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CARPE DIEMANNO XXI 1

CARPE DIEM XXI

Cogli l’attimo Il giornalino del Plesso Nievo ANNO XXIN° 1 Novembre 2014

IL CARPE DIEM ANNO XXI è ON LINE

Bentornati cari lettori e, soprattutto cari redattori. Ci siamo lasciati a giugno con i festeggiamenti del XX anno, ed ora eccoci qui con il primo numero del nuovo anno. La prima novità è che sperimenteremo la versione on line, più moderna e adatta ai tempi e che permette di modificare il contenuto fino all’ultimo momento. Le immagini sono a colori e anche con i titoli ci si potrà sbizzarrire. Gli articoli potranno essere inviati senza limiti di tempo. La seconda novità è che avremo un nuovo inserto dedicato alle innovazioni tecniche

e scientifiche, che ci terrà aggiornati su tutte le scoperte e le innovazioni tecnologiche che potrebbero rivoluzionare la nostra vita. . La terza novità è che, in occasione della pubblicazione, il gruppo di solidarietà guidato dalla Professoressa Arena, organizzerà delle favolose merende solidali per la raccolta di fondi che ci permetteranno di continuare a sostenere la nostra scuola gemella in Madagascar ma anche di avviare nuovi progetti di aiuto a favore di realtà svantaggiate in Africa. Vi aspettiamo numerosi con i vostri bellissimi articoli che potrete inviare alla mail dedicata

[email protected]

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CARPE DIEMANNO XXI 2

Buona lettura sul Carpe Diem on line!!!

Tornavo da

lezione quando ho incontrato la fata che trasformava chiunque incontrava in oggetti vari. Aveva una minigonna aderente, scarpe con tacchi alti e capelli verdi e rosa: un tipo decisamente stravagante. Mi ha chiesto in che cosa mi sarebbe piaciuto essere trasformata, non credevo che parlasse “sul serio” e allora, senza neanche pensarci, ho detto la prima parola che mi è venuta in mente. Ad un tratto i miei capelli erano diventati rossi e lunghi fino ai piedi, i miei occhi blu come il mare, le mie ciglia si erano allungate a dismisura, apparve il trucco sui miei occhi, il lucidalabbra sulle labbra e per “chiudere” in bellezza: un vestitino arancione, blu, azzurro e rosa pieno di brillantini e un paio di ali bellissime. Erano eleganti, sfavillanti, colorate e si illuminavano. Ero diventata una piccola fata bambola, ma non una qualunque, mi ero trasformata in Bloom, la caposquadra delle Winx. Mi trovavo in un Toys Center. Ero dentro una scatola di cartone rosa insieme a una mini spazzola, un mini phon e due flaconi di profumo che erano legati con del filo trasparente. Vicino alla mia scatola c’erano giocattoli ovunque, ma in particolare c’erano Stella e Musa (altre fate del Winxclub). Sembravano simpatiche, gentili e carine. Un giorno, mentre chiacchieravamo, era arrivata un’anziana signora che mi aveva preso e mi aveva messo nel carrello con un “tipetto mica male”. Si trattava di Sky che, nel film, era il mio fidanzato. E’ un principe biondo con gli occhi azzurri. La signora ci aveva portato a casa sua e ci aveva regalati a sua nipote Ginevra che ci trattava sgarbatamente. Ginevra aveva i capelli corti che avevano un colore spento e il suo sorrisetto maligno non “portava” mai nulla di buono; aveva cinque anni, ma si comportava come una di due. Ogni giorno si arrampicava sugli scaffali facendomi “volare” fino a terra, quando giocavamo in giardino mi immergeva nelle pozzanghere di fango proprio come Peppa Pig. Ogni giorno che passava era sempre più brutto e intanto pensavo a come fare a tornare a casa dalla mia famiglia. Ginevra aveva una gatta brutta e cicciona che però era una tenerona e quando la “bimba-peste” non si accorgeva di niente, Minù ci prendeva e ci teneva al calduccio sotto i suoi rotoli di grasso pieni di pelo morbido. Un giorno Minù aveva provato a giocare con me e Sky, ci eravamo baciati e in un momento ero tornata alla mia grandezza naturale con le sembianze di una normale studentessa. All’inizio non ero felice di essere diventata una Winx, ma poi mi ero innamorata e quindi adesso stavo male.

INDICE

Pag.

2 Metamorfosi

3 Lettera al « Giovane favoloso »

4 Cosa ho capito del romanticismo

6 Gli scheletri che giocavano a carte

7 I personaggi : Leonardo da Vinci Isabella di Castiglia

8 L’origine dei pipistrelli

9 Come è nato l’arcobaleno

10 El dia de los muertos en Mexico

12 Giorni della memoria

13 Solidarietà

14 Creatività :Indovina la metafora

16 18

Visitando : Paratissima, Salone del Gusto

21 1° allegato SCIENZA E TECNICA

21 Il telefono smontabile

22 L’auto trasparente Il Tower Infinity

23 I Google Glass

24 Pillola password I vetri fotovoltaici

Metamorfosi

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Decisi di tornare subito andata dalla fata, che trasformò Sky in un ragazzo vero ed… eccoci qui a raccontare questa storia.

Giulia Sala, 1^E (Nella foto:Metamorfosi di Narciso la bellissima opera di salvador dali del 1936)

Lettera al

« Giovane favoloso »

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Caro Giacomo, ti scrivo questa lettera innanzitutto per informarti che sei diventato molto importante grazie alle tue

poesie; hanno persino fatto un film su di te. So che da giovane eri molto triste ma secondo me saresti molto contento di sapere che oggi sei apprezzato da molti, soprattutto da noi adolescenti smaliziati, sensibili al fascino del futuro e, come tu lo definivi, al piacere che verrà.

Ho saputo che hai attraversato diverse fasi nel corso della tua tormentata vita: all’inizio pensavi che fosse tutta colpa della ragione, che la natura fosse la madre benigna e che la fanciullezza fosse solo un’illusione, piena di promesse che non vengono mantenute quando si diventa adulti. Sul tuo pensiero iniziale, “è tutta colpa della ragione”, sono d’accordo in parte: infatti penso che in alcuni casi la ragione debba prendere il sopravvento sull’istinto e la passione, per fare scelte importanti e per non prendere decisioni affrettate. Certo, non tutto si può misurare e rendere a qualunque costo razionale: i sogni, l’amore e la bellezza non si possono quantificare. Ma la ragione è pur sempre fonte del nostro progresso e della nostra capacità di prendere decisioni che ci rendono superiori agli altri esseri viventi.

Successivamente hai cambiato idea: hai pensato che la natura fosse una madre malefica e che tutti gli essere viventi fossero infelici. Io non penso che oggi tutti siano infelici: certo, ognuno ha dei problemi, tutti abbiamo le nostre battaglie da combattere che ci rendono alcune volte tristi e altre volte felici; ma la felicità esiste, anche se, a parer mio, non si può definire: e forse in questo avevi ragione. Anch’io sento, affacciandomi all’esistenza reale, lontana dalla spensieratezza che avevo da bambina, di dovermi confrontare con aspetti duri della realtà. D’altra parte domande come: “cos’è la felicità? perché tanta sofferenza?” sono quelle che tu stesso ti ponevi nelle tue poesie. Ma tu hai avuto la forza di reagire, di sfidare il dolore e di combattere nell’ultima fase della tua vita; e in questo mi sono pienamente identificata perché, secondo me, bisognerebbe sempre combattere e far valere il proprio pensiero, come hai fatto tu con tuo padre e tua madre quando eri un adolescente come me. Gli adulti pensano cosa sia meglio per noi, ma in realtà non capiscono i nostri problemi e le nostre insicurezze, quasi come se loro non fossero mai stati giovani. Ti ho apprezzato molto per questo: hai fatto benissimo a ricercare la libertà; la tua voglia di fuggire e di rifiutare il tuo paese mi ha veramente fatto riflettere.

In classe abbiamo letto le tue poesie “Infinito” e “Il sabato del villaggio”. Sulla prima poesia si potrebbe dire tutto e niente: in poche parole come “spazi”, “eternità”, “silenzi”, “quiete” hai saputo racchiudere l’idea di infinito, un’idea che, per la sua profondità, spaventa. Vorrei fare, invece, delle critiche a “Il sabato del villaggio”. È molto bello il paragone che fai tra il sabato e la fanciullezza e tra la domenica e l’essere adulti. Ma non sono d’accordo sul fatto che la felicità sia nell’aspettare, nell’attendere: secondo me, come ho già scritto, non è possibile dare una definizione di felicità.

Sicuramente ognuno di noi ha dei sogni da realizzare; tutti, come il “venditore di almanacchi” sperano in un anno più bello del precedente ma la vita è una cosa bella e bisogna trovare il lato positivo in tutte le cose.

Spero non ti sia arrabbiato per le critiche che ho fatto e….su con la vita!!! A presto!

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Nella prima metà dell'Ottocento si sviluppa in tutta Europa una grande corrente artistica e culturale: Il Romanticismo. In quel periodo si discuteva per capire quali dovessero essere le caratteristiche della lingua italiana. Il dibattito fu portato avanti, principalmente, da quegli intellettuali che sono chiamati i tre pilastri del romanticismo italiano: Foscolo, Leopardi, Manzoni. In verità questi tre grandi vissero diverse realtà sociali e storiche che li resero unici ed inimitabili. Foscolo era il più vecchio, nacque nel 1778 a Zante (o zacinto), una delle isole Ionie, allora possedimento della repubblica di Venezia, da madre greca e padre veneziano. Dopo la morte del padre si stabilì con la madre a Venezia. Seguì con entusiasmo le vicende della rivoluzione francese, animato dagli ideali di libertà euguaglianza. Poco dopo, il tradimento di questi ideali in seguito al trattato di Campoformio, provocò in lui sgomento e delusione. La prima opera di rilievo di Foscolo fu il romanzo epistolare, di carattere autobiografico intitolato Ultime lettere di Jacopo Ortis. Grazie a Napoleone ed alle sue campagne militari scoprì la bellezza dei classici che considerò un modello di bellezza ed equilibrio e che cercò di riprodurre attraverso l’eleganza del verso nelle sue poesie: Neoclassicismo letterario. Nel 1815, rientrati gli Austriaci in Lombardia, Foscolo rifiutò l'incarico di dirigere la Biblioteca Italiana e preferì l'esilio, prima in Svizzera, infine a Londra, afflitto da difficoltà economiche, negli ultimi anni della sua vita. Morì a Londra a 49 anni nel 1827.Nel 1871 i suoi resti furono portati in Italia e sepolti nella basilica di Santa Croce a Firenze, vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nel carme dei Sepolcri. Foscolo, uomo travagliato, tormentato, esule visse personalmente grosse esperienze e delusioni che gli “buttarono dentro” un sacco di emozioni non controllabili con la ragione. Il romanticismo delle sue liriche riflette quindi l’impeto delle sue passioni e i valori che ritiene più importanti, patria, giustizia, libertà e bellezza. Valori che vengono da lui stesso definiti Religione delle Illusioni: ciò che la ragione nega, il cuore afferma! Giacomo Leopardi, primo di otto figli, nacque a Recanati, nelle Marche, nel 1798 da una famiglia benestante che non gli seppe però dare l’affetto che cercava. Ricevette una prima educazione da alcuni precettori e dal padre e continuò poi da solo servendosi della vasta biblioteca di famiglia dove intraprese uno studio “matto e disperatissimo” che lo portò alla rovina della propria salute. Non gli fu concesso di uscire di casa da solo finché non compì vent'anni. Le sue ambizioni accademiche furono compromesse dall'insistenza del padre perché diventasse sacerdote. Esasperato dall'ambiente familiare e dalla chiusura, soprattutto culturale, delle Marche, cercò di fuggire da casa, ma suo padre riuscì a prevenirlo e a sventare i suoi piani. Cominciò ad ammalarsi. Aveva una vista debole, soffriva d'asma ed era effetto da una forma di scoliosi. Si autodefiniva un «sepolcro ambulante» ed era consapevole dell'effetto che il suo aspetto provocava sulle persone che incontrava. Nel 1822 gli fu concesso dalla famiglia di andare a trovare un cugino a Roma. Il poeta rimase molto deluso dalla vita della capitale che arrivò anche a disgustare. Nel 1823

Cosa ho capito del

Romanticismo

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tornò a Recanati ed incominciò a formulare il suo pensiero: il pessimismo, una visione del mondo negativa e tormentata, un pessimismo cosmico in cui tutte le creature viventi sono accumunate dalla sofferenza che la “natura matrigna” regala a il creato. La felicità consiste soltanto nell’attesa, nella promessa di felicità. La sua è una poesia che scaturisce dal cuore, una Lirica, appunto. Aggravatasi la sua malattia agli occhi si trasferì a Napoli dall’amico Antonio Ranieri, dove morì a soli 39 anni nel 1837. Manzoni nasce nel 1785 e muore nel 1873, è considerato il padre della lingua italiana insieme al grande Dante, visse fino alla veneranda età di ottantotto anni, tanto da essere considerato per decenni poeta vate e riferimento vivente dei valori cristiani da una parte e risorgimentali dall’altra, divenne senatore a vita e fu coinvolto nelle commissioni per l’unificazione linguistica dell’Italia dopo l’unificazione politica. Manzoni ha l’Illuminismo nel sangue e nella cultura con cui si forma nei primi decenni della sua vita. Cresce anticlericale allontanandosi sempre più dalla chiesa cattolica e dalla fede, ma intorno al 1809, si converte.Manzoni darà molte spiegazioni sulla sua conversione. L’aneddotica riduce questo cammino lungo, durato qualche anno, al celebre episodio accaduto nella chiesa di San Rocco a Parigi. Durante il matrimonio di Napoleone (2 aprile del 1810) la moglie sviene, Manzoni si perde e in una crisi di agorafobia si rifugia in chiesa a pregare. Ne esce convertito e ritrova la moglie. Dalla conversione scaturisce la visione della realtà guidata dalla Provvidenza” la mano di Dio che intercede in aiuto dei giusti, una visione che gli deriva dal “Giansenismo”. Dobbiamo a Manzoni la nostra lingua italiana.

Riccardo Quarello Classe 3B

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Nei pressi di Alba esiste una villa diroccata ormai quasi nascosta dalla vegetazione. Venne fatta costruire come luogo di soggiorno ai tempi di Napoleone dalla famiglia francese dei Pèllicìer, dei banchieri che operavano sia in Italia che in Francia. Erano molto conosciuti per la loro abilità nel gioco delle carte che si tramandava di padre in figlio, infatti il nonno Gustave era stato seppellito nella tomba di famiglia insieme al suo adorato mazzo di carte che si portava sempre dietro e cosi anche i figli e i nipoti Da duecento anni la villa era rimasta disabitata, ma nel 1996 il famoso stilista di moda Alessandro Vitalino decise di acquistarla per farci le vacanze con la sua famiglia: la moglie Carolina e il figlio Tommaso. Dopo il restauro che duro un anno circa ci fu una grande festa con tutti gli amici per inaugurare la nuova dimora estiva, i Vitalino sarebbero rimasti una settimana. Dopo la grande cena i genitori rimasero a parlare in salotto mentre i bambini uscirono a giocare con le torce nell’ enorme giardino della villa, decisero il gioco con una votazione e, al primo posto uscì nascondino. Fecero la conta e poi iniziarono a giocare. Uno,due tre…Tommaso si staccò dal gruppo e andò verso il lato Nord del giardino, dove notò una costruzione quadrata che sembrava un capanno, ottimo per nascondersi! Avvicinandosi nel buio si accorse che la costruzione era in pietra quindi non ne capiva lo scopo. Era ormai proprio vicino, quando sentì uno strano rumore, uno sfregamento; lui non si spaventava facilmente, ma l’ora tarda, il buio e quegli strani rumori avevano suscitato in lui inquietudine. La luna illuminava il capanno. Sopra l’entrata lesse:PAX,ed allora capì: quella costruzione era una tomba, adesso aveva paura, molta paura. “100” urlò Giovanni, il compagno che faceva la conta… preso dalla fretta Tommaso entrò di corsa nella casetta dove era accesa una luce molto fioca. Tommaso si accorse che veniva da una piccola lampada ad olio posata per terra. Guardandosi attorno vide quattro scheletri che lo fissavano con delle carte in mano, uno gli fece cenno di avvicinarsi e gli porse le carte. Gli chiedevano di giocare….degli scheletri…. Si spaventò e cacciò un urlo, ma non scappò. L’ idea di giocare a carte gli piaceva, i suoi nonni ci giocavano spesso e quando lui andava da loro non riusciva a capirci niente, forse gli scheletri magari gli avrebbero insegnato a giocare. Con un filo di voce gli disse: “io non so giocare” Con uno sbatacchiare di denti, doveva essere forse una risata, gli scheletri lo chiamarono con un cenno di mano, terrorizzato scappò via verso la tana di nascondino. Quando gli ospiti se ne andarono non fu facile addormentarsi con quel brutto ricordo. Il mattino seguente Tommaso si svegliò presto e andò a svegliare i suoi per raccontare la sua strana avventura, voleva portarli a vedere gli scheletri, ma la sua famiglia rideva e lo prendeva in giro. Il bambino insisteva e i genitori, infine, dovettero accompagnarlo alla tomba, ma non trovarono nulla, così il bambino deluso tornò in casa coi suoi. Nella giornata non fece niente, passò tutto il tempo a pensare agli scheletri. La sera tardi si recò, da solo, alla tomba dove trovò gli scheletri intenti a giocare a carte. Immediatamente cercò di andare a chiamare i suoi, ma gli scheletri lo trattennero. Lui un po’spaventato si sedette a giocare con loro Tornato a casa, disse che era andato a fare un giro in giardino per guardare le stelle e cosi fece per tutte le notti nell’ antico castello dei Pellicìer. Gli scheletri gli insegnarono le regole e i segreti del gioco delle carte, ma gli fecero promettere di non parlare più della loro esistenza.

Simone Botticelli 3B

(Nella foto: :Fernand Léger, La partie de cartes , 1917)

Gli scheletri che giocavano

a carte

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Mi chiamo:LEONARDO…Leonardo da VINCI

Sono nato a Vinci il 15 aprile 1452, mio padre si chiamava Ser Piero da Vinci, mia madre era una giovane contadina, ma fin da piccolo andai a vivere con mio padre a Firenze. Qui incominciai a

studiare come pittore nella bottega del Verrocchio e diventai molto bravo sia in pittura sia in scultura che in arte orafa, superando il mio maestro. Oltre al mestiere di artista il mio ingegno mi portò a sperimentare opere di architettura ingegneria, mi occupai di anatomia umana e fui anche un inventore. Ho lavorato prima a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, poi a Roma con il Papa Leone X e poi alla corte del Re di Francia Luigi XII, che mi elesse Primo pittore, architetto e meccanico del Re. Ho realizzato innumerevoli opere, studi, dipinti, disegni, sculture. I miei quadri più famosi sono: La Vergine delle Rocce, L’ultima cena, La Gioconda, L’uomo Vitruviano e tante altre. Morii in Francia ad Amboise il 2 maggio del 1519.

Filippo Giovanelli II D

Mi chiamo: ISABELLA di CASTIGLIA

Buon giorno, mi chiamo Isabella di Castiglia (detta anche Isabella la cattolica) e sono nata il 22 aprile 1451 a Madrigal de las Altas Torres in Spagna. Mio padre è Giovanni II di Castiglia (appartenente al casato di Trastamara), la mia mamma invece è Isabella del Portogallo. Mio padre era rimasto vedovo ma aveva già un figlio: Enrico d’Aragona. Nel 1454 mio padre morì, quando io avevo solo tre anni e mio fratello Alfonso I ; mia madre presa dalla disperazione si rinchiuse nel castello di Arevalo dove morì. Erede al trono divenne il mio fratellastro Enrico mentre Alfonso ricevette il titolo di Principe delle Austrie. Quando mio fratello Alfonso morì, nel 1468, Enrico mi nominò erede al trono di Castiglia in un trattato nel quale c’era scritto che avrei dovuto sposare il re del Portogallo

Alfonso V. Però non dicendo niente ad Enrico, mi sposai in segreto con mio cugino Ferdinando d’Aragona, nel 1469. Irritato dal fatto che il matrimonio venisse celebrato senza il suo assenso, il mio fratellastro, proclamò sua figlia Giovanna erede al trono. A condizionare i miei successi fu una serie di disgrazie famigliari, quindi dopo la morte di due dei miei figli, i diritti di successione passarono a un’ altra figlia: Giovanna (la pazza). Sono poi morta il 26 d’aprile del 1504 a Medina del Campo in Spagna a causa di un cancro all’utero.

Luciasole Melgara II D

Personaggi

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L’origine dei pipistrelli

Con l’alternarsi delle stagioni Plutone rimaneva per otto mesi da solo, senza nessuno con cui parlare; i topi ormai saccheggiavano le dispense e bivaccavano per i corridoi e lui stava lì, fermo, a osservare il mare di magma incandescente e a rimpiangere il consenso al compromesso di Zeus; non sopportava i topi, lo disturbavano, correvano veloci e non riusciva mai ad afferrarli. Un giorno, mentre mangiava la sua annuale torta alle fragole, che gustava solo una volta all’anno perché la preparava con le fragole coltivate a fatica al buio dell’Ade, un ratto enorme piombò giù dal soffitto e fece cadere dal tavolo di pietra rossa la torta. Plutone si adirò talmente tanto che trasformò tutti i topi in strani volatili con le orecchie allungate e delle ali nere come la pece, simili a dei piccoli mammiferi alati. I pipistrelli, così li chiamò Plutone, fuggirono per lo spavento delle sue urla e si rifugiarono nelle grotte collegate con l’Ade che sbucavano nel mondo dei viventi e non osarono mai avventurarsi alla luce del sole perché il calore ricordava loro il calore emanato dalla rabbia di Plutone; e restarono appesi al soffitto delle grotte per restare il più lontano possibile dal dio che, nel caso fosse passato di lì, li avrebbe di sicuro uccisi.

Carlo Geuna, 1^E La terra, tanto tanto tempo fa, era dominata da piccoli topolini, neri, viscidi e veloci. La terra a quel tempo era molto diversa da come la vediamo noi: c’erano delle piccole bici per i topolini, le case erano piccole e a forma di topo, tranne il grattacielo che si trovava nel centro della città, dove c’erano molti negozi con vestiti sfavillanti, che andavano molto di moda; c’erano anche dei vestiti da topolino eleganti: gilet blu, pantaloncini lunghi e bianchi e poi c’erano le cravatte, che erano molto vistose: rosse a quadretti, blu con brillantini… il mondo deitopi era quindi molto bello: a loro non mancava nulla! Ma alcuni topi, quelli comandati da Topo Supremo, un enorme e prepotente topo nero, erano molto curiosi, incontentabili e gelosi degli Dei. Un giorno si misero al lavoro e costruirono una scala che arrivava fino al cielo nel mondo degli Dei che vivevano sulle nuvole: volevano vedere come vivevano e prenderne il posto. Ma gli Dei lo vennero a sapere e si arrabbiarono molto. Allora trasformarono Topo Supremo e i suoi sudditi in esseri repellenti ricoperti di peli: I PIPISTRELLI. Per la loro eccessiva curiosità venne loro tolta la vista e venne aumentata la loro capacità uditiva. Vista la loro voglia di raggiungere le nuvole furono dotati di ali…! Per punizione avrebbero però potuto volare solo di notte e di giorno avrebbero dovuto dormire a testa in giù!!!

Virginia Cortese, 1^E

Inventare i miti

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Come è nato l’arcobaleno

In un castello c’erano sette principi che si detestavano e si facevano i dispetti, ognuno aveva una casacca di un colore diverso. Il re aveva una figlia molto bella, che voleva sposare. Per il banchetto della figlia aveva detto ai sette principi che chi avesse fatto i preparativi più belli avrebbe preso in sposa la figlia. Il re quindi tutto felice decise di iniziare a fare la lista degli invitati e, mentre scriveva, gli venne in mente di invitare anche la Dea trasformatrice di nome RAHIL. Il re iniziò a spedire gli inviti e tutto contento diede ai principi quattro giorni di tempo e cominciò i preparativi. Tutti si misero all’opera: uno trafficava di qua, l’altro metteva i festoni di là, l’altro ancora era in cucina…. Ognuno dei principi usava per quello che stava facendo un solo colore, quello della sua casacca. Peccato però che tutti si distruggessero le cose a vicenda e nessuno concludeva niente. Finalmente venne il giorno tanto atteso e la figlia dovette valutare i preparativi di tutti i principi per decidere quale sarebbe diventato suo marito.

Quando vide tutto quel disastro il re si arrabbiò e visto che erano già arrivati gli invitati chiamò la dea RAHIL. La dea, vedendo che i sette principi si detestavano così tanto, li unificò insieme, dal più grande al più piccolo, ciascuno con la sua casacca e li trascinò in cielo formando così l’arcobaleno che ancora oggi vive in cielo sopra di noi.

Margherita Bonifanti, 1^E

Persefone passava l'inverno negli inferi con suo marito Ade, mentre il resto dall'anno lo passava con sua madre Demetra sulla terra. Persefone sulla terra raccoglieva con la madre sette fiori di sette colori diversi (rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, blu, viola). Quando Persefone tornava dal marito, durante l’inverno, Demetra piangeva molto e le sue lacrime dopo essersi disciolte sembravano un colore unico dei fiori raccolti insieme alla figlia. Così ogni volta che Persefone tornava da suo marito, finito il pianto di Demetra, spuntava in cielo un bellissimo arcobaleno di sette colori.

Elena Sereno, 1^E

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El Rincon literario

Con las profesoras del Centro Cultural Español de Turín estamos aprendiendo muchas cosas sobre España y Latinoamérica. Hay queremos contaros algo sobre esta fiesta tan antigua y muy celebrada en México. Porque …

aprender un idioma significa

aprender otra cultura,

aprender a valorar nuestros origenes

y aprender a apreciar las diferencias.

EL DIA DE LOS MUERTOS EN MEXICO

El Día de Muertos es una celebración mexicana de origen mesoamericano que honra a los difuntos el 2 de noviembre. Comienza desde el 1 de noviembre y coincide con las celebraciones catolicas de Dia de los Fieles Difuntosy Todos los Santos.

Es una festividad que se celebra en México y en algunos países de América Central, así como en muchas comunidades de los Estados Unidos, donde existe una gran población mexicana y centroamericana. La Unesco ha declarado la festividad como Patrimocio Cultural Inmaterial de la Humanidad.

Curiosamente, no son unos días tristes, sino muy alegres. Ello es debido a la especial relación que el mexicano tiene con la muerte, una relación natural en la que la idea de la muerte no causa el miedo que produce en otros países. En muchos lugares de México, esos días los muertos reciben la bienvenida al mundo de los vivos y muchos familiares van a los cementerios a comer y a llevar a

Carpe diem in lingua

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los muertos las cosas que más les gustaban cuando estaban vivos. Hay personas que incluso organizan conciertos ante la tumba. Y en las casas se hacen altares en torno al retrato del difunto.

La flor típica de esa fiesta es el cempasúchil, que según los mexicanos provocan la alegría de los muertos. No son pocas las personal que las utilizan para hacer un camino desde la tumba hasta sus casas. Esos días podemos ver, además, figuras de papel-cartón, azúcar, etc. que representan a los muertos realizando actividades de la vida cotidiana.

En las casas se ponen altares con ofredas para los difuntos.

Se ponen las cosas que le gustaban al muerto: juegos, ropa, comida y hasta alcohol.

Por la noche la familia espera junta a que llegue el alma a disfrutar de las cosas que quería en vida. El dulce típico es el pan de muerto y también son típicas las calaveras, cráneos de azúcar o chocolate, muy decorados, que se regalan y llevan el nombre de la persona a la que van destinados. Existe también la calavera literaria,una composición en verso que se escribe en víspera de Día de los Muertos. El personaje más famoso es la Catrina, originalmente llamada la Calavera Garbancera, creada por José Guadalupe Posada y bautizada por el muralista Diego Rivera.

Los alumnos de 2°B/D con la ayuda de su profesora

Cempasúchil , flor de la muerte

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Commemorazione dei Caduti

ditutte le guerre al Parco della Rimembranza al colle della Maddalena

II 4 novembre 1918 aveva termine il 1° conflitto mondiale - la Grande Guerra - un evento che ha segnato in modo profondo e indelebile l'inizio del '900 e che ha determinato radicali mutamenti politici e sociali. La data, che celebra la fine vittoriosa della guerra, commemora la firma dell'armistizio siglato a Villa Giusti (Padova) con l'Impero austro-ungarico ed è divenuta la giornata dedicata alle Forze Armate. In questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi. Il 4 novembre alle ore 15 tutte le operazioni di guerra cessarono e fu proclamata la fine della Grande Guerra. Armando Diaz emanò unbollettino che celebrava, non senza retorica, la vittoria su "uno dei più potenti eserciti del mondo". Prima dell'entrata in vigore dell'armistizio, l'esercito proseguì la sua rincorsa ai territori italiani che erano stati persi l'anno precedente: vennero raggiunte Tolmezzo e Chiusaforte sulle Alpi Carniche e Giulie mentre, una volta lasciata Udine, i soldati si diressero verso Cividale, Buttrio, Manzano e Cormons. Più a sud, in pianura, fecero il loro ingresso nella città fortificata di Palmanova, Mortegliano, Cervignano e Grado, vicino alle foci dell'Isonzo. Non vennero raggiunte le località sulla riva sinistra dell'Isonzo, mentre in Alto Adige mancavano ancora diversi chilometri prima di giungere sul Passo del Brennero, considerato come il confine naturale dell'Italia. La pace però non presupponeva l'impossibilità di continuare l'avanzata, ma solo quella di cessare qualsiasi combattimento. E così nei giorni seguenti furono raggiunte anche altre località abbandonate dalle autorità austro-ungariche. Due mesi dopo, il 18 gennaio 1919, iniziarono a Versailles i trattati di pace.

Il valore della patria Mio padre mi ha insegnato il valore del sacrificio e quale sacrificio più grande dare la propria vita per il bene della patria, un valore,questo, che spero possa sopravvivere anche nella nostra generazione. Sono contenta di essere qui anche perché ho l'occasione di ricordare il mio bisnonno, sergente degli alpini nella seconda guerra mondiale, di cui sento sempre parlare con orgoglio da mio padre. So che la mia vita attuale dipende dal sacrificio di molti e per questo ringrazio i militari in servizio ed in congedo, e tutti coloro che hanno contribuito a costruire e proteggere una così bella nazione.

Basso Carlotta 3B

Giorni della memoria

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Padre Peter

Un giovedì di ottobre, a scuola abbiamo conosciuto una persona che ci ha colpito per la sua simpatia, per la sua storia, ma soprattutto per le scelte di vita che ha fatto. E’ padre Peter, che è originario della Tanzania, tra il Kenya e il Mozambico; è nato vicino al Kilimangiaro. Padre Peter parla molto bene l'inglese e, aiutato dalla signora Cristina Barettini, ci ha raccontato la sua esperienza di missionario in Tanzania e la storia della MaseRing Nursery School, situata nel villaggio di Maande. Peter ebbe una vita molto difficile, perché da piccolo andò a vivere con suo zio e la sua fidanzata, che è da lui descritta molto cattiva; quando suo nonno seppe il fatto accaduto lo prese con sè e portò lui e i suoi fratelli a vivere da lui.Cresciuto, si trasferì a Torino dove si prese cura degli immigrati di lingua inglese.Pochi giorni dopo essere arrivato in Italia venne a sapere che i suoi nipoti erano rimasti orfani! Infatti sia sua sorella sia suo fratello morirono mentre lui era a Torino.Egli prese in custodia i tre figli di sua sorella e il figlio di suo fratello, in più prese anche una ragazza albina che, a causa di superstizioni locali, veniva considerata una ragazza maledetta.Mentre lavorava a Torino per una comunità di immigrati,una ditta piemontese gli regalò delle piastrelle che lui spedì in Tanzania per la costruzione della scuola. Conobbe poi Giovanni Zanetti, presidente della fondazione Lavazza che offrì un finanziamento per la costruzione della scuola materna. Fin quando padre Peter lavorò in Italia seguì i lavori della costruzione della scuola per telefono Nel novembre 2011 ritorna in Tanzania e seguedirettamente i lavori. Egli fa tutto nella sua missione: il sacerdote, il maestro, il muratore, il cuoco, ecc…Il suo sogno adesso sarebbe di creare un centro di formazione dove possano andare a vivere i ragazzi poveri o orfani. Padre Peter ha voluto costruire una scuola in muratura, perché la vecchia scuola era stata portata via dal vento.I problemi economici sono enormi. Trovò delle grosse difficoltà a decidere il prezzo da far pagare ai ragazzi per andare a scuola perché se faceva pagare15 euro nessuno poteva permettersela e allora dovette abbassare il prezzo a 5 euro.Le lezioni durano dalle 8 alle 12.30. Le materie principali che si studiano sono: inglese, matematica e un poco di scrittura.Attraverso tante belle immagini che ha mostrato ci ha trasmesso il suo grande amore per la sua terra e quanto era importante per lui vedere la sua gente con più possibilità per il futuro,ma anche l’amore verso gli altri.Quando raccontava la sua storia percepivamo l’amore e la sua felicità per il suo progetto.Il loro sponsor ufficiale è Lavazza e i proprietari furono presenti all’inaugurazione della scuola. Di sicuro la sua vita non è stata una vita facile, ma è stato un onore e una fortuna conoscere Padre Peter che ha dedicato del tempo prezioso per raccontarci quello che lui ritiene importante. Ci ha anche fatto riflettere su quanto sia prezioso il donare agli altri. Ora dobbiamo pensare a come aiutarlo.

Solidarietà

Novembre 2014

CARPE DIEMANNO XXI 15

Classe terza C

Indovina la metafora!

Una banana che galleggia nel cielo. Cos’è? È la luna! È da questo indovinello che siamo partiti per capire la metafora, l’ingrediente fondamentale per costruire una poesia. I versi di una poesia suscitano ricordi, ci comunicano sensazioni, trasmettono emozioni; e la metafora è lo strumento più importante che il poeta ha a disposizione per provocare tutto ciò. Il nostro viaggio nei misteri della poesia è iniziato così con un gioco: procedendo per più tentativi siamo riusciti a sciogliere l’indovinello proposto dal nostro professore di italiano e siamo arrivati a comprendere l’associazione tra i due “oggetti”, la luna e la banana. Ed è proprio questo la metafora, un’associazione inaspettata tra due oggetti, è quando parli di una cosa paragonandola ad un’altra. Da quel momento in poi la poesia non ci è sembrata solo una noiosa “materia” da studiare a scuola, ma un mezzo per comunicare in maniera diversa e creativa, un modo per pensare attraverso immagini e perché no?...un’occasione per giocare con le parole!A cosa assomiglia il sole se non ad un’arancia che rotola sui tetti e alla fine cade giù? Non è forse vero che l’aereo è una penna a motore che scrive nel cielo e le rondini forbici leggere che tagliano il cielo con il loro volo? È più bello accendere una lampadina o un fiore trasparente dagli stami incandescenti? Il mondo è diventato poesia, il linguaggio poetico si è introdotto nel nostro reale rendendolo più bello e la scoperta di legami e associazioni tra parole ci ha trasformato in novelli poeti.

CLASSE IC

Le nostre metafore

Creatività

L’albero è un soldato col cappello in mezzo al prato.

Ludovica Settime

Il cielo di notte è una coperta di stelle Alice Muratore

I gabbiani sono boomerang che sfrecciano nell’aria.

Edoardo De Rosa

Novembre 2014

CARPE DIEMANNO XXI 16

Il tramonto è un disco incandescente che attraversa il cielo e si getta in mare.

Sofia Aldè

La nuvola è un cappello bianco che sta sulla testa del cielo.

Pietro Seminatore

Il mare è uno specchio che riflette il cielo.

Giorgia Zacchero

Il tramonto è un cerchio luminoso che si spegne pian piano.

Maria Grattarola

Il mare è un lenzuolo azzurro spinto dal vento.

Giulia Giannotta

I gabbiani sono le voci del mare nel cielo.

Maria Clotilde Giordano

E adesso tocca a voi. Indovinate cos’è:

Una palla da rugby che sfreccia nel cielo…. (Edoardo Zenerin)

Un mosaico colorato che vola….(Edoardo Zenerin)

Un bastoncino di zucchero filato sospeso nel cielo…(Joseph Valera)

È più delicato del vetro che se lo nomini si rompe… (Umberto Ferrero)

Un cactus dalle spine pungenti… (Giulia Ciccarelli)

Novembre 2014

CARPE DIEMANNO XXI 17

Paratissima

Questa domenica sono andata con una mia amica a visitare Paratissima, con mia grande sorpresa, dopo che me ne avevano parlato piuttosto male, l'ho trovata stupenda. Parecchie persone mi avevano detto che era la brutta copia di Artissima, io invece non lo trovo affatto vero. Ovviamente parlo per gusto personale, ma l'ho trovata molto varia e interessante, non è una delle solite mostre di arte dove ti trascinano i genitori e ti soffermi a guardare le opere con sguardo stanco e annoiato. La cosa interessante è che c'erano gli artisti di fianco alle loro opere ad esporle, quindi ti spiegavano per bene la motivazione della loro opera e il processo di elaborazione. Per questo sono riuscita a cogliere il significato di molte opere seppur strambe e incomprensibili, davvero fantastico. Inoltre al piano superiore c'era un'esposizione di moda, molto particolare. Avevano borse e vestiti fuori dal comune, oserei dire artistici. Infatti secondo me, quasi tutti gli artisti hanno uno stile molto particolare e alternativo. Un alternativo è una persona che ragiona di testa propria e non secondo i criteri degli altri, a suo modo è uno che rompe gli schemi, un creativo, un artista. Tornando a Paratissima, le opere che mi hanno colpito di più sono un'opera con un uomo in acciaio a grandezza naturale inserito in un acquario con i pesci, una televisione vecchia che non trasmetteva altro se non dei puntini grigi e infine una donna angelo fatta di scaglie d'acciaio. Vi chiederete il perché della televisione, anche io all'inizio non ne ho compreso il significato e per me faceva parte della categorie di opere assurde e insensate, poi però ho voluto chiedere all'artista il significato della sua opera e mi ha risposto che la televisione che non trasmette stava a significare la stupidità dell'uomo che si fa condizionare dalle immagini. Mi ha inoltre risposto che la sua era una prova per vedere quanta gente si sarebbe interessata ad una televisione trasmissioni. Gli sono stata molto grata per la sua spiegazione e l'ho trovata un'idea geniale, così ho pensato di parlarvene.

Con questo, vi consiglio di andare a visitare Paratissima in quanto bellissima e interessante. Di Emma Elettra Caprioglio 3B

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Paratissima 2014 - le foto di Bursuc Mihai

VIA alle Cartoniadi di Torino

Dal 1° novembre 2014e fino alla fine del mese sono in corso le Cartoniadi di Torino, il campionato della raccolta differenziata di carta e cartone organizzato daCOMIECO - Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica, in collaborazione con Comune di Torino, Amiat, Arcobaleno cooperativa sociale e Eco dalle Città, con il contributo di Ator e Tetrapak. La competizione coinvolgerà le famiglie e gli esercizi commerciali di 23 quartieri della città che per tutto il mese di novembre gareggeranno contro se stessi per migliorare i propri risultati di raccolta differenziata di carta e cartone: saranno premiati i quartieri che raggiungeranno i maggiori incrementi percentuali rispetto al mese medio di raccolta del 2013. Al termine del mese di gara, il quartiere che avrà totalizzato l’incremento maggiore si aggiudicherà il primo premio: 10.000 euro da suddividere tra le scuole primarie e secondarie di primo grado presenti nel quartiere. Il secondo classificato vincerà 7.000 euro e il terzo 5.000, anche questi da destinare agli istituti scolastici della zona. Tutti i premi in palio saranno messi disposizione da Comieco Amiat. L’andamento della raccolta differenziata di carta e cartone nelle zone comunali in gara sarà inoltre oggetto di monitoraggio anche dopo la conclusione della gara, per i successivi mesi di dicembre 2014, gennaio e febbraio 2015. L’area che nel trimestre (si terrà conto del dato medio dei 3 mesi) avrà incrementato la sua raccolta almeno di un +5% rispetto al dato di partenza, si aggiudicherà un premio in denaro pari a 5.000 euro messo a disposizione da Eco dalle Città e da Cooperativa Sociale Arcobaleno. Nel caso in cui più quartieri facessero registrare un incremento superiore al 5%, il premio verrà assegnato alla zona con l’incremento medio più alto. “Uno dei principali obiettivi da Assessore all’ambiente” ha commentato Enzo Lavolta “è quello di sensibilizzare i cittadini torinesi sulle tematiche ambientali, in particolare sulla raccolta differenziata, e di dare a loro la possibilità di intervenire con azioni concrete. Le Cartoniadi ci aiutano a valorizzare l’impegno della collettività verso un obiettivo comune: quello di una corretta

Speciale Torino

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CARPE DIEMANNO XXI 19

gestione dei rifiuti”. “I bambini e i ragazzi delle scuole elementari e medie della città” ha sottolineato Mariagrazia Pellerino, Assessora alle Politiche educative della Città di Torino “avranno l’occasione di partecipare attivamente alla riuscita dell’iniziativa coinvolgendo i loro genitori e tutti i cittadini in un’importante sfida per la salvaguardia dell’ambiente, un tema di grande valenza educativa e sociale. Un impegno di tutti che sarà ricompensato con un premio in denaro destinato, per la prima volta, interamente agli Istituti Comprensivi presenti nei quartieri vincitori. Un contributo importante in una fase in cui le risorse destinate alle scuole sono sempre più esigue”. I quartieri coinvolti sono: Aurora, Rossini e Porta Palazzo; Barriera di Milano; Borgata Vittoria; Borgo Po e Cavoretto; Cenisia e Cit Turin; Centro storico; Crocetta; Lingotto; Lucento e Vallette; Madonna del Pilone e Sassi; Madonna di Campagna; Mirafiori Nord; Mirafiori Sud; Nizza; Parella; Pozzo Strada; Rebaudengo e Falchera; Regio Parco e Barca Bertolla; San Donato e Campidoglio; San Paolo; San Salvario; Santa Rita; Vanchiglia e Vanchiglietta.

Tratto da “Torino Smart City” del 30.10.2014

Il Salone del Gusto

Slow Food ha “Ha cambiato senso al gusto”

E’ del 1996 la prima edizione di Slow Food, il Salone del Gusto; Carlo Petrini ne è stato il fondatore. Da allora quest’evento si ripete ogni due anni. I visitatori sono aumentati in modo vertiginoso e, con loro, anche lo spazio occupato dal salone. Ma quali sono stati i motivi di questo successo? Prima degli anni ’90 non ci si preoccupava molto della qualità del cibo, adesso, invece, ci si è accorti che il modo e i prodotto che noi mangiamo contribuiscono alla nostra salute ed al nostro benessere e questo ha portato ad una diversa sensibilità nell’alimentazione. Nella prima edizione di Slow Food ci furono molte polemiche; agli organizzatori fu consigliato di lasciar perdere le contadinerie e di rivolgersi alle industrie, che erano considerate ai vertici della produzione del buon cibo. Alcune problematiche che gli anni novanta hanno dovuto affrontare, hanno dimostrato, invece, quanto fosse giusto salvaguardare i prodotti locali e le nicchie di sapore, per individuare linee comuni alla giusta alimentazione. E’ di quegli anni ad esempio la nascita degli OGM, il vino all’etanolo e la diffusione del virus della “mucca pazza. Il Salone del Gusto anche se all’epoca aveva scarsa diffusione, ha contribuito a dimostrare la bontà della carne di quegli allevatori che producevano carne sana, utilizzando metodi di allevamento naturali. Negli ultimi anni Slow Food ha raggiunto la cifra di 10.000 prodotti esposti. Slow Food è, per tutti, ma specialmente per noi ragazzi, una occasione per scoprire la varietà dei prodotti e dei sapori in Italia, ma anche nel resto del mondo. E’ una riflessione sul rapporto con la terra. Nelle ultime edizioni è stato portato avanti un nuovo progetto: Terra Madre: guida ad un consumo consapevole ed alla scoperta delle diversità biologiche che occorre salvaguardare. Il progetto Terra Madre ha aiutato molto l’interesse per Slow Food. Che ha concretizzato l’idea di radunare a Torino agricoltori, pescatori, artigiani provenienti da tutto il mondo per scoprire la ricchezza e la particolarità delle mille tradizioni .Questo nuovo progetto è nato nel 2004 con l’impegno di costruire una rete di difesa

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Novembre 2014

CARPE DIEMANNO XXI 20

Cari amici,

quest’anno festeggiamo gli Orti in Condotta di tutta Italia ricordando un amico e collega che ci ha lasciato prematuramente, Davide Ghirardi.

E’ stato Davide a indire la Festa Nazionale di Orto in Condotta sette anni fa, a scegliere di farla a San Martino, nel giorno in cui inizia il riposo fisico del contadino e del suolo, ma continua il lavoro intellettuale e spirituale con la terra.

Un giorno che desiderava diventasse importante per le comunità dell’apprendimento che lavorano sull’Orto in Condotta tutto l’anno, non solo da marzo in poi, e vivono ogni stagione sviluppando in classe o all’aperto, con bambini, produttori, cuochi, famiglie, i temi di Slow Food.

Oggi vi invitiamo a ricordare Davide realizzando il mandala a lui dedicato e raccogliendo fondi per la realizzazione di due Orti della rete Slow Food che gli intitoleremo.

Saranno i primi di una lunga serie di Orti che prenderanno il suo nome e saranno il ricordo, per la moglie Silvia, per i figli Andrea e Viola, per i genitori Michele ed Enza, per tutti noi, dell’impegno che Davide ha profuso negli anni nell’educazione del gusto e ambientale

Mille orti in Africa Le comunità di Terra Madre stanno coltivando mille orti nelle scuole, nei villaggi e nelle periferie delle cittàdi 25 Paesi africani. Ad oggi, ne sono stati adottati 973.

della biodiversità, lottare per un cibo più buono, pulito e giusto per tutti ,come dice il motto di Terra Madre .Fino ad ora sono state dieci le edizioni del Salone del Gusto; quest’anno, il 2014, è un vero e proprio inno alla “Diversità”: questa parola che è e sarà la nostra salvezza, è la parola chiave di Terra Madre.

“Noi siamo ciò che mangiamo “.…e noi ne saremo sempre più consapevoli

ElenaBauchiero Classe 3B

Slow Foode gli amici dell’Orto in Condotta

Siamo due delle classi che partecipano al “progetto orti” della scuola e rientriamo nel progetto di Slow Food Orto in Condotta che ha festeggiato il suo 7° anniversario l’11 Novembre. Ma quest’anno i festeggiamenti sono stati rattristati dalla morte prematura di Davide Ghirardi, fondatore della festa nazionale. Abbiamo ricevuto un Kit con molto materiale per il nostro progetto, la proposta di realizzare dei Mandala da pubblicare sul sito Internet e sulla pagina Facebook di Slow Food e la richiesta di raccogliere fondi per la realizzazione di due Orti in Africa intitolati al ragazzo scomparso. Ringraziamo per il materiale e per la collaborazione con la nostra scuola e pubblichiamo volentieri il breve tributo a Davide che ci avete inviato Rimandiamo la pubblicazione degli articoli relativi alla visita al Salone del Gusto al prossimo numero. In ricordo di Davide … GRAZIE!

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CARPE DIEMANNO XXI 21

Classi 3° e 3°D

http://www.nohatespeech.it/

Come è noto anche in Italia stanno crescendo pericolosamente fenomeni di odio e di intolleranza verso il “diverso” diffusi, principalmente, tra i giovani e una particolare recrudescenza di tali fenomeni si registra sul web, strumento di comunicazione altamente virale, che sembra garantire agli autori di questi reati una maggiore impunità. Episodi di intolleranza ed espressioni violente verso il diverso manifestati on line, che riguardano differenze religiose, di genere, culturali, ma anche episodi di bullismo e di emarginazione tout court, sono denunciati in un Rapporto presentato da un gruppo di associazioni italiane alle Nazioni Unite e sono supportati dai dati del Dipartimento delle Pari Opportunità - UNAR che vanno nella stessa direzione.

Per questo motivo in data 10 Aprile 2013 è stato costituito dal nostro Dipartimento il Tavolo Tecnico di coordinamento delle iniziative tese alla sensibilizzazione dei giovani in materia di lotta all’odio, all’intolleranza e alla violenza on line con il fine di condividere le esperienze realizzate dalle Istituzioni coinvolte e, soprattutto, quello di individuare obiettivi comuni in base ai quali programmare le azioni future. Infatti, seguendo le indicazioni del Consiglio d’Europa, si è ritenuto fondamentale collaborare per realizzare una campagna dicomunicazione nazionale condivisa, on line ed off line, coinvolgere giovani su questa tematica, renderli attivi nella ricerca e la segnalazione dei siti, blog, pagine di social network che propagandano messaggi di intolleranza, di odio, di bullismo e, conseguentemente, che incitano alla violenza.

Novembre 2014

CARPE DIEMANNO XXI 22

____________________________________________________________________________ Project Ara ''il telefono smontabile''

Il progetto Ara è stato avviato da un paio d’anni da Google per poter realizzare le basi del primo vero e proprio smartphone modulare, ovvero la composizione personale del proprio cellulare che avverrà per mezzo di singoli moduli acquistabili separatamente sull’apposito store a seconda delle proprie esigenze.Paul Eremenko, l’uomo a capo del progetto, ha mostrato durante una conferenza un prototipo funzionante, con alcuni moduli che possono essere rimossi anche mentre lo smartphone è acceso.Paul ha mostrato come sia possibile inserire un monitor del battito cardiaco, che potrà anche essere utilizzato in ambito medico. Il prodotto apparirà sul mercato a febbraio del 2015, verrà messo in vendita il primo kit di base a cui potranno essere poi aggiunti i moduli secondo gusti e preferenze dei clienti.

Per ulteriori informazioni cliccate il link del video della presentazione del prodotto:http://www.youtube.com/watch?v=0He3Jr-fZh0 http://www.tecnoyouth.it/2014/10/31/project-ara-in-arrivo-2015-smartphone-modulare-21918

Cecilia Durante 3C

SCIENZA E TECNICA

N° 1

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CARPE DIEMANNO XXI 23

Dal Giappone un' invenzione trasparente

Messa a punto da un team di ricercatori della Keio University, l'auto “trasparente” ha la scocca ma un effetto ottico fa sì che l'occhio umano non la veda. Il risultato? Un viaggio sospesi in una sorta di ‘overing’ su strada, col paesaggio che incombe anche dentro l'abitacolo Un viaggio in autostrada con le righe di mezzeria che corrono sotto le nostre gambe. Un viaggio col paesaggio che incombe davanti, di fianco e dietro di noi. Siamo seduti in automobile, ma è come se viaggiassimo sospesi in una sorta di ‘overing’ su strada. Non ci sono più punti ciechi creati da portiere, telaio, tettuccio. E’ la macchina trasparente creata da un team di ricercatori giapponesi della Keio University che, sfruttando un sistema di realtà aumentata, riesce a restituire l'effetto di una scocca invisibile. Il risultato è ottenuto grazie a obiettivi che riprendono e trasferiscono in tempo reale a un elaboratore le immagini esterne che a loro volta saranno proiettate su uno schermo ideato dai ricercatori basato su Retroreflective Projection Technology. E’ un pannello fatto di piccolissime sfere di vetro dal diametro di 50 micrometri, in grado di riflettere la luce mantenendo la stessa angolazione con la quale sono colpite. Ne viene una sorta di 3D stereoscopico, che illude l’occhio dandogli la sensazione della trasparenza. http://video.repubblica.it/motori/l-auto-del-futuro-e-trasparente/182335/181151

In Sud Corea il primo grattacielo "invisibile" il Tower Infinity. Sarà il primo grattacielo in grado di "scomparire" dallo skyline di una città. E' il nuovo progetto per la costruzione di Tower Infinity, approvato di recente dal governo sudcoreano. Il grattacielo, alto 450 metri, sarà ricoperto di 500 file di schermi LED che riprodurranno immagini in tempo reale e, quando in completo funzionamento, realizzeranno una magia: l'illusione di una totale scomparsa dell'edificio, che si mimetizzerà con l'ambiente circostante. L’edificio risulterà invisibile da diverse parti della città, grazie ad un impianto di nuova generazione che si basa su uno studiato gioco di specchi e sulla nuova tecnologia “invisible technology diagram". Le pareti del grattacielo riprodurranno esattamente il paesaggio alle sue spalle, dando allo spettatore l'illusione di spazio aperto. Il progetto è degli americani: "Invece di puntare sulla visibiltà che avrebbe l'ennesimo 'grattacielo più alto del mondo proponiamo il primo grattacielo invisibile, che mette in risalto l'innovazione della tecnologia coreana ". La location è in prossimità dell'aeroporto di Seoul mentre la destinazione sarà principalmente di tipo ricreativo: vi saranno una serie di punti panoramici, un cinema, una montagna russa, un parco acquatico e diversi punti di ristoro. Il completamento è previsto per il 2014, quando diventerà il sesto edificio più alto della Terra, dopo il Tokyo SkyTree (634 metri). Il primato spetta ancora al Burj Khalifa di 828 metri e costruito nel 2010 a Dubai. http://www.huffingtonpost.it/2013/09/13/grattacielo-invisibile_n_3920711.html

Edoardo Vigo 3C

Novembre 2014

CARPE DIEMANNO XXI 24

IGoogle Glass Cosa sono i Google Glass ? Sono occhiali dotati di un prisma sul lato destro, un sistema che mostra informazioni e notifiche direttamente sulle lenti. Come uno schermo smartphone, ma sempre a portata di vista.

Gli occhiali offrono informazioni stradali, aggiornamenti sui messaggi ricevuti, la ricerca Internet, la possibilità di chattare, la possibilità di ottenere informazioni aggiuntive su qualsiasi cosa. Insieme alla possibilità di scattare fotografie e girare video in prima persona.

I Google Glass sono stati inventati da Thad Starner, professore e ricercatore americano del Georgia institute of techonology: è da due decenni che li testa. E’ stato proprio lui a mettere a punto il primissimo prototipo di Smart Glass finché Google ha deciso di chiamarlo per trasformare la sua idea in prodotto globale. Sono tanti i dubbi e le critiche a riguardo: lo strumento consentirà la realizzazione di video e foto di persone con ogni probabilità ignare, poiché gli occhiali, in azione, sono meno evidenti di uno smartphone. Numerose proteste arrivano infatti da stati come il West Virginia, dove verrà messa una legge che vieta l’utilizzo dei Google Glass durante la guida, in quanto potrebbe distrarre il conducente e quindi creare situazioni pericolose. Negli stati uniti i Google Glass sono stati vietati in molti cinema,bar,casinò e ristoranti Per chi non rispetti i divieti è prevista una multa.

LaviniaCotogni 3C

Novembre 2014

CARPE DIEMANNO XXI 25

Pillola password: l'ultima frontiera della sicurezza informatica http://www.huffingtonpost.it/2013/06/03/pillola-password-ecco-lultima-frontiera-della-sicurezza-informatica_n_3377402.html

Altro che impronta digitale, riconoscimento facciale e codici cifrati: per accedere al sistema operativo del proprio smartphone in futuro potrebbe essere sufficiente mandar giù una pillola, peraltro già approvata dalla Food and drug administration, l'ente statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, con un chip al suo interno.

E` una pillola come le altre a prima vista ma dentro contiene un segreto. Solo che una volta ingerita nel nostro organismo trasforma il corpo della persona che l'ha ingoiata in una password vivente. La capsula, entrando in contatto con i succhi gastrici, si attiva e inizia a emettere un segnale che viene riconosciuto dai dispositivi situati intorno all'utente, autorizzandone così l'uso da

parte del proprietario.. Ci sono stati dei test per verificare la sicurezza di queste pillole e per quello che si sa sino ad oggi dalle prove di laboratorio risultano non nocive al nostro organismo. Prodotta dalla Proteus digital health, società specializzata nel trovare soluzioni ad alto tasso tecnologico per il sistema sanitario, la pillola farebbe gola a Motorola e quindi a Google. Oggi le password sono a rischio, poco sicure. In un esperimento condotto dal sito americano Ars Technicaè stato chiesto a una squadra di hacker di provare a scassinare oltre 16mila parole segrete: quasi 15mila quelle infrante alla fine dai pirati digitali ingaggiati per eseguire il test. Ecco perché la pillola tecnologica potrebbe diventare a breve una soluzione di largo consumo. Non per forza solo ed esclusivamente in ambito smatphone L'alternativa alla pillola è il tatuaggio-chip, che avrebbe una durata maggiore della pastiglia, il cui destino è inevitabilmente legato alle fasi della digestione.

William Greenwood 3C

I vetri fotovoltaici Il vetro fotovoltaico è apparentemente un normalissimo vetro trasparente che può produrre anche energia elettrica. È molto innovativo perché essendo un vetro è trasparente, quindi è più facile da integrare in qualsiasi costruzione.

Il sistema di produzione dell’ energia che è formato da moltissimi filtri è stato miniaturizzato ed è stato inserito tra due sottilissimi vetri formando così il vetro fotovoltaico Tramite l'impiego della tecnologia laser, la superficie attiva del vetro

fotovoltaico può essere trattata per creare modelli e progetti totalmente personalizzabili, al fine di ottenere forme ed effetti di semitrasparenza spettacolari. http://www.tuttogreen.it/vetri-fotovoltaici-i-pannelli-per-lenergia-solare-che-lasciando-passare-la-luce/

Classe 3C

Novembre 2014