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CIBO

&

LETTERATURA

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Menù:

Polenta condita

Bistecca alla fiorentina

Asparagi

Dessert

Birra

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“Quando sarà condensata, la leveremo dal fuoco e tutt'è due di concerto, con un cucchiaio per

uno, la faremo passare dalla caldaia a un piatto, vi cacceremo

sopra, di mano in mano, un'abbondante porzione di fresco,

giallo e delicato butirro, poi altrettanto grasso, giallo e ben

grattato formaggio. ”

Carlo Goldoni, “Donna di garbo”, 1743, Mursia

POLENTAPOLENTA

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Carlo Goldoni (Venezia, 25 febbraio 1707 – Parigi, 6 febbraio 1793) è stato un drammaturgo, scrittore e librettista italiano.Goldoni è considerato uno dei padri della commedia italiana, come recita una targa affissa su Palazzo Poli, a Chioggia, città nella quale visse per qualche tempo e nella quale ambientò una delle sue opere più conosciute: Le baruffe chiozzotte. Annoverato tra le così dette "quattro coroncine", con Giovanni Meli, Carlo Porta, Giuseppe Gioachino Belli (da affiancare alle "tre corone" di Dante, Petrarca e Boccaccio), Carlo Goldoni è stato autore anche di numerosissimi libretti di opera lirica.

La polenta (conosciuta anche come polenda o pulenda) è un antichissimo piatto a base di farina di cereali, il quale, pur essendo conosciuto nelle sue diverse varianti pressoché sull'intero suolo italiano, ha costituito a lungo l'alimento base della dieta in molte regioni del Nord, nelle quali è tuttora piuttosto diffuso. La polenta è una vivanda che marca la continuità della cucina italiana, risalendo ben oltre il Medioevo agli usi delle popolazioni italichePiatto forte dell'alimentazione contadina, sin da quando in epoca romana veniva confezionata con la farina di farro e chiamata puls. Con il tempo a questo cereale si affiancarono vari grani e granelli di minor pregio (segale, orzo, miglio, sorgo, ecc.) che data la loro scarsa attitudine alla panificazione servivano per ottenere farine, spesso associate a legumi, che una volta essiccati entravano sfarinati nella preparazione della polenta. Anche se la polenta ha lasciato tracce importanti nei manuali di cucina rivolti alle classi elevate, era destinata sopratutto a riempire la pancia e a garantire la sopravvivenza del popolo.L'affermazione definitiva della polenta di granturco avvenne nel '700, prima come esotica preparazione dei ceti abbienti, poi quale cibo contro la fame diffuso presso tutte le classi sociali

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Fatti avanti, bistecca sui ferri, tagliata nel manzo giovane, con la costola attaccata;

...tu vai cotta con gran fuoco di carbone di leccio dall'una e dall'altra parte;

fino a che i ferri della graticola v'abbiano lasciato la loro ombra,

condita con una spruzzatina d'olio di sale di pepe; fatti avanti, senza vergogna, guarda senza timore la faccia

sanguinante del rosbiffe all'inglese e quella mascherata della cotoletta

alla milanese; non hai certo da scomparire al paragone.

Giuseppe Prezzolini, Vita di Niccolò Machiavelli fiorentino, 1994, Milano, Rusconi

BISTECCA ALLA FIORENTINA

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Giuseppe Prezzolini (Perugia, 27 gennaio 1882 – Lugano, 14 luglio 1982) è stato un giornalista, scrittore ed editore italiano

La leggenda del nome della bistecca vuole che nel 1565, in occasione di una festa avvenuta a Firenze in p.zza S.Lorenzo, venisse distribuito al popolo un bue girato allo spiedo sulla piazza. Fra la gente c'erano dei turisti inglesi che, alla vista di quelle fette di carne, per chiederle cominciarono a gridare: "beef-steak! beef-steak!" (fetta di manzo). Secondo alcuni ricercatori, invece la bistecca si è diffusa in Italia solo nel corso dell'800, sempre grazie agli inglesi, che insediandosi in Toscana abituarono i macellai a procurarsi un determinato taglio di carne, fatto trasversalmente alla lombata. Dopo l'Unità d'Italia il nome si diffuse all'intero paese e l'Artusi contribui a renderlo classico. Oggi il termine bistecca designa più in modo di cuocere che non un taglio preciso di bestia macellata, ma la carne ideale per questa bontà è quella di Chianina, razza conosciuta ed apprezzata fin dall' antichità.

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M'indugiavo a guardare, sulla tavola, dove la sguattera li aveva appena sgusciati, i piselli allineati e numerati come bilie verdi in

un gioco; ma sostavo rapito davanti agli asparagi, aspersi d'oltremare e di rosa, e il cui gambo, delicatamente spruzzettato

di viola e d'azzurro, declina insensibilmente fino al piede - pur ancora sudicio del terriccio del campo - in iridescenze che non

sono terrene. Mi sembrava che quelle sfumature celesti palesassero le deliziose creature che s'eran divertite a prender

forma di ortaggi e che, attraverso la veste delle loro carni commestibili e ferme, lasciassero vedere in quei colori nascenti d'aurora, in quegli abbozzi d'arcobaleno, in quell'estinzione di

sete azzurre, l'essenza preziosa che riconoscevo ancora quando, l'intera notte che seguiva ad un pranzo in cui ne avevo mangiati, si divertivano, nelle loro burle poetiche e volgari come una favola scespiriana, a mutar il mio vaso da notte in un'anfora

di profumo.

Marcel Proust, La strada di Swann (Du côté de chez Swann), Editore Bernard Grasset, 1913

ASPARAGI

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Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust (Parigi, 10 luglio 1871 – Parigi, 18 novembre 1922) è stato uno scrittore francese, la cui opera principale s'intitola

Alla ricerca del tempo perduto.È lo scrittore francese più tradotto e diffuso al mondo ed uno dei più importanti

della letteratura europea del Novecento.La sua vita si snoda nel periodo compreso tra la repressione della Comune di

Parigi e gli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale; la trasformazione della società francese in quel periodo, con la crisi dell'aristocrazia e l'ascesa della borghesia durante la Terza Repubblica francese, trova nell'opera

maggiore di Proust una approfondita rappresentazione del mondo di allora. L'importanza di questo scrittore è tuttavia legata alla potenza espressiva della sua originale scrittura e alle minuziose descrizioni dei processi interiori legati al ricordo e al sentimento umano; la Recherche infatti è un viaggio nel tempo e

nella memoria che si snoda tra vizi e virtù

Originario dell'Asia, l'asparago (Asparagus officinalis) era già conosciuto come pianta spontanea al tempo degli Egizi, che ne diffusero la coltivazione nel bacino del Mediterraneo. Il primo documento letterario relativo a questo ortaggio, la "Storia delle piante" del greco Teofrasto, risale a circa il III sec. a.C. Catone, un secolo più tardi parlò degli asparagi sotto il profilo agronomico, descrivendone le tecniche d’impianto. Marziale elogiò in versi queste erbacee di polpa tenerissima, consigliando quelle coltivate nel litorale di Ravenna, esportate nell'Urbe per deliziare il palato dei ceti benestanti. Gli asparagi sono ricchi di fibra, vitamina C, carotenoidi e sali minerali (calcio, fosforo, potassio), ed hanno la caratteristica di stimolare l'appetito, oltre ad essere depurativi e diuretici. La grande diffusione e coltivazione di questo ortaggio ebbe inizio in Italia e in Francia solo nel '500, rimanendo però per lungo tempo un alimento di lusso. I Greci li consideravano altamente afrodisiaci, mentre i Romani, pur avendone un’alta considerazione, avevano opinioni contrastanti.

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DESSERT

“Il vero lusso d’una mensa sta nel dessert. Tutte quelle squisite e rare cose dilettavano la vista,

oltre il palato, disposte con arte in piatti di cristallo guarniti d’argento. I fauni intrecciati di

camelie e di violette s’incurvavano tra i pampinosi candelieri del XVIII secolo, animati

dai fauni e dalle ninfe.”

Gabriele D’Annunzio, Il piacere, 1888, Editore Treves

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Gabriele D'Annunzio o d'Annunzio come usava firmarsi (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938) è stato uno scrittore, poeta, militare e politico italiano, simbolo del Decadentismo ed eroe di guerra. Soprannominato il Vate cioè "il profeta", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Sia in letteratura che in politica lasciò il segno ed ebbe un influsso sugli eventi che gli sarebbero succeduti.

Nei tempi antichi gli uomini degustavano il "dolce" sopratutto attraverso la frutta matura, che poi impararono anche a conservare. La pratica dolciaria di Greci e Romani iniziò affondando le radici nella tradizione panificatoria, e numerose sono le testimonianze che identificano questa commistione. Le prime elementari elaborazioni dolci furono per lungo tempo riservate esclusivamente alle grandi solennità, e venivano spesso modellate a forma di animale, quali offerte votive per gli dei. Miele, uova, farina di grano o avena, latte e vino furono i primi ingredienti dei dolci, arricchiti a seconda delle aree geografiche con frutta secca, datteri, fichi, mele cotogne o formaggio.

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BIRRA

Chi le squallida cervogia alle labbra sue congiunge,

presto muore, o di rado giugne all’età vecchia e barbogia.

Francesco Redi, Arianna Inferma, 1809, Società Tipografica dei Classici Italiani

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Personalità poliedrica, Francesco Redi è stato uno dei protagonisti della nascita della scienza moderna. Nato ad Arezzo nel 1626, svolse un ruolo fondamentale nella storia della medicina e della biologia sperimentale, distinguendosi, al contempo, in ambito letterario, disciplina in cui si rivelò artista sensibile e raffinato. Al corpus delle sue opere, ed in particolare al vasto repertorio epistolare conservato nelle biblioteche di Arezzo e Firenze, sono stati recentemente dedicati numerosi studi, che ne hanno rivalutato l'importanza nel panorama

culturale italiano ed europeo del XVII secolo

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

• http://www.google.it/imghp?hl=it&tab=wi (visitato il 03/05/2010)

• http://www.letteratura.it/ (visitato il 03/05/2010)

• http://www.classicitaliani.it/ (visitato il 03/05/2010)

• G.Armellini/A. Colombo,“La letteratura italiana”, (2004), Zanichelli Editore