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Page 1: Aspetti economici del federalismo

Aspetti economici del federalismo:Aspetti economici del federalismo:il dualismo italiano nel contestodualismo italiano nel contestodell’Europa e del Mediterraneodell’Europa e del Mediterraneo

Amedeo Lepore,Ca’ La Gironda, 24 febbraio 2007

Page 2: Aspetti economici del federalismo

Il Mezzogiorno d’ItaliaIl Mezzogiorno d’Italia

Centre Nord

Roma

MilanoTorino

CAMPANIA

SARDEGNA

SICILIA

Firenze

Venezia

CALABRIA

PUGLIA

Italie Mezzogiorno

Taux d'activitè 48,6% 43,8%

Taux d'occupation 42,9% 33,2%

Taux de chomage 11,6% 24,1%

SAU / SAT 67,4% 73,7%

% employès en agriculture 5,5% 9,8%

Source: ISTAT, recensement

Una situazione di «sviluppo frenato»  che perdura

Persistenza di un ritardo nell’offerta di servizi collettivi in generale, di servizi di pubblica utilità in particolare

I costi della transizione economica si rivelano ancora particolarmente elevati

Presenza diffusa di discontinuità tecnologiche e produttive

MOLISE

BASILICATA

Page 3: Aspetti economici del federalismo

Il divario Nord-Sud dall’Unità d’Italia al 1950Il divario Nord-Sud dall’Unità d’Italia al 1950

I fattori che hanno fatto aumentare il divario tra il Nord e il Sud:

- La liberalizzazione e l’abbassamento delle tariffe doganali (con l’Unità d’Italia)

- L’industrializzazione e lo sviluppo delle grandi imprese nel Nord-Ovest (nel periodo giolittiano)

- La politica di sviluppo demografico e il blocco delle migrazioni interne ed esterne (nel periodo fascista)

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L’intervento straordinario nel Mezzogiorno L’intervento straordinario nel Mezzogiorno (1950-1998)(1950-1998)

Le principali norme per il Mezzogiorno:

Istituzione della CASSA PER IL MEZZOGIORNO (1950)

- Fase infrastrutturale (1950 –1957)

- Fase di industrializzazione (1958 –1970)

- Fase mista di incentivi settoriali (1971- 1992)

Interventi i tutti i settori suscettibili di sviluppo

Distorsione degli incentivi, come nelle zone del terremoto dell’Irpinia

Page 5: Aspetti economici del federalismo

L’intervento straordinario nel Mezzogiorno L’intervento straordinario nel Mezzogiorno (1950-1998)(1950-1998)

Le principali norme per il Mezzogiorno:

Messa in liquidazione della Cassa per il Mezzogiorno (1984)

Agenzia per la promozione dello sviluppo (1986)

Abolizione dell’intervento straordinario e dell’Agenzia (1993)

Costituzione del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione (1998) presso il Ministero del Tesoro

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L’intervento straordinario nel Mezzogiorno L’intervento straordinario nel Mezzogiorno (1950-1998)(1950-1998)

L’impegno finanziario non è stato rilevante e, peraltro, non è stato bene utilizzato:

- 245.000 miliardi dal 1950 al 1990(a prezzi 1990)

- di cui, solo 185.000 utilizzati

- meno di 5.000 miliardi all’anno(2,6 miliardi di euro)

Page 7: Aspetti economici del federalismo

L’intervento straordinario nel Mezzogiorno L’intervento straordinario nel Mezzogiorno (1950-1998)(1950-1998)

Forte rilevanza dell’intervento sostitutivo, anziché di quello aggiuntivo

Grande rilevanza degli investimenti per infrastrutture (acquedotti

e fognature: 1/3-1/2, negli anni ‘60-’70)

Forti investimenti nell’industria di base, ad alta intensità di capitali e con scarsi effetti indotti

(Poli di sviluppo o “ cattedrali nel deserto”)

Page 8: Aspetti economici del federalismo

L’intervento straordinario nel Mezzogiorno L’intervento straordinario nel Mezzogiorno (1950-1998)(1950-1998)

Tuttavia, il “nuovo meridionalismo” nato nel dicembre 1946 aveva puntato , come ricordava Pasquale

Saraceno, su “un modello di sviluppo economico del Paese che fosse alternativo a quello che

aveva governato la nostra economia dal sorgere dello Stato unitario, un modello secondo il quale

si sarebbe svolta non solo la ricostruzione postbellica, ma anche l’espansione della nostra

economia al di là della ricostruzione”. La SVIMEZ, di cui ricorre questo mese il 60° anniversario,

avrebbe messo in pratica l’idea di un intervento straordinario legato alla “tematica dello sviluppo e

non a quella dell’assistenza”.

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L’intervento straordinario nel Mezzogiorno L’intervento straordinario nel Mezzogiorno (1950-1998)(1950-1998)

Page 10: Aspetti economici del federalismo

L’intervento straordinario nel Mezzogiorno L’intervento straordinario nel Mezzogiorno (1950-1998)(1950-1998)

Secondo la SVIMEZ, solo un consistente sviluppo dell’economia reale del Mezzogiorno, a partire dalla sua industrializzazione, avrebbe potuto

condurre il Sud fuori dal sottosviluppo e renderlo soggetto autonomo e autopropulsivo del suo

approdo a una piena modernizzazione del sistema economico e sociale, nel quadro di quello italiano.

Tuttavia, i progressi compiuti nei decenni precedenti, a cominciare dai grandi miglioramenti

conseguiti fino agli anni settanta, si rivelarono “insufficienti a colmare i preesistenti divari con le

regioni centro-settentrionali” (SVIMEZ, 1978).

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Indice di industrializzazioneIndice di industrializzazione (% addetti alle industrie estrattive, manufatturiere, elettricità, gas, acqua, (% addetti alle industrie estrattive, manufatturiere, elettricità, gas, acqua,

costruzione e installazione impianti sulla popolazione residente)costruzione e installazione impianti sulla popolazione residente)

Province e Regioni

1951 1961 1971 1981 1991 2001

Sud 4,1 4,5 5,4 6,2 5,4 5,7

Centro-Nord

11,8 14,9 15,6 16,4 14,6 13,9

Italia 9,3 11,1 12,1 12,8 11,3 11,0

Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT. Censimento dell'industria, vari anni.

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PIL a confronto: Mezzogiorno e ItaliaPIL a confronto: Mezzogiorno e Italia (a prezzi 1990) (a prezzi 1990)

949698

100102104106108110112

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998

Mezzogiorno Italia

Fonte:ISTAT (conti economici regionali) fino al 1996 e stime Svimez per 1997 e 1998

Page 13: Aspetti economici del federalismo

Andamento del PIL pro capite del MezzogiornoAndamento del PIL pro capite del Mezzogiorno(1951-1995)(1951-1995) Valore assoluto e livello rispetto al centro-nordValore assoluto e livello rispetto al centro-nord

Valori assoluti

Indice: Centro-Nord=100

Page 14: Aspetti economici del federalismo

Prodotto pro capite del MezzogiornoProdotto pro capite del Mezzogiornonel periodo 1951-1995nel periodo 1951-1995

Anni Migliaia di Lire1995

Indice (a)Centro -Nord = 100

Anni Migliaia di Lire1995

Indice (a)Centro -Nord = 100

1951 5,314 55,0 1974 14,711 60,71952 5,514 54,8 1975 14,425 61,51953 6,039 58,0 1976 14,855 58,41954 6,065 56,7 1977 15,393 58,91955 6,271 55,6 1978 15,872 59,41956 6,525 56,9 1979 16,697 59,91957 6,884 57,4 1980 17,107 59,31958 7,122 56,7 1981 16,952 59,01959 7,424 55,4 1982 17,038 59,41960 7,705 54,4 1983 17,276 61,41961 8,428 56,2 1984 17,798 61,31962 8,650 55,1 1985 17,982 59,91963 9,324 57,7 1986 18,253 59,01964 9,481 57,6 1987 18,815 59,21965 9,954 60,0 1988 19,400 58,61966 10,292 58,7 1989 19,810 58,21967 11,079 59,3 1990 20,151 58,81968 11,596 59,0 1991 20,587 59,81969 12,353 59,9 1992 20,590 59,41970 12,765 59,1 1993 20,115 58,71971 13,261 61,3 1994 20,302 58,31972 13,410 60,7 1995 20,583 56,91973 14,150 61,3

(a) Calcolato su valori a prezzi correnti - Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati ISTAT e SVIMEZ

Page 15: Aspetti economici del federalismo

Esportazioni delle regioni del Mezzogiorno.Esportazioni delle regioni del Mezzogiorno. Incidenza sul PIL (mld. correnti)Incidenza sul PIL (mld. correnti)

Fonte: ISTAT-Svimez

Page 16: Aspetti economici del federalismo

Variazione della popolazione residente:Variazione della popolazione residente:1951-1995 1951-1995 (saggi % medi annui)(saggi % medi annui)

Fonte: elaborazioni Svimez su dati ISTAT

Page 17: Aspetti economici del federalismo

Variazione del prodotto:Variazione del prodotto:1951-1995 1951-1995 (saggi % medi annui)(saggi % medi annui)

Fonte: elaborazioni Svimez su dati ISTAT e SVIMEZ

Page 18: Aspetti economici del federalismo

Variazione del prodotto pro capite:Variazione del prodotto pro capite:1951-1995 1951-1995 (saggi % medi annui)(saggi % medi annui)

Fonte: elaborazioni Svimez su dati ISTAT e SVIMEZ

Page 19: Aspetti economici del federalismo

Variazione del valore aggiunto al costo dei fattori a prezzi Variazione del valore aggiunto al costo dei fattori a prezzi costanti: 1951-1995costanti: 1951-1995 (saggi % medi annui)(saggi % medi annui)

Fonte: elaborazioni Svimez su dati ISTAT e SVIMEZ

Page 20: Aspetti economici del federalismo

Variazione delle unità di lavoro: 1951-1995Variazione delle unità di lavoro: 1951-1995 (saggi % medi annui)(saggi % medi annui)

Fonte: elaborazioni Svimez su dati ISTAT e SVIMEZ

Page 21: Aspetti economici del federalismo

Variazione del valore aggiunto al costo dei fattori per unità di Variazione del valore aggiunto al costo dei fattori per unità di lavoro a prezzi costanti: 1951–1995lavoro a prezzi costanti: 1951–1995 (saggi % medi annui)(saggi % medi annui)

Fonte: elaborazioni Svimez su dati ISTAT e SVIMEZ

Page 22: Aspetti economici del federalismo

Importanza % del prodotto e dell’occupazione:Importanza % del prodotto e dell’occupazione:1951–19951951–1995 (i principali settori)(i principali settori)

(a) Su valori a prezzi correnti (b) Occupati presenti per il 1951 e unità di lavoro per 1995 Fonte: elaborazioni Svimez su dati ISTAT e SVIMEZ

Page 23: Aspetti economici del federalismo

Andamento della popolazione residente:Andamento della popolazione residente:1951 - 19951951 - 1995

Mezzogiorno (scala a dx) e Centro - Nord (scala a sx)Mezzogiorno (scala a dx) e Centro - Nord (scala a sx)

25000

27000

29000

31000

33000

35000

37000

39000

51 53 55 57 59 61 63 65 67 69 71 73 75 77 79 81 83 85 87 89 91 93 95

17000

17500

18000

18500

19000

19500

20000

20500

21000

Centro -Nord

Mezzogiorno

Anni

Migliaia di unitàMigliaia di unità

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Tasso di disoccupazioneTasso di disoccupazione

nel periodo 1959 - 1995 (%)nel periodo 1959 - 1995 (%)

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

1959 1961 1963 1965 1967 1969 1971 1973 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995

Anni

Tasso di disoccupazione (%)

Mezzogiorno

Centro - Nord

Italia

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1959196119631965196719691971197319751977197919811983198519871989199119931995

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

Tasso di disoccupazione (%)

Anni

Mezzogiorno

Centro - Nord

Italia

Tasso di disoccupazione nel periodoTasso di disoccupazione nel periodo1951 - 1995 (%)1951 - 1995 (%)

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0

10

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100

195119551959196319671971197519791983198719911995Anni

0

5

10

15

20

25

30

35

Livello pro capite (Centro - Nord=100)In % del totale nazionale

Liv

ello

pro

cap

ite

(Cen

tro

- N

ord

= 1

00)

Qu

ota

% s

ul t

otal

e n

azio

nal

e

Investimenti fissi lordi del Mezzogiorno: 1951 - 1995Investimenti fissi lordi del Mezzogiorno: 1951 - 1995 (a prezzi costanti )(a prezzi costanti )

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Gli investimenti nel SudGli investimenti nel Sud(fondi europei messi a disposizione)(fondi europei messi a disposizione)

Disponibilità Impegni al 31-12-97 al 31-3-98Var. assoluteErogazioniassunti I trim.98 I trim.98 / tot.

1 2 3 4 5 6=4/1Programmi regionali: 27.995 17.930 9.284 10.637 1.354 38,0%

Abruzzo 1.077 875 432 496 64 46,0%

Basilicata 2.191 1.972 1.015 1.159 143 52,9%

Calabria 3.825 2.688 1.131 1.347 216 35,2%

Campania 6.045 3.276 2.192 2.361 170 39,1%

Molise 1.046 1.041 463 563 99 53,8%

Puglia 5.196 2.770 1.278 1.535 257 29,5%

Sardegna 3.528 2.370 1.186 1.462 276 41,4%

Sicilia 5.083 2.935 1.587 1.714 127 33,7%

Erogazioni

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Fondi strutturali dell’UEFondi strutturali dell’UE

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

L’unitarietà del Mediterraneo, che già Platone immaginò come un grande lago sul quale si affacciavano i popoli come formiche o rane, non è un’invenzione politica, ma

un oggettivo dato fisico-geografico, che tende ad associare per “intrinseco meccanismo”, come ha

osservato Fernand Braudel, i vari paesi rivieraschi, sia pure diversi per struttura, fede, cultura e tradizioni.

Nel Fedro di Platone è scritto: “vivono tra Phasis e le colonne d’Ercole, su una piccola porzione di terra attorno al mare, come formiche o rane attorno al

pantano”.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Un mare dalle dimensioni contenute, una sorta di grande lago, come si è detto. “Grande” per fenici e ebrei, “molto verde” per sumeri ed egizi, “nostro” per greci e romani.

Il Mediterraneo ha avuto tre cantori, Braudel, Attenborough (il “primo paradiso”), Matvejevic. Anzi quattro, con Omero e la sua Odissea. Come dice lo

scrittore bosniaco nel suo Breviario Mediterraneo, “Il più grande romanzo di formazione, la più grande storia

dell'individuo che si avventura nel mondo e ritorna a casa ossia a se stesso, e cioè l'Odissea, non è immaginabile senza il mare. Ma quel mare, il

Mediterraneo, è anche il grembo della nostra storia, della nostra civiltà”.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Il Mediterraneo non è mai stato semplicemente un mare che separa l’Europa dal Vicino Oriente e

dall’Africa,

o, come diceva Braudel, una semplice fenditura della crosta terrestre che si allunga da Gibilterra all’Istmo

di Suez e al Mar Rosso. Il Mediterraneo è un mare su cui si affacciano terre molto diverse fra loro, modi di

vita lontanissimi, separati da dualismi e ostilità connaturati, ma anche uniti nel gioco delle relazioni e

degli scambi marittimi, economici e culturali.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Sul Mediterraneo si sono sviluppate civiltà avanzate e civiltà tradizionali, città moderne e metropoli ossificate

in un passato immobile, che si sono spesso contrapposte tra loro; ma, soprattutto, il Mediterraneo è un mare che ha formato culture, che le ha divise e le

ha unite, che le ha messe in relazione e le ha viste contrapporsi frontalmente. Nel Mediterraneo, infatti, sono nate le grandi culture che hanno dato identità

all’Europa e ai Paesi del Sud che si bagnano in esso.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

L’attuale tormentata fase politica internazionale, l’esigenza di sviluppare in profondità l’antico filo del

dialogo con le diverse culture di questa parte del mondo, sono gli elementi chiave da considerare per

delineare il futuro ruolo del Mezzogiorno nello scenario dei rapporti tra l’Europa e i paesi della sponda sud del

Mediterraneo.

In effetti, un nuovo e centrale ruolo del Mezzogiorno appare più che mai possibile, anche in questa difficile

congiuntura politica ed economica, se l’Unione Europea terrà fede all’obiettivo di intensificare il suo

sforzo in favore dello sviluppo delle politiche euromediterranee, nella prospettiva di offrire un forte

contributo alla distensione del clima politico e sociale.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Il Partenariato euromediterraneo rappresenta il quadro delle relazioni politiche, economiche e sociali tra gli

Stati UE e Paesi terzi mediterranei (PTM).

Istituito nel novembre 1995 dalla Conferenza dei Ministri degli Esteri euromediterranei di Barcellona, il

Partenariato euromediterraneo riunisce i 25 Stati membri dell’UE e 10 Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, Egitto, Israele, Giordania,

Libano, Marocco, Autorità palestinese, Siria, Tunisia e Turchia. L’obiettivo del Partenariato è di fare del Mediterraneo una zona di stabilità, di pace e di

prosperità.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e MediterraneoPer realizzare questo scopo, un programma di obiettivi

ed azioni articolato in tre grandi capitoli:

- Partenariato politico e di sicurezza, per un’area euromediterranea di pace e di stabilità, basata sui principi del rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della democrazia (asse “politico”);

- Partenariato economico e finanziario, per un’area di prosperità, attraverso un’alleanza economico-finanziaria e la progressiva liberalizzazione degli scambi tra l’UE e i suoi partner e tra gli stessi Paesi del Mediterraneo (asse “economico”);

- Partenariato sociale, culturale e umano, per l’avvicinamento tra i popoli e lo sviluppo degli scambi culturali fra gli attori sociali (asse “culturale”).

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Oltre alla democratizzazione dei paesi dell’area (il primo “pilastro” su cui si fonda il Partenariato), il P.E.M. ha come obiettivo economico portante la costituzione, entro il 2010, di una zona di libero

scambio tra l’Europa e i paesi coinvolti nel progetto. Purtroppo i risultati ottenuti finora sono modesti e si rende necessario un forte rilancio del Partenariato, anche alla luce del realizzato allargamento ad Est dell’Unione. In questo quadro, assume un rilievo

particolare anche la questione della dotazione infrastrutturale, senz’altro uno degli elementi strategici del ruolo che il Mezzogiorno d’Italia può interpretare al

centro del Bacino.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Il ruolo di “piattaforma” e di “ponte” con l’Africa e addirittura con l’Estremo Oriente

(attraverso il Mar Mediterraneo e Suez), potrà risultare valido solo se a tale funzione di

“connessione” e di “raccordo” si accompagnerà un sostanziale rafforzamento

del Mezzogiorno. Il nostro Sud potrà assolvere ruoli positivi e strategici solo se nel suo

insieme divenenterà più sviluppato dal punto di vista produttivo e compiutamente

interconnesso anche tra i propri territori. Solo allora il Mezzogiorno potrà costituire uno

snodo della futura crescita in quest’area del Mondo, e non funzionare solo da “manufatto

tecnico” (ponte) al servizio delle aree più avanzate dell’Italia e dell’Europa del Nord.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Anche da questo versante, va vista la scarsa rilevanza che il tema del ritardo del

Mezzogiorno - che andrebbe affrontato assieme a quello delle sue necessità e potenzialità di sviluppo - ha registrato negli ultimi anni nel dibattito politico-culturale del Paese e nella politica economica italiana. Le politiche di

sviluppo non sono state adeguate, sia nell’ultimo mezzo secolo (nonostante la fase positiva del primo “intervento straordinario”,

dagli anni ‘50 a circa la metà degli anni ‘70), sia nell’ultimo decennio di interventi, la fase dalla

cosiddetta “Nuova politica economica”, manifestando un eccesso di ottimismo verso

alcuni limitati (e non strutturali) progressi del Sud.

Page 49: Aspetti economici del federalismo

La fine della “politica speciale”La fine della “politica speciale”per il Mezzogiornoper il Mezzogiorno

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Oggi, le risorse in conto capitale vanno utilizzate per le “gambe tecniche” dello

sviluppo nelle aree in ritardo. Infatti, le opere pubbliche condizionano la produttività e

l’attrattività dei contesti territoriali, le cui dotazioni – specie quelle per le reti – non

possono essere solo funzione dell’esistente livello di sviluppo, ma devono concorrere ad

accelerarlo.In questo quadro, è essenziale la realizzazione dei “Corridoi europei” (la Direttrice UE Berlino-Palermo, il “Corridoio 8” Napoli-Bari-Balcani).

Se si vuole puntare su una strategia euro-mediterranea, occorre un consolidamento

“logistico” (e ovviamente economico-produttivo) dell’intero Mezzogiorno, per

promuovere efficienti collegamenti con il “mare tra le terre”.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Il riassorbimento del divario tra il “debole” Sud e il “forte” Nord comporterà sforzi impegnativi e lunghi, la cui durata dipenderà dall’entità dei

“differenziali di crescita” Nord-Sud che si riuscirà a realizzare nelle due macro-regioni

d’Italia. Ma proprio perché tempi e risorse sono fattori e vincoli reali, è questo il momento di

porsi obiettivi strategici importanti, concentrando su di essi l’impegno, per puntare,

nel lungo periodo, all’unificazione anche economica del nostro Paese.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Quest’obiettivo ha rappresentato dagli anni ’40 il sogno del “nuovo meridionalismo” nazionale ed europeista, di Pasquale Saraceno, Donato

Menichella, Rodolfo Morandi, Francesco Giordani, Giuseppe Cenzato, e, poi, di Manlio

Rossi Doria, Vincenzo Caglioti, Giorgio Sebregondi, Francesco Compagna, Gabriele

Pescatore, Salvatore Cafiero e di tanti altri, con i quali la SVIMEZ ha scritto pagine decisive della

storia italiana ed europea.

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

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Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Se guardiamo alla storia di lunga durata, vediamo che il destino del Mezzogiorno e quello del Mediterraneo

hanno sempre proceduto insieme, nel bene e nel male. Quando il Mediterraneo è stato al centro dei traffici del

mondo, anche il Mezzogiorno ha conosciuto le sue pagine più positive. Quando il Mediterraneo, invece, è

andato in crisi, anche il Mezzogiorno ha vissuto periodi bui. Adesso, dopo lungo tempo, il Mediterraneo torna ad essere uno snodo del pianeta, un grande crocevia

internazionale e, dunque, anche il Mezzogiorno, assieme a tutti i Paesi che si affacciano sul

Mediterraneo, può riconquistare la sua centralità mediterranea: di un comune mare di pace e di relazioni

internazionali.

Mezzogiorno e Mediterraneo, Mediterraneo ed Europa.

Page 55: Aspetti economici del federalismo

Mezzogiorno e MediterraneoMezzogiorno e Mediterraneo

Page 56: Aspetti economici del federalismo

Mezzogiorno “problema aperto”Mezzogiorno “problema aperto”

Corrado Barbagallo nel 1948 rilevava come una delle fondamentali condizioni sfavorevoli per la diffusione

dell’industria fosse la mancanza di capitali e, in particolare, la “riluttanza dei capitalisti a investire il loro denaro in

imprese industriali, che debbano aver sede nel Mezzogiorno”. Tale contrarietà, infatti, discendeva “dalla convinzione che

quaggiù una qualsiasi impresa industriale è costosa, faticosa, probabilmente destinata all’insuccesso per la mancanza di

quegli elementi, che con frase oscura gli economisti sogliono denominare fattori agglomerativi”.

Page 57: Aspetti economici del federalismo

Mezzogiorno “problema aperto”Mezzogiorno “problema aperto”

Allora, se in altri tempi il permanere del divario tra Nord e Sud ha comportato la prevalenza di una politica assistenziale e improduttiva, oggi a maggior ragione occorre interrogarsi, come faceva Saraceno, sulla possibilità di impiegare le risorse pubbliche disponibili “al fine di creare quella convenienza ad

investire che mancava nel Mezzogiorno”.

Il Rapporto sull’economia del Mezzogiorno 2006 e i nuovi materiali predisposti dalla SVIMEZ in occasione del suo 60°

anniversario (in particolare, l’elaborato relativo a L’evoluzione macro-economica del Mezzogiorno e del Centro-

Nord 1951-2005) offrono l’opportunità concreta di riprendere a discutere di questo problema quanto mai aperto e niente affatto superato, dopo un sessantennio di storia italiana.

Page 58: Aspetti economici del federalismo
Page 59: Aspetti economici del federalismo

I dati del Mezzogiorno al I dati del Mezzogiorno al 20052005

Rapporto SVIMEZ 2006Rapporto SVIMEZ 2006

Page 60: Aspetti economici del federalismo

Rapporto SVIMEZ 2006Rapporto SVIMEZ 2006

Page 61: Aspetti economici del federalismo

Rapporto SVIMEZ 2006Rapporto SVIMEZ 2006

Un Mezzogiorno in recessione all'interno di un Paese che ristagna. Questa è la fotografia che emerge dal Rapporto della Svimez sull'economia del Mezzogiorno. Nel 2005 il Sud è peggiorato rispetto al 2004 in PIL e occupazione, crescendo per il secondo anno consecutivo meno del

Centro-Nord. Il PIL per abitante è rimasto a 16.272 euro, pari al 60,3% del Centro-Nord (26.985 euro). A livello

regionale, al Sud sono cresciute solo Abruzzo (+2,1%), Sicilia (+2,8%) e Sardegna (+0,9%).

Page 62: Aspetti economici del federalismo

Rapporto SVIMEZ 2006Rapporto SVIMEZ 2006

Sul versante occupazionale, il Sud ha perso, nel 2005, 20mila posti di lavoro (a fronte di un aumento di 179mila

unità nel Centro-Nord), che salgono a 69mila se si considera il periodo 2002-2005 (in cui il Centro-Nord

registra +700mila nuovi addetti).

Il tasso di attività scende di due punti al Sud, a dimostrazione di un crescente effetto scoraggiamento che

induce le fasce più deboli a non cercare più lavoro. E come a livello nazionale e in controtendenza rispetto agli scorsi anni, riprende a crescere il lavoro atipico (+16mila unità). Spina nel fianco, ancora una volta, il sommerso, che colpisce quasi 1 lavoratore su 4 (23%), percentuale

che scende al 10% nel Centro-Nord.

Page 63: Aspetti economici del federalismo

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

+3,4

+1,3

-0,3

0,0CRESCITA DELL'ECONOMIANEL 2005

Page 64: Aspetti economici del federalismo

1,11,8 1,7 1,5

3,1

1,6

0,2 0,1

1,4

0,0

Mezzogiorno

Centro-Nord

1,0

CRESCITA DEL PIL

2,72,0 2,2

2,7 2,4

1,10,7 0,7

-0,3

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

Page 65: Aspetti economici del federalismo

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

OCCUPAZIONE

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 200513500

14000

14500

15000

15500

16000

16500

5900

6000

6100

6200

6300

6400

6500

6600Mezzogiorno

Centro-Nord

Page 66: Aspetti economici del federalismo

TASSO DI ACCUMULAZIONE

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

1951195419571960196319661969197219751978198119841987199019931996199920022005

MEZZOGIORNO

CENTRO-NORD

Page 67: Aspetti economici del federalismo

IL DUALISMO

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

PIL PRO CAPITE TASSO DI

DISOCCUPAZIONE

TASSO DI

OCCUPAZIONE

60,3 293,9 71,6

100,0 100,0 100,0

Page 68: Aspetti economici del federalismo

PIL PRO CAPITE IN PPATasso di crescita m.a. 1995-2003

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

Nuovi paesi membri UE 5,7%

Altre Aree Ob. 1 UE a 15 4,8%

Mezzogiorno 3,6%

Page 69: Aspetti economici del federalismo

PERCORSI DI SVILUPPO

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

1998 2000

2002

20042005

19982000

2002

2004

2005

19982000

20022004

2005

1998

20002002

20042005

19982000

200220042005

1998 20002002

200420051998

20002002

20042005

19982000

2002

20042005

1998

20002002

20042005

1998

2000

2002

2004

2005

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

70,0 80,0 90,0 100,0 110,0 120,0

Mezzogiorno

Centro-Nord

ItaliaGermania

Regno Unito

Francia

Grecia

S pagna

Tasso di occupazione 15-64 anni

Pil pro capite in PPA

Portogallo

I rlanda

Page 70: Aspetti economici del federalismo

LE AREE DELLA COMPETITIVITA’

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

SEFI

DK

DE

NLLU

ATBE

UE15UK

FR

SIIT-CN

IEES

ITEE

CZ

PTIT-MEZZ

HUSK

LT

GRPL

LV

20 40 60 80 100 120 140 160 180 200

SEDK

UK

FIIE

NL

FRSI

ATUE15

LTES

BE

LVPT

PLEE

DESK

CZIT-CN

LU

ITHU

IT-MEZZGR

60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160

LUIE

BE

NLDK

FICZ

SEAT

DESK

UE15

SIIT-CN

EEHU

UKFR

ESIT

PTPL

LTLV

GRIT-MEZZ

40 60 80 100 120 140 160 180 200 220

INNOVAZIONE – R&S RISORSE E FORMAZIONE

VITALITA’ ECONOMICA

Page 71: Aspetti economici del federalismo

TASSO DI ACCUMULAZIONE UE 25

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

19,3 19,2

29,7

SPAGNA

22,3PO

RTOG

ALLO

23,8

GRECIA

27,1

IRLA

NDA

SLOVACCHIA

28,6 26,4

REP. CECA

SUD

CENTRO

NORD

Page 72: Aspetti economici del federalismo

L’INTEGRAZIONE INTERNAZIONALE

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

QUOTA ESPORTAZIONI DEL SUD

SU COMMERCIO MONDIALE 0,4%

INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI PER ABITANTE

NEL SUD 16 $ NEL CENTRO-NORD 271 $

UE a 25 900 $ IRLANDA 5.200 $

Page 73: Aspetti economici del federalismo

LE AGEVOLAZIONI DELLA L. 488/92NELL’INDUSTRIA E NEI SERVIZI (mln €)

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

2001 2.796,6

2002 1.907,0

2003 1.305,1

2004 1.163,3

2005 6,6

Page 74: Aspetti economici del federalismo

SPESA DELLA P.A. IN CONTO CAPITALE2004

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

SPESA BASE

nel SUD 11,6 mrd €

nel NORD 32,9 mrd €

SUD / ITALIA 26,1%

SPESA ADDIZIONALE

nel SUD 9,8 mrd €

nel NORD 3,9 mrd €

SUD / ITALIA 71,5%SPESA COMPLESSIVA

nel SUD 21,4 mrd €

nel NORD 36,8 mrd €

SUD / ITALIA 36,8%

Page 75: Aspetti economici del federalismo

PORTI HUB (TRANSHIPMENT) E FEEDER

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

Page 76: Aspetti economici del federalismo

INDICI SINTETICI DI DOTAZIONE DEI NODI DI SCAMBIO (ITALIA=100)

Rapporto SVIMEZ 2006 sull'economia del Mezzogiorno

Centri intermodali

Porti AeroportiIndice

sintetico

Sud 1,1 98,0 77,0 20,1Centro-

Nord156,1 101,1 112,6 121,1

Page 77: Aspetti economici del federalismo

PIL: tassi di var. % su valori a prezzi costanti 1995

-2,0%

-1,0%

0,0%

1,0%

2,0%

3,0%

4,0%

5,0%

6,0%

1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005* 2007* 2009*

Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno

* Previsioni

Fonte: ISTAT, Unioncamere

Page 78: Aspetti economici del federalismo

Fonte: ISTAT

Tasso di attività

40

42

44

46

48

50

52

54

2004/1 2004/2 2004/3 2004/4 2005/1 2005/2 2005/3 2005/4 2006/1 2006/2

Centro Nord Sud

Page 79: Aspetti economici del federalismo

Fonte: ISTAT

Tasso di occupazione

34

36

38

40

42

44

46

48

50

52

2004/1 2004/2 2004/3 2004/4 2005/1 2005/2 2005/3 2005/4 2006/1 2006/2

Centro Nord Sud

Page 80: Aspetti economici del federalismo

Andamento dell'export per ripartizioni (2000 = 100)

95

100

105

110

115

120

125

130

135

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno

Fonte: ISTAT

Page 81: Aspetti economici del federalismo

Presenze turistiche (1995 = 100)

95100105110115120125130135140145150

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

"Centro Nord - italiani" "Centro Nord - stranieri"

"Mezzogiorno - italiari" "Mezzogiorno - stranieri"

Page 82: Aspetti economici del federalismo

Mezzogiorno

(*)Valore aggiunto 2005 pro capite – Dato ISTAT

Valore aggiunto pro capite regionale

Regione V.A. pro capite

Abruzzo € 18.246

Basilicata € 15.443

Calabria € 14.050

Campania € 14.890

Molise € 17.402

Puglia € 14.359

Sardegna € 16.952

Sicilia € 14.845

ITALIA(*) € 21.770

Comuni “TOP-FIVE” – V.A. pro capite

Pettoranello del Molise (IS) € 99.905

Pozzilli (IS) € 73.711

Atessa (CH) € 62.972

Sarroch (CA) € 69.068

Campochiaro (CB) € 63.302

Comuni “DOWN-FIVE” – V.A. pro capite

Trenta (CS) € 4.677

Petruro Irpino (AV) € 4.723

San Lorenzo Bellizzi (CS) € 4.805

Altofonte (PA) € 4.981

San Martino di Finita (CS) € 5.073

Valore aggiunto pro capite comunale

MEDIANA MEZZOGIORNO: € 11.969

Page 83: Aspetti economici del federalismo
Page 84: Aspetti economici del federalismo

“Una politica di ‘coesione’ – in Italia e nell’Unione europea, e guardando entrambi al futuro dei

rapporti anche con i Paesi e con le economie del Mediterraneo – potrà definirsi veramente tale non se aiuterà con risorse pubbliche solo gli ultimi (in Italia il Mezzogiorno; nell’Europa a 25 i soli Paesi

dell’Est), ma se si dimostrerà capace di stimolare e sostenere l’ambizione e l’impegno di ciascun territorio, che si trova sempre collocato ad un diverso livello di una ideale “scala” o “griglia”

capace di misurare il benessere raggiunto e quello più elevato cui tendere. Ed ambizione ed impegno di ciascun territorio non può non essere quello di accelerare la propria velocità di crescita, in una

sorta di maratona ad inseguimento” (Nino Novacco - 2004)

Page 85: Aspetti economici del federalismo

I Fondi strutturali: le I Fondi strutturali: le novità per il periodo novità per il periodo

2007-20132007-2013

Page 86: Aspetti economici del federalismo

La politica di coesioneLa politica di coesione

Art. 130A del Trattato dell’Unione Europea:

“Per promuovere uno sviluppo armonioso dell’insieme della Comunità, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economia e

sociale. In particolare la Comunità mira a ridurre il divario tra le diverse regioni e il ritardo delle regioni meno favorite, comprese quelle rurali”

Page 87: Aspetti economici del federalismo

L’obiettivo dei fondi strutturali è proprio quello di sostenere e finanziare, assieme agli Stati Membri, tutte quelle azioni intese a creare le condizioni necessarie ad uno sviluppo duraturo e sostenibile.

La riforma dei fondi strutturali, avviata nel 1988 e ripresa nel 1993 dall’Unione Europea per il periodo 1994/99, rifinanziata per il periodo 2000-2006 e in corso di programmazione per il periodo 2007-2013, costituisce una tappa importante nel rapporto tra le istituzioni comunitarie e le singole regioni per la definizione delle politiche di sviluppo dell’Unione Europea.

La politica di coesioneLa politica di coesione

Page 88: Aspetti economici del federalismo

Le politiche nazionaliLe politiche nazionali

In questo quadro, vanno inserite le misure concrete a livello nazionale (i centoventi miliardi di euro di investimenti nel Sud, i crediti d’imposta, il cuneo fiscale differenziato e le zone franche urbane) e le novità decise dal governo per le politiche di sviluppo del Mezzogiorno (il rifinanziamento per sette anni - anziché tre - del Fondo aree sottoutilizzate, in relazione al nuovo ciclo comunitario 2007-2013, e la disponibilità di importi finanziari pluriennali a partire già da quest’anno). Eppure, sono proprio queste scelte che cominciano finalmente a prefigurare una “programmazione unica” per la politica nazionale e comunitaria, a richiedere una selezione molto forte e una concentrazione degli interventi previsti e delle relative risorse.

Page 89: Aspetti economici del federalismo

Le politiche nazionaliLe politiche nazionali

Questo metodo innovativo, però, da solo non basta. Il dualismo meridionale necessita di una politica di dimensioni macroeconomiche, che si ponga un compito di largo respiro, come era nelle intenzioni del “nuovo meridionalismo” di un sessantennio fa, per mettere al centro dell’azione di governo, a tutti i livelli, le nuove opportunità di sviluppo degli investimenti e del mercato (a partire da quella offerta dal possibile raccordo tra Europa e Asia, attraverso il bacino mediterraneo) e avviare così il percorso di lunga lena della definitiva scomparsa del divario.

Page 90: Aspetti economici del federalismo
Page 91: Aspetti economici del federalismo

Quali sono i fondi?

Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR): infrastrutture, investimenti produttivi, PMI, Istruzione,

Sanità, R&S, Turismo e Beni Culturali

Fondo Sociale Europeo (FSE):

formazione, aiuti all’assunzione dei lavoratori, adeguamento delle strutture formative e pari

opportunità

La politica di coesioneLa politica di coesione

Page 92: Aspetti economici del federalismo

Fondo Europeo di garanzia e orientamento agricolo (FEOGA):

ammodernamento strutture agricole, trasformazione, promozione e commercializzazione dei prodotti locali, tutela dell’ambiente rurale, prevenzione catastrofi naturali nelle zone ultraperiferiche

Strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP):flotta da pesca, acquacoltura e fascia costiera, attrezzature dei porti da pesca, trasformazione e commercializzazione del pesce, prospezione dei mercati

La politica di coesioneLa politica di coesione

Page 93: Aspetti economici del federalismo

La politica di coesioneLa politica di coesione

Politica di coesione = Politica regionale = Fondi strutturali

I fondi strutturali: Fse (dal 1958), Feoga (dal 1958), Fesr (dal 1975), Fondo di coesione (dal 1993)

- La politica di coesione inizia negli anni ‘60, ma viene rilanciata dall’AUE del 1986, per compensare le regioni più deboli

dall’introduzione del mercato unico europeo. - Riforma dei fondi strutturali del 1988

- Nel 1988 i fondi strutturali coprivano il 15% del bilancio CE, nel 1992 sono passati al 30% (e sono poi rimasti a questo livello)

Quattro periodi di programmazione:1988-1992 - cinque anni1993-1999 - sette anni2000-2006- sette anni2007-2013- sette anni

Page 94: Aspetti economici del federalismo

I principi guida dei fondi strutturali I principi guida dei fondi strutturali 2007-20132007-2013

Concentrazione: un’impostazione più strategica, che consolida le priorità dell’Unione sia a livello geografico (80% circa del finanziamento destinato alle regioni meno sviluppate), sia dal punto di vista tematico (strategia incentrata sugli obiettivi di Lisbona e Göteborg).

Semplificazione: riduzione del numero di regolamenti; meno obiettivi – meno Fondi; programmazione; soppressione della suddivisione in zone, programmi sostenuti da un unico Fondo; gestione finanziaria più flessibile; proporzionalità in materia di controllo, valutazione e monitoraggio; ammissibilità delle spese.

Decentramento: ruolo più incisivo delle regioni e dei soggetti locali.

Page 95: Aspetti economici del federalismo

Concentrazione Territoriale.Concentrazione Territoriale.La nuova geografia delle disparitàLa nuova geografia delle disparità

Concentrazione Territoriale.Concentrazione Territoriale.La nuova geografia delle disparitàLa nuova geografia delle disparità

Page 96: Aspetti economici del federalismo
Page 97: Aspetti economici del federalismo

Scenari in rapida Scenari in rapida trasformazionetrasformazione

per le politiche regionaliper le politiche regionali[Terzo Rapporto di Coesione, pag. 20]

“L’allargamento condurrà ad un ampliamento dei divari di sviluppo, ad uno spostamento verso est del problema delle disparità e ad una più difficile situazione occupazionale: i divari socioeconomici raddoppieranno e la media comunitaria del PIL per abitante si ridurrà del 12,5%.

Inoltre, l’Unione dovrà fronteggiare la più rapida ristrutturazione economica derivante dalla globalizzazione, l’ulteriore apertura dei mercati internazionali, la rivoluzione tecnologica, lo sviluppo dell’economia e della società della conoscenza, l’invecchiamento della popolazione e la crescita dei flussi migratori”.

Gli scenari dell’allargame

nto

Le trasformazioni

strutturali

Page 98: Aspetti economici del federalismo

“La conoscenza è il cuore della strategia di Lisbona. La generazione, la disseminazione e l’uso della conoscenza sono il mezzo attraverso cui le attività economiche operano e si sviluppano. Facilitare l’accesso alla finanza ed ai mercati, promuovere i servizi di supporto alla produzione, rafforzare i legami fra le imprese e le attività scientifiche, dotare le persone delle giuste abilità attraverso l’istruzione e la formazione, incoraggiare l’adozione di nuove tecnologie ed incrementare gli investimenti in R&S sono tutti elementi chiave per migliorare il contesto produttivo e stimolare l’innovazione”.

Integrare le politiche di Integrare le politiche di coesione e la strategia di coesione e la strategia di

LisbonaLisbona[Terzo Rapporto di Coesione, pag. 101]

Le politiche di coesione sono strettamente

interrelate alle esigenze di rilancio

e innovazione dell’intera

economia europea. La strategia di

Lisbona è stata recentemente

rilanciata dalla Commissione,

anche con il lancio di un Programma

comunitario.

Page 99: Aspetti economici del federalismo

I tre obiettivi delle politiche I tre obiettivi delle politiche regionali 2007 – 2013regionali 2007 – 2013

[Reg. Gen. capp. II e III, artt. 3 – 7]

Convergenza: sostenere lo sviluppo e la creazione di posti di lavoro negli Stati Membri e nelle

regioni meno sviluppate.

Competitività regionale e occupazione: anticipare e

promuovere il cambiamento al di fuori delle regioni in ritardo di

sviluppo.

Cooperazione territoriale ed europea: promuovere uno

sviluppo armonioso ed equilibrato del territorio dell’Unione.

Le politiche di coesione si

concentrano su tre obiettivi

adottando un sistema più semplice di

strumenti (FESR, FSE e Fondo di

coesione)

Page 100: Aspetti economici del federalismo

Le tre priorità Le tre priorità della politica di coesionedella politica di coesione

[Linee guida della strategia comunitaria]

Rendere più attraenti gli Stati membri, le regioni e le città migliorando l’accessibilità,

garantendo servizi di qualità e salvaguardando le potenzialità

ambientali, attraverso:

il potenziamento delle infrastrutture di trasporto

il rafforzamento delle sinergie tra tutela dell’ambiente e crescita

ridurre l’uso intensivo delle fonti energetiche tradizionali

La prima priorità: l’attrattività di

nazioni e territori. Il centro della strategia è il

rafforzamento delle infrastrutture

Page 101: Aspetti economici del federalismo

Le tre prioritàLe tre prioritàdella politica di coesionedella politica di coesione

[Linee guida della strategia comunitaria]

Promuovere l’innovazione, l’imprenditoria e lo sviluppo dell’economia della conoscenza

mediante lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, comprese le nuove

tecnologie dell’IC, attraverso:

il miglioramento e l’aumento degli investimenti nella RST, mediante gruppi di eccellenza, accesso delle PMI, capacità di

R&S

promuovere l’innovazione e l’imprenditoria, mediante poli di eccellenza,

servizi di sostegno, ecoinnovazioni, sviluppo di nuove imprese

garantire l’accessibilità per tutti alla SI migliorando servizi ed infrastrutture

migliorare l’accesso ai finanziamenti per le imprese che investono nella conoscenza e

nell’innovazione

La seconda priorità:

innovazione, imprenditoria ed

economia della conoscenza. Il

centro della strategia è su RST

ed innovazione

Page 102: Aspetti economici del federalismo

Le tre priorità Le tre priorità della politica di coesionedella politica di coesione

[Linee guida della strategia comunitaria]

Creare nuovi e migliori posti di lavoro:

facendo in modo che un maggior numero di persone arrivi e rimanga sul mercato del

lavoro e modernizzando i sistemi di protezione sociale

migliorando l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese nonché rendendo più

flessibile il mercato del lavoro

aumentando gli investimenti nel capitale umano attraverso il miglioramento di

istruzione e competenze

migliorando la capacità amministrativa

contribuendo a mantenere in buona salute la popolazione attiva con la prevenzione

dei rischi e l’adeguamento delle infrastrutture

La terza priorità: nuovi e migliori posti di lavoro

Governance e partenariato

pubblico privato sono principi

chiave della nuova strategia

comunitaria

Page 103: Aspetti economici del federalismo

Il destino delle regioni Il destino delle regioni italianeitaliane

oggi in Obiettivo 1oggi in Obiettivo 1[Allegato statistico al TRC]

A pieno titolo nell’Obiettivo Convergenza: Calabria (68,1 su

EUR 25), Campania (71,5), Puglia (71,3) e Sicilia (71,6).

In phasing out dall’Obiettivo Convergenza: Basilicata (77,3 su

EUR 25 e 72,5 su EUR 15).

In phasing in nell’Obiettivo Competitività: Sardegna (83,4 su

EUR 25 e 76,1 su EUR 15).dati provvisori

Data l’evoluzione del PIL per

abitante e tenendo conto del

cosiddetto effetto statistico

[Relazione Reg. Gen. pag. 4], la

Sardegna dovrebbe uscire

dall’attuale Obiettivo 1 mentre

la Basilicata dovrebbe andare

in phasing out

Page 104: Aspetti economici del federalismo

Gli articoli 25 e 26 (Titolo 3, Cap. II) della proposta di regolamento prevedono che ciascun Paese

membro adotti un Quadro strategico nazionale per impostare la propria

strategia e la programmazione operativa globale. Il QSN espone

strategie, priorità, obiettivi, elenco dei Programmi Operativi e dotazioni

finanziarie per fondo.

Per la definizione del QSN sono state definite (febbraio 2005), in Italia, delle Linee Guida approvate dalla

Conferenza Unificata. Le Linee Guida stabiliscono fra l’altro che la

costruzione del QSN è l’occasione per consolidare e completare

l’unificazione della programmazione delle politiche regionali, nazionali e

comunitarie.

Il QSN e il percorso nazionaleIl QSN e il percorso nazionale

Come si è organizzato il nostro

Paese per questa fase preparatoria delle politiche di

coesione?

Page 105: Aspetti economici del federalismo

Lista dei Programmi Operativi Risorse di massima

Composizione fra investimenti pubblici ed aiuti alle imprese

Indicazioni di pochi obiettivi, coerenti con Lisbona-Goteborg e la SEO, e di

indicatori corrispondenti Criteri per la costruzione di

meccanismi di premialità Obiettivi programmatici per il FAS

Previsioni della spesa settennale, per verificare verificare l’addizionalità (Ob.

1) Risorse per priorità (Ob. 1)

Impegni per la valutazione e la capacità istituzionale (Ob. 1)

Collegamenti e sinergie con le politiche nazionali (Ob. 1)

Cosa c’è nel QSN?Cosa c’è nel QSN?

I profili strategici:

Obiettivi di coesione e

competitività

Priorità di intervento

Integrazione finanziaria e

programmatica

Integrazione fra politiche regionali

e nazionali

Governance e capacità

istituzionali

Page 106: Aspetti economici del federalismo

• Accompagnare la politica regionale con un forte grado di condivisione nazionale

• Introdurre un targeting vincolante per alcuni servizi essenziali

• Apertura della programmazione e dell’attuazione alle avanguardie culturali, del lavoro e imprenditoriali più innovative

• Dare priorità più stringenti nei programmi

• Coinvolgere e promuovere il sistema delle banche attraverso un quadro di certezze

• Ridurre i residui limiti della governance

Prime indicazioni strategichePrime indicazioni strategiche

Da alcuni interessanti

documenti provvisori del DPS

emergono prime indicazIoni di

metodo e di strategia sul

prossimo periodo di programmazione

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Il Mezzogiorno, il Centro-Nord eIl Mezzogiorno, il Centro-Nord eil federalismo prossimo venturoil federalismo prossimo venturo

Considerazioni conclusive:- perché l’accento sulla coesione: dal divario alla

competitività- un problema nazionale ancora aperto, altro che

abolizione della”questione meridionale”-la “questione settentrionale” è l’altra faccia del dualismo

italiano- occorre una politica nazionale di lungo periodo

- il Manifesto del PD accoglie pienamente questo tema, che diviene uno dei 12 punti qualificanti del programma

del “nuovo” governo Prodi

Page 112: Aspetti economici del federalismo

Il Mezzogiorno al centro delle politiche Il Mezzogiorno al centro delle politiche di sviluppodi sviluppo

Il Mezzogiorno rappresenta ancora un “problema aperto” per la società e l’economia italiana, ma oggi può essere visto come un’opportunità per risolvere le contraddizioni del paese. Le diverse politiche finora adottate, pur favorendo il progresso complessivo dei territori meridionali, non hanno sortito l’effetto di modificare un meccanismo diseguale di crescita, contrassegnato da un divario tra la quantità e la qualità dell’evoluzione del Sud rispetto al resto dell’Italia. Nel contesto della competizione globale, quando anche il Centro-Nord ha perduto slancio, condizione essenziale per lo sviluppo e l’integrazione internazionale dell’intera economia italiana è il definitivo superamento del problema meridionale.

Page 113: Aspetti economici del federalismo

Il Mezzogiorno al centro delle politiche Il Mezzogiorno al centro delle politiche di sviluppodi sviluppo

L’apertura al mercato del Mezzogiorno, come premessa per una crescita autopropulsiva, richiede profonde riforme e strategie di medio-lungo periodo, fondate sulle politiche per la cultura, il talento, la ricerca, la creatività e l’innovazione. La selettività, la concentrazione e l’automatismo nell’impiego delle risorse europee e nazionali sono il principale contributo che può venire dall’amministrazione pubblica al conseguimento di quest’obiettivo. La realizzazione dei fattori agglomerativi fondamentali, come la predisposizione di adeguate piattaforme logistiche, infrastrutture di comunicazione e reti telematiche, è la scelta fondamentale per determinare l’attrazione permanente di capitali, iniziative imprenditoriali e intelligenze nell’area meridionale, per fare del Mezzogiorno e dell’Italia un crocevia ineludibile tra il Mediterraneo e l’Europa, l’Oriente e l’Occidente.

Amedeo Lepore

Page 114: Aspetti economici del federalismo

Il Manifesto per il partito democraticoIl Manifesto per il partito democratico

“È interesse nazionale dell’Italia valorizzare, in Europa, la sua vocazione mediterranea, tanto più a seguito dell’impetuoso sviluppo dell’Asia. Come principale proiezione dell’Europa nel Mediterraneo, l’Italia può svolgere una funzione politica, economica e culturale di primaria importanza, ed affrontare in forme nuove e più efficaci lo storico squilibrio tra il Nord del Paese e il nostro Mezzogiorno.

Noi vogliamo che l’Europa, in particolare grazie all’Italia, operi per trasformareil Mediterraneo da epicentro dei conflitti mondiali a luogo privilegiato del dialogo e della collaborazione tra popoli, culture, religioni, impegnandosi in primo luogo per garantire la sicurezza di Israele e il diritto dei palestinesi ad uno stato pacifico e democratico, per favorire l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, per la stabilizzazione dei Balcani e la loro piena inclusione nella casa comune europea”

Page 115: Aspetti economici del federalismo

Il Manifesto per il partito democraticoIl Manifesto per il partito democratico

“Noi vogliamo un’Italia più unita, più omogenea sul piano economico e sociale. Per questo mettiamo al centro della nostra azione il Mezzogiorno. Dobbiamo assolutamente cogliere, come nazione, l’opportunità di farne il principale raccordo che, attraverso il Mediterraneo, unisca l’Europa e l’Asia. In questo quadro, la predisposizione di adeguate piattaforme logistiche, infrastrutture di comunicazione e reti telematiche, è fondamentale per attrarre stabilmente capitali e iniziative imprenditoriali. A questo fine vogliamo chiamare a raccolta tutte le migliori energie della nazione, per un progetto che richiede ingenti risorse economiche, ma soprattutto un impegno straordinario per riformare profondamente il settore pubblico, per combattere inefficienze, favoritismi, corruzione e mettere in moto le grandi riserve di ingegno di cui il Mezzogiorno è ricco”

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