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Osteria Gagliardi

Largo Gagliardi, 18 / Avigliano Pz / +39 O971 7OO 743 / Chiuso il lunedì

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IN COPERTINA:Luca Puglisi“Buon Viaggio”in collaborazione conAmnesiac Artswww.amnesiacarts.com

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EDITORESoc. Cop. Sociale a r.l.via Nicola Sole, 7385100 Potenza

DIRETTORE RESPONSABILE?????

HANNO COLLABORATOMimmo ClapsAnna D'AndreaDavide GalassoMarika IannuzzielloMassimo LoviscoNicola Pace

Andreina Serena RomanoLeonarda SabinoAndrea SamelaSimona SimoneGabriel TripaldiWineR.

PROGETTO GRAFICOO.S. Italia Soc. Cop. Sociale a r.l.

IMPAGINAZIONEMichele Nella

GRAFICA PUBBLICITARIARiccardo Telesca

PUBBLICITÁO.S. Italia Soc. Cop. Sociale a r.l.tel. 0971 36703 fax 0971 25938

STAMPAGrafiche Gercap / Foggia

BREK garantisce la libertà di pensiero e di espressione. Per questo motivo ogni collaboratore è singolarmente responsa-bile delle proprie idee e di ciò che scrive.

Autorizzazione Tribunale diPotenza nº 376 del 7/5/08

BREK.ZOOM04. Il fascino “discreto” della polizia04. Una bimba... troppo disordinata05. Questione di zeri05. Il Luna Parking06. Mater semper certa est06. Smile!!!

PROSPETTIVE METROPOLITANE.SOCIETÁ08. Attendere o Viaggiare? Basta non pensarePROSPETTIVE METROPOLITANE.POLITICA12. I viaggi della speranza... di rimanere in sella!PROSPETTIVE METROPOLITANE.COSTUME14. Il Marco Polo modernoINCONTRI.AMNESIAC ARTS17. Due esempi di viaggi alchemiciINCONTRI.PERSONAGGI20. Don Peppino - Quando l’abito fa il monacoINCONTRI.APT22. http://www.basilicata.travel

ATMOSFERE.CINEMA26. La storia di StraightATMOSFERE.MUSICA28. Naturalmente, Pollino Music Festival 2009 ATMOSFERE.MODA30. Destinazione: ParadisoATMOSFERE.LIBRI32. Il ritorno come scoperta dell’estraneitàATMOSFERE.VINO33. Syrah: la storia racchiusa in un grappolo

FUORICAMPO.VISIONI40. C’è tutto un mondo dentro41. In viaggioFUORICAMPO.RE - VISIONI44. Andate e ritorni45. Un tuffo nel passatoFUORICAMPO.TECNOLOGIA46. Viaggiare con il web

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Le poliziotte scendono in piazza in Belgio per protestare.Non hanno molto gradito le nuove divise che sono state con-segnate loro in vista dell’estate calda: le maglie sono troppo strette e mettono in risalto il seno.Ma cos’hanno queste divise che non va?Le poliziotte belga sono sta-te dotate di una polo bianca a maniche corte. Sulla maglia due targhette: una fissata sul seno si-nistro, con i gradi, l’altra sul seno

destro con il nome. Quasi delle frecce per indi-care il decoltè delle donne. La parlamentare liberale Maggie De Block ha chie-sto al ministro dell’interno almeno di spostare le tar-ghette sulle spalle, dove, tra l’altro, si trovano per i colleghi maschi. Intanto, per ovviare al disagio le agenti indossano, sopra la polo, giacche oppure giubbotti fluo-rescenti.

A vederla Bethany Jordan sem-bra una bambina come le altre: ha 6 anni e vive nel West Midlan-ds. Ma i media inglesi l’hanno già chiamata “bambina mosai-co“. Perchè? Perchè tutti i suoi organi interni sono mischiati e non sono “normali”.Bethany Jordan, quando è nata, ha meravigliato i medici, che avevano avvisato i genitori che non sarebbe sopravvissuta a lungo. Eppure lei è arrivata fino a 6 anni senza problemi troppo gravi visibili. Ma cos’ha di dav-vero particolare il suo corpo? Bethany Jordan ha 5 milze, un buco al cuore, che si può sen-tire battere sulla schiena, i due polmoni tutti a sini-stra, il fegato messo

al contrario e lo stomaco po-sizionato sul lato sbagliato del corpo.Almeno sua madre non se la

prenderà se la figlia è mol-to... disordinata!

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10 milioni di dollari neozelandesi sul conto: il sogno di ogni per-sona che non arriva alla fine del mese. Se poi questi soldi vengo-no accreditati per sbaglio da una banca, allora meglio prendere il bottino e scappare. È quello che ha fatto una coppia di fidanzati in Nuova Zelanda.Leo Gao e Cara Young gesti-vano una stazione di servizio. Come molte coppie di giovani fidanzati si sono rivolti alla ban-ca per chiedere un mutuo di 10 mila dollari: ma qualcosa non ha funzionato.La banca invece di accreditare loro quella somma, che corri-sponde a circa 4.600 euro, infatti, ha dato loro 10 milioni di dollari, pari a 4,6 milioni di euro.Così i due hanno preso i loro soldi e sono scappati: è da ini-zio maggio che non si hanno più loro notizie, mentre la polizia e l’Interpol li cerca dappertutto. Eppure quei soldi mica li hanno rubati!

Se non sapete dove appartarvi con la vostra fidanzata e l’auto è l’unica risposta, ma volete un luogo sicuro, ecco il Luna Par-king, il garage dell’amore, dove per 5 euro potrete fare l’amore in uno dei 38 box auto realizzati.L’idea è venuta qualche tempo fa a Marco Donarini, un uomo di 45 anni, separato con tre figli.Prima aveva una ditta di calce-struzzi, poi la decisione di vende-re tutto e realizzare una serie di

box auto, senza soffitto, per am-mirare le stelle, dove le persone avrebbero pagato un ingresso per fare l’amore in macchina, in un luogo sicuro. Sempre meglio che appartarsi in qualche luogo che potrebbe diventare anche pericoloso.“I motel costano troppo, devi dare i documenti. Da me, meno problemi.E meno rischi. Con tutti gli stupri in giro…

I genitori mi ringraziano”. Un carabiniere mi ha detto: “Bravo. Con mia figlia da te, io dormo più tranquillo“. Tutti contenti dunque, genitori, figli e proprie-tario dei locali.Il prete, il sindaco e altri cittadini, invece, non sono affatto contenti di questo garage dell’amore. Ma nonostante questo lui va avanti. Anche perché pare che la sua iniziativa stia avendo un notevo-le successo.

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Ecco a voi Smile Scan, l’ultima invenzione che ci arriva dal Giap-pone. Il suo nome ci spiega già tutto di lui: si tratta di un vero e proprio sorrisometro, in grado di dare un giudizio al vostro sorri-so. Questo aggeggio è in grado di valutare se il vostro sorriso è vero o solo finzione. Smile Scan non è un giocattolo: in Giappone viene utilizzato per tutte quelle professioni che de-vono stare a stretto contatto con i clienti.Viene utilizzato per valutare il grado di sincerità del sorriso di ognuno. Ma come funziona? Smile Scan ha una webcam che

fotografa i sorrisi di chi gli sta di fronte. Poi un software valuta i movimenti degli angoli della bocca, del taglio degli occhi e alla fine dà un suo punteggio.In questo modo si può capire se il proprio sorriso è adeguato al lavoro che si sta svolgendo op-pure no: in Giappone pare sia molto importante sorridere quando si lavora a contatto con il pubblico.Se lo diciamo al ministro Renato Brunetta, che di smile se ne intende, ne compra uno per ogni uf-ficio pubblico del nostro paese!

Mia Washington qualche tempo fa ha dato alla luce due splendi-di gemelli, ma questi due bam-bini condividono tutto, tranne il papà: pare impossibile, ma è così. Il fatto può accadere, come ci spiega la scienza. E come sa

bene ora questa donna, che ha ammesso di aver tradito il pro-prio compagno, James, in un momento in cui erano in crisi.Mia Washington non capiva per-ché i suoi gemelli fossero così diversi tra loro e così ha deciso di sottoporli ad un test del Dna, che ha svelato che i due picco-li sono nati con papà diversi.

I medici di Dallas si dicono esterrefatti: hanno dichia-

rato, infatti, di “non aver

mai visto prima un caso di super-fecondazione eteropaternale“, un caso davvero molto raro! Tra l’altro adesso Mia Washington è nuovamente in dolce attesa: è in arrivo un terzo fratellino... sperando che non corrisponda anche ad un terzo papà, sennò la confusione sarebbe davvero troppa.

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«Estragone: Puah. È zun luogo incantevole. Panorami ridenti. Andiamocene.Vladimiro: Non si può.Estragone: Perché?Vladimiro: Aspettiamo Godot.Estragone: Già è vero. Sei si-curo che sia qui?Vladimiro: Cosa?Estragone: Che lo dobbiamo aspettare.Vladimiro: Ha detto davanti all’albero. Ne vedi altri?Estragone: Che albero è?Vladimiro: Un salice direi».

L’attesa ossessiva dei due prota-gonisti del celebre romanzo di Beckett, attesa che si protrae in un tempo senza tempo, appare come una potente metafora del-la modernità.L’avvento del XX secolo si colora, secondo le direttive dell’opera di Beckett, di una staticità desolata dell’esistenza in cui non è solo l’uomo a dissolversi ma anche il tempo che lo caratterizza.Vladimiro ed Estragone, pro-tagonisti assoluti del romanzo, sono allo stesso tempo i prota-gonisti assoluti del mondo in cui la parola è totale silenzio.

Dopo un lungo viaggio i due protagonisti si mettono in atte-sa.Tempo, vita e sogno condensati in un attimo.Consegnati con naturale legge-rezza alla staticità assoluta.Viene da pensare che nulla di tutto questo appartiene al no-stro quotidiano.Viene da pensare che per fortuna noi non siamo come Vladimiro ed Estragone e che non abbia-mo nessun Godot da aspettare.Siamo protagonisti di un palco-scenico diverso.Siamo gli eroi del post-moderno, artefici della globalizzazione.Attori di un mondo in cui la pa-rola “attesa” è scomparsa da tempo.Ogni cosa è in viaggio.Corpi, denaro, informazioni, bit, idee, culture, morte.Non c’è nulla di statico e la re-altà si colora incessantemente di arrivi e partenze.Di andate e ritorni.L’uomo globale è sempre in pro-gress.L’uomo globale appartiene alla mobilità.Sembra quasi che il viaggio sia

il paradigma interpretativo della vita moderna.Muoversi. Andare e ritornare. Spostarsi. Delocalizzare.Arrivare. Ripartire.Un continuo turbillion che coin-volge il corpo ed anche la mente condizionando molteplici moda-lità di pensiero.Non bisogna stare fermi un atti-mo.Bisogna essere sempre altrove. Nessuno più aspira all’attesa. Nessuno più vuole ritrovarsi ad aspettare Godot.L’attesa è impegnativa, muove la mente e stimola al pensiero ed io, invece, ho come l’impres-sione che ci stanno “educando” all’esatto contrario.Il viaggio, come distrazione, è un ottimo paleativo. É moralmente necessario chie-derci dove stiamo andando.Se la direzione che ci hanno indi-cato è quella giusta o se invece serve solo alla sopravvivenza.Ma ho la netta sensazione che nessuno se lo chieda più. Anche noi, come i personaggi di Beckett, rassegnati.Loro all’attesa, noi all’eterno movimento.

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Una via vera di fuga ci sarebbe, anzi c’è.Solo che la maggior parte di noi l’ha dimenticata.A volte offesa.Altre vituperata.Questa via maestra, presente in ognuno di noi, si chiama vita.Parola ormai marginalizzata e che trova la giusta dimensione lessicale solo tra coloro che vi-vono ai confini delle società glo-balizzati.Parola che alle orecchie superbe dell’uomo del terzo millennio suona vacua e poco concreta.Così il viaggio più bello, lungo, importante e misterioso che ognuno di noi percorre ha perso la sua importanza e il suo valore.Meglio viaggiare sul Web o comprando un biglietto anda-ta/ritorno aspettando rigorosa-mente, però, i last-minute della stupidità.A tutti voi il seguente invito:

«La vita è un flusso continuo che noi cerchiamo d’arresta-re, di fissare in forme stabili e determinate, dentro e fuori di noi, perché noi già siamo forme fissate […] Le forme, in cui, cerchiamo d’ arrestare, di fissare in noi questo flusso continuo sono i concetti, sono gli ideali […] (sono) tutte le finzioni che ci creiamo […] Ma dentro di noi stessi, in ciò che noi chiamiamo anima, e che è la vita in noi, il flusso continua, indistinto, oltre i limiti che noi imponiamo, componendoci una coscienza, costruendoci una personalità. […] investite dal flusso, tutte quelle nostre forme fittizie crollano misera-mente. […] Vi sono anime ir-requiete, quasi in uno stato di fusione continua […] ma anche per quelle più quiete […] la fusione è sempre possibile: il flusso della vita è in tutti».

Nicola Pace

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Da sinistra a destra.Da destra a sinistra.Dal centro al centro.Dall’alto in basso.Dal basso in alto.Sono i viaggi (a parte quelli di Stato) più frequenti dei nostri politici/amministratori.Basta una notte insonne ed un comunicato stampa e ci si ritrova a propagandare idee che fino ad ieri si erano avversate.Ci si ritrova catapultati, in un solo secondo, in un modo di vivere e interpretare la realtà totalmente opposto a quello difeso il giorno prima. Eppure, con la camicia stirata e la cravatta di seta, si cerca di continuare ad essere credibili agli occhi della gente.Pettinati come boy-scout e con un po’ di cipria sul naso pronti a centrare l’obiettivo della tele-visione.Trasformismo, transumanza, pas-saggio naturale e tante altre pa-role vengono usate dagli addetti ai lavori per interpretare questo fenomeno tutto italiano. Quasi fosse una dinamica natu-rale, semplicemente da spiega-re a cittadini stupidi (e stupiti) come noi. A dire il vero queste parole, in-vece, vengono usate per giusti-ficare il fenomeno.Ogni parola deve veicolare un concetto.Ogni concetto deve creare un velo che nasconda la realtà delle cose. Obiettivo?

Non bisogna interrogarsi sull’eti-ca, la morale, l’ideale.Non bisogna cercare le criticità di un comportamento squallido e scorretto dettato semplice-mente da pulsioni individualisti-che vocate al potere, al successo e al denaro.Non c’è nulla di buono e di serio in questi viaggi di appartenenza fittizia, così frequenti nella nostra Italia. Essere di una parte non si-gnifica più niente.Nulla da difendere, nulla da con-quistare, nulla da amare.Basta cambiare tessera e il gioco è fatto. Come per magia si è già dall’altra parte. Ma niente paura, anche qui nulla di nulla.Solo una tessera, per forma, per sentirsi membri di qualcosa.Socio di un club ristretto con scadenza annuale.La cosa importante e fondamen-tale, ovviamente, è continuare ad essere seduti al posto giusto e ad avere i paggetti (o le veline) di corte.Da ogni parte politica si illustra-no le strategie di uscita dalla cri-si. Si mostrano piani miliardari di investimenti pubblici e privati.

Si fanno promesse sul lavoro e sulla qualità dello stesso.Si illustrano le modalità per co-struire quella strada, una nuova fabbrica o centrali di energia pulita.Tutte cose sacrosante (e spesso inattuate). Tutte cose fondamen-tali per un equilibrio socio-politi-co di una nazione. Tutte cose di grande impatto emotivo.Ponte sullo stretto, alta veloci-tà, strade, case, alberghi, porti, gallerie, e chi più ne ha più ne metta.Una nuova Italia in costruzione.Di nuovo con le case di sabbia e senza ferro. E invece……E invece bisognerebbe tornare a costruire coscienze, persone, uomini.Bisognerebbe investire tempo e denaro sulla formazione delle risorse umane.Bisognerebbe ridare la giusta centralità e il giusto peso POLI-TICO ad ogni cittadino.Bisognerebbe, appunto.

N. P.

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Per chi legge i quotidiani ogni giorno o almeno guarda i tele-giornali, negli ultimi mesi non è stato facile sorridere.Gli eventi di cronaca e non, ci

hanno privati, almeno in parte, delle belle notizie, mostrandoci piuttosto le immagini della pro-fonda crisi internazionale tuttora in atto.

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Ma è pur vero che in questi gior-ni il nostro approccio alle noti-zie nefaste è decisamente più rilassato, e forse il nostro animo guarda al futuro con maggiore ottimismo.Il motivo? Semplice: si sta avvi-cinando il periodo dell’anno più propizio al dolce far nulla: l’esta-te! La stagione delle vacanze, del relax, del mare, della tanto attesa tintarella, dei nuovi incon-tri, insomma, del divertimento.Ma, si sa, non c’è estate senza viaggio! Allora, ecco a voi un piccolo ma utilissimo consiglio: quando comprate una valigia, dovete considerare innanzitutto tre cose: qualità, facilità di tra-sporto e le norme per il bagaglio a mano. Certo, il Marco Polo de “Le città invisibili” di Italo Calvi-no non teneva in considerazione questi consigli: le città da lui nar-rate esistevano solo nella mente del viaggiatore veneziano!Marco Polo le descrive certo, ma guarda dove tutti gli altri non guardano.Che fantastico visionario!Città invisibili, dunque, città che vivono nella mente di un singo-lo soggetto, il quale le mette a disposizione degli altri non facendogliele visitare (questo, ovviamente, non sarebbe pos-sibile), ma narrandogliele, de-scrivendogliele. A questo punto viene spontaneo chiedersi: “è indispensabile vedere un luogo, per conoscerlo?.E soprattutto, nell’epoca in cui viviamo, i cui internet ha aperto le porte dell’infinito e di tutto ciò che è possibile, è ancora neces-sario avere a disposizione una valigia per visitare il mondo?”.Sofisticati software permettono di visualizzare le strade in tempo reale della maggior parte delle città del mondo.Vedere quelle strade è un po’ come essere in quelle strade, magari senza sentirne gli odori e i rumori (il che in alcuni casi

potrebbe essere persino un vantaggio). Certo, non s’inten-de togliere valore all’esperienza del viaggio. Nulla si paragona alla bellezza di “vivere” una cit-tà sconosciuta o ammirarne le bellezze artistiche con i propri occhi, senza nessun disturbo di pixel o bassa risoluzione.Ma resta indubbio che per mol-tissime persone, viaggiare ha molti significati e valori.Viaggiare è anche leggere un buon libro (“Le città invisibili” di Italo Calvino non è stato citato a caso), magari in corsa sulla Me-tropolitana, o vedere un buon film da soli o in compagnia in un cinema...Il viaggio mentale è molto più comune di quanto non lo si cre-da. È un po’ come dire: «È dif-ficile trovare la valigia giusta e spesso bisogna scendere a com-promessi con i proprio sogni». Sogni… ecco una fondamentale caratteristica che accomuna tut-ti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.Il concetto del viaggio non pre-dispone necessariamente a uno spostamento nell’arco spazio-temporale.La nostra fantasia è alla portata quotidiana: con essa possiamo viaggiare senza aver bisogno dei bagagli, senza nessun dispen-dio, senza nessuna patente.Il tempo è un altro fattore che non può prescindere dal con-cetto di viaggio: le vacanze sono delimitate dal fattore tempo che a sua volta è definito dal fattore costo. Andare in vacanza, com-porta ovviamente una spesa. Quanti di noi hanno in mente un viaggio, magari progettato da tempo immemore, in un luogo quasi immaginario che richiede cifre esorbitanti?È inevitabile, tutto ha un prezzo. Aprire la mente, no.Buona estate, viaggiatori!

Leonarda Sabino

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Nel maggio del 2004 a qualcuno sarà capitato, proprio come ca-pitò a me, di entrare nel Museo Provinciale di Via Ciccotti a Po-tenza e meravigliarsi trovando al suo interno una Fiat 126.La cosa, alquanto strana di per se era ancor più straniante se si pensa che la vettura, rossa fiammante con cofano e spor-telli bianchi, non accoglieva il visitatore all’ingresso o in una sala spaziosa in stile parcheggio

esclusivo, bensì era appesa alla parete, come se fosse un sempli-ce quadro!Insomma alla faccia del ready-made, qui si parla di una mac-china in lamiere e bulloni appe-sa come opera d’arte, effetto davvero sbalordente... OT: diva-gazione onirica televisiva: mi im-magino la scena come sarebbe in un flashback dei Griffin.Peter guarda quest’opera in un museo e a fianco c’è Jose-

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ph Kosuth che chiude una se-dia pieghevole e sbruffando se ne va con la sedia sottobraccio (Kosuth negli anni ‘60 espose in galleria una sedia vera accanto ad una fotografia della stessa e la stampa della sua definizione presa dal dizionario. La cosa destò non poco stupo-re e per vari motivi divenne una delle opere più importanti della storia dell’arte contemporanea, anche se per alcuni fu semplice-mente una sedia esposta al mu-seo) fine OT- .La presenza dell’auto lì non era un tentativo di nuovo surreali-smo metropolitano, magari ac-centuato dal fatto che formal-mente il Museo Provinciale è un museo archeologico dove il visi-tatore si aspetterebbe di trova-re per lo più vasi e monili e una 126, per quanto vecchia, proprio archeologica non lo è.La piccola utilitaria era una delle

opere di una mostra d’arte con-temporanea ospitata dal museo (per il sottoscritto la miglior mo-stra degli ultimi anni che si sia vista da noi in città): Sistemi In-dividuali. La rassegna potentina, a cura di Igor Zabel, era parte del grande progetto Sensi Contemporanei, ossia una serie di esposizio-ni d’arte contemporanea fatte nelle regioni del Sud Italia con le opere provenienti dalla 50^ Biennale d’Arte di Venezia. L’idea alla base è geniale (spes-so chi progetta mostre riesce ad avere idee più “artistiche” degli artisti stessi): finisce una grande mostra e con le stesse opere, prima di restituirle ai legittimi proprietari, si fanno dieci nuovi eventi indipendenti di alto livel-lo ognuno con una propria te-matica ed un proprio curatore; e che curatori direi! Da Bonami a Gioni passando per Birnbaum...

insomma, una fetta del meglio del mondo artistico contempo-raneo, l’effetto Chiiii? almeno in questo caso è stato scongiurato! (effetto Chiii?: quando si fanno eventi giganteschi e impegnativi anche economicamente curati da un qualcuno che quando lo nomini nell’ambiente di riferi-mento la risposta è inesorabil-mente Chiiii?).La 126 è un opera di Simon Star-ling, artista inglese classe 1967 dal titolo Flaga, un’installazione concettuale dal potere evocati-vo enorme.Nel 2002 Starling con questa macchina ha compiuto un insoli-to viaggio di oltre mille chilome-tri! Partito da Torino è arrivato in Polonia a Cieszyn.Qui ha sostituito il cofano e gli sportelli originali, rossi, con dei pezzi bianchi provenienti da un’autovettura Fiat fabbricata nella vicina città di Bielsku-Biala.

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vortice dell’estetico e si trasfor-ma in un simbolo.Di solito il viaggio è una sorta di “sala d’aspetto”, un momento “morto” che collega due locali-tà. In quest’operazione invece è l’anima del progetto, è il viaggio che ha assunto un valore alche-mico trasformando una macchi-na in opera d’arte.Operazione non da poco che mi ha fatto subito pensare ad un lavoro di molti anni prima del maestro della fotografia concet-tuale Franco Vaccari.Nel 1972 Vaccari compie in mac-china un tragitto di 800 km per raggiungere il luogo di un’espo-sizione a cui era stato invitato.Ma durante il tragitto, piuttosto che annoiarsi o occupare il tem-po in altre attività come di solito si fa affrontando i lunghi viaggi, ha creato: ha fotografato siste-maticamente tutti i mezzi di tra-sporto merci che si muovevano nella sua stessa direzione.Ne è uscita una serie dal titolo 800 km di esposizione, in cui sono raggruppate fotografie di camion con le loro merci, una catalogazione curiosa che riesce a presentare anche questi mezzi, protagonisti abituali delle auto-strade, da un altro punto di vista

(avreste mai pensato di poter far arte con un camion merci?) tra-sformando il quotidiano in narra-zione, ma soprattutto anche qui, l’autore ha reso il viaggio da un semplice tragitto in un momen-to creativo, quasi “magico”.Diceva il teorico Jan Mukarovsky che ogni atteggiamento umano può avere tre gradi: il pratico, l’artistico e l’estetico.Il primo è legato agli atti in cui si assolvono i bisogni primari, come mangiare per sfamarsi; il secondo invece è diametralmen-te opposto, ossia è l’atto del fare fine a se stesso, finalizzato alla creazione di manufatti “nobili”; il terzo, l’estetico, è una via di mezzo tra i primi due in cui c’è un’artisticità dell’atto ma senza l’oggetto.É l’atteggiamento del coinvol-gimento sensoriale, che fa della vita un momento d’arte a pre-scindere. É il caso di Starling e Vaccari. Teniamolo a mente quest’estate quando ci prepare-remo a partire per le nostre va-canze. Se saremo bravi potremo fare del nostro noioso viaggio un’opera d’arte da presentare al rientro.

Massimo Lovisco

In pratica un viaggio da Fiat a Fiat. Con quest’operazione, ol-tre a descrivere simbolicamente meglio di qualsiasi trattato la situazione di una realtà automo-bilistica già diffusa al momento (cioè la delocalizzazione della produzione industriale in aree dove la manodopera è meno costosa), è riuscito a fare una sottile descrizione della Polonia post-comunista.Infatti partendo con un’autovet-tura rossa dall’Italia, è arrivato a costruirne una bianco-rossa, cioè con i colori della bandiera polac-ca (da qui il titolo), sottolineando come la Fiat sia stata predomi-nante per “costruire” un certo sviluppo industriale nell’area (sa-rebbe interessante una riattua-lizzazione dell’operazione oggi: un artista che partendo con una Punto da Melfi arrivi in Germania per sostituire gli sportelli origi-nali con dei pezzi di una Opel!).Ma c’è dell’altro nell’operazio-ne di Starling: alla base di tutto c’è un’idea artistica di viaggio! Infatti l’autore ha reso il viaggio stesso in un momento artistico, anzi in un momento di creazione artistica, quel momento “magi-co” in cui un elemento della vita quotidiana viene risucchiato nel

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Il lettore più attento potrebbe stupirsi del contenuto delle im-magini presenti in queste due pagine.Mai, in passato, infatti, la rubrica di brek, dedicata ai

personaggi più innovativi, di-namici e popolari tra le cono-scenze di noi Lucani, era stata occupata da un uomo dalla in-vidiabile età di 88 anni!Eppure l’obiettivo di questo ar-ticolo è proprio quello di dimo-

strare che la modernità, spesso, non risiede esclusivamente nelle nuove generazioni.Non verrà qui descritta la carrie-ra ecclesiastica di un prete (di cui potremmo scrivere tomi interi e riempire biblioteche), ma piutto-sto la coerenza e l’alto valore di un semplice uomo.Si chiama don Giuseppe Ema-nuele Stolfi, da tutti conosciuto come don Peppino, nato ad Avi-gliano il 19 marzo 1921, sacerdo-

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te da oltre 50 anni.Lo si vede spesso camminare tra le strade di Avigliano, con quel suo tipico passo svelto, la postu-ra eretta di un ventenne, libri in mano, dalle cui pagine fuorie-scono fogli disordinati e stropic-ciati pieni di appunti.Il suo vestito è sempre una lun-ga tunica nera, ormai consumata dagli anni, i cui bottoni spesso si mantengono attaccati a malape-na. Al di sotto della veste?I soliti scarponi neri.Qualcuno, forse, sarà rimasto stupito nel vederlo, a volte, con abiti diversi, un tantino più ele-ganti, magari in occasione di qualche onoreficenza ricevuta (e ne ha avute davvero tante).Per incontrarlo basta svegliarsi alle 5 del mattino, l’ora in cui don Peppino inizia la sua “attività”.Verso le 9, invece, lo si può fi-nalmente ammirare alla guida di una lussureggiante fiat panda, che ha dovuto acquistare perchè la precedente auto (strano... una fiat panda anch’essa) deve sicu-ramente essersi arresa di fronte alla tirannia del tempo.Con il suddetto mezzo si reca a Potenza a celebrare la Messa di fronte a due o tre detenuti del carcere minorile (solo due o tre detenuti... perchè lo fa!?).E quando il prete parla con qual-

cuno della sua mattinata tra-scorsa a Betlemme (strano, no? “Betlemme” è il nome del rione che ospita il suddetto carcere), lo fa con la chiara espressione di chi si sente arricchito dentro.Don Peppino non è mai stato parroco di Avigliano.Sarà per questo motivo che svolge le sue cerimonie nella vicina frazione di San Cataldo o nella piccolissima cappella di Santa Lucia, luoghi, insomma, che, messi insieme, accolgono al massimo un centinaio di fedeli, ammesso che ci sia il pienone.Chi ha avuto la possibilità di ascoltare una Messa da lui ce-lebrata, avrà avuto sicuramente qualche difficoltà a seguirla, so-prattutto se abituato alla funzio-ne canonica al 100%... ma di si-curo non avrà sentito per un’ora una serie di frasi celebri bibliche, spesso polivalenti, che anche un ateo conosce a memoria.Piuttosto, sarà rimasto felice di aver ricevuto consigli, sen-za fronzoli, che provengono da esperienze reali di vita vissuta.Ovviamente, tutto questo, nel rispetto della Bibbia.Il resto della Messa, poi, è do-minato da una voce pacata e qualche frase dialettale (spesso motivata dalla tipologia dei fe-deli presenti in Chiesa).

Qualche volta si arrabbia, è vero. Si arrabbia quando ha l’impres-sione di non essere compreso.Lì i suoi toni si alterano, per po-chi istanti, dopodichè lo si sente pronunciare frasi del tipo “No, non devo arrabbiarmi... come posso pretendere che voi capia-te, se non ci sono riuscito io a 90 anni!?”. Don Peppino non vuole essere particolare e moderno. Lo è.Basti pensare a come svolge il sacramento della confessione: dispone i fedeli in fila, chieden-do loro di pensare alle loro col-pe, dopodichè recita ad ognuno di loro una formula.Finito.Non è curioso di sapere colpe non sue.Eppure, chi lo conosce sa bene che don Peppino non ha mai ne-gato un parola di conforto o un consiglio a nessuno, e neppure si è mai tirato indietro di fronte a un uomo in difficoltà.Non ha mai pensato a se stesso. Mai. La sua vita rasenta la pover-tà, non sono nemmeno sicuro che abbia un televisore in casa. Nonostante ciò, è stato proprio quest’uomo a far ristrutturare a sue spese due chiesette malcon-ce, e a dare la possibilità di stu-diare a chi non viveva nell’oro.E se ha avuto altre spese ingenti nella sua vita, beh... sicuramente devono essere state per la pub-blicazione di oltre una ventina di saggi da lui scritti... non ricordo di averne visto venduto nemme-no uno.Don Peppino ha sempre regala-to i suoi libri.Destinatari di tali libri erano a volte i giovani, a volte le coppie, a volte la Chiesa stessa.Quella stessa Chiesa dalla quale, a mio modestissimo avviso, don Peppino non ha mai ottenuto un adeguato riconoscimento.Ma che volete che possa impor-tare la carriera, ad un grande uomo come lui?

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1999: David Lynch rompe la de-formità dell’incubo per regalar-ci un barlume di luce, abbaglia l’oscurità del profondo accen-dendo la candela della vita, in-terrompe l’intermittenza di un vecchio neon scoprendo la line-arità di una strada perduta.Prende il deforme e ne ritaglia le irregolarità.Il deforme è l’anziano Alvin Straight, settantatreenne, dalle non proprie ottime condizioni di salute, che conduce ormai una statica e tranquilla esistenza nel-la cittadina di Laurens, nell’Iowa.Alvin ha un fratello, Lely, che vive a Mount Zion, nel Wisconsin, e con il quale non ha più nessun tipo di rapporto da diversi anni per via di rancori reciproci.Un giorno ad Alvin arriva la noti-zia che il fratello ha avuto un in-farto. L’anziano decide di recarsi da Lely per poter riconciliarsi con lui ma, siccome non ha più la patente, decide di affrontare il viaggio alla guida di un tosa-erba con il quale percorrerà 317 miglia di strada.Giunto dal fratello, i due siedo-no di fronte e senza parlare vol-gono lo sguardo verso il cielo e le stelle. Questa è la storia che racconta il

film di David Lynch, The Straight Story (traduzione italiana “Una storia vera”).Il lungometraggio ha come pro-tagonista, nei panni di Alvin, lo straordinario settantanovenne Richard Farnsworth, famoso per essere stato uno dei più accredi-tati stuntman di Hollywood negli anni ’60, che diventa in questa storia l’espressione perfetta del-la vita che con decisone e luci-dità supera l’immobilità dell’esi-stenza (la vecchiaia) ed esce dal grigiore dell’informe per rag-

giungere se stessa.La regia di Lynch è, come da copione, fluida e dinamica, ap-parentemente lenta nelle scese “on the road” ma in realtà que-sta lentezza serve a trasmettere il senso di quello strano viaggio e di quella che diventa la più gran-de ma inconscia convinzione di Alvin: Alvin alla guida del tosa-erba ha costantemente un volto sereno e paziente senza mostra-re nessuna fretta perché è ormai profondamente convinto che lui e suo fratello si incontreranno e

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davanti a questo anche la morte può attendere.Il regista ci regala così un atipico e allo stesso tempo commoven-te “road movie” su un tosaerba.A supporto di tutto ciò ci sono anche la fotografia di Freddie Francis, dai colori caldi e pieni di energia e forza, e le immancabili musiche composte da Angelo Badalamenti, che si mischiano alle immagini sottolineandone il senso in maniera a dir poco stra-ordinaria e viscerale.Il film fu prodotto dalla Walt Di-sney, produzione strana perché si tratti di un film di David Lynch.Però non a caso il film, come si suol dire, è godibile da tutta la famiglia.Infatti “Una Storia Vera” sembra apparentemente distaccarsi dai temi e dal resto delle opere di Lynch.In realtà esso altro non è che il risvolto positivo della poetica lynchiana dell’incubo/inconscio e dell’esistenza/viaggio.Il film ci parla della vita come

viaggio e del viaggio come scelta. L’incubo e il buio dell’in-conscio ci immobilizzano, solo il guardare dentro il magma del profondo può lasciarci un margi-ne di salvezza.In questo magma ci si può sprofondare e farsi risucchiare, perdendosi nell’abisso, abban-donando sè stessi, ma se capia-mo che nel profondo possiamo ritrovare il nostro sè, solo in quel modo si “sceglie” il viaggio del-la vita che è ritorno verso l’alto, viaggio di riscoperta e di riap-propriazione di noi stessi.Alvin percorre centinaia di miglia per rivedere suo fratello, proie-zione dell’io dello stesso pro-tagonista, metaforica metà del suo viaggio interiore.Quando i due si ricongiungono, insieme guardano, in silenzio, le stelle nell’immensità del cie-lo: Alvin, ritrovatosi, riscopre la bellezza dell’infinito che risiede dentro di lui. Da notare, infine, il gioco di pa-role contenuto nel titolo origina-

le del film, The Straight Story.Infatti tradotto letteralmente diventa La stroria di Straight (Straight è il cognome del pro-tagonista del film) oppure “La storia dritta”.Questo secondo titolo vuole in-dicare la linearità del viaggio che compie Alvin per raggiungere il fratello ma soprattutto si pone in contrapposizione con il titolo del film realizzato dallo stesso Lynch prima di questo, Lost Highway (traduzione italiana “Strade per-dute”).Come se David Lynch, con que-sti due film antitetici, ci avesse voluto dire che l’essere umano è in bilico su una corda con l’abis-so sotto i piedi e le stelle sulla testa, l’unica sua ancora di sal-vezza è la “scelta”.Molto banalmente ma profon-damente vero, se si abbandona la scelta, la strada si perde; se si sceglie per la vita si inizia il viag-gio verso il proprio Lely.

Davide Galasso

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Un viaggio nella natura della mu-sica - luogo di contaminazione e sperimentazione - e nella musica della natura - fra i paesaggi so-nori di un’area protetta del Sud. E’ il Pollino Music Fesival (PMF) che quest’anno torna puntuale sul versante lucano del più gran-de Parco Nazionale d’Italia, dal 7 al 9 agosto.Se volete un po’ di numeri per capire quant’è cresciuta negli anni la manifestazione, eccoli: 124 concerti in 14 edizioni, ai quali hanno partecipato circa 100.000 spettatori.Se volete qualche nome noto che confermi l’importanza della kermesse musicale lucana, c’è solo l’imbarazzo della scelta: dai Subsonica agli Avion Travel, dai Modena City Ramblers ai Bau-stelle, passando attraverso Da-niele Silvestri, Edoardo Bennato, Caparezza, Roy Paci & Aretuska, per finire ai Gogol Bordello, che hanno chiuso l’ultima edizione. Ma se desiderate provare sulla vostra pelle -o meglio nei vostri timpani- l’esperienza del PMF,

NATURALMENTE, POLLINO MUSIC FESTIVAL 2009

La quattordicesima edizione è: grande musica, sostenibilità ambientale econsumo etico

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allora preparatevi a partire, ar-mati solo di sacco a pelo e ten-da, destinazione: San Severino Lucano. Neanche 2000 sono gli abitan-ti di questo comune potentino che, nei giorni del festival, diven-tano una minoranza rispetto alle migliaia di giovani che da tutta Italia si danno appuntamento nella verde Valle del Frido, per essere testimoni di quel melting pot musicale che avrà diversi protagonisti eccellenti. Accumulate un bel po’ di riposo prima di partire...e dimenticate-vi di poter recuperare durante il giorno le energie perse fino a tarda notte a ballare, perché il fitto programma del PMF 2009 non vi concederà tregua: in tutte e tre le giornate, dalle 11 alle 14 e dalle 18 alle 21, l’appuntamen-to è al centro storico di San Se-verino per “Certo Senso:Aperitivo Musicale a chilome-tro 0”, dj set con degustazione di produzioni artigianali lucane; un’iniziativa promossa per coniu-gare udito e gusto, per un’espe-rienza multisensoriale che non mancherà di farvi riflettere.

Dopo aver recuperato un po’ di forze si può anche pensare di partecipare ad escursioni mattu-tine e di praticare sport estremi come il rafting.Cercate, però, di rientrare entro le 21, quando gli artisti, termina-ti i check-sound, si preparano a salire sul palco, allestito presso il campo sportivo.La partitura scritta quest’anno prevede un grande spettacolo di contaminazioni sonore che parte venerdì 7 agosto con la multiet-nica Orchestra di Piazza Vittorio -gruppo musicale capitolino in cui curiosamente il rapporto fra musicisti italiani e stranieri è a favore dei secondi- e con i Ca-pone & Bungt Bangt, con i loro strumenti poco ortodossi ma sicuramente molto riciclati; pro-segue sabato 8 con il dub anglo-partenopeo degli Almamegretta e il reggae salentino dei Sud Sound System, per concludersi domenica 10 con le esibizioni di alcune delle più interessanti for-mazioni musicali lucane.Al moderno cantastorie popola-re Andrea Rivera, noto a tutti per le sue performance di “citofoni-

sta” nel programma Rai “Parla con me”, il compito di chiudere la tre giorni col suo spettacolo di teatro-canzone.Ultime informazioni per organiz-zare il viaggio: il comune di San Severino mette a disposizione un’area per il campeggio libero; per chi avesse problemi di spo-stamento, consultate la bacheca allestita sul sito www.pollinomu-sicfestival.it per il car-pooling. Infine, ma non meno importan-te, l’ingresso a tutti gli eventi è libero.

Marika Iannuzziello

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Per definizione il lusso è tutto quanto sia inutile per l’esistenza umana e destinato all’apparen-za, tutto quello che solo pochi possono permettersi.Cos’è oggi il lusso? Non è solo il materiale. Per molte persone è un lusso avere del tempo libero, avere la possibilità di gestire i propri spazi. Oggi è lusso poter-si permettere degli intervalli per le proprie vacanze.O meglio ancora, trovare il tem-po per organizzare le proprie vacanze. Secondo uno studio degli ultimi anni, sono tante le persone che sarebbero pronte a spendere centinaia di euro pur di poter avere anche solo un’ora libera. Ed ecco che vengono in nostro aiuto figure esperte che gestiscono e organizzano in pie-no il nostro tempo libero.È una moda degli ultimi anni, affidarsi ad esterni per l’organizzazione di qualsiasi cosa. Dal matrimonio alla semplice festa di complean-no, dallo shopping al training sportivo. Un servizio di personal concierge dedicato a chi non ha tempo e ha molti soldi da spen-

dere.Ma chi sono questi personal con-cierge? Sono aziende che si oc-cupano di gestire e organizzare il tempo libero degli altri, gestire agende, appuntamenti, comple-anni, incontri e spesso anche la vita privata e personale: viaggi con la famiglia, regali per i figli, fiori per le mogli. Realtà ameri-cana, in Italia è arrivata solo in questi anni e già c’è la ricerca al problem solver perfetto. E io l’ho incontrato. Si chiama Domenico Ventola ed è l’amministratore della Luxury & Co., azienda cre-ata per offrire servizi a chi ama il lusso e vuole viverlo a 360 gradi. È stata creata per offrire un servi-zio a chi cerca ed ama il lusso ma non vuole impegnarsi nell’acqui-sto. L’azienda offre a tutti i propri clienti la possibilità di noleggia-re auto di lusso, jet privati, yacht e affittare ville super esclusive in ogni parte del mondo. Un picco-lo sogno che si realizza. Il mio viaggio nell’esclusività ini-zia da qui. Da Milano, nella sede centrale della Luxury.Con questo giovane imprendi-

tore, che a soli 33 anni realizza i sogni di migliaia di persone. Ma-gari alla fine di questa intervista, avrà realizzato anche il mio.

Cos’è lusso oggi?Il lusso è, innanzitutto, uno stile di vita che è permesso a pochi eletti ma è anche un comporta-mento che privilegia l’acquisto o il consumo di prodotti, a volte superflui che, però, danno una forte immagine a chi ne usufru-isce.Quali sono le ultime tendenze nel mondo del lusso?Sicuramente i personal concier-ge che organizzano il tuo stile di vita come hai sempre desiderato ma anche la ricerca, da parte di chi se lo può permettere, di cose

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o situazioni sempre più uniche.Luxury & Co. Il lusso a tutto tondo. Quali sono i servizi che la Sua azienda offre ai clienti?Principalmente abbiamo un di-screto parco auto (ferrari, lam-borghini, bentley, aston martin) che noleggiamo con vari pac-chetti (week end, settimana, day, ecc...), inoltre disponiamo di personal concierge e personal shopper specializzati 24 ore su 24. Infine forniamo servizi di no-leggio di yacht, jet privati e lus-suose ville nelle location più in, sia al mare che in montagna.In che modo si entra a far par-te del mondo Luxury&Co.?Nel mondo della luxury&co. può entrare a far parte chiunque sia in grado di offrire voglia di la-vorare, capacità di vendere il prodotto e perchè no, un buon parco clienti già definito.Qual è il vostro tipo di clien-tela? Grandi imprenditori, calciatori e chi, una volta ogni tanto, può concedersi il vizio di sentirsi “luxury”.Il mercato del lusso sembra sia l’unico che non risenta di que-sta crisi economica. Secondo lei perché?Un po’ ne risente anche questo mercato anche se non tantissimo perchè è un mercato indirizzato a coloro che, il lusso, possono sempre concederselo anche se è una fetta ridottissima del mer-

cato.La sua azienda offre tanti ser-vizi. Dal noleggio di auto di lusso alla personal shopper. In pratica voi regalate un sogno, un’esperienza unica da vivere, senza il problema dell’acquisto e delle gestione delle cose. È questo che ci riserva il futuro? Le persone non acquisteranno più?Ti faccio solo un esempio: chi può permettersi di noleggiare un’auto di lusso lo fa perchè, in questo modo, l’unica cosa a cui deve pensare è ritirare l’auto e poi via verso la destinazione. All’assicurazione, alla manuten-zione e al resto, pensiamo noi, così, anche x chi viaggia molto e ha bisogno di un’auto solo per brevi periodi. Il discorso è solo per brevi periodi, alla fine sono convinto che le persone conti-nueranno ad acquistare perchè il senso del possesso rende più forte.Ormai sono già tanti anni che lavora in questo settore. Quali sono state le richieste più stra-ne che le sono state fatte negli ultimi anni?Qui in Italia non ci sono richieste particolari, dagli Stati Uniti pro-vengono le richieste più partico-lari: viaggi nello spazio, incontri ravvicinati con squali, giri del mondo in brevi periodi,etc etc...Secondo lei, perché le perso-ne preferiscono rivolgersi a lei

e alla sua azienda, piuttosto che cercare di risolvere le cose personalmente?Perché sottrarre tempo alla gen-te per pratiche burocratiche, di gestione e così via permette loro di avere più tempo da sfruttare e innalza la qualità della vita.Parliamo di cose materiali. Quali sono le auto più noleg-giate?Vanno forte le Ferrari e le Lam-borghini. Anche le Bentley, se si vuole stare più comodi ed esse-re in più di due.Le mete più ambite?St.Tropez, Montecarlo, St. Barth, Portofino e Formentera nelle stagioni estive. Cortina, Sestriere, St. Moritz e Aspen d’inverno.Oltre ai servizi tipici, quali sono gli altri servizi che offrite?Personal shopper, eventi esclusi-vi, itinerari di lusso.Come definirebbe la sua atti-vità?Sicuramente molto intensa ma anche molto varia. Ogni giorno hai la possibilità di conoscere persone interessanti oltre che luoghi e cose particolari.La Luxury attualmente ha sede a Milano. Nei prossimi anni si allargherà anche in altri pae-si?Spero di sì anche se ci vogliono impegno e grossi budget. Per ora abbiamo piccoli affiliati nel sud Italia e a Montecarlo.

Andreina Serena Romano

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Non condividere più i pensieri, i sogni, tanto meno le speranze, sentire il proprio accento, la pro-pria lingua e i discorsi delle per-sone lasciate per scegliere la via dell’esilio come estranee, lonta-ne, assolutamente non familiari, come se non fossero mai state parte della propria vita, perduta nell’oblio che la lontananza dai luoghi natii comporta, dimen-ticare anche i nomi, incrociare volti talmente cambiati dalle ci-catrici del tempo da non essere riconoscibili, trovarsi a tavola con gente resa estranea da compor-tamenti e usanze disciolte nello spazio che ha separato l’esule dalla condivisione delle cose, e poi il tentativo, vano e disperato, di recuperare una storia d’amore mai iniziata, morta in un adole-scenziale e acerbo abbraccio di lacrime.Significativo e sempre più attua-le il paragone che M. Kundera srotola da una matassa di eventi

sospesa nel non tempo del ri-torno, dopo vent’anni di lonta-nanza dalla terra natia, l’attuale repubblica Ceca, dei protago-nisti di uno dei suoi romanzi più riusciti, L’ignoranza, in cui i due personaggi principali, Irena e Josef, vengono a trovarsi nella situazione analoga a quella in cui si trovano Ulisse e Penelope, lontani da vent’anni.I due esuli che si ritrovano qua-si per combinazione in un co-mune e momentaneo ritorno in patria, come i due personaggi dell’Odissea, quando si rivedono stentano a riconoscersi, uno dei due dimentica il nome dell’altro, i due cercano di riallacciare il filo del loro rapporto cercando di riportare al presente vicende avvenute in un passato fosco e opaco, proprio come fanno Pe-nelope e Ulisse, che rincontran-dosi cercano dei segni, scavano nei loro segreti comuni per avere conferma di essere davvero l’uno

davanti all’altro, ma, secondo la visione di Kundera, riconoscono i cambiamenti, riconoscono la loro ormai inconciliabile estra-neità: Ulisse davanti a Penelope e alla sua Itaca, altro non riesce a fare che contemplare la dea dell’Ignoranza, l’ignoranza di quello che si ha davanti, data dall’estraneità con cui l’azione del tempo ha rivestito le cose che si sono lasciate.Come Irena e Josef si separano nuovamente, così Ulisse riparte da quella che non è più la sua casa, qui l’attualità del tema: la lontananza porta allo sradica-mento delle proprie origini, a non riconoscersi più in quello che si è stati e ad avere la sensa-zione di dispersione esistenziale di chi è sempre esule lontano da casa, e straniero nel proprio luogo d’origine: la sensazione di non avere un passato.

Andrea Samela

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Ciò che mi affascina in manie-ra straordinaria del Vino è quel portarsi dentro l’identità del luo-go che lo ha visto nascere. Ecco perché un vino non può, a mio parere, ridursi all’acquisto d’una bottiglia ma deve neces-sariamente accompagnarsi con curiosità e rispetto alla cono-scenza della sua storia.In questo caso sarà possibile ac-quistare il vino più adatto al pro-prio stato d’animo e riceverne la giusta ricompensa in termini di piacere. Il vino di cui vi parlerò in questo numero mi ha sempre incuriosito per il suo nome. La sua origine è misteriosa quan-to affascinante, qualcuno sostie-ne che sia originario di un’antica città persiana della quale prende appunto il nome (Shiraz) e che fosse arrivata in Francia, più pre-cisamente sulla magnifiche colli-ne dell’Hermitage nella zona del Rodano, grazie ai Fenici.Ma le piantine di Syrah hanno fatto viaggi lunghi e fortuna-ti, così oggi s’è guadagnato il rispetto di un vino dalla storia lunga e ricca, uno dei più gran-di vini di Francia e uno dei più noti vini del Nuovo Mondo, ma anche vino che risale alle radici della civiltà.È un vino complesso e generoso, che va bevuto e goduto in tutte le sue sfumature, dai profumi di frutti fino a quelli delle più mali-ziose ed ammiccanti spezie. Sia che beviate Syrah dell’Her-mitage francese o dello Shiraz

della selvaggia Australia piut-tosto che uno Sud Africano, Californiano, Neo Zelan-dese o Italiano questo è un vino che va bevuto quando si ha spirito libero e voglia di seduzione, per cogliere ap-pieno ciò che questo fantastico vino vorrà e potrà donarci. Con bluejeans o con l’abito da sera, negli happy hours e nelle cene in cui l’intensità di sguar-di richiede il complice giusto, questo Vino caldo e misterioso come la Persia, elegante come la Francia, ruffiano come l’Italia saprà starvi al fianco.Sceglietene uno giovane con un sapore di frutto più spiccato per un aperitivo composto, ed uno più maturo per pensieri più in-tensi e più raffinati.Nelle serate avventuro-se da vero bucaniere vi consiglio dunque un vino altrettanto piratesco, un compagno di viaggio idea-le per attraversare con co-raggio e destrezza il tempo e lo spazio.Il suo colore rubino, i suoi profumi di frutti di bosco, di ciliegie, di note aromatiche e speziate, di pepe bianco e timo, il suo corpo morbido e vellutato come i suoi tannini, saranno gli ingredienti del vostro succes-so. Persuadete, Viaggiate, Sognate, Sussurrate… Syrah!Prosit e Serenità.

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ll Comitato ScarpatettiArte, la Bottega della Scultura, il Circolo Arci “Nuovo portico” e il Comune di Sondrio organizzano il concorso artistico “ScarpatettiArte”, quest’anno dedicato al tema: “La terra: I terrazzamenti e il paesaggio modificato.” Sono ammesse le varie forme di arte visiva realizzate con qualsiasi tecnica.Regolamento e info sul sito www.scarpatettiarte.it

ScarpatettiArte 2009Concorso di arte visiva

Il Festival del fumetto Vercelli tra le nuvole indice il Concorsonazionale di cortometraggi dal titolo “Corti tra le nuvole”. Il tema del concorso è “Corti tra le nuvole”. Le nuvole sono le nuvolette dei fumetti. Sono benvenute storie di fiction che parlano di fumetti o con protagonisti i personaggi dei fumetti.Info: www.creativecomics.it/concorso-cortometraggio.php

Corti Tra Le NuvoleConcorso nazionale di cortometraggi

scadenza30

luglio

L’associazione culturale SISMA ed il Pier Paolo Pasolini - Centro StudiCasarsa Della Delizia, in occasione della IV edizione della rassegna artistico-culturale “Cantinando 2009”, in programma dal 13 al 15Agosto ‘09 nel Parco Urbano delle Cantine a Barile, presentano la prima edizione del Premio Letterario “Le Cantine Di Pasolini”.info: [email protected]

Le Cantine di PasoliniConcorso Letterario - Iª Edizione

scadenza13

luglio

Il concorso intende promuovere le band emergenti, di genere rock e pop italiano ed internazionale. Ogni band partecipante deveinviare almeno un brano in formato mp3 (edito/inedito). Le Band che vorranno partecipare dovranno far pervenire tramite mailall’indirizzo di posta elettronica ([email protected] o [email protected] ) brano/i mp3. www.musicallstudio.com

Premio E’vento Rock ‘09Concorso per band emergenti

scadenza15

luglio

scadenza17

luglio

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L’estate dei grandi concerti si arricchisce del nome da sempre più atteso nel nostro Paese: Bruce Springsteen & The E Street Band confermano ben tre appuntamenti in Italia nel mese di luglio. È l’anno di “Working on a dream”, 16° album in studio, e delle attesissime 3 date italiane. Questa è la terza ed ultima del tour europeo “Working On A Dream”. www.ticketone.it

Bruce Springsteen& The E Street Band - Live concert

Presso il Centro per l’Arte Contemporanea “Open Space” di Ca-tanzaro, l’artista potentino espone lavori inediti e recenti che hanno come tema principe il viaggio, affrontato in maniera ironica ed “interattiva”, come per la performance “Greeting from” in colla-borazione con l’artista Carmen Laurino che darà l’avvio alla serata inaugurale. A curadi Silvano Manganaro e da “Amnesiac Arts”.

Voyage VoyageMostra personale di Massimo Lovisco

A Villa Olmo ottanta opere, tra oli, tempere e disegni, provenienti dai maggiori musei e collezioni private russe, ripercorreranno la grande stagione delle Avanguardie Storiche russe, dai primi del Novecento agli inizi degli anni Trenta, con capolavori di Vassily Kandinsky, Marc Chagall, Kazimir Malevic e Pavel Filonov.Sito web: www.grandimostrecomo.it

Chagall, Kandinsky, MalevicMaestri dell’Avanguardia russa

Il Festival dei 2 Mondi, noto anche come Spoleto Festival. Dopo che nel 1958 Gian Carlo Menotti ne inaugura la prima edizione, lo Spoleto Festival diviene anno dopo anno centro di grande interes-se per gli spettacoli di danza, prosa e lirica. Gli artisti che vi par-tecipano variano fra i più affermati professionisti del settore dello spettacolo. Info su www.festivaldispoleto.com

Festival Dei Due Mondi52ª Edizione

Udine23

luglio

Catanzarofino al 30giugno

Spoletofino al 12luglio

Comofino al 26luglio

Organizzata dal Museo Ideale Leonardo da Vinci e dal Comune di Vaglio Basilicata. La mostra comprende il “Ritratto di Leonardo” recentemente ritrovato ad Acerenza ed espone oltre 40 opere di pittura, scultura e inci-sione, oltre a 20 tra facsimili ed esami scientifici, rappresentanti l’iconolo-gia e le tipologie del volto di Leonardo attraverso cinque secoli.Info www.basilicatanet.com

I Ritratti Di LeonardoMostra di dipinti

Pollino Music Festival è un progetto curato dall’associazione culturale Multietnica di Potenza, si svolge in pieno Parco Nazionale del Pollino a San Severino Lucano. Momento di sintesi tra promozione turistica e produzione culturale, ha registrato, dal 1996 ad oggi, circa 100mila pre-senze ed è stimato a livello nazionale come uno degli eventi più attesi e seguiti del Sud Italia. Info www.pollinomusicfestival.it

Pollino Music FestivalXIV Edizione

Sulla incancellabile e seducente narrazione di una leggenda locale, l’Associazione “Stigliano Eventi” trae ispirazione per la ricostruzione e rappresentazione scenica della vicenda, sospesa tra storia e tradizione, tra leggenda e realtà. La rappresentazione, itinerante, si svolgerà nella zona più antica di Stigliano. Verranno riprodotte le antiche porte e gli originari mestieri e gusti tradizionali. www.stiglianoeventi.org

Rappresentazione scenicaFiabe e Leggende da Spiluzzicare

Opere d’arte tanto imponenti quanto fragili, un’incantevole spiaggia della fascia ionica della Basilicata e i colori del Sud Italia. Da questo affascinante connubio nasce “Meraviglie di sabbia”, festival inter-nazionale di sculture di sabbia, dedicato alla bellezza e alla fragilità, visitabile anche di notte, grazie ad appositi impianti di illuminazione.Info:

Meraviglie Di Sabbiafestival di sculture di Sabbia

Vaglio (Pz)fino al 31agosto

San Severino Lucanoal 7 al 9agosto

Marina di Pisticci

dal 6 al 10agosto

Stiglianofino al 31agosto

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L’estate dei grandi concerti si arricchisce del nome da sempre più atteso nel nostro Paese: Bruce Springsteen & The E Street Band confermano ben tre appuntamenti in Italia nel mese di luglio. È l’anno di “Working on a dream”, 16° album in studio, e delle attesissime 3 date italiane. Questa è la terza ed ultima del tour europeo “Working On A Dream”. www.ticketone.it

Bruce Springsteen& The E Street Band - Live concert

Presso il Centro per l’Arte Contemporanea “Open Space” di Ca-tanzaro, l’artista potentino espone lavori inediti e recenti che hanno come tema principe il viaggio, affrontato in maniera ironica ed “interattiva”, come per la performance “Greeting from” in colla-borazione con l’artista Carmen Laurino che darà l’avvio alla serata inaugurale. A curadi Silvano Manganaro e da “Amnesiac Arts”.

Voyage VoyageMostra personale di Massimo Lovisco

A Villa Olmo ottanta opere, tra oli, tempere e disegni, provenienti dai maggiori musei e collezioni private russe, ripercorreranno la grande stagione delle Avanguardie Storiche russe, dai primi del Novecento agli inizi degli anni Trenta, con capolavori di Vassily Kandinsky, Marc Chagall, Kazimir Malevic e Pavel Filonov.Sito web: www.grandimostrecomo.it

Chagall, Kandinsky, MalevicMaestri dell’Avanguardia russa

Il Festival dei 2 Mondi, noto anche come Spoleto Festival. Dopo che nel 1958 Gian Carlo Menotti ne inaugura la prima edizione, lo Spoleto Festival diviene anno dopo anno centro di grande interes-se per gli spettacoli di danza, prosa e lirica. Gli artisti che vi par-tecipano variano fra i più affermati professionisti del settore dello spettacolo. Info su www.festivaldispoleto.com

Festival Dei Due Mondi52ª Edizione

Udine23

luglio

Catanzarofino al 30giugno

Spoletofino al 12luglio

Comofino al 26luglio

Organizzata dal Museo Ideale Leonardo da Vinci e dal Comune di Vaglio Basilicata. La mostra comprende il “Ritratto di Leonardo” recentemente ritrovato ad Acerenza ed espone oltre 40 opere di pittura, scultura e inci-sione, oltre a 20 tra facsimili ed esami scientifici, rappresentanti l’iconolo-gia e le tipologie del volto di Leonardo attraverso cinque secoli.Info www.basilicatanet.com

I Ritratti Di LeonardoMostra di dipinti

Pollino Music Festival è un progetto curato dall’associazione culturale Multietnica di Potenza, si svolge in pieno Parco Nazionale del Pollino a San Severino Lucano. Momento di sintesi tra promozione turistica e produzione culturale, ha registrato, dal 1996 ad oggi, circa 100mila pre-senze ed è stimato a livello nazionale come uno degli eventi più attesi e seguiti del Sud Italia. Info www.pollinomusicfestival.it

Pollino Music FestivalXIV Edizione

Sulla incancellabile e seducente narrazione di una leggenda locale, l’Associazione “Stigliano Eventi” trae ispirazione per la ricostruzione e rappresentazione scenica della vicenda, sospesa tra storia e tradizione, tra leggenda e realtà. La rappresentazione, itinerante, si svolgerà nella zona più antica di Stigliano. Verranno riprodotte le antiche porte e gli originari mestieri e gusti tradizionali. www.stiglianoeventi.org

Rappresentazione scenicaFiabe e Leggende da Spiluzzicare

Opere d’arte tanto imponenti quanto fragili, un’incantevole spiaggia della fascia ionica della Basilicata e i colori del Sud Italia. Da questo affascinante connubio nasce “Meraviglie di sabbia”, festival inter-nazionale di sculture di sabbia, dedicato alla bellezza e alla fragilità, visitabile anche di notte, grazie ad appositi impianti di illuminazione.Info:

Meraviglie Di Sabbiafestival di sculture di Sabbia

Vaglio (Pz)fino al 31agosto

San Severino Lucanoal 7 al 9agosto

Marina di Pisticci

dal 6 al 10agosto

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Si può viaggiare anche rimanen-do a casa. No, non è un consiglio a leggere un diario di viaggio, a guardare un film d’avventura, ad ascoltare world music, a naviga-re in rete o a fare qualsiasi altra cosa possa aiutarvi a migrare con la mente sulle ali della fantasia.É un invito a rimanere in ascolto di se stessi.Dentro di noi c’è tutto: i mari, i fiumi, le terre, le foreste, il cielo, la luna e le stelle.Ce lo insegna la filosofia orien-tale, secondo la quale il nostro corpo è una piccola rappresen-tazione del mondo e dell’intero universo. Per intraprendere il viaggio alla scoperta dei sentieri abbandonati del nostro esse-

re non ci sono treni o aerei da prendere, né biglietti da acqui-stare e alberghi da prenotare, ma solo una pratica da segui-re quotidianamente: lo Yoga. Poca roba da mettere in valigia (indumenti di cotone morbidi e comodi e un tappetino rettan-golare che dovrebbe contenere nel suo perimetro tutti i nostri movimenti), da preparare con cura, insieme allo spazio che le accoglierà: uno spazio pulito, ordinato, arieggiato e comodo. Sempre quello, da rinnovare ogni giorno, attraverso piccoli ri-tuali che ci aiutano ad entrare in una dimensione diversa, “altra”, sperimentando il cambiamento di forma del nostro corpo. Quasi

cinque milioni sono le posizioni che costituiscono il patrimonio di questa disciplina, per le quali gli antichi yogin si ispirarono alla natura e agli animali.Scivolare con il corpo nella for-ma e nella pelle di un serpente, assumere la fermezza e la mo-numentalità di una montagna, respirare come un pesce, alzare le nostre braccia-ali come un gabbiano, emergere a fior d’ac-qua come i petali di un fiore di loto, stiracchiarsi come il nostro fedele cane, allungare il collo come fossimo cobra incantati da un suonatore: tutte esperienze che ci rimettono in contatto con archetipi e con la fisicità della natura, da cui siamo sempre più

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Si può viaggiare anche rimanen-do a casa. No, non è un consiglio a leggere un diario di viaggio, a guardare un film d’avventura, ad ascoltare world music, a naviga-re in rete o a fare qualsiasi altra cosa possa aiutarvi a migrare con la mente sulle ali della fantasia.É un invito a rimanere in ascolto di se stessi.Dentro di noi c’è tutto: i mari, i fiumi, le terre, le foreste, il cielo, la luna e le stelle.Ce lo insegna la filosofia orien-tale, secondo la quale il nostro corpo è una piccola rappresen-tazione del mondo e dell’intero universo. Per intraprendere il viaggio alla scoperta dei sentieri abbandonati del nostro esse-

re non ci sono treni o aerei da prendere, né biglietti da acqui-stare e alberghi da prenotare, ma solo una pratica da segui-re quotidianamente: lo Yoga. Poca roba da mettere in valigia (indumenti di cotone morbidi e comodi e un tappetino rettan-golare che dovrebbe contenere nel suo perimetro tutti i nostri movimenti), da preparare con cura, insieme allo spazio che le accoglierà: uno spazio pulito, ordinato, arieggiato e comodo. Sempre quello, da rinnovare ogni giorno, attraverso piccoli ri-tuali che ci aiutano ad entrare in una dimensione diversa, “altra”, sperimentando il cambiamento di forma del nostro corpo. Quasi

cinque milioni sono le posizioni che costituiscono il patrimonio di questa disciplina, per le quali gli antichi yogin si ispirarono alla natura e agli animali.Scivolare con il corpo nella for-ma e nella pelle di un serpente, assumere la fermezza e la mo-numentalità di una montagna, respirare come un pesce, alzare le nostre braccia-ali come un gabbiano, emergere a fior d’ac-qua come i petali di un fiore di loto, stiracchiarsi come il nostro fedele cane, allungare il collo come fossimo cobra incantati da un suonatore: tutte esperienze che ci rimettono in contatto con archetipi e con la fisicità della natura, da cui siamo sempre più

16:25 Biglietto non obliterato, macchinista-pilota-controllore: “BENVENUTI A BORDO”.Caffettiera scassata, 20 km all’ora, il finestrino non si apre d’estate e non si chiude di in-verno, sull’aereo non si apre e basta.Il mio vicino prende la mia par-te di bracciolo, niente spazio per conversare, sul London Paper l’impronta del mio piede e Swine Flu Could Strike Mil-lions.Fuori niente case, più mi al-lontano e più mi avvicino a te,

babbomammacasasonnoso-gno, cerco la migliore posi-zione per dormire, di fronte un ragazzo dondola la testa, su ogni marciapiede odore di merda di cane e chewing gum.Texaco Sign, prenotano la fer-mata successiva, ogni fermata un nuovo compagno, un nuo-vo mestiere, vecchie conver-sazioni. Con l’IPod posso ascoltare Bob Dylan mentre faccio pipì.Il mio compagno di viaggio ha le mani sporche ma non se ne

lontani. In confronto anche i sa-fari più avventurosi e le escursio-ni più estreme diventano sempli-ci gite fuori porta. Il nostro corpo diventa lo stru-mento per raggiungere un altro-ve, assumendo una prospettiva inusuale.Così luoghi che crediamo di co-noscere bene, rivelano linee e geometrie nuove quando, ab-bandonando ogni timore, stac-chiamo i nostri piedi dal pavi-mento per innalzarli verso l’alto, in quello che è considerato il “re delle posizioni Yoga”, Sirsasana.La posizione sulla testa non è un’acrobazia fine a se stessa, ma un’opportunità di guardare il mondo in maniera esattamente opposta a come lo guardiamo normalmente: sedere sul sedi-le di un aereo mentre si stacca dalla pista per il decollo e osser-vare dall’alto le imperfezioni del-la crosta terrestre è poca cosa rispetto allo Sirsasana, poiché è un’esperienza che il nostro corpo subisce, del quale non è padrone.Riconquistare il controllo del proprio corpo e dello spazio, ricongiungendo l’energia indivi-duale e quella universale (Yoga significa letteralmente unione): è questa l’ambizione di chi ogni giorno, con puntualità e dedizio-ne, mette in pratica questo anti-chissimo e complesso sistema di conoscenze, frutto prezioso del-la plurimillenaria cultura indiana. Certo molti degli yogin sparsi per tutto il mondo avranno desi-derato almeno una volta di salire su un aereo per mettere piede sul subcontinente indiano, ma sanno che tutto ciò che la loro presenza fisica sarebbe capace di svelare, potranno scoprirla quotidianamente anche da quel piccolo angolo che si ritagliano in casa propria per praticare.Namaste.

Marika Iannuzziello

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vergogna, quando ero piccolo mio padre era un mestiere che mi faceva arrossire tra quelli dei genitori dei miei compagni.E Londra è sempre grigia, anche d’estate, forse lassù hanno di-menticato di dare una verniciata al cielo (“Pietroooooooooooo, mi è finito il blu” e Pietro... ”Sia-mo in bolletta... vorrà dire che avranno un’estate di merda”) “E Nuto si divertiva e Nuto aspet-tava il mio segnale per andare dall’altra parte del...”... ogni tan-to una scossa, non riesco a leg-gere, chiudo gli occhi, il vicino cambia: quest’altro finge di rus-sare e io controllo il portafoglio, quelli che scendono premono il pulsante della porta automatica per paura di rimanere prigionie-ri. Intrappolati nel niente, nell’a-tempo.E passa tutto così in fretta che quando chiedo “che ore sono?” la risposta è un’ora avanti.Quando ci sarà il teletrasporto, ci hai mai pensato?Non saremo mai piu lontani ma non mi mancherai più.Non ci saranno alberi appannati dal finestrino, appena sceso non inizierò a correre come faccio adesso. E la maggior parte delle volte non ho nemmeno fretta.E poi, ma quali alberi, ma qua-li paesi, ma quali pesi mi porto dentro in sei ore di treno.Teletrasporto e non ci saranno più colli che si allungano all’ar-rivo per cercare di individuarmi, niente più pensoso appoggiato allo schienale.Del resto fanno di tutto per ren-derlo invisibile, il tempo.Sul treno ho la tv con il film che non mi interessa e tutt’intorno un esercito di teste cuffiate don-dolanti.E penso al mare con i miei, che mi annoiava e ora mi scoccia non andarci, il lavoro è il 75% della nostra vita, lo sto leggen-do ora mentre cerco il biglietto e mi gratto il ginocchio (“Non è

il ginocchio...”) ed è strano che è tutto cosi veloce che non indi-viduo un segnale stradale, afa, ato, irto... riesco a vedere solo le finali.E fra poco vedrò te anche se ci vediamo dappertutto, siamo solo più grassi con il teletraspor-to, non ci muoviamo più, non ci emozioniamo più però possia-mo andare anche nell’aldilà e poi nell’aldioltre e poi finalmen-te nell’addio.E ritornare sempre ma non sui nostri passi perche non ne fac-ciamo più.Sul finestrino disegno un pun-to interrogativo per non farmi domande, ma perchè quando stiamo affogando, per salvarci la vita facciamo il morto?Penso a quelli che sono contro gli aforismi e ne creano uno per dimostrarlo e fra un po’ vedrò l’alba; ne ho viste pochissime ma in compenso non mi sono perso un tramonto e questo lo sanno bene il mio cervello e le mie ossa. La casa dei miei sogni è quella che...”Prego, passi pure”... ma che li mettono a fare i posacene-re se non si può fumare?Mi arriva un messaggio, mi pro-pongono un massaggio o forse era un missaggio ma io non can-to più e neanche parlo.Osservo gli oggetti, le strade, osservo le persone e non vedo niente, non ricordo nemmeno il colore della mia stanza, se c’è un fiore o un’ombra, 15 ore a settimana con lo sguardo fuori dalla finestra e vedo soltanto un vetro.9 milioni di abitanti e vedo solo la mia immagine nelle pozzan-ghere.Non ricordo le strade, i canali, non so che forma ha il mio por-tone e il colore delle chiavi.Non mi ricordo le voci e quello che facevo 5 mesi fa... e non so se l’indipendenza si riduce ad avere 200 euro in piu.

Immagino le lettere sulle vecchie macchine da scrivere, quelle al-meno si muovevano, viaggiava-no, arrivavano sul foglio per dare un bacio veloce, a volte due, di-pendeva dallo Stato.“Arrivo tra un’ora, non prende, non ti sento.Ah scusa, non devo gridare, tu mi senti”.Io non sento più niente, mi han-no masterizzato il cuore, man-co m’avessero sparato in faccia come in Pulp Fiction, eravamo io e Antonio a casa mia, i miei al mare e io l’ho capito la seconda volta, il film.Non sento più niente e niente vedo, i tramonti neanche mi ac-cecano più in questa solitudine che non è quella che volevo.Io voglio essere solo, per potere cercare meglio una compagnia.E voglio una compagnia per po-ter stare bene da solo.Gli arrivi sono uguali ovunque, cambia solo il sudore e il mal di schiena, nell’ultimo mese ho mandato curriculum per mail (benedetta posta elettronica, almeno evito di consumarmi le papille gustative a forza di lecca-re francobolli) a Milano, Cuneo, Como, Bari, Roma, Napoli, Po-tenza, Castrovillari, Catanzaro, Avelli... (Marghe si alza prima di me dal banco, ha finito il proble-ma.Io ho quasi una crisi epilettica per il nervoso.Mia madre porta i soldi per la gita, i miei amici li portano da soli, io sono l’unico che ha bi-sogno di un tutor. E poi )... ed è strano che all’arrivo tutto rallen-ta mentre il tuo cuore accelera.In inghilterra per attraversare guardo a destra e mi investono da sinistra.Partiamo futuro, arriviamo che siamo passato.Vicino a me non c’è nessuno: All change, please.

Gabriel Tripaldi

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Di un viaggio, solitamente, si ricordano e raccontano tutte le esperienze comprese tra l’arrivo e la partenza dalla meta o - cam-biando la prospettiva - dalla par-tenza al ritorno a casa. Io vorrei, invece, che i lettori questo mese viaggino attraverso i “nonluo-ghi”. Marc Augé, antropologo e stu-dioso delle civiltà antiche, defi-nisce i nonluoghi come spazi in-centrati solamente sul presente, altamente rappresentativi della nostra epoca, che è caratterizza-ta dalla precarietà assoluta (non solo nel campo lavorativo), dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio e da un individuali-smo solitario. Le persone transi-tano nei nonluoghi ma nessuno vi abita. Sono in definitiva tutti quei posti in cui l’individuo è di passaggio: le strade, le stazioni, le aree di sosta delle autostrade, gli aeroporti, ma anche i centri commerciali. Tutti quei luoghi, insomma, in cui viene riproposto uno schema comportamentale uguale a se

stesso, in cui per poter accede-re basta che la persona rispetti alcune regole: ci si fa ricono-scere come solvibili, si attende il proprio turno, si seguono le istruzioni, si fruisce del prodotto, si paga. L’’identificazione è resa possibile dal passaporto, dalla carta di credito, da un riconosci-mento astrattamente sociale e non più da un rapporto di cono-scenza reciproca. Ad oggi una simile omologa-zione è stata permessa in tutti i centri storici delle nostre città: a Londra, Parigi, Milano o a Roma si passeggia nello stesso modo, identici i negozi, i mimi, i vendi-tori di cibaglie, le macchine per il cambio di valuta, il senso di solitudine. Per sentirci in un con-testo sociale - nota Augè- non ci rimane che guardare lo spet-tacolo degli altri che cammina-no e, a loro volta, ci osservano. Nello stesso tempo, le nostre città “si trasformano in musei (monumenti intonacati, esposti, illuminati, settori riservati e isole pedonali) proprio mentre tan-

genziali, autostrade, treni ad alta velocità e strade a scorrimento veloce le aggirano”. Dal viaggio come esperienza della conoscenza, la società con-temporanea è arrivata al viaggio come concatenamento di imma-gini frammentarie e tipiche. Ma se il mondo è ridotto al tipico, non è difficile estrarre i caratteri essenziali e portarli direttamen-te a domicilio, di conseguenza il viaggio - concepito come spo-stamento da un luogo conosciu-to verso un luogo da scoprire - non ha più senso. Cosa fare dunque?Dove ritrovare il gusto della sco-perta? Come è possibile invertire la rotta e fuggire dall’imperante tipicità verso le mete dell’irrego-larità? Marc Augè non ha fornito rispo-sta e io non ho le competenze per indicare una soluzione. La-scio che i lettori facciano buone vacanze e al ritorno sapranno dirci.

Simona Simone

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Ognuno di noi, nel suo piccolo, si accorge di quanto ci sia biso-gno oggi di calore umano, di emozioni antiche: la modernità ci sta portando verso un baratro di cattiveria, egoismo e indiffe-renza, dovuto agli scarsi rappor-ti umani, al grande benessere che ci sta allontanando l’uno dall’altro, perché siamo tutti in-dipendenti, fieri, orgogliosi e… superbi.L’individuo, giorno dopo giorno, sembra assumere le sembianze di una macchina pronta a schiac-ciare chiunque ostacoli il suo cammino verso mete irraggiun-gibili, fatte di accumuli di trofei, di successi in campo lavorativo, privato e quant’altro e se ciò crea sofferenze, disagi e dolore, chi se ne importa? La società di oggi ci impone questo!!!!

La società? Ma chi è la società? Da chi è composta?Ma chi siamo diventati? Una volta il rispetto era alla base di ogni rapporto umano, una parola data era un impegno pre-ciso, il genitore era un mito da rispettare ed emulare (certo, con le dovute eccezioni), ma oggi le eccezioni sono al contrario...Trovare dei sentimenti autentici è diventato come andare alla ri-cerca di un quadrifoglio: mission impossible. In compenso, però, oggi troviamo dei robot, dei sol-datini in serie, che quando hanno il tasto premuto su ON, partono ad affrontare la loro quotidianità con frenesia ed indifferenza e a fine giornata, quando il tasto è su OFF, diventano dei vegetali senza sussulti ed emozioni con un unico sapore amaro in bocca,

quello della solitudine.Che sia acceso o spento, certo è che quel soldatino di uguale ha una cosa sola: “esiste ma non vive”.Fernando Pessoa, a tal propo-sito, diceva: “E così sui binari intondo gira, a intrattenere la ra-gione, quel trenino a carica che si chiama cuore”... mi chiedo se per dare la carica a questo tre-nino non ci sia bisogno di fare un salto nel passato a ritrovare colori e sapori antichi, semplici e autentici… ma c’è un piccolo problema: le macchina del tem-po non è ancora stata inventata! Oops… il guasto è stato ripara-to ed il tasto è tornato su ON: avanti, marche!Un due, un due, un due…

Anna D’Andrea

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Aria d’estate, aria di viaggi.Crisi o no, la nostra mente è già in partenza in ricerca di relax e svago. Anche in questo caso il web può diventare un vero com-pagno di viaggio se non addirit-tura la nostra agenzia di viaggi personalizzata ed è per questo che inizierò a presentarvi dei ser-vizi davvero particolari che inter-net ci mette a disposizione.“Partiamo” con il primo, diret-to a chi ha sempre sognato di visitare la Cina con la sua Città proibita ma non ha mai potuto concretizzare questo sogno, suo malgrado.Il 5 marzo di quest’anno IBM ha aperto le porte di questa mera-viglia al mondo virtuale attraver-so il progetto “The Forbidden City - Beyond Space and Time” (www.beyondspaceandtime.org) grazie al quale scaricando un piccolo software potremmo visitare, in una perfetta ricostru-zione 3D, quello che fu il mitico palazzo imperiale dei Ming e dei

Qing. Per chi invece decidesse di partire per qualche meta oltre confine con il classico dilemma di come comunicare senza co-noscere la lingua ecco a voi For-vo (http://forvo.com ).Grazie a questo sito, ovviamen-te free, potremo imparare la pronuncia esatta grazie a degli speakers (ben 5 milioni) di ma-drelingua, aggiungere parole, ascoltare ed imparare tantissime lingue. Una vera community lin-guistica! Per chi avesse deciso di visitare i paesi del nord Europa in particolare la Svezia vi consi-glio di visitare il sito ufficiale del turismo svedese (http://www.visitsweden.com/svezia/) ed in particolare la sezione Communi-ty dove è praticamente possibile avere informazioni di qualsiasi genere per chi ha come meta questa bellissima nazione.Ultimo sito che mi permetto di consigliarvi è Viaggiatorinati (www.viaggiatorinati.com).Creato da me ed alcuni amici

(oggi in versione beta), è una raccolta di foto, informazioni ma soprattutto link utilissimi se non fondamentali per il “viaggiatore fai da te”.I link infatti, divisi per categorie, permettono al viaggiatore di crearsi la propria vacanza in pie-na automia e lowcost utilizzando i migliori siti web che abbiamo raccolto nel corso dell’organiz-zazione delle nostre vacanze all’estero.Scopriremo così i migliori mo-tori per scansionare tutti i voli lowcost e allo stesso tempo dove dormire, cosa visitare e come co-municare. Il sito permette inoltre agli utenti registrati di inserire le proprie foto, informazioni e rac-conti di viaggio per dare sempre più maggiore supporto ed in-formazioni a coloro che amano organizzare un viaggio in piena autonomia e senza spendere grandi cifre.

Mimmo Claps

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Qualche commento da profano: la consultazione del sito (www.brekmagazine.it) mi sembra molto veloce e molto intuitiva.Inoltre apprezzo e condivido la nuova scelta editoriale di focaliz-zarsi su un tema specifico.Complimenti.Antonello

Ciao, ho conosciuto Brek grazie a Facebook, e incuriosita ho visi-tato il vostro sito.Ho apprezzato subito la vostra “immagine” (copertine e impa-ginazione mi sembrano davvero eccellenti)... non che i contenuti siano da meno :-)Complimenti!Giovanna Gentile redazione di Brek Ma-gazine, vi scrivo per farvi i miei complimenti per il vostro proget-to editoriale, che reputo davvero innovativo e giovanile. Forse un po’ troppo, però.Trovo davvero interessanti gli ar-ticoli che trattano temi a sfondo politico, mai eccessivamente fa-ziosi e scontati, ma (ovviamente), non riesco ad appassionarmi alle rubriche più “leggere”.Sarà per via della mia veneranda età!Ad ogni modo vi faccio i miei mi-gliori auguri per il futuro.

p.s. È sempre un problema re-perire una copia di Brek... avete mai pensato di dare la possibili-tà di abbonarsi?Angelo Raffaele

Salve a tutti!Mi chiamo Vito e sono un vostro lettore assiduo.Suono in una band del mio pae-se, e, per questo motivo, leggo sempre per primi i vostri articoli che parlano di musica.Da qui la mia proposta: perchè non parlate mai di gruppi locali?Per noi musicisti dimenticati sa-rebbe bello poter contare sul vo-stro appoggio per trovare un mi-nimo di visibilità in una regione che ha sempre dato poco spazio alla musica emergente.Sareste dei grandi se questo mio desiderio diventasse realtà...W la musica!!!Vito

Mi complimento con la redazio-ne per il vostro divertente ma-gazine: leggo con molto piacere soprattutto gli articoli della se-zione “atmosfere”, perchè li tro-vo davvero interessanti e scritti da persone competenti.In particolare apprezzo tantis-simo la rubrica di arte contem-poranea perchè è scritta in ma-niera semplice e, soprattutto, al

suo interno non leggo mai nomi troppo noti (il che denota una ri-cerca molto particolare ed arric-chisce la cultura di lettori curiosi ma profani come il sottoscritto.Credo che le due pagine in questione valgano più di riviste intere e “di settore” che girano in città.Grazie.Mariagrazia

Ho tra le mani Brek n°5.Quando, sfogliandolo, i miei oc-chi sono caduti sull’articolo inti-tolato “Nicola Genovese - L’in-dole dell’artista”, non ho potuto fare a meno di scrivervi.E questo non perchè ne sono un fan, ma solo perchè finalmente qualcuno si è accorto di lui e del suo talento anche dalle nostre parti.Siete davvero grandi!!!Alessio

Grazie a tutti voi.Dopo un anno di sacrifici ma anche di grandi soddisfazioni, non possiamo esimerci dal rin-graziarvi tutti.Se Brek continua ad esistere lo dobbiamo a voi, e se maga-ri trova nuovi consensi, uscita dopo uscita, è solo perchè voi ci date entusiasmo con critiche e complimenti. Grazie.

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“L’acqua è indispensabile per tutti gli organismi”. La vita dipende dall’acqua: essa è ovunque, sopra, sotto ma so-prattutto dentro di noi. Nessuno ne può farne a meno. Il nostro corpo è composto dal 50 al 77% di acqua a secon-da dell’età. Il corpo di un neonato presenta la maggiore concentrazione di acqua. Il turgore che accompagna e caratterizza l’infanzia è dovuto all’abbondante contenuto idrico che si riduce progressivamente con l’età per arriva-re al 50% della vecchiaia. L’acqua costituisce i ¾ dei nostri muscoli e del nostro cervello, partecipa da protagonista all’assimilazione del cibo, porta ossigeno e nutrimento alle cellule, rimuove i prodotti di scarto attraverso il sangue e il sistema linfati-co, lubrifica ogni giuntura del nostro corpo e rappresenta il suo naturale impianto di aria condizionata attraverso la sudorazione. Il nostro corpo può contenerne fino a 47 litri e parafra-sando un celebre motto possiamo dire che noi siamo quello che beviamo. Possiamo vivere più di un mese senza proteine, carboi-drati e grassi ma solo cinque giorni senza un adeguato apporto di acqua in condizioni climatiche miti. Ogni per-sona adulta metabolizza circa 2,5 litri di acqua al gior-no. Il nostro corpo può funzionare quindi solo con una adeguata quantità di acqua. Circa un litro di acqua gli esseri umani la assumono attraverso i cibi solidi il resto quindi almeno 1,2-1,5 litri deve essere assunto attraverso il “bere” vero e proprio. Questa quantità può essere anche maggiore, essa varia infatti in base al peso corporeo e all’attività (lavoro fisi-co, sport). L’acqua disseta veramente mentre le bevande alcoliche o contenenti caffeina fanno venire sempre più sete più ne beviamo.

L’ACQUA del rubinetto:BENESSERE A PORTATA DI MANO

TUTTI I GIORNI DELL’ANNOCommento del Dr. Giuseppe Morero sulla campagna di informazione“L’ETICHETTA DELL’ACQUA DEL TUO RUBINETTO”

L’acqua non contiene né calorie né zuccheri. È necessario quindi educare i bambini al concetto dell’acqua come bene e bene di tutti: quindi un bene co-mune in quanto è una risorsa riproducibile naturalmente ma con limiti nella quantità e nel tempo. L’ educazione ad un nuovo approccio all’acqua deve ba-sarsi su un’opera di informazione-formazione partendo dalle piccole pratiche quotidiane: i bambini e i ragazzi devono essere i soggetti principali di questa pedago-gia che deve tradursi nella promozione della “cultura dell’acqua”. Noi Italiani siamo nel mondo i primi consumatori di ac-que minerali con 194 litri pro capite in media nel 2007 (8 volte la media mondiale) e tra i primi produttori. Dobbia-mo imparare a consumare l’acqua del rubinetto: essa è buona,sicura infatti è ben controllata, comoda (arriva in casa) e molto conveniente. Costa da 300 a 1000 volte in meno di una qualunque acqua minerale. Conviene anche da un punto di vista ecologico: la produzione e la distribuzione dell’acqua del rubinetto necessitano di quantità di energia relativa-mente bassa. Ciò per il fatto che l’acqua del rubinetto viene prelevata nel rispetto dell’ambiente, non deve es-sere trasportata su strada per lunghi tratti su camion, navi o treni e non comporta accumuli di tonnellate di plastica, scorre nella rete di tubazioni e dopo poche ore sgorga fresca nelle nostre case.Bisogna far sviluppare nelle nuove generazioni il valore e il buon uso dell’acqua potabile che arriva nelle nostre case anche attraverso i piccoli gesti quotidiani. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha considera-to il 2005-2015 come il Decennio Internazionale dell’Ac-qua. L’acqua per la Vita proviamo anche noi a viverlo con i nostri bambini in modo più responsabile”.

Dr. Giuseppe MoreroSegretario Federazione Italiana Medici

Pediatri della Provincia di Potenza

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