimo orcio di terracotta di età micenea o più antico, decorato a scanalature, che ricorda vagamente i grandi vasi per derrate che c’erano nella Creta minoica. Si fa poi una corsa anche al tempio di Apollo Ylates, dove tra le molte cose da vedere ci sono anche resti ben conservati di terme romane; scattiamo diverse foto tra le colonne e all’ombra di un grande olivo.

Al ritorno non possiamo non fermarci a fare il bagno alla spiaggia di Afrodite. Tradizionalmente la Petra tou Romiou è considerata la spiaggia dove approdò la dea nata dal mare. L’acqua è di un turchese intenso, accanto ai grandi scogli bianchi un piccolo scoglio nero emerge dalle acque come un macigno a poca distanza dalla spiaggetta; ci tuffiamo tutti. In realtà le spiagge sono due, ce n’è un’altra ancora più bella, lunga, bianca e sabbiosa, ma è esposta al vento e la risacca batte forte, per cui nessuno va in mare da quella parte. Peccato perché è bellissima e soprattutto la battigia è continuamente spazzata da una schiuma straordinariamente abbondante, pannosa e bianchissima portata dalla veemenza delle onde, che forse è stata spunto per il mito. Nuotando nell’acqua calda e mossa ci accorgiamo che è eccezionalmente salata, tanto che si galleggia più del normale, cioè più che nei mari italiani a cui siamo abituati. Davanti a noi non c’è nulla: solo mare aperto fino all’Egitto, nulla fino al delta del Nilo e al Sinai che ci stanno idealmente di fronte.

In un minuscolo baretto sulla strada mangiamo un boccone, un gelato e un caffè, fino alle 2 e mezzo. Poi si deve correre all’albergo di Pafos perché alle quattro inizia ufficialmente il nostro convegno su Afrodite (vedi il programma in appendice). La saletta per conferenze è molto simpatica, dà su un terrazzo panoramico davanti mare. Gli oratori si alternano, a cominciare da Zerbetto, per finire con le interessanti considerazioni sui ‘giardini di Adone’ da parte di Isa Bergamini. Finiamo elegantemente nei termini di tempo che ci eravamo imposti, e torniamo a cena nello stesso ottimo posto di ieri.

Domenica 1 settembre - Nella giornata siamo riusciti a visitare tanti luoghi e a fare molti bagni in mare. La

mattina partiamo verso nord, ma prima di arrivare sulla costa nella zona di Polis, ci fermiamo a visitare un bellissimo monastero bizantino, sorto sul rifugio rupestre dove si ritirò S. Neofito (άγιος Νεόφυτος). C’è la messa ortodossa e la bella chiesa medievale è stipata di gente, l’aria è piena di incenso che forma una nuvola profumata sospesa a mezz’aria. I popi cantano e leggono salmodiando, alla fine della funzione diverse donne escono portando vassoi pieni di semi, mandorle, grani, chicchi di melograno e altre simboliche delizie vegetali. Le offrono a tutti, anche a noi. Isa mi assicura che è un’usanza conosciuta anche da loro. Insieme ai riflessi dei giardini di Adone, comincio a pensare che davvero la Puglia conservi molto della cultura greca, e faccia ancora un po’ parte dell’impero bizantino. Visitiamo il piccolo museo di icone sacre, accanto alle quali c’è una raccolta di vasi di età geometrica! Strane giustapposizioni che sembrano indicare la continuità della grecità. Il ritiro rupestre del santo è una piccola grotta tutta affrescata di pitture duecentesche che si estendono a ricoprire anche il soffitto. Il luogo è circondato da alberi e freschi giardini.

Andiamo poi a vedere il sito archeologico di Marion, dove però non c’è quasi più niente. Passata Polis andiamo al bagno di Afrodite (Λουτρα της Αφροδιτος) e alla vicina spiaggia. Si tratta di un bel percorso affacciato sul mare, in un parco protetto che ospita anche l’orto botanico. La passeggiata porta a una fonte che forma un grazioso laghetto tra le rocce, da cui stillano fili d’acqua argentea, e su cui si intrecciano rami di ogni genere, tra cui un bel fico. Sopra la vicina spiaggia c’è un bar dove si può anche mangiare. Noi ci fermiamo prima solo per un caffè, che abbiamo fretta di scendere al mare. La padrona del bar è una statuetta fenicia rediviva, sottile di corporatura, e con un naso notevole. L’accesso al mare non è bellissimo, ma basta fare due bracciate per trovare un’acqua limpidissima, verde-azzurra; io e Cristina ci allontaniamo da riva verso un grosso scoglio di pietra scura. Poi un lunch all’ombra, sotto la tettoia, e ci rimettiamo presto in moto.

Corriamo verso l’insediamento dell’età del bronzo di Maa-Palaiokastro. Che nome sarà Maa? A me mi ricorda il Ma Ga di Eschilo (Eumenidi) che significa ‘Madre Terra’; vattelappesca. Si tratta di un promontorio fra due spiagge, due antichi attracchi, fortificato e con fondazioni di abitazioni quadrate; in una rotonda sotterranea sono esposte le illustrazioni della storia e della posizione di Cipro in età micenea. Sono moltissime le tracce di questa fase storica sull’isola, è infatti il periodo che ha dato una decisa svolta all’ellenizzazione di Cipro. A Coral Bay infine ci fermiamo per un altro bel bagno. Prima di tornare in albergo a Pafos andiamo a dare un’occhiata allo strano insediamento preistorico di Lempa, dove sono state ricostruite alcune capanne circolari del neolitico. In una di queste fu trovata la famosa statuetta femminile detta ‘the lady of Lempa’.

Cena da Theo sul mare, posto molto carino dove ci dividiamo un bellissimo pescione alla griglia.

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Poiesis l’angolo della poesia e dell’arte (a cura di Silvia Lorè: [email protected] ) Dopo il tuo ultimo No L'ascensore del mio Vecchio cuore Ha sbandato a sinistra Cavi sciolti E lo stridore Che urla nella tenebra Angusta Dice infine Il tuo nome (Massimo Habib) “…Sono abitata da un grido. Di notte esce svolazzando In cerca, con i suoi uncini, di qualcosa da amare.

Mi terrorizza questa cosa scura Che dorme in me …” (Sylvia Plath, da Olmo) Miracolo Ho appena finito di ascoltare questa sinfonia che Mozart scodellò in una sola giornata era così ferocemente, così sconsideratamente piena di gaudio da durare per sempre, qualsiasi cosa questo per sempre significhi Mozart ci è andato talmente vicino. (Charles Bukowski) Il meglio Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore piccola saggina sulla sponda del ruscello. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere un’autostrada sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Sii sempre il meglio di ciò che sei. Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere, poi mettiti a realizzarlo nella vita.

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(Douglas Malloch, segnalata da Laura Panzarasa) Ho smesso di sorridere Ho smesso di sorridere, le labbra sono gelate, ad una sola speranza segue più di una canzone. Senza colpa cederò il canto al riso e alla profanazione, ché al colmo del dolore per l’anima è il silenzio d’amore. (Anna Achmatova) Non chiedere mai A nessuno qualcosa Che non può darti RZ

Witz e Giochi per sorridere un po’ (a cura di Cristina Tegon: [email protected])

Progetto

ORTHOS

Programma di Psicoterapia intensiva in ambito

residenziale per giocatori d’azzardo problematici

Direttore Scientifico : Riccardo Zerbetto

Progetto Sperimentale Regione Toscana –

Delibera n° 918 / 13-09-2004

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Orthos IL PROGETTO ORTHOS DI PSICOTERAPIA INTENSIVA IN AMB ITO RESIDENZIALE È STATO RIFINANZIATO DALLA REGIONE TOS CANA A cura di Riccardo Zerbetto Con delibera N 724 del 02-09-2013 è stato rifinanziato il sostegno al Programma "ORTHOS " Trattamento e assistenza residenziale per persone con problematiche connesse al Gioco d'Azzardo Patologico (G.A.P.)”. Il Programma, avviatosi nel 2007 con Delibera della regione Toscana n 918 del 13.09.2004 e successivamente rifinanziato per cinque anni come progetto sperimentale, ha rappresentato sino ad ora l’unico programma terapeutico-riabilitativo mirato esclusivamente a giocatori d’azzardo patologici. In questi anni sono stati realizzati 24 moduli residenziali di tre settimane ciascuno per un totale di 220 utenti. Al programma residenziale sono seguiti incontri mensili in aggiunta all’intervento terapeutico condotto presso i SerT di competenza a livelli individuale, familiare e di gruppo laddove disponibili. Il Programma, ha superato un approfondito lavoro di valutazione da parte di una apposita Commissione professionale costituitasi con lo scopo specifico di esaminare i risultati di questo innovativo metodo di cura pur in assenza, a tuttora, di un quadro normativo, sia a livello nazionale che regionale, che ne legittimi la messa a regime all’interno del sistema dei servizi destinati a questo tipo di patologia. Il PROSSIMO MODULO INTENSIVO È PREVISTO PER IL PERIO DO COMPRESO TRA IL 18 NOVEMBRE E L’8 DICEMBRE 2013 . Lo stesso non comporterà un onere di spesa a carico degli Utenti toscani e per gli Utenti che, come è avvenuto più volte, ottengono una copertura da parte delle ASL di provenienza. In caso contrario, il costo è di 110 euro al giorno oltre ad IVA come, mediamente, per gli interventi di Doppia diagnosi tenuto conto del numero elevato e del livello di competenza degli operatori impegnati nel programma. I risultati (outcomes) relativi ai primi 5 anni di intervento sono stati pubblicati come unico contributo sul tema degli interventi in ambito residenziale, sull'Italian Journal on Addiction del Ministero della Salute e Dipartimento Politiche Antidroga (DPA) indirizzo internet: http://www.italianjournalonaddiction.it (a cura di Vincenzo Carettiet al.) e confermano l’efficacia del trattamento Orthos rispetto alla riduzione dei sintomi di GAP, con oltre l’85% del campione in cui i sintomi manifestati non assumono più rilevanza clinica. Nello studio, oltre al noto test del SOGS (che misura la quantità di gioco d’azzardo rilevata) , è stato valutato anche il funzionamento globale della persona, tramite l’utilizzo della VGF (valutazione globale del funzionamento) che ha evidenziato un incremento consistente della “qualità della vita” con un incremento medio è di 18,34 punti, indicando quindi un miglioramento della salute mentale generale e del funzionamento globale degli individui trattati di quasi il 20%. Orthos rappresenta un progetto innovativo nel campo del trattamento delle dipendenze, in particolare da gioco d’azzardo, che si distingue per le seguenti caratteristiche: • Lavoro intensivo e sistematico di tipo psicoterapeutico su aree specifiche di criticità; • Contesto residenziale dell’intervento intensivo, che consente una interruzione dei

comportamenti maleadattivi ed un più incisivo ri-orientamento del progetto di vita; • Brevità dell’intervento intensivo e accompagnamento strutturato per un congruo periodo di

tempo; • Scelta di operatori formati in un modello ad orientamento umanistico-integrato coerente con

l’impostazione generale del Progetto; • Una maggiore enfasi sulla dimensione psicologica ed esistenziale della problematica e meno

sulla dimensione medica e farmaco-biologica;

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• Una particolare attenzione sulla qualità delle relazioni interpersonali sia nella ricostruzione della problematica all’origine del comportamento sintomatico, sia come sbocco evolutivo verso percorsi di crescita personale;

• L’ampliamento da un’ottica focalizzata sulla clinica e sulla patologia ad una dimensione aperta ad un respiro vitale più ampio che dia posto alla curiosità intellettuale, alla poesia, all’arte e al piacere della condivisione tra persone meno imprigionate nel narcisismo e più aperte al dialogo, allo scambio, alla interdipendenza e al “rischio” della dimensione affettiva;

• Attento monitoraggio dei processi di cambiamento ed uso di metodi innovativi di ricerca applicata sui casi.

Il lavoro terapeutico con i giocatori patologici non è facile e la nostra esperienza dice che non è sufficiente raggiungere una condizione di superamento del sintomo-gioco se non avviene un profondo riesame dei valori ed un conseguente ed una conseguente ristrutturazione dello stile di vita in una prospettiva di vera Morte e rinascita del soggetto. Ma i risultati, non rari, pagano per la convinzione che gli operatori mettono nel loro lavoro. Abbiamo assistito al cambiamento di vita del broker fallito con 4 milioni di euro e ridotto a fare il portiere di notte in un albero ad ore, riconquistare la fiducia e l’affetto della famiglia, il disperato che si arruola nella legione straniera per pagare i debiti di gioco e che ora conduce un gruppo di GA, il poliziotto insignito con medaglie al valore che si ritrova a rapinare banche e uffici postali per pagare i debiti agli strozzini, il cancelliere, e assessore comunare ai servizi sociali, incaricato dal magistrato per custodire le refurtive di droga ed armi che vende il materiale custodito in preda al demone del gioco compulsivo e che ora ha scritto un romanzo sul labirinto da cui miracolosamente si sente liberato. Esistenze ceh sembravano condannate a ripetere sterili percorsi da bolgia infermale e che si sentono affacciate ad una nuova vita fatta delle piccole gioie che contano. Nei prossimi giorni verrà definito il decreto attuativo che si propone di definire le linee-guida di un intervento innovativo ma che si propone come strumento adeguato alle nuove patologie definite “dipendenze comportamentali” sulle quali non esistono a tuttora indicazioni normative né di finanziamento né di pratiche terapeutico-riabilitative consolidate. Il programma si rivolge a casi “problematici” ma non affetti da gravi patologie psichiatriche tenuto conto del periodo limitato di intervento intensivo e di caratteristiche non medicalizzate dell’intervento stesso. Gli elementi costitutivi dell’intervento (filosofia di riferimento, obiettivi dell’intervento, metodologia applicativa, fasi dell’intervento e composizione dello staff) compaiono al sito www.orthos.it dove è possibile ricavare alcune informazioni di base sul programma come pure i riferimenti telefonici per chi fosse interessato a contattare gli operatori di Orthos (al n. 3939502995 per la Toscana ed il Centro Italia, al n. 3939335069 per il Nord e 3470568333 per il Centro Sud e le Isole). Direttore scientifico del Programma è il dr. Riccardo Zerbetto, psichiatra e psicoterapeuta didatta, già co-fondatore con Mauro Croce nel 2000 di Alea (associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) e doc. inc di Pscicopatologia presso l’Università degli studi di Siena, past President della European Association for Psychotherapy e membro della Commissione per le Dipendenze patologiche del Ministro L. Turco.