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CSTG-Newsletter n.68 febbraio 12 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt ___________________________________________________________________________

Edit 1 Topic 2 Scuola e dintorni 5 Eventi 9 Segnalazioni 11 Perls’s pearls 13 Risonanze 13 Dibattito aperto 13 Visti e letti 15 Da giornali e riviste 17 Ricerca 19 Polis 20 Fatti della vita 21 Poiesis 22 Witz e Giochi 23 Corpo e Immagine 24 Orthos 25

Edit Carissimi, siamo nella morsa del freddo, ma già vicini alla Candelora e presto “dall’inverno saremo fora”! anche se un po’ di freddo ci rincuora circa il temuto riscaldamento del pianeta che già rende “pazzi d’amore” anzitempo alcuni animali che in questi mesi – come scrivono i giornali - godevano ancora della invernale pace dei sensi …! - Per sintonizzarci sul Calendario e sulla scia della buona riuscita del Capodanno, abbiamo in vista un primo Carnevale condiviso. Si tratta della realizzazione di un vecchio progetto che si propone di unire la tradizionale ricorrenza ad una occasione per fare emergere una parte di noi meno abituale, magari quella personalità Ombra sulla quale Jung, ma anche Carotenuto, hanno scritto pagine illuminanti. Condurrà l’esperienza Giuseppe De Felice che dal suo inizio è impegnato nel Progetto Orthos nel quale, in particolare, la polarità del “doppio” viene affrontata come tema centrale del processo di integrazione del sé. - il topic prevede una parte introduttiva del contributo su: Psicoterapia e percorso iniziatico da me presentato in occasione del Congresso della FIAP su: “Il nostro mare affettivo: la psicoterapia come viaggio” ed i cui atti sono usciti in questi giorni a cura di P. Moselli, per FrancoAngeli. Il testo sarà presto a disposizione presso la scuola. A questa introduzione (che resterà tale per non interferire con il testo pubblicato) seguirà la prima parte che ne rappresenta l’antecedente e che è stata pubblicata nel 2009 con il titolo: “Il Virgilio dantesco ed altri antecedenti dello psicoterapeuta” e pubblicato come Atti del Congresso FIAP di Sorrento del 2004 su: Dimensioni cliniche e modelli teorici della relazione terapeutica, a cyra di C. Loriedo e P. Moaselli, sempre per FrancoAngeli Ed. - la Scuola ha ripreso il suo cammino con l’attivazione dei nuovi corsi nella psicoterapia e nel counseling. Sono tempi difficili per tutti e siamo contenti di aver dato continuità ai programmi formativi. La Scuola, in linea con la politica di rigore promossa dall’attuale governo …, sta procedendo a razionalizzare alcuni costi che non sono così necessari. Cogliamo l’occasione per ricordare che gli spazi della Scuola sono disponibili per alcune fasce orario dei giorni lavorativi e quindi a diposizione di chi stia cercando uno spazio per uso professionale. - con il nuovo anno ripartiranno anche le terapie di gruppo e le supervisioni, oltre agli incontri periodici sulle Relazioni intime. - un secondo ciclo del Master nelle Nuove dipendenze e gioco d’azzardo è stato già programmato a partire da marzo. A seguito della prossima apertura di alcuni Sportelli di ascolto in alcuni Consigli di zona si rende coerente l’aumento dei Colleghi che si dotino delle necessarie competenze per portare avanti questo programma innovativo. Un esempio interessante di come la Scuola sappia sostenere forme di operatività ed inserimento professionale a seguito dei percorsi formativi previsti. - anche il Programma Corpo e Immagine sta prendendo … sia “corpo” che “immagine”. Il gruppo di lavoro è molto cresciuto in questi mesi ed anche il programma ha preso consistenza, definizione ed originalità grazie ad una buona integrazione delle componenti del programma. Nella prospettiva di formare, sia sotto il profilo teorico che metodologico, nuovi operatori interessati a questo argomento, è stato messo in programma uno specifico master. All’esame degli argomenti, si è verificato come la maggior parte degli stessi risultavano condivisibili per entrambi, come del resto per altre forme di dipendenze, toccando le “aree di criticità” tipiche della addiction prone personality. Ne è derivato, quindi, un Master su “Gioco d’azzardo, Nuove dipendenze e Disturbi alimentari” che prevederà una componente di interesse generale ed un’altra di approfondimento più specifico sulle diverse aree di interesse.

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- oltre al gioco d’azzardo, ci stiamo muovendo per la realizzazione di un modello di intervento destinato ai giovani dipendenti da Internet e videogiochi che verrà coordinato da Stefano Silva a cui chi è interessato potrà rivolgersi. Su questo tema verrà promosso a breve (il 12 marzo, salvo verifica) una Giornata di studi con la partecipazione di un esperto a livello nazionale, il prof. Giuseppe Lavenia. - Viene riportato di seguito l’elenco delle Aree di interesse. Invito tutti a comunicare l’area (o le aree) di interesse teorico o clinico nelle quali avviare un network che aiuti gli aderenti a stabilire utili connessioni e sostegno alle iniziative eventualmente intraprese. Spesso mi viene chiesto di indicare colleghi che condividano un certo argomento. L’invito è quindi a fare questo piccolo sforzo avendone il vantaggio di beneficiare di una rete di riferimento sulla specifica area di interesse. - A brevissimo i nuovi allievi riceveranno da Cristina Tegon la loro login e password per accedere all’area forum del sito www.cstg.it e le indicazione per il suo utilizzo. - Di seguito viene presentato il “programma Clean” che prevede una o più settimane, a seconda delle esigenze, destinate a favorire una “messa a punto” del proprio Progetto di vita vuoi sotto il profilo esistenziale (processi di cambiamento in tema di rapporti affettivi, costellazione valoriale, scelte in ambito lavorativo) che della revisione sullo stile di vita, (regime dietetico, ritmo sonno-veglia), dipendenze comportamentali (affettive, gioco d’azzardo, Internet, lavoro compulsivo etc.) o da sostanze (legali, illegali o alcol). - e settimane mensili dedicate a questo programma sono indicate sul sito di Noceto che da poco è on line come www.nocetiamo.it. Sullo stesso compaiono anche le attività programmate sino ad ora. Coloro che sono interessati ad avvalersi della nostra struttura per condurre esperienze terapeutico-formative possono consultare il calendario per identificare gli spazi tuttora disponibili. - presso la residenza di Noceto si è attivata un inizio di Comunità terapeutica permanente in grado di accogliere persone interessate a trascorrere periodi d riposo, studio, approfondimento di problematiche personali attraverso gli ingredienti fondamentali già indicati nel Programma Clean. - il giorno 22 si è svolta la Giornata di studio sul Congresso svoltosi a dicembre a Palermo promosso dalla SIPG (Società Italiana di psicoterapia della Gestalt) sul tema suggestivo “il dolore e la bellezza”. Una interessante occasione per condividere alcune delle presentazioni a cui i partecipanti hanno assistito e che danno testimonianza della vitalità ed originalità delle esperienze attuali nel mondo gestaltico. - Nella rubrica Polis viene riportata la prima parte di un articolo molto significativo di Christophe Besuchet (art director e da molti anni un sostenitore del movimento per l'indipendenza del Tibet). in riferimento alle 17 autoimmolazioni da parte di monaci tibetani come forma di protesta contro la repressione cinese nel loro paese. Un segale ... estremo a dimostrazione della terribile condizione di questo popolo privato da oltre 60 anni della proprie libertà fondamentali in palese violazione della Dichiarazione universale dei Diritti umani. - le foto ci vengono inviate da Anna fanetti e Ilaria Corti che questa estate si sono regalate un magnifico ed avventuroso viaggio nel Ladak. Ci attendevamo anche una sintesi del diario di bordo a testimonianza di un’esperienza che ci descrivono come indimenticabile. Lo aspettiamo a breve! Grazie e buona lettura Riccardo Zerbetto

Topic PSICOTERAPIA E PERCORSO INIZIATICO Di Riccardo Zerbetto da “Il nostro mare affettivo: la psicoterapia come viaggio” a cura di P. Moselli, (introduzione al contributo nel testo pubblicato FrancoAngeli Ed. 2012) Premessa Questo contributo rappresenta un approfondimento del tema già affrontato in occasione del Congresso FIAP di Sorrento su: Il Virgilio dantesco ed altri antecedenti dello psicoterapeuta (da: Moselli P. e Loriedo C., 2009) nel quale feci alcuni riferimenti alla tradizione sciamanica (viaggio nel mondo degli spiriti), oracolare ed iniziatica come antecedenti

a quel “descensus ad inferos” che troviamo magistralmente rappresentato nel poema dantesco e che anticipa, in qualche modo, la psicologia del “profondo”. In questo caso, coerentemente al tema del “viaggio in psicoterapia” mi soffermerò su alcune componenti di tale percorso che, a ben vedere, richiamano quella “pompè” (processione), quel percorso dell’anima-psiche “oltre” la dimensione diurna della vita e che rimanda ad una traiettoria interiore più che esteriore e quindi ad una “ricerca di senso” più che agli strumenti necessari alla sopravvivenza e che troviamo presente nella tradizione iniziatica e misterica in tutte le culture, prima fra tutte quella greca da cui la cultura dell’Occidente deriva per discendenza “diretta”. Al di là della problematica specifica che spinge un persona a

Polvere per disegnare al mercato

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rivolgersi ad uno psicoterapeuta viene infatti da interrogarsi – specie nei casi nei quali l’analisi si accompagna ad una ricerca più profonda sul significato dell’esistenza personale - se non sia il “conoscere il fine ultimo (teleutàn) ed il principio primo (archàn) della vita” l’aspettativa latente di un analizzando come lo era di un mystes nei versi di Pindaro. “Altro cammino” Un viaggio evoca l’idea di un percorso. Ed un percorso ha in genere un inizio … ed una fine (in greco telos, termine che indica sia “il” fine che “la” fine). Se il percorso della nostra esistenza ha inizio con la nascita e termina con la morte, sotto il profilo biologico, non possiamo non chiederci, come esseri dotati di pensiero riflesso e di coscienza che va al di à del soddisfacimento dei bisogni immediati, quale sia il “significato” della nostra vicenda esistenziale e quindi il fine verso cui, più o meno consciamente, tende il nostro andare. Un percorso che non si svolge nello spazio-tempo della dimensione “mondana”, quindi, ma in una dimensione “altra” che pertiene al mondo dell’anima, della “psychè” e nella quale, come Hillmann ci ricorda, i professionisti della “psiche” dovrebbero sviluppare specifiche competenze. Un percorso che da sempre è stato individuato come vera traiettoria di vita ad un livello che non è quello della sopravvivenza, ma della realizzazione interiore della nostra dimensione di esseri umani “mortali” ed insieme “fatti ad immagine” degli dei, quali che siano, e all’influenza dei quali non possono comunque sottrarsi. Un percorso quindi ”iniziatico” che resta comunque misterioso e costellato più di domande che di risposte certe a meno di non aderire a sistemi di pensiero che presumano di poter fornire una cosmologia coerente e compiutamente esplicativa dei significati del vivere ed a cui non consentire il beneficio del dubbio ontologico che ci accompagna come esseri “gettati nel mondo”. Emblematico Eraclito quando ci ricorda come “I confini dell’anima non li potrai trovare, neppure se percorressi tutte le strade: così profondo è il suo logos” (Diels, fr. 53). E proprio nella incertezza del percorso si colloca l’importanza di un potenziale “compagno-guida”, di uno “psicopompo” come viene definito nella tradizione orfico-greca, che svolge appunto il ruolo di accompagnatore nel mondo infero dell’anima-psychè. Un percorso, come giustamente enfatizza Hillmann nel suo Sogno e mondo infero (1979a), che implica una speciale contiguità con il tema della morte. Non tanto intesa come fine della vita biologica ma come dimensione “altra” rispetto a quella diurna e mondana ed alla quale si accede, comunque, attraverso una sospensione delle “contingenze” che alla dimensione mondana inevitabilmente ci tengono legati. Si richiede quindi una forma di morte-interruzione (la stessa meditazione zen viene definita “la bara”), uno stato di sospensione-allontanamento dall’affaccendamento attorno ai contatti con il mondo “reale”. Una morte simbolica che viene evocata, in particolare, nei momenti di passaggio del ciclo vitale, nei quali il processo di mutamento di status sociale implica la morte alla dimensione precedente per poter lasciare spazio alla nuova vita che si apre all’individuo in una identità profondamente mutata. Un cambiamento che non è solo marginale o adattivo, ma che può investire livelli profondi, ontici dell’individuo nel suo rapportarsi a se stesso, agli altri, al mondo. Un cambiamento che può rappresentare una autentica. (continua) Segue la prima parte del contributo di: Zerbetto R. (2009), “Il Virgilio dantesco ed altri antecedenti dello psicoterapeuta”, In C. Loriedo e P. Moaselli (a cura di) Atti del Congresso su Dimensioni cliniche e modelli teorici della relazione terapeutica, FrancoAngeli, Milano. La psicoterapia è una professione relativamente recente. In quanto metodo che si propone come indagine scientifica e sistematica sui vissuti apparentemente incomprensibili collegati non solo alla follia ma anche a modalità estranee alla logica della ragione e dell’apparente buon senso che è dato riscontrare nel comportamento nevrotico, la sua data di nascita può essere ragionevolmente identificata nella pubblicazione dell’Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud circa un secolo fa. Se la fortuna di questa nuova professione è incontestabile (sono stimati in 35.000 i professionisti che la esercitano nel nostro Paese e 3 milioni i cittadini che in Francia si sottopongono ad una psicoterapia) viene da sospettare che le esigenze che attualmente trovano riposta attraverso questa pratica trovassero, anche nei secoli che hanno preceduto il suo nascere, una qualche forma di soddisfacimento. Per rispondere ad un simile quesito sarebbe indispensabile disporre intanto di una buona definizione di cosa effettivamente intendiamo per psicoterapia. Le definizioni, ovviamente, non mancano. Semmai sono talmente tante da far supporre che nessuna sia effettivamente esaustiva. Sono infatti numerosissimi gli orientamenti ed i paradigmi concettuali di riferimento a cui questa disciplina si ispira e diverse quindi le enfatizzazioni sui diversi aspetti che la costituiscono. In termini molto generali si possono tuttavia individuare gli elementi costitutivi di un procedimento che chiamiamo psicoterapia nei seguenti punti.

Elefanti a passeggio. Havelock, Andaman Islands

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1. la finalità orientata a favorire 1.1 il superamento di uno stato di disagio psichico più o meno coscientemente avvertito ed espresso 1.2 un adattamento sociale meno conflittuale e fonte di sofferenza per l’individuo, la famiglia e la comunità 1.3 una maggiore realizzazione delle potenzialità dell’individuo e del suo progetto di vita

2. una metodologia di lavoro che si fonda essenzialmente su un processo dialogico e cioè di interazione

comunicativa tra paziente (o come si voglia chiamare) e terapeuta (idem) attraverso lo strumento di 2.1 ascolto attivo e presenza 2.2 uso della parola (intesa secondo una vasta accezione che implica anche le modalità del linguaggio,

del tono espressivo etc.) 2.3 una mediazione corporea collegata quanto meno alla presenza fisica dei due soggetti implicati

nell’interazione (salvo forme intermedie di comunicazione solo verbali o scritte come posso essere le consultazioni telefoniche o via Internet) con eventuale ricorso a manipolazioni, posture, tecniche di attivazione etc

2.4 eventuale ricorso a produrre o utilizzare stati di coscienza inusuali attraverso tecniche di ipnosi, immaginazione attiva, uso di materiale onirico, uso (eccezionalmente) di sostanze egolitiche e attivatici di stati emozionali (emocional enhancers) e contenuti immaginativi (allucinogeni)

3. una connotazione delle costanti spazio-temporali tendenti a definire uno spazio ed un tempo (setting) più o

meno rigorosamente identificati dove prevedere lo svolgimento dell’interazione terapeutica. A livello più strutturale, che metodologico, sembra ravvisarsi anche la tensione verso un uso del

3.1 tempo inteso come 3.1.1 un presente da cui partire nella analisi del vissuti 3.1.1 un passato a cui ricondurre la presenza di elementi che facilitino la comprensione di aspetti

altrimenti non comprensibili nel comportamento e nei vissuto attuale del paziente 3.1.2 un futuro a cui collegare una ipotesi di non-ripetizione stereotipa e disfunzionale di

comportamenti e percezioni di sé e del mondo

3.2 uno spazio inteso come luogo metaforico in cui si svolge un percorso. Un tragitto esistenziale nel quale è dato ricostruire in qualche modo la strada fatta, la condizione in cui ci si trova e dai quali poter inferire ipotesi di direzionamento in prospettiva.

4. In analogia alla pratica medica, al terapeuta viene chiesta (implicitamente o esplicitamente) una diagnosi,

una valutazione (interpretazione) cioè sulle origini della sofferenza psichica e, in qualche modo, un’indicazione sui rimedi.

5. a tale prestazione corrisponde un tributo in denaro corrisposto direttamente o attraverso sistemi

previdenziali di diverso tipo.

6. nel risultato atteso sembra emergere anche una aspettativa, più o meno coscientemente espressa, di congruenza tra contenuti emozionali, vissuti corporei, elementi cognitivi, ridefinizione nelle relazioni interpersonali. In altre parole un cambiamento nel senso di integrazione e congruenza del sé nei diversi livelli nei quali si esprime.

7. costitutivo sembra anche apparire un elemento collegato alla sacralità del procedimento inteso in senso

etimologico di sacer, delimitato, protetto e quindi riservato e non esposto alla indebita ed indiscriminata ingerenza di persone non direttamente e consapevolmente coinvolte nel procedimento terapeutico.

8. il procedimento si svolge ancora nel contesto di un quadro di riferimento concettuale relativamente definito

e nel quale si presume che il terapeuta si sia adeguatamente formato ricevendo possibilità più o meno formalizzate di verifica da parte di professionisti con maggiore conoscenza ed esperienza nel campo specifico. Tale quadro di riferimento non pare tuttavia debba avere le caratteristiche di una sistematizzazione dogmatica (come è più spesso riscontrabile in sistemi di pensiero riconducibili a fedi religiose o scientifiche “non falsificabili” per usare un termine popperiano), ma implica una messa in gioco ed una ricerca che, seppure appellandosi ad un sapere di carattere filosofico-scientifico sufficiente valicato dall’esperienza, conservi il suo elemento esistenziale di problematicità, di dubbio, di unicità della singola situazione affrontata, di apertura del quesito.

9. implicita, quando non esplicita, è la componente legata alla contrattualità della relazione terapeutica che

prevede (auspicabilmente senza eccezioni) una delimitazione temporale della relazione di aiuto. Tale intervento si situa spesso in concomitanza di passaggi critici del ciclo vitale allorché più frequentemente emergono necessità di ristrutturazione del progetto di vita dell’individuo.

10. più in generale, l’intervento di psicoterapia sembra trovare la sua funzione elettiva allorché l’individuo

attraversa fasi di sofferenza collegate a disorientamento ed incertezza circa l’immagine che ha di sé e la

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rete di relazione con l’ambiente ed ha quindi esigenza di un aiuto esterno che lo metta in grado di riprendere il suo percorso esistenziale facendo nuovamente leva sulle proprie risorse autonome.

E’ evidente come esigenze di questo tipo implicano, da una parte, un tipo di problemi a cui è possibile dare attenzione allorché quelli primari di sussistenza sono in qualche modo soddisfatti e, dall’altra, un sufficiente livello di individuazione, per usare un termine sviluppato in particolare da G. Jung, come premessa di realizzazione personale che si esprime unicamente in società più evolute culturalmente socialmente. Non stupisce quindi che la psicoterapia sia nata e si sia sviluppata in epoca recente e stenti ancora ad estendersi in contesti che non assolvono ancora a queste prerogative. Nonostante il procedimento psicoterapeutico appaia relativamente semplice e quasi scontato (si tratta, ad una considerazione semplicistica, di due persone di cui una chiede aiuto ad un’altra) gli ingredienti che la costituiscono, come abbiamo visto, non sono pochi e per niente ovvii. La novità della psicoterapia sta quindi, probabilmente, nel fatto che tanti elementi si siano messi insieme per la prima volta mentre non mancano antecedenti che si perdono nella notte dei secoli e nei quali alcuni ingredienti erano presenti, seppure in modo parziale. (segue parte seconda sul prossimo numero)

Scuola e dintorni (a cura di: Manila Cannalire [email protected]) Riccardo mi prega di fare avere a tutti gli allievi del CSTG il seguente elenco di AREE DI INTERESSE, affinché ognuno di voi possa indicare le proprie preferenze. Tra psicoterapia e counseling, allievi ed ex-allievi cominciamo ad essere davvero in tanti. Sarebbe, quindi, interessante trovare la maniera di mantenerci in contatto e incentivare uno scambio fra di noi in base ai nostri interessi e ambiti di lavoro. Al momento, per favorire un collegamento tra quanti di voi sono impegnati (al presente o in prospettiva) su ambiti specifici (scuola, carcere, salute, aree cliniche etc) e al fine di facilitare lo scambio di informazioni di interesse specifico, contatti, progetti etc. abbiamo pensato di formare delle mailing-list per ogni argomento. A tutti chiedo di inviare la propria scelta al mio indirizzo [email protected], indicando anche NOME, COGNOME e CORSO di appartenenza. E’ gradito qualsiasi suggerimento, vi ringrazio per l’attenzione Anna Fanetti

Le aree di interesse che abbiamo sinora individuato sono le seguenti:

1. PSICOLOGIA SCOLASTICA 2. AZIENDA E ORGANIZZAZIONI 3. COPPIA E FAMIGLIA 4. GESTALT ART 5. INFANZIA E AFFIDO 6. PROBLEMATICA ADOLESCENZIALE 7. TERZA ETA’ 8. SALUTE MENTALE (attacchi di panico e

disturbi dell’umore) 9. SALUTE E SPICOSOMATICA (ambito

ospedaliero e medicina di base) 10. DIPENDENZE E DISTURBI ALIMENTARI

PSICOGENI 11. CARCERE E MARGINALITA’ SOCIALE 12. BODYWORK, IMMAGINE CORPOREA,

SPORT

13. DREAMWORK, ARCHETIPI E MONDO IMMAGINALE

14. DISTURBI DELLA PERSONALITA’ ED ENNEATIPI

15. NEUROFISIOLOGIA E RICERCA 16. PSICOLOGIA FORENSE E MEDIAZIONE

FAMILIARE 17. PSICHE E MITO 18. VIAGGI DI STUDIO 19. INTERNET E FORMAZIONE A DISTANZA 20. ECOLOGIA E MEDICINA NATURALE 21. LUTTO, SEPARAZIONE E PERDITA 22. PRATICHE MEDITATIVE E DIMENSIONE

TRANSPERSONALE 23. TRAUMA E SINDROMI POSTRAUMATICHE 24. CONDIZIONE FEMMINILE E ABUSO

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Le Relazioni Intime Incontri mensili a tema coordinati da

Riccardo Zerbetto

Le Relazioni Intime hanno rappresentato l’oggetto di una

Giornata di studi tenutasi a Milano il 30 maggio 2009 presso la

Casa della Cultura con la partecipazione di Michael Vincent

Miller , psicoterapeuta didatta, musicista e autore di Intimate

Terrorism, Enrichetta Buchli, analista junghiana e autrice di Il

mito dell’amore fatale e Riccardo Zerbetto, psicoterapeuta e

direttore del Centro Studi di Terapia Gestalt e promotore della

Giornata con Giuliana Ratti, psicologo e docente del CSTG.

Ne è seguito un ciclo di incontri mensili nel 2011 nei quali i

partecipanti hanno avuto la possibilità di riconsiderare in modo

approfondito le complesse dinamiche della relazione

intersoggettiva aprendosi al quesito, in particolare, su quali

siano la caratteristiche che possono definire una relazione come

“intima” e quali gli ostacoli che a questa si frappongono.

Nel ciclo di incontri che viene riproposto per il 2012 verrà riconfigurata la struttura degli incontri

che prevedono: - meditazione di apertura sul “tapas” (ardore nella tradizione vedica) e lettura di alcune delle “domande-risposte” del dialogo

d’amore tra Shakti e Shiva nella tradizione del Vijnana Bairava Tantra

- presentazione di un tema di quelli riportati di seguito

- aprire uno spazio di comunicazione intima e rigorosamente tutelata dalla privacy all’interno dei partecipanti

- affrontare nodi critici nei quali il “mal d’amore” si esprime nella nostra vita con particolare riferimento al tema delle

dipendenze affettive

Nel primo ciclo di incontri verranno affrontati i seguenti temi:

- funzioni di contatto e spazio intersoggettivo

- intimità: perchè temiamo ciò che desideriamo?

- dipendenza, contro dipendenza, co-dipendenza e interdipendenza affettiva

- “io sono io e tu sei tu” … ma la noità? percorsi di realizzazione individuale e nella relazione

- le oscillazioni del sé tra essere oggetto e soggetto di amore

Gli incontri verranno accreditati come percorso teorico-esperienziale per il Master su “Terapia

di coppia e relazioni intime” in corso di programmazione dal Centro Studi di Terapia della

Gestalt (CSTG).

Il costo degli incontri è di 60 euro a serata e 50 per gli allievi del CSTG.

I seminari in gruppo sono raccolti in due cicli di cinque incontri (uno prima ed uno dopo

l’estate) e si tengono orientativamente nei giorni di venerdì (24.2, 23.3, 20.4, 25.5 e 28.6) dalle

20,30 alle 23 presso la sede del CSTG in Via Mercadante, 8 Milano e sono coordinati da

Riccardo Zerbetto, direttore del CSTG, pres. onor. della Federazione Italiana delle Associazioni

di psicoterapia, già presidente della European Association for Gestalt Therapy. Da anni conduce

seminari su “Eros, Agape e Philia” nel contesto dei programmi formativi del CSTG. Per informazioni, contattare Cristina Bani (autore di una tesi di specializzazione sul tema)

all’indirizzo e-mail: [email protected] o al tel. 3332460561. Un elenco dei temi trattati verrà inviato a richiesta.

Segreteria CSTG tel 02-29408785 email: [email protected]

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CARNEVALE INSIEME A NOCETO

Un’occasione per stare insieme e fare un po’ d baldoria per carnevale. Ma anche

un’occasione per giocare con l’Ombra, con il doppio della nostra personalità che

avremo la possibilità di fare emergere scherzosamente ma … senza mancare

l’occasione per poterla intercettare più da vicino. In altre parole un appuntamento

nel quale il nostro Dr. Jekhill potrà finalmente incontrare il suo Mr. Hyde e

magari scoprire che con lo stesso si può anche convivere in modo meno scisso da

come siamo spesso abituati a fare. Condurrà il gruppo sul tema

Giuseppe De Felice psicologo e psicoterapeuta in Gestalt Analitica e in Body Therapy, operatore e

didatta Associazione Orthos , supervisore presso l'Intendenza Scolastica della

Provincia di Bolzano, con esperienza come allievo didatta presso il Centro

Formatori Attori con il sistema Stanislavskij.

Il programma prevede l’arrivo nel pomeriggio del 17 e la partenza nel dopo pranzo

del 19 febbraio 2012. Le sessioni di lavoro sono il sabato e la domenica mattina. Nel

dopocena del sabato … “scherzi da prete” e non solo.

Costi: per Allievi del CSTG o Soci aderenti (con costo di associatura di 15 euro):

110 per dormire e per mangiare nei due giorni previsti. Per coloro che intendono

fermarsi per un periodo più lungo, il costo è di 20 euro per dormire (riscaldamento

compreso) e 25 per i due pasti.

Il termine ultimo per le prenotazioni è il 13 febbraio. le stesse possono essere

fatte scrivendo Giovanni Lupo [email protected] cell 3881129605.

Podere Noceto, Ville di Corsano, strada di Grotti-Bagnaia 1216 (Monteroni d’Arbia)

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Programma CLEAN a Noceto

Il Programma CLEAN prevede una o più settimane, a seconda delle esigenze, destinate a favorire una “messa a punto” del proprio Progetto di vita vuoi sotto il profilo esistenziale (processi di cambiamento in tema di rapporti affettivi, costellazione valoriale, scelte in ambito lavorativo) che della revisione sullo stile di vita, (regime dietetico, ritmo sonno-veglia), dipendenze comportamentali (affettive, gioco d’azzardo, Internet, lavoro compulsivo etc.) o da sostanze (legali, illegali o alcol). Sul modello acquisito in cinque anni di ricerca e di sperimentazione conseguito attraverso ilo Progetto Orthos sul gioco d’azzardo (www.orthos.biz) e sul tema dell’alleggerimento ponderale (www.corpoeimamgine.it) si è sviluppata la innovativa metodologia di intervento definita come Modello PRIMA (Psicoterapia Residenziale Intensiva Mirata per Area) elaborato da Riccardo Zerbetto (www.riccardo.zerbetto.it) e che si fonda sui seguenti presupposti:

• Una impostazione professionale che si fonda su un approccio di psicoterapia e counseling coerente (nel nostro caso la Gestalt Terapia) seppure con integrazioni a discipline organicamente integrabili per presupposti epistemologici e strumenti applicativi (www.cstg.it)

• Un periodo definito del tempo e che, in genere, si tende a far rientrare in un massimo di tre settimane.

• Tale intervento intensivo in ambito residenziale si integra, laddove ritenuti utili, con alcuni incontri di

verifica e consolidamento dei risultati

• L’utilizzazione – nei programmi più strutturati - di un insieme di ingredienti primari nei come: lavoro di gruppo ad orientamento gestaltico, body work, pratica di auto osservazione e consapevolezza (che utilizza indicazioni di derivazione meditativa del Vipassana, dello Zazen etc.), ArteTerapia (danza-movimento terapia, tecniche espressive, drammatizzazione, fotografia o altro a seconda degli ambiti clinici esplorati), analisi del carattere nella prospettiva degli Enneatipi, Dreamwork e rispecchiamenti archetipici, approccio rigorosamente esperienziale e maieutico

• Vita comune intesa come partecipazione attiva alla cura di sé stessi e del gruppo sotto forma di

cura degli ambienti, della preparazione del cibo e dell’utilizzazione degli spazi liberi.

• Mantenimento di un contatto tra i partecipanti ed eventualmente con i terapeuti al fine di monitorare i risultati e, obiettivo non meno importante, di consolidare una valida relazione interpersonale.

• Privilegio riservato al a “qualità della relazione interpersonale” sul risultato immediato sul

sintomo. Lo stesso infatti, nell’esperienza raccolta sinora, è indice spesso di scarso “nutrimento” nelle relazioni umane (e quindi di “disregolazione affettiva” come attualmente viene definita in ambito scientifico).

• De-enfatizzazione dell’aspetto sanitario a favore della componente psicologica e, più

propriamente, psicoterapeutica. Co-essenziale al modello PRIMA è la fruizione di un ambiente che si presenti come accogliente, stimolante, personalizzati e godibile.

Le settimane di CLEAN, al di là di interventi su specifiche problematiche, sono anche previste per: ospitare Persone che possono beneficiare di un periodo di riposo in presenza di un contenitore accogliente che garantisce, con una successione di interventi programmate: spazio meditativo e di lavoro corporeo al mattino e di lavoro di gruppo nel pomeriggio-sera. Dalle 11 alle 17 spazio per iniziative autogestite di studio, di riposo o di lavoro che, se fatto per Noceto, va a compensazione (totale o parziale) del costo per l’ospitalità. Cooordinatore del Programma CLEAN è Riccardo Zerbetto con la partecipazione di Colleghi che verranno indicati sul sito www.nocetiamo.it nelle settimane mensili programmate.

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Eventi

����GENITORI CONSAPEVOLI LABORATORIO PER GENITORI e WORKSHOP SULLA COMUNICAZIONE EFFICACE Daniela Santabbondio ed Eleonora Prazzoli Con il patrocinio di CSTG ll programma segue quello messo punto nell’esperienza passata con i genitori single. Sono previsti 7 incontri a cadenza quindicinale di giovedì dalle 19 e 30 alle 22. La presentazione gratuita si terrà giovedì 9 febbraio presso ITI (Integral Transpersonal Institute) Via Montalbino, 7 e l'inizio è previsto il 23 febbraio. Per portare maggiore comprensione nella relazione con i nostri figli è importante

approfondire il rapporto primario con i nostri genitori; è infatti importante capire quali modelli abbiamo ricevuto da bambini e come abbiamo vissuto questa fase così importante della nostra infanzia. I primi incontri del laboratorio saranno dedicati a portare comprensione su noi stessi, quelli successivi a comprendere chi sono veramente i nostri figli, come trovare nuovi canali relazionali e come supportarli nella loro crescita. Riconoscere l’intrinseca unicità dei nostri figli non significa accrescere una falsa autostima o permettere loro di fare ciò che vogliono. A questo scopo verrà dedicato spazio all’osservazione del nostro modo di comunicare e anche alla capacità di trasmettere limiti e contenimento. Diventare “soggetti” della nostra vita e non solo “oggetti” in balia dei condizionamenti è fondamentale per lasciare andare atteggiamenti stereotipati e ripetitivi e per migliorare la relazione con i nostri figli. Durante i nostri incontri ci avvalleremo soprattutto di tecniche gestaltiche e sistemiche. Ogni laboratorio riprenderà le tematiche maggiormente condivise dai partecipanti. Prima dell’inizio di ogni laboratorio è previsto una seduta o un incontro telefonico/skype con ogni singolo partecipante. Il 17 e il 18 marzo vi sarà un workshop specifico sulla comunicazione. per informazioni: 335 60 33998 www.genitoriconsapevoli.com [email protected]

���� Serata di presentazione: Corso di Formazione teorico-esperienziale in Mediazione familiare Giovedì 23 febbraio 2012 ore 21 I mediatori familiari in formazione presso lo Studio Associato Metafora, supervisionati da mediatori professionisti e psicoterapeuti, offrono le loro competenze sotto forma di 40 ore di tirocinio gratuito presso sedi adeguate all’esercizio della mediazione. La Mediazione familiare è un intervento professionale che utilizza conoscenze proprie della sociologia, della psicologia e della giurisprudenza finalizzate alla mediazione e negoziazione nel conflitto. Il mediatore familiare è un esperto nella gestione dei conflitti, è imparziale e non dà giudizi. Il suo compito consiste nell’aiutare la coppia a riaprire i canali di comunicazione interrotti dal conflitto, lontano da una logica che vuole sempre un vincitore e un perdente. Ponendosi in una posizione neutrale, il mediatore non si permette di giudicare l’adeguatezza delle proposte dei genitori e non fornisce la risposta ai problemi, ma si limita a favorire forme di collaborazione stimolando i partner nell’esplorazione di soluzioni innovative e personalizzate. Lo Studio Metafora Milano offre da giugno 2010 ai professionisti come counselor, psicologi, psicoterapeuti ed avvocati la formazione per futuri mediatori che comprende 250 ore complessive, di cui 88 ore di materie psicologiche giuridiche e di comunicazione, ore 122 di mediazione, ore 40 di stage. La partecipazione è gratuita. È gradita la prenotazione telefonando al numero 02-29522329 o via e-mail: [email protected] Studio Metafora Via Vitruvio, 4 20124 Milano

����Il gruppo di auto-aiuto SOS Separati ( www.sos-separati.it )è un gruppo di persone che condividono la stessa situazione e la stesse difficoltà: la vita dopo la separazione. Il gruppo si incontra quindicinale presso lo Studio Associato Metafora, Via Petrella, 9 (vicino MM Loreto e MM Stazione Centrale) a Milano.

studenti sul riksciò pronti per la scuola

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I prossimi incontri saranno: 8 febbraio , 22 febbraio, 7 marzo sempre dalle 20.30 alle 22.30. Si prega di prenotare scrivendo a [email protected] oppure telefonando al nummero 370.3046358

���� FEDERAZIONE ITALIANA DELLE ASSOCIAZIONI DI PSICOTERAPIA “LE COMPETENZE DELLO PSICOTERAPEUTA – LABORATORIO DI STUDIO”. Roma - 7 Marzo 2012 proseguendo nel cammino iniziato nel meeting di Maggio 2011 la FIAP e il CNSP organizzano un “Laboratorio di Studio" sul Tema “Le competenze dello psicoterapeuta”. Si tratta di una tappa importante nella riflessione che ha portato in quella sede alla organizzazione di tre Commissioni, coordinate rispettivamente da Gianni Francesetti

(“Competenze dello psicoterapeuta”), da Marco Longo (“Psicologia, Formazione e Psicoterapia nell’era digitale”), e da Alberto Zucconi, Maria Luisa Manca, Luisa Barbato (“Psicoterapia e rapporti con gli Ordini Professionali”). La FIAP ha continuato la sua riflessione in due workshop organizzati durante il Convegno SIPSIC di settembre, che hanno riguardato la seconda e la terza delle Commissioni. La prima avrà il suo approfondimento in questo laboratorio. Esso coinvolgerà i partecipanti nella preparazione di un documento finale che sarà definitivamente presentato nel corso del Convegno di Novembre 2012, sul tema la “Psicoterapia nel Villaggio Globale”. Nel corso dei lavori la commissione riferirà sullo stato dell’elaborazione fin qui sviluppata e fornirà gli stimoli opportuni per orientare la FIAP e il mondo delle Scuole nella ricerca di nuove definizioni del nostro operare, nella interazione fra modelli e paradigmi e nella individuazione delle loro specificità e del “common ground” che li qualifica. Il Convegno del Novembre 2012 raccoglierà il frutto di queste linee di ricerca e contribuirà alla mission della FIAP fornendo una sintesi di quanto si è andato sviluppando nel corso del triennio. L’Expert Meeting è destinato a tutti i Didatti, docenti e assistenti alla didattica del CSTG Per partecipare al meeting occorre effettuare un bonifico di 55,00 euro (IVA inclusa) intestato a FIAP con la causale “Iscrizione al Meeting di Marzo 2012” al seguente numero IBAN IT 0 3S 01005 03208 00000 0000 959 Per ulteriori informazioni rivolgersi alla segreteria della SIRPIDI 0639366497 oppure info: [email protected]

SEMINARIO ESPERIENZIALE DI ORGANISMICA con Malcolm Brown e Berta Dejung venerdì 20 - domenica 22 aprile 2012 presso il centro La Voce del Corpo viale Monza 37, Milano Il workshop, aperto a un massimo di venti partecipanti - psicologi, counselor e terapeuti - sarà incentrato sul contatto nutritivo in diadi e comprenderà condivisioni di gruppo dopo ogni esperienza di contatto, in modo che ogni partecipante verbalizzi le proprie esperienze soggettive con gli altri. I conduttori non terranno lezioni formali, ma risponderanno ai

quesiti dei partecipanti su teoria e tecnica del de-armouring o decorazzamento, (il lavoro sulle corazze difensive) e sull'orientamento consigliato nell'approccio con i clienti o pazienti, sulla base dell’approccio rogersiano centrato sulla persona. ORARI Il workshop si svolgerà a Milano presso il centro La Voce del Corpo, viale Monza 37 (MM1/MM2 fermata Loreto), dalle ore 10 alle 18,30 di venerdì 20 aprile, dalle 9 alle 18,30 di sabato 21 e dalle 9 alle 13 di domenica 22. COSTI Il costo è di 350 euro a persona. Le iscrizioni vanno confermate con il versamento di 150 euro entro il 31 marzo 2012. INFORMAZIONI E ISCRIZIONI Luca Amadei, cell. 347 0494319, [email protected] Alessandra Callegari, cell. 339 5324006, [email protected]

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via Borgogna, 3 Milano

FRONTIERE DELLA PSICOANALISI Tutti gli incontri si terranno il martedì alle ore 21.00 (terzo anno)

Le “frontiere” che quest’anno intendiamo interrogare sono frontiere alquanto scomode, sicuramente per gli psicoanalisti, ma crediamo per tutti. Ma la malattia, la vecchiaia, la povertà e il dolore rappresentano dei confini e dei limiti con i quali ogni forma di cura è chiamata a confrontarsi che lo voglia o no. Proviamo a farlo con semplicità e con coraggio. 21 febbraio LA MALATTIA Quale senso possiamo cercare di dare a questa esperienza che può essere così devastante e invalidante? Quale atteggiamento ci richiede? Ne discutono insieme: ELENA CATTANEO, Ricercatrice farmacologa Università degli Studi di Milano ALBERTO COSTA, Direttore Scientifico Scuola Europea di Oncologia RITA CORSA, Psicoanalista SPI 27 marzo LA VECCHIAIA Oggi si vive più a lungo. Come considerare la fase terminale della vita, spesso trascurata e rimossa, che si impone sempre di più come problema sociale non eludibile? Ne discutono insieme: GIOVANNI REALE, Filosofo, Direttore delle collane di filosofia Bompiani LUISA LOMAZZI, Docente di Università della Svizzera Italiana, Centro di Competenze Geriatriche SUPSI ANNA OLIVA DE CESAREI, Psicoanalista SPI 17 aprile LA POVERTA’ La crisi economica ha dato forma a nuove realtà e a nuovi fantasmi che rendono più drammatica la convivenza e la percezione stessa del vivere in società minando la basi delle nostre sicurezze più consolidate. Ne discutono insieme: ROBERTO ARTONI, Economista Università Bocconi VIRGINIO COLMEGNA, Casa della Carità SILVIA CORBELLA e RENATO DE POLO, Psicoanalisti SPI 22 maggio IL DOLORE L’espressione del dolore, nell’arte, nella ricerca filosofica e nelle invenzioni del quotidiano è una forma spontanea di terapia di cui tutti abbiamo bisogno. Ne discuto insieme: SALVATORE NATOLI, Filosofo, Docente di Filosofia Teoretica Università Bicocca STEFANO ZUFFI, Critico d’arte ROBERTO AGLIERI, Musicologo LAURA AMBROSIANO, Psicoanalista SPI

Segnalazioni IL NOSTRO MARE AFFETTIVO

a cura di Patrizia Moselli

Volume di 340 pagine circa - Prezzo di copertina: € 24,00

Con i contributi di:

M. Ammirata, M. Baldassarre, M. Ballardini, A. Bertola, M. Bronzini, L. Caetani, R. Cicinelli, N. Cinotti, L. Cionini, D. Consales, E. Egiziano, C. Ferrauti, G. Ferri, G. Francesetti, F. Fressoia, U. Galimberti, O. Gambi, A. Giannelli, F. Gnudi, G. Gullotta, C. Helferich, K. Iannelli, A. Laricchia, C. Leporatti, C. Loriedo, M.L. Manca, E. Menoni, P. Migone, P. Moselli, S. Muscetta, A. Musco, G. Giordanella

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Perilli, C. Petracca, C. Pinna, G. Provvedi, M.G. Puturzo, A. Ridolfi, G. Ruggiero, S. Scevola, N. Sgadari, L. Simeone, C. Simonelli, M. Spagnuolo Lobb, G. Sulprizio, E. Tardioli, S. Ulivi, A. Verrengia, V. Vispi, R. Zerbetto, A. Zucconi.

da www.psiconline.it: Iannaccone Nicola, Maggi Ulderico Consigli dei ragazzi. Esperienze e metodi di educazione alla cittadinanza attiva 2012, Collana: partenze Pagine: 128 Prezzo: € 15,00 Editore: la meridiana Augusto Boal L'Estetica dell'oppresso L'Arte e l'Estetica come strumenti di libertà 2011, Collana: partenze Pagine: 152 Prezzo: € 18,50 Editore: la meridiana Anna Laura Tocco Pensavano fosse amore... Famiglie in frantumi 2011, Collana: passaggi Pagine: 80 Prezzo: € 12,00 Editore: la meridiana Alessandra Giovannetti Papà al nido. Come far giocare insieme papà e bambini 2011, Collana: partenze Pagine: 48 Prezzo: € 10,00 Editore: la meridiana Ignazio Grattagliano, Donato Torelli Quando l'amore se ne va. La coppia tra disillusioni, accordi, compromessi e separazioni 2011, Collana: premesse... per il cambiamento sociale Pagine: 112 Prezzo: € 15,00 Editore: la meridiana Rolando Toro Progetto minotauro 2011, Pagine: 174 Prezzo: € 24,00 Editore: Pintore Cannone Belinda Il sentimento d'impostura 2011, Collana: Atlante Pagine: 160 Prezzo: € 12,00 Editore: Edizioni di Passaggio Sigmund Freud L'enigma della femminilità 2011, Pagine: 32 Prezzo: € 4,90 Editore: Editori Riuniti Giustiniano La Vecchia Eva chiama Eva. Leadership al femminile 2011, Collana: Scaffale del nuovo millennio Pagine: 128 Prezzo: € 10,00 Editore: Bonanno Charles Phillips Potenzia la memoria. Come ricordare tutto al momento giusto. Cofanetto 2011, Collana: Fun Box Pagine: 240 Prezzo: € 12,90 Editore: De Vecchi De Monte Teresa Ridere possibilmente a crepapelle 2011, Pagine: 183 Prezzo: € 12,00 Editore: Edizioni Segno Varchetta Giuseppe Trame di bellezza. Individuo, organizzazione, progettualità 2011, Collana: Libri di Ariele. Prassi psicosocioanal. Pagine: 125 Prezzo: € 16,50 Editore: Guerini e Associati Buzan Tony Usiamo la testa. Come liberare il potere della mente 2011, Collana: Saggi Pagine: 211 Prezzo: € 18,00 Editore: Sperling & Kupfer Martini Giuseppe La psicosi e la rappresentazione. Psicoanalisi e psicopatologia 2011, Collana: Opere varie scienze umane Pagine: 320 Prezzo: € 35,00 Editore: Borla

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Perls’s pearls Citazioni da Perls e non solo (a cura di Laura Bianchi [email protected]) “…il coinvolgimento del terapeuta non consiste solo nel fatto che egli costituisce l’oggetto del transfert del paziente ma anche nella sua stessa maturazione all’interno della situazione.” “…the involvement of the therapist is not simply as the object of the patient’s transference, but is own growing into the situation.” Gestalt Theraphy by F. Perls, R. Hefferline and P. Goodman (trad. it. : La Terapia della Gestalt)

Risonanze (a cura di Fabio Rizzo: [email protected]) E qual maggior sciocchezza si può immaginar di quella che chiama cose preziose le gemme, l'argento e l'oro, e vilissime la terra e il fango? Quando fusse tanta scarsità della terra quanta è delle gioie o de i metalli più pregiati, non sarebbe principe alcuno che volentieri non ispendesse una somma di diamanti e di rubini per aver solamente tanta terra quanta bastasse per piantare in un picciol vaso un gelsomino o seminarci un arancio della Cina, per vederlo nascere, crescere e produrre sì belle frondi, fiori così odorosi e sì gentil frutti?

G. Galilei, Dialogo sopra i Due Massimi Sistemi del Mondo, in Opere vol. VII, p. 83 (Edizioni Nazionali, 1939)

Ama e ridi se amor risponde Piangi forte se non ti sente Dai diamanti non nasce niente Dal letame nascono i fior.

F. De Andrè, Via del Campo

Non sapendo se De André fosse a conoscenza di questo brano di Galilei, trovo piacevolmente sorprendenti l'identità dell'idea e dell'immagine scelta per rappresentarla. Mi sembra che in questo modo il

cantautore poeta e lo scienziato letterato riescano a mettere bene in evidenza la superiorità dell'istanza dell'essere rispetto a quella dell'avere, suggerendo al tempo stesso la priorità che sarebbe meglio accordargli, sia sul piano della nostra attenzione che dei nostri atteggiamenti.

Dibattito aperto In questo “Dibattito aperto” vogliamo proporvi un articolo di Veronesi per conoscere le vostre opinioni sul tema controverso della ricostruzione del seno, tema divenuto ancor più controverso dopo lo scandalo di protesi difettose. Il punto di vista di Veronesi, che, come luminare di oncologia, ha maturato una grande esperienza in questo settore, rivela un’osservazione attenta e sensibile al mondo femminile, che gli fa prendere una posizione decisa sull’argomento, sostenendo l’unitarità di corpo e mente: il cancro è una malattia che va tolta dalla mente, oltre che dal corpo. Dopo l’intervento di asportazione del cancro, la ricostruzione del seno è doverosa da parte del medico per evitare una mutilazione che creerebbe ulteriori traumi. Ma Veronesi va ben oltre questo aspetto, legittimando un intervento di ricostruzione anche per motivi estetici, laddove una riduzione o aumento del seno possano evitare un forte disagio psicologico. “La possibilità di risolvere questo dramma con una protesi è un grande progresso della medicina” afferma il famoso oncologo.

Veronesi ha già affrontato questioni femminili, proponendoci le riflessioni scaturite dagli incontri con donne nei suoi anni di attività in numerosi articoli su giornali e nel suo libro “Dall’amore e dal dolore delle donne” (ne abbiamo

Campione nella lotta tra aquiloni. Ahnedabad, Gujarat

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parlato nelle newsletter scorse). Ha dimostrato di riuscire a penetrare senza ipocrisie un mondo intimamente femminile e a raccontarlo e, pertanto, questa sua presa di posizione merita considerazione.

Tuttavia in Italia, come nel resto del mondo, negli ultimi anni si è registrato un incremento di donne che per ragioni estetiche decidono di ricorrere al chirurgo per operazioni al seno. Da un recente sondaggio della Swg –istituto specializzato in ricerche- è emerso che una donna su tre ammette di essere scontenta del proprio aspetto fisico, il 36% delle minorenni non si piace e di queste il 17% non è soddisfatta del proprio seno. In generale il 49% delle intervistate ritiene che un seno prosperoso aumenti l'autostima migliorando la percezione del sè, sebbene il 60% delle donne abbia dichiarato di non avere sufficienti conoscenze sugli impianti di protesi mammarie e l' 87% delle intervistate sia comunque favorevole ad una normativa che vieti tali interventi per le minorenni.

Questo fenomeno è giunto all’attenzione dei nostri legislatori che hanno pensato addirittura a un registro degli impianti di protesi mammarie, caso unico in Europa. Una misura che vuole porre un freno al dilagare di una richiesta che troppo spesso accontenta un mero capriccio, magari mettendo a rischio la sicurezza e la salute della donna (o della ragazza). Sempre più adolescenti chiedono come regalo di compleanno un “ritocchino” e sempre più over 50 sviluppano una vera ossessione contro l’invecchiamento del simbolo femminile.

Non dimentichiamo che l’intervento di ricostruzione è una vera e complessa operazione chirurgica di cui spesso ci si dimentica .

La mastoplastica può essere considerata un cammino verso un equilibrio sia esteriore che interiore? Un cambiamento dell’aspetto esteriore può corrispondere a una rielaborazione della propria immagine? Può aumentare l’autostima e introdurre un’immagine di sé più positiva ?

Oppure la ricerca della perfezione, l’idea della bellezza a tutti i costi sono solo due degli aspetti preoccupanti legati all’estetica e bisognerebbe accettarsi per quello che si è ? L’intervento potrebbe essere inopportuno e bisognerebbe esaminarne la reale motivazione ? A causa del suo background psicologico il paziente non potrebbe non trarne alcun beneficio dall’intervento?

Ci interessano le vostre opinioni che vi chiediamo di inviare all’indirizzo [email protected] e che ci proponiamo, in caso di un numero sufficienti di risposte, di riportare su questa newsletter.

SE LO SCANDALO DELLE PROTESI AL SENO CANCELLA IL DIRITTO ALLA BELLEZZA di Umberto Veronesi Da La Repubblica del 23 gennaio 2012 Nel nostro Paese le protesi mammarie sono state sottilmente demonizzate e messe al rogo come strumenti di vanità femminile ed espressione di narcisismo. Come la maggior parte dei medici, che vedono l'universo femminile da un'altra prospettiva, la mia posizione è all'opposto. Credo che la cura del proprio corpo, e della sua immagine, sia non solo legittima, ma anche terapeutica: credo che ricostruire il seno sia un dovere medico. Per questo mi sono battuto perché nessuna donna uscisse dalla sala operatoria senza seno. Ripeto spesso ai giovani senologi che la parola "seno" non indica un organo, ma l'incavo fra le due

mammelle e che non è un caso che quell'affossamento fra due curve sia, in molte lingue, il nome di un simbolo della femminilità. Il seno racchiude in sé l'essenza della donna: la sensualità da un lato e l'indole materna dall'altro. Asportare una mammella, o entrambe, significa quindi infrangere l'armonia perfetta del corpo femminile e, spesso, distruggerne l'identità. Tutto il possibile va fatto per evitare questo strappo violento alla psiche della donna. Il cancro è una malattia che va tolta dalla mente, oltre che dal corpo. Ma come è possibile che questo avvenga se una donna si deve confrontare ogni giorno, guardandosi allo specchio, con una mutilazione? Non ho mai creduto che dare importanza al corpo e alla sua sensualità significhi non dare importanza al pensiero: una cosa non esclude l'altra, i due aspetti si integrano e non dovrebbero mai entrare in conflitto l'uno con l'altro. Se questo ragionamento vale per le donne che vogliono evitare un oltraggio grave alla propria armonia corporea per una malattia, non vedo perché non dovrebbe essere traslato anche a quelle che desiderano mettersi una protesi per motivi puramente estetici. Ad esempio una donna che ha poco o niente seno, potrebbe sentirsi inadeguata per un rapporto sessuale ed avere problemi seri con la propria autostima, come succede agli uomini che perdono la loro potenza. Solo una cultura sessuofoba può negare la gravità di una tale situazione. La possibilità di risolvere questo dramma con una protesi è

Spiaggia a Gokarna, Karnataka

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dunque un grande progresso della medicina. Inoltre il principio di impianto di protesi sottopelle è ormai entrato nel comune pensare e sentire. Le "protesi estetiche" esterne (gli orecchini ad esempio) sono parte della nostra cultura da tempo, ma oggi abbiamo culturalmente accettato anche l'artificiale o l' estraneo dentro di noi. Ormai accettiamo serenamente organi artificiali, o valvole cardiache da animali, oppure ancora un cuore trapiantato, uno scandalo per molte religioni perché quel cuore può derivare da una persona impura che, insieme alla vita, trasferisce i suoi peccati al ricevente. Detto questo, ovviamente ogni intervento medico comporta dei rischi e l'impianto di protesi non si sottrae a questa regola. La storia delle protesi prodotte dalla ditta francese Poly Implant Prothese, le ormai note PIP, l'ha ricordato a tutto il mondo. Il caso continua a sollevare polemiche perché ancora non è chiaro come queste protesi abbiano potuto superare i severi controlli degli organismi competenti francesi ed europei. Il problema, in sintesi estrema, è che si rompono più frequentemente della media e che hanno all'interno un gel troppo liquido; ma è una sostanza che è stata studiata e testata prima di ricevere l'autorizzazione alla diffusione sul mercato. In ogni caso va chiarito che la rottura delle protesi, di qualsiasi marca, non comporta un rischio oncologico, in base ai dati oggi disponibili, che riguardano circa 10 milioni di protesi mammarie impiantate nel mondo. Poiché la protesi va comunque controllata con ecografia ed un esame clinico, l'invito alle portatrici di protesi PIP è quello di non mancare questo controllo, sapendo inoltre che ospedali, ministero della salute e enti europei hanno messo in atto programmi efficaci di informazione e tutela delle donne.

Visti e letti LE NEVI DEL KILIMANGIARO di Robert Guédiguian a cura di Margherita Fratantonio da: http://www.cinemafreeonline.com Nell’incontro con il pubblico al cinema Anteo di Milano, il regista Robert Guédiguian cita Le ceneri di Gramsci e insieme a Pasolini usa le parole “cuore e coscienza”. Al cuore e alla coscienza, infatti, parla questo suo ultimo film. Ariane Ascaride, protagonista femminile e sua moglie nella vita, aggiunge che per farlo è necessario l’affiatamento dei trent’anni di lavoro insieme, insieme al marito regista e a Jean-Pierre Darrousin, marito in questo film, ma anche fratello o amante negli altri, dipende. Insieme anche a Gérard Meylan, Jacques Boudet e Pascale Roberts (amici di Guédiguian da sempre): una bella compagnia, davvero, che, a detta del regista, voleva fare un giorno la rivoluzione e poi si è dedicata al cinema. Ma è la stessa materia della narrazione che parla al cuore e alla

coscienza. La storia ricalca un racconto di Victor Hugo, Les pauvres gents, che parla di Jeanne e del marito pescatore Paul. Paul non fa ritorno dal mare e Jeanne teme giustamente per il futuro suo e dei suoi cinque figli. Non si chiede neanche un attimo, però, se adottare o no i due bambini della vicina di casa rimasti orfani. Pensa che Paul non approverà questa scelta. Invece no: tornato sano e salvo, anche per lui è doveroso prendersi cura di altri due bambini, nonostante la precarietà economica della famiglia. Le nevi del Kilimangiaro racconta la stessa vicenda in chiave moderna e con un’ironia ammirevole, con quella giusta distanza che, dice sempre Guèdiguian, si apprende solo nel tempo e non si può insegnare, né ce la si può imporre. Così, tra una risata e l’altra, ed una bella carezza al cuore, la coppia Michel e Marie-Claire passa dal licenziamento di lui, ai festeggiamenti del trentesimo anniversario, da una rapina violenta subita in casa, allo sforzo di comprensione nei confronti dell’assalitore (un operaio che ha perso il posto insieme a Michel e ha due fratellini da accudire). Fino alla decisione, ciascuno per proprio conto, di occuparsi dei due bambini con il timore che l’altro non sia d’accordo e lo scioglimento finale in cui si scopre (deliziosamente) che la scelta separata dei due coniugi è la sintesi di tutta la loro vita insieme. La storia è simmetrica a quella di Victor Hugo e anche qui c’è il mare: è girata a Marsiglia, a L’Estaque, lo stesso quartiere di Marie-Jo e i suoi due amori e altre precedenti pellicole del regista, che, ci tiene a precisare, fa film a Marsiglia e non su Marsiglia. Che sarebbero però molto diversi senza quei suoni, i gabbiani, le cicale, le luci, le navi che partono e tornano nel porto. E come per la povera gente di Victor Hugo, qui un gesto di solidarietà diventa lezione morale: la guerra tra poveri, infatti, fa il gioco del potere economico, mentre la solidarietà è l’unica soluzione per allargare la consapevolezza, e per vivere dignitosamente, umanamente, la propria vita. Non sono dello stesso parere i figli già grandi della coppia, né la sorella di Marie-Claire ed il marito (amico intimo di Michel), vittime anche loro della rapina e desiderosi di vendetta. Le loro convinzioni vengono presentate senza giudizi o pregiudizi, anzi con una sana comprensione riservata a tutti i personaggi. Ai figli trentenni, che hanno un orizzonte limitato per l’insicurezza del periodo storico e la perdita ideologica comune alla loro generazione; ai cognati che sono prigionieri della violenza subita e non sanno perdonare. Che invece i nostri protagonisti siano vincenti ce lo

Venditrice ambulante in Tamil Nadu

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dicono la serenità dei loro sorrisi, l’amore più profondo nell’inclusione, la saggezza e l’apertura al mondo dei loro cinquant’anni. La banalità del bene, non sempre scontata, qui e ancor meno nella vita, aggiunge luce a questo film già così luminoso. Fa pensare Le nevi del Kilimangiaro a un Ken Loach francese, meno disperato e più leggero. Ma simile per l’impegno, rivendicato in pieno dal regista, quando, tranquillamente, durante l’incontro, il suo discorso cade sulla parola comunismo e socialismo, e lui sorride. Bellissime le canzoni, più di tutte Les neiges du Kilimanjaro di Pascal Daniel che, cantata dalla famiglia riunita, sa aggiungere quel po’di sana nostalgia per i personaggi e per gli spettatori meno giovani.

IL CINEMA DI ROBERT GUÉDIGUIAN E L’INCANTO DEL QUOTIDIANO. a cura di Margherita Fratantonio da: http://www.cabiriamagazine.it

Senza la magia la vita è solo un grande spavento

Milana Agus

E di magia è pieno il cinema di Guédiguian. Fatta di gesti, sguardi, silenzi, sorrisi e pranzi in compagnia. Al centro c’è sempre Ariane Ascaride, moglie del regista. Ariane non è bella, ma i suoi occhi sanno esprimere emozioni intensissime, e anche il suo corpo, così minuto e imperfetto, che Guédiguian ci mostra nudo in Marie Jo e i suoi due amori (2002). Ora in Le nevi del Kilimangiaro è una nonna credibilissima, insieme a Jean-Pierre Darroussin, come lei un po’ invecchiato, e, al contrario di lei, piuttosto appesantito (rispetto al ruolo di Daniel, il compagno tradito allora da Marie Jo). “I miei personaggi invecchiano con me” dice il regista ed è vero. Senza averlo programmato, dal primo all’ultimo film, gli attori sono stati sempre gli stessi: un gruppo di amici nella vita e sul set, con un’intesa perfetta. La scelta è quella di mettere in scena la quotidianità, e soprattutto quella proletaria, e quella proletaria di Marsiglia, e quella proletaria di Marsiglia nel quartiere l’Estaque, luogo di

nascita di Guédiguan e location perfetta, per quel tanto di verità che trasmette, con i colori, le luci, i cortili, i terrazzi, le discese strette che portano al mare. “Se vuoi parlare del mondo devi parlare del tuo villaggio”, dice Ariane Ascaride, citando Cechov. Un cinema popolare, ma spettacolo al tempo stesso, in cui il bello non va ricercato in effetti speciali; tutt’altro. E’ la rara capacità di cogliere lo straordinario nell’ordinario, nei piccoli gesti di tutti i giorni. Vediamo i personaggi mentre fanno la spesa, guidano la macchina, tornano a casa dal lavoro, s’incontrano tra loro, ridono, scherzano, si prendono in giro, piangono, o semplicemente, vivono. Una bella lezione morale, e psicologica, oltre che cinematografica. Lo sguardo di Jeanette (Ariane Ascaride) su Marius in Marius e Jeanette, mentre lui si allontana dopo averle regalato due bidoni di vernice (le stesse che lei aveva tentato di rubare) esprime insieme riconoscenza e desiderio di riscatto. La lunga sequenza sul viso di lei sa raccontarci il suo sogno d’amore e il fascino della sorpresa. Non teme i silenzi la filmografia di Guédiguan! Ma sono silenzi dosati sapientemente, densi di attesa, che lo spettatore può riempire con pensieri e aspettative, non di chissà quali eventi, ma di eccezionale normalità: l’amore, la famiglia, il sesso, l’amicizia, i sentimenti di tutti. Marius amerà Jeanette, ma poi ha bisogno di lasciarla, perché “Non ha più nessuna musica nel cuore per far ballare la sua vita”, dirà un altro personaggio, con le parole di Cèline. E Jeanette, se pure delusa dai due abbandoni precedenti, saprà accoglierlo: insieme a lui, il suo muto dolore, la ferita indicibile del suo passato. Sembrano questi silenzi francesi funzionali all’ascolto dell’altro. Ci si ascolta, nelle storie di Guédiguian ed è una cosa rara al cinema. I personaggi non sono vittime della parola a tutti i costi, e spesso sono ritratti nei loro momenti di solitudine, per strada, in macchina, in casa, quasi siano lì ad auto-ascoltarsi. Non sono persone molto colte, e niente sanno di psicanalisi e teorie sulla vita, ma sanno muoversi nel mondo con quella saggezza della semplicità che tanto cinema colto non riuscirà mai a raggiungere. Ci vengono risparmiate le nevrosi contemporanee, mentre si assiste al loro modo di sopravvivere alle leggi economiche difficili e spesso ostili. Bellissima la soluzione alla crisi della famiglia in A l’attaque: Lola (sempre Ariane) e i suoi decidono di rapire l’uomo che li sta portando alla rovina; arriva la televisione e la risonanza pubblica dell’evento costringerà il bastardo debitore a pagare. Così la famiglia sarà salva. Un lieto fine un po’ improbabile, ma ogni tanto nelle storie di Guédiguian si mescola quel po’ di favolistico che rende la vita dura degli operai marsigliesi più tollerabile.

Contadino tra le risaie del Kerala

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Povera gente doveva intitolarsi l’ultimo film, dal racconto di Victor Hugo a cui la narrazione è ispirata. Ma poi si è scelto Le nevi del Kilimangiaro, per la canzone della scena più struggente, ed è andata meglio così, perché già si parla di disoccupazione e dirlo anche nel titolo sarebbe stato poco allettante: di solito il pubblico non ama le sfortune anche al cinema. Per Ladri di biciclette al Metropolitan di Roma chiese indietro i soldi del biglietto, e anche se, rispetto ad allora, oggi è più consapevole, il regista ha fatto bene a non rischiare. Di povera gente (a parte Le passeggiate al campo di Marte) parla sempre Guédiguian, che non rinnega niente delle sue idee comuniste, anche solo sfiorate, quando non sono dette chiaramente. Marie Jo e i suoi due amori, per esempio, è una storia drammatica di una donna che non sa scegliere tra due uomini amati intensamente; eppure, anche in un racconto così privato, basta un cenno: il pescatore che passando canta Oh, bella ciao, così come la canta il nonno di A l’attaque, che addirittura la trasforma in ninna-nanna, insieme alle altre canzoni di lotta insegnate al bimbo piccolo sul passeggino. A l’attaque è proprio una storia di giustizia proletaria, resa attraverso una cornice un po’ buffa, quella dei due sceneggiatori che la stanno costruendo e dei loro trucchi per renderla realistica, quasi a volerne sorridere un po’, di questa insistenza proletaria, quando proletari non si è. Ma l’empatia per i personaggi e per una vita semplice è sempre presente nelle altre storie del gruppo di amici francesi (regista e attori) e non è mai un approccio intellettualistico. Come De Sica che voleva “ rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca”, Guédiguian ha fatto di questa volontà la cifra caratteristica di tutto il suo cinema, che sa essere, quando vuole, anche molto leggero. Alcuni simboli: la barchetta di carta che galleggia sull’acqua piovana ne Le nevi del Kilimangiaro, quel mappamondo di plastica trasparente al centro di una panoramica che dal mare arriva fino a toccare il porto nell’incipit di Marius e Jeanette. E lo sfondo di una marcetta allegra che ti resta nelle orecchie per un po’. Di Le nevi del Kilimangiaro è stato detto che è il film con più barbecue della storia del cinema. La convivialità, lo stare insieme quando si può, per cambiare il mondo e, quando no, per cambiare al meglio se stessi, è il più grande insegnamento di questo regista. Dice che volevano fare la rivoluzione, lui e i suoi amici, e invece hanno fanno il cinema. Noi, che la rivoluzione non l’abbiamo fatta, e il cinema nemmeno, possiamo solo goderne e uscire dalle proiezioni di Guédiguian con il piacere di una carezza al cuore; apprezzare quel modo tutto suo di unire evasione, dolcezza e realismo. “Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza”, diceva qualcuno che di comunismo se ne intendeva!

Da giornali e riviste (a cura di Silvia Ronzani: [email protected]) L'IDEALIZZAZIONE DELL'AMORE Scrive Giovanni Gentile: "Amore è volere. Se amiamo ciò che risponde all'ideale è perché quell'ideale non c'è, e con l'amore vogliamo realizzarlo" Risponde Umberto Galimberti Da La Repubblica del 21 dicembre 2011 DOMANDA da Giulia, Milano. Al giorno d'oggi si possono fare così tanti esempi di coppie "scoppiate" che sono arrivata a domandarmi se le relazioni vere, durature, senza bugie né tradimenti, esistano davvero. E se fosse tutta un'idealizzazione? Quando la mia professoressa di letteratura in classe ha esordito dicendo che l'amore esaltato dai poeti provenzali era l'innamoramento di un'immagine mentale, si riferiva anche al nostro, attuale, modo di amare? Aveva ragione Andrea Cappellano, nel suo trattato intitolato De amore a sostenere che l'amore si fonda su un eccesso di immaginazione? E se così fosse, quando la perfetta immagine mentale che addossiamo sulla persona amata crolla, cosa amiamo davvero di chi abbiamo di fronte? Basta guardarsi intorno per notare come separazioni e tradimenti siano paradossalmente più frequenti di

matrimoni duraturi e dichiarazioni d'amore. Poi, quando si incontra una coppia che sembrerebbe perfetta, non sappiamo quanto i due sono costretti a sopportarsi per mantenere in piedi un rapporto che non sono neanche più certi di volere davvero. Forse amare davvero significa convivere, creare dei compromessi, rendersi conto che è difficile, ma che il sentimento provato è al di sopra delle incomprensioni e delle avversità. Una ragazza a chi può rivolgere i proprio dubbi, in questo mondo dove è più strano amare una persona da quando si è adolescenti fino a quando si è anziani che cambiare fidanzato una volta a settimana? Chi conosce davvero l'Amore con la A maiuscola? Il bisogno che ci sembrerebbe naturale di amare l'altro più di noi stessi fino a trascorrere con lui la nostra intera vita è davvero parte essenziale dell'uomo o è soltanto un'idea dettata da una cultura e una società che ci mostrano come la "meta più gettonata" per le aspirazioni sia volere una famiglia con l'uomo che si sente di amare?

Tempio Sri Meenakshi, dedicato a Shiva e a Parvati. Madurai, Tamil Nadu

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RISPOSTA: Siamo o non siamo creatori? La creazione non è una prerogativa esclusiva di Dio, ma anche dell'uomo "fatto a sua immagine e somiglianza". Uso questa metafora religiosa per dire che l'amore non è qualcosa di passivo, ma una continua creazione dell'altro, che si trasforma e libera tanti aspetti, spesso a lui stesso ignoti, della sua personalità, proprio perché investito da quell'idealizzazione che amore promuove. Infatti non ci si può innamorare se non si idealizza la persona amata. E se può esser vero, come vuole la visione psicoanalitica di Freud, che: "l'idealizzazione è quella tendenza che falsa il giudizio", è altrettanto vero che, non solo nelle cose d'amore, l'uomo non avrebbe creato storia, progresso e civiltà e si fosse consegnato alla realtà esistente senza idealizzare, fantasticare e sognare utopie e mondi migliori. Giovanni Gentile in Frammento di una gnoseologia dell'amore, scrive: "La persona amata è quella ricreata dal nostro amore. Essa, cioè, è un nuovo essere per noi fin da quando prendiamo ad amarla; ma si fa realmente un essere sempre nuovo, si trasforma continuamente in conseguenza del nostro amore, che agisce su di essa, conformandola a grado a grado sempre più energicamente al nostro ideale. Insomma, l'oggetto dell'amore, qualunque esso sia, non preesiste all'amore, ma è da questo creato". L'amore, infatti, non è godimento passivo dell'altro, che cessiamo di amare quando l'idealizzazione che di lui abbiamo fatto si esaurisce. Il ragionamento va capovolto: l'idealizzazione finisce quando cessiamo di amare. Quando rinunciamo a trasformare una realtà, che per se può essere anche insignificante, in una fascinazione che non accetta quello che per molti è il "sano realismo", perché vuol continuare a creare. E chi non ha questa forza creatrice non è un "dio", come un tempo, quando si è innamorato, pensava di essere, e dall'amata se lo sentiva dire. Perciò, anche in forza della sua giovane età, cara Giulia, non rinunci all'idealizzazione, perché, senza l'idealizzazione l'amore non nasce, e rinunciarvi ha tutto il sapore di una macchina difensiva per eludere la sempre possibile delusione. Detto questo, l'amore, che sembra alla portata di tutti, in realtà è prerogativa esclusiva dei creatori, che non accettano la realtà per come è data, perché la vogliono sognare più bella. E in questo sogno insistono, non trascinati "passivamente" dalla "passione", ma animati di continuo dalla voglia di godere della vicendevole trasformazione che accade a chiunque di noi sia investito dall'amore.

LASCIATEVI, MA CON EDUCAZIONE ORA C' È PURE IL GALATEO DEL DIVORZIO Di Enrico Franceschini Da La Repubblica del 23 gennaio 2012 Ce ne sono sempre di più: in Gran Bretagna una coppia su tre divorzia entro il quindicesimo anno di matrimonio, le separazioni nel 2011 sono aumentate del 5 per cento rispetto al 2010, per un totale di 120 mila (soltanto in Inghilterra e Galles). Cinquant'anni or sono erano 28 mila all'anno. E le statistiche indicano che la tendenza è analoga nel resto del mondo occidentale: in Europa il 30-40 per cento delle unioni finiscono con un divorzio, con punte del 50 per cento nei paesi scandinavi, la stessa percentuale degli Stati Uniti. Che fare? Poiché una soluzione in grado di tenere insieme felicemente marito e moglie per sempre non l'ha ancora trovata nessuno, qualcuno ha pensato di

suggerire qualche consiglio su come divorziare nel modo più civile possibile. Se è difficile lasciarsi restando amici, perlomeno si può cercare di farlo con educazione. L'idea non poteva venire ad altri che a Debrett' s, dal 1769 la guida all' etichetta nella patria delle buone maniere, ossia il Regno Unito. Si potrà dire che il galateo vecchio stampa è spesso ipocrita, ma gli inglesi ritengono che una formalità artificiosa sia comunque preferibile a un insulto sincero. Comunque un po' di gentilezza, affermano gli autori, è utile a ottenere migliori risultati: cedere alle emozioni può costare caro, in avvocati e tribunali. Meglio un divorzio "all' inglese", insomma, che un tempestoso "divorzio all'italiana". Così quest'anno, per la prima volta, accanto al manuale tradizionale, che alcuni reputano obsoleto o addirittura un po' ridicolo ai tempi nostri, ne è stato pubblicato un altro: "Debrett' s Guide to Civilized Separation" (La Guida Debrett alla separazione civilizzata). Debrett, beninteso, non è il cognome dell' autore, bensì il nome della casa editrice: la guida è opera di uno specialista che di queste cose se ne intende eccome, Mishcon de reya, uno degli avvocati divorzisti più famosi del regno, che difese la principessa Diana nella separazione dal principe Carlo e che vanta una lunga lista di altri clienti illustri (e danarosi). «Cerchiamo di aiutare la gente con un processo passo-per passo in quello che può risultare un campo minato», dice Conrad Free, amministratore delegato di Debrett' s. I suggerimenti forniti dalla guida, per la verità, possono sembrare la scoperta dell'acqua calda, ma il buon senso in questi casi è l'obbligatorio punto di partenza. Per cominciare, la guida offre tutta una serie di consigli pratici: come e quando rivolgersi a un avvocato, in che modo sceglierlo, a quali spese si può andare incontro, come affrontare i problemi tipici (custodia dei figli, divisione dei beni, alimenti). Quindi ci sono i consigli psicologici. Tipo non compiere inutili vendette, di cui ci si potrebbe pentire: come tagliuzzare le cravatte di lui o gettare dalla finestra le (troppe) scarpe di lei. Non "divorziare" anche da suoceri e parenti, che possono tornare utili come mediatori e manterranno comunque il ruolo di nonni e zii dei figli. E non annoiare eccessivamente gli amici con la storia del proprio divorzio: non sarete i primi a divorziare, avverte Debrett' s, e nemmeno gli ultimi, a giudicare dalle statistiche.

villaggio di pescatori a Varkala

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Ricerca � Mi chiamo Giuliana Mussa Jacob , sono psicologa e psicoterapeuta in formazione Gestalt. Lavoro in un piccolo centro antiviolenza femminile a Chiavari( Liguria). Ho iniziato un confronto con il Centro Artemisia di Firenze e vorrei confrontarmi con colleghe che lavorano in altri centri antiviolenza per conoscere le loro metodologie di lavoro e attuare uno scambio. Vi ringrazio. La mia mail è: [email protected]

� LE 10 RICERCHE IN PSICOLOGIA CHE HANNO SEGNATO IL 2011

Articolo tratto da: http://www.benessereblog.it/

Difficile selezionare solo dieci studi tra le centinaia di ricerche rilevanti pubblicate nel 2011. Sono davvero tante le scoperte, i sondaggi e le sperimentazioni che ci hanno aiutato a conoscerci meglio, aggiungendo un ulteriore tassello alla comprensione dei meccanismi complessi della psiche umana.

L’importanza attribuita a queste scoperte, ovviamente, è soggettiva ma dovendo scegliere abbiamo scelto un punto di vista autorevole: la personale classifica stilata da David Di Salvo, redattore del Forbes e del Wall Street Journal, autore di What makes your brain happy and why you should do the opposite. Un elenco non esaustivo, ovviamente, di alcune delle migliori pubblicazioni a firma di autorevoli psicologi, sociologi, neuroscienziati e ricercatori di tutto il mondo. Vediamole dopo il salto. Le persone maleducate ci sembrano più potenti. Lo studio, pubblicato sulla rivista di divulgazione scientifica Social Psychological and Personality Science , ha rivelato che chi è scortese e non segue le regole per una convivenza civile viene immediatamente identificato come una persona dominante, in grado di prendere decisioni ed influenzare gli altri proprio perché non si piega al fare comune ed infrange le regole senza temere le conseguenze. Anche se giudichiamo maleducate e scorrette le persone trasgressive, inconsciamente crediamo che siano più forti, decise ed indipendenti perché non rispettano le regole comuni. Visualizzare il nostro successo è una chiave importante sì… ma del fallimento. Uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology ha sfatato la convinzione che le fantasie positive contibuiscano a farci raggiungere i nostri obiettivi. Al contrario, immaginarci già “arrivati” ci rilassa e non ci dà quella carica e quella tensione necessarie a sopportare gli sforzi ed arrivare all’apice. Il cervello, quando ci immaginiamo potenti e forti, reagisce come se il successo fosse stato raggiunto. Fisiologicamente questo si traduce nell’abbassamento della pressione sanguigna, del battito cardiaco, insomma ci demotiviamo.

Quando siamo rilassati spendiamo di più e meno consapevolmente. A rivelarlo uno studio pubblicato dall’American Marketing Association . Il nostro cervello, quando siamo rilassati, non percepisce il rischio e riesce a vedere solo vantaggi. Ad esempio, dell’acquisto di una nuova macchina fotografica intravede semplicemente il beneficio di possederla e non se vale effettivamente il prezzo indicato, se ne abbiamo davvero bisogno, le caratteristiche tecniche, più o meno funzionali. La crisi finanziaria è legata al nostro desiderio di ottenere ricompense e benefici a breve termine. Walter Mischel nel 1972 effettuò un esperimento utilizzando dei marshmallows. I bambini che avrebbero resistito a mangiarli avrebbero ottenuto una ricompensa ancora maggiore. Uno studio pubblicato nel 2011 sulla rivista Psychological Science ha replicato l’esperimento sostituendo i dolci con ricompense in denaro. Chi non riusciva a tenere sotto controllo i propri desideri a breve termine era più incline ad investimenti sbagliati e problemi finanziari. Le sigarette finte possono aiutarci a smettere di fumare. Una ricerca pubblicata sullo European Respiratory Journal ha scoperto che un oggetto come una penna tenuta in mano o una sigaretta finta tra le labbra aiutano a focalizzare l’energia sull’oggetto della dipendenza, allontanando lo spettro del fallimento e della mancanza di autocontrollo che frenano quando si tenta di smettere di fumare. La nostra dipendenza passa dalle sostanze chimiche ad una dipendenza fisica (abbiamo bisogno di quell’oggetto per stare bene) che non nuoce alla salute.

Le metafore influenzano, più o meno inconsciamente, il nostro modo di pensare. Uno studio della Stanford University ha scoperto che le parole influenzano le nostre reazioni e le nostre decisioni. Ad esempio, leggendo una

Restauratore a Rishikesh

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relazione in cui il crimine viene definito come “una belva che divora la città”, siamo più propensi ad invocare misure più restrittive. Leggere gli stessi dati sulla criminalità, nudi e crudi, senza metafore, ci scatena reazioni più blande. Due narcisisti rendono meglio di uno soltanto o di tanti. Il narcisismo influenza la creatività nel caso in cui in un gruppo ci siano due narcisisti competitivi. La presenza di più narcisisti e l’eccessiva competitività, al contrario, minano la produttività. A rivelarlo uno studio della Cornell University . Bambini felici diventeranno adulti felici. Uno studio della Cambridge University ha confermato che un’infanzia serena espone ad un rischio minore di disturbi psicologici da adulti. Bambini che accumulano diverse esperienze positive hanno inoltre maggiori probabilità di successo e realizzazione personale, anche se sono più inclini a divorziare ed a mettere fine ad un rapporto infelice, proprio perché cercano di mantenere l’equilibrio che hanno sempre avuto e non accettano compromessi che penalizzano la soddisfazione personale.

Avere più opzioni ci aiuta a scegliere meglio. A differenza di quanto si credeva sinora, avere più possibilità non ci crea una paralisi decisionale, tutt’altro. Secondo uno studio di Sheena Iyengar della London Business School , ci aiuta a scegliere più in fretta l’opzione migliore. Un prodotto di qualità, ad esempio un vino pregiato, spicca maggiormente in mezzo a tanti altri. La rabbia ci aiuta ad essere più razionali e maggiormente obiettivi, contrastando la tendenza innata a cercare conferma delle nostre convinzioni nell’ambiente circostante. Un atteggiamento che a volte ci spinge a notare delle evidenze ed a trarre delle conclusioni azzardate dove in realtà ci sarebbe da adottare uno spirito più critico. Ebbene, quando siamo arrabbiati, tendiamo ad essere più critici e ad accettare meno passivamente anche quello che avevamo dato per assodato in precedenza. A rivelarlo uno studio della University of California .

Polis TORCE UMANE IN TIBET Sono salite a 17 le eroiche auto immolazioni come segnale di forte accelerazione impressa al movimento di protesta contro l'occupazione cinese che obbliga tutti noi (tibetani dell'esilio e i loro sostenitori internazionali) a confrontarci con una situazione ancor più drammatica di prima e che solleva molteplici interrogativi a cui dovremo dare al più presto una risposta. Cosi Piero Verni introduce nel suo Blog (www.freetibet.eu) un lucido ed accorato articolo di Christophe Besuchet di cui si riporta l’inizio mentre si rimanda al blog per la lettura completa che qui risulta impossibile per limiti di spazio. Nella sezione dei commenti, viene riportato quello di Riccardo Zerbetto, ma ognuno può esprimere sul Blog la propria opinione sul tema. Un drammatico videio su una di queste auto immolazioni compare all’indirizzo web che si riporta:

http://akropolismagazine.it/cultura/unaltra-torcia-umana-in-cina-continua-la-protesta-tibetana SEGNALI DI RESISTENZA, NON ATTI DISPERATI Non so se la pensiate come me, ma provo un grandissimo dolore nel vedere quanto l’aggettivo “disperato” venga comunemente

usato dai media e dai tibetani in esilio per descrivere le auto immolazioni avvenute in Tibet dal 2009 – diciassette casi fino a questo momento. Frasi come “atti di profonda disperazione” o “auto immolazioni disperate” sono entrate nel nostro vocabolario e vengono ripetute automaticamente, come se scrittori, governanti e politici non sentissero la necessità di analizzare in modo più approfondito le motivazioni che sono dietro a queste azioni. Etimologicamente, il termine disperazione deriva dal latino desperatus, o “privo di speranza”, termine che, riferito alle azioni di protesta, implica un senso di sofferenza e sconforto. Le auto immolazioni di donne e ragazze avvenute in Afghanistan (103 casi tra il marzo 2009 e il marzo 2010) possono probabilmente essere considerate “atti disperati” perché chi li ha compiuti ha preferito morire piuttosto che vivere costantemente in un clima di violenza e abusi domestici. Interrogate sui motivi che le avevano spinte a cercare di darsi la morte, le donne afgane sopravvissute hanno risposto di sentirsi in una situazione “senza via d’uscita”. Quando è stato chiesto a una di loro se voleva lasciare un messaggio alle altre donne, ha risposto: “Non datevi fuoco, se volete una via d’uscita usate un fucile, è meno doloroso”. Le auto immolazioni dei tibetani sono completamente diverse. Anzitutto, è del tutto evidente che sono motivate da una causa superiore, non dalla depressione, dalle costrizioni sociali o da responsabilità finanziarie. Come ha scritto Sopa Tulku, un lama di alto rango che si è immolato a Golok Darlak il giorno 8 gennaio: “Non lo faccio per miei personali interessi o problemi, ma per i sei milioni di tibetani privi della libertà e per il ritorno in Tibet del Dalai Lama”. In secondo luogo, se è vero che i tibetani sono privati della libertà, non hanno tuttavia perso la speranza. A partire da Thubten Ngodup, il primo tibetano che si diede fuoco nell’aprile 1998 a New Delhi, possiamo dire che gli

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auto immolati dei quali conosciamo un poco il background erano persone serene e in buona salute e non avevano alcuna ragione per morire se non quella di offrire le loro vite per la lotta contro l’occupazione cinese del Tibet. Nel suo testamento politico, Sopa Tulku dice chiaramente di non essere disperato: “I tibetani non devono perdere la speranza nel futuro, un giorno saranno sicuramente felici”. Questo senso di ottimismo si estende anche ai famigliari: la madre del ventiduenne Lobsang Jamyang, che si è immolato il 14 gennaio, ha dichiarato che la famiglia “non è dispiaciuta per la sua morte” perché “Lobsang ha dato la vita per la causa tibetana”. Le speranze alimentate da queste coraggiose proteste hanno un forte impatto su coloro che nel Tibet occupato si oppongono all’oppressione cinese. Ngawang Choephel, un etnomusicologo e film maker che ha passato sei anni nelle carceri cinesi sotto una pretestuosa accusa di spionaggio, ha recentemente dichiarato: “Nel 1997, quand’ero in prigione, ho saputo dell’auto immolazione di Ngodup Tsering in India”. (…) La notizia ha dato forza e coraggio a me e a tutti gli altri prigionieri politici perché ho capito che qualcosa sarebbe successo anche in Tibet”. Ha inoltre aggiunto: “Sono certo che, in Tibet, la maggioranza dei tibetani a conoscenza dell’eroico gesto di Thubten Ngodup si è sentita ispirata e spronata”. Non vi è alcun senso di disperazione in questi atti di protesta. E nemmeno mancanza di speranza. Quello che possiamo dire è che queste auto immolazioni sono, come ogni singolo gesto di resistenza in Tibet, uno straordinario esempio di fiducia nella propria capacità di risollevarsi, un segno di grande speranza e di ferma determinazione. Questi sacrifici mostrano il sogno e la forza morale di un’intera nazione e non possono essere ridotti, con noncuranza e cinismo, ad atti individuali tragici ma inutili. (segue sul Blog). Commento di Riccardo Zerbetto Bentornato Blog e Grazie Piero. Davvero lucido e commovente questo contributo. La storia darà ragione all’eroismo, alla determinazione e alla generosità di questi nuovi martiri della libertà contro l’infamia di una oppressione subita da oltre mezzo secolo che non è valsa a fiaccare l’intimo istinto di appartenenza dei tibetani alla loro storia, religione e cultura. Stupisce davvero come siano rare le voci che sappiano uscire dal coro delle ovazioni alla persona e alla politica del Dalai Lama e ne sappiano denunciare la drammatica inefficacia a sostenere in modo limpido ed inflessibile l’unica verità che un leader politico-religioso ci aspetteremmo sostenesse “il Tibet ai tibetani”. Con una politica ispirata alla non-violenza, certo, ma non per questo disposta a compromessi circa l’inalienabile diritto di un popolo a non essere invaso militarmente e colonizzato con la forza da un uno spietato invasore. Duole il tono dell’attuale Amministrazione Centrale del Tibet (che neppure nella dizione ha più l’orgoglio di definirsi Governo tibetano in esilio), per voce di Lobsang Sangay, nell’adeguarsi supinamente alla posizione già espressa dal Dalai Lama senza rivendicare una maggiore solidarietà al grido di libertà che si leva dai monaci che danno la vita per rivendicare il diritto al libero esercizio della libertà religiosa e civile della loro patria.

Fatti della vita E' MORTA LOUISE JANET KAPLAN, AUTRICE DEL LIBRO "LE PERVERSIONI AL FEMMINILE"

Articolo tratto da: http://www.adnkronos.com

La psicoanalista e scrittrice statunitense Louise Janet Kaplan, studiosa di tematiche legate al femminismo e indagatrice delle piccole perversioni al femminile, e' morta in un ospedale di Manhattan all'eta' di 82 anni in seguito ad un tumore al pancreas.

L'annuncio della scomparsa e' stato dato dalla famiglia al ''New York Times''. Influente psicoanalista e psicoterapeuta, Kaplan ha ricevuto negli Usa il National Book Critics Circle Award per i suoi numerosi libri di successo

internazionale, di cui sono stati tradotti in italiano ''Perversioni femminili. Le tentazioni di Emma Bovary'', con cui ha disvelato il mondo intimo delle donne, e ''Voci dal silenzio. La perdita di una persona amata'', pubblicati entrambi da Raffaello Cortina editore, e ''Falsi idoli. Le culture del feticismo'', edito da Erickson.

Allieva e collaboratrice agli inizi della carriera di Margaret Mahler, la psicoanalista nota per le ricerche sullo sviluppo nell'infanzia, Kaplan e' autrice di una decina di libri e centinaia di articoli sullo sviluppo dei bambini, degli adolescenti e degli adulti. E' stata co-direttrice della rivista di psicoanalisi ''American Imago'', pubblicata dalla John Hopkins University Press e fondata nel 1939 da Sigmund Freud e Hanns Sachs.

La notorieta' di Kaplan e' legata in particolare al libro del 1991 ''Perversioni femminili'', portato al cinema con lo stesso titolo nel 1996 dalla regista Susan Streitfeld con il personaggio principale di Eve interpretato dall'attrice Tilda

Havelock, Andaman Islands

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Swinton. La psicoanalista pone al centro del testo un'ipotesi forte: le donne non sono mai state considerate perverse perche' le loro perversioni non sono state cercate la' dove si annidano.

Poiesis l’angolo della poesia e dell’arte (a cura di Silvia Lorè: [email protected] ) Questa maschera Che disvela infine La mia anima S.L. Il primo poeta nella storia dell'umanità fu una donna dell’antica Mesopotamia, Enkheduanna, che visse negli anni attorno al 2300 a. c… “La più famosa opera poetica di Enkheduanna, che era denominata Ninmesharra (letteralmente Signora di tutti i me, cioè di tutti poteri divini) in sumerico dall'incipit del primo verso e che per il suo contenuto è spesso designata oggi «L'esaltazione di Inanna», ci è giunta in oltre cinquanta diverse copie su tavolette cuneiformi, a dimostrazione della sua popolarità e diffusione negli ambienti scribali dei maggiori centri sumerici. In essa è rievocato in termini allusivi e talora oscuri un evento drammatico della vita della sacerdotessa, la sua scacciata da Ur e il suo esilio «in un antro della steppa», dove «la luce intorno a me è oscurata, le ombre avvolgono lo splendore del giorno, che è offuscato da una tempesta di sabbia, quando la mia bocca dai suoni (un tempo) incantevoli è stravolta, le mie elette sembianze sono ridotte in polvere». (Il Sole 24Ore, 15 gennaio 2012) Amal al-Juburi, poetessa irachena nata nel 1967, riferendosi a Enkheduanna scrive: Lei era il gioiello di Sargon, ora è sacerdotessa della frammentazione. Urlate e non dimenticate, monumenti maledetti, che il cuore di Enkheduanna era più grande della scrittura di questi tiranni. Enkheduanna e Lilith sono tra le figure femminili più antiche che si ricordino, al centro della maggior parte della poetica della poesia araba femminile contemporanea. Joumana Haddad è poetessa libanese che ha dedicato a Lilith una sua opera, Il ritorno di Lilith: “...Sono Lilith, la tenebra femminile, non la tenebra luce. Nessuna interpretazione mi definisce, non mi piego ad alcun significato. La mitologia mi ha accusato di malvagità, le donne mi hanno trattata da uomo; non sono la donna virile né la donna bambola. Sono il compimento della femminilità mancante. Non dichiaro guerra agli uomini, né rubo i feti dagli uteri delle donne, perché sono il demone ricercato, scettro della coscienza, sigillo dell’amore e della libertà”. Di Haddad è anche Nella follia, da cui il seguente stralcio: “…Quando verrà il momento farfalla notturna Deporrò la dolcezza che ormai mi ha annoiata Deporrò l’abito imbizzarrito invano E darò fuoco al passato Per ritornare liscia come la terra vista da lontano E girare da sola Intorno alla luna”. AAVV, Non ho peccato abbastanza, Antologia di poetesse arabe contemporanee, Mondadori, 2007. Joumana Haddad, Il ritorno di Lilith , L’asino d’oro edizioni, 2009.

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Solitudini Che ci è dato a volte Condividere Sogno e realtà Sono così vicini e Così lontani Stare nel flusso Di ciò che accade tra noi Nella coscienza Viviti entrambe le parti: la fiducia E la sfiducia Ukiah

Witz e Giochi per sorridere un po’ (a cura di Cristina Tegon: [email protected])

Il pupo di Elena, Marcellino, che da un bacetto a Mela. Noceto 2012

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Corpo e Immagine www.corpoeimmagine.com

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Venerdì 24 serata introduttiva: 17,30-20,30 Sabato 25 e domenica 26: 9,30-13,30 / 14,30-18,30

Corpo e Immagine è un programma annuale di alleggerimento dei “pesi” psicologici e fisici, che permette di esplorare e assaporare il piacere del poco e la bellezza dell’essenziale, spostando il baricentro dell’attenzione dall’esterno all’interno. La metodologia, derivata dall’esperienza pluriennale sul trattamento della dipendenza da gioco d’azzardo (Progetto Orthos), permette di confrontare i fantasmi collegati all’idea del pieno e del vuoto in ambito affettivo, alimentare, sessuale. Il cibo, infatti, rappresenta spesso un sostituto di ciò che più profondamente ci manca. Il lavoro di tipo teorico-esperienziale è ispirato alla terapia della Gestalt, con focalizzazione sugli aspetti della storia personale legati al cibo e alle relazioni affettive, sulla catarsi delle questioni non concluse (unfinished business), sull’espressione delle emozioni e sul bilancio libidico, utilizzando tecniche meditative, di bioenergetica e di espressione corporea. A partire dal sintomo proponiamo un’attenta rivisitazione della condizione esistenziale complessiva della persona. Nella nostra esperienza, infatti, solo un profondo processo di ristrutturazione degli stili di vita e della costellazione valoriale rappresenta la premessa per risultati destinati a consolidarsi nel tempo. Sottolineiamo una de-enfatizzazione dell’aspetto sanitario (che gli utenti sono tenuti a tenere sotto controllo con un monitoraggio autonomo), a favore di un intervento psicologico e sui processi di crescita interiore. Verrà stilato un contratto che definisca gli obiettivi personalizzati del programma, che prevede anche dieci incontri serali quindicinali e un residenziale di cinque giorni. È previsto un intervento sul sistema familiare, a richiesta. Direttore scientifico: dottor Riccardo Zerbetto Coordinatrice: Giovanna Puntellini, 393.9335069, [email protected] Informazioni: Michela Pirola, 329.2669489, [email protected] Sito: www.corpoeimmagine.com Quota individuale di partecipazione: euro 180 (iva esclusa)

Costo della serata di venerdì (per chi non partecipa al workshop): 15 euro

Prossimi incontri

residenziale mar 17 - dom 22 aprile (arrivo entro sera, partenza dom nel pomeriggio) workshop ven 4 - dom 6 maggio workshop ven 6 - dom 8 luglio residenziale mart 2 - dom 7 ottobre (arrivo entro sera, partenza dom nel pomeriggio) workshop ven 23 – dom 25 novembre

Dopo il terzo Workshop avviato dal 28 al 30 ottobre sono partiti i gruppi serali per i partecipanti, aperti anche a coloro che sono interessati alle tematiche del progetto. Un bel momento di condivisione e di approfondimento dei temi affrontati durante il seminario:

PPPrrrooogggrrraaammmmmmaaa ttteeerrraaapppeeeuuutttiiicccooo dddiii aaalllllleeeggggggeeerrriiimmmeeennntttooo fffiiisssiiicccooo eee pppsssiiicccooolllooogggiiicccooo IIInnncccooonnntttrrriii pppooosssttt wwwooorrrkkkssshhhoooppp

Calendario : 8 febbraio 22 febbraio 6 Marzo

20 Marzo 3 Aprile

Orari: dalle 20.00 alle 22.30

Costi: Pacchetto 5 incontri 125 euro + IVA

Le date indicate possono essere soggette a modifiche.

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Programma di Psicoterapia intensiva in ambito residenziale per giocatori d’azzardo problematici Direttore Scientifico : Riccardo Zerbetto www.orthos.biz

Orthos

MASTER Gioco d’azzardo

Nuove Dipendenze e

Disturbi dell’alimentazione

FINALITA’ DEL CORSO

Il corso si pone la formazione di personale qualificato nel trattamento di interventi di psicoterapia e counseling con giocatori d’azzardo patologici e persone con disturbi di alimentazione. Più in particolare è obiettivo del Corso la formazione di operatori in grado di collaborare in modo sinergico con:

- Progetto Orthos con attività di sportello d’ascolto, gruppi di sostegno giocatori e famigliari;

- Corpo e Immagine con workshop, residenziali e gruppi di counseling serali.

DESTINATARI E DURATA Possono iscriversi : psicoterapeuti, psicologi, counselor, assistenti , educatori, allievi in formazione delle scuole di psicoterapia e counseling, amministratori di sostegno. Il corso prevede un numero di partecipanti compreso tra 12 e 20. DURATA : 280 ore 80 ore di teoria suddivise in giornate e studio di cui 40 ore in comune sulla problematica della dipendenza 20 ore specifiche sul GAP ( Gioco d’Azzardo Patologico) 20ore specifiche sui DCA ( Disturbi Comportamentali dell’Alimentazione) e nuove dipendenze. Il corso offrirà documentazione specifica sugli argomenti trattati. 120 ore di tirocinio pratico—esperienziale c/o Progetto Orthos e Progetto Corpo e Immagine. 20 ore accompagnamento utenti 30 ore partecipazione a Convegni 30 ore di supervisione

Fasi del programma Docenti: Riccardo ZerbettO psichiatra psicoterapeuta, Giuseppe De Felice psicoterapeuta, Claudio Dal Piaz psicoterapeuta, Donatella De Marinis psicoterapeuta, Giovanna Puntellini counselor, Arcangela Marcollogi counselor, Edoaurdo Santillan counselor, Daniela Poli psicologa, Daniela Santabbondio counselor, Alessandra Callegaris counselor. Sono previste testimonianze. E’ prevista una prova di verifica dell’apprendimento a fine corso.

MODELLO DI RIFERIMENTO Il corso si ispira ad un modello di intervento che integra aspetti di carattere antropologico (universalità della spinta umana al gioco nelle sue diverse forme), psicodinamico (carattere

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orale e conflitto tra dimensione pulsionale e superegoica), relazione (struttura familiare di provenienza e di appartenenza), cognitivista (pensiero magico e condizionamenti operanti) integrati in una cornice di lavoro gestaltico sulle emozioni, il lavoro sul corpo, il ri-orientamento della spinta ad-gressiva, il recupero della dimensione immaginale e del contatto Io/Mondo. La metodologia implica la integrazione di psicoterapia di gruppo, auto narrazione, lavoro bioenergetico sulla corazza caratteriale, pratiche meditative, lavoro catartico sulle figure genitoriali, dipendenza affettiva, da gioco e da cibo, relazioni familiari.

DATE PRIMA DATA 18-19 MARZO PER LE ALTRE DATE CONSULTARE I SITI www.cstg.it

www.orthos.biz

www.corpoeimmagine.com

COSTI La quota di partecipazione è di euro 800 + 20% IVA e 100 euro di iscrizione per la partecipazione alla parte teorica. La quota di partecipazione verrà versata in due rate: 1– iscrizione euro 100 e prima rata euro 400 + IVA 2– SALDO euro 300 + IVA La frequenza del programma residenziale comporta 40 euro al giorno comprensivi di vitto al giorno. Il costo delle Supervisione in gruppo è di 40 euro per incontri di tre ore pagate separatamente.

SEDI Via Mercadante, 8 – 20124 Milano Tel. 02/29408785 Sede attività residenziali: Loc. Noceto 53010 Ville di Corsano (Siena)

PROGETTO ORTHOS Orthos rappresenta un progetto innovativo nel campo del trattamento delle dipendenze, in particolare da gioco d’azzardo, che si distingue per le seguenti caratteristiche: -Lavoro intensivo e sistematico di tipo psicoterapeutico su aree specifiche di criticità; -Contesto residenziale dell’intervento intensivo che consente un’interruzione dei comportamenti maleadattivi ed un più incisivo riorientamento del progetto di vita; -Brevità dell’intervento intensivo e accompagnamento strutturato per un congruo periodo di tempo; -Scelta di operatori formati in un modello ad orientamento umanistico-integrato coerente con l’impostazione generale del Progetto; -Una forte enfasi sulla dimensione psicologica ed esistenziale della problematica e meno sulla dimensione medica e farmaco-biologica; -Una particolare attenzione sulla qualità delle relazioni interpersonali sia nella ricostruzione della problematica all’origine del comportamento sintomatico, sia come sbocco evolutivo verso percorsi di crescita personale.

CORPO E IMMAGINE Corpo e Immagine è un programma terapeutico di alleggerimento da ogni tipo di peso, psicologico e fisico, che permette di esplorare e assaporare il piacere del poco e la bellezza dell’essenziale, spostando il baricentro dell’attenzione dall’esterno all’interno. Il metodo permette di confrontare i fantasmi collegati all’idea del pieno e del vuoto in ambito affettivo, alimentare, sessuale. Il cibo, infatti, rappresenta spesso un sostituto di ciò che più

profondamente ci manca.