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ROSEMARY ALTEA LA FORZA CHE E' IN TE

Titolo originale: You Own the Power. Traduzione di Alessandra De Vizzi Indice. Ringraziamenti. Prefazione Ä Sei in casa oggi? 1. Lasciare andare la tensione e trovare la pace. 2. Individuare e accrescere la nostra energia. 3. Conoscere chi siamo in realtà. 4. I campi di luce sono campi di vita. 5. Entrare in contatto con il mondo dello spirito. 6. Apprezzare il buon senso. 7. Fino a che punto è affidabile il nostro sesto senso? Epilogo. Nota: Questo libro e gli esercizi in esso contenuti non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Per qualunque tipo di disturbo fisico o mentale non esitate a contattare il vostro dottore. L'autrice non è responsabile deglieffetti derivanti dall'esecuzione di tali esercizi. Sono soltanto una piccola voce che spera di scuotere il mondo, cosò come Dio ha scosso il mio universo... Sono un semplice essere umano e cerco di mostrare agli altri la luce che Cristo mi ha consentito di vedere... Sono una creatura che vuole apprendere e diffondere gli splendidi insegnamenti ricevuti da Aquila Grigia, la mia guida spirituale... Sono una madre grata oltre ogni immaginazione per mia figlia, che considero un vero miracolo e che mi ama al punto da farmi lei stessa da mamma. La mia riconoscenza è infinita, e la mia coppa è cosò colma da traboccare. Ringraziamenti. Dopo tanto tempo ringrazio finalmente mia madre che mi ha portata in grembo. Penso a lei con grande tristezza, sapendo che la sua negatività l'ha fattasoffrire in modo indicibile. Grazie al suo esempio ho capito come non avrei mai dovuto diventare, e ho acquisito la forza su cui posso fare affidamento

oggi. Mando tutto il mio amore a mio padre che mi ha generata. Ogni volta che ricordo la sua esistenza confusa e dominata dalla rabbia, mi ritrovo con gli occhi colmi di lacrime. La sua arroganza e il suo bisogno di tenere ogni cosa sotto controllo lo hanno condannato a una vita priva di speranza: bastava guardarlo negli occhi per capire ciò che gli avrebbe riservato il destino... Mi ha mostrato come non devo essere, e gli sarò grata in eterno per avermi costretta ad affrontare me stessa. Il suo vigore mi ha spinta a iniziare il cammino, e la sua forza mi ha aiutata a impadronirmi del mio potere personale. I miei fratelli Terry e Malcolm erano sempre arrabbiati e non facevano che litigare tra loro. Tale atteggiamento era una sorta di eredità lasciata danostra madre, che è riuscita a contaminare tutti noi con la sua infelicità e il suo rancore. Spero che le mie preghiere li raggiungano, e li ringrazio per avermi consentito di vedere il tipo di persona in cui non devo trasformarmi. Sono grata alle mie sorelle Audrey, Judy e Madeleine per i momenti belli e brutti che abbiamo condiviso, oltre che per la loro compagnia, per le lunghe ore in cui abbiamo giocato insieme e per il semplice fatto di esserci state. Eravamo separate e al tempo stesso unite, e nonostante la confusione che regnava in noi ci siamo rese conto di come non avremmo dovuto vivere. Grazimo rese conto di come non avremmo dovuto vivere. Grazie di cuore a tutte voi. Fin dall'inizio ho incontrato molte persone che mi hanno influenzata, aiutandomi a diventare la persona che sono, una madre e una sensitiva capace di guarire, oltre che un'autrice abituata a parlare in pubblico: sono cosò numerose che non posso certo nominarle tutte, ma ci tengo a esprimere loro la mia riconoscenza per l'enorme importanza che hanno avuto nella mia esistenza. Sono un semplice essere umano, e ringrazio Dio per avermi concesso di vivere le esperienze che mi hanno resa forte e indomita, consapevole della mia enorme forza. Prefazione: Sei in casa oggi? La stanza, lunga circa quindici metri e larga nove, era quasi completamente vuota: c'eravamo solo noi ragazzi, raggruppati in fondo al locale. Mancava il mobilio, e le finestre altissime erano prive di tende. Una donna dall'aria solitaria se ne stava seduta su una sedia d'acciaio che spiccava sul lucido pavimento di legno. Era una creatura strana e impenetrabile, lo si capiva anche guardandola da lontano: rigida e immobile, usava lo spazio intorno a lei e il gelo che

dominava l'ambiente come una sorta di parete invisibile dietro cui nascondersi. Ti va di occupartene? Neanche per sogno! Allora pensaci tu. Scordatelo! Fui l'unica a cedere: E va bene, adesso ci vado... Mi avvicinai alla sconosciuta con il cuore in gola. Può sembrare strano che io inizi questa nuova opera con una storia tratta dalmio primo libro, una scala lunga fino al cielo, ma è Aquila Grigia a guidare la mia penna e i miei pensieri, e io non posso fare altro che assecondarlo. All'epoca avevo solo quindici anni, e sotto molti punti di vista ero ancora immatura, sebbene il mio istinto fosse particolarmente sviluppato (lo è sempre stato!). Mi ero recata con i miei compagni di scuola nell'ospedale psichiatrico in cui mia madre era solita ripetere che prima o poi mi avrebbero rinchiusa. Aveva avuto ragione solo in parte: lei diceva sempre che sarei finita tra i pazienti, e invece quel giorno mi trovavo nell'istituto con i miei amici del corso di recitazione per realizzare uno spettacolo e intrattenere i malati. Giunta l'ora del tè, seguendo le precise istruzioni ricevute dagli insegnanti facemmo del nostro meglio per dare a tutti da bere e da mangiare. Offrire tazze di tè e panini imbottiti al nostro pubblico si rivelò un compitopiuttosto facile, perché quasi tutti i presenti erano cordiali e felici di poter fare due chiacchiere. Ricordo una giovane donna che piangeva in continuazione, e solo molto tempo dopo ho capito che soffriva di una forte depressione. Il tragitto da un capo all'altro del salone mi sembrò interminabile. Quella poveretta mi faceva paura, e quando le arrivai vicino avevo il cuore che mi batteva all'impazzata, cosò forte che lo sentivo rimbombare nelle orecchie. E' difficile descrivere il modo in cui se ne stava seduta, con la sigaretta consumata quasi fino al filtro, un lungo cilindro di cenere che le penzolava tra le dita... il suo aspetto mi aveva colpito al punto che non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Aveva i capelli corti e neri, striati di grigio, che le aderivano alla sommità del capo come se qualcuno glieli avesse tagliati infilandole in testa una

scodella, e indossava un abito blu scuro con i fiorellini bianchi. Me la ricordo ancora con grande precisione, e rammento anche di essermi sentita piccola e terribilmente umana all'idea di non riuscire a comunicare con lei. Posso portarle qualcosa? le chiesi. Vuole una tazza di tè o un panino? Ladonna non si mosse, e non mostrò nemmeno con un battito di ciglia di avermi sentita. La cenere della sigaretta era ancora intatta, simile a un lungo serpente immobile. Forse ha voglia di un bel bicchiere d'acqua fresca, o magari... Anche se riuscivo a parlare a fatica, sentivo di dover insistere. Nel frattempo il battito del mio cuore si era placato, e la paura aveva lasciato il posto a un insieme di emozioni che non ero in grado di comprendere. Riuscivo a riconoscere solo la tristezza, uno stato d'animo che conoscevo fin troppo bene... Stavo per fare un altro tentativo quando un'infermiera giunse alle mie spalle e cercò di tranquillizzarmi: Va tutto bene, tesoro, non preoccuparti: ogginon è in sé, è come se non fosse in casa. Vorrei, vorrei, vorrei... Vorrei essere stata più saggia e matura. Vorrei aver saputo allora, cosò come lo so oggi, che per comunicare non servono le parole. Vorrei averla capita ed essere stata sicura di me al punto di aprirmi e prenderla per mano, inginocchiandomi al suo fianco e accarezzandola con affetto. Ma io non sapevo nulla, e cosò mi sono semplicemente girata per tornare dai miei amici. Sono trascorsi quasi quarant'anni, ma ricordo ogni singolo dettaglio di quella scena, come se il nostro incontro risalisse a ieri. E' come se non fosse in casa. Mentre scrivo queste parole, sento di nuovo la voce dell'infermiera e ricordo la frustrazione, l'impotenza, il senso di inferiorità e il timore di non essere all'altezza della situazione che mi avevano assalita allora. Tutto ciò è esattamente quello che provano coloro che vivono nel mondo dello spirito quando cercano di entrare in contatto con noi e scoprono che non siamo in casa. Ho spesso meditato su questo concetto, e ogni volta mi sono chiesta come si sentano i nostri defunti che si trovano ora in un'altra dimensione quando ci chiamano e noi non li sentiamo; quando ci accarezzano, ci sfiorano i capelli o la guancia e noi non percepiamo il loro tocco affettuoso, oppure quando agitano le braccia per attirare la nostra attenzione ma noi non li vediamo. Al pari di quella donna dal vestito a fiori, della quale non ho mai scoperto il

nome, tutti noi diamo l'impressione di non essere in casa. Io invece voglio farmi trovare, voglio capire se qualcuno sta bussando alla mia porta in modo da aprire e dargli il benvenuto. E voi? Avete mai pensato che nei momenti in cui vorreste comunicare con i vostri cari dovete essere pronti a ricevere i loro messaggi? Vi siete mai resi conto che tocca a voi tenere ben oliata la serratura, girare la chiave, aprire la porta e far accomodare gli eventuali visitatori? Iniziamo il nostro viaggio animati dalla consapevolezza di dover sempre essere in casa e quindi reperibili, giorno dopo giorno. Io posso mostrarvi come tenere oliata la serratura, come girare la chiave e aprire la porta. Scrivendo questo libro ho cercato di tenere nella giusta considerazione le vostre esigenze e i vostri desideri. Sarò sempre in casa per voi, che in cambio dovrete mostrarvi attenti ai bisogni di chiunque vi stia accanto, amici, parenti, vicini di casa o perfetti sconosciuti. Oltre che disponibili, siate anche coscienti delle vostre esigenze e di quelle della vostra anima, in modo da essere in casa per voi stessi. Non appena la chiave comincia a girare, la porta si spalanca e voi diventate consapevoli delle regole del mondo spirituale: vi rendete conto di essere finalmente a casa, oggi e tutti i giorni a venire. E sapete che è un posto meraviglioso in cui vale la pena vivere... LA FORZA CHE E' IN TE. 1 Lasciare andare la tensione e trovare la pace Abbiamo incontrato il nemico, e abbiamo scoperto che siamo noi stessi. WALT KELLY DAVANTI ai miei occhi apparve una breve immagine, simile alla scena di un film, rapida ma chiara: anche se non avevo altri elementi a disposizione, ero certa che qualcuno stava cercando di inviarmi un messaggio. Mentre assistevo a quella visione sentii gridare, e all'improvviso scorsi un ragazzo che due giovani stavano minacciando con una pistola, costringendolo a salire su un'automobile. Per il momento non c'era altro.

Chi erano quelle tre persone? Sapevo che avrei dovuto scoprire la loro identità. Mi trovavo a New York, e stavo tenendo una conferenza davanti a più di milleduecento persone, ognuna delle quali si aspettava da me un dono speciale. Il mio pubblico più vasto, quello che vive nel mondo dello spirito, si fidava di me ed era certo che avrei fatto del mio meglio. In mezzo alla folla erano seduti Michelle e Ken Martin, che dopo aver tragicamente perso il loro primogenito attendevano con ansia un messaggio da parte sua. Era la prima volta che partecipavano a un incontro del genere, e non erano sicuri di ciò che sarebbe potuto accadere. Dopo aver sentito parlare di me, Michelle aveva letto il mio primo libro ed era stata assalita dal desiderio irrefrenabile di conoscermi. I due coniugi avevano cosò af ffrontato il viaggio dal Colorado fino a New York animati dalla speranza di riuscire a entrare in qualche modo in contatto con il loro figliolo, che era proprio il primo ragazzo che avevo visto! Devo ammettere che l'intera faccenda non mi fu subito chiara... Mi chiamo David... Michael... Michael... David. Sentivo la voce, ma ero confusa: non riuscivo a distinguere quale fosse il nome e quale il cognome, magari si trattava di due persone diverse... Feci del mio meglio per concentrarmi, e vidi un giovanotto che dimostrava diciotto o diciannove anni. Salve, gli risposi, inviandogli tutto il mio incoraggiamento e scendendo tra il pubblico. Continuo a sentire il nome David Michael, esclamai, e rimasi sbalordita vedendo il gran numero di mani che si alzarono di scatto. E' sulla ventina, e la sua fine è stata tragica. La maggior parte delle mani rimasero alzate. Mi resi conto che il mio compito sarebbe stato a dir poco impegnativo: tutta quella gente voleva sapere qualcosa, ma prima di poter comunicare io dovevo identificare il mio interlocutore (che forse non era solo!). Mio figlio David è morto da due anni, dichiarò una donna. E suo fratello si chiama Michael. Il mio Michael David è mancato tre mesi fa, gridò un uomo, seduto nelle ultime file. Alla mia sinistra c'erano marito e moglie, in lacrime e stretti uno all'altra: Il nostro David è stato ucciso qualche settimana fa.

Molti altri si misero a chiamare e parlare ad alta voce, e per un lungo istante regnò la massima confusione mentre tutti quei genitori disperati invocavano a gran voce i loro figlioli, sperando contro ogni logica di ricevere un messaggio. Dovetti darmi da fare per tranquillizzare tutti; dopo aver ripristinato la calma, cercai di capire da quale parte dovevo dirigermi. Ho bisogno di parlare con tutti coloro che hanno perso un congiunto di nome Michael o David, che all'epoca della sua morte doveva avere una ventina d'anni. Ero certa di avere in qualche modo ristretto il campo delle ricerche, e invece mi sbagliavo perché una decina di coppie alzò di nuovo la mano. Era arrivato il momento di coinvolgere Aquila Grigia: lui sapeva di sicuro come regolarsi. Dove devo andare? gli chiesi, convinta che mi avrebbe mostrato la direzione giusta, e invece con mia grande sorpresa lui mi rispose di rivolgermi a tutte quelle persone perché i loro figli erano presenti e volevano comunicare! E se mi sbaglio, e faccio confusione? Nell'attimo stesso in cui gli ponevo quella domanda, ebbi la certezza che la mia guida mi avrebbe aiutata a sistemare ogni cosa. Com'era prevedibile, andò tutto nel migliore dei modi: non appena chiedevo a una coppia di genitori di salire sul palcoscenico, distinguevo con estrema chiarezza il ragazzo che si presentava al loro fianco. Sono David, morto in un incidente d'auto, esordò il primo, e mentre parlava io vidi la scena che mi stava descrivendo, la macchina che sfuggiva al controllo dopo una curva e rotolava giù per la scarpata... E' successoall'improvviso, ed è stato anche molto veloce, aggiunse. Rosemary, spiega alpapà e alla mamma che non ho provato alcun dolore. Di' a mio fratello Michael che gli voglio bene, gli sono sempre vicino e lo tengo d'occhio! I due coniugi annuirono, abbracciandosi stretti, con il viso rigato dalle lacrime e il cuore avvolto da un senso di pace fino ad allora sconosciuto. Si fece avanti un altro giovane: Io sono Michael David, e sono morto schiantandomi in motocicletta. Ancora una volta davanti ai miei occhi apparve una scena tragica, la motocicletta che usciva di strada e andava a sbattere contro un albero... Sono Michael, e mio padre si chiama David. Avevo un tumore incurabile al cervello... ù per la scarpata... E' successoall'improvviso, ed è stato anche molto veloce, aggiunse. Rosemary, spiega alpapà e alla mamma che non ho provato alcun dolore. Di' a mio fratello Michael che gli voglio bene, gli sono sempre vicino e lo tengo d'occhio! I due coniugi annuirono, abbracciandosi stretti, con il viso rigato dalle lacrime e il cuore avvolto da un senso di pace fino ad allora sconosciuto. Si fece avanti un altro giovane: Io sono Michael David, e sono morto schiantandomi in motocicletta. Ancora una volta davanti ai miei occhi apparve una scena tragica, la motocicletta che usciva di strada e andava a sbattere

contro un albero... Sono Michael, e mio padre si chiama David. Avevo un tumore incurabile al cervello... Io sono David, vorrei parlare con papà... Uno dopo l'altro tutti i ragazzi mi trasmisero parole di amore e speranza, fornendo cosò la prova della loro sopravvivenza. Il pubblico era letteralmente affascinato, e io stessa ero concentrata al massimo; quando i giovani comunicavano con me, rivedevo una sorta di scena al rallentatore, quasi fossi stata presente al momento della loro dipartita. A volte le frasi si mescolavano tra loro, e dovevo chiedere ai ragazzi di non interrompersi a vicenda. E' già abbastanza complicato senza che voi aumentiate la confusione! Cercate di parlare con ordine, e aspettate il vostro turno, li rimproverai ridendo. Mi rendevo però conto di quanto fosse difficile per loro riuscire a controllarsi: erano molto emozionati, e avevano mille cose da dire. Un giovanotto di circa vent'anni mi descrisse la sua ultima settimana di vita terrena, e per ascoltarlo dovetti ricorrere al gusto, al tatto, all'odorato. alla vista e all'udito, oltre che al mio sesto senso: non potevo infatti sapere in anticipo quale dei miei sensi mi avrebbe consentito di avere le impressioni più chiare. E' stato terribile, mi confidò. Malato di AIDS, ero ricoverato insieme ad altre persone nelle mie condizioni, e alcune stavano addirittura peggio di me. Avendo perso il controllo delle mie funzioni corporali, ero costretto a indossare i pannolini come un neonato. Lo guardavo, e all'improvviso mi apparve nel suo letto d'ospedale, sentii l'odore terribile che aleggiava nelle corsie, e percepii la disperazione che vi regnava. Riuscivo a vedere e sentire com'era quel luogo, e mi sembrava di rivivere quell'atmosfera di disperazione. Volevo solo andarmene a casa, ma non sapevo chi avrebbe potuto prendersi cura di me. Era un sogno impossibile, viste le mie condizioni, e oltretutto continuavo a peggiorare. Il ragazzo scoppiò in un pianto dirotto; le lacrime gli rigarono il viso, finendogli inbocca, e io assaporai il loro gusto salato. Poi un giorno arrivò papà... nonè il mio vero padre, mi ha adottato quando ero adolescente... si è avvicinato al mio letto e mi ha preso in braccio sussurrandomi: 'Ti porto a casa, figliolo! Adesso vieni a casa con me!' Con tutti i sensi all'erta vidi il giovane cosò com'era appena prima di morire, e il suo aspetto magro ed emaciato mi spezzò il cuore, anche se sapevo

che adesso stava bene. Mentre riferivo quella storia tutti i presenti mostrarono apertamente la loro commozione, e il padre di David singhiozzò senza ritegno al ricordo del periodo spaventoso che avevano vissuto. Si è preso cura di me finché ho esalato l'ultimo respiro tra le sue braccia, aggiunse il ragazzo. Mi ha dato il più grande dono d'amore che un essere umano possa ricevere. Rosemary, digli che gli voglio bene, che adesso sono al sicuro e gli sarò sempre vicino, proprio come lui è sempre stato al mio fianco. Continuammo cosò , un messaggio dopo l'altro, e ognuno di loro era una chiara e ferma dichiarazione di amore e speranza. Venne il momento di parlare con Michelle e Ken Martin, la madre e il padre del primo ragazzo che mi era apparso. Lo vidi ancora con estrema chiarezza: giovane e affascinante, con lo sguardo vivace, mi raccontò la sua tragica fine stando in piedi tra i suoigenitori e mettendo loro un braccio intorno alle spalle. Mi spiegò che il suoomicidio aveva avuto un impatto terribile sull'intera famiglia, e in modo particolare su Michelle: Incapace di mangiare e dormire, ha ripreso a parlare solo dopo aver letto il tuo libro: per un anno intero non ha pronunciato unro non ha pronunciato una sola parola! Era tutto vero. La signora Martin mi confermò che dopo l'assassinio del figlio aveva dovuto ricorrere a un terapeuta; con il passare del tempo non si era però verificato alcun miglioramento, e i suoi parenti erano molto preoccupati. Al termine dell'ennesima visita, non sapendo più cosa fare lo psicologo le aveva regalato un libro, assicurandole che dopo averlo letto si sarebbe senz'altro sentita meglio. Guardando la copertina Michelle si sentò mancare: l'aquila e la rosa che vi erano raffigurati erano i simboli che lei e il marito avevano fatto incidere sulla tomba di David... ecco il segno che aveva tanto aspettato! Si mise quindi a leggerlo, e ben presto chiese al figlio Daniel di unirsi a lei. Tutto ciò che leggevano aveva senso e faceva nascere nella donna una speranza sempre più grande, al punto che riprese a parlare, decisa a fare qualunque cosa pur di conoscere l'autrice di quel volume. Non aveva dubbi in proposito: quello era l'unico modo per ritrovare il suo ragazzo. David mi parlò a lungo, fornendo una prova irrefutabile della sua

sopravvivenza dopo la morte, piangendo al pari della madre lacrime di gioia e di tristezza. Rosemary, spiega loro che adesso sono al sicuro, al fianco di Dio. E di' a papà che gli ero vicino quando si è seduto sulla poltrona del dentista, aggiunse lasciandosi sfuggire una risatina. E soprattutto, trasmetti loro il mio amore! Il risultato di tutti quei David e Michael, e della gran confusione che aveva regnato per l'intera serata, fu la nuova serenità che si annidò nel cuore dei numerosi genitori intervenuti, sia di quelli che avevano ricevuto un messaggio personale sia di coloro che avevano solo assistito a quegli incontri insoliti e speciali. Lasciamoci ora alle spalle New York e quella splendida conferenza, e passiamo a un altro incontro che si svolse a Boulder, in Colorado. Si trattava di una riunione organizzata in un locale molto più piccolo, una libreria che conteneva a malapena cinquecento o seicento persone pigiate come sardine. Mi avevano preparato un piccolo palcoscenico, perfettamente adatto all'occasione, e su un tavolo vicino erano appoggiati il mio microfono e una bottiglia d'acqua. Avevo iniziato da appena cinque minuti quando notai un ragazzino di circa undici anni che indossava un berretto da baseball e aveva lo sguardo particolarmente intenso. Gli sorrisi e continuai la mia introduzione. A un certo punto cominciai a trasmettere i messaggi provenienti dal mondo dello spirito. Un'ora dopo, senza alcuna ragione apparente mi diressi verso la prima fila di sedie, presi per mano il bambino e lo invitai sul palco. Come ti chiami? gli chiesi, porgendogli il microfono. Daniel, mi rispose con un sorriso. Tra noi si era subito creata una forte connessione. Che ne dici di toglierti il berretto? gli domandai con aria scherzosa. E' cosò bello che piacerebbe anche a me indos ssarne uno uguale! Lo metto sempre, è il mio favorito! Sei venuto insieme a qualcuno, o ti trovi qui da solo? Mentre parlavo sentii un intenso fruscio alle mie spalle. Sono con i miei genitori, si sono seduti qualche fila dietro di me. Io ci tenevo a stare davanti, mi rispose. Devo ammettere che in quel momento ero più interessata a ciò che era apparso sul palco con noi: mi girai, e vidi unaluce abbagliante! Una voce che non apparteneva al mondo terreno ma era comunque reale mi sussurrò: Sono il suo angelo, e tempo fa ho comunicato con te. Per poter proseguire avevo bisogno del consenso dei genitori del mio nuovo amico, troppo giovane e vulnerabile per affrontare da solo un'esperienza del genere. Siamo qui! mi gridarono dalla terza fila quando chiesi loro di alzarsi in piedi.

C'è qualcuno che sta cercando di comunicare, spiegai. Dice di essere David, l'angelo di Daniel. E' nostro figlio, mancato più di un anno fa, esclamò la madre. Percepii di nuovo una sorta di fruscio, mi girai e vidi un angelo cosò luminoso che quasi non riuscivo a tenere gli occhi aperti! Dall'interno di quella luce accecante usciva una voce che ripeteva: Sono il suo angelo, sono il suo angelo! Ero cosò assorbita dalla visione che per un attimo mi dimenticai di tutto il resto. Quando mi volsi di nuovo a guardare il pubblico, rimasi ancora più sconvolta perché lungo tutto il perimetro della stanza erano allineati splendidi angeli di luce. Gli occhi colmi di lacrime, indicai con il dito quelle creature, certa che anche gli altri potessero assistere allo spettacolo che avevo davanti agli occhi. Una mano gentile e al tempo stesso decisa mi afferrò il braccio: Aquila Grigia mi stava ricordando che avevo lavoro da sbrigare! Inspirai a fondo e riuscii a riprendere il controllo; solo allora mi ricordai di David, e gli chiesi cosa voleva dirmi. Mi apparve un'immagine veloce: qualcuno urlava, minacciando con una pistola un ragazzo e costringendolo a salire su una macchina. Mi hanno sparato in testa. Bang bang... erano in quattro, mi hanno trascinato fuori da casa mia e mi hanno fatto salire in auto. Non ho potuto farci niente. Per qualche secondo ho sentito un forte dolore alla testa, poi sono arrivati i miei angeli e mi hanno portato a casa, mi rivelò il ragazzo. Nel frattempo, senza rendermene conto avevo preso per mano Daniel; quando gli misi un braccio intorno alle spalle lui mi confermò che David era suo fratello, e che tutto quello che gli avevo appena riferito era vero. Per l'intera serata trasmisi altri messaggi e firmai molte copie dei miei libri, finché giunse il momento di andare a cena. Ero pronta a concedermi un po' di riposo, ma dovevo prima congedarmi dal mio amico Daniel, che se ne stava in piedi accanto al tavolo dei libri. Gli rivolsi un cenno di saluto e lui si avvicinò insieme ai suoi genitori. Tutti e tre mi ringraziarono a lungo, ripetendo all'infinito che comunicare con David era stato meraviglioso. La prima volta è stata ancora più sconvolgente, era cosò difficile accettare l'idea... mi confidò Michelle. Oggi volevamo che David si presentasse per far felice Daniel, e lui l'ha fatto! Vuole forse dire che David è già entrato in contatto con voi? esclamai, stupita. Lei incontra migliaia di persone, non può certo ricordarsi di noi due! Eravamo presenti alla conferenza che ha tenuto a New York all'inizio dell'anno, quella a cui si sono presentati un'infinità di David e Michael: ha parlato a mio marito dei suoi denti, e ci ha perfino raccontato come è morto David. Siamo tornati a casa in preda a un'emozione incredibile, e abbiamo riferito a Daniel ciò che era accaduto. Era terribilmente dispiaciuto all'idea

di non averla potuta conoscere, e cosò , non appena abbiamo saputo di questa conferenza qui a Boulder ci siamo resi conto che non avremmo potuto mancare, mi spiegò la donna. Non ricordavo affatto i Martin: conosco in continuazione un sacco di gente, ho numerosi contatti con il mondo dello spirito, e come se non bastasse faccio una gran fatica a tenere a mente nomi e volti! Rammentavo però l'indimenticabile serata trascorsa a New York, e gli incontri splendidi e meravigliosi tra quei ragazzi morti in giovane età e i loro genitori. Quella sera a Boulder cenai con Joann, la mia editor, e con i Martin. Daniel ebbe così la possibilità di rivolgermi decine di domande a proposito del luogo in cui si trovava suo fratello e su ciò che stava facendo. Fa ancora snowboard? mi chiese mentre uscivamo dal ristorante. La sua domanda cosò tenera e ingenua mi fece sorridere. La risposta di David fu altrettanto dolce e colma d'amore: Rosemary, digli che adesso salto da una nuvola all'altra, volando nei cieli di Dio. Deve sapere che sono il suo angelo custode, e che lo guiderò fino alla fine dei suoi giorni! Sentii di nuovo un fruscio e una brezza leggera. La luce alle spalle del mio giovane amico era quasi accecante. Possibile che quelle che vedevo fossero davvero due ali? Sono certa di aver sentito con grande chiarezza David, e di aver percepito l'amore che ha inviato a Daniel. Riesco a sentire, vedere e percepire. Come posso riuscirci anch'io? mi chiese un giorno Michelle Martin. Che cosa devo fare per stabilire una connessione con mio figlio? Non è facile rispondere a domande del genere: posso dire solo che basta cominciare e procedere poi con lentezza, attenzione, pazienza e disciplina. Ma quando si tratta di questioni in qualche modo legate all'anima, gli esseri umani si rivelano in genere impazienti, privi di disciplina e incapaci di concentrarsi a lungo. L'idea di entrare in contatto con la nostra anima e la nostra forza spirituale sembra infatti un compito troppo difficile da portare a termine. Pochi di noi hanno voglia di impegnare il tempo e l'energia che sono invece indispensabili al raggiungimento di un simile obiettivo. La prospettiva di avanzare per gradi, passando dalle fasi più semplici a quelle più complesse, appare noiosa e per nulla entusiasmante. Preferiremmo un miracolo o una scorciatoia di qualunque tipo, ma purtroppo tutti noi sappiamo che non esistono alternative più comode e meno faticose. Ma che cos'è la Forza di cui dovremmo impadronirci? 1. Il nostro sé. 2. La conoscenza delle regole. 3. La fede. 4. La capacità di credere a ciò che è impossibile. 5. La magia. 6. Il riconoscimento e l'accettazione delle nostre sensazioni istintive. 7. Una forza che rende possibile ogni cosa. Di solito quando pensiamo al potere o a una persona potente ci riferiamo a una forza a disposizione di un numero limitato di individui o accessibile solo in determinate circostanze. La maggior parte di noi si considera priva di

qualunque potere, capace quindi di influenzare solo un numero limitato di situazioni che si verificano nell'ambiente circostante. E in molte occasioni ci sentiamo inermi anche all'interno del nostro regno! Il termine stesso potere viene associato a concetti come aggressione, controllo o regola, e ci fa pensare al capufficio o al presidente, in pratica a colui che può prendere le decisioni e che con il potere domina coloro che gli stanno intorno. Le persone potenti ci fanno sentire incerti e spaventati. Un'ordinanza municipale può decretare il nostro sfratto, così come un sovrano può costringerci a inginocchiarci davanti a lui: questo non significa però che siamo del tutto privi di potere. Se la vita è stata avara con noi, evitiamo di pensare che ormai tutto è perduto e che non possiamo intervenire in alcun modo. Michelle e le altre persone che si ritrovano ad affrontare una realtà dura e dolorosa hanno un motivo in più per lavorare e intervenire sulla loro esistenza, ampliando la connessione spirituale per poter essere in casa quando qualcuno proveniente dal mondo dello spirito bussa alla loro porta. Il cammino da percorrere è a dir poco difficoltoso, ma loro sanno che al termine del viaggio li aspetta un'enorme ricompensa. Alcuni leggono libri che contengono esercizi e istruzioni di vario genere animati dal desiderio di acquisire una conoscenza immediata o di trovare un metodo facile e poco impegnativo per riuscirci: Non devo fare altro che svolgere gli esercizi uno, due e quattro, e otterrò questo risultato. Per loro questo è l'unico processo di apprendimento possibile, e corrisponde a quello usato tradizionalmente a scuola. L'idea che senza sacrificio non si possa imparare nulla non viene nemmeno presa in considerazione, e cosò come accade per la maggior parte dei manuali di insegnamento, ci si aspetta che venga definito o almeno indicato un preciso arco di tempo. La domanda: Quanto tempo ci vuole? esige sempre una risposta precisa. Chi si rivolge a me considerandomi la sua insegnante e aspettandosi il solito rapporto maestro/studente, caratterizzato dalle risposte più prevedibili e tranquillizzanti, pretende anche di imbattersi ogni due o tre pagine in qualche miracolo di illuminazione istantanea: purtroppo tali aspettative sono destinate a non essere soddisfatte perché è chiaro che il mio lavoro, i miei scritti e le mie lezioni non corrispondono al modello che queste persone hanno seguito per tutta la vita. Anche se mi rattrista il fatto di non essere in qualche modo all'altezza della situazione, io non posso fare a meno di essere me stessa. Questo libro non è un semplice manuale, così come non è soltanto una raccolta di esperienze vissute da me e dalla gente che ho incontrato; ritengo sia più corretto definirlo un testo di illuminazione, intesa come l'apertura mentale che si raggiunge a caro prezzo, lottando e impegnandosi a fondo. Nelle sue pagine potete trovare un gran numero di miracoli che appartengono a tutti coloro che desiderano scoprirli. Il testo mi ricorda infatti quei disegni dove all'apparenza sono ritratti solo una casa e un giardino: guardando con maggiore attenzione si possono individuare vari uccelli o animali ben nascosti e mimetizzati. Se la didascalia vi dice che c'è qualcos'altro da vedere, voi vi sforzate e riuscite a scorgere il piccione sul tetto, lo scoiattolo tra i rami dell'albero a sinistra e il ragno celato tra i petali della rosa. Continuate a guardare mantenendo la concentrazione, e il numero degli elementi

che siete in grado di identificare aumenta. Quando siete stanchi di cercare potete consultare le soluzioni riportate in fondo al libro... Io non vi propongo alcuna soluzione immediata: vi offro invece una serie di chiarimenti tesi a spiegare e diffondere l'illuminazione in maniera comprensibile e facile da memorizzare. E se non siete interessati all'illuminazione, le storie che vi presento possono comunque rivelarsi una notevole fonte di evoluzione a livello emozionale. Sono vicende intrise di ricchezza e bellezza nascoste: cercate abbastanza a lungo e con impegno, e fate emergere il potere e la forza celati in voi! Gli esercizi qui presentati non sono avvolti da un alone di mistero, e a volte vi sembreranno fin troppo facili per poter essere considerati in qualche modo magici... eppure vi assicuro che funzionano! Sono stati provati e riprovati nel corso degli anni, e grazie a loro i miei studenti sono letteralmente fioriti: sono minuscoli miracoli di luce che possono aiutarvi a individuare il vostro sentiero. Vorrei precisare che non ci sono aspettative precise in merito ai tempi di apprendimento: ogni individuo stabilisce infatti l'entità del proprio sforzo, oltre che la quantità di impegno, tempo ed energia che può dedicare a tale compito. In qualità di vostra insegnante vi suggerisco di procedere in base alla vostra velocità personale, evitando di cercare di emulare la mia o quella di qualcun altro. Non appena sarete pronti, troverete la lezione a voi più adatta. Abbiate fiducia nel vostro metodo individuale e nel vostro istinto, e utilizzate ciò che ho scritto come una sorta di guida che vi accompagni nel processo di apprendimento. Ognuno di noi è al lavoro e progredisce, avanzando magari con estrema lentezza o fermandosi più volte: qualunque sia la nostra velocità di crociera, se siamo davvero animati dall'intenzione di evolverci in un modo o nell'altro ci riusciremo. Quando penso agli esercizi che ho raccolto in questo libro non posso fare a meno di ricordare la celebre frase di Arthur Conan Doyle: Conoscete il mio metodo: si basa sull'osservazione dei dettagli più insignificanti. Alcuni considerano i miei metodi di insegnamento e gli esercizi che suggerisco come vere e proprie sciocchezze, soprattutto se paragonati alle meraviglie e alla magia dell'universo. Ma al pari di Arthur Conan Doyle (e tutti noi sappiamo che il suo metodo funzionava alla perfezione!), se riesco a semplificare il vostro compito voi non cadrete in preda alla confusione e riuscirete a percorrere fino in fondo la via che porta alla scoperta del sé. Ritengo infatti che non si debba rendere ancora più complesso un argomento che è già abbastanza complicato. La mia agente è anche una carissima amica, e quando ha letto per la prima volta il manoscritto è rimasta delusa perché le è sembrato banale. L'ha colpita in modo particolare un esercizio del terzo capitolo che consiste nell'elenco preciso dei nostri lati positivi e di quelli negativi. Questa è semplice psicologia: a che cosa può servire? mi ha chiesto. Avrei potuto risponderle citando le parole di Lewis Carroll: Inizia dall'inizio, poi vai avanti fino alla fine: quindi ti fermi! Se lei dovesse eseguire quell'esercizio guardando se stessa da una prospettiva del tutto nuova e facendo ciò che suggerisco sempre ai miei studenti, avanzando cioè in maniera costante fino alla fine, non avrebbe alcun bisogno di chiedermi a che cosa può mai servire: lo scoprirebbe lei stessa, consentendo a una parte ancora nascosta della sua personalità di emergere.

Noi pretendiamo il miracolo improvviso, la risposta immediata, ma quando ci si occupa della propria crescita spirituale non c'è alcuna scorciatoia a disposizione. Per quanto mi riguarda, ho fatto del mio meglio per rendere gli esercizi semplici e di facile comprensione. Il fatto che l'uomo sia composto di energia e che il potere della mente e del pensiero siano la forza più grande a disposizione del genere umano sono verità molto semplici. E lo è anche la consapevolezza della capacità dell'uomo di usare la sua energia, facendo cosò aumentare la forza di cui dispone. La semplicità è la chiave d'accesso alla conoscenza. Tutti noi sappiamo cos'è la volontà, ma a causa di qualche preconcetto molti credono di dover essere a tutti i costi forti, decisi ed estroversi per poterla realizzare. E invece non è affatto vero: ne possediamo infatti una dose sufficiente, ma in pratica non sappiamo utilizzarla. Siamo in grado di focalizzare i nostri pensieri e controlliamo il nostro potere facendo ricorso all'energiaÄpensiero, ma spesso riteniamo di non essere abbastanza forti o bravi per riuscirci. Abbiamo la forza del pensiero, cioè dell'energiaÄpensiero. Abbiamo la forza dell'universo che ci circonda e di quello racchiuso in noi. Abbiamo la forza della terra, del mare, delle pietre e delle montagne. Abbiamo la forza dell'anima, che manifesta il suo libero arbitrio. Abbiamo la forza dei sogni e del sonno. Abbiamo la forza dell'esperienza. Abbiamo la forza della conoscenza e del nostro sé istintivo, insita in noi dal momento in cui veniamo al mondo. Abbiamo la forza della nostra interiorità, della nostra fede, delle nostre credenze, del nostro spirito. Abbiamo la forza della coscienza collettiva, e quindi dell'energiaÄpensiero collettiva. Abbiamo la forza della volontà. E in che modo possiamo avere accesso a tale forza? Basta credere, avere fiducia, desiderare, realizzare, avere il coraggio di essere abbastanza bravi e di rendere possibile tutto ciò. Dovete solo pensarci: con il vostro pensiero siete in grado di creare la realtà proprio perché avete la forza. Per farla crescere occorre chiedere le cose giuste, e cioè il nutrimento della nostra anima, l'amore, la gentilezza, l'energia. Cerchiamo di avere solo ciò che serve alla nostra anima e al nostro spirito, e ci verrà dato tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Ogni cosa diventa come dovrebbe, perché noi abbiamo la forza. Una persona semplice riesce facilmente a vedere Dio perché la sua mente non è ottenebrata dai grandi misteri della vita. Io stessa ho verificato migliaia di volte la validità di questa affermazione. Entrare in connessione con la nostra anima e conoscerla, stabilire un legame con tutti coloro che già si trovano nel mondo dello spirito... perché mai dovremmo fare una cosa del genere? Che cosa possiamo guadagnarci? Ne vale davvero la pena? Sì , certo, perché chiunque voglia vivere in un mondo migliore e più tollerante, abitato da persone gentili e comprensive, deve prendersi la briga di tentare. E ripetendo quindi le parole di Lewis Carroll: Inizia dall'inizio, poi vai avanti fino alla fine: quindi ti fermi! Ognuno di noi ha un'infinità di ottimi motivi per iniziare il viaggio; per

molti la molla che ci spinge ad agire è rappresentata da una tragedia personale o da un evento traumatico che modifica in qualche modo il corso dell'esistenza, e ci spinge a chiederci quale sia il significato della vita stessa. In genere è a questo punto che ci poniamo una domanda di carattere strettamente personale: Qual è il significato della mia vita? Inizia cosò la ricerca, e noi facciamo il primo passo verso l'illuminazione spirituale. Svolgo il mio compito di sensitiva e guaritrice da più di diciannove anni, e in Inghilterra dirigo un'organizzazione che coordina il lavoro di altri guaritori. Negli ultimi due decenni ho favorito l'evoluzione di centinaia di studenti che si sono rivolti a me in seguito a qualche avvenimento doloroso: ferite gravi e profonde dal punto di vista fisico o emozionale hanno interrotto o modificato quello che era il loro modo normale di pensare. La perdita di una persona amata, magari di un figlio; la fine di un matrimonio o di un lavoro; un grave incidente; seri problemi di salute... nell'arco dell'esistenza possono verificarsi tragedie di ogni tipo che bloccano il nostro cammino e ci costringono a chiederci quale sia il significato della vita, proprio com'è accaduto ai Martin. Poco tempo fa a una mia cara amica è stato diagnosticato un tumore con una possibilità di guarigione del cinquantacinque per cento, una percentuale non molto confortante ma nemmeno inappellabile. I dottori le hanno consigliato di sottoporsi a un intervento chirurgico il più presto possibile, al massimo nel giro di tre settimane. Lei è subito corsa da me cercando il mio sostegno di amica e consulente, oltre che di guaritrice. Confusa e spaventata, ha visto la sua esistenza quotidiana scossa fin dalle fondamenta, e si è chiesta più volte: Che cos'è la vita? Per amor di Dio, qual è il suo significato? A causa della sua professione medica affronta ormai da anni la morte, e in teoria tale abitudine avrebbe dovuto farla sentire a suo agio con i misteri dell'esistenza. Ma fino a quel giorno fatale certi eventi avevano riguardato sempre e solo gli altri: quando per la prima volta ha dovuto diventare consapevole della sua vulnerabilità, si è ritrovata incerta e in preda al terrore come chiunque altro. Che cosa potevo fare in qualità di amica e guaritrice, colei che tutto vede e tutto sa, e che possiede sempre le risposte giuste? Quando gli altri mi chiedono aiuto (in genere più volte al giorno), ho l'impressione che si rivolgano a me in cerca di un miracolo, spesso grande, di rado piccolo. Al pari del mago che estrae un coniglio dal cilindro, io devo sempre sapere tutto ed essere in grado di soddisfare qualunque curiosità. Ed è proprio in momenti del genere che sono pienamente consapevole della mia debolezza di essere umano. Come amica e guaritrice, e non come persona che sa e vede tutto, in molte occasioni mi sembra di non essere all'altezza. Fragile e incerta, mi rivolgo a Dio, a Cristo e ad Aquila Grigia, e subito sento sulla spalla la mano della mia guida, gentile e rassicurante; inspiro a fondo e penso che sono soltanto un misero essere umano, ma ho un'ottima squadra che lavora al mio fianco. Io non sono mai sola. E così , quando lei è venuta in cerca d'aiuto non mi sono limitata a risponderle: Siamo qui per crescere e imparare, dobbiamo apprendere una lezione... Viste le circostanze, parole del genere sarebbero apparse fuori luogo e prive di senso, e lei lo sapeva benissimo. La sua vera domanda, quella

che non riusciva a pormi ad alta voce, era invece: Perché sta succedendo proprio a me? La mia amica conosceva anche la risposta, che poteva essere solo: Perché non dovrebbe succedere proprio a te? L'unica questione che possiamo porci è infatti questa: esiste davvero qualcosa in grado di renderci cosò unici, speciali e diversi da guadagnarci l'esenzione da qualunque dolore e sofferenza? In quell'occasione ho dovuto individuare il modo migliore di sostenere la mia amica. Per prima cosa ho ascoltato le sue paure, le sue speranze e le aspirazioni per un futuro che forse non avrebbe avuto. Quando piangeva le offrivo il fazzoletto e cercavo di confortarla mettendole un braccio intorno alle spalle. Fino a quel momento mi ero comportata come avrebbe fatto un'amica qualunque. Come guaritrice le suggerii di dedicarsi quotidianamente alla guarigione spirituale, una forma di terapia che già conosceva: aveva infatti letto e realizzato gli esercizi indicati nel mio libro I colori dell'anima. Il processo di guarigione poteva dunque proseguire senza esitazioni. In qualità di guaritrice, il mio contributo era stato uguale a quello di una terapeuta qualsiasi. A quel punto mi chiesi se non avrei dovuto fare qualcosa di più, e giunsi a pensare che forse avrei potuto cercare di sfuggire al mio ruolo di maestra spirituale. Ripensandoci non posso fare a meno di sorridere, perché so che mi è impossibile evitare tale incombenza (non lo farei nemmeno se ne avessi l'opportunità!). Il mio compito è ben preciso: devo essere amica, guaritrice e maestra per i lettori di questo libro cosò come lo sono stata per la mia amica e per tutti coloro che richiedono il mio intervento. Un maestro spirituale non deve limitarsi a portare con sé la luce o a raccontare agli allievi ciò che sa: ha infatti l'obbligo di rinvigorire la forza che si annida nei suoi studenti, risvegliando la consapevolezza della forza personale con cui ciascuno di noi viene al mondo. Come vedete, non avevo scelta... Ho iniziato mettendo a disposizione della mia amica alcuni strumenti fondamentali, e cioè gli esercizi grazie ai quali avrebbe potuto plasmare il suo atteggiamento e modificare la sua prospettiva sull'intera esistenza; inquesto modo è diventata più positiva, raggiungendo la guarigione. L'ho quindi aiutata a riprendere il controllo della sua vita, che le era stato tolto dalla malattia. Incoraggiata a credere in se stessa e nelle sue capacità individuali, oltre che a lavorare eseguendo con costanza gli esercizi, quella donna ha trovato la forza di cui aveva bisogno. L'operazione a cui si èsottoposta è stata un vero successo, e il tumore è stato debellato. Sò , certo, le cose avrebbero potuto andare in maniera ben diversa... Non sono stata io a concederle il miracolo supremo, nel senso che non l'ho guarita dal cancro perché soltanto Dio prende questo tipo di decisioni: non posso però negare di averla spinta a tornare a dirigere lei stessa la sua vita, le sue emozioni e

il suo modo di affrontare l'esistenza quotidiana. In qualità di maestra spirituale le ho mostrato che lei sola tiene le redini della sua forza, e le ho insegnato a usarla. Le ho trasmesso i miei insegnamenti in maniera lenta e graduale, consapevole di doverla aiutare a evolversi nella maniera migliore e a diventare responsabile del suo benessere. Se volete diventare un carpentiere e utilizzare attrezzature che possono essere in qualche modo pericolose, per prima cosa dovete conoscere i problemi legati alla sicurezza: una persona responsabile che lavora in un cantiere non può infatti ignorare l'obbligo di indossare un elmetto. Chi non prende in considerazione tali norme o si diverte a infrangerle deve poi affrontare le conseguenze del suo comportamento. Noi mandiamo a scuola i nostri figli augurandoci che abbiano insegnanti validi e preparati. Speriamo inoltre che obbediscano alle regole stabilite dal sistema scolastico per il loro stesso bene, oltre che per quello degli altri ragazzi: coloro che non le rispettano devono accettare di pagare lo scotto, e tutti noi sappiamo che a volte si tratta di un prezzo molto elevato. La vita è piena di precetti e ripercussioni più o meno immediate. Se non esistessero norme precise a cui attenersi, la nostra società sarebbe dominatadal caos; e se il numero delle persone che le rispettano fosse più elevato, la confusione sarebbe senz'altro inferiore. In un modo o nell'altro tutti finiscono infatti per soffrire a causa di coloro che non osservano le leggi. Quando mia figlia raggiunse le soglie dell'adolescenza, dovetti superare la prova più impegnativa della mia carriera di madre, ritrovandomi a vivere quello che ancora oggi considero un vero e proprio incubo. Ero certa che entrambe ci fossimo sempre comportate nella maniera migliore, parlando apertamente della procreazione e discutendo senza remore le esigenze fisiche, spirituali ed emozionali di ogni essere umano. Credevo quindi che fossimo pronte... Avevo sempre ripetuto a mia figlia che non appena avesse trovato una persona con cui instaurare un legame profondo e impegnativo, avrebbe potuto confidarsi con me. E invece quando quel momento fatidico arrivò, combinai un disastro! Lei cercò più volte di affrontare il discorso, ma io trovavo immancabilmente una scusa per non darle ascolto, finché un giorno riuscò a mettermi alle strette, nonostante i miei innumerevoli tentativi di fuga. Per quale motivo mi ero comportata in quel modo? Dopo tutto, conoscevo e stimavo il suo fidanzato; si frequentavano da più di due anni, e lei era abbastanza matura da poter fare ciò che voleva, non aveva certo bisogno del mio permesso... E allora, cosa c'era di sbagliato in me? Mi decisi a vuotare il sacco solo quando non potei più sfuggirle. Sei troppo giovane, come puoi illuderti di essere pronta per un'esperienza del genere? Non puoi farlo, non te lo permetterò... A quanto pare, non ero

affatto pronta! Vedendo un atteggiamento cosò egoista e meschino, mia figlia rimase a dir poco sconvolta. Mi hai sempre detto che potevamo parlarne insieme, e invece guarda... mi urlò, scoppiando in lacrime. Aveva ragione, e io avevo torto. La mia bambina si era fidata di me, e io l'avevo delusa in quel momento importante e irripetibile. Perché mai avevo agito cosò ? Tutte le chiacchiere a proposito di quel giorno, tutte le cure, l'affetto e la considerazione con cui avevo allevato mia figlia vennero messe da parte, soverchiate dalle mie emozioni, dall'istinto protettivo che mi dominava e dalla riluttanza a lasciar andare la mia piccina, accettando la sua nuova femminilità. Quella era la vita reale, e io ero terrorizzata all'idea che nonostante il mio appoggio Samantha potesse lasciarsi dominare dalle emozioni cosò come era successo a me, dimenticando tutto ciò che le avevo insegnato e restando magari ferita. Quello era il primo giorno della sua nuova vita. Dovevo lasciarla andare e fidarmi di lei, oltre che di me stessa. Ormai era in grado di camminare da sola, e poteva scegliere se comportarsi o meno nella maniera più corretta, in modo da non mettere a repentaglio la sua sicurezza e il suo benessere. Davanti a lei c'era una nuova e splendida esistenza, che in molte occasioni sarebbe stata fonte di panico e confusione. Chi infrange le regole deve assumersi le responsabilità del suo comportamento... per quanto mi riguardava, ormai non potevo fare altro che pregare di essere stata una brava maestra. Mentre facciamo insieme questo viaggio, ci lasciamo tentare dal desiderio di sapere e provare tutto e subito. Siamo eccitati, ansiosi e colmi di passione al pari di un adolescente che sta per conoscere il sesso. E' tutto nuovo e fantastico, ma spetta a noi usare il giusto discernimento e prendere le precauzioni necessarie. Per il nostro stesso bene dobbiamo quindi seguire regole e linee di orientamento ben precise. Vogliamo impadronirci della nostra forza, capire di cosa si tratta e assaporare le sensazioni che può suscitare in noi. Per ottenere il meglio da qualunque esperienza, impegniamoci ad affrontare con calma il viaggio, avanzando un passo dopo l'altro.

Siate consapevoli della vostra forza. Il primo passo per riuscire in tale compito consiste nell'imparare l'arte del rilassamento e della meditazione. A tale proposito, vorrei raccontarvi una storia divertente, riguardante una mia allieva. Come potrete vedere nelle pagine successive, per Lynn Boulton l'esercizio di rilassamento che sto per suggerirvi si rivelò particolarmente difficile. Nel mio libro Spirito libero ho narrato la toccante storia dei Boulton, due coniugi inglesi il cui figlio Nigel è morto in un terribile incidente quandoera solo diciassettenne. Un anno dopo la tragedia conobbi la famiglia al completo, Peter, Lynn, Nigel e Stephen: da allora è passato molto tempo, e i Boulton sono ancora tra i miei amici più cari. Persone del tutto normali, non si sono mai interessati alle questioni spirituali, evitando di mettere in discussione Dio, l'universo o il ruolo specifico che essi stessi vi svolgono. La loro esistenza è sempre stata incentrata sui figli, il lavoro e le rispettive famiglie d'origine. Se all'epoca del nostro incontro qualcuno avesse chiesto loro cosa ne pensavano della possibilità di comunicare con i morti, avrebbero risposto che erano tutte sciocchezze. Lynn e Peter sono sempre state persone pratiche e concrete, con i piedi ben piantati per terra. Peter è cresciuto in un parco divertimenti. Aveva già tredici anni e un'infanzia piuttosto dura alle spalle quando i suoi genitori smisero di viaggiare per tutto il paese e si stabilirono a Thorne, una cittadina mineraria nell'Inghilterra del Nord dove viveva da sempre la sua futura moglie. Figlia unica, Lynn lo sposò dopo aver concluso gli studi da infermiera, quando erano entrambi sulla ventina. Il loro viaggio spirituale ebbe inizio con la morte di Nigel: solo allora cominciarono a mettere in discussione lo scopo della loro esistenza e quella di Dio. Avevo da poco aperto con i miei studenti il nostro primo centro terapeutico quando conobbi i Boulton, che vennero a visitarlo dopo aver assistito a una mia conferenza. Poiché avevano bisogno di guarire e desideravano conoscere

meglio il mondo dello spirito, oltre al tipo di esistenza che vi conduceva il loro figliolo, era inevitabile che diventassero miei allievi. A ogni lezione assegnavo loro alcuni esercizi, e ben presto si accorsero che il processo di apprendimento non era affatto facile; con il passare degli anni furono più volte sul punto di arrendersi perché temevano di non essere ingrado di imparare. Come spesso accade a chi affronta questo tipo di studi, la parte che risultava loro più difficile era quella legata alla comprensione del proprio sé; riuscirono comunque a capire che la chiave della conoscenza ditutte le cose, compresi l'universo, Dio e il mondo dello spirito, è solo laconsapevolezza del proprio sé. Occorre saper comunicare con se stessi e averfiducia nel proprio istinto per poter entrare spontaneamente in sintonia con tale potere/energia che appartiene a Dio e all'universo intero. Ancora oggi ricordo con estrema precisione come reagò Lynn Boulton quando ù volte sul punto di arrendersi perché temevano di non essere ingrado di imparare. Come spesso accade a chi affronta questo tipo di studi, la parte che risultava loro più difficile era quella legata alla comprensione del proprio sé; riuscirono comunque a capire che la chiave della conoscenza ditutte le cose, compresi l'universo, Dio e il mondo dello spirito, è solo laconsapevolezza del proprio sé. Occorre saper comunicare con se stessi e averfiducia nel proprio istinto per poter entrare spontaneamente in sintonia con tale potere/energia che appartiene a Dio e all'universo intero. Ancora oggi ricordo con estrema precisione come reagò Lynn Boulton quando affrontò il primo esercizio, L'arte del rilassamento. Per realizzarlo dobbiamo inviare pensieri colmi d'amore e gentilezza al nostro corpo fisico, e vi assicuro che tale compito non è affatto facile. Sono infatti ben poche le persone del tutto soddisfatte del modo in cui Dio le ha create: convinti di essere troppo grassi, troppo magri, alti o piccoli, ci lamentiamo sempre del nostro aspetto esteriore! Lynn aveva il problema delle gambe, le odiava, anzi, era letteralmente disgustata dalla loro forma. Da giovane avrebbe voluto essere più snella e sinuosa per raggiungere quella che secondo lei era la perfezione. Ora si trovava in una stanza con altri studenti e doveva esaminare con attenzione il suo corpo, concentrandosi su ogni singolo dettaglio con affetto, senza esprimere alcun giudizio. Lynn faceva l'infermiera da anni: se avesse dovuto riservare lo stesso trattamento a uno dei suoi pazienti, a una persona disabile, deforme o dall'aspetto fisico incredibilmente brutto, ci sarebbe riuscita senza alcuna fatica. Nell'ambito del suo lavoro le era capitato più volte di lavare con grande dolcezza una gamba deturpata dalle lacerazioni e di massaggiare un corpo devastato dal cancro o da qualche altra spaventosa malattia. La compassione che la sostiene e la sua capacità di vederel'organismo umano come una splendida creazione sono tali da consentirle di

offrire il suo amore, senza mai fermarsi a pensarci sopra. Purché si tratti di qualcun altro... Quando iniziò a prendere in considerazione se stessa, venne infatti assalita dal disgusto. L'esercizio cominciava con l'esame della punta dei piedi, per passare poi ai piedi e alle gambe. Giunta all'altezza delle caviglie, immancabilmente Lynn si irrigidiva e doveva fare del suo meglio per trovare qualcosa di carino da dire. Perdeva del tutto il controllo prima ancora di arrivare ai polpacci: le parole le restavano bloccate in gola, e lei era sopraffatta dalla frustrazione e dalla rabbia nei confronti di se stessa. Nutriva un odio irrefrenabile per le sue gambe, e non riusciva a superare il ribrezzo che provava da anni. Continuò cosò a tentare inutilmente per settimane e settimane, scoppiando ogni volta in lacrime e sentendosi sciocca e inetta. Per quale motivo formulava giudizi cosò duri, severi e privi diamore nei suoi confronti? E perché a molti di noi accade più o meno la stessa cosa, e anche se non proviamo una notevole avversione siamo comunque insoddisfatti? Forse perché non ci è mai stato insegnato a donare qualcosa a noi stessi, e ci hanno invece fatto credere che amare la propria persona sia un gesto di audacia eccessiva. Io credo invece che imparare a volerci bene significhi avere il coraggio di diventare esseri umani migliori e comprendere il bisogno di rispetto e autostima che anima il sé, risvegliandoci e rendendoci conto che ciascuno di noi è parte di Dio e della sua luce. Di conseguenza, com'èpossibile non amare Dio e non donargli nulla? Come si può rifiutare Dio e lasua luce? Dio è all'interno di ciascun essere umano, e se noi non ci concediamo l'amore che è giusto e necessario, finiamo per negare la nostracomponente divina. Quando spiegai queste cose a Lynn, lei rimase confusa; odiava il suo corpo (soprattutto le gambe), e non aveva mai pensato che fosse in qualche modo legato al suo amore per Dio, che giudicava un'entità separata e ben lontana, posta in cielo e di sicuro non in terra. L'idea che il divino potesse risiedere in lei le pareva nuova e insolita, e quindi causa di grande smarrimento. Se fosse riuscita a credere che Dio si trovava nel profondo del suo essere, non avrebbe potuto fare a meno di accettare anche se stessa, perché in caso contrario avrebbe negato una parte di Dio! Apprendere una lezione del genere le risultava quasi impossibile: vedere Dio negli altri era un compito piuttosto facile, ma quando si trattava della sua persona... Ittosto facile, ma quando si trattava della sua persona... Io non valgo molto, non sono abbastanza brava, carina o qualunque altra cosa... Sono semplicemente me stessa.

Se credi in Dio, nel Suo potere, nella Sua presenza, nella Sua verità esaggezza, nella Sua capacità di comprendere in sé ogni cosa (e io so benissimoche ci credi...), la fede nel fatto che Lui ti ama e ti considera importante rappresenta soltanto un passo in più verso la comprensione del fatto che devi amare te stessa e considerarti preziosa, le spiegai una sera durante una lezione. A Dio non importa se sei grassa, magra, brutta o affascinante: a Lui interessa solo che la tua vita abbia un significato e uno scopo ben precisi, e che tu renda il giusto rispetto alla tua anima. Non posso negare che le ci volle un sacco di tempo; le abitudini che si trascinano da una vita intera possono essere difficili da abbandonare, ma alla fine Lynn riuscò a svolgere l'esercizio senza sentirsi in qualche modo inferiore, e giunse ad accettare e amare se stessa per il semplice fatto di essere figlia di Dio. Alcuni anni dopo tenni a New York un seminario a cui parteciparono alcuni guaritori della mia squadra inglese. In preda a una forte emozione, tutti loro assaporarono ogni singolo istante di quell'esperienza. A un tratto li invitai a salire sul palco con me. Stavo spiegando al pubblico l'esercizio di rilassamento, e avevo appena raccontato la storia di Lynn. Quando chiesi ai miei compagni di commentare le mie parole, Lynn tenne gli occhi fissi sulla platea e dichiarò con voce esile e al tempo stesso decisa: Amo me stessa, epersino le mie gambe! La sua risposta mi fece immensamente piacere. Lynn e Peter Boulton iniziarono il loro viaggio di guarigione e risveglio spirituale dopo aver perso il loro figliolo, e lo giudicarono complesso ma soddisfacente, pieno di sorprese in gran parte piacevoli. All'inizio erano incerti in merito a ciò che avrebbe potuto riservare loro il futuro, madesideravano dalla vita qualcosa di più di quello che avevano già ricevuto. Al pari dei Boulton, leggete e avanzate un passo dopo l'altro lungo il vostro percorso, che sarà senz'altro difficoltoso ma ricco di doni inattesi. E se avrete la costanza di insistere sono certa che alla fine vi sentirete appagati. Adesso prendete la mia mano, e mettiamoci in cammino... ESERCIZIO 1 Ä RILASSARSI CON ROSEMARY Se già conoscete l'arte del rilassamento e della meditazione, questo primoesercizio vi risulterà facile; non cedete però alla tentazione di saltarlo. La maggior parte di noi ha bisogno di tempo per imparare a visualizzare, anche se da piccoli non facevamo altro: chiedete a un bambino di immaginare, e lui sarà subito in grado di creare una scena, una situazione o un'esperienza completa, facendole apparire con estrema precisione nella sua mente. Spesso la fantasia di un fanciullo non ha confini; noi adulti facciamo più fatica e ci troviamo in qualche modo limitati da ciò che consideriamo reale. In altreparole, la nostra visione è a tunnel.

Con notevole precisione Stephen King osserva che i bambini non hanno ancora imparato a proteggersi sviluppando una visione a tunnel che emargina il novanta per cento dell'universo, e possiedono quindi una percezione più ampia. Raccomandiamo sempre a noi stessi di ricorrere al buon senso, e naturalmente non c'è nulla di male in tutto ciò: non dobbiamo però limitarci a una visionetroppo restrittiva e riduttiva. Stiamo ora entrando in un'altra dimensione: ampliamo quindi la nostra capacità di vedere ed esploriamo aspetti del nostro essere che non abbiamo mai considerato in precedenza. Vogliamo incontrare altre realtà e toglierci iparaocchi, in modo da raggiungere un elevato livello di comprensione, ritenuto finora irrealizzabile. Durante il nostro viaggio cercheremo di fondere il buon senso con l'intuito, che negli anni dell'infanzia era molto più sviluppato: l'istinto che ci aiutava a valutare persone e situazioni non sbagliava quasi mai! Divenuti adulti, dobbiamo cercare di raggiungere un certo equilibrio. Il buon senso deriva dal suolo che abbiamo calpestato finora, cioè dalla terra; il sesto senso, legato allo spirito, giunge invece dall'anima, da Dio e dall'universo intero. Togliersi i paraocchi è una vera impresa; quando nell'ambito degli esercizi vi chiederò di visualizzare, in un primo momento molti di voi si troveranno in difficoltà, così come è accaduto a gran parte dei miei studenti. Anche se avrete bisogno di tempo per riscoprire l'arte della visualizzazione, non lasciatevi prendere dallo sconforto, perché gli esercizi si riveleranno utili. Iniziate ponendovi una domanda precisa: qual è il mio obiettivo? Tenete un diario, e annotate qualunque miglioramento delle vostre condizioni mentali, anche se piccolissimo, e stabilite la frequenza con cui volete eseguire gli esercizi (una volta al giorno/alla settimana). Siate realistici in merito al tempo che potete concedervi, e dopo aver deciso attenetevi il più possibile al programma fissato. Indossate qualcosa che vi faccia sentire a vostro agio, magari una sciarpa o un maglione di un colore caldo e gradevole. Scegliete una musica dolce e sommessa, adatta a favorire la meditazione (potete usare l'audiocassetta abbinata al mio libro I colori dell'anima). Trovate il luogo più adatto, dove regnano pace e tranquillità, non ci sono telefoni che squillano e nessuno può venire a interrompervi. Il passo successivo consiste nell'entrare in sintonia con la vostra forza suprema, e per riuscirci non dovete fare altro che pregare. Consentite ai vostri pensieri di fluire in assoluta libertà, e lasciatevi andare. Seguendo queste indicazioni preliminari vi ritroverete nelle condizioni mentali più adatte all'esercizio di rilassamento. Ritengo che per ottenere i risultati migliori ci si debba impegnare per almeno quindici minuti al giorno. Per prima cosa trovate un posto abbastanza tranquillo e sedetevi: evitate di sdraiarvi, perché lo scopo di questo esercizio è il rilassamento che deve consentire al vostro sé di affiorare, e non potete quindi addormentarvi! Comodamente seduti, evitando di incrociare le gambe e tenendo la schiena ben

dritta, fate aderire i piedi al pavimento e posate le mani in grembo con il palmo rivolto verso l'alto. Chiudete gli occhi, respirate a fondo ma con dolcezza, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca, e rilassate lentamente i muscoli del corpo: iniziate dai piedi e parlate con dolcezza al vostro corpo, diventando consapevoli di ogni sua piccola parte. Muovete le dita dei piedi, e rivolgetevi loro con voce dolce e pacata: Belle dita, dita stanche, rilassatevi! Quando avete la sensazione che siano distese a sufficienza, passate alla pianta dei piedi. Lavorate con estrema lentezza, usando sempre un tono molto gentile, e lasciate che il corpo reagisca alla vostra voce: Bei piedi, piedi che lavorano sodo, rilassatevi... Passate ai talloni e salite pian piano verso le caviglie, continuando a parlare in tono dolce e gentile, rilassando i vostri piedi stanchi. Anche se pensate che i piedi non siano particolarmente belli (io ne sono convinta!), dovete fare del vostro meglio per distogliere la vostra mente dalle impressioni di carattere fisico. Dio ci ha regalato i piedi: se siamo così fortunati da averli, essi svolgono per noi un ottimo lavoro, ed è quindi giusto mostrare loro il nostro apprezzamento. Concedete poi pian piano alla vostra mente di avanzare verso l'alto; concentratevi sul vostro corpo, un centimetro dopo l'altro, e con estrema lentezza visualizzate voi stessi mentre ne massaggiate ogni singola parte. Passate alle gambe, alle ginocchia e alle cosce, fermandovi quando raggiungete le zone che vi sembra abbiano bisogno di un massaggio mentale particolarmente gentile. Respirate dolcemente, e a ogni respiro diventate pienamente consapevoli del veicolo che usate e di cui abusate ogni giorno, e cioè il vostro corpo. Continuate fino a quando non vi sentite del tutto riposati e rilassati. Si dice che la bellezza è negli occhi di chi guarda. Quando Lynn Boulton ha eseguito per la prima volta questo esercizio il suo corpo le sembrava orribile, e di conseguenza le risultava difficile rilassarsi e lasciarsi andare. In qualità di sua insegnante le ho spiegato alcuni fatti che giudico molto semplici: Dio ha creato noi esseri umani, e di conseguenza anche il nostro corpo fisico, che Gli appare splendido, e non brutto. Il corpo ospita l'anima, e qualunque sia il suo aspetto esteriore dobbiamo imparare ad apprezzarlo. Se lo giudichiamo bellissimo non siamo vanitosi, e quando impariamo ad apprezzarlo perché ospita l'anima e le permette di abitare sulla terra abbiamo accesso a un'enorme fonte di gioia: ci consente, infatti di apprendere le lezioni che siamo venuti a imparare sul pianeta e quindi di evolverci. Appena impariamo a pensare in questo modo, un esercizio che ci insegna a esprimere l'amore, l'affetto e la gratitudine che proviamo nei confronti del nostro corpo (che spesso diamo per scontato) non ci sembra più cosò ridicolo. Dopo tutto, si tratta del santuario che accoglie la nostra anima! Sentendo queste semplici verità, Lynn è finalmente riuscita a considerare il suo corpo come un dono meraviglioso, liberandosi da ogni forma di rabbia e vanità. Torniamo ora al nostro esercizio... Ripetete al vostro corpo con estrema lentezza che lo giudicate splendido e incantevole, lo amate e volete occuparvi di lui nel migliore dei modi. Quando

vi avvicinate alla zona che circonda il plesso solare, quella cioè a metà dello stomaco, appena sopra l'ombelico, respirate più volte a fondo e visualizzatela avvolta nel blu, il colore della guarigione universale. Continuando a usare il massaggio mentale, visualizzate il vostro torace, i polmoni, le braccia e le mani, e diventate consapevoli della loro esistenza. Muovete le dita dei piedi, rivolgetevi in tono affettuoso a ogni singola parte del vostro organismo, focalizzate i pensieri sul collo, le guance e le labbra. Diventate consapevoli della sommità e della parte posteriore del vostro capo. Ricorrendo al massaggio mentale focalizzate i pensieri sulle tempie, e immaginate di vedere tutte le tensioni della vita e le impurità del corpo che vengono spazzate via. Inspirate a fondo ma con dolcezza, e visualizzate di nuovo il colore blu: una soffice coperta blu vi avvolge e infonde in voi un forte senso di calore, conforto e sicurezza. Continuate a lavorare cosò giorno dopo giorno, e ben presto vi sentirete più sani e più felici. Vi assicuro che funziona davvero! Questo esercizio è un gesto di grande generosità nei confronti del proprio sé: cercate quindi di assaporarlo e ricavarne il maggior beneficio possibile, vivendo fino in fondo un'esperienza che appartiene solo a voi. Se siete pazienti e vi esercitate con una certa regolarità, sarete in grado di acquisire una maggiore consapevolezza e un'elevata sintonia tra mente e corpo, raggiungendo così la pace interiore che vi consente di realizzare tutto ciò che volete. Meditazione La meditazione si rivela un'esperienza diversa per ciascuno di noi: proprio per questo motivo, prima di proseguire vorrei riferirvi i commenti di alcuni miei allievi in proposito. PAT MASON: E' stata una vera rivelazione scoprire quanto era scarsa la mia capacità di concentrazione, e con quanta facilità i miei pensieri vagavano senza che io me ne accorgessi. Dopo molti anni ho ancora qualche difficoltà: non riesco a meditare ogni volta in maniera perfetta, ma il tempo che trascorro cercando di raggiungere uno stato di calma totale ha per me un enorme valore. NIGEL HUTCHINSON: Meditare non è mai stato un problema, anche se all'inizio non sapevo dove rifugiarmi! Avevo infatti bisogno di un posto lontano dal flusso della vita del resto della famiglia, dove nessuno avrebbe potuto disturbarmi. E non riuscivo a decidere quale fosse il momento della giornata più indicato. Sebbene sbrighi migliaia di incombenze fondamentali per il mio benessere, come per esempio mangiare, bere, lavarmi, radermi, vestirmi e occuparmi di tutto ciò che riguarda l'esistenza quotidiana, mi rendo conto che non concedo a me stesso il tempo di cui ho veramente bisogno. Sono convinto che sia fondamentale trovare qualche minuto da dedicare alla meditazione, che purtroppo riesco a inserire a fatica tra le mie attività giornaliere. Dovrei imparare a stabilire in anticipo quando ritirarmi a meditare, almeno fino a quando non sarò capace di organizzarmi meglio. JEANNE HINSLAY: Quando ho cominciato, ero eccitata e preoccupata al tempo stesso, e mi chiedevo se stavo meditando nel modo giusto. All'epoca usavo una candela: stavo seduta a fissare la fiamma, e il calore e il senso di sicurezza che suscitavano in me i colori che vedevo erano a dir poco magici. A volte,

quando gli impegni di lavoro o familiari si fanno sentire troppo, è difficileriuscire a sedersi e meditare. In momenti del genere mi basta cambiare oggetto e passare dalla candela a un fiore o a una farfalla per ritrovare l'ispirazione. GEORGIE JACKSON: Le prime difficoltà le ho incontrate con la candela: non ero capace di tenere ferma l'immagine della fiamma che si agitava davanti ai miei occhi, si rimpiccioliva e spariva del tutto, lasciandomi delusa e sconfitta. I problemi maggiori erano però dovuti alle mie aspettative: ero convinta che meditare fosse facile, e il fatto di non riuscirci mi faceva sentire a disagio. La situazione è migliorata non appena ho smesso di pretenderequalcosa da me stessa: ho assunto un atteggiamento più tranquillo e rilassato, e la meditazione è subito diventata più facile. LYNN BOULTON: Ho sempre fatto molta fatica a meditare, soprattutto quando ricorrevo alla candela, perché la fiamma scompariva non appena chiudevo gli occhi. Ero tesa, nervosa e delusa per la mia mancanza di autodisciplina, finché un giorno ho provato con il fiore. E il successo è stato immediato: vedevo e annusavo ogni singolo petalo, e mi sembrava quasi di sfiorarlo. Finalmente rilassata, provavo un forte senso di calore e conforto. ALAN GEE: All'inizio la meditazione mi risultava quasi impossibile, e solo dopo varie settimane sono riuscito a rilassarmi e concentrarmi, meditando sia durante le lezioni sia a casa. Anche se deluso dalla mia incapacità di placare la mente, non mi sono mai arreso. In pace con me stesso, sono rimasto a dir poco sbalordito dai risultati ottenuti: le mie barriere difensive hanno cominciato a sgretolarsi, e la meditazione si è rivelata un'esperienza fantastica. Tra i sei allievi che vi ho citato, Nigel è l'unico che è riuscito a meditaresenza fatica. Vi assicuro che non c'è da stupirsi o preoccuparsi: per lamaggior parte della gente meditare è un'impresa disperata, e molti rinunciano,

convinti che si tratti di un compito troppo arduo. Ma come dice Pat Mason, non riesco a meditare ogni volta in maniera perfetta, ma il tempo che trascorro cercando di raggiungere uno stato di calma totale ha per me un enorme valore. Quando cercate di eseguire gli esercizi indicati in questo libro non lasciatevi tormentare dall'ossessione di dovercela fare a tutti i costi, e non abbiate paura di fallire. Dovete semplicemente tentare! Comportatevi come un uomo che vuole fare una scalata: deciso a raggiungere la vetta, è animatoanche dal desiderio di conoscere il più possibile la montagna, fermandosi lungo il cammino e provando le giuste emozioni davanti ai suoi aspetti più piccoli e all'apparenza insignificanti. Mi rendo conto che quanto sto per confidarvi potrebbe sembrare una scusa, ma vi assicuro che molte volte io stessa non riesco a meditare nei modi tradizionali. Amo l'esercizio di rilassamento, e ne assaporo ogni singolo istante, ma poiché sono sempre in casa, ogni volta che mi rilasso e chiudogli occhi c'è sempre qualcosa da vedere, da sentire e percepire che mi distrae e mi distoglie dal mio obiettivo iniziale. Aquila Grigia approfitta del mio attimo di quiete per portarmi da qualche parte o per mostrarmi qualcosa di nuovo. Curiosa di natura, sono sempre pronta a imparare, partire ed esplorare. E invece la prima regola della meditazione consiste nel mantenere il controllo, nel non partire e non esplorare i regni dell'immaginazione fino a quando non si è in grado di distinguere tra fantasia e realtà. Per riuscirci ci vogliono tempo ed esperienza, e fino a quando non siete certi di poter riconoscere la differenza evitate di allontanarvi troppo, e non procedete con troppa fretta. Seguite con attenzione il programma perché è meglio non correre rischi inutili, evitando che la vostra sfrenata immaginazione vi faccia sprofondare nella confusione. La mia fiducia in Aquila Grigia deriva da un'intera vita di crescita e apprendimento. Quando lo prendo per mano e voliamo via, non ho affatto paura... sono fatta cosò ! Voi invece dovete ancora scoprire chi siete: avanzate con lentezza e siate pazienti, perché prima o poi arriverà anche pervoi il momento di esplorare. In qualità di vostra insegnante voglio solo ilmeglio per voi, e quindi prima di scoprire come si fa a volare dovete imparare a camminare.

Meditare significa ponderare e riflettere su cosa voglia dire essere tutt'uno, vedere, percepire, sentire soltanto l'oggetto della nostra meditazione, e cioè una candela, un fiore, una farfalla o qualunque altra cosa. Dobbiamo fare in modo che nella nostra anima ci sia spazio solo per tale oggetto, con il quale siamo in piena sintonia; di conseguenza, non vediamo, percepiamo o sentiamo nient'altro. Lo scopo di tale attività è ilrilassamento: quando la mente riposa è infatti in grado di lasciar andare qualunque pensiero che possa causare stress e tensione. Come potete dedurre da alcuni dei loro commenti, a volte i miei studenti pensano che io impongo loro questo esercizio per il piacere di torturarli: anche se sono un'insegnante inflessibile, vi assicuro che non arrivo a certi eccessi! Insisto per includere la meditazione tra i nostri esercizi perché ritengo che solo provando, sbagliando e impegnandoci a fondo possiamo sviluppare l'autodisciplina che è indispensabile per il raggiungimento della sintonia spirituale. Non prendetevela quindi con voi stessi se non riuscite a meditare: ricordatevi sempre che ciò che conta è provare! La meditazione crea in noi un forte senso di calma e di pace, un'immobilità e una quiete che sono a dir poco rare nel mondo moderno, dominato dalla velocità e dal materialismo. Sprechiamo un sacco di tempo dedicandoci a pensieri privi di contenuto e per nulla costruttivi, fantasticando, fossilizzandoci sul passato che ci ostiniamo a rimpiangere e immaginando i problemi che potremmo dover affrontare in futuro. Quando ci concediamo una passeggiata a contatto con la natura non siamo consapevoli della bellezza che ci circonda: la nostra mente è occupatada nuove idee e progetti, incerta fra le varie possibilità che abbiamo a disposizione, e non si accorge di quanto siano belli i fiori e gli alberi, e di come cresca l'erba verde. Inconsapevoli del nostro sé, del nostro respiro odell'anelito della vita che ci circonda, non viviamo affatto il nostro VERO PRESENTE. I minuti e le ore scorrono via; senza che ce ne accorgiamo continuiamo a perdere tempo prezioso, e finiamo per smarrirci noi stessi. Che cosa possiamo fare in merito, e come possiamo ritrovare la nostra essenza? Riconoscere il nostro Vero Presente è un'impresa ardua ma non impossibile per

la maggior parte di noi. Possiamo compiere il primo passo imparando l'arte della meditazione, un atto disciplinato della mente, del corpo e del sé spirituale che nel corso dei secoli ha colmato il bisogno di pace e scoperta interiore degli esseri umani, donando loro la massima tranquillità. In ogni angolo del mondo individui di tutte le razze e di tutte le religioni cercano di trovare il proprio sé ricorrendo alla contemplazione e alla meditazione, diventando cosò coscienti dell'evoluzione del loro pensiero consapevole e dell'acuirsi della loro sensibilità. Trovando il nostro vero sé, noi riconosciamo la connessione con il nostro Sò ONNISCIENTE, che corrisponde alla percezione saggia e istintiva che ognuno possiede fin dalla nascita. Iniziamo ad avere fiducia nel nostro istinto, e diventiamo consapevoli del bisogno di lasciar andare. Questo è uno splendido messaggio che parla di amore e della capacità di donare, grazie al quale ciIMPADRONIAMO DELLA NOSTRA FORZA. Io credo che all'interno di ogni uomo ci sia l'anima, la nostra essenza interiore che ha origine in Dio: una luce divina composta di puro spirito (l'aura o energia dell'anima stessa) la circonda. Spesso ignorata, questa luce meravigliosa non viene riconosciuta: anche se minuscola, con una guida gentile e un supporto amorevole può trasformarsi in un'energia forte e positiva che ci guida, stimola e incoraggia, aiutandoci a uscire dalle tenebre della confusione per giungere al sole, che rappresenta la nostra comprensione. Una vecchia storia, che pare sia vera, parla di un monaco buddhista che ogni giorno meditava stando seduto a gambe incrociate sul pavimento e concentrandosi su una pietra rosa posta davanti a lui. Il tempio era sempre affollato, e un gran numero di religiosi e visitatori vi si recavano in preghiera. E in qualunque ora del giorno e della notte potevano scorgere il monaco seduto nello stesso punto, immobile e intento a meditare. Nessuno l'aveva mai visto muoversi, mangiare o dormire. Passavano i giorni, i mesi e gli anni, e lui era sempre là. Divenne vecchissimo, con i capelli che gli arrivavano quasi a terra, la barba lunga e bianca. Ormai era una vera leggenda. Il tempio era ancora molto frequentato, e tutti coloro che vi entravano si

chiedevano per quale motivo quel sacerdote fosse rimasto seduto cosò a lungo a meditare, ma nessuno riusciva a trovare una spiegazione plausibile. Un giorno, dopo tanti e tanti anni, gli altri religiosi e i fedeli andarono come al solito a controllare e scoprirono che era scomparso, lasciandosi alle spalle solo la pietra. Alcuni, i più saggi, dissero che aveva meditato focalizzandosi cosò a lungo sulla pietra da sublimarsi in lei, perché lo scopo della meditazione è proprioquello di diventare tutt'uno con l'oggetto con cui ci si deve fondere. E sempre secondo la storia, in qualche angolo dell'India, nella stanza di un tempio di cui non conosco il nome ma che è sempre affollato c'è un sasso, e se sapete dove cercare potete trovarlo, o scorgere magari il monaco buddhista... forse sono entrambi la stessa cosa... Esistono molti tipi di meditazione, e si può quindi meditare in manieradifferente. Può darsi che abbiate già individuato il modo che più vi soddisfa; in caso contrario potete consultare i numerosi libri pubblicati sull'argomento. I miei pazienti e le persone che seguono i miei corsi utilizzano in genere l'audiocassetta allegata al mio libro I colori dell'anima, che rappresenta un ottimo aiuto per imparare questa antica arte e apprendere cosò i meccanismi della guarigione. Qualunque metodo abbiate deciso di usare, per ottenere i risultati migliori dovete dedicarvi agli esercizi almeno tre volte la settimana, anche se sarebbe meglio eseguirli ogni giorno. Iniziate meditando per un quarto d'ora, e se lo ritenete necessario potete aumentare gradatamente. Ricordatevi che qualunque procedimento abbiate scelto, la meditazione deve risultare un'esperienza piacevole e illuminante. Voglio suggerirvi due semplici esercizi che si riveleranno utili soprattutto per i principianti. Sia la meditazione della candela sia quella del fiore si basano su tecniche di visualizzazione che vengono più volte illustrate in questo libro. Molte persone preferiscono ricorrere all'audiocassetta: se anche voi vi sentite più a vostro agio con questo sistema, non siete obbligati a cambiare, ma vi assicuro che provare a meditare in modi diversi può essere un'esperienza piacevole. Illuminare la via con la candela Al contrario del monaco buddhista, noi non abbiamo lo scopo di dissolverci nella candela, ma solo di sentirci tutt'uno con lei, eliminando qualunque altro pensiero o emozione per consentire alla nostra mente di esprimersi. Cominciamo. Per prima cosa eseguite la vostra tecnica di rilassamento (l'esercizio n. 1), che deve sempre precedere qualunque forma di meditazione. Ponete una candela accesa sul tavolo davanti a voi, concentratevi sulla fiamma e colmatevi gli occhi e la mente con la sua luce, il suo colore e la sua forma.

Ricordo che da bambine mia sorella e io fissavamo una lampadina accesa fino a quando non ci facevano male gli occhi. Solo allora li chiudevamo, e l'immagine della lampadina restava fissa nella nostra mente: tenevamo gli occhi chiusi fino a quando non svaniva, poi ripetevamo l'intera procedura ancora, e ancora, ancora... Ed è proprio quello che dovete cercare di fare voi adesso! Chiudete gli occhi e cercate di conservare nella mente il più a lungo possibile l'immagine della fiamma; quando vi sembra che stia per svanire, aprite gli occhi, concentratevi ancora sulla candela per alcuni secondi e richiudete poi gli occhi, sforzandovi di vederla a livello mentale. Lo scopo dell'esercizio è quello di colmare di luce la mente in modo che non ci sia spazio per i pensieri di alcun genere. La mente può cosò riposare, e noi ci liberiamo di tutti i pensieri che ci distraggono in continuazione, come per esempio: che cosa devo preparare per cena? Sono forse in ritardo per il lavoro? Che cosa stanno combinando i bambini? Solo se ci alleggeriamo di tutte le emozioni possiamo veramente rilassarci. Continuate a ripetere l'intera procedura fino a quando non riuscite a mantenere l'immagine della fiamma nella mente per almeno dieci minuti senza dover aprire gli occhi. ù a lungo possibile l'immagine della fiamma; quando vi sembra che stia per svanire, aprite gli occhi, concentratevi ancora sulla candela per alcuni secondi e richiudete poi gli occhi, sforzandovi di vederla a livello mentale. Lo scopo dell'esercizio è quello di colmare di luce la mente in modo che non ci sia spazio per i pensieri di alcun genere. La mente può cosò riposare, e noi ci liberiamo di tutti i pensieri che ci distraggono in continuazione, come per esempio: che cosa devo preparare per cena? Sono forse in ritardo per il lavoro? Che cosa stanno combinando i bambini? Solo se ci alleggeriamo di tutte le emozioni possiamo veramente rilassarci. Continuate a ripetere l'intera procedura fino a quando non riuscite a mantenere l'immagine della fiamma nella mente per almeno dieci minuti senza dover aprire gli occhi. A molti in un primo momento tutto ciò risulta piuttosto difficile: nonpreoccupatevi e continuate a cercare di eseguire l'esercizio. Anche se èinnegabilmente difficile, l'arte dell'autodisciplina è la chiave del successo. La meditazione di qualunque tipo richiede disciplina, e in cambio vi consente di ottenere benefici incredibili nell'ambito della vita quotidiana. Eseguendo giorno dopo giorno l'esercizio della candela, potreste scoprire che la fiamma cambia forma e colore, o scompare del tutto. Mantenete comunque il controllo e trattenete l'immagine al centro della vostra visuale il più a lungo possibile: se la perdete di vista, fermatevi e ricominciate da capo. Dopo un certo periodo di allenamento alcuni di voi potrebbero riuscire a visualizzare la fiamma senza dover ricorrere alla candela; altri ci riescono

meglio tenendo gli occhi aperti (chiudendoli evitate però possibili distrazioni esterne). Quando vi sentite abbastanza sicuri di voi e a vostro agio, potete compiere un passo in avanti e cercare di esplorare nei dettagli la forma, il colore e la profondità della fiamma. Visualizzate voi stessi mentre diventate tutt'uno con la fiamma. Danzate, muovetevi e fondetevi con lei: che cosa provate? Come reagite? Quale dei vostri sensi viene in qualche modo acuito? Il vostro umore cambia? Ponetevi queste domande, oltre a tutte quelle che vi vengono in mente. Prendete appunti, mettete per iscritto i vostri pensieri, descrivete le vostre emozioni, spiegate nei dettagli ciò che avete visto e provato. Concedetevi il tempo necessario e ricordatevi che non occorre passare al più presto alla fase successiva. Assaporate ogni singolo istante: state compiendo un viaggio di illuminazione per scoprire VOI STESSI, la vostra anima. E vi assicuro che si tratta di un viaggio che non finisce mai! Kay Warburton, per molti anni mia allieva, è riuscita a scoprire se stessa, ela meditazione è stata la chiave del suo trionfo. Giovane madre di tre splendide ragazze, Anna, Chloe e Jessica (se non le citassi non mi perdonerebbero mai!), era confusa in merito al suo ruolo e a ciò che desiderava dalla vita. Quando ci siamo conosciute era una donna che aveva ben poca stima di sé: si sforzava di essere come pensava che gli altri la volessero, al pari di molti di noi, e non concedeva a se stessa di vivere come avrebbe desiderato. Cercando disperatamente di compiacere gli altri, aveva perso la consapevolezza di chi era in realtà. Imparando a meditare ha acquisito una forte autodisciplina, riconoscendo le sue esigenze individuali di essere umano. Nell'arco del suo addestramento, durato vari anni, si è spesso sentita confusa: scoprire le proprie necessità non basta, occorre anche trovare la forza e il coraggio di accettare tutto ciò che la vita offre. Troppo spesso la paura ci spinge infatti a trovare qualche scusa per trattenerci o fare marcia indietro. Ogni volta che aveva qualche dubbio, riguardante in genere lei stessa, Kay trovava un posto tranquillo e si metteva a meditare. Al termine dell'esercizio si sentiva rigenerata, calma e capace di ragionare con grande chiarezza.

La visualizzazione le è sempre risultata particolarmente facile: Kay possiedeinfatti notevoli capacità artistiche. Il suo vero problema era datodall'autodisciplina, ma lei non si è arresa e alla fine ce l'ha fatta! Sono trascorsi ormai molti anni, e sebbene sia stata a lungo in difficoltà a causa dei problemi che lei stessa si creava, Kay ha ottenuto grossi risultati: ha scoperto il valore del suo sé individuale, diventando consapevole del suotalento di artista, e frequenta ora l'ultimo anno di università. Abileguaritrice, sono certa che saprà usare le sue doti creative per aiutare intalento di artista, e frequenta ora l'ultimo anno di università. Abileguaritrice, sono certa che saprà usare le sue doti creative per aiutare in qualche modo gli altri. Lo sviluppo della sua conoscenza ha richiesto molti anni di lavoro, ma grazie alla sua incredibile perseveranza ha raggiunto il successo. Adesso finalmente sa cosa vuole e ciò che vuole essere. Al pari di Kay, anche noi dobbiamo pur iniziare da qualche parte, e per quanto possa sembrare difficile, per molti la meditazione rappresenta il vero inizio. Visualizzare un fiore Come ho già detto, la meditazione dev'essere un'esperienza divertente o almeno piacevole; se avete scelto la candela ma non siete soddisfatti di come vanno le cose, lasciate perdere e tentate qualcos'altro. Provate a visualizzare un mare blu e tranquillo, un tramonto, un albero dalle foglie verdi e rigogliose che ondeggiano al vento. Conosco gente che sceglie sempre frutti, uccelli, sassi o animali di vario genere. Nell'esercizio qui di seguito indicato potete utilizzare qualunque oggetto o essere vivente di vostra scelta. Io userò come esempio il fiore, che ritengo sia abbastanza facile da visualizzare. Rilassatevi, concedetevi tutto il tempo necessario e agite con calma. Percepite gli incredibili benefici della visualizzazione mentre la tensione abbandona il vostro corpo, pronto alla meditazione. Vi assicuro che questo esercizio è semplice, facile e piacevole. Per prima cosa scegliete il fiore che più vi piace, una rosa, una peonia o un caprifoglio. Se avete intenzione di usare questa meditazione come forma di autoguarigione vi suggerisco di usare un fiore blu, piccolo o grande, di

qualunque forma, un fiordaliso o un giacinto, perché il blu è il colore dellaguarigione. (Chi usa l'audiocassetta I colori dell'anima è in grado di comprendere meglio come funziona l'energia dei colori nell'ambito del processo di guarigione). Se ritenete che possa esservi utile, prendete una fotografia o un fiore vero, che potete osservare e annusare ogni volta che avete bisogno di ricordare quali sono il suo aspetto e il suo profumo. Adesso chiudete gli occhi e visualizzate il fiore prescelto. Lasciate che fluttui nella vostra mente; concedetegli tutto lo spazio di cui ha bisogno fino a quando non colma la parte del vostro essere che sente, percepisce, pensa e ragiona. Inspirate con dolcezza, e nel frattempo immaginate il suo profumo che avanza verso di voi trasportato da una brezza leggera; cosò come avete fatto con la fiamma della candela, mantenete nella mente la sua immagine nitida e precisa. Se state vedendo un bocciolo, guardatelo mentre si schiude, e visualizzate il sole caldo e vigoroso che lo aiuta a crescere. Il vostro fiore è solo, con il capo rivolto verso la luce e il calore, o si trova in un giardino accarezzato dal vento? E' soffice? E quali sono le sfumature del colore dei suoi petali? Al termine dell'esercizio prendete nota per iscritto dei pensieri e delle sensazioni che ha suscitato in voi. I fiori sono cosò splendidi, puri e luminosi che possono elevare le vostre emozioni e penetrare nei vostri pensieri più profondi. Una rosa solitaria è bella quanto un intero prato di giunchiglie dorate, e può rivelarsi una fonte di ispirazione altrettanto valida. Tenete il più possibile nella mente l'immagine del vostro fiore, e scoprite la sua bellezza. Quando credete di aver acquisito la capacità di conservarla, e vi sentite abbastanza rilassati e a vostro agio, procedete alla fase seguente e cercate di entrare nella corolla del fiore. Da piccola ho frequentato una classe dove veniva incoraggiata la libera espressione, e a volte l'insegnante ci chiedeva di immaginare di essere un albero: Mettetevi ben diritti, alzate le braccia, allargate le dita e fate finta che siano i rami dell'albero. Adesso si alza un forte vento che attraversa il bosco in cui vi trovate. In un primo momento ridevamo tutti imbarazzati (fingere di essere un albero ci sembrava una cosa molto sciocca), ma ben presto allungavamo le braccia e ondeggiavamo come se ci fosse stato il vento, immersi nella nostra fantasticheria, sentendoci come un albero e pensando come un albero. Era sempre un'esperienza divertente e rigenerante, e ripensandoci mi rendo conto che ci consentiva di lasciar andare la tensione ed eliminare l'energia in eccesso in modo positivo e creativo.

Anni dopo mi capitò di passare da scuola a prendere mia figlia, e con grande piacere vidi lei e le sue compagne impegnate nell'ultimo esercizio della giornata. vento, immersi nella nostra fantasticheria, sentendoci come un albero e pensando come un albero. Era sempre un'esperienza divertente e rigenerante, e ripensandoci mi rendo conto che ci consentiva di lasciar andare la tensione ed eliminare l'energia in eccesso in modo positivo e creativo. Anni dopo mi capitò di passare da scuola a prendere mia figlia, e con grande piacere vidi lei e le sue compagne impegnate nell'ultimo esercizio della giornata. Siate un albero, ordinò la maestra, e io osservai affascinata quelle ragazzine di sei anni che si impegnavano a fondo, allungandosi verso l'alto e allargando le braccia, scuotendo i capelli e il resto del corpo mentre l'insegnante parlava loro del vento che soffiava nella foresta in cui vivevano! Avete avuto anche voi un'esperienza del genere da bambini? Riuscite a ricordare come immaginare, visualizzare, trovarvi in un posto diverso da quello in cui siete o essere qualcos'altro? Ora avete la possibilità diriprovarci! Diventate un fiore, assaporando la libertà e la gioia che unasimile esperienza porta con sé. Siate il vostro fiore preferito, alzate il capo verso il sole e concedete a voi stessi di crescere. Dedicandovi a questo esercizio (vi avviso che potreste aver bisogno di tempo per eseguirlo con una certa disinvoltura) scoprirete che molte vostre inibizioni scompariranno, e la fiducia che avete in voi stessi aumenterà. Con il passare del tempo e con una buona dose di pazienza, la meditazione vi aiuterà a elevare e arricchire la vostra esistenza, rendendovi più consapevoli di voi stessi e dei vostri sensi. Mentre eseguite gli esercizi prendete nota per iscritto di pensieri ed emozioni. In questo modo potete imparare a capire chi siete e scoprire la parte più profonda del vostro essere, la vostra essenza interiore, il vostrospirito. Non abbiate premura: la parola chiave è pazienza. E ricordatevi che non si corre, e non c'è alcuna competizione. Prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno, e concedetevi almeno sei settimane per completare ciascun esercizio. Dev'essere un'esperienza colma di gioia, a cui potete lasciarvi andare senza alcun timore. Scoprite il vostro Vero Presente, il vostro Adesso. Giunta alla fine di questo capitolo, ho deciso di concedermi una pausa e di andare a fare un giro con i miei cani. Rosie (non riesco a immaginare in onore di chi sia stata chiamata in questo modo...) è una bretoncina di quattro anni, vivace e dallo sguardo luminoso, che adora passeggiare. Nino, un cucciolo che all'epoca della stesura di questo libro aveva solo quattro mesi, è un labrador marrone convinto che Rosie sia sua madre (anche lei la pensa allo stesso

modo), ed è felice di seguirla ovunque. Mi basta mormorare passeggiata, e come ben sanno tutti coloro che amano gli animali i miei piccoli sono ansiosi di mettersi in marcia! Era una splendida giornata di sole, una delle più belle di tutto l'inverno, con il terreno coperto da mucchi di neve fresca; nell'aria aleggiava la sensazione che la primavera fosse ormai dietro l'angolo, o forse un po' più in là... Mi coprii, presi il mio bastone da passeggio, un ramo nodoso che avevo raccolto nel bosco l'inverno precedente, e ci avviammo lungo il sentiero che passa tra gli alberi e arriva fino agli stagni, in quel periodo ricoperti da uno strato di ghiaccio. Mentre camminavo, con i cani che correvano davanti a me, cominciai a pensare all'esercizio di meditazione del fiore e mi tornò in mente Elisabeth. Ho raccontato la sua storia nel mio libro Spirito libero, e come sanno coloro che l'hanno letto, quando l'ho conosciuta stava attraversando un periodo di grande tristezza e depressione. Una sera mi chiamò a tarda ora e mi confidò che da molti mesi faceva fatica ad addormentarsi. Le suggerii la meditazione del fiore: Vai a letto, appoggia la testa sul cuscino e cerca di visualizzare il tuo fiore preferito. Proverò con una rosa, è il mio preferito! mi rispose. Va bene. Cerca allora di visualizzare una splendida rosa dal gambo lungo, del colore che più ti piace: inizia con un bocciolo, e cerca piano piano di vederlo mentre si apre. Spiegandole che quella parte della meditazione aveva lo scopo di favorire il rilassamento, aggiunsi: Spero che ti aiuti a calmarti e a prendere sonno. Alcuni giorni dopo Elisabeth mi richiamò: Per quanto mi sforzi, non riesco proprio ad addormentarmi... ogni volta che mi rilasso e arrivo al punto in cui la rosa sboccia, dal suo centro esce strisciando un orribile insetto nero dalle lunghe antenne che mi sveglia! Scoppiai in una sonora risata, e ben presto si mise a ridere anche lei. Avrei dovuto spiegarmi meglio e farti capire che la meditazione è un'esperienza splendida, rigenerante e illuminante! E non puoi consentire a nessuna immagine o pensiero negativi di interferire. La prossima volta, prima di iniziare ricorda a te stessa il tuo obiettivo: vuoi raggiungere la pace e la

tranquillità, oltre all'armonia di mente, corpo e spirito. E grazie alla meditazione sei in grado di riuscirci! Le ci volle un po' di tempo: Elisabeth era cosò abituata a vivere solo eventi negativi che in un primo momento non credeva che potesse accaderle qualcosa di bello. Decise di impegnarsi a fondo e lavorò con passione, modificando il suoatteggiamento: con il passare del tempo ha assunto una prospettiva più positiva, e soprattutto ha imparato ad avere fiducia nei confronti dell'esistenza. 2. Individuare e accrescere la nostra energia. Chi ha visto il vento? Né voi né io. Ma quando gli alberi chinano il capo, vuol dire che il vento sta passando. CHRISTINA ROSETTI Noi possiamo vedere il vento solo quando le foglie si agitano sui rami degli alberi, l'erba danza nei prati o i pioppi altissimi chinano il capo: diventa infatti visibile solo quando tocca qualcosa. La forza di Dio, dell'universo e del mondo dello spirito si comporta allo stesso modo; a volte si fa strada in maniera dolce e gentile nella nostra esistenza, in certe occasioni invece irrompe con l'impeto di un tornado, sbattendoci a terra e cambiando in un solo istante il nostro modo di vivere e di pensare. Per quanto mi riguarda, la forza di Dio è entrata nella mia vita con estrema dolcezza, facendo la sua comparsa durante gli anni dell'infanzia e restandomi accanto anche nell'età adulta. Di tanto in tanto mi è capitato di percepireuna folata particolarmente forte, ma in genere si è sempre trattato di una brezza fresca e confortante. Molte persone si accorgono dell'impatto di questa forza divina solo quando vengono colpite dalla tragedia; si tratta di una sensazione poco familiare che suscita spesso paura e confusione. Il vento c'è anche quando è calmo, ed è sempre pronto a risvegliarsi inqualunque momento. Allo stesso modo la forza di Dio è onnipresente e aspetta di risvegliarci: in un primo momento fa esplodere in noi una gran confusione, ma ben presto si trasforma in una fonte di conforto e incoraggiamento. A volte ci spazza via, ma è capace anche di attraversarci delicatamente il cuore. Alcuni mesi dopo l'inizio del mio vero risveglio vivevo nello Yorkshire, nell'Inghilterra del nord, e Madeleine, la più giovane delle mie sorelle, venne a trovarmi per qualche settimana. Una sera parlammo della mia evoluzione spirituale e delle esperienze che avevo condiviso con Irene e Paul Denham, due coniugi che all'epoca mi avevano aiutata a superare le mie paure. Decisa a scoprire cosa stavo facendo, mia sorella mi pose un'infinità di

domande. Suo figlio Duncan, che all'epoca aveva sei o sette anni, aveva giocato per l'intera giornata con la mia Samantha, e in quel momento stavano tranquillamente dormendo entrambi nella camera al piano di sopra. Parlai a Madeleine dell'energia, e le rivelai che ognuno di noi ne possiede: se impariamo ad attingervi, possiamo comunicare con la nostra anima. Con una dose sufficiente di tempo e pazienza siamo in grado di entrare in sintonia anche con l'intero universo. Quando nominai la pazienza scoppiammo tutte e duea ridere: è risaputo che i membri della nostra famiglia non ne possiedono affatto! E' una vera fortuna che tutta questa 'roba' mi venga spontanea, perché dubito che avrei avuto la costanza di impegnarmi e faticare per ottenerla, commentai. Mostrami quello che fai, e spiegami cosa potrei fare anch'io, mi invitò mia sorella. Dopo una breve esitazione, cedetti. E va bene! Dammi la mano e sediamoci sul pavimento: proverò a trasmetterti la mia energia. Cerca di avvertirla mentrete la mando, e nel frattempo sii consapevole di tutto ciò che vedi, senti o percepisci. Madeleine annuò . Era soltanto un gioco, come quando eravamo ancora bambine. Ci sistemammo in terra, assumendo la posizione del loto e facendo del nostro meglio per non scoppiare a ridere. Smettila! la rimproverai a un certo punto. Se vogliamo farlo, dobbiamo sforzarci di restare serie! Ci vollero alcuni minuti prima che riuscissimo a riprendere il controllo. Appena fummo pronte, chiesi a Dio e ad Aquila Grigia di guidarmi e proteggermi, e afferrai entrambe le mani di mia sorella. Restammo sedute per alcuni minuti, tenendo la testa china e concentrandoci sul flusso di energia. Sollevai il capo solo quando percepii un leggero spostamento della mia consapevolezza, e vidi che Madeleine si era rizzata a sedere, lo sguardo fisso nel vuoto e i muscoli del viso cosò rilassati che sembrava quasi in trance. Le strinsi gentilmente la mano e stavo per dirle qualcosa quando mi accorsi che la sua espressione stava cambiando. In un primo momento scorsi solo una sorta di velo bianco che le passava sopra la testa, coprendola fino alle spalle. Confusa, feci per muovermi ma restai bloccata, e non potei fare altro che guardare. Nel frattempo il velo le aveva coperto il viso, nascondendolo del tutto. Feci un altro tentativo, e provai ad abbassare lo sguardo sulle mie mani per focalizzare l'energia e riprendere in qualche modo il controllo della situazione, ma fu tutto inutile perché ero

paralizzata. E in quel preciso istante vissi un'emozione incredibile: invece di Madeleine mi ritrovai a fissare mio padre! Se ne stava seduto davanti a me, sebbene fosse morto da cinque anni, e la sua immagine era fin troppo chiara, con i lineamenti precisi e ben delineati. Mio padre aveva (o forse ha...) una faccia particolare: il naso era piatto perché se l'era rotto cosò tante volte che avevano dovuto togliergli le ossa, e il labbro inferiore era stato diviso in due da un colpo di badile. Ora mi stava guardando con i suoi occhi forti e penetranti a cui non sfuggiva mai nulla. Per un breve istante ebbi paura, poi sentii la sua voce che usciva dal viso di mia sorella... no, quello era il volto di papà! Sbalordita, non riuscii a reagire. Cominciai a piangere, continuando a fissarlo, e lui mi sorrise chiamandomi con dolcezza: Rosie, Rosie, Rosie. Non ho idea di quanto restammo là sedute: mi sembrò che fosse trascorso molto tempo, finché a un certo punto riuscii finalmente a muovermi e chinai il capo; quando sollevai di nuovo lo sguardo mio padre era sparito. Al suo posto era tornata Madeleine, che si preoccupò vedendomi in lacrime. Che cosa hai provato? E cosa hai visto? le chiesi in tono concitato. E' stato orribile, spaventoso! rispose, quasi senza fiato, e mi raccontò nei minimi dettagli quello che le era apparso. Ho assistito a una specie di filmche non mi è affatto piaciuto. C'era un bambino che assomigliava a Duncan, maavrebbe potuto essere il suo amico Mark, che è piccolino e biondo come lui, eha la sua stessa età. Si trovava in auto con suo padre e sua sorella, o almenocredo che fossero loro perché non sono riuscita a vederli in faccia. Si stavano inerpicando su una strada di montagna, molto stretta, ed erano preceduti da un camion che trasportava sassi. Il pesante automezzo avanzava lentamente e loro non potevano superarlo. A un tratto la sponda posteriore del camion ha ceduto e pietre enormi hanno cominciato a cadere sull'asfalto, colpendo la macchina. La persona al volante ha sterzato bruscamente, l'auto hasbandato ed è finita giù lungo il pendio della montagna. E' stato orribile... si interruppe Madeleine, scoppiando in un pianto dirotto. Mio Dio, pensai, sconvolta quanto lei all'idea che mio padre fosse venuto ad avvisarci. Che cosa posso fare? Per tradizione, nei momenti di crisi le donne inglesi mettono sul fuoco l'acqua per il tè, ed è proprio quello che feci anch'io! Una bella tazza di tè risolve qualunque problema, o aiuta almeno a metterlo nella giusta prospettiva.

Solo dopo che ci fummo calmate, e dopo aver riflettuto a sufficienza, confidai a Madeleine la mia visione. Che significa? mi chiese, e non potei fare a meno di ammettere che non ero certa di saperlo. L'unica cosa di cui sono sicura è che quando torni a casa e Mark viene agiocare con Duncan, tu non devi lasciarli uscire in strada. Papà ha cercato dicomunicarci qualcosa, e anche se non ho capito bene il suo messaggio, è meglio stare in guardia. Trascorse quasi un anno, e nel frattempo Madeleine si scordò di quell'episodioche era invece rimasto impresso nella mia memoria. Quando mi telefonò per informarmi che Duncan era rimasto coinvolto in un incidente d'auto mentre si trovava in Grecia con il padre e la sua nuova famiglia, non rimasi affatto sorpresa. Per fortuna, grazie al pronto intervento della matrigna non si era ferito in modo grave. Stavano percorrendo una strada di montagna piuttosto stretta quando dal camion che li precedeva avevano cominciato a cadere sassi e pietre che avevano colpito la vettura. Agendo d'istinto la matrigna aveva afferrato il bambino coprendolo e proteggendolo con il suo corpo. La donna si era fratturata una gamba e aveva poi dovuto restare in ospedale per molti mesi. Anche la sorellastra di Duncan aveva riportato gravi ferite al volto: la piccola viaggiava seduta di fianco al padre, che se l'era invece cavata senza un graffio. Credo che Duncan sia stato protetto dal suo angelo custode, ma sono convinta anche che l'esito di quell'incidente sia stato deciso molto tempo prima che accadesse: mio padre era venuto ad avvisarci e al tempo stesso aveva voluto tranquillizzarci, facendoci sapere che eravamo al sicuro e che lui vegliava su di noi. Molti anni fa, quando il numero dei medium in circolazione era più elevato, il fenomeno noto come trasfigurazione era diffuso tra gli spiritisti, insieme all'uso di trombe e tavolette. Non possiamo poi dimenticare l'esistenza degli ectoplasmi e di strumenti psichici di vario tipo... La tromba è una sorta di imbuto dalla base molto stretta e con un'apertura più larga in cima; di cartoncino rigido o costituita da una sottile lamina di metallo (che naturalmente ha uno spessore maggiore rispetto ai normali rotoli da cucina), viene usata per dirigere, raccogliere e intensificare i suoni e le voci provenienti dal mondo dello spirito. Non le ho mai viste impiegare da nessuno, anche se io stessa ne possedevo una (temo proprio di averla persa!): considerando il gran numero di eventi incredibili a cui ho assistito, non posso comunque negare a priori la sua efficacia. Allo stesso modo, non posso

pronunciarmi sulla validità della tavoletta perché non l'ho mai vista usare: molte persone dichiarano però che il suo utilizzo le ha aiutate ad acquisire o perfezionare la tecnica della scrittura automatica. Una penna o una matita vengono poste in equilibrio su una pallina, che è appoggiata sulla tavoletta: quando la palla si muove, la penna scrive. In base alle teorie spiritiste una forza invisibile muove la palla e controlla la penna, e di conseguenza le parole sono scritte da qualche entità proveniente dal mondo dello spirito. Non mi è mai capitato nemmeno di vedere un ectoplasma, e a questo punto immagino che alcuni di voi si stiano chiedendo che razza di esperta sono... per fortuna non mi sono mai vantata di esserlo, è sempre stato qualcun altro adefinirmi tale! Credo comunque nell'esistenza di questo fenomeno perché tempofa un caro amico che si interessava di spiritismo da più di quarant'anni mi confidò di aver assistito a un fenomeno di medianità fisica: un ectoplasma era fuoriuscito dal naso e dalla bocca di una medium in trance, ed era cosò grande che lui e sua figlia, all'epoca adolescente, si erano messe a giocarci, afferrandolo e facendoci passare dentro le mani. Era una sostanza asciutta ma elastica e modellabile, mi disse. Credetti alle sue parole perché sapevo che non era un uomo portato a inventare o esagerare. Chiunque abbia visto il film Ghostbusters ha sentito parlare degli ectoplasmi; la maggior parte della gente associa questo termine a una sostanza proveniente dal mondo dello spirito o prodotta da qualche fantasma. La realtà è bendiversa, perché l'ectoplasma è presente in ogni essere umano. Ho cercato il significato di questa parola sul dizionario, e ho trovato: strato esterno che avvolge il citoplasma, avente consistenza semisolida (gel), a differenza del restante endoplasma fluido. Poiché questa spiegazione non mi bastava, mi rivolsi a un ragazzino delle elementari, augurandomi che le lezioni di biologia gli avessero insegnato qualcosa di più sul conto delle cellule! E infatti lui spiegò alla madre, che si affrettò poi a passarmi l'informazione, che l'ectoplasma è la parte della cellula che circonda il nucleo o centro, e agisce come una sorta di gelatina protettiva. Questa definizione mi risultò molto più comprensibile: in pratica l'ectoplasma è una sostanza posta

all'interno della cellula, e svolge un compito simile a quello del liquido che circonda il feto nel ventre materno. Nel periodo precedente la seconda guerra mondiale e durante il conflitto stesso erano in circolazione numerosi medium fisici, un termine che trovate più volte in questo capitolo e che vorrei ora spiegarvi: si tratta di una persona che comunica con il mondo dello spirito e mette il suo corpo fisico a disposizione di coloro che vi abitano, consentendo cosò la manifestazione di varie attività spirituali. Entrando nell'organismo di un essere umano l'entità è in grado di sfruttare i suoi organi della fonazione, e spesso usa anche il suo ectoplasma. All'inizio del secolo e fino agli anni Quaranta questo fenomeno era molto diffuso, e la maggior parte delle sedute non erano complete se non apparivano un ectoplasma o una visione, e se dalla tromba non proveniva qualche strano rumore. Com'è naturale, queste esibizioni e la forte esigenza di conferme da parte di tutti coloro che avevano perso qualcuno in battaglia o sotto i bombardamenti offrì a imbroglioni e ciarlatani la possibilità di fingere, truffare e ingannare. Approfittare della sofferenza, del tormento e della nostalgia di chi aveva tanto bisogno di aiuto era fin troppo facile, e a un certo punto iniziò una vera e propria persecuzione: giornalisti e scienziati cercarono in tutti i modi di dimostrare che il mondo dello spirito non esisteva, e ogni volta che smascheravano una frode aumentava il numero degli avversari dello spiritismo. Molti scienziati raggiunsero l'illuminazione proprio grazie a tali ricerche, ma il resoconto delle loro esperienze non venne mai reso pubblico (se leggete la biografia di Arthur Conan Doyle potete trovare numerosi riferimenti in proposito). A partire dal 1940 fino alla metà degli anni Cinquanta, sui giornali inglesi abbondarono le storie di falsi medium: incerti e spaventati, i lettori non sapevano più come distinguere i sensitivi affidabili dagli impostori. Ma non era solo l'uomo della strada a farsi ingannare, perché spesso venivano beffati anche gli studiosi più esperti, inseriti da tempo nel movimento spiritista: in teoria avrebbero dovuto essere più furbi, ma in realtà tutti gli esseri umani possono essere raggirati, soprattutto se sono gentili, affettuosi e tendono a preoccuparsi per gli altri. Nessuno è infallibile! Se la memoria non mi inganna, fu nei primi anni Ottanta che il SAGB, il Committee of the Spiritualist Association della Gran Bretagna, con voto quasi unanime nominò un certo giovanotto Medium dell'anno. Si trattava di un grande onore, e la consegna del prestigioso riconoscimento doveva avvenire in un lussuoso albergo del centro di Londra nel corso di una serata di gala, davanti a centinaia di ospiti importanti. Ma un paio di giorni prima del fastoso evento la fotografia del vincitore del premio apparve sulle prime pagine dei principali quotidiani. Un giornalista era riuscito a partecipare a una sua seduta, e aveva scoperto che i fiori provenienti dal mondo dello spirito venivano in realtà nascosti all'interno di un mangiacassette posto ai piedi del medium! Inutile dire che ogni festeggiamento venne annullato... Conosciuto e rispettato in tutto il mondo, il Committee era stato preso in giro proprio da uno dei suoi membri. Questo non significa però che i medium fisici non esistano: se troviamo qualche mela marcia, non è detto che l'intero cesto sia da buttare! Possiamo però supporre che qualche altro frutto sia in qualche modo danneggiato... E questa è una delle ragioni per cui le manifestazioni dei medium fisici sono poco diffuse: il semplice contatto con il mondo dello spirito suscita ora dubbi e sospetti. Un altro motivo è dato dalla pericolosità insita in questo

tipo di esperienza, e poiché esistono altri metodi di comunicazione altrettanto efficaci, qui in Occidente sono ben pochi i medium che accettano di essere usati in questo modo dagli spiriti. La produzione dell'ectoplasma, l'uso della tromba o della tavoletta e la percezione che va al di là dei cinque sensi necessitano di un tipo di energia che tutti noi possediamo, ma di cui ben pochi sono consapevoli. Il nostro corpo, la mente, lo spirito... tutto ciò è pura energia. Alcune persone sono in grado di aumentare il livello di energia di cui dispongono fino a modificare la loro struttura molecolare, alterando cosò le cellule e provocando la fuoriuscita dell'ectoplasma dal corpo. L'ectoplasma viene poi utilizzato da coloro che vivono nel mondo dello spirito per rendere visibile ciò che non lo è. Uno spirito è invisibile alla maggior parte delle persone, ma se entra nella massa di un ectoplasma che lo avvolge completamente diventa visibile (la stessa cosa accade quando gli illusionisti tengono in mano un recipiente invisibile e lo rendono visibile coprendolo con un pezzo di stoffa). L'ectoplasma viene usato anche in altri modi: chi vive nella dimensione spirituale lo modella dandogli la forma di una tromba che serve a far passare il suono dal suo universo al nostro. Potrei fornirvi altri esempi, ma temo che molti di voi stiano già pensando che esagero... mi limito quindi a farvi notare che la bomba atomica rappresenta l'esempio più letale e pericoloso di sfruttamento dell'energia. La teoria della relatività di Einstein è stata sostenuta dalla scoperta del fatto che si può trasformare la materia in energia, così come è possibile alterare la struttura delle cellule. Si tratta di una verità innegabile, e a questo punto possiamo facilmente immaginare quanto sia potente la nostra energia individuale. Noi la usiamo ogni giorno, in maniera più o meno corretta, influenzando la nostra vita e quella di coloro che ci stanno accanto. Ogni singolo individuo è una sorta di centrale di forza motrice, dotata di un campo energetico. Come sapete, l'energia viene normalmente usata per scaldare e illuminare le case, gli uffici e i luoghi di lavoro: la nostra energia personale è altrettanto importante, e per assicurarle il massimo rendimento dobbiamo tenerla sotto controllo e amministrarla con saggezza. Per garantirci la necessaria crescita spirituale dobbiamo chiederci quali sono i risultati che vorremmo raggiungere: se abbiamo intenzione di studiare e utilizzare la nostra energia, cerchiamo prima di individuare le nostre motivazioni e il nostro obiettivo finale. Anche se non riusciamo magari a scendere nei dettagli, siamo comunque consapevoli del nostro desiderio di essere più sensibili e capaci di occuparci di noi stessi e degli altri, oltre che di possedere una conoscenza più ampia. Credetemi, questo è un ottimo punto di partenza! In genere sappiamo anche di non avere alcuna intenzione di diventare medium fisici perché non vogliamo combinare pasticci con il nostro corpo fisico: ci basta assicurargli uno stato di profondo equilibrio in modo da mantenerlo in buone condizioni. Gli esercizi che vi suggerisco servono a garantire e aumentare l'armonia tra spirito, mente e corpo, fornendoci al tempo stesso l'energia necessaria alla sopravvivenza e mostrandoci qual è la nostra vera forza. Einstein definò la materia come una funzione dell'energia. La sua teoria riflette la convinzione che se la materia viene fatta vibrare a velocità

elevata, può essere trasformata in energia. Di conseguenza, i corpi solidi sono costituiti da energia che vibra a velocità molto bassa. Provate a immaginare cosa accadrebbe se noi esseri umani costituiti da materia (energia solida) posta in un contenitore (il corpo fisico) riuscissimo a scoprire come accelerare la nostra energia e modificare la nostra struttura molecolare, cosò come fanno i medium fisici: avremmo a disposizione un'infinità di opzioni, alterando magari la struttura delle cellule malate o danneggiate dal cancro! E in effetti è proprio questa la base della guarigione: usando nel modo appropriato l'energia, potente e positiva, possiamo aiutare una persona a mantenersi in buone condizioni di salute. Se volete approfondire la vostra conoscenza a proposito della guarigione, imparando magari qualche altro esercizio, leggete il mio libro I colori dell'anima, a cui è abbinata, come già ricordato, un'audiocassetta. Cominciamo ora a utilizzare l'energia in maniera benefica, in qualche modo diversa dal solito. Per prima cosa dobbiamo imparare a individuarla, procedendo per gradi perché l'energia è molto potente. Rammentate l'episodio riguardante mia sorella Madeleine e me che vi ho raccontato all'inizio di questo capitolo? E' importante ricordare che per qualche misterioso motivo, sconosciuto sia a me stessa sia agli altri, io sono venuta al mondo dotata di un flusso energetico particolarmente intenso. Tutti noi siamo centrali di forza motrice, ma a quanto pare io possiedo un voltaggio straordinariamente elevato, cosò come accade ai medium e ai sensitivi molto dotati. Quando afferrai le mani di mia sorella fu come se ci fossimo collegate a una forza elettrica potentissima che consentò a entrambe di vivere quell'esperienza particolare. Tutto ciò è a dir poco insolito, ed è improbabile che qualcuno di voi riesca a ripetere qualcosa di simile limitandosi a eseguire gli esercizi indicati, che vogliono solo guidarvi in maniera attenta e gentile nel luogo dove potete scoprire come siete e come potete diventare, e cioè un essere spirituale sensibile, equilibrato e in sintonia. Come vi ho già detto, ognuno di noi è colmo di energia che possiamo imparare ad accumulare e utilizzare in modo costruttivo. Non abbiate paura di esplorare, assaporate le esperienze che potete vivere eseguendo gli esercizi, e siate pazienti. Quando mia figlia aveva pochi anni, ero sbalordita dalla sua resistenza e dalla sua determinazione a ottenere i risultati che si prefissava; ogni suo processo di apprendimento era fonte di grande emozione per entrambe, e io non capivo come facevo a essere cosò paziente! Nelle lunghe ore trascorse aiutandola a camminare, parlare, leggere e scrivere, ho infatti dimostrato di possedere una pazienza infinita. Questo non

significa però che io sia stata una madre perfetta: c'erano un sacco di cose che mi facevano innervosire, e giudicavo particolarmente frustrante il ruolo di mammina giovane e inesperta. Indipendente e priva di esperienza, non avevo nessuno a cui chiedere consiglio, ma al tempo stesso ero decisa a fare tutto nel migliore dei modi. Era quindi inevitabile che compissi molti sbagli, ma quando si trattava di insegnare a Samantha e di imparare con lei qualcosa di nuovo (attività che io adoravo), la gioia e la soddisfazione erano cosò grandi che mi ritrovavo con una dose inesauribile di pazienza! Poiché mi sono accorta che uso spesso il termine pazienza, ho deciso di consultare il dizionario per trovare la definizione esatta. Pazienza: virtù di chi sa tollerare a lungo e con serenità. Un compito a dir poco impegnativo. Dobbiamo restare calmi, perseverare e sopportare: se non ci riusciamo, impariamo ben poco. La pazienza è la virtù di chi sa tollerare a lungo e con serenità... Ma comesi può acquisire una simile qualità? L'unico modo per riuscirci consiste semplicemente nell'avere pazienza! Una madre che trasmette al figlio i suoi insegnamenti ha bisogno di pazienza. Un giardiniere che si occupa dei germogli del suo giardino ha bisogno di pazienza. Un chirurgo che opera un malato ha bisogno di pazienza. Un fornaio che aspetta che la pasta del pane lieviti ha bisogno di pazienza. Uno studente che sta imparando ha bisogno di pazienza. Avere pazienza nei confronti degli altri, dei nostri figli, di amici e parenti, può risultare facile, soprattutto se i nostri interlocutori sono ricettivi e ci consentono di condividere con loro la nostra conoscenza. Mostrarsi pazienti con se stessi può risultare molto più difficile: l'essere umano con cui ogni uomo si mostra più duro e intransigente è proprio sestesso. Proseguendo la lettura di questo libro approfondirete la consapevolezza del vostro sé e aumenterete il livello della vostra pazienza. Non dovete fare altro che aspettare e perseverare, e vedrete... Come accade con tutte le cose, quando una nostra esigenza diventa abbastanza forte e intensa noi scopriamo ciò che serve per soddisfarla. Se non viarrendete, questo capitolo può aiutarvi a scoprire la vostra energia personale, mostrandovi come usarla in maniera costruttiva e positiva. Potrete cosò soddisfare il vostro bisogno di imparare ed evolvervi a livello spirituale. Guardiamo il nostro centro di energia

Iniziamo con l'esercizio di rilassamento, perché solo quando siamo completamente rilassati riusciamo a capire che siamo qualcosa di più del nostro corpo terreno. Nell'immobilità creata dalla meditazione i nostri sensidiventano più acuti e ci consentono di percepire le vibrazioni ordinarie (ecioè l'energia pura che scorre nel nostro corpo) in maniera più intensa, fantasiosa e concreta. Cominciamo a diventare consapevoli della nostra energia rendendoci conto che all'interno del nostro corpo esistono sette centri principali di energia, i chakra, e molti altri più piccoli. La parola chakra è di origine hindu, esignifica ruota che gira. I nostri centri di energia possono infatti essere paragonati a minuscole zone rotonde all'interno del nostro corpo che quando vengono attivate girano come ruote, aprendosi e chiudendosi, attirando e lasciando andare l'energia. In questo capitolo vorrei mostrarvi come sviluppare l'uso di uno dei chakra principali, situato nella zona del plesso solare, e di due centri più piccoli posti nel palmo delle mani. Oltre a essere uno dei sette principali centri di energia del corpo, il chakradel plesso solare è quello che viene utilizzato e riconosciuto più facilmente da tutti noi, anche se non siamo magari consapevoli del suo potere. Se siamo nervosi ed eccitati, proviamo una strana sensazione all'altezza dello stomaco: a volte ci sembra di avere un nugolo di farfalle che ci svolazzano dentro, in altre occasioni veniamo assaliti da un vero e proprio malessere. Quando siamo in preda all'ansia inspiriamo o respiriamo a fondo, contraendo i muscoli dello stomaco e assorbendo energia attraverso il plesso solare: riusciamo cosò a rilassarci anche se in maniera del tutto inconsapevole. Grazie all'esercizio di seguito indicato possiamo aumentare la consapevolezza dell'energia presente in questa parte del corpo, utilizzandola poi per migliorare il livello della nostra esistenza. ù del nostro corpo terreno. Nell'immobilità creata dalla meditazione i nostri sensidiventano più acuti e ci consentono di percepire le vibrazioni ordinarie (ecioè l'energia pura che scorre nel nostro corpo) in maniera più intensa, fantasiosa e concreta. Cominciamo a diventare consapevoli della nostra energia rendendoci conto che all'interno del nostro corpo esistono sette centri principali di energia, i chakra, e molti altri più piccoli. La parola chakra è di origine hindu, esignifica ruota che gira. I nostri centri di energia possono infatti essere paragonati a minuscole zone rotonde all'interno del nostro corpo che quando vengono attivate girano come ruote, aprendosi e chiudendosi, attirando e lasciando andare l'energia. In questo capitolo vorrei mostrarvi come sviluppare l'uso di uno dei chakra principali, situato nella zona del plesso solare, e di due centri più piccoli posti nel palmo delle mani. Oltre a essere uno dei sette principali centri di energia del corpo, il chakradel plesso solare è quello che viene utilizzato e riconosciuto più facilmente da tutti noi, anche se non siamo magari consapevoli del suo potere.

Se siamo nervosi ed eccitati, proviamo una strana sensazione all'altezza dello stomaco: a volte ci sembra di avere un nugolo di farfalle che ci svolazzano dentro, in altre occasioni veniamo assaliti da un vero e proprio malessere. Quando siamo in preda all'ansia inspiriamo o respiriamo a fondo, contraendo i muscoli dello stomaco e assorbendo energia attraverso il plesso solare: riusciamo cosò a rilassarci anche se in maniera del tutto inconsapevole. Grazie all'esercizio di seguito indicato possiamo aumentare la consapevolezza dell'energia presente in questa parte del corpo, utilizzandola poi per migliorare il livello della nostra esistenza. ESERCIZIO 1 Ä IL PLESSO SOLARE Per prima cosa occorre rilassarsi e meditare, ricorrendo alle tecniche imparate nel capitolo 1. Concedetevi tutto il tempo necessario, e procedete pian piano fino a quando non raggiungete una condizione di pace e calma interiore. Appoggiate ora una mano sullo stomaco all'altezza del plesso solare, tenendo il palmo rivolto verso il basso; dopo aver chiuso gli occhi focalizzate la mente e tutta l'energia di cui disponete proprio sulla zona che circonda il plesso solare, inspirando con estrema lentezza. Ognuno di noi possiede l'aura, cioè un campo di energia che ci circonda. L'energia si trova anche dentro di noi. Ma qual è il suo aspetto? Si muove oresta immobile? E' grande o piccola, opaca o luminosa, positiva o negativa? Uno dei modi più facili di visualizzare l'energia che non riusciamo a vedere consiste nel darle una forma, un contorno e una struttura ben precisi. Trattandosi di un elemento astratto, non è certo un compito facile! Proviamo dunque a visualizzarla come se fosse qualcosa di concreto. Immaginate di vedere una grossa nube di vapore azzurro che si muove, cambia forma e fluttua tutt'intorno al nostro corpo fisico. Quando viene sfiorata dalla luce, soprattutto da quella solare, diventa brillante e luminosa, e appaiono alcuni colori (il verde, il giallo e il viola), che simili a bolle di sapone riflettono l'arcobaleno. Secondo un metodo di visualizzazione che molti considerano facile occorre concentrarsi su un fiore che spunta da un bulbo o da un tubero. Immaginate che il vostro corpo sia il bulbo, mentre la vostraenergia è il fiore. La maggior parte delle persone ritiene che la giunchiglia sia il fiore più facile da visualizzare, forse perché risulta naturaleassociarla all'energia e alla luce del sole. Per chi desidera invece un'energia quasi reale, forte e solenne, il fiore ideale è il gladiolo, che esiste in molte tonalità diverse. Alcuni considerano perfetta la campanula: è piccola ma forte e resistente, ha un colore magnifico e si apre come una sorta di tappeto magico (ve la consiglio se ritenete di essere fatti cosò , o se vorreste almeno apparire in questo modo). Che dire poi

dei grappoli di croco dai colori vibranti? Uno dei miei fiori favoriti è il giacinto: il suo profumo intenso e le sue tinte vivaci danno vita e potere anche ai luoghi più oscuri e insignificanti. Non scegliete in maniera affrettata: il vostro fiore preferito offre infatti una prima indicazione in merito al tipo di anima che siete. Eseguite l'esercizio, scegliete con cura il vostro fiore, visualizzate il bulbo e sostituitelo poi con la vostra immagine: vedrete voi stessi che emanate la gloria, lo splendore e la fragranza di una splendida corolla colma di energia. Voi siete il padrone di casa, e il vostro corpo ospita l'energiache è cosò potente da fuoriuscire e diffondere ovunque la sua luce e i suoi colori. Concedete a voi stessi di sentire e percepire la massa di energia che vianche ai luoghi più oscuri e insignificanti. Non scegliete in maniera affrettata: il vostro fiore preferito offre infatti una prima indicazione in merito al tipo di anima che siete. Eseguite l'esercizio, scegliete con cura il vostro fiore, visualizzate il bulbo e sostituitelo poi con la vostra immagine: vedrete voi stessi che emanate la gloria, lo splendore e la fragranza di una splendida corolla colma di energia. Voi siete il padrone di casa, e il vostro corpo ospita l'energiache è cosò potente da fuoriuscire e diffondere ovunque la sua luce e i suoi colori. Concedete a voi stessi di sentire e percepire la massa di energia che vi circonda. In un primo momento visualizzatela blu, anche se il vostro fiore è di un'altra tinta. Tenete gli occhi chiusi, inspirate lentamente, e nel frattempo attirate energia attraverso il plesso solare, dove si trova uno dei chakra principali: visualizzate questa minuscola ruota che gira con estrema lentezza, osservatela mentre si apre e si chiude, attirando in sé la nube di vapore o la corolla del fiore e assorbendo cosò l'energia (ricordatevi che ne incamera soprattutto quando si allarga, simile a un vortice). Adesso rilassatevi, inspirate dolcemente, assimilate l'energia che vi circonda e percepitela mentre scorre nel vostro corpo, sale dentro di voi e arriva fin nei polmoni. Entrate in sintonia con il vostro organismo, concedete all'energia di salire attraverso le spalle, scendendo poi fino alle mani dopo aver percorso le braccia. Sentitela quando raggiunge i polpastrelli, allungate le dita e rilassatevi. Dopo alcuni minuti ripetete da capo l'intero procedimento. Lentamente, con molta attenzione, ripetete questo esercizio fino a quando ogni singola parte del vostro corpo, della vostra mente e dello spirito è stata

sfiorata dall'energia blu. Ora vi sentite integri, colmi di calore e soddisfatti. Può darsi che per riuscirci abbiate bisogno di pochi giorni o di alcunesettimane: ricordate comunque che il tempo è un elemento di cui disponiamo con grande abbondanza, e che questi esercizi non possono essere svolti in maniera imprecisa o affrettata. A un certo punto diventerete consapevoli della vostra energia, riuscirete ad avvertirla e a sentire il suo potere, e potrete cosò utilizzarla in maniera costruttiva. L'energia che accumuliamo è uno strumento perfetto che consente l'autoguarigione: proprio per questo motivo vi ho suggerito di ricorrere al blu, che è il colore universale della guarigione. Possiamo usare l'energia in maniera positiva grazie al pensiero. I nostri pensieri sono praticamente tutto, come potrete vedere in seguito: grazie ai nostri processi mentali cerchiamo quindi di utilizzare tale energia in modo costruttivo. Poiché ogni singolo pensiero è un minuscolo impulso energetico, il pensiero collettivo equivale a una maggiore quantità di energia. Tutte le volte che ci viene in mente una determinata persona il nostro pensiero si allontana nell'universo, e quella minuscola particella di energia viaggia fino a raggiungere la destinazione dove l'abbiamo mandata. Se pensiamo ai nostri figli che si trovano a chilometri di distanza da noi, i pensieri (energia pura) viaggiano veloci attraverso il tempo e lo spazio, e in maniera più o meno consapevole i nostri ragazzi assorbono questa energia, ricavandone notevoli benefici. Sono certa che a molti di voi sarà capitato di pensare all'improvviso a qualcuno senza che ci fosse un motivo particolare, e di scoprire poi che in molte occasioni quella stessa persona stava pensando a voi. Ciò che pensiamo e il modo in cui formuliamo i nostri pensieri sono molto importanti. Se diffondiamo intorno a noi pensieri colmi d'amore e quindi energia benefica, la nostra energia individuale entra in contatto con la persona a cui stiamo pensando in maniera positiva. Accade però anche il contrario... Tempo fa ho incontrato una mia paziente, una donna deliziosa sulla cinquantina che si sta sottoponendo al trattamento di guarigione spirituale. Le ho chiesto come stava, e lei mi ha risposto che andava tutto

bene tranne che per una cosa. Si tratta di mio marito: sono cosò arrabbiata con lui... non farei altro che litigare! Qual è il motivo di questo rancore? le domandai? le domandai. E' per via di tutte le cattiverie che mi ha fatto subire nel corso degli anni, mi rispose senza la minima esitazione. Dopo una breve pausa, ripresi: Ti riferisci forse a tutte le cattiverie che gli hai consentito di farti subire? Sei sposata con lui, e quindi continui a sopportarlo, permettendogli di cavarsela sempre... La mia amica mi fissò intensamente e poi ammise: Hai ragione, però non posso fare a meno di pensare a lui con rabbia e odio. Avevamo già ampiamente discusso il suo matrimonio e i sentimenti che provava nei confronti del coniuge. Sapevo che nonostante tutto lo amava e le piaceva vivere con lui, e lei stessa se n'era resa conto ancora di più da quando si era ammalata. La mia paziente sapeva anche che per la sua salute e il suo benessere doveva mantenere un atteggiamento positivo e costruttivo, evitando di lasciare spazio alla negatività. Non credo che tu voglia farti deliberatamente del male, peggiorando la tua situazione, vero? le chiesi. Scuotendo con forza il capo (un'idea del genere era del tutto estranea al suo modo di pensare) ribatté: No, anzi... sono decisa a guarire e a sentirmi meglio! Ogni volta che formuli un pensiero negativo o colmo di rabbia riguardante tuo marito, quella minuscola particella di energia si allontana da te per arrivare da lui, che la assorbe e senza accorgersene ne viene influenzato. Maggiore èil numero di pensieri del genere che gli mandi, più elevata è la quantità dienergia negativa che egli riceve, e di conseguenza aumenta anche il male che puoi infliggergli. E poiché si tratta della tua energia (tu stessa l'haiprodotta), ricordati che ti appartiene e che prima o poi tornerà da te: inbase alla legge dell'universo, ciò che viene donato deve fare ritorno alla sua fonte. Si tratta di una sorta di effetto boomerang, grazie al quale tutta l'energia negativa che diffondi ti viene restituita: poiché si muove come unapalla di neve che rotola e diventa sempre più grande, anche se non ne hai l'intenzione finisci per danneggiare te stessa, producendo, inviando e

ricevendo di nuovo una tremenda energia negativa. Non puoi illuderti che tutto ciò non ti influenzi a livello fisico... E va bene, ho capito... mormorò lei, con aria sconfitta. Da questo momento ti prometto che non avrò mai più pensieri negativi! I nostri pensieri, che sono una grande fonte di potere ed energia all'interno della nostra centralina energetica (cioè del nostro corpo fisico), devono essere controllati. Se vogliamo che il nostro potere sia creativo, e siamo decisi a proseguire lungo il nostro percorso spirituale, dobbiamo utilizzare la nostra energia nella maniera più corretta. Appena siamo abbastanza rilassati, attiviamo il chakra del plesso solare e visualizziamo i polmoni, il cuore, la mente e il nostro intero organismo colmi di splendida e potentissima energia blu. Inspirando attraverso il plesso solare e formulando solo pensieri positivi creiamo una quantità maggiore di energia: pensiamo di essere integri e in ottime condizioni di salute, vivendo in uno stato di grande pace e benessere. Ricorrete all'immagine mentale della vostra nuvola di vapore o del fiore per visualizzare la pace interiore, la tranquillità e l'armonia. Usate la splendida energia blu terapeutica e i vostri pensieri positivi per creare una condizione di armonia nella parte più profonda del vostro essere. Scoprite e create la pace interiore. Mentre eseguite questo esercizio siate gentili con voi stessi e non arrendetevi, perché vi assicuro che se vi concedete il tempo necessario potrete imparare molte cose. ESERCIZIO 2 Ä IL CENTRO DEL PALMO DELLA MANO Questo esercizio è molto divertente e può essere eseguito in qualunquemomento, ovunque vogliate. Il suo scopo è quello di mostrarvi il potenziale della vostra energia e i vari modi in cui potete utilizzarla. Per realizzarlo non avete bisogno di essere rilassati o di meditare: non dovete fare altro che sistemarvi su una poltrona abbastanza comoda.

Oltre ai sette chakra principali ogni essere umano possiede decine di altri punti di energia, minuscoli granelli di luce che consentono all'energia stessa di fluire in maniera continua e costante all'interno del nostro organismo. Al centro del palmo di ciascuna mano c'è uno di questi piccolissimi centri: se ciesercitiamo a sufficienza, possiamo utilizzarli per assorbire una quantità maggiore di energia esterna e aumentare il livello di quella che noi stessi creiamo. Per prima cosa occorre individuarli. Con il dito medio della mano destra tracciate un cerchio sul palmo della sinistra, muovendovi con estrema lentezza e cercando di essere consapevoli delle sensazioni che provate. Dopo alcuni minuti cambiate mano e ripetete l'intero procedimento, tracciando con il dito medio della mano sinistra un cerchio sul palmo della destra. A un certo punto potreste percepire un formicolio, un leggero prurito o una sorta di pulsazione. Sforzatevi di diventare il più possibile ricettivi nei confronti delle emozioni e delle sensazioni che provate, perché grazie a loro potete individuare l'esatta locazione dei piccoli centri di energia posti nel palmo delle vostre mani. Solo quando sentite di averli localizzati potete passare alla fase successiva (credo che non avrete bisogno di molto tempo per riuscirci). Non appena siete sicuri della loro posizione, allungate le dita e unite le mani, sfregandole pian piano tra loro e aumentando poi la velocità. Continuate a sfregarle il più in fretta possibile, e nel frattempo focalizzate i vostri pensieri e la vostra energia sul centro di ciascun palmo, cercando di mantenere la massima consapevolezza. Quando vi sembra di non riuscire più a sfregare tra loro le mani o avete le braccia troppo stanche, fermatevi e appoggiate le mani sulle ginocchia, tenendo il palmo rivolto verso l'alto e continuando a concentrarvi sui centri posti nel palmo delle mani stesse. A questo punto dovreste avvertire un formicolio alle mani, accompagnato da un intenso calore alle dita: cercate di ignorare queste sensazioni, e concentratevi solo su ciò che provate all'altezza del palmo. Visualizzate ora una minuscola ruota posta al centro del palmo di ogni mano: sentite come gira, ruota e vortica, dapprima lentamente e poi sempre più in fretta. E cosò come avete fatto con il plesso solare, visualizzate la ruota che si apre e si chiude, girando, ruotando e aprendosi sempre di più, attirando in sé l'energia al pari di un vortice. Adesso cominciate da capo, sfregate tra loro le mani e ripetete l'esercizio fino a quando non riuscite a sentire la pulsazione, il formicolio o il prurito. Proseguite solo quando siete certi di percepire nelle vostre mani l'energia che fino a quel momento non sapevate di possedere. Iniziate ora per la terza volta: sfregate le mani fino a diventare consapevoli dei vostri punti di energia e cercate di visualizzare l'energia che state creando, facendole magari assumere colori diversi, blu, rosa o verde. Se ritenete che possa esservi utile datele una forma o un profilo, proprio come avete fatto nel precedente esercizio. Visualizzate una rosa perfetta, un

fragile tulipano o un nuvola colma di tutti i colori dell'arcobaleno. Anche se molte persone non riescono a visualizzare, non arrendetevi ed esercitatevi fino a quando non ottenete il risultato che vi siete prefissato. Ricordatevi che quando c'è di mezzo l'immaginazione, niente è impossibile! Un mio caroamico, guaritore da più di trent'anni, mi confidò un giorno di non essere mairiuscito a visualizzare: essendo però in grado di percepire, aveva imparato a fare affidamento sulle sue emozioni, diventando uno dei migliori terapeuti che io abbia mai conosciuto. Passiamo ora alla fase successiva. Sfregate le mani il più a lungo possibile, e invece di appoggiarle sulle ginocchia tenetele poi a circa quindici centimetri di distanza tra loro, con i palmi rivolti uno verso l'altro. Unitele lentamente e poi allontanatele, ponendole di nuovo a una quindicina di centimetri; muovetevi sempre con estrema lentezza e continuate a scostarle e avvicinarle. Esercitatevi a lungo, sfregando prima le mani tra loro e ponendole poi a venti centimetri di distanza, i palmi rivolti uno verso l'altro. Allontanate le mani, unitele di nuovo, staccatele e unitele... ripetete fino a quando non avete la sensazione (focalizzata nel palmo) che le vostre mani si stiano attirando a vicenda. Fermatevi solo quando tenendole a una trentina di centimetri di distanza continuate a percepire l'energia magnetica che scorre tra loro, o avete ancora la sensazione che si attraggano all'altezza del palmo. Eseguite questo esercizio quotidianamente, almeno una volta al giorno, fino a quando l'intero processo non vi risulta del tutto naturale. Qui di seguito potete trovare i commenti di alcuni miei allievi, che mi hanno confidato le loro reazioni dopo aver eseguito per la prima volta questi esercizi. Sono convinta che le loro osservazioni possono esservi utili. JOAN MOULD: Ho percepito per la prima volta l'energia quando abbiamo eseguito in classe l'esercizio delle mani, che si sono messe a vibrare e pulsare all'altezza del palmo, e ho sentito anche una forte pressione, come se qualcuno stesse schiacciando con il pollice. Provando queste cose ho sentito un forte senso di meraviglia mista a paura e confusione. L'energia presente all'interno delle mie mani era simile a un pezzo di pasta per il pane che potevo allungare e contrarre. Non ero certa di essere pronta per una capacità cosò nuovae insolita e mi sono chiesta per quale motivo l'ho acquisita. PETER BOULTON: Mi ci sono voluti un sacco di mesi prima di 'sentire' o 'vedere' l'energia, ma alla fine ce l'ho fatta e mi sono reso conto che passava attraverso il palmo delle mie mani. HO visto alcuni puntini blu sulla

punta delle dita. Più mi rilassavo, più riuscivo a giocare con la mia energia, dandole varie forme. Per me è stata un'esperienza magnifica, fonte di grandeeccitazione, perché mi sono reso conto che stavo per sperimentare uno dei più grandi misteri della vita. GEORGINA JACKSON: L'energia mi è apparsa per la prima volta durante una lezione di Rosemary. Eravamo tutti seduti a guardarla mentre lei creava l'energia, e in quella stanza l'eccitazione e il senso di anticipazione erano tali che le emozioni erano quasi tangibili. Con mia grande sorpresa ho visto bolle dorate, simili alle nuvolette con cui si esprimono i personaggi dei fumetti, che sbucavano dal nulla e avanzavano verso la testa di Rosemary. L'atmosfera intrisa di amore, luce e gioia mi fece sentire bene, suscitando in me il desiderio di ripetere tale esperienza. Quando abbiamo creato l'energia in classe eseguendo l'esercizio delle mani, ho avuto l'impressione che nel palmo caldo e pulsante di ciascuna delle mie mani ci fosse una sorta di elastico o calamita che le attirava tra loro. Se le allontanavo mi pareva che una forza misteriosa cercasse di farle avvicinare di nuovo, e sentivo una notevole frescura: era come se le mie mani stessero succhiando una caramella alla menta! PAT MASON: La prima volta che ho avvertito l'energia e ho avuto la certezza che si trattasse di qualcosa di completamente nuovo, mai provato in precedenza, è stato durante l'esercizio delle mani svolto in classe. Dopo avercercato più volte di diventare consapevole del centro del palmo delle mie mani, sfregandole tra loro, sono finalmente riuscita a sentire qualcosa di concreto: mi sembrava di reggere una 'palla' di energia! Ho distinto chiaramente una leggera sensazione di 'resistenza' tra le mani, simile a quella che si crea fra due calamite. Per quanto mi riguarda, io percepisco l'energia in maniera diversa, meno localizzata. Ricordo in modo particolare un episodio che risale ai miei esordi come guaritrice, quando ero ancora molto nervosa e apprensiva in merito alle mie capacità. Mi capitò di assistere come semplice osservatrice a una riunione a cui partecipavano quattro guaritori e una trentina di pazienti. Queste sessioni terapeutiche si tenevano regolarmente ogni due settimane da ben cinque anni, e come accade per la maggior parte dei gruppi di questo tipo venivano organizzate e dirette da un gruppo di volontari. Non era necessaria alcuna forma di pubblicità, in quanto le informazioni in merito venivanopassate e diffuse dai partecipanti stessi. Sebbene non fossi presente né comeguaritrice né come malata, non potei fare a meno di lasciarmi coinvolgere, e

ogni volta che un paziente si presentava chiedendo la guarigione spirituale, io mi affrettavo a consultare Aquila Grigia: di cosa soffriva quell'individuo? Poteva essere in qualche modo curato? Per quale motivo aveva deciso di sottoporsi alla terapia? Mi ritrovai a formulare più volte quelle domande, e le risposte che ricevevo variavano da un soggetto all'altro. C'era però unaio mi affrettavo a consultare Aquila Grigia: di cosa soffriva quell'individuo? Poteva essere in qualche modo curato? Per quale motivo aveva deciso di sottoporsi alla terapia? Mi ritrovai a formulare più volte quelle domande, e le risposte che ricevevo variavano da un soggetto all'altro. C'era però una domanda a cui ricevevo sempre la stessa risposta... se chiedevo alla mia guida: Come posso aiutare questa persona?, mi sentivo immancabilmente rispondere: Tu come vuoi aiutarla? Chi mi conosce e ha letto i miei libri precedenti sa che all'inizio non volevo affatto diventare una guaritrice. Ero convinta di non esserne degna e di non possedere la forza necessaria, e credevo che molte altre persone fossero più adatte di me a svolgere un compito simile. Aquila Grigia la pensava in maniera diversa, e io stavo imparando a fidarmi di lui anche nei momenti in cui non avevo fiducia in me stessa. Adesso ero giunta al limite estremo: ancora pochi passi, e sarei stata pronta ad accettare il mio ruolo. Ero quindi una guaritrice riluttante, e partecipare a quella riunione aveva rappresentato per me uno dei piccoli passi che avrebbero portato alla mia resa. Al tempo stesso, mentre davanti ai miei occhi sfilavano tutti quei malati in attesa di guarire, non desideravo avanzare. Semplice osservatrice, non feci altro che pregare fino al termine della serata, quando venne il turno di una donna seduta vicino a me. Non l'avevo notata prima che si alzasse, e non avevo nemmeno provato qualche emozione particolare nei suoi confronti, ma quando Mick (il guaritore) l'aiutò a salire sul lettino, mi allungai per vedere meglio. Per nessuna ragione evidente i miei sensi erano particolarmente acuiti, e non appena Mick iniziò il trattamento, il palmo delle mie manicominciò a pulsare con tanta forza da dolermi. A un tratto anche la mia testa si mise a palpitare, e dovetti appoggiare sulle tempie le mani, divenute nel frattempo gonfie. Sentii un dolore lancinante appena dietro gli occhi, come se stesse per scoppiarmi una forte emicrania. Mi rendevo conto che quel tormento non mi apparteneva, anche se mi sembrava reale... era infatti la sofferenza che provava quella paziente! Fu allora che per la prima volta nell'intera serata Mick mi coinvolse direttamente. Rosemary, ho bisogno del tuo aiuto, esclamò, e indicando la malata stesa davanti a tutti aggiunse: Lei ha bisogno del tuo aiuto! Quella poveretta aveva un tumore al cervello e stava per morire: cosò aveva risposto Aquila Grigia alle mie prime due domande. Per quale motivo aveva

scelto di tentare la via della guarigione spirituale? La mia guida mi spiegò che in un primo momento la donna aveva sperato di ricevere il miracolo sognato da tante persone ormai vicine alla morte, e dopo le prime sessioni aveva continuato a partecipare agli incontri perché le davano un certo sollievo, conforto e speranza. Per lei la speranza non riguardava più la possibilità di guarire, ma la certezza che oltre la vita ci fosse qualcosa. Trovai risposta alla mia ultima domanda (Come posso aiutarla?) quando mi avvicinai al lettino e le appoggiai le mani sul capo. Aprò gli occhi, mi guardò e sorrise. Le sorrisi in risposta, consapevole di aver compiuto un altro piccolo passo verso la mia evoluzione. Anche voi avanzate ogni volta che eseguite un esercizio e cercate di scoprire altri punti di energia, imparando inoltre a creare e controllare l'energia stessa. Ora dobbiamo progredire ulteriormente, scoprendo come utilizzarla in maniera creativa e costruttiva. ESERCIZIO 3 Ä VISUALIZZARE LA NOSTRA ENERGIA Ripetete l'esercizio n. 2 e appoggiate poi le mani sulle ginocchia, con il palmo rivolto verso l'alto. I punti di energia all'interno del palmo cominciano cosò a pulsare e vibrare, e voidiventate consapevoli dell'energia che avete creato. Adesso chiudete gli occhi e provate a visualizzare il colore blu: cosò come avete fatto in precedenza, cercate di vedere un fiore che questa volta dev'essere per forza blu. Vedete il vostro fiore (un fiordaliso, un giglio o una perfetta rosa blu), e non appena l'immagine è ben chiara nella vostra mente, immaginate di appoggiarvelo sul palmo della mano. Visualizzate i punti di energia al centro del palmo della mano e osservateli mentre girano e ruotano; nel frattempo continuate a guardare il fiore che si apre e si chiude, spalancandosi e serrandosi poi in un bocciolo. Mandategli tutto il vostro supporto affinché prenda forma e si muova; osservate il colore che diventa più intenso e guardate il fiore che prende vita, si muove e cresce. Mentre eseguite l'esercizio, siate consapevoli dei vostri pensieri e delle emozioni che provate; notate il modo in cui diventate sempre più coscienti di voi stessi, del vostro sé, dei sentimenti e dell'energia che vi animano. Continuate a ripetere l'esercizio fino a quando vi basta sbirciare la vostra

mano per riuscire a vedere un fiore perfetto. Ormai sapete che il blu è il colore universale della guarigione, usato da tutti i terapeuti; l'energia curativa viene sempre vista o percepita di un vivido colore blu. Il potere di guarire usando l'energia personale non è affatto un concettonuovo, e a un livello più o meno elevato tutti noi siamo in grado di farlo. Quando un bambino cade e si fa male al ginocchio, la mamma gli massaggia d'istinto la parte ferita, cosò come chiunque soffre di emicrania trova un certo sollievo sfregandosi le tempie. Si tratta di gesti naturali e spontanei... in parole povere, gesti terapeutici. Se visualizziamo l'energia dandole le sembianze di un fiore abbiamo l'opportunità di intravedere il suo potenziale terapeutico (un guaritoreriesce a percepirlo o individuarlo già nelle prime fasi del suo addestramento). Per essere bravi guaritori non basta percepire l'energia, essere capaci di visualizzarla o darle una forma precisa: se volete impiegarla in modo costruttivo, cominciate usandola per aiutare voi stessi. Quando vi sentite stanchi, depressi, tesi o ansiosi, o se vi ammalate, non dovete fare altro che visualizzare il vostro fiore blu, assorbire la sua bellezza e lasciare che le sue capacità terapeutiche vi rimettano in sesto. Uno dei primi esercizi che i miei studenti imparano a eseguire consiste nel guardarsi le mani e scoprire l'energia ancora inespressa che ogni essere umano racchiude in sé. Impariamo a controllarla, e dopo averla unita ai pensieri mirati alla guarigione e colmi d'amore (ricordate il potere dei pensieri?), inviamola agli altri in modo benefico e costruttivo o utilizziamola per sanare noi stessi, almeno per un certo periodo di tempo. Se volete donare la vostra energia e usarla per guarire chi ne ha bisogno, ricordatevi di spiegare al vostro paziente che non siete in grado di garantirgli la guarigione. Solo Dio ha il potere di decidere in merito, e un guaritore non è altro che un tramite, una sorta di canale attraverso cui siesprime la volontà divina. Cominciate esercitandovi sugli animali che avete in casa, su un amico o un familiare, e per prima cosa ricordatevi sempre di recitare una preghiera chiedendo a Dio di inviare la sua energia curativa, il suo amore e la sua protezione. Create ora la vostra energia, e ponendo le mani sul soggetto vedete la forza e la purezza di tale energia. Inviate la vostra preghiera a Dio e all'universo intero, chiedendo aiuto e una guida precisa, donando poi la vostra energia con pensieri colmi d'amore, capaci di guarire. Fatelo per cinque o dieci minuti, e cercate di percepire una certa differenza nel livello della vostra energia, sforzandovi di capire se anche il soggetto

interessato sente qualcosa. Non aspettatevi un'esplosione di lampi e tuoni, perché la guarigionespirituale è un'arte gentile: se donate in questo modo la vostra energia, la vostra anima assorbe tutto l'amore e l'energia terapeutica che voi stessi avete creato e può quindi procedere sul cammino dell'evoluzione. Quando lavorate con la vostra energia, tenete bene a mente che non state creando o scoprendo niente di nuovo: siete semplicemente entrati in contatto con la vostra energia naturale, aumentando la consapevolezza del vostro sé. Ogni volta che eseguite gli esercizi prendete nota per iscritto dei vostri pensieri e delle vostre emozioni, entrando il più possibile nei dettagli. Sono certa che vi porrete molte domande: realizzate pian piano e con estrema attenzione gli esercizi, e con il passare del tempo vi accorgerete che grazie alla vostra conoscenza sempre più ampia potete trovare risposta a gran parte dei vostri interrogativi. Ma come sempre accade nelle questioni di carattere spirituale, da tali risposte nasceranno nuovi quesiti... Qui di seguito potete trovarne alcuni: Che cosa provo? Come mi sento? Sto imparando qualcosa? Che cosa ho imparato fino a ora? Solo voi siete in grado di trovare la risposta giusta, e solo con il passare del tempo. SIATE PAZIENTI. E non siate troppo severi con voi stessi, perché i responsi arrivano quando siete pronti ad ascoltarli. Uno degli elementi più significativi nell'ambito del vostro processo di crescita è dato proprio dalla nuova abitudine a porre in discussione tutto ciò che vi accade. Vi porrete infatti nuovi interrogativi legati agli argomenti trattati in questo libro, e comincerete a mettere in discussione anche il vostro sé. Mentre progredite, ampliate la vostra conoscenza e diventate più consapevoli della vostra essenza individuale: scoprirete che siete in grado di trovare in voi stessi le soluzioni alle questioni più importanti.

Ero in Australia per una serie di conferenze in varie città, e l'incontro concentinaia di persone fantastiche si rivelò un'esperienza favolosa. Ricordo inparticolare la serata ad Adelaide, nel corso della quale incontrai Chris: dopo aver partecipato a una delle mie conferenze, lui e i suoi amici mi seguirono nella libreria dove avrei dovuto firmare alcune copie dei miei libri, ringraziando e salutando tutti coloro che erano venuti a sentirmi. Poiché avevo lavorato sodo per l'intera giornata e il mattino dopo avrei dovuto partire di buonora, speravo di cavarmela con una visita rapida e veloce. Quando arrivammo il negozio era pieno di gente: mi resi subito conto che sarebbe stato impossibile cenare e andare a dormire presto, anzi, avrei avuto bisogno di un'ulteriore dose di energia! Uno degli scopi della mia attività di medium e guaritrice spirituale è quellodi condividere con gli altri tutto ciò che ho da donare. Sono però consapevoledei miei limiti di essere umano, e capisco quando è il momento di fermarmi o di creare altra energia: in quel momento per esempio ne avevo veramente bisogno, e come al solito mi rivolsi ad Aquila Grigia e alla forza divina universale. Dovevo entrare in connessione per essere certa di trovarmi davvero in casa, e per avere la certezza che la mia porta fosse aperta, consentendomi di entrare in sintonia con un potere/un'energia più grande di quella che io, un semplice essere umano, avrei mai potuto accumulare. Chi ha sviluppato una forte dipendenza nei confronti della caffeina potrebbe paragonare questa condizione di grande vigore al primo caffè della giornata, ma vi assicuro che è qualcosa di immensamente più grande: grazie al contatto il mio livello di energia crebbe infatti a dismisura. Ho il potere di creare energia, e anche in quell'occasione lo sfruttai in base alle mie necessità. Il pubblico era caloroso e amichevole, come accade sempre in Australia e Nuova Zelanda; dopo una breve introduzione cominciai a riferire i messaggi provenienti dal mondo dello spirito. La mia energia diventava sempre più grande, ed era splendido far parte di quel processo, e vedere coloro che provenivano dal mondo dello spirito finalmente riuniti con i loro cari rimasti sul livello terreno. Trasmisi a lungo messaggi di amore e speranza, alcuni di facile comprensione, altri molto più complessi. Alla fine arrivai da Chris; lui e i suoi amici si mostrarono felici di essere stati scelti, e mi spiegarono che mi avevano seguita dopo aver partecipato alla conferenza proprio nella speranza di ricevere una comunicazione. Chris aspettava qualche parola di conforto da una persona che amava molto, e che temeva non si sarebbe fatta sentire. Non era il caso di preoccuparsi, perché il suo compagno, morto di AIDS alcuni mesi prima, venne e mi raccontò di come lui l'aveva assistito con amore, restandogli accanto nelle ultime settimane di vita terrena. Chris era sopraffatto dalla gioia: avere notizie dal suo compagno era più di

quanto avesse mai sperato, ma c'era dell'altro... Si è trasferito, mi informò lo spirito, in vena di comunicare. Ha lasciato l'appartamento dove abitavamo insieme ed è andato a vivere in uno pire in uno più piccolo. Sentendo quelle parole Chris riuscò solo ad annuire, sbalordito. Si è liberato del divano vecchio e ne ha comperato uno nuovo, e ha cambiato anche le sedie. Ma come... esclamò Chris, esterrefatto. Prima che lui potesse finire la domanda, il suo amico riprese, e sembrava quasi si stesse lamentando con me: Ha tolto i miei quadri! Erano il mio orgoglio, la mia gioia, e lui li ha ficcati in cantina. So benissimo che non ha abbastanza spazio per tenerli tutti in bella vista, ma ti prego, Rosemary, chiedigli se può appenderne tre o quattro, giusto per farmi piacere, in ricordo dei bei vecchi tempi... E poi ha messo fuori in veranda le mie piante: per favore, digli che non sono affatto contento, vorrei tanto che le riportasse dentro! Oh mio Dio! si lasciò sfuggire Chris quando gli riferii le ultimerimostranze. Sapevo che non gli avrebbe fatto piacere, ma io non sopporto di averle in casa! Tutti i presenti scoppiarono in una sonora risata. Il messaggio era cosò chiaro, e Chris e i suoi amici lo capirono cosò bene che a un tratto scoppiarono in lacrime, al pari di gran parte del pubblico. Nel giro di pochi minuti qualunque dubbio che Chris abbia mai avuto circa la vita dopo la morte svanò per sempre. In occasione di un'altra conferenza tenuta in Australia conobbi un ragazzo che chiameremo Nigel. Dopo aver fornito la prova della mia capacità di comunicare con il mondo degli spiriti, stavo ora rispondendo alle domande dei presenti, ansiosi come sempre di partecipare. C'erano mani alzate da tutte le parti, e io procedevo da una persona all'altra, rispondendo come meglio potevo e passando le notizie che ricevevo, finché venne il turno di Nigel, curioso e al tempo stesso apertamente

scettico. Non sono sicuro di credere a questa roba, esordò . Ma se è vero, com'è possibile che qualcuno possa guarire gli altri? Hai detto di essere una guaritrice: come ci riesci? La sua domanda sembrava piuttosto generica, ma l'istinto mi disse che la realtà era ben diversa... Sentii avvicinarsi Aquila Grigia, e chiesi a Nigel di salire sul palco con me. Dopo una breve esitazione il giovane si alzò, e un mormorio di incoraggiamento da parte dei presenti lo seguò mentre attraversava con aria decisa la stanza, appoggiandosi sulla gruccia che faceva le veci della sua gamba sinistra. Per arrivare al palco bisognava salire tre gradini molto stretti e difficili da superare, ma io non cercai di aiutarlo e lasciai che se la cavasse da solo. Me lo trovai cosò al mio fianco, un venticinquenne alto, snello e affascinante, dall'ampio sorriso che gli illuminava il volto. Solo un lampo fugace del suo sguardo lasciava trapelare ogni tanto la rabbia e la disperazione che lo attanagliavano: la sua vita era ormai finita, si sentiva pronto a morire, e Dio l'aveva fatto salire su quel palco affinché io lo aiutassi. Per quanto mi riguardava, dovevo solo aspettare, e qualcuno mi avrebbe mostrato il cammino. E cosò , mio giovane amico, tu vuoi sapere qualcosa circa la guarigione spirituale... esclamai, indicandogli uno sgabello su cui accomodarsi. Sò . ... dimmi, se tu fossi stata presente nel momento in cui la mia gamba èrimasta incastrata sotto la motocicletta, e mi avessi subito sottoposto alla tua terapia, saresti riuscita a salvarmela? Il tono ironico della sua voce lasciava trapelare una profonda amarezza. Non c'ero, e quindi non posso sapere se avrei potuto o meno esserti utile. Sei tu la guaritrice, ribatté, furioso. E allora perché non mi guarisci? Il pubblico era senza fiato. Davanti a loro si stava svolgendo una vera tragedia, e quello che vedevano era dolore allo stato puro. Ognuno di loro si stava chiedendo che cosa avrei potuto dire o fare... Quando si pensa alla guarigione spirituale e ai guaritori, molti si riferiscono solo al risanamento fisico: debellare il cancro, rimettere in sesto un cuore malridotto, far ricrescere un arto ormai perso, iniziai a spiegare, rivolgendomi a tutti. E se il 'guaritore' non riesce a fare niente del genere, viene subito definito un impostore. Voi vedete solo quello cheavete davanti agli occhi perché è fisico e materiale. A questo punto fissai il mio giovane interlocutore: Se ti guardo, vedo un bel giovanotto colmo d'orgoglio, che ha una gamba sola e se ne va in giro appoggiandosi a una stampella. Ma ti assicuro che posso vedere molto di più... ecco un ragazzo che

ha il cuore e la mente in condizioni peggiori rispetto al corpo fisico! La suadel genere, viene subito definito un impostore. Voi vedete solo quello cheavete davanti agli occhi perché è fisico e materiale. A questo punto fissai il mio giovane interlocutore: Se ti guardo, vedo un bel giovanotto colmo d'orgoglio, che ha una gamba sola e se ne va in giro appoggiandosi a una stampella. Ma ti assicuro che posso vedere molto di più... ecco un ragazzo che ha il cuore e la mente in condizioni peggiori rispetto al corpo fisico! La sua anima è in preda all'angoscia: vorrebbe morire non perché è rimasto con unagamba sola, ma perché ha paura... sò , ha paura di vivere! Pronunciando queste ultime parole allungai la mano e asciugai le lacrime che gli rigavano il viso. In quel preciso istante sentii un'altra voce proveniente dal mondo dello spirito, mi concentrai e scoprii che era suo padre. Sono morto pochi mesi prima dell'incidente di mio figlio, mi spiegò. E' successo tutto all'improvviso, senza alcun sintomo premonitore, e il mio cuore ha ceduto di colpo. Riferii il messaggio, e il papà di Nigel riprese: Ho sempre tenuto d'occhio mio figlio, assistendo al suo tormento che ho provato e condiviso. Adesso ha paura di vivere, si sente inerme e inutile... soffre per la mia mancanza, e vorrebbe che io fossi al suo fianco perché ha bisogno dellamia forza. Rosemary, digli che gli sono vicino e che sarò sempre la sua forza, ma deve ricordarsi che è lui ad avere la chiave... lui ha il potere, ed è ingrado di aprire la porta! E' un guaritore, e se lo desidera un giorno potrà svolgere tale attività a tempo pieno. Prima però deve imparare a ristabilirese stesso. Rosemary, fagli capire che suo padre non è morto, e che per lui non è affatto giunta l'ora di morire... deve vivere! E digli anche che questomessaggio è per Nigel da parte di Nigel... abbiamo tutti e due lo stesso nome! Il pubblico era in lacrime, al pari del ragazzo. Lo abbracciai, e sentii che la sua guarigione spirituale era iniziata. Chiesi a un volontario di presentarsi sul palco: avevo bisogno di una persona malata e bisognosa di cure. Si presentò un uomo anziano: Ho un tumore ai polmoni, e non cerco una cura miracolosa, so benissimo che sto morendo... vorrei solo un piccolo aiuto per andare avanti. Lo strinsi a me per un lungo istante e poi gli chiesi: Che ne dici di farti curare da Nigel? Sarò felice di essere il suo primo paziente, e spero che dopo di me ce ne saranno molti altri, mi rispose con un ampio sorriso.

Piegai la testa di lato e sbirciai Nigel: Vuoi provare? Il giovane fece del suo meglio ma riuscò a esibire solo un sorriso stentato. Sei disposta a mostrarmi come si fa? Ne sarò lieta! gli risposi. Suo padre gli aveva detto: Tu hai la chiave, hai la forza... sei l'unico che può aprire la porta! E aveva perfettamente ragione! Ognuno di noi può scegliere, e grazie alla forza decidere come condurre la propria esistenza. Come ho già detto, quando diventate più consapevoli del vostro sé (cosò come insegnano questi esercizi), arrivate a comprendere che ciascuno di noi è in grado di trovare nel profondo del suo essere le risposte agli interrogativi più importanti. Ricordatevi... Voi avete la chiave. Voi avete la forza. Voi potete aprire la porta. Voi avete il potere di arrivare a scoprire il vostro sé. Continuate a cercare. 3 Conoscere chi siamo in realtà Conosci te stesso, e non avere la presunzione di comprendere Dio. L'uomo è l'unico studio adatto al genere umano. ALEXANDER POPE C'ERANO una volta due sorelline, nate a diciotto mesi di distanza l'una dall'altra, che vivevano in una casa dove regnava l'infelicità: i loro genitori non si amavano, e non sapevano nemmeno come mostrare il loro affetto alla prole. Le bambine avevano due sorelle più grandi e due fratelli molto più vecchi che non abitavano con loro, e che andavano di rado a trovarle. Le piccole giocavano quasi sempre insieme, rifugiandosi in un mondo di sogni e fantasticherie dove non c'era posto per la tristezza che regnava intorno a loro. Entrambe credevano nelle favole, e prima di andare a letto sbirciavano fuori della finestra posta in cima alle scale, cercando di vedere le fate che giocavano nel loro angolo magico in fondo al giardino. Ci riuscivano raramente, perché le fatine preferivano restare nascoste. Entrambe amavano raccontarsi lunghe favole, oltre che ascoltarle, e si dedicavano con gioia alle bambole: sedute sul letto della loro camera chiacchieravano sottovoce e ridevano, giocando alle signore e a carte, recitando scene di una vita che non apparteneva loro...

Quando i genitori litigavano (e cioè spesso), avevano molta paura, soprattutto la più grande: sapeva infatti che prima o poi ne avrebbe subito le conseguenze. E quando il padre le trattava con cattiveria (altro evento che si ripeteva con notevole frequenza), le piccole si confidavano sottovoce tutte le cose che non sopportavano di quell'uomo, ricordando le promesse che aveva fatto ma non aveva mantenuto. Solo cosò riuscivano a sentirsi meglio. Recitavano fino in fondo quella lunga lista di inadempienze, e la più grande concludeva immancabilmente: E non ha mai cucito quella fibbia sulla mia scarpetta! A quelle parole la piccola annuiva sempre, confermando in tono serio: Lo so, non l'ha mai cucita. Le due bambine crebbero, e il tempo passò anche per il loro padre, la madre, le sorelle e i fratelli. Le cose non cambiarono molto, a parte il fatto che i genitori divennero ancora più infelici, detestandosi sempre più. E naturalmente le piccole ebbero un sacco di altre ingiustizie su cui recriminare. A volte le quattro sorelle si incontravano, e ricordando gli anni dell'infanzia si lamentavano dei genitori e del modo in cui le avevano sempre trattate. Quell'intensa sofferenza le accomunava, rendendole unite fra loro. La più grande delle due ragazzine poneva sempre fine all'ondata di reminiscenze ripetendo per l'ennesima volta: E non ha mai cucito quella fibbia sulla mia scarpetta! Per fortuna, quando raggiunse la trentina le mille promesse che suo padre non aveva mantenuto smisero di sembrarle così importanti, anzi, cominciò addirittura a vedere il lato comico della situazione. E non ricordava nemmeno più come fossero fatte quelle scarpe. E allora per quale motivo se n'erano lamentate cosò a lungo? Ripenso alla mia infanzia, a quelle due ragazzine... mia sorella, la più giovane, e io, la più grande... nei momenti di grande tristezza ce ne stavamo sedute vicine, e al pari di due vecchiette stanche e deluse dalla vita ci lamentavamo delle ingiustizie patite. In seguito mi sono resa conto che non facevamo altro che condividere in maniera spontanea e naturale la sofferenza. Quando ci sentivamo particolarmente vulnerabili e prive di amore stavamo là abbracciate, unite dall'angoscia e dal senso di rifiuto, reciprocamente partecipi delle nostre emozioni e delle ferite che ci tormentavano. Solo cosò riuscivamo a trovare un po' di conforto. Anni dopo lo facemmo anche con i nostri fratelli, condividendo la sofferenza e la convinzione di essere stati rifiutati dai nostri genitori. Le nostre recriminazioni esprimevano la delusione e il dolore che ci assillavano. Ora capisco che quella vecchia fibbia era lo strumento che ci consentiva di sentirci vicine, capaci di esprimere i nostri sentimenti perché animate dalla certezza che ognuna di noi sapeva accettare e capire i sentimenti dell'altra. Esistono persone che almeno in apparenza amano lamentarsi, o per le quali lagnarsi è una vera e propria abitudine: di solito individui del genere sono tristi e solitari, perché prima o poi la gente che hanno intorno smette di ascoltarli, stanca di sentire sempre le stesse cose. E a questo punto loro ritengono di avere il pieno diritto di rincarare la dose: Visto? Nessuno mi ascolta, nessuno mi vuole bene... L'autocommiserazione diventa cosò un brutto vizio quasi impossibile da estirpare. La maggior parte di noi si lamenta solo ogni tanto (anche se a sentire i

tristi e solitari, perché prima o poi la gente che hanno intorno smette di ascoltarli, stanca di sentire sempre le stesse cose. E a questo punto loro ritengono di avere il pieno diritto di rincarare la dose: Visto? Nessuno mi ascolta, nessuno mi vuole bene... L'autocommiserazione diventa cosò un brutto vizio quasi impossibile da estirpare. La maggior parte di noi si lamenta solo ogni tanto (anche se a sentire i nostri coniugi o i nostri figli non facciamo altro...). In realtà cerchiamo di condividere il nostro malessere solo quando ci sentiamo davvero infelici. Di recente Jim e io abbiamo trascorso il fine settimana con due amici. Al pari di molte altre coppie, anche loro hanno qualche problema, e pur essendo persone deliziose in certi momenti si comportano in maniera poco simpatica, ignorando in maniera ostentata i sentimenti del partner. Eravamo a bordo della loro macchina. Il marito guidava, Jim era seduto al suo fianco, e noi donne eravamo sul sedile posteriore; il conducente era deciso a esibire l'enorme potenziale della sua auto nuova di zecca, riuscendo a impressionare solo Jim. Superare a tutta velocità una curva dopo l'altra perdimostrare la perfetta tenuta del veicolo, correre all'impazzata lungo le strade di campagna, frenare di colpo per poi accelerare... vi confesso che tutto ciò non corrisponde alla mia idea di divertimento. Oltre al pericolo che correvamo noi stessi, mettevamo a repentaglio anche l'incolumità delle persone che incontravamo; devo ammettere che non mi sono mai divertita alle fiere, e la sola vista della ruota panoramica mi fa venire il mal di mare. La mia amica, che la pensa allo stesso modo, dopo una decina di minuti chiese al marito di rallentare e guidare in maniera più sensata. Sai benissimo che non sopporto la velocità... andare cosò in fretta mi ha fatto venire l'emicrania! Ti prego, smettila! La sua richiesta, formulata in maniera più che ragionevole, non venne accolta, anzi, parve spingere il nostro autista a comportarsi da perfetto idiota: invece di rallentare premette con forza il pedale dell'acceleratore, e fu cosò che ripartimmo, affrontando a tutta velocità le curve, con la macchina che quasi si alzava su due ruote. Noi donne eravamo senza fiato, al contrario degli uomini che sorridevano beati. La mia amica si aggrappò allo schienale del sedile del marito, pallida e quasi sul punto di vomitare. Ti prego, ti ho già chiesto di smettere! esclamò. Lo sai che quando guidi in questo modo, mi spaventi a morte! aggiunse con voce stridula, ormai quasi in lacrime. Ero certa che il nostro amico non avrebbe potuto rimanere insensibile al suo appello accorato. Smettila di brontolare e di lagnarti, ribatté invece lui. Siamo quasiarrivati a casa, dichiarò, esibendosi nell'ennesima sterzata. Quell'ultima bravata fece definitivamente saltare i nervi alla mia amica, che prese a pugni

il sedile e urlò al marito di fermarsi. Inutile dire che fu tutto inutile. Quando commentammo in seguito quell'episodio, la mia amica mi confidò che scene del genere si ripetevano da una quindicina d'anni: lei aveva paura delle vetture sportive e veloci, lui ne acquistava una dopo l'altra, guidando come un pazzo e ignorando del tutto le sue emozioni e i suoi sentimenti. La mia amica è davvero una brontolona? Sò , almeno a sentire il suo consorte, che da ben quindici anni si sente fare le stesse rimostranze. Io credo invece che lei voglia solo condividere il suo disagio, manifestando le sue emozioni nella speranza che il marito conceda loro la giusta considerazione e ne comprenda l'importanza. Sebbene il suo compagno non riesca a capire i suoi timori, lei continua a sperare che un giorno ne riconosca il valore, e che l'amore e il rispetto che prova nei suoi confronti lo spingano a comportarsi in maniera appropriata. In quale momento il gesto semplice e spontaneo che ci porta a condividere disagio e sofferenza si trasforma in una banale sequenza di brontolii e lamentele? Forse il vecchio adagio La confidenza fa perdere la riverenza è particolarmente adatto alla situazione: se ci abituiamo alle continue lamentele di un certo individuo su un determinato argomento, finiamo per non dargli più retta, e invece di affrontare il problema lo ignoriamo, dimostrando di non rispettare affatto il nostro interlocutore. Se una persona ignora o deride i sentimenti e le emozioni di un'altra, le mille ragioni che può accampare non rappresentano comunque una scusa valida: questo è ciò che ho detto quel giorno ai miei amici, che ripeto sempre a mestessa e che voglio ribadire anche a voi lettori, perché prima o poi capita astessa e che voglio ribadire anche a voi lettori, perché prima o poi capita a tutti di assumere un atteggiamento arrogante ed egoistico. Coloro che negli anni dell'infanzia hanno subito una violenza di tipo verbale (vi assicuro che è orribile quanto quella fisica), si ritrovano privi di forza. La violenza diminuisce infatti il nostro potere e ci fa sentire inermi, mentre chi la esercita vince, è potente e domina in maniera totale il suo interlocutore. Tutte le persone violente, senza alcuna eccezione, cercano di assumere il controllo della vita degli altri perché non riescono a controllare la loro. Spaventati, insicuri, privi di autostima e di considerazione per se stessi, ritengono di non essere mai all'altezza della situazione e di non

avere la capacità di controllare gli eventi. Privare gli altri del loro potere li esalta, facendoli sentire forti e importanti, anche se per poco. Ora vorrei raccontarvi la storia di una donna priva di controllo, spaventata all'idea di perdere il marito, portata a dominare, sfrontata e al tempo stesso insicura delle proprie capacità fino a spingersi oltre i limiti dell'affetto giusto e sano, precipitando nel regno delle tenebre e del male. Più incredibile di un romanzo! Questa storia, assolutamente vera, è l'ennesima dimostrazione di quanto sia grande il potere della mente e di quali danni possa provocare se viene usato nella maniera sbagliata: come vedrete, le conseguenze possono essere spaventose. Verso la metà degli anni Ottanta ricevetti la visita di due donne piuttosto anziane che non avevano bisogno di una guarigione spirituale: il problema riguardava un'altra persona, e non sapendo a chi rivolgersi avevano pensato di consultarmi. Fu cosò che ci trovammosedute nel minuscolo studio della mia casa di Scawby, un villaggio nell'Inghilterra del Nord. Elsie, la signora più coinvolta dalla questione, si era fatta accompagnare dalla sua più cara amica, e si capiva che erano entrambe molto scosse. Tanto per cominciare, potremmo berci una bella tazza di tè, esordii. E poi mi racconterete di cosa si tratta. Mentre versavo il tè, Elsie mi confidò le sue preoccupazioni. Si tratta dimio figlio, disse, e afferrando un fazzoletto scoppiò in lacrime. Non so più cosa fare, è tutto cosò strano! Se lei potesse aiutarmi... e se ci fosse qui il mio Arthur, lui avrebbe risolto la situazione già da tempo! Immagino non siate sorpresi di sapere che in realtà Arthur era presente, in piedi accanto ad Aquila Grigia. Speravo che uno di loro mi spiegasse qualcosa, ma la mia guida si limitò a tranquillizzarmi, dicendo che mi avrebbero rivelato ogni cosa al momento giusto. Vede, sono ormai tre anni che si comporta in maniera proprio strana. Siamo

sempre stati una famiglia molto unita, finché un giorno all'improvviso lui hatroncato ogni rapporto con noi, non parla nemmeno più con sua sorella, e pensare che l'ha sempre adorata! Quando è tornato in Inghilterra, i suoi amicicontinuavano a cercarlo, ma lui non ha più voluto uscire con nessuno. Era cosò espansivo, e a un tratto ci impedisce di far parte della sua vita... non ci lascia nemmeno vedere le bambine, hanno sei e otto anni... Le presi le mani tra le mie e provai a riassumere la situazione. Se ho ben capito, non vedi e non parli con tuo figlio da tre anni, e non hai più incontrato nemmeno le sue piccole... Elsie si asciugò gli occhi e annuò. Hai cercato di parlare con sua moglie? Che cosa ti ha detto? le chiesi. E' stata lei, Rosemary! E' tutta colpa sua, ed è per questo che sono venutada te, mi rispose, lasciandosi sfuggire un pesante sospiro e soffiando per l'ennesima volta il naso. La faccenda cominciava ad assumere i contorni di una storia fin troppo familiare che mi ero sentita raccontare spesso: la solita lotta fra una madre e una nuora per il dominio su un giovane che passa dal ruolo di figlio a quello di marito... Era già mio figlio prima che tu lo sposassi! E allora? Adesso è mio marito, devi rassegnarti e accettare la realtà! Ho visto molte famiglie distrutte solo perché due donne non sono riuscite ad accettarsi: chiesi ad Aquila Grigia se era una vicenda del genere e lui mi rispose di sò , anche se in questo caso la nuora era andata oltre, superando i limiti della decenza per avventurarsi nel regno del male. lie distrutte solo perché due donne non sono riuscite ad accettarsi: chiesi ad Aquila Grigia se era una vicenda del genere e lui mi rispose di sò , anche se in questo caso la nuora era andata oltre, superando i limiti della decenza per avventurarsi nel regno del male. Non avrei mai scoperto o solo immaginato quello che è successo a mio figlio Robert se la moglie di un suo amico non fosse venuta a trovarmi alcuni giorni fa. Si sono conosciuti quando vivevano in Africa. Robert è ingegnere e hafatto carriera in una grande azienda; si è trasferito in Africa subito dopo ilmatrimonio, e anche se le bambine sono nate laggiù, due o tre volte l'anno è sempre venuto a trovarci con la famiglia al completo. Ha smesso tre anni fa... e pensare che eravamo cosò uniti, erasolito telefonare tre o quattro volte la settimana, soprattutto dopo la morte di suo padre. E' finito tutto, e ora è come se fossero morti anche mio figlio e le mie nipotine. La donna proseguò il suo racconto, cercando di mantenere la calma. Quando tornarono dall'Africa, andai a trovarli con mia figlia. Temevo che non ci avrebbero lasciato varcare la soglia di casa, e invece ci hanno fatte entrare.

Il mio Robert è sempre stato un tipo allegro e sorridente, pronto a divertirsi, proprio come suo padre, ma quel giorno quasi non lo riconoscevo, era cosò pallido e magro che sembrava malato, e il suo sguardo aveva una strana espressione... Incapace di proseguire, Elsie scoppiò di nuovo in lacrime. Sembrava morto, Rosemary, credimi... era uno zombie capace a malapena di parlare. E quella donna ci ha letteralmente cacciate via, aggiunse in tono rabbioso, riferendosi alla nuora. La mia ospite si interruppe di nuovo. Mi resi conto che aveva bisogno di raccontarmi a modo suo come erano andate le cose, e cosò rimasi seduta e aspettai che finisse. Qualche giorno fa è venuta a trovarmi questa Ann che non avevo mai visto in vita mia, e che come ti ho detto aveva conosciuto Robert e sua moglie Lena in Africa. Le due ragazze avevano subito fatto amicizia, per questo ha saputo cos'ha combinato quella là... A quanto pare, il matrimonio era in crisi, al punto che mio figlio aveva detto di voler divorziare e tornare in Inghilterra perché sentiva la mancanza della sua famiglia e dei suoi amici. Quella era l'ultima cosa al mondo che Lena desiderava: in Africa poteva fare la signora, si sentiva importante, ma senza suo marito non avrebbe potuto restare laggiù... e cosò ha fatto quella cosa terribile e spaventosa! Rosemary, ascoltala con grande attenzione: le sue parole possono sembrarti assurde, ma sappi che è tutto vero, anche se Elsie non ha capito ogni cosa, intervenne Aquila Grigia. La poveretta riprese il suo racconto, ed era cosò emozionata che le tremavano le mani. Era chiaro che temeva che io non le credessi. Si è rivolta a uno stregone. Ecco, l'aveva detto. Mi fissò a lungo negli occhi, chiedendosi se le avevo creduto e dubitando lei stessa delle sue parole. E' andata da lui con una fotografia del mio Robert, e gli ha chiesto di fare una specie di sortilegio. Hai mai sentito niente del genere? Credimi, quella donna l'ha fatto, e ha funzionato, perché Robert non è più lo stesso! Non appena Ann me l'ha raccontato, ho capito che era vero... un potere

malefico si è impadronito della mente di mio figlio, ed è tutta colpa di Lena, lo so, ne sono sicura! Elsie ricominciò a piangere, e la sua amica cercò diconfortarla. Rosemary, devi aiutarci! Abbiamo tanto sentito parlare di te, mi implorarono in coro. Mi girai e vidi Arthur, in piedi accanto ad Aquila Grigia, che annuiva in segno di assenso. Quando mi rivolsi alla mia guida, trovai in lui tutte le mie risposte, e seppi che avrei potuto aiutare le mie ospiti. Credo proprio di poter fare qualcosa, esclamai, e le due donne si lasciarono sfuggire un enorme sospiro di sollievo. Ho bisogno di una fotografia di Robert: serve ai membri della mia squadra, in modo che possano visualizzarlo quando pregano Dio per la sua guarigione... ogni volta chiedono che sia fatta la volontà di Dio, e non la loro o la nostra: se hanno bene in mente l'effigiedi tuo figlio, le loro suppliche risultano più forti e intense, spiegai, stringendo le mani di Elsie. Io farò la stessa cosa, invocando con tutto il cuore la guarigione di Robert: se un potere diverso da quello divino lo sta tenendo prigioniero, chiederò che lo lasci subito andare, purché questa sia la volontà di Dio. Fallo anche tu, Elsie, e chiamami una volta la settimana peraggiornarmi sugli eventuali progressi. Stai tranquilla, il tuo Arthur è quicon noi da quando sei entrata in questa stanza, e so che farà anche lui del suo meglio! Lo sapevo, lo sapevo, ripeté più volte la donna. E' stato lui a mandarmi da te! Ci vollero molti mesi prima che Robert mostrasse qualche segnale di ripresa; la fede di Elsie non vacillò mai, anche se lei avrebbe preferito un miracolo immediato! Un giorno, circa sei mesi dopo che avevamo iniziato le nostre aggiornarmi sugli eventuali progressi. Stai tranquilla, il tuo Arthur è quicon noi da quando sei entrata in questa stanza, e so che farà anche lui del suo meglio! Lo sapevo, lo sapevo, ripeté più volte la donna. E' stato lui a mandarmi da te! Ci vollero molti mesi prima che Robert mostrasse qualche segnale di ripresa; la fede di Elsie non vacillò mai, anche se lei avrebbe preferito un miracolo immediato! Un giorno, circa sei mesi dopo che avevamo iniziato le nostre preghiere, ricevetti una telefonata che mi informò di come fosse cambiata lasituazione: Rosemary, è venuto a trovarci con le bambine, e si è persinofermato a prendere il tè! Diciotto mesi dopo Robert divorziò da Lena, ottenendo la custodia congiuntadelle figlie; passarono altri due anni, ed Elsie mi chiamò per dirmi che aveva incontrato una ragazza meravigliosa che piaceva a tutti i membri della famiglia e che finò per sposare. Vi sembra un lieto fine? Sò , certo, non si

può negare che il bene abbia trionfato sul male, e Robert si è finalmente liberato dalle forze che controllavano la sua mente. La sua ex moglie Lena era forse una persona malvagia? Ne dubito; credo piuttosto che fosse disperata, oltre che priva di controllo e di forza, o almeno cosò pensava: tale convinzione l'ha spinta a tentare il tutto per tutto pur di salvare il suo matrimonio, facendo le cose a modo suo. Madre e figlio hanno pagato un prezzo altissimo: Robert si è visto strapparela vita dalle mani per passare sotto il controllo di forze oscure e misteriose. Provate a immaginare come dev'essere ritrovarsi in uno stato di perenne stordimento, incapaci di pensare e di provare qualunque emozione, divenendo una sorta di zombie, una marionetta i cui fili sono tirati da qualcun altro. E quale credete sia il prezzo che ha pagato Lena? Ricordate le leggi dell'universo? Nel mio libro Spirito libero abbiamo esaminato insieme le norme, le regole e le verità dell'universo. La legge universale dice che tutto ciò che viene dato viene restituito, e prima o poi torna alla sua fonte, di qualunque pensiero o tipo di energia (incontrollata, confusa o semplicemente malvagia) si tratti. Dopo aver influenzato la persona verso cui è diretta, al pari di un boomerang questa energia raccoglie forza epotere per poi tornare indietro e colpire con maggior vigore chi l'ha inviata. Se avete diffuso intorno a voi energia buona e positiva, quanto vi viene restituito porta con sé luce, crescita ed evoluzione, in pratica il potere di Dio; se si trattava invece di energia egoista, egocentrica o in qualche modo negativa, quando ricompare si porta appresso oscurità, sofferenza edistruzione. Chi ha avuto pensieri negativi se li vede restituire in quantità molto più elevata: la sua anima è sempre oppressa da mille affanni, incapacedi vedere al di là delle tenebre e priva di potere. La verità è che prima di essere pronti per affrontare gli altri dobbiamo imparare ad avere il controllo di noi stessi, delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti. Con questo non voglio dire che dovremmo tenere i nostri sentimenti sotto controllo, non sarebbe affatto giusto perché non faremmo altro che soffocare chi e cosa siamo. Dobbiamo invece scoprire il nostro lato migliore per nutrirlo e individuare quello peggiore per sconfiggerlo. Iniziamo da noi stessi, e procediamo poi con i nostri familiari e gli amici che ci amano e si prendono cura di noi. Vorrei raccontarvi ora una breve storia per illustrarvi come agisce il potere della mente. Si tratta di un fatto che mi ha coinvolta direttamente. Un lunedò sera mi recai a teatro con alcuni amici per assistere a una commedia; avevo proprio voglia di vedere quello spettacolo, che mi avevano assicurato essere molto divertente. Avevo un gran bisogno di rilassarmi, ma eravamo entrati da una decina di minuti quando vidi Aquila Grigia, e una voce mi sussurrò all'orecchio il nome Michael. L'unica persona di mia conoscenza

che si chiamava in quel modo era un vecchio fidanzato che non vedevo da tempo, anche se di recente un amico comune mi aveva informata che sua madre stava morendo di cancro. Io gli avevo lasciato un messaggio, dicendo che sarei stata lieta di aiutarlo come potevo, ma poiché lui non mi aveva richiamata, nonavevo più pensato alle sue vicende. Sentii di nuovo quella voce che mormorava Michael, guardai Aquila Grigia e lui mi confermò che si trattava proprio di quel mio vecchio amico che stava vivendo un periodo molto triste. In quel momento non potevo fare granché, e cercando di scrollarmi di dosso la sensazione che avrei dovuto in qualche modo agire, provai a concentrarmi sullo spettacolo. Ma non ci riuscii, perché nell'arco dell'intera serata i miei pensieri rimasero focalizzati su Michael. Ero sempre più convinta che si trovasse nei guai: aveva bisogno di me, gli serviva il mio aiuto... Quando andai a letto, non appena appoggiai la testa sul cuscino chiesi a Dio e ad Aquila Grigia che cosa potevo fare. Pronuncia il suo nome, e fagli sapere che sei al suo fianco, mi rispose la mia guida. Sua madre è morta, e lui ti sta pensando. E' disperato, e ha un gran bisogno di te. Feci come mi aveva suggerito Aquila Grigia: chiusi gli occhi, pensai a Michael e invocai mentalmente il suo nome: Michael, Michael, Michael... A un tratto apparve qualcosa di simile a una capocchia di spillo, e mentre la guardavo diventava sempre più grande. Era difficile capire di cosa si trattava: sembrava una sfera, o forse un cerchio... Mi venne sempre più vicino, passandomi accanto cosò infretta che quasi sfuggò alla mia visuale: riuscii però a distinguere il viso di Michael. Quella visione era la faccia del mio vecchio amico! Il mattino dopo, martedò , raccontai a un'amica quello che mi era capitato, e discutemmo a lungo di cosa poteva essersi trattato. In seguito non ci pensai più finché il venerdì sera nel corso di una lezione suonò il telefono. E Michael, mi disse lo studente che era andato a rispondere. Presi la chiamata nel mio studio, in modo da poter parlare liberamente, e sollevando il ricevitore esclamai: Salve. Chi parla? Sai benissimo chi sono, mi rispose Michael. Ho avuto la netta sensazione che tu stessi ripetendo il mio nome, e ho pensato che dovevi avermi sentito quando io stesso ti avevo invocato. Mia madre è spirata lunedò pomeriggio; ero solo e disperato, e mi sembrava di non avere nessuno a cui rivolgermi. Continuavo a pensare: 'Parla con Rosemary', e non riuscivo a toglierti dalla mente. Dal tono della sua voce traspariva una forte emozione. Sono andato a dormire e ti ho chiamata. Per alcuni minuti la mia voce è stato l'unico rumore che si sentiva, poi tu hai cominciato a gridare: 'Michael, Michael, Michael!', e io ho subito percepito la tua presenza nella stanza. Ho capito che mi stavi mandando un messaggio: hai voluto farmi sapere che andava tutto bene! Com'è potuto succedere? Il potere della mente è il bene più prezioso che abbiamo a disposizione, purché impariamo a usarlo. Per prima cosa dobbiamo diventare consapevoli della sua esistenza. Mentre scrivo queste parole mi tornano in mente gli insegnamenti degli indiani d'America: Ci sono nemici ovunque, al di fuori e tutt'intorno al cerchio

delle nostre tende, ma quando ti trovi nel tuo villaggio, dove sei tra amici, cammina lentamente e parla con dolcezza. E' difficile da farsi, eppure vi assicuro che ne vale la pena. Abbiamo iniziato questo capitolo con una citazione da Alexander Pope: Conosci te stesso, e non avere la presunzione di comprendere Dio. L'uomo è l'unico studio adatto al genere umano. Conoscere e imparare a comprendere noi stessi: ecco di cosa si occupa almeno in parte questo libro. Per riuscirci dobbiamo valutare la nostra persona in modo sincero e gentile, senza inutili intransigenze, concedendoci invece gesti colmi d'amore e gentilezza: ricordiamoci infatti che stiamo preparando la strada che ci porta all'evoluzione. Pochi di noi riescono a vedere un chilometro più in là, anche se molti amano pianificare i primi cinquecento chilometri: solo cosò ci sentiamo a nostro agio, in grado di dominare ogni cosa, anche se sappiamo che in realtà l'unico ad avere il controllo del nostro destino è Dio. Ho letto da qualche parte che quando l'uomo parla del domani, gli dei lo guardano e ridono. A dire il vero, tutti noi abbiamo la possibilità di farci valere almeno in parte, perché in caso contrario non saremmo che semplici burattini attaccati a un filo. Io ritengo che la capacità di esprimersi ed esercitare un certo controllo consista nel mantenere un atteggiamento corretto, nell'essere positivi e nell'avere una certa ampiezza di vedute: solo cosò creiamo il giusto tipo di energia e sviluppiamo la sensibilità nei confronti di noi stessi, dei nostri amici e familiari, allargandola poi all'ambiente che ci circonda e all'universo di cui facciamo parte. Le storie che sto per raccontarvi sono legate a un esercizio che possiamo eseguire da soli o con le persone con cui vogliamo condividere la lettura e lo studio di questo libro. L'esercizio delle tre sedie riguarda la possibilità di modificare la prospettiva individuale, e dimostra che la stessa situazione può essere considerata in maniera diversa: ci insegna a cercare un altro modo di vedere le cose, di guardare in profondità e di individuare ciò che è positivo. Le tre sedie Queste tre parole fanno pensare a una poesia per bambini o a una favola, e quasi quasi potrei scrivere il resto del capitolo come se fosse davvero qualcosa del genere... Ho eseguito più volte l'esercizio che sto per descrivervi, e ho sempre ottenuto il risultato che speravo. Volete sapere qual è questo risultato? Possibile che non riusciate a immaginarlo? Mi diverto a farlo soprattutto con i bambini, che non conoscono l'ipocrisia, sono incredibilmente sinceri, possiedono una notevole immaginazione e sanno come si racconta una bella storia. Ora cerchiamo di divertirci: lasciamoci sfuggire qualche risata e magari anche qualche lacrima, e soprattutto impariamo qualcosa di nuovo. Prima di iniziare devo confessare di aver fatto un po' di confusione, perché in realtà non ci sono di mezzo tre sedie ma una sola... I miei allievi erano pronti, ansiosi di imparare e ascoltare con attenzione; quella sera eravamo una ventina tra veterani e novizi come Brian, che studiava con me da circa un anno dopo aver superato una grave malattia. Al pari di molti altri era arrivato al centro in qualità di paziente, e dopo essersi ristabilito aveva deciso di studiare per diventare un guaritore.

Ormai sulla sessantina, Brian aveva alle spalle un'esistenza piuttosto dura. Proveniente da una famiglia di umili origini, da ragazzo aveva fatto il contadino e il manovale, scavando fosse profonde stando immerso nel fango e nell'acqua gelida fino al petto. Si era sposato, mettendo al mondo molti figli, e non aveva mai smesso di lavorare sodo. Lui e sua moglie erano riusciti a mettere da parte i soldi per comperarsi la casa. Il suo aspetto era sempre sorridente, anche se la vita non gli aveva certo risparmiato i colpi, e io sapevo che al di là del suo aspetto in apparenza felice quell'uomo aveva qualche storia da raccontare. Decisi di iniziare con lui. Consapevole di essere al centro dell'attenzione, annunciai: Stasera ognuno di voi mi racconterà una storia. Fissando Brian negli occhi, aggiunsi: Comincia tu. Per prima cosa immagina di essere seduto sulla 'sedia triste'. Questo significa che il tuo racconto dev'essere il più triste possibile, capace di far piangere tutti noi: parlaci di una vicenda assolutamente vera di cui sei stato protagonista. Poiché la sua istruzione non era affatto formale, Brian temeva di non essere capace di esprimersi, e mi chiese aiuto. Con un sorriso gli dissi di ripensare a un momento della sua vita nel quale aveva conosciuto il dolore e la disperazione, e mentre parlavo lui annuì : sapeva già che ci avrebbe confidato il tormento più grande sepolto nel profondo del suo cuore, cosò forte che non se n'era mai andato. Prima d'allora non si era mai aperto con nessuno, nemmeno con sua moglie, perché si trattava di un ricordo troppo angosciante. Quando avevo sei anni mi ammalai e i medici dissero che avevo la tubercolosi. A quei tempi si pensava fosse contagiosa... esordò con voce incerta e tremante. Mi spedirono in un sanatorio, lontanissimo da casa. I miei genitori erano poveri, potevano permettersi di affrontare quel lungo viaggio solo una volta l'anno, e io rimasi in quel posto per ben due anni... Non avevo libri, giocattoli, quaderni o matite: giorno dopo giorno me ne stavo là a guardare fuori della finestra, e aspettavo che venisse qualcuno a portarmi a casa. I ricordi cosò a lungo sepolti cominciarono ad affiorare, e le lacrime gli scesero giù per il viso. Vedendo la sua sofferenza, alcuni studenti si misero a piangere. Brian continuò, confidandoci le terribili angherie a cui lo sottoponevano gli altri ragazzini ricoverati, che amavano tormentarlo perché lui era piccolo, pallido e malaticcio. La parte più triste della sua storia era quella che riguardava il momento di andare a dormire: solo e terrorizzato, ogni sera Brian pensava che i suoi genitori l'avevano abbandonato per sempre. Il suo racconto era molto commovente, adatto alla sedia triste su cui era seduto, e ci vollero alcuni minuti prima che riuscisse a riprendersi e smettere di piangere. Convinto di aver esaurito il suo compito, era sollevato all'idea che toccasse a qualcun altro raccontare, ma ebbe una brutta sorpresa... Brian, adesso vorrei che tu ci narrassi un'altra storia, gli dissi, ridendo alla sua espressione stupita. Non preoccuparti, questa volta non voglio sentire niente di triste! Immagina di essere seduto sulla 'sedia felice': questo significa che il tuo racconto dev'essere allegro e divertente, cosò spassoso da farci scoppiare a ridere. Vedendo la sua aria dubbiosa, mi affrettai a incoraggiarlo: Mi raccomando, ricordati che dev'essere una vicenda accaduta davvero, la stessa che ci hai raccontato quando ti trovavi sulla 'sedia triste'.

A quella richiesta i miei allievi rimasero sconcertati. Ma è impossibile! Come posso riuscirci? ribatté Brian. Prova a ripensare a quel periodo della tua vita: dev'esserci stato qualche momento allegro! Non posso credere che in due anni tu non abbia mai combinato qualche marachella divertente! A quel punto Brian sorrise. Quel racconto gli risultò particolarmente difficile: in genere si ricordano meglio gli eventi tristi, soprattutto se quelli felici sono rari. Poiché era sulla sedia felice, dove non c'è posto per la tristezza ma solo per i raggi luminosi del sole, Brian si ricordò che gli altri ragazzi non erano sempre cattivi con lui, e che tutti insieme avevano combinato un sacco di scherzi. L'ora del pranzo si rivelava spesso divertente, e ben presto saltarono fuori un sacco di aneddoti spassosi che riguardavano la vita in sanatorio. Ero orgogliosa di lui, sapevo che ce l'avrebbe fatta perché possedeva la capacità di trovare un filo di luce anche nelle tenebre di quella che era stata a lungo la sua prigione. Passiamo ora alla terza sedia, l'ultima e con ogni probabilità la più impegnativa di tutte. I miei studenti erano concentrati, con i sensi all'erta, pronti a entrare in sintonia con le mie parole e i miei insegnamenti. Mi rivolsi di nuovo a Brian: Ora voglio sentire una storia. Sò , esatto... dev'essere la stessa che hai narrato sulla 'sedia triste' e sulla 'sedia felice': questa volta però immagina di essere sulla 'sedia dell'ispirazione', la più importante. Cerca di essere per me una fonte di ispirazione, fammi capire e sentire tutto ciò che hai imparato confidandoci la tua storia, e mostrami ciò che hai scoperto a proposito di te stesso negli ultimi quindici minuti. Lasciati ispirare dalla saggezza che hai scoperto di possedere, e fa' in modo che lo sia anch'io! E così , per la terza e ultima volta Brian ci raccontò la sua storia. Ci parlò del ragazzino smarrito che era stato un tempo, e ricordando la sofferenza gli tornò in mente anche la gioia che provava in occasione delle visite dei suoi genitori. Grazie a tutti quei ricordi si rese conto che l'esperienza vissuta in sanatorio lo aveva reso forte, facendo di lui un marito deciso e un padre protettivo. Egli era infatti consapevole di quanto possa soffrire un bambino. Raccontandoci la sua storia aveva compreso il modo in cui quelle esperienze precoci avevano influenzato il suo modo di pensare. Ora sapeva per quale motivo a volte era testardo, e perché gli capitava spesso di esprimere a fatica le sue emozioni: aveva sempre avuto paura di far del male agli altri, oltre che di essere ferito o in qualche modo rifiutato. Mentre parlava, sembrava sempre più ispirato dai sentimenti che per troppo tempo non aveva concesso a se stesso di provare. Rise, pianse e rise di nuovo, e mentre parlava ognuno di noi si sentì ispirato dal suo coraggio, dalla sua onestà e dal suo atteggiamento umile e sincero. Due anni dopo Brian ricevette il diploma di guaritore, diventando membro effettivo della RAAH. Tutti noi lo consideriamo un collaboratore valido ed efficiente. Voglio ora parlarvi di Tyler, un ragazzino di quattordici anni che ritengo abbia iniziato a diventare uomo proprio eseguendo con me questo esercizio. Non immaginava cosa avrei potuto chiedergli, e pensava che sarebbe stato divertente trasformarsi in un personaggio di uno dei miei libri. Questa era stata infatti la sua motivazione principale: quando sua madre gli aveva chiesto se gli avrebbe fatto piacere collaborare con me, lui le aveva

risposto: Fantastico! Del tutto impreparato ma disponibile, Tyler rimase stupito quando gli chiesi di accomodarsi sulla sedia triste. Pensa a un periodo buio o difficile, e raccontami quello che ti è successo. Dev'essere una storia che mi fa venire voglia di piangere, gli dissi. Tyler sbirciò la mamma, seduta vicino a noi, e mi rispose che non gli veniva in mente proprio nulla. Ti è mai capitato di perdere un cane o un gatto? Non ti è mai successo qualcosa di veramente brutto a scuola? provai a insistere. Lui si girò di nuovo a consultare la madre. Parlottarono a lungo fra loro, e lo sentii dire un paio di volte: Oh no, non posso rivelarle una cosa del genere! Aspettai, animata dalla speranza e dalla certezza che prima o poi si sarebbe confidato. Il mio giovane interlocutore si appoggiò allo schienale dellasedia, e dopo aver inspirato a fondo sospirò: E va bene, sonopronto. In quel momento mi venne in mente una celebre frase di Napoleone: Il coraggio delle due di notte è il coraggio di chi viene colto di sorpresa! La settimana scorsa mi hanno beccato mentre copiavo a scuola, dichiarò, tenendo la testa bassa e guardandomi di sottecchi per controllare la mia reazione. Ammettere di aver imbrogliato è difficile per chiunque, ed è ancora più penoso quando la confessione viene fatta a una persona con cui si vorrebbe invece fare bella figura. Mi limitai ad annuire, mantenendo un'espressione impenetrabile, e gli chiesi se aveva voglia di parlarne con me. Ricordati che sei sulla sedia triste, e quindi devi raccontarmi una storia che ti fa sentire profondamente infelice. E' stato orribile, ammise. Non riesco a capire cosa mi è preso. C'era un altro studente seduto vicino a me, e io potevo vedere bene il suo foglio. Stavamo facendo un compito in classe, e quando ho sollevato lo sguardo mi sono accorto che le sue risposte erano diverse dalle mie, cosò ho cancellato quello che avevo appena scritto e ho copiato... lui non si èaccorto perché io sbirciavo ogni tanto. E l'insegnante? gli domandai.

Appena mi ha visto si è messa a strillare. Era là ferma, e gridava come una matta. Quando mi ha chiesto per quale motivo l'avevo fatto, in un primo momento ho cercato qualche scusa perché mi spiaceva davvero di essere stato beccato, e come se non fosse bastato lo sapevano tutti... Che cosa hai provato? All'inizio ero imbarazzato, mi vergognavo... C'erano i miei compagni di classe, e io avrei voluto sparire, mi sentivo cosò stupido, e poi mi sono sentito ancora più sciocco, furioso con me stesso. Ho dovuto raccontarlo alla mamma, e sono stato malissimo perché sapevo di averla delusa. Ecco, aveva finito. Era stata un'impresa quasi sovrumana, e Tyler temeva di aver perso il mio rispetto. Io mi limitai a commentare che doveva essere orribile avere la certezza che tutti sapevano che lui aveva copiato. Sò , ammise, agitandosi sulla sedia. E ti assicuro che la notizia si è diffusa in un lampo! Era arrivato il momento di passare alla fase successiva. Bene. Adesso accomodati sulla 'sedia felice' che ti aiuta a vedere il lato allegro e divertente delle cose. Raccontami da capo la tua storia, e questa volta cerca di farmi sorridere. Anche se un po' confuso dalla mia richiesta, Tyler sembrava contento di partecipare: offrendoci una versione diversa della stessa vicenda aveva l'opportunità di rasserenare l'atmosfera. Come ho già detto, la notizia si è diffusa alla svelta, e i miei amici volevano sapere qualcosa, riprese, e il suo sguardo si era fatto divertito. Non erano interessati al risultato del loro esame, ci tenevano solo a scoprire che cosa mi era successo. E poi mi sono venute in mente tutte le volte che ho copiato e gli insegnanti non mi hanno beccato, e mi sono subito sentito meglio. Annuii di nuovo, accennando appena un sorriso. Bisognava proseguire, e quindi domandai a Tyler di immaginare di essere seduto sulla sedia dell'ispirazione. Che cosa hai imparato da questa esperienza? Vediamo se riesci a essere per me una fonte di illuminazione: raccontami di nuovo questa storia, e spiegami come ti ha influenzato il fatto di essere stato sorpreso a copiare. Quando riprese a parlare, Tyler non era più un ragazzino ma un uomo. Non farò mai più niente del genere! Non voglio che mi scoprano ancora... ma non è solo per questo, in realtà non voglio vivere come un imbroglione. Non sono certo perfetto, e non mi illudo nemmeno di diventarlo, ma il mio carattere ha tanti

lati positivi, e voglio scoprire se sono capace di avere successo con le mie forze. Non sopporto che gli altri copino da me, soprattutto se ho lavorato sodo. Ho capito che quando copio non mi comporto bene. E il voto che prendo dev'essere veramente 'mio', voglio essere sicuro di sapermela cavare da solo. Ho detto all'insegnante che mi spiaceva di aver copiato e di averla messa in imbarazzo. Lei ha risposto che non si aspettava un comportamento del genere da parte mia, e sentendo le sue parole ho capito che anch'io sono rimasto sorpreso oltre che deluso da me stesso. Quando è successo, sono stato sopraffatto dalla tristezza e dalla vergogna. Mi sono sentito anche molto solo, e non voglio mai più provare niente del genere. Voglio essere onesto, e riuscire grazie alle mie capacità. Non posso deludere mia madre, mio padre, mio fratello, i miei amici e soprattutto me stesso! Rimasi imperturbabile, annuii e lo ringraziai per condiviso con me la sua storia. In quel momento io ero l'insegnante che impartiva la sua lezione all'allievo, il quale a sua volta mi trasmetteva la sua. Era una lezione che conoscevo da tempo ma che era giusto e importante ricordare, e la persona che me l'ha ripetuta è stata per me fonte di ispirazione. Grazie, Tyler. Abbiamo iniziato con una donna spinta dalle sue paure ad assumere un atteggiamento estremo che avrebbe dovuto garantirle il controllo della situazione, poi ci sono stati Brian Brumby e la sua vita in sanatorio, i miei amici e le loro litigate in macchina, e anche il giovane Tyler, senza dimenticare le mie vicende, il ricordo della mia infanzia vissuta all'insegna della sofferenza, il modo in cui mia sorella e io reagivamo... ho deciso di raccontarvi queste storie perché sono un ottimo esempio di quanto possiamo imparare se veniamo incoraggiati a guardare nel profondo del nostro essere, rovistando nella mente e nell'inconscio. Molte persone credono che un esploratore sia colui che scala la montagna più alta o che vola sulla luna. Colombo è uno dei più grandi esploratori, e ha scoperto terre e persone che nessuno conosceva, cosò come uomini e donne di notevole levatura hanno trovato per esempio le piramidi d'Egitto e le foreste pluviali africane. Leggendo questo libro ognuno di noi può diventare un esploratore, ma al pari di Colombo dobbiamo rischiare: se non abbiamo abbastanza coraggio finiamo per restare passivamente a guardare, e quando diventiamo vecchi ci ritroviamo a chiederci cos'è stata in realtà la nostra vita. Senza pionieri e viaggiatori noi non conosceremmo il mondo così com'è oggi. Alcuni pensano che non sarebbe una cattiva idea; per quanto mi riguarda, nonostante tutta la negatività che ci circonda io sono felice che nel corso dei secoli ci siano stati molti individui coraggiosi, decisi e dallo spirito indomito, che si sono impegnati per lasciarci in eredità questo mondo e la conoscenza che vi regna. Il nostro universo è una splendida e meravigliosa creazione di Dio. In confronto al nostro pianeta, l'essere umano può apparire come un minuscolo e insignificante frammento. Nel mio libro Una lunga scala fino al cielo, parlando dei grandi uomini e delle grandi donne vissuti fino a oggi ho espresso un commento provocato dalle mie esperienze, e del quale sono tuttora convinta: Bastano un solo uomo, una sola voce, per scuotere il mondo.

Anche se possiamo apparire creature insignificanti, tutti noi siamo vere e proprie centraline energetiche. Per essere efficaci e operativi, dobbiamo diventare intrepidi esploratori e imparare a conoscere la nostra mente, il corpo e soprattutto lo spirito, acquistando una certa familiarità con la nostra esistenza spirituale e la forza che ci contraddistingue. Dobbiamo avere he se possiamo apparire creature insignificanti, tutti noi siamo vere e proprie centraline energetiche. Per essere efficaci e operativi, dobbiamo diventare intrepidi esploratori e imparare a conoscere la nostra mente, il corpo e soprattutto lo spirito, acquistando una certa familiarità con la nostra esistenza spirituale e la forza che ci contraddistingue. Dobbiamo avere il coraggio di essere, evitando però di mostrarci avventati, impulsivi, precipitosi o imprudenti, perché in tal caso riusciremmo solo a creare una gran confusione e a smarrirci. Il cammino che dobbiamo percorrere richiede coraggio unito a una buona dose di impegno. Dobbiamo essere determinati, risoluti, colmi di entusiasmo e forti nello spirito (consapevoli cioè delfatto che lo spirito può essere distrutto solo se ciascuno di noi sceglie di distruggere se stesso). Alcuni ritengono che la nostra morte terrena o quella di una persona cara siano la cosa peggiore che può capitare. Il dolore che si prova vedendosoffrire il proprio figlio, la madre, un fratello o il coniuge è al di là diogni immaginazione. Se riusciamo però a ricordare che l'anima ha già vissutoprima di questa incarnazione e sopravviverà ben oltre tutti gli eventi mortalilegati a questa esistenza, la cosa peggiore che può capitare a noi anime è perderci, smarrirci nel processo della vita e della morte ignorando chi siamo, chi siamo stati e chi possiamo diventare, del tutto inconsapevoli della nostra identità. Che cosa possiamo fare per salvarci, per scoprire chi siamo e ritrovarci se ci siamo persi? E chi non si sente affatto smarrito, come può comprendere e mantenere il giusto amore nei confronti di se stesso? Gli esercizi successivi possono aiutarci in merito. Ad alcuni potranno magari sembrare designati per distruggere il sé, e infatti hanno lo scopo di rimuovere tutte le trappole inutili e le emozioni ingombranti che si rivelano negative e distruttive e ci opprimono, impedendoci di avanzare verso la scoperta della nostra essenza interiore e la conseguente crescita spirituale. Mentre eseguite questi esercizi, cercate di farvi ispirare dalle storie delle tre sedie. Per quanto possa sembrarvi difficile da accettare, donandoci le lacrime e le sofferenze Dio ci ha dato uno dei suoi regali più grandi. Ricordate che sono proprio il dolore, le avversità e i conflitti a garantirci le lezioni più grandi.

Questi esercizi richiedono onestà e sincerità: se volete trarre qualchebeneficio dalla loro esecuzione, siate coraggiosi e rischiate. Non c'è nientedi più difficile dell'affrontare qualcuno che vi mette uno specchio davanti alla faccia e vi mostra come siete dentro: ci vogliono un sacco di coraggio e umiltà per reggersi da soli lo specchio! Prima di iniziare, vorrei sottolineare che la pazienza è un requisito fondamentale: gli esercizi richiedono infatti un'attenta valutazione della propria persona, e prima di procedere con il secondo esercizio bisogna eseguire con grande cura e impegno il primo Stiamo per redigere alcune liste che ci consentiranno di scoprire i lati positivi e negativi del nostro carattere; evitate di chiedere agli altri quali pensano che siano i vostri difetti e i vostri eventuali punti di forza, perché in tal caso l'esercizio non avrebbe alcun valore e voi non potreste trarne alcun beneficio. Conta solo la vostra opinione, che dev'essere onesta e sincera. Eseguite il primo esercizio, e passate poi al secondo: in questo modo non verrete influenzati dagli esempi che vi fornirò. ESERCIZIO 1 Ä CHI SONO IO? Nei capitoli 1 e 2 abbiamo imparato a rilassarci, a meditare, a conoscere la nostra energia e i centri del corpo umano attraverso i quali scorre, scoprendo come utilizzarla in maniera costruttiva. Ci siamo resi conto di possedere un enorme potenziale, finora sconosciuto, che possiamo sfruttare nel migliore dei modi solo se scopriamo chi siamo. Per riuscirci dobbiamo per prima cosa conoscere e capire noi stessi, e solo in seguito saremo in grado di apprezzare come siamo fatti. Imparare a essere tolleranti verso noi stessi e i nostri difetti ci consente di accettare la nostra imperfezione. Tutti noi siamo assillati da qualche paura, ma ciò che conta davvero sono le speranze e gli stimoli che ci animano. Possiamo imparare a essere tolleranti nei confronti degli altri, prendendo nella giusta considerazione le speranze, le aspirazioni e i sogni di coloro che ci stanno intorno e vivono su questa terra o nel mondo dello spirito (ricordatevi che anche loro ci sono vicini e vedono ogni cosa!). Questo capitolo vuole eliminare tutte le finzioni che accumuliamo come una sorta di protezione a partire dall'infanzia fino agli anni della maturità, e delle quali la maggior parte di noi non osa ammettere l'esistenza.

Mentre procedete, può darsi che abbiate l'impressione di distruggere il vostro sé, ma in realtà non fate altro che liberarvi delle illusioni. Dopo aver rimosso la facciata, quello che rimane corrisponde a ciò che siamo, ed è la base su cui dobbiamo costruire. Solo in questo modo possiamo crescere: ciò che rimane è prezioso e va nutrito con cura. Non dimenticate la regola più importante di tutte: siate sempre gentili con voi stessi, qualunque cosa accada. Prendete un blocco per appunti e una penna, e per prima cosa scrivete il titolo: IL MIO CARATTERE. Tracciate una riga verticale al centro del foglio e scrivete in cima alla colonna di sinistra I MIEI LATI CATTIVI; in quella di destra riportate invece I MIEI LATI BUONI. Fate ora in modo che grazie al rilassamento e alla meditazione nella vostra mente regni la calma più assoluta, ed evitate di formulare pensieri inutili o dannosi su voi stessi. Esaminate con grande attenzione la vostra persona e iniziate a redigere i due elenchi, indicando gli aspetti del vostro carattere che giudicate difetti e quelli che considerate invece pregi. Non siate precipitosi, e riflettete con calma prima di scrivere. Concedetevi tutto il tempo necessario, ponderando attentamente ogni singolo punto. Solo dopo aver terminato la lista sul lato sinistro del foglio potete iniziare quella di destra, intitolata I MIEI LATI BUONI. Pensateci sempre bene prima di aggiungere le varie voci. E' probabile che la colonna di sinistra risulti più lunga di quella di destra: chissà perché, la maggior parte di noi tende a individuare gli aspetti della propria persona che giudica inopportuni, e non riesce invece a riconoscere quelli più validi. Forse ci comportiamo così perché ricordiamo fin troppo bene il vecchio adagio: Chi si loda, s'imbroda, o magari ci sentiamo a disagio perché temiamo di apparire vanitosi e sbruffoni. Superate qualunque imbarazzo, e ricordatevi che nessuno può essere un individuo completamente perfido e malvagio. Se riuscite ad apprezzare il vostro lato positivo, siete in grado di apprezzarlo anche in tutto ciò che vi circonda. Concedetevi pure qualche giorno per meditare sui vostri elenchi e per apportare eventuali modifiche; non appena ritenete che siano pronti, iniziate a lavorarci sopra. Avere a disposizione un esempio del materiale che vi serve per le vostre riflessioni potrebbe esservi d'aiuto: in un primo momento ho pensato di fornirvi il lavoro di qualche mio studente, ma in seguito mi sono resa conto che l'unico esempio che posso fornirvi in tutta onestà è il mio, mostrandovi cioè i miei pensieri, le mie emozioni e le mie parole. Se leggete le mie liste e le studiate con attenzione, aprire la mente a un modo di ragionare del tutto nuovo e diverso vi risulterà senz'altro più facile. ESERCIZIO 2 Ä PERCHò SONO IO? Leggendo le definizioni da me elencate e l'analisi dettagliata di ogni singolo punto potete vedere come ho affrontato questo esercizio. Se ritenete di sentirvi a vostro agio con un approccio diverso dal mio, non esitate a provarlo. La cosa più importante è cercare le risposte nella parte più profonda del nostro essere: come mi ricorda sempre Aquila Grigia, non c'è una sola delle mie domande a cui non posso trovare risposta dentro di me. Il mio carattere Ä Lista 1

Lati cattivi Sventata Crudele Egoista Troppo sensibile Irascibile Intollerante Prepotente Pigra Disordinata Esigente Lati buoni Dotata di senso dell'umorismo Allegra e dalla risata pronta Ottima cuoca Personalità gradevole Il mio carattere Ä Lista 2 Lati negativi Sventata Egoista Irascibile Intollerante Prepotente Pigra Disordinata Esigente Lati positivi Capace di occuparsi degli altri Gentile Generosa Egoista Sensibile

Paziente Tollerante Capace di farsi valere Ecco le mie prime due liste, che come potete vedere sono piuttosto diverse. Nella prima le voci riportate nella colonna di sinistra (Lati cattivi) sono più numerose rispetto a quelle di destra (Lati buoni): è chiaro che la personache le ha scritte non si approva. L'ho scritta io, e non è affatto vero che mi disapprovo: la seconda lista presenta infatti alcuni notevoli cambiamenti. Forse tale diversità è dovuta al fatto che a un certo punto ci rendiamo conto che esistono ben poche cose del tutto bianche o del tutto nere, e che i lati del nostro carattere non sono netti e ben delineati come potremmo pensare. Esaminiamo con attenzione i Lati cattivi della Lista 1. Sventata. Per quale motivo ritengo di essere sventata? E' forse perché non miprendo cura degli altri, o semplicemente perché la vita a volte prende ilsopravvento? Dopo averci pensato sopra, giungo alla conclusione che in realtà mi preoccupo per gli altri, soprattutto delle persone a me più vicine, e sono sventata soltanto in certe occasioni: a volte mi dimentico di invitare un'amica a una festa, di ringraziare per un dono ricevuto o di fare gli auguri di buon compleanno o felice anniversario. Certo, riesco sempre a trovare ottime scuse, del tipo: Ho un sacco di cose da fare, sono molto occupata, ho mille impegni, sono sempre in viaggio. Sì , è tutto vero, ma qualunque sia il motivo per cui mi dimentico di farle gli auguri, e anche se la mia mancanza è involontaria, io faccio soffrire un'amica. Le mie giustificazioni sono senz'altro valide e ragionevoli, ma non giustificano la mia sbadataggine. Dopo aver meditato a lungo su quanto sono sventata, ho deciso di tenere questo aggettivo nella colonna di sinistra, come potete vedere nella seconda lista, ma riflettendo ho scoperto un altro aspetto del mio carattere che posso mettere nella colonna di destra: mi sono infatti resa conto di essere una persona che si preoccupa degli altri. Come vedete, c'è già un cambiamento, e abbiamo appena iniziato! Crudele. Questa definizione è la prova lampante di quanto sia facile condannarsi quando ci si analizza! Naturalmente, io non sono affatto crudele, ma devo ammettere che a volte mi esprimo in maniera sgradevole, e possiedo una certa dose di cattiveria. Al pari della vecchia storia del leone con una spina nella zampa, quando in certi periodi della mia vita venivo in qualche modo ferita non esitavo a colpire a mia volta: in quelle occasioni non mi sono comportata bene, e ancora oggi me ne vergogno, anche se dopo tutto sono solo un essere umano! Controllo ancora, per essere certa che la definizione di crudele possa in qualche modo adattarsi a me: non sono mai stata cattiva con gli animali, e so essere gentile e generosa. A volte, se vengo aggredita reagisco con

altrettanta ferocia, ma si tratta di episodi molto rari. Tutto ciò non fa di me una persona crudele, ma solo una donna normale, e ricordando quindi la regola d'oro (sii gentile con te stessa), ho deciso di togliere questo aggettivo dalla mia lista. E anche in questo caso, analizzando una semplice definizione ho scoperto un paio di cose sul mio conto: chiedendomi se sono davvero crudele, mi rendo conto di essere gentile e generosa. Altri due aggettivi da aggiungere nella colonna di destra! Egoista. Purtroppo, in questo caso non posso ribattere niente perché io sono innegabilmente egoista. Lo scopo di questo esercizio è quello di esaminare i vari modi in cui manifesto questa mia caratteristica. E' davvero un tratto negativo? Certo che lo è, ma io ritengo che a volte un pizzico di egoismo sia necessario: basta evitare di essere distruttivi nei confronti dei sentimenti e delle emozioni degli altri. Quando entro in una stanza, scelgo d'istinto la sedia più confortevole. Mi hanno detto che si tratta di un'abitudine tipica dei nati sotto il segno del Toro, ma si tratta comunque di una dimostrazione di puro egoismo. Non ci sono scuse! A volte compero una camicia per mia figlia e poi decido di tenermela perché mi piace (quando Samantha leggerà queste pagine, avrà senz'altro qualche rimostranza da farmi...). Al tempo stesso, sarei pronta a cedere subito la mia sedia a una persona anziana o malata, e ho comperato a mia figlia un sacco di cose, e quindi quel paio di camicie che mi è capitato di tenere non contano nulla. Sono egoista quando si tratta del mio tempo. Devo esserlo per forza. E sono egoista con i miei amici, perché li vedo cosò di rado che quando riesco a stare con loro non ho alcuna intenzione di dividere con altri quei momenti cosò preziosi. Quella volta che ho nascosto a Jim i miei cioccolatini preferiti per evitare che me li mangiasse ho compiuto un gesto di puro egoismo. Molti anni fa, quando mia madre seppe che ero rimasta senza soldi e mi mandò venti dollari, cinque per Samantha e quindici per me, mi comportai con altruismo. Era Natale, ed era anche la prima volta che a me e Samantha arrivava un regalo da parte di mia mamma (non succedeva niente del genere fin da quando ero bambina). Quel dono serviva ad alleviare i suoi sensi di colpa: sapeva che non avevamo nemmeno i quattrini per mangiare, e anche se avrebbe potuto aiutarci senza fatica, aveva scelto fin dall'inizio di non sostenerci in alcun modo. Evidentemente non mi conosceva affatto, perché per quanto fossi disperata non avrei mai accettato il suo aiuto economico: non ho mai desiderato altro che il suo affetto e il suo supporto morale. Aprii la busta, vidi la banconota e lessi il biglietto: Spendi quindici dollari per te. Sospirai, sollevata all'idea di poter comperare un regalo da venti dollari a mia figlia, che all'epoca aveva solo dieci anni. L'egoismo portato all'estremo è negativo, ma per poter essere me stessa devo mostrarmi egoista, almeno entro certi limiti. Se non lo fossi, i risultati sarebbero altrettanto negativi. Prima di tutto, non mi concederei il piacere

di scrivere questo libro ma sarei chissà dove ad aiutare materialmente chi neha bisogno, facendo volontariato. Tengo quindi questo aggettivo nella colonna di sinistra, e mi riprometto di fare il possibile per evolvermi. Devo però riportarlo anche nella colonna di destra, impegnandomi a sviluppare questo tratto che al pari di altri può essere al tempo stesso distruttivo e costruttivo, negativo e positivo, a seconda del modo in cui gli consento dimanifestarsi. Quest'ultima considerazione è molto importante, e vale la pena di tenerla a mente. Troppo sensibile. Questo punto appartiene decisamente alla colonna di sinistra, e lo affermo senza esitazioni perché fin da quando ero bambina mi sento accusare di essere troppo sensibile. Devo esaminare con cura questa definizione, cosò come devo riflettere su tutte le altre, perché l'analisi della mia persona richiede proprio la capacità di pensare con chiarezza. Ehi, aspettate un momento... per poco non sono caduta in trappola! Questo esercizio riguarda la consapevolezza del proprio sé, e quindi conta soltanto ciò che io penso di me stessa: il parere degli altri non ha alcuna importanza. Dopo aver pensato e meditato a lungo, mi sono resa conto che le persone più carine che conosco sono tutte molto sensibili. Spesso questa caratteristica (che negli altri considero decisamente positiva) è la prima che cerco di individuare nei miei interlocutori. Nell'arco della mia intera esistenza, questo lato del mio carattere è semprestato il mio problema più grande. Sono nata con il dono di saper comunicare con il mondo dello spirito, e dubito che potrei riuscirci se fossi priva di questa grande sensibilità che ha però un prezzo: le parole e gli atteggiamenti degli altri riescono infatti a ferirmi facilmente. In passato mi offendevo subito per certe frasi o parole pronunciate da persone che non volevano ferirmi ma erano semplicemente meno delicate di me. E per molti anni la mancanza di consapevolezza del mio valore e di autostima mi hanno spinta a credere alle opinioni di individui che forse erano del tutto privi di sensibilità, e non ne mostravano certo nei miei confronti. Mi riferisco a

gente come mia madre, mio padre, i miei familiari e soprattutto mio marito, il quale era solito ripetermi che sebbene lui non mi trovasse attraente, era possibile che piacessi a qualcun altro. Se questa non è mancanza disensibilità... Ho riflettuto, e mi sono resa conto che forse ho prestato ascolto per troppo tempo alle opinioni di persone insensibili, credendo alle loro parole: ho deciso che mi piace essere sensibile, e che esserlo troppo non è affatto unproblema. Questo è il lato del mio carattere che mi aiuta a svolgere il mio lavoro, ad avere la giusta considerazione degli altri, delle loro sofferenze, della loro angoscia e delle perdite che subiscono, e che mi porta a riconoscere negli altri questa caratteristica che tanto apprezzo (e che scrivo nella colonna di destra del secondo esempio). Irascibile e intollerante. Ebbene sò , sono entrambe le cose, non sempre (grazie al cielo!), ma di sicuro più spesso di quanto vorrei. Lascio quindi questi aggettivi nella colonna di sinistra, ma devo prima chiedermi per quale motivo, e in quali occasioni, divento irascibile. Voglio inoltre scoprire se sono intollerante solo con gli altri o anche con me stessa. Quando sono stanca divento nervosa e insofferente, e non riesco a pensare con la necessaria chiarezza. Viaggiare è un'attività che mi stanca molto, ma purtroppo in questa fase della mia vita non posso e non voglio introdurre cambiamenti troppo radicali in questo senso: fa tutto parte del mio lavoro, èquello che faccio, e quindi mi rendo conto che devo semplicemente imparare ad affrontare la stanchezza senza prendermela con me stessa o con le persone che mi stanno intorno. Ci sono momenti e occasioni particolari in cui occorre accettare la propria fragilità, tipicamente umana, augurandoci che anche gli altri riescano a comprenderla. Meditando ulteriormente su questo punto, mi accorgo che quando è necessario so essere molto tollerante: questo significa che nella colonna di destra devo aggiungere la tolleranza e la pazienza. Controllo la mia lista, e vedo che mi sto rapidamente trasformando in una santa. Non preoccupatevi, non lo sono affatto! Prepotente. Questo aggettivo evoca l'immagine di una donna tirannica e dispotica che, incurante delle esigenze e delle necessità degli altri, dominatutti coloro che le stanno intorno, imponendo la sua volontà. Spero proprio di non essere cosò , anzi, credo dinon esserlo affatto, anche se in certi momenti... e va bene, devo ammettere che a volte lo sono, ma se ci penso mi rendo conto che esiste una sottile linea di demarcazione tra l'essere

prepotente (caratteristica decisamente negativa) e l'essere decisa, chenell'ambito della mia esistenza è una qualità indispensabile. E cosò , anche se questo aggettivo rimane nella colonna di sinistra, posso aggiungere una definizione in quella di destra: capace di farsi valere! Pigra. Molte persone sono convinte che lavorare in proprio e non avere un capo che ci dice cosa dobbiamo fare sia fantastico. E in effetti lo è davvero, mavi assicuro che un'attività del genere risulta molto difficile e impegnativa: non c'è nessuno da incolpare se le cose non funzionano o a cui rivolgersi quando si ha bisogno di una mano. Mancando il limite di un orario preciso, fissato da altri, occorre possedere un forte senso di autodisciplina: ed è proprio questo il settore della mia vita che ha bisogno di essere sistemato. Se potessi, in certi giorni non farei altro che poltrire, concedendomi solo una passeggiata o qualche ora davanti alla televisione. Adoro i film e le parole crociate, e cosò come so essere una lavoratrice accanita e instancabile, anche quando si tratta di non fare nulla riesco a raggiungerevette elevatissime. C'è in me una vena innata di pigrizia, che se mi lasciassi andare troppo spesso potrebbe prendere il sopravvento: cerco quindi di non cedere, e cosò facendo ho sviluppato una sorta di dipendenza nei confronti del lavoro. Se penso alle motivazioni e ai vari aspetti del mio carattere, riesco a intuire il tipo di persona che sono davvero e quella che voglio diventare. Non posso negare di essere fondamentalmente pigra, e quindi questo aggettivo deve rimanere per forza nella colonna di sinistra. Disordinata. Io sono un vero enigma, un mosaico semplice e al tempo stesso complicato, misteriosa ma anche facile da interpretare, almeno sotto certi aspetti. Dio mi ha creata diversa e al contempo uguale agli altri (quest'ultima affermazione vale per tutti noi). Gli armadietti della mia cucina sono immacolati, al pari di tutti i cassetti e gli scaffali di casa. Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto: lattine in perfetto ordine, distanziate e con le etichette ben visibili, in modo da distinguerle facilmente. I barattoli sono in fila come soldatini di latta. Posso vantarmi di conoscere nei minimi dettagli la dislocazione di ogni singola cosa. La senape? Secondo scaffale, armadietto in alto a sinistra, a destra, di fianco ai sottaceti. L'aglio? Ultimo scaffale, in fondo a sinistra. Olio d'oliva, di sesamo o di girasole? Tutti in fila, non c'è niente fuori posto... Passiamo agli armadi. Dunque, vediamo un po'... gli attaccapanni sono rivolti tutti nella stessa direzione, cosò come i vestiti che ci sono appesi sopra. I colori sono coordinati e gli abiti sono tutti insieme: a destra ci sono quelli neri, e procedendo verso sinistra si trovano i colori più chiari. Le camicie sono a sinistra, i calzoni al centro e le gonne a destra. I maglioni iniziano da quelli leggeri con le maniche corte per arrivare a quelli più pesanti con le maniche lunghe. Ogni capo d'abbigliamento ha un posto preciso, e sono tutti in perfetto ordine. Credo che abbiate ora un quadro preciso ed esauriente della situazione: come potete vedere, il termine disordinata non dovrebbe nemmeno far parte del mio vocabolario!

Per quanto possa sembrarvi strano, tutto ciò che non è in mostra è in ordine, mentre tra le cose che sono in bella vista regna il caos. In casa mia ci sono ovunque mucchi di documenti e carte varie; la scrivania del mio studio è sempre coperta di fogli di ogni genere, che spesso arrivano anche sul tavolo della cucina. Fax, libri, capitoli di manoscritti... accumulo montagne di carta dimenticandomi del loro contenuto, e cosò ogni due o tre giorni devo sfogliarle. Non immaginate quanto tempo perdo a causa della mia incapacità di organizzarmi e mantenere un certo ordine in questo settore! Riassumendo, io sono molto ordinata a livello interiore, e sono il massimo del disordine all'esterno. A dire il vero mi vesto con la massima cura, mi trucco e sono ben pettinata anche quando so che non avrò visite. Nella mia mente regna un certo ordine, ed è raro che metta in mostra le mie emozioni senza aver prima pensato e ponderato con cura, soprattutto quando lavoro. Cerco di essere controllata e di agire con precisione, senza mostrarmi troppo fredda o indifferente. I miei pensieri non sono quasi mai confusi, il mio armadietto interiore è in ordine, e a livello esteriore appaio sempre calma e disponibile (a volte fin troppo). Per quanto riguarda tutto il resto, ebbene sò , devo ammettere che sono disordinata. Sono decisa a fare del mio meglio per non esserlo più, ma mentre scrivo queste frasi sorrido, perché mi conosco bene e so che non ce la farò mai a cambiare... Esigente. Questa è l'ultima delle mie caratteristiche negative: sì , è vero, sono una persona piena di pretese, e tale caratteristica mi ha causato qualche problema nell'ambito dei miei rapporti interpersonali. Ricordo in particolare un martedò sera in cui avevo deciso di visitare uno dei miei centri terapeutici a Thorne, nei pressi di Doncaster, nel South Yorkshire. Si tratta del primo dei nostri centri, diretto da guaritori molto abili che godono della mia completa fiducia. C'era molto da fare, e in un primo momento non ebbi il tempo di fermarmi a fare due chiacchiere: i pazienti vecchi e nuovi erano infatti numerosi. La mia visita era del tutto inattesa, anche se i membri delle mie squadre sanno che amo presentarmi senza avvisare nessuno. Entrai nella sala delle cure e vidi sei malati, ognuno dei quali era accudito da un guaritore, insieme a tre o quattro studenti. In un angolo era seduta una donna che era già stata da noi un paio di volte, e che in quel momento stava osservando il lavoro dei terapeuti. Come al solito diedi un'occhiata in giro, passando da un paziente all'altro, dicendo poche parole, annuendo e sorridendo, fermandomi ad aiutare, ponendo le mani su tutti i presenti per qualche istante. I membri della mia squadra prestavano la massima attenzione a ogni mio movimento, sempre pronti a imparare qualcosa di nuovo, cosò come ho insegnato loro: consapevoli e responsabili, vogliono dare il meglio di sé a chi ne ha bisogno.

Io ero la loro insegnante. Sentivo e vedevo solo il loro amore e la gentilezza che mostravano verso chi si era rivolto a loro spinto dalle necessità. Il loro rispetto era evidente, e si capiva che mi consideravano una persona da cui potevano imparare. Robbie Burns, meraviglioso poeta scozzese, nella sua poesia To A Louse ha scritto: O wad some Pow'r the giftie gie us, To see oursels as others see us. Con queste parole l'autore ha espresso il desiderio che Dio o qualche altro potere celeste ci conceda il dono di vederci cosò come ci vedono gli altri: quale sarebbe la nostra reazione? Saremmo sconvolti, sbalorditi, feriti, risvegliati o confusi? Ero cosò occupata a svolgere il mio lavoro, il migliore che conosco, da non accorgermi dell'effetto che la mia presenza faceva a quella signora seduta in un angolo. Nemmeno i miei collaboratori si erano accorti di quanto fosse turbata. Quella sconosciuta non mi aveva vista come una guaritrice gentile o una maestra severa ma capace di impegnarsi in prima persona: aveva percepito solo la reazione della mia squadra, notando che si erano irrigiditi non appena ero apparsa sulla soglia. Le ero sembrata una figura intimidatrice ed esigente, e si era convinta che i miei allievi avevano paura di me. Ai suoi occhi dovevo essere una specie di tiranna! Sò , certo, i membri della mia squadra avevano assunto una postura più diritta e magari un po' tesa, ma non era per la paura: colmi di orgoglio all'idea di lavorare con me, desideravano semplicemente la mia approvazione e il mio rispetto. Ne sono sicura, così come sono certa che nessuna organizzazione può creare per anni una sfilza di miracoli (cosò come facciamo noi) se è basata sulla paura: un lavoro del genere si regge infatti sull'amore e sull'impegno sincero. Chi crede di essere? chiese, riferendosi a me. Se verrà spesso qui, non ci verrò più io. Non è giusto che abbiano tutti paura di lei. Pronunciò quest'ultima frase senza nemmeno essersi consultata con qualche altro mio collaboratore. Ripensandoci non posso fare a meno di sorridere, e mi rendo conto che in realtà era lei ad avere paura (ma di cosa?). Che cosa devo risponderle? mi domandò il guaritore con cui si era lamentata. La mia risposta fu semplice e immediata: Vuole sapere chi credo di essere, e allora tu spiegale che sono la fondatrice di questa organizzazione, che insegno a tutti voi e sono pienamente consapevole delle mie responsabilità nei confronti della mia squadra e dei miei pazienti. Dirigo i centri nel modo che ritengo più giusto, affinché possano beneficiarne tutti coloro che ci consultano. Sono una sensitiva e una guaritrice, ecco cosa sono, e se lei vuole saperne di più, non deve fare altro che venire a chiedermi delucidazioni. Purtroppo quella donna non l'ha mai fatto. Altre persone si sono mostrate critiche nei confronti del mio operato. Di recente ho ricevuto la lettera di due donne che avevano partecipato a uno dei miei seminari. Ero arrivata con un quarto d'ora di ritardo, e avevo avuto il coraggio di chiedere ai partecipanti se consideravano la loro vita vuota, noiosa o appagante, rivolgendo loro questa domanda: Il vostro bicchiere è mezzo pieno, o lo considerate invece mezzo vuoto? Quelle due signore avevano trovato arrogante e offensiva la mia domanda: deluse e offese, avevano

abbandonato la mia conferenza dopo soli quindici minuti perché non mi sopportavano. Sfortunatamente per loro si sono perse una splendida giornata. O wad some Pow'r the giftie gie us To see oursels as others see us. Molte persone si basano purtroppo sui miei libri o sulle mie apparizioni televisive per stabilire che tipo di persona dovrei essere, e poiché il mio lavoro è speciale, splendido e miracoloso, si aspettano che lo sia anch'io. Innalzata su un piedistallo sul quale non ho chiesto di essere messa, finisco inevitabilmente per cadere in continuazione. E vi assicuro che fa male, molto male! In questo modo deludo tutti coloro che mi considerano speciale: quando le persone si accorgono che io sono umana come loro, si arrabbiano e se la prendono con me. Vi assicuro che condurre un'esistenza di tipo spirituale, cercando di essere una persona migliore, è davvero difficile. Leggendo la lista dei miei punti negativi e vedendo me stessa cosò come sono davvero, mi rendo conto che dovrei essere migliore, ma in realtà io sono fatta così ... Ehi, aspettate un momento: è davvero così importante quello che vede il mondo? No. Quello che conta è forse il modo in cui ci giudicano coloro che ci stanno intorno? No, decisamente no. Conta forse il fatto che gli altri mi mettono su quello stupido piedistallo? Sì , ma solo perché restano delusi! Robbie Burns ha scritto che sarebbe un dono riuscire a vederci cosò come ci vedono gli altri. Consapevole del fatto che sono un semplice essere umano a volte pieno di pretese e cosciente di quanto i cambiamenti portino con sé la crescita e l'evoluzione, modificherei cosò le sue parole: O, wad some Pow'r the giftie gie us, to see oursels... Sono molto esigente con me stessa, e di conseguenza mi ritrovo ad avere aspettative troppo elevate nei confronti di tutti coloro che mi stanno intorno: finisco cosò per restare delusa. Devo sforzarmi di essere più tollerante nei confronti di quelle che io considero le mancanze degli altri, cercando di ridurre le mie esigenze. Se fossi riuscita a farlo in passato, mi sarei risparmiata molta infelicità. Di tutti i punti indicati nella colonna di sinistra, questo è quello su cui devo lavorare di più, sforzandomi di cambiare per il mio bene e per la mia felicità personale. Esaminiamo ora la lista 2, anche se non è completa perché devo ancora riflettere sui miei lati positivi ed esaminarli cosò come ho fatto con quelli negativi. Vediamo subito che l'elenco appare molto più equilibrato; per prima cosa ho cambiato il titolo delle due colonne, sostituendo le parole cattivi e buoni con i termini negativi e positivi. Ricordatevi che questo elenco è solo un esempio e i commenti indicano vari modi di valutare ciascuna voce. L'esercizio è stato designato per aiutarvi a conoscere la parte più profonda e nascosta del vostro essere, raggiungendo così la piena conoscenza del vostro sé. Definite e valutate come meglio credete i vari punti, positivi e negativi. Non lasciatevi influenzare da quello che gli altri dicono o pensano di voi, anzi, da quelle che pensate siano le opinioni degli altri. Siate voi stessi, buoni o cattivi, positivi o negativi, e sappiate trarre i giusti insegnamenti da questa nuova consapevolezza del vostro essere. Imparate a individuare e

ammettere i vostri tratti negativi, dandovi da fare per cambiarli o migliorarli. Se non ci riuscite, sforzatevi di accettarli perché dopo tutto fanno parte di voi. Per quanto riguarda i tratti positivi, imparate a svilupparli e a sentirvi più sicuri di voi grazie alle qualità che ora sapete di possedere (tutti noi ne abbiamo qualcuna). La vostra lista ha un grande valore, non solo per via di tutto il tempo che le avete dedicato, ma anche e soprattutto perché avete la possibilità di riprenderla in esame tra un po' di tempo: vi accorgerete che è cambiata al pari della vostra personalità, seguendo il percorso della vostra evoluzione. L'elenco dei vari aspetti del vostro carattere può aiutarvi ad aumentare la fiducia che vi anima e a rafforzare la vostra determinazione, imparando nel contempo ad apprezzare voi stessi. Dopo aver modificato innumerevoli volte la vostra lista, alla fine potrete dire: Anche se non sono la persona più simpatica che conosco, sono un semplice essere umano abbastanza gradevole. Ponetevi ora le seguenti domande: 1. Ho imparato a conoscere meglio me stesso? 2. Ho imparato a comprendere meglio me stesso? 3. Ho imparato ad apprezzare me stesso? La risposta dev'essere sempre SI'. Ci vogliono solo tempo e pazienza. Cosò come per tuttigli altri esercizi indicati in questo libro, anche quelli che vi ho suggerito in questo capitolo devono dar vita a molti interrogativi. Solo il tempo potrà fornirvi le risposte necessarie. Siate pazienti, e ricordatevi... SIATE GENTILI CON VOI STESSI, e pian piano la vostra autostima crescerà. Avete avuto il coraggio di osare? Spero di sò , e mi auguro che eseguendo questi ultimi esercizi abbiate acquisito la conoscenza, la comprensione di voi stessi e la giusta compassione nei vostri confronti. Se avete il coraggio di continuare ad avanzare, fate come la piccola Riccioli d'Oro e provate tutte le sedie: vi assicuro che non si romperanno, non saranno troppo piccole o troppo grandi. Potete sedervi da soli o condividere la vostra storia con il vostro partner o con un caro amico. Per prima cosa sedetevi sulla sedia triste, e scendete nel profondo del vostro essere, cosò come state imparando a fare, per trovare la storia più triste e dolorosa che abbiate mai vissuto. Ognuno di noi ne conserva almeno una (non fanno eccezione nemmeno le persone più allegre e amate da tutti). Durante la narrazione provate a visualizzarmi mentre vi ascolto. Certo, io sono soltanto un semplice essere umano, e non sono in grado di trovarmi in più posti contemporaneamente... e invece magari ci riesco, chissà... Anche se non posso promettervi che ascolterò quello che avete da dire, vi assicuro che qualcuno lo farà: una persona cara, un familiare o un amico. Tutti noi abbiamo qualcuno nel mondo dello spirito che ci ama ed è disposto a prestarci ascolto. Sedetevi sulla sedia triste, e raccontando la vostra storia tirate fuori le antiche ferite ormai sepolte e il tormento che avete soffocato fino a oggi, proprio come ha fatto il mio amico Brian. Quando siete sulla sedia felice, cercate di vedere tutti i raggi di sole, anche i più sottili, e il cielo azzurro che si nascondono oltre le nuvole più oscure. Ce la farete, basta guardare con attenzione. Appena vi accomodate sulla sedia dell'ispirazione, raccontate la vostra storia e al pari del giovane Tyler lasciatevi ispirare dalla consapevolezza di aver superato la sofferenza: ora siete in grado di sorridere, e le vostre esperienze dolorose vi hanno aiutati a diventare più forti e sensibili nei

confronti di chi vi sta intorno. Mentre scrivo il mio cuore è vicino a voi che avete avuto il coraggio di esplorare le profondità della vostra anima. Vi mando i miei pensieri colmi di amore ed energia, e vi ricordo che mentre narrate la vostra storia siete circondati da coloro che vi amano e vivono sia su questa terra sia nel mondo dello spirito... sono gli angeli, messaggeri di Dio. Siete in contatto con il vostro mondo grazie ai libri, alla radio e alla televisione. Adesso state imparando a entrare in connessione con voi stessi e con il vostro spirito, con quello spazio che si trova oltre la terra e che noi chiamiamo mondo dello spirito. Mentre vi sforzate di imparare, sentite il vostro potere che cresce;.. vi state evolvendo, e diventate sempre più forti. E' importante essere in casa, dare il benvenuto a chi vive nell'altra dimensione e accoglierlo con grazia. Ma dobbiamo esser presenti anche a livello mentale, mostrandoci ricettivi nei confronti delle nostre emozioni e consapevoli di essere cosò come siamo, in modo da riconoscere il nostro potere. 4 I campi di luce sono campi di vita Due persone vivono sotto lo stesso tetto e non si incontrano mai. Altre due si parlano per la prima volta, e sono subito vecchie amiche. MARY CATHERWOOD E' FORSE un caso se in alcuni dipinti come La Madonna con il Bambino, l'Annunciazione che mostra l'Arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, e la Pietà di Botticelli, dove la Vergine regge il corpo senza vita di Cristo, si vede un alone di luce alle spalle dei personaggi sacri? Anche i Miracoli di Sant'Antonio da Padova e la Presentazione della Vergine al tempio, opere del Tiziano, presentano questo stesso particolare. Molti grandi artisti del passato amavano le scene di carattere sacro e dipingevano i santi, le donne e gli uomini di grande bontà circondati da una luce dorata. Secondo voi è una scelta casuale? Io credo di no. Con ogni probabilità quei pittori possedevano un'elevatasensibilità che consentiva loro di stabilire una forte connessione con i soggetti che ritraevano, entrando in sintonia con il loro potere e la loro energia, e riuscendo addirittura a vedere la loro aura che riproducevano poi fedelmente.

Sono convinta che tutti noi veniamo al mondo con la capacità di vedere o percepire l'aura. Molte persone la pensano allo stesso modo, ma ritengono si tratti di un'arte ormai perduta. Per quanto mi riguarda, sono più ottimista, e ritengo che tale capacità sia solo smarrita: per poterla recuperare basta cercarla nel modo giusto. E' risaputo che gli esseri viventi possiedono un'aura, cioè un campo di energia: ogni singola pianta, ogni albero, insetto, pesce e animale che respira, compresi noi esseri umani, ne ha una. Fin da piccola sono sempre stata capace di scorgere l'energia che circonda le persone sotto forma di luce e colori. Non sapevo che si trattasse dell'aura, e poiché non mi rendevo conto che gli altri invece non la vedevano, non ho mai attribuito molta importanza all'intera faccenda. Ho cosò trascurato questa preziosa facoltà, evitando di tenermi in esercizio: per me era solo un'ulteriore fonte di panico e confusione, e quando ero giovane la mia vita era già abbastanza piena di paure... Solo dopo aver incontrato Aquila Grigia ho provato una certa curiosità nei confronti di questo fenomeno, e ho cominciato a sforzarmi in maniera consapevole di vedere l'aura. In seguito a una lunga conversazione con la mia guida a proposito di alcuni insetti che gli indiani chiamano il minuscolo popolo alato, sono rimasta affascinata dall'aura di insetti, scorpioni, ragni e simili. Ho già parlato nei miei libri precedenti di quella volta che la mia attenzione venne attratta da un minuscolo onisco delle cantine, che si muoveva rapido sulla parete accanto a me mentre stavo tranquillamente guardando un film in televisione. Affascinata, rimasi a osservare il puntino di luce che lo seguiva come un'ombra luminosa. Quella piccola creatura continuava a muoversi, strisciando su e giù sul muro, e la sua aura gli aleggiava intorno, pura enitida, diversa da quella umana che è caratterizzata da vari colori etonalità. Vedere con tanta chiarezza l'aura di quell'insetto fu per me fonte di grande emozione, e mi scordai subito il film che stavo guardando: quello spettacolo era molto più eccitante! In seguito pensai che nel grande schema delle cose stabilito da Dio, anche le creature all'apparenza più piccole e insignificanti svolgono un ruolo ben preciso e possiedono una forma specifica di energia. Ricordo anche la prima volta che ho visto l'aura di un ragno: era luminosa

come quella dell'onisco ma più grande, e si muoveva all'unisono con l'animale, seguendolo e volteggiando sopra il suo corpo. A volte sembrava che restasse un po' indietro, ma rimaneva sempre e comunque con lui, simile a un'ombra luminosa che era parte integrante del suo essere. Dopo aver inavvertitamente calpestato una formica, un'amica mi chiese un Ho già parlato nei miei libri precedenti di quella volta che la mia attenzione venne attratta da un minuscolo onisco delle cantine, che si muoveva rapido sulla parete accanto a me mentre stavo tranquillamente guardando un film in televisione. Affascinata, rimasi a osservare il puntino di luce che lo seguiva come un'ombra luminosa. Quella piccola creatura continuava a muoversi, strisciando su e giù sul muro, e la sua aura gli aleggiava intorno, pura enitida, diversa da quella umana che è caratterizzata da vari colori etonalità. Vedere con tanta chiarezza l'aura di quell'insetto fu per me fonte di grande emozione, e mi scordai subito il film che stavo guardando: quello spettacolo era molto più eccitante! In seguito pensai che nel grande schema delle cose stabilito da Dio, anche le creature all'apparenza più piccole e insignificanti svolgono un ruolo ben preciso e possiedono una forma specifica di energia. Ricordo anche la prima volta che ho visto l'aura di un ragno: era luminosa come quella dell'onisco ma più grande, e si muoveva all'unisono con l'animale, seguendolo e volteggiando sopra il suo corpo. A volte sembrava che restasse un po' indietro, ma rimaneva sempre e comunque con lui, simile a un'ombra luminosa che era parte integrante del suo essere. Dopo aver inavvertitamente calpestato una formica, un'amica mi chiese un giorno in tono mesto: Rosemary, che ne sarà di lei? Se ne andrà forse nel mondo dello spirito? In quel preciso istante sentii la risposta di Aquila Grigia, e non potei fare altro che ripeterla: E' diventata luce. Provate a immaginare la terra senza luce o (peggio ancora) priva di energia: subito pensiamo a un mondo privo di riscaldamento, fabbriche, automobili e mezzi di trasporto. Niente incubatrici e macchinari vari per sostenere il cuore, niente televisori, radio, sistemi di comunicazione, radar, telefoni e computer. Niente stampa, nessun notiziario televisivo, mancanza totale di contatti fra le nazioni... Albert Einstein ha dichiarato: E' ormai incredibilmente chiaro che la nostra tecnologia ha superato la nostra umanità. Nell'Almanacco del Contadino edito nel 1978 un tizio che doveva essere stato una povera vittima dell'era dei computer ha scritto: Errare è umano, ma per incasinare del tutto le cose ci vuole un computer. E' senz'altro vero, ma cosa sarebbe la nostra vita senza energia? Niente freezer, frigorifero, forno normale o a microonde, bollitore... Come potremmo far bollire l'acqua? Sò , certo, le persone più ingegnose ci riuscirebbero. Il nostro istinto di sopravvivenza è molto forte, e quando viene portato all'estremo noi esseri umani sappiamo essere particolarmente brillanti e creativi. Il nostro mondo sarebbe comunque

diverso, meno confortevole, e la maggior parte di noi non potrebbe sopravvivere a lungo. Pensate ora a un uomo privo di energia: nella vostra mente appare subito qualcuno afflitto da letargia e privo di volontà, imprigionato in un sonnolunghissimo e ininterrotto. Se vi è capitato di ammalarvi, avete un'idea diciò a cui mi riferisco, ma vi assicuro che sto parlando di una condizioneancora più grave. La scienza ci dice che la materia è energia, e che ogniessere vivente possiede un'aura, un campo d'energia che lo circonda arrivando ad alcuni metri di distanza dal corpo fisico. Ciascun individuo è una fonte dipotere, una massa vivente di energia che respira, è dotata di vari livelli diforza ed esiste in forme diverse. Che cosa succederebbe se l'energia sparisse all'improvviso, andando a finire chissà dove? Io credo che al momento dellamorte fisica l'anima, che è la fonte della nostra energia, se ne vada portandosi appresso tale energia. Di conseguenza, se la nostra energia dovesse sparire noi diventeremmo zombie o ci limiteremmo a morire? Forse riusciremmo a respirare, ma essendo incapaci di pensare, camminare o parlare, ci trasformeremmo in una massa di carne immobile. Quando mi è capitato di discutere l'argomento della sopravvivenza dopo la morte e di parlare con il mondo dello spirito a proposito della vita su questo pianeta, mi è stato detto che coloro che vivono nel mondo dello spirito sonospesso più vivaci e vibranti dei cosiddetti vivi, e che alcuni che si trovano sulla terra sono più morti di chi è già diventato uno spirito. Ho chiesto com'è possibile, e per quale motivo avviene tutto ciò. La rispostaè stata molto semplice: è a causa dell'energia. Chi si trova nel mondo dellospirito la possiede e sa come usarla; chi è su questo pianeta la possiede eè stata molto semplice: è a causa dell'energia. Chi si trova nel mondo dellospirito la possiede e sa come usarla; chi è su questo pianeta la possiede e non sa come utilizzarla. Alcuni di noi sanno che siamo creature fatte di energia, ma non si sono mai domandati se sia possibile usarla. Se la terra fosse priva di energia, come potremmo comunicare? Forse faremmo ricorso ai tamburi, ai piccioni viaggiatori o alla telepatia (tutti abbiamo questo dono, che può essere più o meno sviluppato). E come potremmo sopravvivere? Dovremmo semplicemente fare affidamento sul nostro istinto, altra caratteristica che ciascuno di noi possiede, anche se sviluppata in maniera diversa. Possiamo cavarcela solo se la nostra energia è positiva, potente, veloce e libera di muoversi, senza blocchi di alcun genere. Se mettete un bollitore pieno d'acqua sul fornello e accendete il gas tenendolo al minimo, posizionando per esempio la manopola sul 2, l'acqua

bollirà di sicuro, anche se ci metterà un po' di tempo. Con la manopola delgas in posizione intermedia (e cioè sul 4) l'acqua bolle più in fretta; se la mettiamo al massimo (e cioè sull'8) bolle in pochi istanti. Valutando l'energia del corpo umano in base ai colori dell'aura, possiamo dire che il livello medio è compreso tra il 4 e il 6: attribuendo al livellomassimo un valore di 12, è evidente che gli uomini vivono usando circa metà del loro potenziale energetico. Se cercassimo di far bollire l'acqua tenendo a lungo il gas al massimo, il fornello si surriscalderebbe e finirebbe per danneggiarsi (si tratta di un oggetto costruito dall'uomo, e quindi destinato prima o poi a rompersi). Le cose vanno in maniera ben diversa con l'energia, che non è fisica ma spirituale, e pur appartenendo all'uomo è opera di Dio. Più sfruttiamo le nostre risorse interiori, maggiore è la quantità di energiache creiamo, e di conseguenza aumenta anche il potere che abbiamo a disposizione. Noi non ci surriscaldiamo, ma continuiamo a funzionare all'infinito: abbiamo il potere, e più lo usiamo, più lo aiutiamo a crescere. Non tutti i sensitivi riescono a vedere l'aura, ma io credo che se ci esercitassimo ognuno di noi sarebbe in grado di scorgerla o percepirla. Se mi chiedete come bisogna fare, posso rispondervi solo che ci vogliono tempo e pazienza. Poiché mi rendo conto che queste parole possono apparire irritanti, vorrei precisare che a una notevole quantità di tempo e pazienza bisogna aggiungere l'esecuzione di alcuni esercizi validi, costruttivi e divertenti. Iniziamo esplorando l'aura, argomento su cui sono stati scritti molti libri che ne spiegano la natura. Medium e sensitivi sono consapevoli da secoli della sua esistenza, al contrario degli scienziati che l'hanno accettata solo negli ultimi tempi grazie soprattutto alla speciale macchina fotografica dei coniugi Semyon e Valentina Kirlien, con la quale è possibile ritrarla. In questo capitolo studieremo l'aura in relazione con il sé, imparando autilizzare la conoscenza acquisita con l'esplorazione della parte più profonda del nostro essere e scoprendo una nuova dimensione del nostro sé, della nostra componente spirituale e della nostra energia. In questo modo la nostra connessione spirituale con il resto dell'universo è destinata ad aumentare. Vorrei ora riassumere alcuni punti fondamentali: 1. L'aura è un fenomeno tipico di tutti gli esseri viventi: ogni creatura vivente ne possiede infatti una. 2. E' costituita da vari tipi di energia. 3. Questa energia si manifesta appena sopra la pelle e tutt'intorno al corpo. 4. L'aura è una sottilissima interazione di energie che circondano l'organismo umano, raggiungendo una distanza di vari metri.

5. L'aura è composta da molti strati e colori differenti, e anche la sua forma varia notevolmente. 6. Le caratteristiche dell'aura cambiano in base alle condizioni mentali, fisiche e spirituali del soggetto. 7. L'aura è un campo di energia pura. L'aura è dunque energia che si muove, cambia forma e aspetto. Ma come avvengono tali trasformazioni, e per quale motivo? Quando esaminiamo per la prima volta l'aura abbiamo l'impressione che si tratti di un campo di energia attaccato al corpo, capace di muoversi e agitarsi in maniera autonoma, quasi possedesse una sua volontà precisa. Sestudiamo però con attenzione il punto 4 (l'aura è una sottilissima interazione di energie), vediamo che esiste una connessione tra l'aura e il nostro umore a e il nostro umore o le nostre condizioni mentali: questo significa che l'aura si modifica seguendo i cambiamenti mentali, fisici e spirituali dell'individuo. Questo concetto non è affatto nuovo. Di sicuro avete usato anche voi espressioni come: Vedo tutto nero quando siete tristi e infelici, Vedo rosso per indicare che siete furiosi o Era verde d'invidia riferendovi a qualcuno particolarmente invidioso. E se una persona non riesce a smettere di tossire, diventa viola. Vi ho citato alcuni modi di dire che forse sono stati creati molto tempo fa da qualcuno che riusciva a vedere l'aura o scorgeva lampi di energia intorno al corpo delle persone. Poiché l'aura varia a seconda del nostro umore, è facile giungere alla conclusione che la nostra mente e la mente dell'aura sono tutt'uno: i nostri pensieri sono quindi in grado di influenzare l'aura, e ne sono in pratica una componente. Come vi ho già detto, ogni singolo pensiero corrisponde a una minuscola pulsione di energia: anche se molto piccolo, diffonde un'energia potente. Dopo aver accettato l'idea che l'energiaÄpensiero è legata all'aura, anzi, ne fa parte, ci rendiamo conto che se esercitiamo un certo controllo sui nostri pensieri possiamo modificare in maniera consapevole la nostra aura, alterando

il tipo di energia che emettiamo. Per quale motivo dovremmo aver voglia di cambiare l'aura, un'energia che la maggior parte di noi non riesce a vedere, sentire, percepire o toccare, e che non sa nemmeno come utilizzare? Questa esigenza sorge in noi solo quando iniziamo a comprendere che si tratta di un campo vitale che ci circonda, dotato di grande importanza. L'aura agisce come una sorta di specchio dell'anima, cioè dello spirito, la parte più profonda del nostro essere, il nostro sé interiore, il nostro potere. E' l'aura, la nostra forza vitale, che attrae il mondo dello spirito e avvicina o allontana da noi la forza divina, l'energia di Dio. Quando vedo l'aura di una persona, riesco a distinguere chiaramente se si tratta di un'anima colma di amore e compassione, attenta e gentile, o se èinvece avida, meschina, cattiva e scortese. L'aura rivela tutto ciò, e anche se noi non siamo capaci di vederla, Dio ci riesce benissimo, al pari degli angeli e dei nostri cari che si trovano nel mondo dello spirito. Modificare l'aura significa alterare l'energia che creiamo con i nostri pensieri e con il nostro modo di vivere. E' molto facile diventare una creatura irascibile, perfida, sempre pronta a lamentarsi: a volte la vita ci pone in situazioni complesse e dolorose che ci fanno temere per la nostra sopravvivenza, spingendoci ad assumere atteggiamenti e abitudini che se solo ci fermassimo a pensarci sopra faremmo di tutto per evitare. Di recente mi trovavo in un aeroporto quando il mio compagno si è messo a strillare come un matto, prendendosela con un'impiegata della compagnia aerea, dimostrando di pensare solo a se stesso e di non avere la minima considerazione per gli altri. Io non riuscivo a trovare il mio biglietto: non era niente di grave, solo un banale contrattempo di cui ero l'unica responsabile. Mi dispiace, ma se non ho il numero del suo documento non posso aiutarla, mi disse la donna. E' ridicolo, si lamentò ad alta voce il mio partner, mostrandosi maleducato e offensivo, e insistendo con aria aggressiva che quel biglietto doveva pur essere finito da qualche parte. Sconvolta e imbarazzata, mi affrettai a scusarmi per il suo comportamento. Lui invece si limitò ad appoggiare i gomiti sul bancone, prendendosi la testa trale mani e ripetendo più volte di essere stanchissimo: un'ottima spiegazione, che non costituiva però una scusa valida. Devo ammettere che era sottoposto auna notevole pressione perché viaggiare è sempre fonte di preoccupazioni etensione, ma in realtà la vita intera è causa di stress per tutti, e quando cilasciamo sfuggire certi atteggiamenti è troppo facile ignorarli,

giustificarli, fingere che non esistano o augurarsi che gli altri non ci vedano quando siamo di pessimo umore. Negarli non significa però farli sparire, e l'ignoranza non corrisponde affatto alla beatitudine. Arriva sempre il momento in cui dobbiamo affrontare noi stessi, e può avvenire in un giorno qualunque della nostra esistenza terrena o nel momento esatto in cui ce ne andiamo per raggiungere il mondo dello spirito: cerchiamo quindi di vivere in modo da poter vedere qualcosa di bello quando ci guardiamo in quello specchio... Basta prendere subito il controllo della situazione, stabilendo con precisione chi siamo e come vogliamo evolverci. Dobbiamo quindi creare e plasmare la nostra energia, cambiando il nostro modo di pensare. Prima di esaminare i vari modi in cui possiamo riuscirci, cerchiamo di capire per quale motivo l'aura è composta da vari colori. In realtà non c'è da sorprendersi, perché la natura stessa è composta da molti colori: il cielo è blu, l'erba è verde, il sole è dorato, le stelle sono d'argento... Per capire o leggere l'aura di una persona possiamo paragonare il suo stato a una precisa condizione della natura. Se guardiamo il cielo scuro e nuvoloso noi vediamo un'energia tumultuosa che crea condizioni di tempo infelici, a causa delle quali noi ci ritroviamo tristi e infreddoliti. Se invece il cielo è azzurro e rischiarato dai raggi del sole, l'energia che vediamo è calma e tranquilla, e favorisce condizioni climatiche che ci fanno stare al caldo, felici e contenti. Cosò come la natura ha bisogno delle condizioni del tempo buone e cattive, positive e negative, in modo da mantenersi in equilibrio, anche noi dobbiamo vivere esperienze positive e negative in modo da raggiungere il pieno equilibrio tra mente e corpo. Lo spirito dev'essere in equilibrio. A livello intellettuale ci rendiamo conto che l'equilibrio tra azioni positive e negative ci spinge a ragionare, offrendoci la possibilità di crescere, ma quando ci capita di vivere un periodo particolarmente difficile ci infuriamo se qualcuno ci dice che si tratta del nostro processo di apprendimento, e quindi di un fatto positivo. Una coppia di miei clienti ha perso l'azienda di famiglia per colpa di un socio che dopo averli truffati è scappato con il denaro della società, lasciandoli soli ad affrontare i debitori. Per loro è stato un vero e proprio incubo: rimasti anche senza casa, si sono visti sequestrare tutti i beni dall'ufficiale giudiziario. Poiché erano entrambi sulla cinquantina, era facile prevedere che per loro ricominciare da capo sarebbe stata un'impresa impossibile. E invece, essendo due persone decise e risolute, ritenevano di essere fortunati perché erano ancora insieme, in buone condizioni di salute, e potevano fare affidamento sui loro figli. Questo significa essere equilibrati! L'atteggiamento giusto, e cioè la capacità di vedere il cielo blu oltre le nuvole, ha un'importanza fondamentale. Il mio bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Ricordiamoci sempre che Dio non ci lascia mai con il bicchiere vuoto.

La nostra esistenza è delicata e complessa, simile a un orologio. Le nostre emozioni sono come il pendolo che oscilla prima in una direzione poi nell'altra; se oscilla troppo in fretta e si muove in maniera irregolare, l'orologio non può funzionare bene perché ha bisogno di equilibrio. Noi esseri spirituali che stiamo vivendo un'esperienza umana abbiamo bisogno di equilibrio, affrontando nella stessa misura gioie e dolori. Questo significa che dobbiamo tenere sotto controllo il nostro pendolo. Quando le nostre emozioni e i nostri pensieri oscillano arrivando troppo in alto da una parte o dall'altra, o quando i pensieri diventano confusi e frenetici, sfuggendo al nostro controllo, la nostra energia diventa un enorme bollitore che si agita e ondeggia, contenendo a fatica la pressione del vapore. Le scintille volano da tutte le parti: lampi rossi, verdi e purpurei, poi ancora rossi, rossi... ecco che la nostra energia, i nostri pensieri schizzano via e diventano visibili nel campo energetico che ci circonda, cioè nella nostra aura. Si verificano minuscole esplosioni, appaiono nuvole oscure, e a quel punto la depressione prende il sopravvento, e noi ci ritroviamo imprigionati nelle tenebre della confusione che noi stessi abbiamo creato. Emozioni e pensieri (positivi e negativi) appaiono nell'aura nello stesso modo in cui le condizioni della natura si manifestano nel cielo. Non possiamo controllare il clima (o forse sì , chissà...), ma in compenso siamo in grado di controllare la nostra aura: dobbiamo solo imparare a regolare i pensieri, e scoprire che cos'è un pensiero. Prima di continuare, esaminiamo i colori principali e vediamo cosa significano per noi. Quasi tutti abbiamo un colore preferito: il mio è il verde, anche se non indosso mai niente e non possiedo oggetti o mobili di questa tinta. Il mio amore per il verde nasce dall'osservazione della natura e dalla pace che provo quando mi ritrovo circondata dalle colline verdeggianti o cammino sull'erba folta e lussureggiante. Non dimentichiamo poi che io ho gli occhi verdi, al pari di mia figlia Samantha: quando era piccola, ogni volta che la guardavo negli occhi mi rendevo conto di assistere a un miracolo. Le nostre preferenze in fatto di colori vengono evidenziate dagli abiti che indossiamo o dall'arredamento delle nostre case; sono ormai in molti ad ammettere che le tinte presenti nell'ambiente che ci circonda influenzano in maniera più o meno positiva il nostro umore. Dopo questa breve introduzione generica, passiamo ora a un argomento di natura più spirituale. Poiché sono una medium e guaritrice spirituale, l'uso dei colori è parteintegrante della mia attività quotidiana: in qualità di guaritrice io utilizzoamore per il verde nasce dall'osservazione della natura e dalla pace che provo quando mi ritrovo circondata dalle colline verdeggianti o cammino sull'erba folta e lussureggiante. Non dimentichiamo poi che io ho gli occhi verdi, al pari di mia figlia Samantha: quando era piccola, ogni volta che la guardavo negli occhi mi rendevo conto di assistere a un miracolo. Le nostre preferenze in fatto di colori vengono evidenziate dagli abiti che indossiamo o dall'arredamento delle nostre case; sono ormai in molti ad ammettere che le tinte presenti nell'ambiente che ci circonda influenzano in maniera più o meno positiva il nostro umore. Dopo questa breve introduzione generica, passiamo ora a un argomento di natura più spirituale.

Poiché sono una medium e guaritrice spirituale, l'uso dei colori è parteintegrante della mia attività quotidiana: in qualità di guaritrice io utilizzo la loro energia terapeutica sia con i miei pazienti sia con i miei allievi. Vorrei proporvi una breve guida sul significato dei vari colori e della loro energia, simile allo schema che ho pubblicato nel mio libro I colori dell'anima. Ogni singolo colore riflette un certo tipo di energia, e di conseguenza il suo uso specifico può rivelarsi particolarmente efficace. Iniziamo con il BLU... Il BLU è il colore universale della guarigione, e per quanto ne so io viene usato da tutti i guaritori, anche da quelli che non lavorano con l'aura e i colori. Durante le sedute suggerisco sempre al mio paziente di visualizzare se stesso sdraiato sotto uno splendido cielo BLU o avvolto in una soffice coperta BLU. Questo colore porta con sé un notevole conforto e favorisce il rilassamento, due elementi che rivestono grande importanza nel processo di guarigione. Passiamo ora al VERDE... è il colore della pace, che io uso per placare l'ansia e ristabilire la calma. Il VERDE stimola l'armonia e l'unione tra anima, corpo e spirito. Un modo efficace di visualizzarlo consiste nell'immaginare di camminare a piedi nudi su un prato di erba soffice e lussureggiante, scaldata dai raggi del sole. Dopo aver visto questa scena unmio paziente si è sentito cosò in forma e tranquillo che ha deciso di passeggiare davvero ogni giorno sull'erba, e tale attività fa ora parte del suo stile di vita. ROSSO... Il ROSSO sembra essere l'opposto del verde, simbolo di pace: èinfatti un colore stimolante, fonte di grande vitalità. Io lo uso con parsimonia con i pazienti depressi o esauriti. Se vi sentite privi di energia e ritenete di aver bisogno di una buona dose di vitalità, visualizzate uno odue puntini ROSSI che danzano nella vostra aura. Cercate però di non esagerare, a meno che non vogliate ritrovarvi a ballare sul soffitto! Il ROSA è uno dei miei colori preferiti... è legato al calore e all'affetto. In questo mondo dominato dalla sofferenza e dai tormenti ce n'è un gran bisogno: si rivela infatti particolarmente utile nelle questioni di cuore ed emozionali. Si dice che un cuore spezzato sia una faccenda grave quanto una malattia incurabile: vi assicuro che un'affermazione del genere non è affatto

esagerata! Tanto tempo fa, quando avevo circa vent'anni, mi ammalai gravemente e venni ricoverata in ospedale, dove incontrai una donna che si era sottoposta a decine di esami senza però scoprire la causa dei suoi disturbi. Io ero là, stesa in quel letto, sofferente e incapace di muovermi, e lei (ho dimenticato ormai da un pezzo il suo nome) si avvicinò e mi prese una mano. Ricordo la suavoce dolce e gentile... Seduta al mio fianco, mi raccontò la sua storia. Suomarito era morto all'improvviso sei mesi prima, lasciandola sola perché non avevano avuto figli. Profondamente innamorati, erano stati una coppia molto unita. Al termine del suo racconto fece una breve pausa e aggiunse poi con un esile sorriso: Senza di lui, non ho più ragione di vivere. Il giorno dopo la condussero in sala operatoria per un intervento esplorativo di poco conto. Non si svegliò mai più dall'anestesia. Ogni volta che mi torna in mente questo episodio, non posso fare a meno di pensare: Se all'epoca avessi conosciuto la guarigione spirituale, se avessi capito che ognuno di noi può curare se stesso e gli altri... Per prima cosa avrei preso per mano quella signora, poi avrei invocato Dio e l'universo, chiedendo aiuto, visualizzando la mia paziente avvolta in una soffice coperta di lana, blu come il cielo d'estate. Sapendo che i suoi problemi erano legati al cuore e alle emozioni, avrei immaginato di vedere alcuni fili di seta ROSA, il colore delle rose dai petali più delicati e profumati Con gesti attenti e gentili, concedendomi tutto il tempo necessario, avrei intrecciato questi fili dentro e fuori della coperta, creando una sorta di bozzolo di energia protettiva tutt'intorno alla malata. La visualizzazione è un metodo di guarigione spirituale molto diffuso e anche efficace sia per il paziente sia per il guaritore. Raccomando sempre ai miei studenti di utilizzarla, e ritengo possa rivelarsi utile anche a coloro che si propongono di ottenere l'autoguarigione. Ricordatevi che i pensieri sono potenti pulsioni energetiche. al cuore e alle emozioni, avrei immaginato di vedere alcuni fili di seta ROSA, il colore delle rose dai petali più delicati e profumati Con gesti attenti e gentili, concedendomi tutto il tempo necessario, avrei intrecciato questi fili dentro e fuori della coperta, creando una sorta di bozzolo di energia protettiva tutt'intorno alla malata. La visualizzazione è un metodo di guarigione spirituale molto diffuso e anche efficace sia per il paziente sia per il guaritore. Raccomando sempre ai miei studenti di utilizzarla, e ritengo possa rivelarsi utile anche a coloro che si propongono di ottenere l'autoguarigione. Ricordatevi che i pensieri sono potenti pulsioni energetiche. Solo Dio può sapere se sarei riuscita a salvare quella donna... Forse eragiunto il suo momento, anzi, era arrivato di sicuro, perché lei stessa aveva

scelto il suo cammino, il suo futuro. Devo quindi formulare la mia domanda in maniera più corretta, e chiedermi se il mio intervento l'avrebbe in qualche modo aiutata. Ne sono certa, grazie all'esperienza acquisita in tanti anni di lavoro, cosò come sono convinta che sia del tutto inutile soffermarsisul passato e su ciò che sarebbe potuto o meno accadere: ora devo guardare davanti a me, verso il futuro, e imparare dal passato. Passiamo al MALVA... è un colore intenso e penetrante che fa aumentare il desiderio di comprendere i meccanismi della mente umana. Io lo uso per curare qualunque tipo di problema legato alla mente stessa, dalla depressione ai disturbi più seri come la schizofrenia. Anche lo stress è una malattia, dato che provoca una notevole confusione alivello mentale. Molti pazienti mi hanno consultata perché hanno sentitol'esigenza di liberarsi dallo stato di tensione in cui si trovavano, in modo da mantenere buone condizioni di salute. Tutti noi siamo in grado di farlo: dobbiamo solo comprendere chi siamo, come pensiamo e in che modo consentiamo alle circostanze esterne di influenzare il nostro equilibrio interiore. Io uso il MALVA per migliorare le condizioni mentali. E cosò come accade con tutti i colori, lo utilizzo con amore e gentilezza. Per tenere sotto controllo la tensione vorrei suggerirvi di visualizzare il color MALVA per alcuni minuti prima di andare al lavoro al mattino, e anche la sera quando rientrate. Siete liberi di scegliere il luogo e il momento ideali: per quanto mi riguarda, io mi sento particolarmente rilassata sotto la doccia. Per ricaricarmi quando sono sfinita a livello mentale attribuisco all'acqua una delicata tonalità di MALVA, e subito mi rilasso. Lascio che il mio corpo e la mia mente si comportino come una sorta di spugna: cerco di assorbire questa energia potente e positiva, la sento penetrare nel mio cuore e rigenerare la mia mente stanca e affaticata. Eccoci arrivati al VIOLA... è un colore che vediamo spesso nelle chiese e neiluoghi di culto. Questa energia, molto forte, può essere usata per aumentarela forza e l'evoluzione a livello spirituale ed emozionale. Il VIOLA è ilcolore dell'incoraggiamento: se un mio paziente non ha la forza per opporsi al senso di inerzia e disperazione che l'opprime, io entro in connessione con la massa dell'energia universale divina e attiro a me la forza vitale del VIOLA. La visualizzo sotto forma di morbidi nastri di seta che danzano intorno al malato, passandogli sopra e scendendo sotto di lui, penetrando nella sua aura e diventandone parte integrante. In questo modo riesco a donargli la forza fisica, emotiva e spirituale di cui ha bisogno: non appena lui riesce a percepirla, il suo malessere è destinato a diminuire, e ha finalmente inizio

la nascita. Il mio paziente si sente incoraggiato, riesce a controllare lasituazione, è più forte e capace di avanzare lungo il suo percorso spirituale. Il sole, con tutto il suo potere, il suo calore forte, penetrante e capace di dare la vita, ci fa pensare all'ORO, all'energia della saggezza, della gioia, della speranza, delle risate e della felicità. L'ORO è il colore delle opportunità, emanato da quasi tutti i bambini, diffuso dall'energia che li circonda: ai giardini pubblici o in un parco giochi, persino nelle giornate all'apparenza più monotone e noiose possiamo vedere la massa dorata che circonda i nostri ragazzi. Nessuno di noi si sognerebbe di rifiutare questa energia, caratterizzata dal colore della vita stessa. Come ho già ricordato, più di quindici anni fa vidi per la prima volta l'aura di un onisco delle cantine, e anche se magari non vi sembra un episodio molto importante, per me si è trattato di una scoperta fondamentale. Non ci tengo affatto a essere un onisco dall'aura splendida e purissima, preferisco rimanere cosò come sono, un normale essere umano che si porta appresso un po' di ciarpame. Si, certo, sarei felice di avere un pizzico di ORO e quindi una dose ulteriore di purezza nella mia aura e nella mia mente, ma non posso fare altro che continuare a lavorarci sopra, e forse un giorno con l'aiuto di Dio riuscirò a ottenerlo! Ho lasciato per ultimo (ma non lo è di sicuro in ordine di importanza!) ilcolore ARGENTO, che può essere usato in tutto il suo splendore per aumentare l'amore spirituale. Per aiutarvi a capire l'espressione amore spirituale, vorrei ricordarvi una frase del filosofo Pierre Teilhard de Chardin che ho citato nel mio primo libro, una lunga scala fino al cielo: Noi non siamo esseri umani che vivono un'esperienza spirituale, ma esseri spirituali che stanno vivendo un'esperienza umana. Cristo ha detto: Ama il prossimo tuo come te stesso. Tutti noi siamo creature divine, anche la donna che è stata sgarbata con noi al supermercato, l'automobilista che ci ha sommerso di improperi, il tizio che ci ha praticamente travolti cercando di prendere al volo il treno, e persino il mio compagno che ha fatto la scenata all'aeroporto. Tutti noi parliamo di tolleranza sapendo che dobbiamo sforzarci di metterla in pratica, anche se a volte ci risulta impossibile. Parliamo anche d'amore, di capacità di donare e di amicizia, e al tempo stesso poniamo dei limiti a questi sentimenti positivi. Ricevere e donare l'amore spirituale significa far sorridere

qualcuno per il semplice piacere di farlo, e non perché ci si aspetta qualcosa in cambio; vuol dire spalancare le braccia per accogliere una persona e non offendersi se lei ci gira le spalle... in pratica vuol dire compiere una buona azione per il gusto di farlo, senza pretendere di essere per questo apprezzati e ringraziati... vuol dire donare con il cuore soltanto perché abbiamo qualcosa da dare. Il colore ARGENTO è un'energia fluida, sono filamenti luminosi che si muovonopuri e silenziosi nell'universo. Questa energia è legata alla purezza. Quel mattino la donna si svegliò sentendosi poco bene. Forse era l'inizio di un raffreddore, o magari una semplice emicrania. Sapendo che doveva andare a tutti i costi in ufficio (prendersi una giornata di riposo era impensabile) e che aveva bisogno di una piccola dose di guarigione, si infilò un maglione azzurro chiaro. E si sentò subito meglio. Ancora agitato dopo la spiacevole discussione con il suo capo, era certo che il resto della giornata sarebbe stato particolarmente difficile; per fortuna aveva indossato la maglietta di cotone verde, la sua preferita. L'accarezzò con dita leggere, e con un sospiro di sollievo trovò in quel colore la paceinteriore di cui aveva tanto bisogno. Dopo aver trascorso in piedi l'intera giornata, quella sera avrebbe dovuto uscire per forza. Esausta e a pezzi, aveva bisogno di un'ulteriore dose di energia: una sciarpa rossa da aggiungere al tubino nero rappresentava la soluzione ideale. Per l'uomo quel giorno era stato ricco di emozioni: sua figlia aveva messo al mondo una splendida bambina, la sua prima nipote! Si diresse in gran fretta verso la macchina, stringendo fra le braccia il pacchetto e ricordando le parole di sua moglie, che gli aveva appena telefonato dall'ospedale per dargli la bella notizia: Non dimenticarti di portare la copertina! Come avrebbe potuto? Erano andati insieme a comperarla, e l'avevano scelta bianca con alcuni fili rosa intrecciati. Volevano qualcosa di speciale per la loro piccolina, e cosa poteva essere meglio di una coperta d'amore in cui avvolgerla? Voglio solo mettermi comoda con i piedi sul tavolino, e guardarmi in pace la televisione, pensò la donna, correndo a casa dopo il lavoro. Ma non appena aprò la porta venne assalita dall'orda dei suoi figli. Mark, dodici anni, era ansioso di raccontarle la sua partita a calcio, e le confidò che avrebbe tanto

voluto che lei avesse visto il suo splendido gol. Cissy, una bellissima quindicenne, era in lacrime perché avrebbe dovuto dormire da un'amica ma non aveva niente di nuovo da mettersi. Matt, diciassette anni, doveva andare alla lezione di scuola guida ma aveva fame, ed era rimasto in casa ad aspettare che arrivasse la mamma a preparargli la cena. Tutte quelle richieste, e lei non si era nemmeno tolta il cappotto! Erano le nove passate quando riuscò a sedersi, con ai piedi le sue adorate pantofole. Sorrise rilassata, stringendosi addosso l'accappatoio e sentendo la tensione che si allontanava. Con un sospiro deliziato pensò che adorava quel vecchio accappatoio anche se era ormai tutto liso: doveva essere il suo colore, una delicata tonalità di malva, a farla stare cosò bene. In piedi accanto alla fossa, mentre guardava la bara che stavano lentamente calando, si chiese come avrebbe fatto ad andare avanti senza di lei. L'aveva avuta vicina per tutta la vita, sempre colma d'amore, pronta a sgridarlo e consolarlo, facendogli da madre nel miglior modo possibile. Mordendosi il labbro, prese la sciarpa che teneva in tasca fin dal giorno della sua morte e si asciugò il viso bagnato di lacrime, sussurrando: Mamma, mamma... Quel pezzo di stoffa racchiudeva in sé il profumo confortante di sua madre; fissò con affetto il delicato chiffon viola che sembrava quasi brillare. Mi fa sentire più vicina a Dio, era solita ripetere la donna, e lui sorrise ricordando che lo diceva ogni volta che lo indossava, sistemandolo sotto il bavero del cappotto. L'uomo alzò il capo e rimase stupito vedendo il sole che brillava con tanta forza da costringerlo a socchiudere gli occhi. Mamma... la tua sciarpa mi fa sentire più vicino a te, mormorò, stringendo l'indumento che sembrò penetrargli nella carne. Era il giorno del suo matrimonio, una giornata di amore, gioia e felicità. La cerimonia fu meravigliosa, e dopo il Sò ci fu lo scambio degli anelli. La ragazza abbassò lo sguardo e vide il cerchietto d'oro che portava al dito, simbolo di tutto ciò che provava, delle sue speranze, dei suoi sogni e delle sue aspirazioni: in quel preciso istante si rese conto di essere profondamente viva. Sua moglie era mancata otto anni prima; i figli, ormai cresciuti, avrebbero celebrato le festività in qualche posto lontano. Il vecchio si chiese cosa avrebbe fatto a casa da solo. Era la vigilia di Natale, e mentre se ne stava seduto in poltrona venne assalito dal ricordo dei Natali passati, quando i figli erano piccoli e facevano un gran baccano per l'emozione: Anne doveva faticare per portarli tutti a letto, e solo allora veniva il loro momento. Dopo un paio di bicchieri di sidro fatto in casa e qualche biscotto appena tolto dal forno, Anne lo guardava ridendo mentre lui portava giù dal solaio la scatola delle decorazioni e il vecchio albero, che all'epoca non era ancora così malridotto. Una lacrima scivolò lungo la guancia del vecchio, che si alzò ridacchiando e si diresse verso il solaio. L'albero e la scatola erano nello stesso posto in cui li aveva lasciati l'anno prima, e quello prima ancora, e

anche tutti gli altri da quando era morta Anne. Per lui era una sorta di rituale, e non aveva mai saltato un solo Natale. Trascinò tutto giù per le scale, e pensando che quella roba diventava ogni anno più pesante, gli sembrò di sentire la risata di sua moglie: Avanti, vecchio mio, voglio il mio albero! Va bene, vecchia mia, le rispose, entrando in soggiorno e fermandosi a riprendere fiato. Vieni a darmi una mano, invece di star lò a guardare! Si sedette, e per alcuni istanti l'unico rumore che si udò nella stanza fu il ticchettio dell'orologio sulla mensola del camino. Sopraffatto dalla tristezza e dalla solitudine che regnavano nella sua vita, a un tratto sentò ancora la voce di Anne, come sela donna fosse stata al suo fianco: Coraggio, amore mio, voglio il mio albero! La forza di sua moglie, l'intensità del suo spirito e del suo amore lo costrinsero ad alzarsi. Si inginocchiò davanti alla scatola, rovistandovi dentro con mani tremanti, e appese una decorazione dopo l'altra. Ognuna di loro era un ricordo, e infine arrivò all'ultima, la gloria suprema: era una stella d'argento, luminosa e scintillante. Con le ossa che gli dolevano, si allungò per sistemarla proprio in cima all'albero. Esausto ma soddisfatto di sé, tornò a sedersi sulla poltrona, e rimase a guardare con meraviglia e delizia il suo albero di Natale. Che ne pensi, tesoro? chiese ad Anne, e la sentò ridere. Amore mio, un pizzico dell'argento della stella ti è rimasto sulle dita, sui capelli e sul viso. E anch'io sono coperta d'argento... Il vecchio la guardò, e vide che entrambi avevano l'argento nel cuore e nell'anima. E per loro quello fu un altro Natale felice. Leggendo queste storie potete rendervi conto del modo in cui i colori svolgono un ruolo importante nell'ambito della nostra esistenza, anche se magari non ce ne rendiamo conto. E' inoltre evidente che siamo in grado di usare in maniera del tutto consapevole certi tipi di energia per migliorare in qualche modo la nostra vita. La mia squadra di guaritori ha imparato a usare ogni giorno l'energia dei colori sia con i pazienti sia con se stessi. Ricordatevi che ogni colore possiede una vasta gamma di sfumature e tonalità che possiamo utilizzare. I colori si uniscono e sotto forma di energia costituiscono la nostra aura. L'esercizio successivo riguarda il modo in cui possiamo imparare a utilizzare in maniera costruttiva i colori, l'energia e il pensiero, modificando la nostra aura: e poiché l'aura è l'immagine speculare del nostro sé interiore, in questo modo miglioriamo noi stessi. Avanziamo cosò verso la scoperta del nostro sé e la consapevolezza del nostro spirito e del nostro potere. Il mio campo d'energia

Grazie alla visualizzazione e alla creazione dell'energia siamo in grado di ottenere un'aura dai colori vibranti e pieni di vita. Se continuiamo a impegnarci, possiamo dar vita a una splendida energia costruttiva e scoprire come creare la pace interiore, la luce e l'armonia, in pratica l'essenza dell'essere. Quando eseguite questi esercizi, tenete bene a mente che l'aura è lo specchiodel sé. Elaborando la forma, la struttura e le caratteristiche della vostra aura voi iniziate a plasmare il vostro sé. Fatelo con amore e gentilezza. Iniziate come sempre il primo esercizio con la meditazione, raggiungendo una condizione di calma e benessere completi. Respirando gentilmente attraverso il plesso solare diventate consapevoli della vostra energia, come avete imparato a fare nel capitolo 2. Concedetevi alcuni momenti per assaporare le emozioni e i sentimenti suscitati dall'esercizio, e fate in modo di acuire i vostri sensi cosò come un atleta tende i muscoli o un gatto si stiracchia deliziato sotto i raggi del sole. Con gli occhi chiusi e la mente vigile visualizzate ora il vostro campo di energia. Può darsi che in un primo momento riusciate a scorgere solo una nebbia confusa: non dovete fare altro che lasciar emergere la parte della vostra mente che vuole acquisire la conoscenza, facendo nascere in voi il desiderio di eseguire questi esercizi. Visualizzate la vostra aura in un arcobaleno di colori che si muovono e danzano, pieni di vita. Respirate a fondo con gentilezza, diventando sempre più calmi. Fatelo per alcuni giorni, fino a quando non cominciate a distinguere la vostra aura: concedetevi il lusso di assaporare tale sensazione, ripetendo quotidianamente l'esercizio per una o due settimane. Rilassatevi e assaporate l'esperienza: per il momento limitatevi a cercare di riconoscere la vostra aura, senza tentare di modificarla e di capire che si tratta di una parte del vostro essere. Non sforzatevi di ottenere altro e siate pazienti, perché state per riceverequalcos'altro... In questa fase la pazienza è la cosa più importante: spesso proviamo il desiderio di imparare sempre di più, avanzando in gran fretta anche se non siamo ancora pronti. Dopo aver visto un adulto che la lavora abilmente e ne ricava oggetti di grande bellezza, un bambino affonda con entusiasmo le mani nell'argilla e si aspetta di ottenere gli stessi risultati. E invece riesce solo a sporcarsi e a rovinare la sua argilla! Grazie all'intervento di un bravo insegnante può invece imparare a usarla in maniera costruttiva e creativa. Se avete l'impressione che questi esercizi vi stiano insegnando qualcosa, sappiate che in realtà vi stanno gentilmente aiutando a capire che voi stessi siete il maestro. Alla fine imparerete a percepire, sentire, vedere e

aumentare la vostra consapevolezza che non sarà limitata al vostro sé, macomprenderà il mondo intorno a voi. Comincerete infatti ad accorgervi di tuttociò che vi circonda e che prima di acuire i vostri sensi davate per scontato. Diventando più consapevoli delle vostre emozioni capirete che le persone che vi stanno intorno sono creature sensibili ed emotive, anche se all'apparenza non lo sembrano affatto, e sarete quindi più tolleranti nei confronti dei loro sbalzi d'umore. Ancora più eccitante è la possibilità di entrare in sintoniacon l'universo, e di essere cosò in casa. Statecercando di acuire i vostri sensi, sforzandovi di sentire, vedere e percepire molte cose che prima vi sfuggivano, e che fanno parte del mondo dello spirito oltre che dell'intero universo. Non appena cominciate a capire, diventate maestri di voi stessi; non non lo sembrano affatto, e sarete quindi più tolleranti nei confronti dei loro sbalzi d'umore. Ancora più eccitante è la possibilità di entrare in sintoniacon l'universo, e di essere cosò in casa. Statecercando di acuire i vostri sensi, sforzandovi di sentire, vedere e percepire molte cose che prima vi sfuggivano, e che fanno parte del mondo dello spirito oltre che dell'intero universo. Non appena cominciate a capire, diventate maestri di voi stessi; non lasciatevi prendere dall'ansia o dall'impazienza, perché se correte troppo in fretta rischiate di non notare i punti fondamentali dell'esperienza che l'esercizio vi aiuta a vivere. In tal caso vi ritrovate incerti e confusi, incapaci di trovare la frequenza giusta che vi consente di entrare in sintonia con il vostro sé interiore e con il resto del mondo. Eseguite ogni giorno l'esercizio per due o tre settimane, e con ogni probabilità al termine di questo periodo sarete in grado di proseguire lungo il vostro cammino evolutivo. Iniziate il secondo esercizio con la meditazione, e continuate finché grazie alla visualizzazione non riuscite a vedere con grande chiarezza la vostra aura. Cerchiamo ora di modificare i suoi colori e la sua forma ricorrendo al potere del pensiero. Tenete bene a mente gli otto colori di cui vi ho parlato, e chiedetevi quale di loro può aiutarvi a raggiungere uno stato di pace e armonia. Credo che leggere i commenti di alcuni miei allievi possa esservi utile, e facilitarvi magari il compito. Qui di seguito potete trovare le loro risposte alla mia domanda: Siete riusciti a visualizzare la vostra aura?

GEORGIE JACKSON, una guaritrice che ha studiato con me per molti anni: La mia aura sembra essere costituita da vari strati di colori: al centro è rosa, poidiventa verde e sopra c'è un'ampia fascia blu, sovrastata da una striscia dibrillante color oro. Mi ci sono voluti più di due anni prima di riuscire a vederla, e ancora oggi mi stupisco all'idea di avercela fatta! Quando sono depressa, mi visualizzo colma della luce del sole o avvolta in una coperta dorata, e subito mi sento meglio, felice e al sicuro. JEANNE HINSLEY, anche lei guaritrice e mia allieva: Dopo molti tentativi, sono riuscita a vedere la mia aura: era una specie di ombra, una nebbia indistinta che circondava il mio corpo facendomi sentire al caldo e protetta. Ho cercato di 'dipingerla' di rosa, e il risultato è stato fantastico: ho provato un formicolio che partiva dalla testa e arrivava fino alla punta dei piedi. Mi sembrava di essere diventata luminosa, e mi sono sentita amata. LYNN BOULTON, moglie del presidente della RAAH e guaritrice da anni: Non sono mai riuscita a vedere la mia aura, e a volte questa mia incapacità è per mefonte di grande frustrazione. Riesco però a percepirla: quando sono allegra, l'aria o l'energia che mi circondano sono calde e leggere, simili a una sciarpa di seta che mi avvolge. Se sono invece depressa, l'aria è fredda epungente. Dipingere l'aura è un'esperienza che riesce a elevarmi, e suscita in me un forte senso di calore e conforto, mi fa sentire apprezzata e importante. Molti miei studenti non hanno mai visto la loro aura o quella di qualcun altro, e di conseguenza quando lavorano per alterare o modificare la loro energia devono ricorrere alle tecniche di visualizzazione che vi ho illustrato. Tutti noi veniamo al mondo con una certa dose di immaginazione creativa, e se la sviluppiamo, soprattutto con gli esercizi legati all'aura, miglioriamo anche le tecniche di visualizzazione. Quando iniziate, ricordatevi che i vostri pensieri devono essere positivi e costruttivi in modo da garantire pace e armonia alla vostra energia. Se dovessi svolgere questo esercizio, io sceglierei il VERDE, il ROSA o l'ARGENTO. Non lasciatevi influenzare dalle mie preferenze: se decidete di usare uno di questi tre colori, dev'essere perché ritenete davvero che sia il più adatto a voi. Ora possiamo continuare. Immaginate di essere un artista, e non preoccupatevi se siete o meno bravi. Animati da una profonda sicurezza in voi stessi, visualizzate un pennello posto su un tavolo, inspirate, prendete in mano il

pennello, intingetelo nel colore che avete scelto e cominciate a dipingere la vostra aura. Siete in piedi, e fluttuando a circa sessanta centimetri da terra dipingete lo spazio che vi circonda. Continuate a intingere il pennello nel colore, che in un primo momento dovete usare con una certa parsimonia: occorre infatti provare la tinta, e vedere quali sensazioni suscita in voi. Sceglietene un'altra solo quando vi sentite completamente a vostro agio. Potete visualizzare ampie fasce di colore, macchie, puntini o disegni di vario tipo, come per esempio una casa, un cane, un gatto, una stella, una foglia, un fiore... in pratica, qualunque cosa volete. Dipingete il vostro quadro grazie a un processo di pensiero creativo e di visualizzazione. Riempite la vostra aura con colori brillanti e positivi, creando una condizione di pace e armonia ricorrendo ai colori che ritenete più adatti a voi. Procedete con estrema lentezza, fondendo tra loro la vitalità e pennello, intingetelo nel colore che avete scelto e cominciate a dipingere la vostra aura. Siete in piedi, e fluttuando a circa sessanta centimetri da terra dipingete lo spazio che vi circonda. Continuate a intingere il pennello nel colore, che in un primo momento dovete usare con una certa parsimonia: occorre infatti provare la tinta, e vedere quali sensazioni suscita in voi. Sceglietene un'altra solo quando vi sentite completamente a vostro agio. Potete visualizzare ampie fasce di colore, macchie, puntini o disegni di vario tipo, come per esempio una casa, un cane, un gatto, una stella, una foglia, un fiore... in pratica, qualunque cosa volete. Dipingete il vostro quadro grazie a un processo di pensiero creativo e di visualizzazione. Riempite la vostra aura con colori brillanti e positivi, creando una condizione di pace e armonia ricorrendo ai colori che ritenete più adatti a voi. Procedete con estrema lentezza, fondendo tra loro la vitalità e la consapevolezza di uno scopo preciso, l'amore e la vita, e soprattutto la luce. Ogni singolo colore possiede un'energia specifica: le tonalità di blu e diverde assicurano l'armonia, la pace e la guarigione. Aggiungete un pizzico di rosso, di arancione e di rosa per l'amore, e per avere la luce di cui tutti noi abbiamo bisogno ricorrete all'oro e all'argento, facendo assumere loro la forma del sole e della luna. Sperimentate liberamente con i colori e la vostra energia, e divertitevi. Questa è un'arte che vi consente di essere creativi e costruttivi come non lo siete mai stati prima. Potete dar vita al vostro capolavoro, al lavoro più importante che abbiate mai realizzato, perché state imparando a creare il vostro campo di energia, assumendo il controllo della vostra persona, stabilendo chi siete, cosa siete e per quale motivo esistete. Potete imparare a essere chiunque desiderate. Impadronitevi del vostro potere, e considerate questa impresa come la più grande avventura che potrete mai vivere, grazie alla quale farete scoperteimportantissime perché legate al vostro sé. Imparare è un'attività che a volte spaventa: la paura può rivelarsi un'emozione distruttiva e negativa. Durante il vostro processo di apprendimento, Aquila Grigia e io vi guideremo gentilmente verso voi stessi, un esercizio dopo l'altro, in modo che possiatecapire che la paura è l'unica cosa che dovete temere: affrontatela, guardatela

negli occhi e la vedrete scomparire. Nessuno di noi è completamente privo della luce dell'amore divino: cercatelain voi, e non appena la troverete il suo chiarore diventerà ancora più intenso, rispecchiandosi nel campo di energia che vi circonda e che arriverete a conoscere come voi stessi. Pitturate con gesti attenti e gentili la vostra immagine, usando i colori che avete scelto; allargatela, consentendole di crescere e di assumere una forma precisa. Il suo aspetto può cambiare insieme ai vostri pensieri, ma ricordatevi che voi siete l'artista, avete il controllo del pennello e siete quindi responsabili della vostra creazione. Il vostro dipinto dev'essere l'opera d'arte più luminosa, chiara e positiva che si sia mai vista. Non sarà magari perfetta, ma è comunque vostra, l'avete fatta voi. Iniziamo questa parte del viaggio che ci porterà a conoscere il nostro sé tenendo bene a mente che tutti noi siamo in grado di donare agli altri qualcosa di inestimabile valore, e cioè l'AMORE. Per prima cosa dobbiamo imparare a donarlo a noi stessi. Mi auguro che abbiate completato gli esercizi indicati in questo capitolo, ripetendoli più volte e ottenendo grandi risultati. Nell'attesa di passare al capitolo 5, vorrei chiedervi di riflettere sulla frase che si riferisce all'amore verso noi stessi, in modo da eseguire un altro esercizio che sono certa vi piacerà. Nel corso degli anni mi sono chiesta migliaia di volte per quale motivo facciamo tanta fatica a voler bene a noi stessi; ho riflettuto a lungo sull'argomento, e cercando di trovare una risposta chiara ed esauriente provo a esaminare il mio passato. La mia guida mi viene vicino, e io visualizzo il turbolento oceano di emozioni che ini circondavano quando ero bambina e anche nell'età adulta: ho rischiato di annegarci, tutti noi corriamo il pericolo di andare a fondo... Questi pensieri fanno ridere Aquila Grigia, che si affretta a spiegarmi che gli esseri umani annegano solo se creano un mulinello, rifiutandosi di lasciar scorrere le proprie emozioni e imprigionandole dentro di sé. Solo allora affogano nel baratro della solitudine e dell'isolamento, perché quel mulinello diventa il muro che impedisce loro di crescere ed evolversi. Ripensando alla mia esistenza, mi rendo conto di aver rischiato più volte di annegare nel mio fiume personale di tristezza e disperazione, infliggendo a me stessa tanto dolore del tutto inutile solo perché non riuscivo a condividere i miei sentimenti. E' facile capire per quale motivo ho sempre tenuto tutto dentro di me, sforzandomi di apparire sorridente al resto del mondo anche quando mi sentivo sull'orlo della follia. Ricordo il modo in cui i miei fratelli, le mie sorelle, mia madre e mio padre

erano soliti prendermi in giro: E' una frignona, lasciatela sola, non rivolgetele parola, è una povera frignona! Quando avevo sedici anni, mio padre si piazzò davanti a me con una grossa pietra rotonda sul palmo della mano. Sento ancora la sua voce, come se fosse accaduto ieri: Vedi questo sasso? Guardalo bene, tienilo... Me lo mise in mano e aggiunse: Fa' in modo che il tuo cuore sia come questa pietra. Diventa una roccia e non piangere mai per nessuno, nemmeno per te stessa. Le sue parole erano un ordine preciso, e non un consiglio. Ero cosò abituata a ubbidirgli che sebbene fossi sconvolta da allora imparai a nascondere le mie emozioni, senza rendermi conto che avrebbero continuato a girarmi intorno finché un bel giorno sarebbero tornate a galla, innalzandosi con grande violenza e trascinandomi via con sé. Costruii il mio muro, enorme, altissimo e resistente, uguale a quello eretto da molte altre persone. In questo modo riuscii a trattenere dentro di me le mie paure, le sofferenze, i pensieri e soprattutto le emozioni, senza lasciare spazio a niente e nessuno. Il resto del mondo doveva restare fuori. Sono trascorsi molti anni, e ho imparato un sacco di cose: dopo aver abbattuto il mio muro ho potuto costruire di nuovo. Ecco di cosa parla questo libro, ed ecco che cos'è la vita, anche se purtroppo molti di noi ritengono di non possedere gli strumenti per edificare qualcosa di valido e di non essere capaci di progettare. Per aiutarvi a svolgere il vostro lavoro, ho deciso di raccontarvi la storia di John, e di confidarvi come noi due insieme abbiamo... un attimo di pazienza, e vedrete... Ho conosciuto John quando venne in uno dei nostri centri. All'epoca aveva solo diciotto anni, ed era molto incuriosito dal mio lavoro. Nel giro di un anno diventò mio allievo, iscrivendosi a un corso della RAAH. Quando aveva ventitré anni mi rivelò che avrebbe voluto sapere qualcosa di più circa il suo futuro. Non gli interessavano anticipazioni sulla sua carriera (aveva già deciso di entrare nell'azienda di famiglia) o sulla vita sentimentale (era certo che un giorno si sarebbe sposato e avrebbe avuto qualche figlio, ma sapeva anche che quel momento non era ancora arrivato): ci teneva invece a scoprire che tipo di persona sarebbe diventato con il passare del tempo. Per lui la felicità e la realizzazione personale erano due questioni fondamentali, e la sua conoscenza era ormai tale da fargli capire che avrebbe raggiunto i suoi due obiettivi solo guardando dentro di sé e sviluppando un carattere forte e positivo. Poiché voleva sapere come riuscirci, si era rivolto a me in cerca di consigli. Decidemmo di incontrarci ogni mercoledò sera, e a causa dei miei numerosi impegni per me si trattava di un'incombenza notevole. Avevo però la certezza che valesse la pena di dedicare tempo e fatica a quel ragazzo. E sapevo anche che gli esercizi che avremmo eseguito avrebbero avuto un grande valore terapeutico per entrambi. Fu cosò che io, maestra dell'intuizione, insegnai al mio allievo come si può acquisire l'intuizione. Io, che realizzo progetti, ho fatto di John un grande architetto. E se seguite le nostre tracce, anche voi potete trovare l'intuizione e la capacità di progettare. Mi auguro che questa storia sia per voi fonte di ispirazione così come lo è stata per me quando l'ho vissuta. Noi due stiamo per costruire una casa, esordii quel primo mercoledò sera. Ogni settimana devi prendere appunti, scrivere i tuoi pensieri e le tue emozioni, in modo da poterli riesaminare a fondo, lavorandoci sopra fino a quando non ottieni ciò che vuoi. John mi guardò come se fossi impazzita. Di cosa stavo parlando? Costruire una

casa... che sciocchezza! Per fortuna, essendo mio studente da più di tre anni si fidava di me. E va bene, esclamò in tono allegro. Da dove cominciamo? Scoppiai a ridere, felice e orgogliosa della fiducia che dimostrava di possedere nei miei confronti. Prima di edificarla, dobbiamo progettarla, e prima ancora bisogna scegliere il posto ideale. La cosa più bella è che non abbiamo restrizioni di alcun genere: possiamo costruire quello che vogliamo, nel luogo che ci va più a genio e usando i materiali che preferiamo. Le nostre possibilità di scelta sono infinite. Ho sempre sognato di vivere vicino al mare, non sulla riva ma in cima a una collina da cui si può avere un'ottima visuale. Questo significa che per te il panorama conta molto? gli chiesi. Quali altri elementi ritieni importanti? Vuoi essere accanto ad altre abitazioni, o preferisci restare per conto tuo? No, non voglio stare da solo. Devono esserci altre case ai lati, non troppo vicine, e un giardinetto sul davanti e uno sul retro. Ti andrebbe di coltivarci fiori o verdure? Sia fiori sia verdure, dichiarò senza esitare. Era chiaro che cominciava a prenderci gusto. L'idea di poter fare tutto quello che voleva lo divertiva. Bene. Adesso hai un'idea approssimativa di come dev'essere la tua dimora: hai scelto il posto, sai che c'è un bel panorama, qualche vicino, due giardinetti, fiori e verdure. Giusto? John annuò . Analizziamo ora queste informazioni, e vediamo di scoprire qualcosa sul tuo conto. Vuoi avere la possibilità di vedere il panorama, e quindi non sopporti di essere rinchiuso o in qualche modo soffocato. Hai bisogno di poterti espandere. Vuoi avere qualche vicino, e quindi ti piace la gente, sei felice di avere qualcuno intorno. Fin qui ci siamo? Sì , dichiarò convinto. Il giardino, i fiori e le verdure indicano forse la mia volontà di crescere? Può darsi, così come può darsi che rappresentino il tuo desiderio di essere produttivo, rivelando quanto consideri importante la possibilità di vedere i risultati concreti del tuo lavoro. Ho capito! esclamò John. Noi stiamo costruendo una casa, ma in realtà quella casa sono io, vero? Il luogo dice se sono o meno un solitario, se ho bisogno degli altri e con quanta chiarezza devo vedere dove mi trovo, la posizione che ho raggiunto. Gli rivolsi un ampio sorriso: aveva capito, e stava già facendo progressi! Nei mesi successivi John e io mettemmo in piedi la sua casa. Io dirigevo i lavori, lui costruiva. Scelse con grande attenzione i materiali da usare, e anche se può risultarvi difficile crederci, vi assicuro che in questo modo scoprì un sacco di cose sulla sua vanità: la sua casa doveva assolutamente avere un aspetto piacevole! Il lavoro vero e proprio cominciò quando ci occupammo degli interni. Ci voleva un bagno, naturalmente. E poi non potevano mancare il soggiorno, la cucina e la camera da letto. Oltre alle necessità della vita quotidiana, era arrivato il momento di prendere in considerazione le esigenze spirituali ed emozionali, valutando le caratteristiche di John inteso come individuo al tempo stesso umano e spirituale. Gli ricordai ancora una volta che la sua abitazione poteva essere grande o piccola, e poteva

arredarla come preferiva. Voglio una stanza per la musica, disse, scoprendo cosò di avere un bisogno innato di ritmo e armonia. E anche una sala giochi, dove possa divertirmi. Questa richiesta esprimeva invece la necessità di ridere. E uno studio, per leggere in pace e starmene tranquillo. Dentro di sé aveva l'esigenza di meditare e raggiungere uno stato di calma assoluta. Abbiamo cosò creato un locale dopo l'altro, arredandolo e decorandolo con cura, usando i colori in grado di soddisfare le esigenze specifiche di ogni camera. Quando John era depresso e aveva bisogno di risollevarsi, entrava mentalmente nella sala giochi, luminosa e solare. Nello studio doveva regnare la tranquillità, e quindi i colori troppo brillanti sarebbero stati causa di distrazione. Passarono i mesi, che diventarono un anno, e poi trascorsero molte altre settimane, e a ogni incontro noi due continuavamo a costruire. Alcuni di voi si stanno magari chiedendo per quale motivo abbiamo impiegato cosò tanto tempo; altri invece conoscono già la risposta... ricordatevi che smettiamo dicostruire solo quando decidiamo di non crescere più! Credo che ci voglia anche una bella stanza per i bambini, mi confidò ungiorno il mio giovane amico, molti mesi dopo l'inizio del nostro progetto. Sorrisi tra me: quell'affascinante giovanotto, che al momento non era fidanzato, aveva appena riconosciuto il suo bisogno di condividere la sua esistenza, la sua casa e tutto se stesso con un'altra persona. Voleva l'amore e una famiglia. All'epoca quel sentimento era per lui un sogno che temeva non si sarebbe mai realizzato; lo incoraggiai ad aggiungere comunque quel locale, certa che prima o poi sarebbe diventato padre. Fui io a farli conoscere. Claire studiava da infermiera e frequentava il mio centro da mesi. Per lei fu amore a prima vista; essendo un tipo piuttosto cauto, John ci mise un po' di tempo. Non appena li vidi insieme, mi resi conto che erano fatti l'uno per l'altra. Sapevo anche che John conosceva a fondo se stesso, sapeva più dei suoi coetanei che tipo di persona voleva diventare e il genere di esistenza che desiderava condurre. Sicuro di sé, era felice di essere cosò com'era, e sapeva che con il passare del tempo sarebbe cresciuto, evolvendosi. Si sposarono, e diciotto mesi dopo venne al mondo Lucy, la loro primogenita. Quando mi consultò per la prima volta in cerca d'aiuto, le questionifondamentali di John erano il raggiungimento della felicità e dell'appagamento. Tutti noi sappiamo che sono emozioni a dir poco sfuggenti, ma lavorando per costruire se stesso il mio amico ha scoperto che possiamo trovarle dentro di noi. Adesso tocca a voi. Per facilitarvi il compito ho deciso di suggerirvi come preparare un paio di stanze. Mentre le decoriamo vi accorgerete che i colori svolgono un ruolo di grande importanza nell'ambito della nostra esistenza:

dobbiamo quindi utilizzarli nel migliore dei modi, cosò come abbiamo fatto nel primo esercizio indicato in questo capitolo. Grazie alla visualizzazione cerchiamo di creare locali o spazi nel profondo del nostro essere (cioè nella nostra energia interiore) colorandoli cosò come abbiamo colorato la nostra aura (che è invece la nostra energia esteriore). Durante l'intero procedimento vi ricorderò le mie spiegazioni inerenti ai colori, affinché possiate usarli in maniera efficace. Molte persone considerano il soggiorno come la stanza riservata alla famiglia e quindi la più importante, il vero e proprio nucleo della casa, dove ci si riunisce per chiacchierare ed esprimere il proprio parere. Quello che edifichiamo dentro di noi dev'essere abbastanza grande da contenere le emozioni e i sentimenti degli altri: è un luogo dove possiamo pensare ditrovarci quando vogliamo contemplare le esigenze e le necessità di chi ci staintorno, ogni volta che desideriamo prenderci cura di loro e condividere ciò che proviamo. Il colore delle pareti dev'essere caldo, magari azzurro, con le tende gialle e un divano verde chiaro dagli enormi cuscini, soffici e accoglienti. Non appena entriamo in questa stanza ci calmiamo e rilassiamo, le tensioni e le emozioni negative si dissolvono; è il luogo ideale per valutare le esigenzedei nostri figli, del partner e dei genitori, e dove prendere le decisioni più difficili. Qui sono racchiuse le emozioni più dolorose, sia le nostre sia quelle dei nostri cari. Qui possiamo contemplare e ricordare le nostre gioie e le benedizioni ricevute. Cerchiamo quindi di arredarla in un modo che ci faccia sentire bene, invogliandoci a starcene seduti e a cercare di sbrogliare i nostri pensieri più confusi. Visualizzate voi stessi mentre entrate: è un posto dove regnano il buon senso, i pensieri positivi e l'amore per noi stessi e per il resto del mondo. Sedetevi sul divano, affondando nel calore di quei morbidi cuscini. In questa stanza potete trovare pace, gioia e gentilezza. Quando dobbiamo affrontare qualche questione di carattere familiare, spesso siamo troppo legati alla questione stessa o alle persone coinvolte, e permettiamo alle emozioni di confonderci. Questa stanza interiore può aiutarci a risolvere il problema: entrandoci riusciamo a pensare in maniera razionale e colma d'amore, evitando di esprimere giudizi affrettati e severi. Io ho scelto il blu, l'oro e il verde. Se controlliamo la guida dei colorito il blu, l'oro e il verde. Se controlliamo la guida dei colori,

vediamo che la nostra camera è colma di splendida energia terapeutica grazie al blu. Circondati dal blu, attiriamo su di noi un'energia calmante che ci tranquillizza ed elimina l'ansia. L'oro è l'energia della saggezza, dellagioia, della speranza, delle risate e della felicità. Nel nostro soggiorno abbiamo sicuramente bisogno di questa energia e della forza che ci dona. L'ultimo colore che ho usato è il verde, simbolo dell'energia che armonizza l'anima, lo spirito e il corpo. Mentre scrivevo, ho visualizzato le immagini che vi descrivevo, e l'effetto èstato fantastico: ora mi sento calma e riposata, e la mia mente si è placata. Provate anche voi, ricordandovi di essere pazienti... anche voi potete farcela! Non dimenticatevi che state usando la vostra energia e potete crearne altra, attingendo all'energia divina dell'universo che vi circonda e fluisce all'interno del vostro corpo attraverso i centri spirituali denominati chakra. Vi ho già parlato dei chakra, e nel capitolo 2 abbiamo imparato a usarne tre, quello del plesso solare e i due posti al centro del palmo delle mani. Esaminiamo ora in breve un'altra stanza che potrebbe servirci, e cioè il bagno, senza il quale la nostra casa non sarebbe completa. Inutile dire che le funzioni del bagno interiore sono diverse dagli scopi di quello usato per la pulizia fisica! Nel bagno interiore dobbiamo avere la possibilità di purificarci a livello mentale, liberandoci di tutti i pensieri negativi e intricati che creano il caos nella nostra mente. Nel mio ho messo soltanto una doccia posta in una cabina ampia e spaziosa, dove c'è spazio anche per un sedile. L'acqua, che ha sempre la stessa temperatura ideale, esce da un rubinetto molto largo dal getto potente. Le pareti sono rosa, e l'acqua che mi scende addosso è di un purissimo e delicato color malva. Quando mi trovo sotto quella cascata artificiale ho bisogno di essere ripulita ma anche amata e guarita. Per me questa è una delle camere più importanti, e il solo pensiero di starci per qualche minuto mi riempie di calore, facendomi sentire coccolata e protetta come ci riesce solo una tazza di cioccolata bollente in una giornata particolarmente fredda. La casa non è perfetta se manca la stanza della quiete! Abbiamo bisogno di un

locale dove ritirarci a riposare, meditare, leggere o rilassarci, a cui potete dare il nome che preferite: biblioteca, sala di lettura o di musica, studio. Per quanto mi riguarda, l'idea di un tranquillo, minuscolo e accogliente studio corrisponde al paradiso. Un camino vero, con i ceppi che ardono allegramente, niente di finto o elettrico; due comode poltrone vittoriane di cuoio color ruggine e uno sgabello, perché quando mi rilasso amo tenere i piedi sollevati. Le pareti sono ricoperte da una tappezzeria di tela grezza color crema. Le tende appese alle due finestre lunghe e strette ritraggono uccelli e foglie, e hanno caldi colori autunnali. Ogni volta che entro in questa stanza il fuoco è sempre acceso, grossi pezzi di legna bruciano con vigore e le fiamme si riflettono sui bordi di ottone che circondano il camino. Il tappeto ha lo stesso disegnodelle tende ed è cosò folto che non appena ci cammino sopra a piedinudi mi sento subito amata e coccolata. Ogni essere umano presenta molti aspetti diversi e ha numerose camere interiori. Creare e visualizzare un santuario dove possiamo entrare a livello mentale, traendone grande beneficio, rappresenta quindi un'ottima soluzione. Come se non bastasse. ogni stanza può cambiare in sintonia con noi e ci appartiene completamente. Nel corso di un seminario che tenni a Manchester, in Inghilterra, formai otto gruppi, ciascuno dei quali era composto da una ventina di persone. Ogni gruppo poteva scegliere tra quattro stanze: studio, camera da letto, bagno e soggiorno. Sei gruppi scelsero lo studio o il soggiorno, convinti che le altre fossero in qualche modo meno eccitanti. Due gruppi scelsero rispettivamente il bagno e la camera da letto. Tutti pensavano che il bagno fosse il locale che offriva meno possibilità, e invece l'esercizio dimostrò che non era affatto vero! I gruppi dovevano progettare e sviluppare nel modo più creativo possibile la loro camera, prendendo nella giusta considerazione le esigenze delle persone che l'avrebbero frequentata e ricordando che potevano scegliere qualunque cosa, senza alcun limite di spesa. Coloro che avevano scelto il bagno ci lasciarono senza fiato, costruendo qualcosa che non aveva niente da invidiare alle più lussuose terme romane! Nel locale rivestito da eleganti piastrelle c'erano una sauna, una vasca per l'acqua calda e una per quella fredda, una doccia meravigliosa, enormi e soffici asciugamani blu, divani, poltrone, creme e saponi dal profumo delicato, e decine di candele che rischiaravano l'ambiente, attenuando il biancore accecante delle vasche. Provate a immaginare di essere bloccati nel traffico all'ora di punta, di trascorrere una decina di ore infernali in ufficio o di essere circondati dai figli che vi assillano con i loro problemi... Vado a fare il bagno, potete dire al termine di una giornata del genere.

Andate in bagno, entrate nella vasca, chiudete gli occhi e fuggite, rifugiandovi mentalmente nel vostro santuario, la vostra stanza interiore dove siete liberi di purificarvi e prendervi cura di voi fino a quando non vi sentite del tutto rigenerati. Una volta alla settimana concedetevi una lunga e soddisfacente visita alle terme romane... per quanto mi riguarda, vi assicuro che funziona! Coloro che avevano scelto il bagno ci lasciarono senza fiato, costruendo qualcosa che non aveva niente da invidiare alle più lussuose terme romane! Nel locale rivestito da eleganti piastrelle c'erano una sauna, una vasca per l'acqua calda e una per quella fredda, una doccia meravigliosa, enormi e soffici asciugamani blu, divani, poltrone, creme e saponi dal profumo delicato, e decine di candele che rischiaravano l'ambiente, attenuando il biancore accecante delle vasche. Provate a immaginare di essere bloccati nel traffico all'ora di punta, di trascorrere una decina di ore infernali in ufficio o di essere circondati dai figli che vi assillano con i loro problemi... Vado a fare il bagno, potete dire al termine di una giornata del genere. Andate in bagno, entrate nella vasca, chiudete gli occhi e fuggite, rifugiandovi mentalmente nel vostro santuario, la vostra stanza interiore dove siete liberi di purificarvi e prendervi cura di voi fino a quando non vi sentite del tutto rigenerati. Una volta alla settimana concedetevi una lunga e soddisfacente visita alle terme romane... per quanto mi riguarda, vi assicuro che funziona! 5 Entrare in contatto con il mondo dello spirito E mentre ella si guardava intorno, vide che sopra quella stessa porta era scritto: Siate coraggiosi, sempre e ovunque abbiate coraggio. EDMUND SPENSER Ir titolo di questo capitolo può far pensare a sedute spiritiche, letture ditarocchi, stanze immerse nell'oscurità e mormorii sinistri: molti ritengono infatti che per comunicare con il mondo dello spirito occorra entrare a tutti i costi in trance. Anche se la realtà è ben diversa, non posso fare a meno di ripensare alle mie prime esperienze con una tavoletta Ouija. All'epoca avevo una ventina d'anni ed ero sposata. Eravamo andati a cena da Clary e Jan, una coppia di amici poco più vecchi di noi con due figli che in quel momento dormivano al piano di sopra. L'idea fu di Clary, che a quanto pareva desiderava provarci da un pezzo. Per mio marito erano tutte sciocchezze, Jan pensava che sarebbe stato divertente, e io ero l'unica a non avere alcuna voglia di farlo. Dobbiamo per forza essere in quattro, esclamò Clary, mettendomi un braccio intorno alle spalle.

Su, non fare storie! Che male vuoi che ti faccia? Prendemmo un bicchiere e lo appoggiamo sul tavolo, rovesciato; le lettere dell'alfabeto erano scritte lungo il bordo di un pezzo di carta e formavano un cerchio. Clary assunse il controllo della situazione, comportandosi come se l'avesse già fatto altre volte. Appoggiate delicatamente la punta delle dita sul fondo del bicchiere, ci istruò , facendolo lui per primo e invitandoci con lo sguardo a seguire il suo esempio. No, io no... ribattei, nervosa e decisa a non lasciarmi coinvolgere. Ehi, non fare la gattina spaventata, mi prese in giro mio marito. Non ti morderà mica! Lui e Jan si affrettarono a ubbidire a Clary. Ebbi la netta sensazione che anche la mia amica non fosse molto convinta... Clary mi lanciò un'occhiataccia, ma io rimasi inamovibile. Alzò le spalle, seccato, poi chiuse gli occhi e domandò in tono drammatico: C'è nessuno? Non accadde nulla. Aspettammo alcuni minuti, poi il nostro amico riprovò con una strana voce che sembrava appartenere al protagonista di un film dell'orrore: C'è nessuno? Anche in questo caso non ci fu alcuna risposta, non successe nulla, non si sentò un solo rumore. Rosemary, è chiaro che non funziona perché il cerchio non è completo, sbottò all'improvviso Clary, deluso e frustrato. Per essere la prima volta che ci provava, dimostrava di possedere una notevole esperienza in materia! Devi assolutamente aiutarci, riprese. Sii gentile, appoggia anche tu il dito sul bicchiere. Noi tre vogliamo riuscirci, e tu non puoi rovinarci la festa! Quando ero giovane, insicura e convinta di non piacere, era facile convincermi che con il mio atteggiamento rischiavo di deludere o far arrabbiare gli altri, e bastava ben poco a mettermi in imbarazzo. Nonostante la paura e la terribile emicrania che mi tormentavano, e sebbene il cuore mi battesse all'impazzata, appoggiai il dito sul bicchiere, che cominciò subito a muoversi! In un primomomento girò lentamente intorno al tavolo, poi si mosse cosò in fretta che non riuscivamo a stargli dietro. Restammo in silenzio, confusi e sbalorditi, senza

avere il tempo di pensare o di porci qualche domanda. Il bicchiere si fermò di colpo. Colti di sorpresa, staccammo all'unisono ledita e restammo là seduti a fissare il tavolo, finché mio marito non scoppiò a ridere: Complimenti, Clary! Davvero un ottimo trucco! Non sono stato io a muoverlo, ribatté lui, indignato. Nemmeno io, intervenne Jan. Neanch'io, dichiarai in tono convinto. Smettiamola, ne ho abbastanza di questa roba, mi affrettai ad aggiungere. Se non è stato nessuno di noi, forse ha ragione Clary, e dovremmo cercare di spostarlo ancora. Magari ci dirà qualcosa... propose mio marito. E' solo un gioco, disse il padrone di casa. Avanti, ragazze, facciamo un altro tentativo. Questa volta però vorrei fare qualche domanda. Appoggiammo di nuovo le dita, ma non accadde nulla. Sta aspettando la prima domanda, ci spiegò Clary in tono sicuro. Chiuse gliocchi, e con l'aria di uno in trance chiese: C'è qualcuno? Il bicchiere sobbalzò, e io pensai che qualcuno lo stava spingendo. Un altro sussulto. Se qualcuno lo sta toccando, la smetta subito, esclamai, incapace di controllarmi. Era evidente che i miei nervi cominciavano a cedere. Per tutta la vita avevo cercato di allontanare quelle forze invisibili alla maggior parte del genere umano, e l'idea di mettermi a evocarle mi sembrava folle. Temendo di far arrabbiare i miei amici, non avevo però il coraggio di smettere. Con estrema lentezza il bicchiere riprese a girare. Apertamente affascinato e coinvolto, Clary ripeté: C'è qualcuno? Restammo in attesa con il fiato sospeso. Il cuore mi batteva all'impazzata. Avevo l'impressione che il bicchiere stesse cercando qualcosa, e infatti dopo una brusca accelerata si fermò davanti alla lettera C. Scrivi, scrivi, ordinò Clary alla moglie, che si affrettò a ubbidirgli e prese nota su un blocco per appunti. E intanto il bicchiere si spostava, piano

o in fretta, continuando a cercare... Avrei voluto fermarmi, ma ero incantata come gli altri. Non potevano esserci dubbi: il bicchiere si bloccò davanti a una precisa sequenza di lettere, L, A, R, E, N e C, fermandosi poi del tutto all'altezza della E. Aveva scritto il nome Clarence. Sono io, sono io, strillò Clary. Vuole parlare con me! NO. In risposta alle sue parole, il bicchiere era schizzato sul lato sinistro del tavolo, dove tra le varie lettere c'era la parola NO. Clary ci spiegò in seguito che SI' e NO venivano scritti per consentire agli spiriti di rispondere a domande precise che esigevano una risposta breve e concisa. Vedendo il bicchiere che continuava a tornare sul NO, ebbi la certezza che ci fosse tra noi una presenza, qualcuno che si chiamava Clarence. Ora sò che volevo piantarla, ero terrorizzata, eppure il mio dito restava saldamente sul fondo del bicchiere, e fui proprio io a porre la domanda successiva, e quella dopo ancora... Ti chiami Clarence? SI'. Che cosa vuoi dirci? Anche se possedeva una mente ben definita, quel bicchiere era diretto dalla volontà di ognuno di noi, e riprese a muoversi. Scrisse alcune parole, e anche se è passato molto tempo, me le ricordo ancora benissimo: F U O C O F U O C O M A C C H I N A M A C C H I N A U C C I S O U C C I S O P O N T E P O N T E P O N T E Jan aveva preso nota di tutto, ma non ce ne sarebbe stato bisogno perché tutti noi vedevamo chiaramente il messaggio, anche se non riuscivamo a capirlo. Staccai il dito. Adesso basta, gemetti con voce tremante. Sò , basta, concordò Jan. Questa storia mi sta facendo venire i brividi. Gli uomini la pensavano in maniera diversa, e volevano continuare a tutti i costi. Mio marito era convinto che uno di noi avesse spinto il bicchiere, e voleva vedere fino a che punto arrivava lo scherzo. Clary invece la pensava come me, e riteneva che nella stanza ci fosse un'entità che per via del nome doveva essere in qualche modo legata a lui. Avevamo raggiunto una posizione di stallo: le ragazze volevano fermarsi, i maschi erano decisi a continuare. Alla fine trovammo un compromesso, ma solo perché Clary ci aveva supplicati: Vi prego, ancora una domanda, una sola... chiediamogli se vuole dirci qualcos'altro! Fu cosò che cedemmo alle sue insistenze, appoggiammo di nuovo le dita e Clary

pose la sua domanda. Muovendosi con estrema lentezza, senza sobbalzare o esitare, il bicchiere indicò D A V I D. David! strillò il mio amico. Ma il bicchiere non aveva ancora finito: S I M O... Piantatela! gridò Jan, e con uno scatto nervoso della mano rovesciò il bicchiere e fece cadere in terra il foglio con scritte sopra le lettere, ponendo fine al gioco. Corse poi al piano di sopra a controllare i suoi due bambini, che dormivano tranquilli. E che si chiamano David e Simon... Trascorsero alcune settimane prima che ci capitasse di riparlare di quella serata, e fu dopo che Clary si era recato nel suo villaggio d'origine, nello Yorkshire, per partecipare al funerale di un parente. Non appena gli era stato possibile, aveva chiesto a sua madre: C'è qualche altro Clary in famiglia? No, a parte naturalmente il tuo prozio Clarence. E' morto poco prima che tu nascessi, e ti abbiamo chiamato così in suo onore. Si è trattato di una terribile tragedia: è rimasto ucciso in un incidente, la sua vettura è andata a sbattere contro un ponte e poi è esplosa. Ma è successo tanti anni fa, ormai non ci pensa più nessuno. L'anziana donna si sbagliava, perché Clary e io ci pensammo a lungo. Quattro anni dopo quell'episodio, eravamo ancora amici con Clary e Jan, anche se non li vedevamo più con la stessa frequenza. Nel frattempo mi ero ammalata e avevo dovuto sottopormi a un intervento chirurgico; in seguito avevo cercato inutilmente di avere un bambino, e i miei tentativi si erano risolti in due aborti spontanei. Tutto ciò mi sembrava profondamente ingiusto, e la mia sofferenza era aumentata dal fatto che intorno a me vedevo solo donne in attesa o che spingevano felici una carrozzina. Sembrava quasi che la maternità fosse una sorta di epidemia molto contagiosa. Una sera partecipammo alla festa organizzata da alcuni vicini. Tutti sembravano divertirsi, finché a un tratto la padrona di casa propose di giocare con la tavoletta Ouija. Visti i precedenti, io non ne volevo sapere, ma tutti dissero che era un'idea fantastica, e si misero subito a preparare ogni cosa. Una ventina di invitati si sedettero cosò intorno alla tavoletta, mentre gli altri restarono in piedi a guardare e suggerire. Mi rifugiai nell'angolo più lontano, decisa a non lasciarmi coinvolgere sebbene i miei amici continuassero a chiamarmi: Se non vuoi partecipare, fai almeno una domanda! Rimasi a fissare il bicchiere che si muoveva e cercai di avvertire gli altri, che si stavano divertendo molto, ridendo e prendendosi in giro a vicenda. Pareva che non ci fosse nulla da temere, eppure io avevo paura... stavano giocando con qualcosa che non conoscevano! Dentro di me pregavo che la smettessero al più presto, ma continuavano tutti a ridere e scherzare. Non stare lò da sola, vieni qui e chiedi qualcosa, mi ripetevano, ma io me ne stavo alla larga. So io cosa chiedere per lei, esclamò una mia amica. Mi alzai di scatto, decisa a rovesciare il bicchiere, ma qualcuno mi etrattenne: Non eesssseerr sciocca, è solo un gioco... Rosemary riuscirà ad avere un bambino? Ci tiene cosò tanto... chiese quella

ragazza prima che potessi intervenire. E il bicchiere si mise a ruotare, girando vorticosamente intorno alla tavoletta, posseduto da una forza malefica, schizzando via davanti al mio sguardo allibito. Quando si fermò, nessuno rise, nessuno sembrò più divertirsi. Chiusi gli occhi, cercando inutilmente di trattenere le lacrime, poi li riaprii, afferrai il mio cappotto e me ne andai di corsa. In meno di dieci minuti arrivai a casa, ma mi sembrava di averci messo un'eternità. Volevo disperatamente diventare madre, e avevo pianto all'infinito per il dolore causato dai due aborti. E se la tavoletta avesse avuto ragione, se la risposta a quella domanda fosse stata davvero NO? Durante la difficile gravidanza che portò alla nascita di Samantha dovetti fare un'iniezione alla settimana, finii in ospedale per via della pressione troppo alta, e giunta al settimo mese i medici scoprirono di non essere riusciti a proteggere a sufficienza la mia creatura dai pericoli legati al mio gruppo sanguigno, molto raro... In quei nove mesi, in un angolo della mia mente regnava la convinzione che sarebbe successo qualcosa di brutto. Ogni minimo ostacolo o problema veniva ingigantito, e nei momenti di crisi mi appariva sempre la tavoletta Ouija, sentivo la domanda: Rosemary riuscirà ad avere un bambino?, e vedevo il bicchiere che si fermava davanti al NO. La tavoletta si sbagliava, come accade spesso perché chi la usa non ha la minima idea di cosa sta combinando, e non sa che il potere e l'energia dell'universo non possono essere usati per dedicarsi a un banale passatempo. E non sanno nemmeno che forze potenti e malvagie aspettano solo l'intervento di qualche anima ingenua per scatenarsi. Quando pensano al mondo dello spirito, molti di noi vedono immagini di luce ed energia pura che associano alla meravigliosa forza divina che ci circonda e ci protegge. Non dobbiamo però ignorare l'esistenza delle terrificanti forze del male: dimenticarsi di loro sarebbe una vera follia, e per coloro che lavorano a stretto contatto con i numerosi aspetti dell'universo sarebbe pericoloso. Per fortuna proteggersi è molto semplice: basta recitare una breve preghiera emantenere il cuore onesto e sincero. La maggior parte di noi è cosò fortunata da non imbattersi mai nel volto del male, ma dobbiamo comunque essere pronti a difenderci dal suo sguardo penetrante, sempre in attesa di penetrare in un cuore aperto e disponibile. La storia che sto per raccontarvi vi aiuta a scoprire quanto sia enorme il

potenziale delle forze positive e negative, dell'energia che può essere diretta nel modo che preferiamo. Affronta il male Accadde molto tempo fa, due anni dopo i miei primi contatti; eravamo in sei nello studio di casa mia a Epworth, nell'Inghilterra del Nord. Tutti noi avevamo incontrato Aquila Grigia, avevamo sperimentato la condizione di trance, e pensavamo di sapere cosa ci aspettava e come dovevamo comportarci. In un primo momento andò tutto come al solito: una trance semplice e tranquilla (avevo smesso ormai da un pezzo di cercare di ribellarmi e di mantenere a tutti i costi il controllo). Gli altri, tutti membri della mia squadra, osservavano e ascoltavano con grande attenzione; il registratore era in funzione, e Aquila Grigia era al mio fianco. Mi sentivo perfettamente al sicuro, finché all'improvviso... Cos'è stato? esclamai. Avevo scortoqualcosa, un'ombra o un lampo scuro. Nella stanza calò un gelo spaventoso. Ero ancora in trance leggera, del tutto consapevole di quello che mi succedeva intorno e con i sensi in perfetta sintonia, quando sentii un ringhio furioso e venni assalita da un odore acre e disgustoso, simile al tanfo della carne marcia che arde sul fuoco. Poi vidi una spirale di fumo, una massa circolare poco più grande di un pallone da calcio che si agitava davanti a me, a un metro e mezzo di distanza. Sentii di nuovo quel terribile rumore, e mi resi conto che proveniva dal centro della massa. L'odore aspro della mia paura mi avvolse completamente..amente... Che succede, Aquila Grigia? domandai. Cos'è questa cosa? Non mi piace, mandala via! Nonostante le mie suppliche, la mia guida rimase in silenzio. Sentii di nuovo il rumore, cosò basso che sembrava provenire dal centro della terra o da uno spaventoso e terrificante portale che consentiva l'accesso a chissà quale dimensione, e che era senz'altro meglio lasciare chiuso e dimenticato. La spirale di fumo sembrava una creatura vivente dotata di una sua volontà; si muoveva e agitava continuando a cambiare colore, e passava dal grigio al nero

e poi al blu, assumendo un aspetto sempre più minaccioso. A un tratto apparve la faccia, e mi si gelò il sangue nelle vene perché non avevo mai visto nientedel genere, e spero di non vederlo mai più. Era un essere malefico e pericoloso che voleva distruggermi. Ti prego, Aquila Grigia, aiutami! gridai, e osservai quella mostruosità che avanzava lentamente verso di me. Con una voce calma come un lago in una serata di fine estate, la mia guida mi rispose, quasi non fosse accaduto nulla: Rosemary, devi affrontarlo da sola. Dalla mia mente si levò un urlo disperato: Ma come può... e tu... perché non mi aiuti? Sebbene percepissi ancora la sua presenza, Aquila Grigia non si fece sentire, e io ebbi l'assoluta certezza di dovermi arrangiare. I cinque amici che erano nella stanza con me non avevano detto o fatto nulla; anche se non erano in grado di vedere bene come me, avevano comunque avvertito la presenza di una terrificante entità. Tutti noi sentivamo il freddo e il tanfo, ed eravamo consapevoli dell'arrivo di quella potente forza malvagia. Eravamo pronti a lottare per proteggerci, ma com'è possibile combattere qualcosa che non si vede e non si conosce? Non potevamo fare altro che avere fiducia in Dio. L'aspetto della cosa cambiò mentre il fumo, cioè la sua energia, si agitavae ruotava. A volte la sua bocca era una caverna spalancata in un ghigno feroce, in certi momenti pareva invece esibire un sorriso crudele che godeva della mia paura. Il suo naso (ma aveva davvero un naso?) era una sorta di macchia grigia che cambiava forma, ma gli occhi, scuri e penetranti come due pezzi di carbone acceso, rimasero uguali fino alla fine. A un tratto mi ritrovai circondata dai miei cinque amici, che si schierarono intorno a me formando un cerchio. La cosa si lasciò sfuggire un versostridulo, e anche se sembrava immobile in realtà si mosse verso di me. Il suo potere malefico stava per sopraffare la mia mente, e un'energia negativa che non mi apparteneva affatto, proveniente da una fonte malvagia, entrò nelle miemani. Inarcai le dita, simili ad artigli pronti a colpire; rimasi a guardarle, inorridita, mentre si alzavano dal mio grembo dirigendosi verso gli occhi, e mi resi conto che la cosa stava cercando di costringermi a cavarmi gli occhi! Fu allora che iniziai a combattere. Fino a quel momento ero rimasta stordita e inebetita dalla paura, ma finalmente il terrore mi spinse ad agire. Aiuto! Mio Dio, ti supplico, aiutami, gridai, imponendo alle mie mani di abbassarsi di nuovo. Qualcosa mi colpò con forza al lla testa, e una forza sovrumana mi ferò al petto, sbattendomi all'indietro e facendomi quasi cadere dalla sedia. Il volto

malvagio era ora a pochi centimetri dalla mia faccia, e i suoi occhi crudeli e trionfanti sembravano perforare il mio cervello. Dove sei, Aquila Grigia? Perché non mi aiuti? Dio, Gesù... aiutatemi! Strillando e scalciando cercai di combattere, ma con estrema lentezza le mie mani si levarono ancora... I miei cinque compagni mi stavano tenendo, ma era tutto inutile. Due di loro avevano capito che una forza malefica e misteriosa mi stava in qualche modo manipolando: mi afferrarono le braccia e si sforzarono di abbassarle, ma era chiaro che il loro tentativo era destinato a fallire. Io stessa stavo perdendo, perché lo sguardo della cosa mi stava ipnotizzando, e la sua forza aveva ormai preso il sopravvento su di me. Non ce la faccio, non ce la faccio, gemetti tra le lacrime, esausta, mentre le mie dita erano sempre più vicine ai miei occhi. Quell'essere abominevole si nutriva della mia paura e diventava sempre più grande, ruggendo e agitandosi in una sorta di danza sfrenata. E all'improvviso si sentò la sua voce: Tu sei la signorina Perfettina, troppo forte, troppo carina. Ti piacciono i cani, i gatti e i bambini, e io ti distruggerò, perché io sono l'ODIO! Era una voce viscida, vecchia e decrepita come il tempo, e da ogni sillaba colavano grosse gocce di sangue rappreso. Quel suono debole e indistinto, dal tono infelice e lamentoso, mi fece capire dov'era la mia forza e qual era il punto debole dove avrei potuto colpirlo. Smisi subito di lottare. Il mio terrore si dissolse, e in quel breve istante di quiete sentii un'altra voce, più facile da riconoscere, che si alzava esile e timida nel profondo del mio essere. Non era Dio, e nemmeno Cristo o Aquila Grigia... forse c'era in lei l'impronta di ognuno di loro... era infatti la gerò, perché io sono l'ODIO! Era una voce viscida, vecchia e decrepita come il tempo, e da ogni sillaba colavano grosse gocce di sangue rappreso. Quel suono debole e indistinto, dal tono infelice e lamentoso, mi fece capire dov'era la mia forza e qual era il punto debole dove avrei potuto colpirlo. Smisi subito di lottare. Il mio terrore si dissolse, e in quel breve istante di quiete sentii un'altra voce, più facile da riconoscere, che si alzava esile e timida nel profondo del mio essere. Non era Dio, e nemmeno Cristo o Aquila Grigia... forse c'era in lei l'impronta di ognuno di loro... era infatti la voce della FEDE. E proprio sulle ali della fede nella mia mente affiorò un ricordo, remoto e al tempo stesso vicino... Anche se andassi per valle tenebrosa non temo alcun male, perché Tu sei con me (Salmo n. 23). Guardai di nuovo la cosa malefica, ma stavolta il mio sguardo non era incerto. La mia paura si era allentata, non era più quel panico cieco che mi impediva di pensare, ma non era svanita del tutto perché avrei sempre ricordato... Il suo sguardo invece era ancora intriso di perfidia; pur non avendo compreso del tutto il cambiamento che era avvenuto in me, l'essere percepò qualcosa di nuovo e smise di agitarsi. Gli sorrisi, e il mio sorriso doveva essere stato terribile perché vidi finalmente la paura nei suoi occhi:

adesso io ero la morte del male, e la cosa sapeva che la sua fine era ormai imminente. Quando parlai le infersi il colpo di grazia: Tu non puoi farmi male perché io sono la luce, io sono parte di Dio e di tutto ciò che esiste di buono. Pronunciai queste parole in tono dolce: poiché giungevano dal mio cuore colmo di conoscenza, per la cosa erano un veleno potentissimo che la fecero gemere e strillare. Le sue grida non erano più d'estasi ma di tormento, e la vidi rimpicciolire davanti ai miei occhi finché non scomparve del tutto. Restammo seduti tutti e sei per più di mezz'ora, tremanti e silenziosi. Si sentiva echeggiare solo il battito folle del mio cuore. Il mio incubo peggiore si era realizzato, e non avrei mai potuto raccontarlo nei minimi dettagli a qualcuno, nemmeno a voi. La conoscenza mentale è un'ottima cosa: noi leggiamo, impariamo e cresciamo. Ci sono però alcune cose che possiamo comprendere solo con l'esperienza. Io avevo bisogno di conoscere il male; non sarebbe stato sufficiente limitarsi a parlarne, leggere qualcosa sull'argomento, discuterne tranquillamente con gli altri. Dovevo assaporarlo, toccarlo, sentirlo, vederlo e percepirlo con tutti i miei sensi, in modo da poter apprezzare completamente il mio potere, la mia forza. Dio solo sapeva quando tale conoscenza mi sarebbe risultata utile. Il giorno dopo aver superato quella terribile prova ricevetti la telefonata diuna donna in preda al panico: La prego, mi aiuti! In casa mia c'è qualcosa di terribile e malvagio, e io non so cosa fare! La mia guida mi venne subito vicino, e io percepii la sua forza, la sua voce calma come un lago in una tranquilla sera di fine estate: Mio piccolo fiorellino, tu sai cosa fare, lo sai benissimo... Quando mi chiedono se credo nel diavolo, devo rispondere in tutta sincerità dino. Io non credo nella figura di Satana con le corna e la coda, appostato davanti all'inferno. Per me non esiste uno spirito malvagio supremo, ma ci sono piuttosto tante creature che sono dominate dal male, vivono e respirano tutto ciò che esiste di cattivo. Mentre scrivo nella mia mente appaiono i volti di Hitler, Himmler, Pol Pot, Tamerlano, i Duvalier (padre e figlio, dittatori di Haiti), Idi Amin Dada, Bokassa, e in tempi più recenti i serial killer John Wayne Gacy e Ted Bundy. In un certo senso, tutti questi uomini intrisi di malvagità erano veri demoni. Sono certa che da qualche parte dell'universo esiste una forza malefica, un'energia terribile e negativa che per quanto brutale e selvaggia non può farci del male se noi non glielo concediamo. Solo se il nostro cuore è avvoltodalle tenebre e la nostra anima è completamente nera, il male si sente accettato e riesce quindi a farsi strada: la paura rappresenta il suo nutrimento ideale. Tutti coloro che sono sani ed equilibrati temono entro certi limiti il male, ma se nel nostro cuore regna la luce e la nostra anima

ospita l'amore divino, non c'è spazio per le forze oscure e distruttive che finiscono cosò per dissolversi. Io ho visto le forze del male, e non ci sono parole in grado di spiegare la crudeltà infinita, gratuita e insensata che le contraddistinguono. E' giusto averne paura ed essere consapevoli della loro presenza, in modo da sapersi difendere in ogni momento. Non dobbiamo fare altro che ospitare Dio nel nostro cuore. Gerald Manley Hopkins ha scritto: Il mondo è cambiato con la grandezza di Dio. Io vorrei aggiungere che Dio non si limita a cambiare il mondo o l'universo: ovunque arrivi Lui, si diffonde la luce. Sorretta da questa certezza so di poter sorridere davanti al male, facendolo cosò scomparire e morire. Tutti noi conosciamo bene le regole. Se giochiamo con il fuoco, è facile che ci scottiamo; se invece lo usiamo con grande attenzione, rispettandolo e trattandolo nel modo più corretto, può assicurarci calore e conforto. Qualunque forma di energia e potere dev'essere trattata con il massimo rispetto. Il nostro potere, che ci è stato regalato da Dio e con il qualeveniamo al mondo, ed è la forza innata che si trova in ognuno di noi, va usato in maniera tale da renderci forte, garantendoci al tempo stesso il calore e il conforto di cui abbiamo bisogno. Quando entriamo in contatto con il mondo dello spirito, siamo animati dal desiderio di comprendere il nostro potere e quello dello spirito. Vogliamo smettere di aver paura ed essere certi di aver stabilito una connessione con il potere divino, con la luce più pura e luminosa che si possa immaginare. La storia che sto per raccontarvi dimostra quanto possiamo essere creativi e costruttivi con il nostro potere positivo, e quali ottimi risultati possiamo ottenere quando uniamo il nostro potere a quello dell'universo, alla forza che chiamiamo Dio. Mi trovavo in Arizona per una conferenza a cui partecipavano più di mille persone. Era arrivato il momento dedicato alle domande dei presenti, e io camminavo avanti e indietro con il microfono in mano, cercando di rispondere al maggior numero possibile di quesiti. A metà serata un uomo mi chiese notizie del fratello defunto: Sta bene? E' felice? Si trova insieme a nostro padre? Il mio interlocutore stava ancora parlando quando la mia porta si aprò e io mi

feci trovare in casa, in sintonia con il mondo dello spirito grazie al mio potere. Aquila Grigia era al mio fianco, e i miei sensi erano all'erta. In un primo momento non riuscii a vedere il fratello, e come capita spesso mi ritrovai invece in un altro luogo e in un altro tempo, pur continuando a essere consapevole del pubblico che mi circondava. Ero a bordo di un aeroplano con molti altri passeggeri; sembrava che andasse tutto bene, si sentiva ridere e chiacchierare, finché all'improvviso avvertii puzza di bruciato, e in quel preciso istante stabilii il contatto con il fratello dell'uomo che mi aveva chiesto informazioni. Credo di essere stato uno dei primi ad accorgermi dell'odore, mi confidò mentre si avvicinava. All'inizio era appena percettibile, ma ben presto divenne forte e intenso. Ho visto il fumo, e poi c'è stato quello scoppio... Ho capito subito che eravamo nei guai, dopo pochiminuti ci fu l'esplosione, ed era già tutto finito. Lui parlava, e io sentiiil fragore assordante, il calore intenso che non mi bruciò, e poi ci furono ancora risate e chiacchiere, persone che si chiamavano a gran voce. Potei cosò assistere a un tipo di riunione che in passato avevo visto raramente: un gruppo di anime si stava ritrovando davanti ai miei occhi, amici e familiari che già si trovavano nel mondo degli spiriti erano venuti a dare il benvenuto a coloro che solo in apparenza si trovavano ancora sull'aeroplano. Tutti loro si stavano abbracciando, piangendo dolcemente, stringendosi con affetto, felici di essere ancora insieme. Sentii il suono delle risate che rivelavano la gioia di quel ritorno a casa... Nel giro di pochi minuti sperimentai tutte quelle sensazioni che riferii al mio interlocutore e ai suoi parenti: anche loro si abbracciarono, e le loro lacrime esprimevano la gioia e la felicità per quello splendido messaggio. Ora sono certo che mio fratello è al sicuro, ed è tutto quello che volevo sapere, mi disse l'uomo. Quel volo era il TWA 800. Non ci furono sopravvissuti. Gli agenti dell'FBI investigarono per quattrocentottantacinque giorni, interrogarono migliaia di testimoni e spesero milioni di dollari dei contribuenti cercando di scoprire la verità: ottennero solo un rapporto di due pagine, senza raggiungere alcuna conclusione.

Nessun passeggero rimase in vita, e quindi nessuno fu in grado di raccontare cos'era successo... per quanto mi riguarda, io credo, anzi, sono certa che sono tutti sopravvissuti e vivono ancora. Tra loro c'è qualcuno che potrebbe rivelarci qualcosa in merito a quel tragico fatto. Il fratello dell'uomo presente alla mia conferenza ci disse ben poco, ma erano comunque informazioni di cui nessuno era in possesso qui sulla terra. Era tornato per confidarcele, e sono sicura che se avessimo avuto più tempo a disposizione ci avrebbe spiegato qualcos'altro. Quando si parla del mondo dello spirito, molti riescono a immaginare solo le forme di comunicazione più semplici, e pensano che i nostri cari possono dirci solo che stanno bene, ci amano e sono sopravvissuti alla morte fisica. Entrare in contatto con il mondo dello spirito vuol dire ben altro: significa stabilire una connessione mente/spirito che si spinge al di là della semplice comprensione di noi mortali. Finora nessuno scienziato ha scoperto uno strumento per misurare, mettere alla prova, confermare o negare le mie affermazioni. Il potere di Dio, dell'universo e della mente, spirituale o umano (se si tratta davvero di qualcosa di distinto e separato), risulta incomprensibile a gran parte della gente. I nostri concetti umani, nati dalle nostre esperienze terrene e spirituali, sono cosò ristretti e limitati che possiamo solo immaginare con notevole approssimazione il vero potenziale della mente e dello spirito che costituiscono ciascuno di noi. Vorrei ora rivolgermi a coloro che dubitano: dimenticate per un momento il vostro modo di ragionare così legato alla terra, e cioè il vostro cosiddetto buon senso. Partite dal presupposto che ciò in cui credo sia vero e reale, e quindi che la vita continui dopo la morte fisica (una sorta di passaggio), e che l'universo sia cosò potente e onnisciente che unendoci a lui possiamo attingere liberamente a questa forza, diventando tutt'uno con l'universo stesso e i suoi segreti. Provate a pensarci... e se fosse vero? E se io avessi ragione (io HO ragione!), da dove potremmo cominciare? Pur non essendo in grado di sapere o vedere tutto, grazie all'esperienza acquisita so che ognuno di noi racchiude in sé il potere dell'universo: vi suggerisco quindi di iniziare a stabilire la connessione con l'universo e il mondo dello spirito sviluppando la sintonia con la mente. Questo capitolo spiega come stabilire un contatto con la propria mente, rafforzandone il potere. Un giorno chiesi ad alcuni miei allievi dove pensavano che si trovasse la mente. La maggior parte di loro mi rispose: Nella testa. Davvero? ribattei divertita, dando loro il tempo di riflettere. Qualcuno di voi l'ha mai vista o sentita? No, ma fa parte del cervello, dichiarò uno studente. Io non ne sono certa, ripresi. Non l'ho mai vista o percepita a livello fisico, non so se è grande o piccola, e nemmeno se è nella mia testa o in qualche altra parte del corpo. Le mie parole diedero il via a un dibattito che divenne ben presto sciocco e poco istruttivo, e ognuno dei miei studenti indicò quella che secondo lui avrebbe potuto essere la sede della mente. A un certo punto osservai che in realtà non importa se la mente vive nella testa, nel cuore o all'altezza del sedere: conta solo che ci sia e funzioni nel migliore dei modi. Quando entrai in connessione con l'uomo morto a bordo del volo TWA 800, lui e io diventammo una mente sola: grazie al nostro potere, alla nostra energia e al nostro modello di pensiero individuale, le nostre menti erano entrate in

sintonia. Entrambi abbiamo cosò scoperto e utilizzato il potere della mente e del pensiero positivo. Nelle prossime pagine vi aiuterò a scoprire il potere di cui dispone ognuno di noi. Io credo che a livello potenziale tutti noi siamo grandi uomini o grandi donne, anche se le preoccupazioni e le paure create dalla vita quotidiana ci rendono dubbiosi circa le nostre reali capacità. In certi momenti finiamo inevitabilmente per dubitare di noi stessi. Anche le persone più evolute sono assillate da timori e incertezze, ma possiedono una maggiore capacità di superare le prove e le tribolazioni di ogni genere. Nell'arco della storia del genere umano, questi soggetti hanno dimostrato di saper pensare nel modo giusto e di avere un atteggiamento equilibrato quando si tratta di stabilire il loro futuro. Hanno scoperto il potere della mente e del pensiero positivo, e non hanno esitato a usarlo. Ralph Waldo Emerson ha scritto: Vince chi è convinto di poterlo fare, e secondo il dottor Karl Menninger: Gli atteggiamenti sono più importanti dei fatti. Nella Bibbia (Matteo 9Ä29) leggiamo: Vi sia fatto secondo la vostra fede. Il riferimento è alla fede in Dio, nelle scritture o in Cristo, che è grande, ma io credo che per quanto ci risulti difficile, dobbiamo avere fede anche in noi stessi. Imparare a fidarsi della nostra capacità di giudizio, a credere nel nostro potere e a riconoscere l'enorme valore del nostro potenziale che aspetta solo di essere riconosciuto e realizzato, può risultare veramente difficile. Se ci guardiamo intorno, vediamo ovunque persone spaventate che riescono magari a nascondere i timori che le divorano ma trascorrono l'esistenza tenendosi in disparte, soffrendo in silenzio a causa dell'insicurezza e del senso di inferiorità che li dominano. Questi soggetti non credono nella loroforza; convinti di non essere in grado di assumersi alcuna responsabilità, temono di non saper cogliere al volo le opportunità che la vita offre loro. Anch'io ho fatto parte di questa vasta schiera, e magari c'eravate anche voi... Se vogliamo crescere e cambiare, per prima cosa dobbiamo assumere un atteggiamento positivo: ogni giorno chiediamo a noi stessi se il nostro bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno. Il nostro cielo personale è davvero scuro e pieno di nubi, o tra le nuvole filtra qualche raggio di sole?

Nei momenti cupi, quando siamo in preda a qualche conflitto emozionale, è facile vedere il bicchiere mezzo vuoto, senza scorgere i raggi di sole che possono rischiarare la nostra giornata. All'epoca del mio divorzio, molti anni fa, dovevo lottare e faticare per riuscire a esibire un misero sorriso. Mio marito aveva svuotato il nostro conto in banca, lasciando migliaia di dollari di debito e rifiutandosi di pagare gli alimenti per me e Samantha, e come se non fosse bastato io mi ritrovavo a dover affrontare i creditori. Molte volte mi nascondevo in un angolo della casa con mia figlia, che aveva solo undici anni, mentre gli esattori delle imposte bussavano alla porta. L'ufficiale giudiziario cercò unpaio di volte di penetrare in casa mentre eravamo fuori, e per fortuna in entrambe le occasioni venne fermato dal mio vicino che minacciò di chiamare la polizia se non se fosse andato subito. Vi assicuro che queste sono soltanto alcune delle cose che mi rendevano cosò difficile sorridere: per me non c'era infatti niente di peggio del non poter nutrire nel migliore dei modi mia figlia. Non ero in grado di comperarle qualche bel regalo a Natale o per il suo compleanno, e quando andavamo a fare la spesa lei non osava mai chiedermi un gelato o le caramelle come facevano gli altri bambini. Ogni volta mi sentivo spezzare il cuore, e come se non fosse bastato la vedevo diventare sempre più timida, introversa e incapace di sorridere. C'erano però alcunimomenti preziosi, quando nonostante i problemi ci trovavamo a ridere insieme per qualche sciocchezza, divertendoci come potevamo. Era proprio per amore di Samantha, e per poterle offrire un esempio valido e dignitoso, che mi stampavo un bel sorriso in faccia ed esibivo un atteggiamento che voleva dimostrare agli altri che il mio bicchiere era mezzo pieno. Dentro di me invece ero infelice e spaventata, al pari di molti altri, e il mio cielo era cupo e minaccioso. Lavoravo in un pub, servendo da bere dietro al bancone e aiutando la padrona a cucinare. Il locale era affollato da gente quasi sempre gentile e amichevole. In qualunque modo mi sentissi, ogni giorno uscivo in strada, mi stampavo un bel sorriso sul volto e andavo al lavoro; facevo però una gran fatica a mostrarmi serena. Ricordo in particolare un giorno: rientrata verso le quattro del pomeriggio, mi ero lasciata cadere sulle scale di casa ed ero scoppiata in un pianto dirotto perché non riuscivo a togliermi dal volto quello stupido sorriso. Me l'ero applicato con tanta cura che la mia espressione si era quasi congelata, e anche tra i singhiozzi continuavo a sorridere. Ogni giorno le cose andavano allo stesso modo, e passò cosò un anno, poi un altro... Continuavo a mostrare il mio sorriso ipocrita, a lottare per garantire la sopravvivenza di mia figlia; ogni giorno mi pareva di andare in battaglia e di essere l'ultimo soldato rimasto a difendere la guarnigione. In

realtà non era affatto vero, perché avevo alcuni amici e avevo incontratoAquila Grigia, dando inizio al lavoro più importante di tutta la mia vita. Senza che me ne fossi accorta, la mia situazione aveva cominciato a migliorare. Accadde in una splendida giornata di primavera; la temperatura era mite, e il sole spuntava da dietro le nuvole gonfie d'acqua... Non ricordo quale fosse la mia destinazione, e nemmeno per quale motivo stessi viaggiando in macchina a quell'ora del mattino. La radio trasmetteva una musica rilassante e la strada era diritta, costeggiata da campi verdeggianti. A un tratto mi appoggiai allo schienale del sedile, sbirciai fuori del finestrino e sorrisi. Trascorsero un paio di minuti, e sentii una voce che non apparteneva alla mia guida o a qualcuno proveniente dal mondo dello spirito, ma nasceva nel profondo del mio essere e mi diceva: Stai sorridendo! Dopo aver finto per quella che mi sembrava un'infinità di tempo, stavo sorridendo sul serio! Le dita di Aquila Grigia mi sfiorarono la guancia, asciugandomi le lacrime. Scoppiai in una sonora risata, e mi resi finalmente conto che il mio bicchiere era cosò pieno da traboccare. Tutti i miei esercizi servono ad aiutarci a riconoscere e affrontare le nostre incertezze e il nostro senso di inferiorità, la nostra energia negativa, oltreche a riconoscere la nostra energia positiva, i punti di forza, le qualità come la gentilezza, la capacità di prendersi cura degli altri e la determinazione. Voglio cosò dimostrarvi che grazie al pensiero positivo possiamo affrontare qualunque cosa, e non solo i dubbi e le incertezze della vita quotidiana. Gli esercizi creativi e che stimolano il pensiero ci aiutano ad acquisire una certa fiducia in noi stessi, consentendoci di afferrare al volo le occasioni che la vita ci offre a piene mani. Accettando le nostre responsabilità, impariamo che la prima è proprio nei confronti di noi stessi. Abbiamo infatti il dovere di crescere e di scoprire il nostro vero sé e il nostro potenziale, perché se non ci evolviamo nonserviamo granché a noi stessi, e non siamo utili nemmeno alle persone che ci stanno intorno. Il potere del pensiero positivo Questo capitolo unifica tutti gli altri, e consente di eseguire tutti gli esercizi insieme, come se si trattasse di uno solo. Rivediamo brevemente i capitoli precedenti, scegliendo in ognuno di loro una parola chiave. Leggete e prendete nota di questi termini: pensiero Ä consapevolezza Ä mente Ä visualizzazione Ä pensare. Cercate di vedere il filo

invisibile che attraversa tutto il libro. La capacità di pensare, il pensiero e la mente equivalgono al potere della mente. Nel capitolo 1 abbiamo imparato a rilassarci, e abbiamo scoperto che usando in modo appropriato i nostri pensieri, visualizzando e centrando la mente possiamo rilassarci, controllando la mente stessa e le emozioni. Il capitolo 1 riguarda voi stessi, vi insegna a conoscervi, a scoprire come siete fatti e a diventare consapevoli della parte più profonda del vostro essere, l'essenza cioè del vostro spirito. Il capitolo 2 parla dei centri di energia al centro del palmo delle mani e all'altezza del plesso solare, e della consapevolezza della nostra energia. Iniziate esplorando la zona intorno al plesso solare rendendo costruttivo il vostro modo di pensare. Come ho più volte sottolineato, è importante capireche ogni nostro pensiero è una minuscola pulsione di energia; il pensiero collettivo equivale quindi a una quantità maggiore (massa) di energia. Il capitolo 3 mostra come guarire il proprio sé, indicando gli strumenti checi consentono di rafforzarci; è il capitolo delle liste, quello che ci spinge a meditare sui vari aspetti del nostro carattere. E' interessante notare come il primo aggettivo del mio elenco negativo sia SVENTATA: vuol dire che non penso, e non uso come dovrei il potere del pensiero quando ci sono di mezzo altre persone. Esaminate i vari lati della vostra personalità basandovi sui vostri soliti modelli di pensiero. Questocapitolo è incentrato sul potere della mente in rapporto al nostro processo di crescita. Seguendo le indicazioni del capitolo 4 abbiamo lavorato ancora con le visualizzazioni, varie tecniche che coinvolgono la mente, il pensiero e l'energia, e ci permettono di riconoscere l'aura. Possiamo dipingere la nostra aura e controllare la nostra energia grazie a un processo di visualizzazione e di pensiero creativo. Abbiamo inoltre approfondito il discorso sulla consapevolezza, mostrando come si può diventare coscienti della propria aura. Eccoci ora al capitolo 5. Potremmo dire che noi siamo composti di pensiero, che è tutto ciò che siamostati e saremo in futuro: privi della capacità di pensare e di elaborare il nostro pensiero, noi non siamo nulla. Ricordo il caso molto triste di un giovane sulla trentina, sposato, con due bambini piccoli, un lavoro fantastico, una vita tutta rose e fiori fino al

giorno dell'incidente, quando la sua macchina finò contro un albero. L'urto lo sbalzò fuori dall'abitacolo, e passando attraverso il parabrezza il poverettoandò a sbattere contro un albero, fracassandosi la testa. La ferita non eramortale, ma danneggiò in modo irreparabile la parte di cervello coinvolta nell'urto. Per quanto ne sapevano i medici e i suoi familiari, era ormai ridotto a una sorta di vegetale. Poiché non reagiva agli esami e alle prove a cui lo sottoposero, i medici diagnosticarono la sua morte cerebrale; non mostrava nemmeno di percepire il tocco e la voce dei suoi figli, della moglie e dei fratelli. Eppure rispondeva alle mie sollecitazioni! Non gli ho fornito una cura miracolosa, non l'ho fatto camminare o parlare di nuovo, ma vi assicuro che abbiamo comunicato, abbiamo parlato stabilendo una connessione a livello mentale, simile a quella che unisce a volte i gemelli o le persone particolarmente unite che riescono a leggersi a vicenda la mente. Quel mio paziente si chiamava Ivor, e per quanto mi riguardava non era affatto cerebralmente morto. Non fate lo sbaglio di credere che i suoi pensieri fossero intrappolati nel suo corpo fisico: nella sua mente ancora viva regnava una grande attività, i suoi pensieri erano brillanti e i suoi sensi erano particolarmente acuiti. Sapeva che prima o poi sarebbe morto, e che nonostante il supporto dei macchinari il suo corpo fisico si sarebbe indebolito fino a perire. Nel giro di un anno una brutta infezione ai polmoni pose fine alla sua esistenza terrena. Durante le nostre conversazioni mi parlò della consapevolezza sempre più grande che aveva nei confronti del suo potere e dell'energia che racchiudeva in sé, e di come era giunto a capire che la morte del suo corpo fisico non corrispondeva alla morte del suo spirito. Il suo organismo si indeboliva sempre più, ma in compenso la sua mente diventava più forte. Ivor si rese conto di essere una creatura indistruttibile. Ci sono molti casi di bambini nati con malformazioni più o meno gravi al cervello, e che almeno all'apparenza non sono in grado di pensare, di percepire, di provare alcuna emozione, di sentire o comprendere. Io so che non è affatto vero. Nel mio libro una lunga scala fino al cielo ho raccontato la storia di David, venuto al mondo con il cervello danneggiato e incapace di comunicare: in realtà era del tutto consapevole, e la sua psiche assorbivaogni singolo istante della sua vita terrena. I suoi pensieri, la sua mente e la sua anima sono indistruttibili. Spero che grazie a questo capitolo possiate rendervene conto anche voi. La maggior parte di noi sviluppa un determinato modello di pensiero a partire dalla più giovane età, e vi rimane fedele nel tempo fino a quando una crisiimprovvisa o un momento di grande confusione non ci costringe a rivedere e rielaborare i nostri parametri. Ci sono persone che non hanno mai preso in

considerazione l'idea di alterare o modificare il proprio modo di pensare, e seguono lo stesso processo mentale per l'intera esistenza: impostano il pilota automatico e diventano veri e propri robot, schiave di un determinato stile di vita e della mente che hanno dimenticato come usare (forse non l'hanno mai saputo...). Nel capitolo 4 abbiamo imparato a creare un nuovo modello di energia usando in maniera positiva e costruttiva i colori, la visualizzazione e il potere della mente: è infatti possibile alterare la struttura della nostra aura, del nostrocampo di energia, in modo da formare il modello a noi più adatto. In questo modo siamo in grado di scoprire come usare la nostra energia per sentirci a nostro agio, sviluppando al contempo la creatività. In questo capitolo stiamo invece per esaminare come possiamo cambiare modo di pensare, e le motivazioni che ci spingono a farlo. Se pensiamo a noi stessi in maniera diversa, più costruttiva e positiva, diventiamo più sicuri di noi e aumentiamo anche la nostra consapevolezza. Stiamo ora per costruire sulla nostra auto stima e sulla percezione che abbiamo della nostra forza. In teoria sappiamo di dover essere coscienti, e di doverci quindi assumere le responsabilità che ci spettano: in pratica però ci comportiamo in maniera ben diversa, perché è molto più facile incolpare gli altri degli eventuali insuccessi professionali o legati alla vita affettiva. Un uomo accusa la moglie di essere insopportabile perché a causa della sua propensione al tradimento, della dipendenza nei confronti dell'alcol o di qualche altra brutta abitudine lei ha stabilito alcune regole precise che non gli permette di ignorare (se il marito non le rispettasse, lei stessa verrebbe in qualche modo danneggiata). Le norme servono ad assicurarle un certo livello di protezione, ma fanno apparire la donna come una creatura dispotica, prepotente e decisa a mantenere a tutti i costi il controllo. Per l'uomo non è facile accettare l'idea che il suo atteggiamento sbagliato ha costretto la consorte a elaborare precise norme di vita e di comportamento. Se l'accusa di essere soffocante, esigente e piena di pretese, deve ammettere che lo è diventata per reazione, per poter salvare il loro matrimonio. Lui stesso dovrebbe cambiare, rendendo cosò inutili e prive di senso le regole che tanto l'opprimono. Una donna assume facilmente il ruolo della povera vittima se il suo capufficio si lamenta in continuazione del suo modo di lavorare: le risulta molto più difficile ammettere che arriva spesso in ritardo (i bambini si sono alzati tardi, e cosò ho fatto tardi anch'io), che ha un rendimento piuttosto scarso per via del ciclo mestruale (un'altra ottima scusa) o che pensa alle sue vicende personali invece di concentrarsi sulle pratiche d'ufficio. E' molto più facile attribuire ogni colpa al suo diretto superiore, accusandolo di essere un maschio sciovinista, insensibile e indifferente nei confronti dei subalterni. Può darsi che quell'uomo sia davvero fatto così , ma non si può negare che paghi alla sua segretaria uno stipendio elevato ottenendo in cambio un lavoro mediocre... Se la donna riuscisse ad ammettere che lei sola è responsabile dell'atteggiamento del suo capo e si sforzasse quindi di cambiare, con ogni

probabilità la sua situazione migliorerebbe. Sì , è vero, esistono mogli (e mariti) che fanno di tutto per mantenere il controllo nell'ambito del loro legame e tormentano giorno dopo giorno il coniuge solo perché hanno concesso ai tratti negativi della loro personalità di prendere il sopravvento, e anche se sono legati a una persona quasi perfetta vedono sempre e solo il bicchiere mezzo vuoto. Qualunque cosa accada, le loro giornate sono dominate dalla più grande insoddisfazione. E ci sono anche uomini e donne che subiscono un trattamento ingiusto sul luogo di lavoro pur non avendo alcuna colpa specifica. Conosco benissimo i problemi causati dalla sindrome premestruale, di cui ho periodicamente sofferto al pari di molte altre donne: vi prego quindi di non fraintendere i miei esempi. Mi rendo conto che ogni storia non presenta un unico punto di vista, e vorrei farvi capire che quando ci troviamo coinvolti in un conflitto che si basa sulle diversità di comportamento che ci oppongono al nostro interlocutore, invece di puntargli subito il dito contro (accusandolo di ogni possibile nefandezza), dobbiamo mettere in discussione il modo in cui ci tratta, esaminando il nostro atteggiamento e le nostre eventuali responsabilità. Solo così possiamo affrontare qualunque difficoltà in maniera adulta e responsabile. E' qui che inizia la nostra crescita. Lei non mi capisce, Lui non mi comprende, Non riesco a capirlo... Se riconosciamo la nostra condizione di esseri umani imperfetti e portati a compiere errori, dobbiamo ammettere anche di aver formulato spesso lamentele del genere. Può darsi che la ragione sia stata dalla nostra parte, e che per tutta la vita siamo stati profondamente incompresi. E' giunto però il momento di indagare e scoprire la verità. Ricordo che da bambina venivo sempre mandata da una vicina in cerca di alcune monete da uno scellino, che all'epoca venivano usate per far funzionare il contatore del gas o dell'elettricità. Ogni famiglia possedeva quindi una scorta di monetine, inevitabilmente destinata a finire. L'incarico di recuperarne qualcuna veniva sempre affidato a me o alle mie sorelle, e nessuna di noi amava andare dalla signora Smith: pur essendo gentile, era completamente sorda, e ci voleva sempre un sacco di tempo (e di urla da parte nostra) per farle intendere cosa volevamo. Solo ricorrendo a una sorta di linguaggio dei gesti riuscivamo a ottenere le monete, che lei possedeva in grande quantità. Era infatti per questo motivo che la mamma ci mandava sempre da lei, pur essendo al corrente dei nostri insormontabili problemi di comunicazione. E' interessante notare come noi sapevamo quanto fosse sorda, eppure ogni volta cercavamo di comunicare con lei nello stesso identico modo: cominciavamo chiedendole in tono gentile e pacato uno scellino, e finivamo urlando come pazze. Vedo ancora il suo viso, la sua espressione corrucciata mentre si sforzava disperatamente di capire, e ricordo il suo sorriso compiaciuto quando riusciva a comprendere il messaggio. In tutti quegli anni non ho mai pensato una sola volta di tentare un approccio

diverso. Sarebbe stato molto più semplice prendere una penna e un pezzo di carta, e scriverci sopra: Per favore, ha uno scellino da prestarci per il contatore? A chi spettava il compito di semplificare il più possibile la situazione? Secondo alcuni, il fatto di essere sorda poneva spesso la mia vicina in situazioni del genere, e quindi toccava a lei armarsi di carta e penna: la colpa era soltanto sua! Altri invece (me compresa) ritengono che se una persona vuole essere capita, deve preoccuparsi di trovare il modo di riuscirci. Se volete comunicare in maniera chiara e non ci riuscite, invece di ostinarvi a usare un linguaggio che al vostro interlocutore appare simile all'antico fenicio, non dovete fare altro che imparare una lingua che gli risulti più comprensibile. Quando cerchiamo di entrare in sintonia con il mondo dello spirito dobbiamo mostrarci sensibili e consapevoli dei loro tentativi di comunicare con noi. Sbagliare e inciampare in qualche incomprensione è molto facile: spesso nonesprimiamo con chiarezza ciò che pensiamo, e non ascoltiamo con attenzione ciò che gli altri ci stanno dicendo. Quante volte abbiamo sospirato: Ma io non volevo dire niente del genere! oppure: Credevo tu volessi dire questo o quest'altro! La comunicazione può essere una faccenda molto complessa, ed èproprio per questo motivo che è importante comunicare bene, almeno con noistessi: dobbiamo quindi sapere cosa desideriamo, ciò che vogliamo dire, e imparare a esprimerci con chiarezza, senza fare troppa confusione. Se non avete le idee chiare in merito a voi stessi, è probabile che anche le personeche vi stanno intorno non riescano a capirvi. Dovete schiarirvi le idee, e solo voi siete in grado di farlo, gli altri possono soltanto cercare di aiutarvi: la responsabilità di un eventuale successo spetta a voi. Se comprendete il potere della mente, cominciate a capire il vostro potere, il vostro potenziale. Avete lo scopo preciso di stabilire una serie di obiettivi e di raggiungerli: potete farlo, dovete solo decidere di mettervi in marcia! La mente crea i pensieri, e come vi ho già detto ogni singolo pensiero rappresenta una minuscola pulsione di energia. Immaginate quanta energia avremmo a disposizione se creassimo in maniera deliberata una massa notevole di pensieri positivi, assumendoci la responsabilità del nostro modo di pensaree tenendo sotto controllo la mente. Al tempo stesso, dobbiamo renderci conto che se li usiamo in maniera negativa, i nostri pensieri sono altrettanto potenti, in grado di danneggiare noi stessi e gli altri. C'era un uomo, che chiameremo signor Jones, che si fece visitare perché soffriva da mesi di forti dolori allo stomaco. Si sottopose a una lunga serie di analisi, e dopo un breve ricovero in ospedale il dottore lo informò con la massima delicatezza e comprensione che purtroppo aveva un tumore allo stomaco, giunto ormai in fase terminale. Ed era troppo tardi per ricorrere a qualsiasi cura, dato che il suo corpo era invaso dalla malattia: gli restavano tre mesi di vita.

Sconvolto, il signor Jones tornò a casa, informò la moglie e i familiari, e si mise a letto, pronto a morire. Nel giro di due settimane era ridotto a uno scheletro, tormentato dai dolori e costretto a prendere la morfina. Tutti sapevano che non sarebbe sopravvissuto a lungo. Un giorno il dottore arrivò per la consueta visita quotidiana. Appena lo vide, la signora Jones si accorse che il suo atteggiamento era piuttosto strano. C'è qualcosa che non va? gli chiese. Preferisco parlarne con suo marito, le rispose lui, annuendo. Erano trascorse quattro settimane da quella diagnosi fatale. Il signor Jones, debole e malato, giaceva steso nel suo letto, incapace di sollevare la testa. Il medico si sedette al suo fianco e gli strinse con forza le mani. Non so come iniziare, esordì . C'è stato uno sbaglio... ho confuso le sue analisi con quelle di un altro signor Jones! Che significa? esclamò la donna, confusa e spaventata. Vuol dire che suo marito non sta affatto morendo, le spiegò l'uomo, lasciandosi sfuggire un pesante sospiro. Non si tratta di un tumore ma di una semplice ulcera. Ma lo guardi... sta malissimo! Dev'essere per forza qualcosa di grave! La poveretta era sbalordita. E' semplicemente il potere della mente. Ho già visto altri casi simili: se un uomo si sente dire che è in punto di morte e ci crede con grande intensità, può succedere davvero... Sono certa che sarete felici di sapere che il signor Jones si è perfettamente ripreso, e anche la sua ulcera è guarita. Questo è il potere della mente, che può prendere il sopravvento sulla materia. Il mio medico curante mi ha raccontato un'altra storia, riguardante un vedovo rimasto da solo con sei bambini piccoli. Quando scoprò di avere un cancro allo stadio terminale, l'uomo ribatté deciso: Dottore, non sia ridicolo! Non posso morire, ho troppe cose da fare, e troppe persone fanno affidamento su di me! Da quel giorno sono passati vent'anni! Il mio medico ha perso le sue tracce, ma quando mi ha parlato di lui ha concluso, ridendo divertito: Sono convinto che vivrà molto più a lungo di me! Il potere della mente è così forte che in determinate circostanze può rivelarsi una forza indomabile: se solo sapessimo usarlo nel modo migliore! Appena ci rendiamo conto che l'energia positiva e costruttiva può controbilanciare l'effetto nefasto creato dai pensieri negativi, siamo già a buon punto lungo il cammino che ci porta alla creazione di uno stato di benessere interiore. In questo modo la nostra crescita ha finalmente inizio. Vorrei citarvi come esempio le vicende di un'amica che mi ha chiamata tempo fa perché a causa dell'incompetenza di qualcun altro si è trovata a vivere una situazione difficile sul lavoro. Sentendosi triste e inerme, incapace di agire, mi ha chiesto: Rosemary, che cosa posso fare? Mi sento cosò negativa e depressa! Per il momento non poteva intervenire in alcun modo perché il controllo della situazione era in mano ad altri; era però in grado di pianificare e stabilire

una linea di condotta per quando si fosse trovata libera di agire. Certo, un simile comportamento è più facile a dirsi che non a farsi, ma non vi ho mai detto che i miei esercizi sarebbero stati facili! Per prima cosa comincia a lavorare sugli aspetti della tua esistenza a cui attribuisci un certo valore. Devi redigere una lista di tutte le cose che funzionano in ufficio e a casa, e chiederti poi se il tuo bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Conoscevo già la risposta, e la sapeva anche lei: il suo bicchiere era pieno a metà. Quel periodo della sua esistenza poteva magari sembrarle lungo, ma prima o poi sarebbe passato, ed era solo una seccatura per cui non valeva la pena di accumulare emozioni negative. Il tuo bicchiere è pieno a metà. Il tuo modo di pensare dev'essere costruttivo e positivo. I tuoi pensieri devono andare al di là di ciò che è negativo: concentrati sui momenti in cui riesci a essere costruttiva a livello materiale, e per ora accontentati di esserlo a livello mentale. Cosò facendo crei un'energia potente e positiva, capace di influenzare te stessa e chi ti sta intorno. E' cosò difficile riuscirci, gemette. Quando ti trovi con le spalle al muro, hai solo due scelte a disposizione: puoi scivolare in terra e restare sdraiata ad aspettare che qualcuno si fermi a rimetterti in piedi, oppure puoi rimanere appoggiata fino a quando non hai accumulato abbastanza energia e potere mentale da rimetterti in cammino. Tocca a te scegliere, ma ti avviso che non ho dubbi su come deciderai di comportarti, conclusi. In qualità di guaritrice sono consapevole del fatto che i pensieri costruttivi e positivi servono ad aumentare la consapevolezza spirituale, e ho avuto il privilegio di aiutare molte persone malate, alcune in punto di morte, altre in fase di recupero. E non manco mai di stupirmi vedendo come gli esseri umani riescano a fare ricorso a una forza interiore che non sapevano nemmeno di possedere fino a quando non ne hanno avuto bisogno. Quando si tratta di affrontare la morte, ben poche persone restano immobili e inermi. Ho visto molta gente che è riuscita a scovare nel profondo del proprio essere la forzae il coraggio necessari, e non è scappata davanti alle sue paure più tremende. Thomas Muro di pietra Jackson disse una volta a un suo ufficiale in preda ai dubbi: Generale, non si faccia mai consigliare dalle sue paure! Jackson era un uomo fuori della norma, con una forza di carattere a dir poco rara. Noi semplici mortali veniamo invece notevolmente influenzati dalle nostre paure. Eppure, nell'ambito della mia attività ho conosciuto molti malati di cancroche ringraziavano Dio perché facendoli ammalare aveva concesso loro il più bel dono che si possa immaginare. E tra loro ricordo Carol, che faceva parte di un gruppo di supporto di Hong Kong davanti al quale venni invitata a parlare in occasione di una mia visita. Come sempre accade in questi casi, al termine dell'incontro mi ritrovai ispirata e colma di meraviglia davanti alla forza e alla determinazione di quella gente. Di recente ho partecipato a una riunione di un gruppo di supporto costituito da donne malate di tumore al seno, a Manchester nel Vermont. Me lo aveva chiesto Kathy, una mia paziente, e per me è stata un'esperienza meravigliosa.

Ho incontrato persone di grande coraggio, il cui bisogno di raccontare e condividere è superato solo dalla loro disponibilità ad ascoltare con compassione le storie delle altre: cercando aiuto e conforto per se stesse, sono in grado di offrirne alle amiche. Ho visto uomini, donne e bambini che pur tra grandi sofferenze riuscivano a sorridere o a stringere la mano a un familiare o un amico per rassicurarlo. Ho visto malati e moribondi decisi a guarire o a far soffrire il meno possibile i loro cari. Ho visto all'opera il potere della mente, e sono orgogliosa di aver in qualche modo collaborato al suo successo. Il pensiero positivo può essere usato per aumentare la sensibilità neiconfronti delle emozioni altrui; il pensiero collettivo è più forte di quellodei singoli individui, ed è in grado di produrre veri e propri miracoli. Molte persone in ogni angolo del mondo osservano il momento della guarigione, e ogni giorno dedicano un momento di preghiera e raccoglimento a tutti coloro che sono malati. Alcuni riservano qualche istante a una persona in particolare che si trova in difficoltà. Per cinque o dieci minuti al giorno noi della RAAH inviamo le nostre preghiere e la nostra energia curativa a tutti i pazienti sparsi per il mondo. Unendo le nostre forze ci connettiamo con Dio e con coloro che si trovano nel mondo dello spirito e vogliono unirsi a noi. Il potere e l'energia che vengono cosò creati sono immensi, e i risultati ottenuti sono incredibili. Riceviamo lettere e telefonate da migliaia di persone che fanno parte dei nostri elenchi e ricevono grandi benefici dalle nostre invocazioni; molti dichiarano di sentire la nostra presenza quando si raccolgono in preghiera... in realtà avvertono la presenza di un potere positivo, rigenerante e in grado di guarire. Mentre curiosavo in un negozio, ho visto un quadretto che mi piaceva molto su cui era scritto: La vita è fragile, maneggiatela con le preghiere. Se tutti noi preghiamo, e lo facciamo stando insieme come alla RAAH, possiamo vedere la potenza della nostra energia collettiva, come dimostrano i risultati dei nostri sforzi. Riceviamo infatti testimonianze provenienti da ogni angolo del pianeta: i nostri pazienti ci ringraziano per l'aiuto che prestiamo loro, ci chiedono di continuare a sostenerli, incoraggiandoci e dimostrandoci che la preghiera funziona davvero. Quando pregano, i membri della mia squadra cercano sempre di usare pensieri positivi, creando un'energia altrettanto positiva che si diffonde come i cerchi concentrici che appaiono in uno stagno quando vi buttiamo un sasso. Un pensiero positivo si allarga fino a incontrarne un altro, e poi un altro ancora, e via di seguito... E' evidente che dobbiamo diventare consapevoli dei nostri pensieri e della nostra capacità di dirigerli e controllarli. Dove possiamo cominciare? Per prima cosa dobbiamo riconoscere e individuare i

nostri processi mentali negativi, scoprendo in quali momenti e per quali ragioni ci capita di avere pensieri negativi. In seguito possiamo scoprire che cosa scatena in noi la negatività: forse consentiamo all'umore delle altrepersone di influenzarci. Se un amico è depresso, è facile offrirgli aiuto, anche se si tratta magari semplicemente di ascoltarlo. Può darsi che prima di sentire la sua triste storia noi ci sentiamo in ottima forma, e che al termine ci ritroviamo invece depressi e sconsolati. Questo significa che ci siamo lasciati contagiare dalla sua energia negativa. Forse siete incapaci di risollevarvi quando state vivendo una situazione deprimente. Chiedetevi il motivo di tale comportamento. Alcune persone amano essere infelici: fate forse parte di quella folta schiera? Poco tempo fa partecipai a un programma televisivo, e durante l'intervallo feci due chiacchiere con una donna che chiamerò Margaret, appena rimastavedova. La mia vita è sempre stata infelice, si lamentò. Non ho avuto altro che problemi, e mai nessuna gioia, niente che potesse rendermi felice. Sapevo che si aspettava una buona dose di partecipazione e compassione da parte mia, ma io avevo appena parlato con una coppia di genitori che aveva perso il figlio di undici anni, Timmie, investito da un'auto. Sebbene distrutta dal dolore, la madre mi aveva confidato di essere grata a Dio che le aveva concesso il dono di quel bambino meraviglioso, il raggio di sole che aveva illuminato la sua esistenza. Di conseguenza, anche se comprendevo la sofferenza di Margaret non potei fare a meno di confrontare il suo atteggiamento con quello dell'altra donna, e glielo dissi: Secondo te, la tua vita è stata priva di luce, ma entrambe sappiamo che non è affatto vero, perché hai vissuto di sicuro qualche bella esperienza. Il problema è che nonriconosci le cose buone perché il tuo atteggiamento è negativo. Chiudi gliocchi e ti rifiuti di vedere, e quindi il tuo bicchiere è sempre mezzo vuoto. Non sei mai contenta di nulla, e sei colma di autocommiserazione. Al pari di molte altre persone, Margaret amava essere infelice: per lei la felicità consisteva nel potersi lamentare. La pensate anche voi allo stesso modo? Se vi siete presi la briga di leggere questo libro, non credo che condividiate questo atteggiamento; chiedetevi comunque se vi fa piacere essere tristi e sofferenti, o se siete diventati negativi a furia di guardare il lato peggiore delle cose, vedendo il vostro bicchiere sempre mezzo vuoto. Siate sinceri con voi stessi, senza essere però troppo severi. Tutti noi siamo creature mortali piene di difetti. Pensate a come funziona la vostra mente, e cercate di capire per quale motivo il vostro modello di pensiero segue determinati procedimenti. Quando riuscite a capire il vostro modo di pensare, potete imparare a usarlo a vostro vantaggio, IN MANIERA POSITIVA. Il potere del pensiero è la più grande fonte di energia che abbiamo a

disposizione. Se impariamo a usarlo in maniera creativa e positiva, possiamo trarne notevoli vantaggi. Credere in Dio o in noi stessi, e saper sfruttare l'energia che deriva da tale fede, è una vera e propria capacità che va tenutain esercizio, in modo da svilupparsi sempre più. Gli esercizi successivi ci aiutano ad acquisire tale capacità, ma come sempreaccade i risultati che potete ottenere dipendono dalla quantità di tempo che siete disposti a dedicare agli esercizi stessi, oltre che dalla vostra determinazione. Alcuni di noi sono cosò accecati dal dolore, dalla sofferenza e dalla rabbia che non riescono a vedere la bellezza che li circonda: vivono prigionieri del passato, e non sanno come spezzare un modello di comportamento ormai troppo rigido. I problemi e le difficoltà della vita aggrediscono econsumano la nostra energia, lasciandoci scoraggiati e privi di forze. In casi del genere il nostro potere effettivo viene in qualche modo oscurato. Se vogliamo percepire, vedere e comprendere il nostro potere, dobbiamo imparare a modificare il nostro pensiero, trasformandolo da negativo a positivo. Ecco alcuni esempi di pensieri negativi: Non troveremo di sicuro un tavolo, il locale è pieno! Scommetto che abbiamo perso l'autobus (il treno, l'aeroplano). Sono sicuro che non è in casa. E' inutile chiederglielo, sono certa che ci dirà di no. Questa è invece la versione positiva degli stessi pensieri: Proviamo a chiedere un tavolo, può darsi che qualcuno abbia cancellato una prenotazione! Con un pizzico di fortuna l'autobus (il treno, l'aeroplano) sarà in ritardo! Proviamo a fermarci da lei, magari è in casa. Chiedere non costa nulla: può darsi che sia di buon umore e ci risponda di sò . Invece di formulare pensieri basati sulla paura, la sconfitta o l'incapacità di agire, riempiamoci la mente di pensieri positivi colmi di fede e sicurezza in noi stessi: solo cosò possiamo ottenere qualcherisultato! Impariamo quindi a credere in noi e ad agire animati da un sano coraggio. Un modo di pensare positivo o negativo non va confuso con una visione ottimistica o pessimistica, anche se si tratta di atteggiamenti simili. Secondo la dottrina di Gottfried Wilhelm von Leibniz, un ottimista crede che questo mondo sia il migliore tra tutti quelli possibili, e che alla fine il bene prevarrà sul male. Se le sue convinzioni sono esasperate, l'ottimista è così accecato dalla sua capacità di vedere solo il lato migliore di ogni situazione da non fare mai nulla per cambiare le cose, convinto che prima o poi il bene avrà il sopravvento senza che lui debba intervenire. Chi pensa in positivo sa invece che spesso bisogna impegnarsi e sforzarsi per

favorire il cambiamento, e accetta il fatto che non sempre le cose vanno come vorrebbe; è comunque deciso a trarre il massimo vantaggio in maniera POSITIVA da ogni situazione. Un pessimista tende ad avere un punto di vista negativo, si aspetta sempre il peggio, crede che il mondo sia nelle condizioni peggiori possibili ed è convinto che il male sia destinato a trionfare. Ha gli occhi chiusi, e quindi vive nelle tenebre. Chi pensa in negativo non è in condizioni cosò gravi, anche se consente al suo sé di abbandonarsi a un atteggiamento pessimistico, e parte sempre dal presupposto che qualunque sforzo personale sia destinato al fallimento. Avere una prospettiva positiva non ci assicura un'esistenza felice, e non ci rende immuni dagli inevitabili drammi e traumi che rappresentano le lezioni offerte dalla vita stessa. Non ci offre nemmeno la garanzia che un giorno vinceremo il primo premio della lotteria, o che sbancheremo la roulette: molto più semplicemente, ci aiuta ad affrontare in maniera più potente e costruttiva le prove e le difficoltà di tutti i giorni. Un atteggiamento positivo ci rende più forti e al tempo stesso più realistici in merito ai risultati che possiamo ottenere. Io penso sempre positivo, e credo che una persona possa fallire solo se non prova: come possiamo sapere quali obiettivi sono o meno raggiungibili se non ci impegniamo, non cerchiamo di vedere e sperimentare? Cambiare il nostro modo di pensare ed elaborare un atteggiamento creativo significa creare un'immagine mentale positiva di noi stessi. Facile a dirsi, ma non a farsi... Il pensiero positivo è una capacità, e di conseguenza dobbiamo tenerci in esercizio giorno dopo giorno. Qui di seguito potete trovare alcuni semplici esercizi: affrontateli in maniera decisa e positiva, e vi aiuteranno a dar vita a un sé deciso e positivo! ESERCIZIO 1 Ä COMPRENDERE IL NOSTRO MODO DI PENSARE Per prima cosa prendiamo in esame i pensieri negativi. Ogni giorno trovate un posto tranquillo, sedetevi comodamente e per alcuni minuti meditate sui pensieri negativi che vi hanno assalito nelle ultime ventiquattr'ore. Esempio: Tristezza Rabbia Frustrazione Irritazione Ostilità Disgusto Solitudine Chiedete poi a voi stessi che cosa ha suscitato in voi tali pensieri, e per quale motivo avete dato loro libero accesso alla vostra mente. Esempio: oggi ero a bordo di un aeroplano, in attesa di decollare. Il viaggio in California si era rivelato particolarmente pesante, e avevo una gran voglia di tornare a casa. All'improvviso il comandante ha annunciato: Vi informiamo

che a causa di un guasto ai portelloni posteriori è previsto un ritardo... Hosubito provato un forte senso di FRUSTRAZIONE, ma poiché fino a quel momento la giornata era stata piuttosto piacevole, sono riuscita a eliminare la mia negatività tenendo sotto controllo i miei pensieri: ho chiesto aiuto alla mia guida e a coloro che vivono nel mondo dello spirito, e ho subito raggiunto uno stato d'animo più positivo. Nel giro di mezz'ora i portelloni sono stati sistemati, e siamo finalmente partiti. All'arrivo a New York si è però verificato un altro contrattempo: era l'una di notte, e l'automobile che avevamo noleggiato non si vedeva da nessuna parte. Alla frustrazione si è quindi aggiunta la rabbia, due emozioni negative chesono esplose in me. Sono certa che potete capirmi: dopo aver viaggiato per ore ero finita in una situazione a dir poco scomoda, e come se non fosse bastato era notte inoltrata... come avrei potuto conservare la mia positività? Perfortuna Aquila Grigia sa mantenere il controllo meglio di me: l'autista di una limousine si era ritrovato improvvisamente libero perché il suo passeggero nonsi era presentato, e si è offerto di portarci a casa facendoci pagare una cifra irrisoria! Quando pensate alla vostra giornata e cercate di capire che cosa ha fatto nascere in voi i pensieri negativi, stabilendo anche le motivazioni del vostro atteggiamento, prendete nota per iscritto di tali pensieri. Se avete l'impressione che vi sto suggerendo un numero eccessivo di elenchi, sappiate che riassumere i pensieri negativi e le ragioni che secondo voi li hanno scatenati è un utile accorgimento che vi consente di controllare se il motivo per cui vi siete arrabbiati era davvero cosò importante, e se magari non potevate mostrarvi più tolleranti, gentili, pazienti e quindi positivi. Mi rendo conto che non sia per nulla facile assumere un comportamento cosò equilibrato, ma capire il motivo per cui si verifica un determinato problema vi aiuta in qualche modo a risolverlo. I pensieri negativi possono rivelarsi una notevole seccatura, peggiorando le situazioni già difficili: ospitarli nella vostra mente attira infatti su di voi un'ulteriore dose di energia negativa che vi priva del vostro potere. ESERCIZIO 2 Ä CONTROLLARE I NOSTRI PENSIERI Redigete una lista dei vari effetti che secondo voi il pensiero positivo può

avere sulla vita di chi vi sta intorno, e scrivetene poi un'altra che indica le possibili conseguenze di questo modo di pensare sulla vostra vita. Esempio: Generale Personale 1. Allegria Maggiore decisione 2. Calma interiore Maggiore positività 3. Azioni positive Maggiore rispetto di sé 4. Maggiore decisione Maggiore sicurezza di sé 5. Soddisfazione Maggiore socievolezza 6. Migliori condizioni di salute Grande felicità Leggete poi i due elenchi ad alta voce, sottolineando ogni singolo punto, fino a quando la vostra disposizione d'animo non diventa positiva e felice. Ricordatevi che in questo modo iniziate a creare un'energia reale, potente e positiva. Quando leggete le varie voci, cercate di riportare alla mente alcuni fatti che si sono verificati nell'arco della giornata e che vi hanno fattosentire bene: può trattarsi di qualcosa che è accaduto a voi personalmente, o di qualche episodio a cui avete assistito (un bambino che tiene per mano la madre, un uccellino che si posa sul ramo di un albero davanti a casa vostra, una parola gentile, un sorriso...). Esempio: mentre uscivo dai locali di una stazione televisiva di Los Angeles, diretta all'aeroporto, mi girai per salutare un'ultima volta due coniugi, ospiti del mio stesso programma, che avevano appena perso un figlio. Li vidi abbracciarsi a vicenda, e a un tratto l'uomo asciugò le lacrime sul viso della moglie. Mi sorrisero entrambi, felici di essere stati in mia compagnia. E io mi sentii profondamente bene: la mia energia era positiva, al pari dei miei pensieri. Ringraziai il mondo dello spirito ed entrai in macchina, sopraffatta dalla stanchezza e con la testa che mi scoppiava per l'emicrania, ma sorridente.

ESERCIZIO 3 Ä CREARE IL POTERE POSITIVO DELLA MENTE Redigete un'altra lista basandovi su quelle stilate nel capitolo 3: questa volta però indicate solo gli elementi benefici/positivi della vostra personalità. Esempio: 1. Gentile 2. Capace di occuparsi degli altri 3. Sensibile 4. Garbato 5. Capace di lavorare sodo 6. Premuroso Ogni giorno dedicate qualche momento a questo esercizio, leggendo le varie indicazioni ad alta voce e assumendo un atteggiamento positivo. Questa volta però iniziate ogni frase dicendo IO SONO. Parlate in tono deciso e mostratevi sicuri, e anche al termine di ciascuna affermazione ripetete... IO SONO. Esempio: IO SONO una persona gentile, capace di occuparsi degli altri e sensibile. Ecco come voglio essere e come IO SONO. In questo modo create una potente energia, benefica e positiva, e ripetete un'affermazione altrettanto potente: io sono, io sono, io sono... Nel mondo dello spirito è sufficiente esistere. Non abbiamo bisogno dell'auto di lusso, della villa spaziosa, del lavoro di prestigio o degli amici giusti per soddisfare il nostro ego e sentirci più importanti e soddisfatti. Siamoinfatti consapevoli che la vita è tutto, e grazie alla crescita del nostro sé diventiamo cosò come vogliamo essere. Vorrei ora parlarvi di un uomo che chiamerò James, erede della celebre famiglia Jackson, ricchissima e nota a tutti. James Jackson era uno spaccone e un presuntuoso. Suo padre aveva accumulato grandi ricchezze, e si pensava che James, il primogenito, avrebbe fatto altrettanto. E infatti lui ci riuscò : agli occhi delle persone che contavano (almeno per lui), era un uomo di successo. Con suo padre però era tutta un'altra faccenda: sebbene fosse orgoglioso del suo figliolo, il vecchio genitore non glielo diceva mai. Quando tesseva le sue lodi con qualcuno, raccomandava sempre al suo interlocutore di non riferire nulla al figlio. James era cosò cresciuto nella convinzione che

qualunque cosa facesse, non sarebbe mai stato abbastanza bravo. Non riusciva a impressionare suo padre e a far colpo su di lui. Prese cosò l'abitudine di vantarsi e decantare i suoi successi, i suoi amici e i risultati che otteneva. Quando suo padre morò , per lui vantarsi era diventata un'abitudine, uno stile di vita, una sorta di stampella a cui appoggiarsi perché dentro di sé era convinto che non sarebbe mai stato all'altezza delle aspettative di quel grand'uomo, e che avrebbe inevitabilmente fallito. Con il passare del tempo le sue vanterie diventavano sempre più esagerate, e lui si sentiva sempre più inferiore. Un giorno anche James Jackson morò , e cosò come accade a ognuno di noi un angelo venne a prenderlo per riportarlo a casa. Giunto a destinazione, trovò ad aspettarlo un uomo che non ricordava di aver mai visto in precedenza, e che gli chiese: Chi sei tu? Lui alzò con decisione la testa e lo guardò negli occhi: Sono James Jackson, della celebre famiglia Jackson, una delle più ricche e potenti dell'intero mondo occidentale, e... Si interruppe di colpo, consapevole del modo in cui lo stava fissando il suo interlocutore. Io ti conosco, sei il piccolo Jimmy Jackson, esclamò lo sconosciuto, e sorridendo aggiunse poi con voce gentile: Sei mio figlio! Il piccolo Jimmy Jackson lo guardò di nuovo, e questa volta non vide il potente uomo d'affari, ma soltanto un semplice essere umano. Sì , è vero, sono proprio io, gli rispose tra le lacrime. Per tutta la vita James si era vantato di essere come in realtà non era, e per tutta la vita aveva desiderato solo che suo padre si mostrasse orgoglioso di lui. Allo stesso modo, la maggior parte di noi ha bisogno di essere accettata e in qualche modo riconosciuta: vogliamo essere a tutti i costi una buona moglie, un padre valido, un imprenditore di successo... qualunque cosa, purché ci sia di mezzo il successo! L'esigenza di essere riconosciuti è troppo forte. Prima che gli altri si rendano conto di come siamo in realtà, dobbiamo procedere e riconoscere noi stessi. Io sono, io sono, io sono... A un certo punto di questo capitolo ho citato il dottor Karl Menninger: Gli atteggiamenti sono più importanti dei fatti. Io credo che questa affermazione sia corretta, ma che anche i fatti abbiano comunque una certa importanza. Noi siamo esseri spirituali che stanno vivendo un'esperienza umana, ed è proprio il nostro comportamento umano a trattenerci e limitarci, impedendoci di vedere chi siamo davvero. Di conseguenza, dobbiamo cercare di addestrare la nostra mente insegnandole a funzionare come vogliamo noi, e non in base ai condizionamenti che ha subito fino a oggi. Rileggete i lati positivi della vostra personalità, e ogni giorno ripeteteli per alcuni minuti ad alta voce, assumendo un atteggiamento deciso e positivo: io sono gentile, io so prendermi cura degli altri, io sono una persona sensibile. Aggiungete poi: questo è proprio il modo in cui io voglio essere. Voglio rendere ancora più marcata questa mia caratteristica. Ecco come IO SONO. In questo modo potete imparare a controllare i vostri pensieri in maniera positiva e costruttiva.

ESERCIZIO 4 Con ogni probabilità, questo esercizio è il più facile e al tempo stesso il più efficace di tutti, e richiede l'uso di un mantra. Un mantra è una parola o una frase che molte persone usano per facilitare la meditazione. Le parole vengono disposte in modo da poter essere intonate come una sorta di canto (ma non è questo lo scopo dell'esercizio). Potete imparare a usare un mantra tutti i giorni, in qualunque momento della giornata e in qualunque situazione, perché non si tratta altro che di una sequenza di parole dotate di Potere, e cioè io voglio, io posso, io faccio, io farò, io sono... Anche se sono certa che trovare il vostro mantra vi risulterà particolarmente facile, qui di seguito potete leggerne alcuni che ho suggerito a persone che per motivi vari non sono riuscite a compiere in maniera autonoma questo primo passo verso la scoperta del proprio sé. A. Io troverò la gioia nell'arco della mia esistenza, e tutte le cose più belle mi giungeranno. B. Io rivolgerò il mio volto verso il sole e porterò la sua luce nella mia vita. C. Io posso essere felice. Io sarò felice. D. Io voglio sorridere, io voglio sorridere, io voglio sorridere. Questi mantra si riferiscono a situazioni e momenti particolari dell'esistenza di altre persone, e può darsi che non siano in alcun modo legati alle questioni che più vi stanno a cuore. Potreste comunque scoprire alcuni punti in comune e decidere quindi di usare queste stesse parole. Il potere della mente e della parola rappresenta la forma più grande di energia che abbiamo a disposizione, e che dobbiamo usare senza paura. Questi esercizi possono aiutarvi a modificare il modello dei vostri pensieri cosò come avete cambiato la struttura della vostra aura; vi consentono infatti di dar vita a un atteggiamento creativo nei confronti del vostro sé e della vostra esistenza, acquisendo un notevole potere. Se visualizzate voi stessi mentre ottenete il risultato che vi siete prefissati, riuscite a essere più positivi. E ricordatevi di non lasciar mai svanire questa immagine. I cinesi amano ricorrere ai simboli: i miei preferiti sono il dragone, che rappresenta il potere, e la fenice, che indica l'inizio di una nuova esistenza. Scritti uno accanto all'altro, questi due simboli significano doppia felicità. Questo è il mio mantra, che uso ogni giorno: Doppia felicità... doppia felicità... doppia felicità. Cercate di trovare le parole più adatte alla vostra situazione, in modo da elaborare il vostro mantra personale; se non ci riuscite, rileggete gli esempi A, B, C e D. Altri esempi: A. Io avrò successo... io posso avere successo. B. Io diventerò più sicuro di me... io sono più sicuro di me.

C. Io posso fare qualunque cosa decido di fare. D. Sii coraggioso... sii forte... sii sincero. SII TE STESSO. E. Io alzerò il viso al sole e troverò la felicità. Qualunque mantra decidiate di usare, ricordatevi che il potere a esso legato èsoltanto vostro. Prima di decidere, valutate con grande attenzione, perché le parole che scegliete sono in grado di cambiarvi la vita! Affinché funzioni e sia veramente efficace, un mantra dev'essere ripetuto quotidianamente per dieci volte di fila, in tre diversi momenti della giornata. I mantra farò e posso migliorano il vostro atteggiamento, e vispingono a diventare una persona più positiva e sicura di sé. Mi sono recata più volte in Estremo Oriente, a Hong Kong, e in occasione di una di queste visite ho acquistato un oggetto che potrei definire come una sorta di ornamento da appendere. Era un pezzo di giada di forma rotonda, dall'aspetto tipicamente cinese, simile a un grosso disco avente due centimetri di spessore e trenta di diametro; delicatamente intagliato, aveva l'effigie di una fenice da una parte e quella di un dragone dall'altra. Doppia felicità. Il gioiello era sistemato all'interno di una cornice di legno tutta lavorata, con attaccato un lungo nastro rosso. Lo adoravo. Era il mio mantra, mi ricordava il mio potere, e cosò lo appesi alla parete del mio studio, dove l'avrei avuto sempre davanti agli occhi. Passarono un anno o due, e un giorno decisi di modificare l'arredamento della mia camera da letto. C'era una parete dall'aspetto incompleto (capita anche a voi di pensare che manchi un quadro o ci sia qualcosa che non va?): convinta che quell'ornamento cosò specialesarebbe stato perfetto, mi precipitai nello studio a prenderlo. Salii al piano di sopra portando una pila di biancheria pulita, soprattutto asciugamani, sopra i quali appoggiai il mio prezioso (e pesante) gioiello che avevo una gran paura di lasciar cadere. Salii a fatica le scale, e quando mi chinai per appoggiare sul letto i panni il disco di giada scivolò in terra, colpendomi sulle dita del piede destro. Il dolore fu insopportabile! Un urlo tremendo mi sfuggò dalle labbra, e mi afferrai di scatto il piede. Samantha arrivò di corsa, attirata dal mio grido e convinta che mi fosse capitato chissà cosa. Quando entrò nella stanza, non credeva ai suoi occhi... sua madre saltellava da tutte le parti, gli occhi pieni di lacrime, i denti serrati per il dolore, e continuava a ripetere: Doppia felicità, doppia felicità... Non servò a far passare il male, ma mi fece capire che la situazione avrebbe potuto essere ancora più grave, e che il disco di giada avrebbe potuto cadermi su entrambi i piedi! Quel giorno il mio bicchiere era decisamente mezzo pieno. Il potere della mente, la sua connessione con il potere universale, è straordinario, e di conseguenza è importante mantenere la piena consapevolezza

dei motivi che ci spingono ad ampliare la nostra conoscenza. Tale studio è mirato alla nostra evoluzione personale: questo significa che non dobbiamo cercare di cambiare gli altri o di interferire con il potere della loro mente. Vorrei ora raccontarvi una storia che illustra l'aspetto più terrificante di quanto vi ho appena spiegato... La persecuzione Immerso in un sonno profondo, l'uomo si sentò tirare con forza un braccio, socchiuse gli occhi e si girò a guardare la moglie, stesa al suo fianco nel letto, convinto che l'avesse chiamato. Ma lei stava dormendo... Si strinse nelle spalle, pensando che doveva essersi sognato tutto, e dopo aver sistemato il cuscino richiuse gli occhi. Era veramente stanco. Stava per appisolarsi quando si sentì afferrare di nuovo il braccio. Cercò di far finta di niente, ma era una sensazione troppo intensa per poter essere ignorata. Mio Dio, ma che succede? borbottò fra sé. Per tutta risposta percepò un mormorio confuso, e qualcuno gli tirò indietro le coperte. L'uomo si girò di scatto sulla schiena, spalancò gli occhi e si trovò davanti il viso di una donna, cosò vicino che sentiva il suo respiro. Che bel sogno, pensò, sorridendo compiaciuto mentre lei cominciava ad accarezzarlo con mani prima gentili e poi via via sempre più rudi, toccandolo in tutto il corpo. Sei mio, sussurrò a quel punto la donna. L'uomo si accorse che c'era qualcosa di strano e si alzò a sedere di scatto, scostandola bruscamente. E' un sogno, soltanto un sogno, ripeté più volte, passandosi una mano sul volto. Chiuse e riaprò gli occhi, certo che l'apparizione sarebbe scomparsa. Rimase disteso con il cuore che gli batteva all'impazzata, cercando di riprendere il controllo. E invece la sentò ridacchiare: Sei mio, Richard. Tu mi appartieni, e nessun altro può averti. In preda al terrore, l'uomo sentò un dolore penetrante all'altezza del petto, o forse era lo stomaco... Raggelato, non osava aprire gli occhi. Richard, sono venuta per te, gli disse di nuovo la donna sfiorandogli i capelli. Sei mio, tu sei mio, gli sussurrò con voce roca e appassionata. Senza volerlo apri gli occhi, e la vide nel letto con lui, con un ghigno spaventoso sulla faccia... e fu allora che si mise a strillare. Sarah mi chiamò da casa sua, un'enorme e vecchia magione che un tempo era appartenuta a qualche ricca famiglia, situata nei pressi del confine scozzese. Le sue parole mi fecero pensare a una storia di fantasmi, e in un certo senso lo era davvero. Si tratta di mio marito, esordò , chiaramente in preda al panico. Lui non ci crede, ha sempre detto che l'idea della vita dopo la morte è una sciocchezza... ho paura, sembra sull'orlo di un esaurimento! La prego, ci aiuti! Si calmi, e mi racconti bene tutto dal principio. E' cominciato una settimana fa a letto: stavamo dormendo, e all'improvviso le grida di mio marito mi hanno svegliata. 'Vattene, vattene' urlava, e mi ha spaventata a morte, anche se ho pensato che doveva trattarsi di un semplice incubo. Si era alzato a sedere, con la schiena appoggiata alla parete, gli occhi fuori della testa, e poi è scoppiato in lacrime. Ho cercato di calmarlo, ma è stato inutile, cosò sono scesa in cucina a preparare una tazza di tè. Quando sono tornata di sopra stava ancora piangendo e tremava come una

foglia. Era davvero un incubo? le chiesi. No, no... non ha dubbi in proposito: dice che qualcuno, una donna, lo ha svegliato e ha poi continuato a parlare con lui, toccandolo e rivolgendogli un sorriso orribile. A un certo punto sono riuscita a calmarlo e si è riaddormentato. Il mattino dopo ci rideva sopra, mi ha detto che era stato solo un sogno ed è andato in ufficio come se non fosse successo nulla. Nel pomeriggio ha deciso di schiacciare un pisolino, era ancora sfinito per la terribile nottata trascorsa, e cosò ha ordinato alla segretaria di non passargli alcuna telefonata. Mi ha detto di aver dormito per mezz'ora, quaranta minuti al massimo, quando a un tratto si è sentito scrollare. Questa volta non ha visto nessuno, c'era solo un profumo da donna, forte e penetrante. Mio marito non ha dubbi, è convinto di aver percepito una presenza! C'era qualcuno di fianco alla sua poltrona. Era così agitato che è scappato di corsa dall'ufficio, ma non è venuto subito a casa, non sapeva cosa fare e per più di un'ora ha vagato in macchina. Quella sera non aveva il coraggio di andare a letto, e c'è voluto un sacco di tempo prima che si addormentasse. Finché alle tre o alle quattro del mattino l'ho sentito ancora gridare con voce terrorizzata: 'Vattene, ti prego, lasciami in pace!' Sarah si interruppe, incapace di proseguire. Dopo una breve pausa si riprese e mi confidò che da una settimana, notte dopo notte, continuava a succedere la stessa cosa: Ormai non ha più il coraggio di chiudere gli occhi, ha paura di dormire, non riesce a lavorare. Deve aiutarci, Rosemary... la nostra casa è infestata da una donna malefica che si ostina ad aggredire mio marito! Abitavano a due ore di macchina da casa mia. Mi feci accompagnare da Ann, amica e collega guaritrice. Erano passati tre giorni da quella disperata invocazione di soccorso, e l'unico dubbio che avevo riguardava la possibilità o meno che quel ricco e potente uomo d'affari stesse vivendo una sorta di crisi di mezza età, e fosse quindi ossessionato da incubi legati alla tensione e allo stress. Possibile che si trattasse di un fantasma reale? Ormai stavamo per scoprirlo... Quell'antica dimora vittoriana, un po' isolata, era davvero perfetta per una storia di spettri! La padrona di casa venne subito ad aprirci, e ci fece accomodare in un ampio e confortevole salone. Suo marito, alto, snello, dai capelli brizzolati e un aspetto molto affascinante, doveva essere sulla sessantina, e quando entrammo non ci venne incontro per salutarci. Ha paura, pensai. Ma di cosa? Sentii subito la voce di Aquila Grigia: Di te. Ha paura di te. Presi subito l'iniziativa, ed esibendo un ampio sorriso attraversai la stanza per andare a stringergli la mano. Salve. Io sono Rosemary, e tu devi essere Richard. Gli presentai poi la mia amica Ann. Io... dunque... io... balbettò. Si capiva che era abituato a sentirsi a suo agio, oltre che padrone della situazione, ed era altrettanto evidente che in quel momento non sapeva come comportarsi. Che ne dite di sederci? proposi. Una tazza di tè sarebbe un'ottima idea! Il viaggio è stato piuttosto lungo, aggiunsi, rivolta a Sarah. Felice di avere qualcosa da fare, la donna corse in cucina, e nel giro di pochi minuti tornò con un vassoio di tazzine e biscotti. Durante la sua breve assenza Ann e io ci mettemmo a chiacchierare, decantando

la bellezza della casa, chiedendo a Richard da quanto tempo ci vivevano e se il camino era ancora quello originario. L'uomo cominciò a rilassarsi, e ci descrisse le varie stanze. Anche se all'apparenza stavamo semplicemente facendo due chiacchiere, Ann sapeva che stavo cercando di percepire qualunque segnale relativo alla presenza di un'entità aliena, ma per il momento non sentii nulla. A un tratto, senza alcun preavviso, afferrai le mani di Richard e gli dissi in tono pacato: Vorrei che tu mi raccontassi quello che ti è successo. Mi rendo conto che sei nervoso e spaventato, e che parlarne potrebbe risultarti difficile, ma ho bisogno di sapere da te cosa pensi di questa faccenda. In un attimo assunse un atteggiamento difensivo, e il suo tono imperioso e arrogante era tipico dell'uomo d'affari. Sarah ti ha già detto tutto quello che c'era da dire, non c'è alcun bisogno che io aggiunga altro, dichiaro, scostando con un gesto brusco le mani. Con voce ancora gentile ma più ferma e decisa cercai di fargli capire che avevo bisogno di conoscere da lui ogni singolo dettaglio della vicenda: poteva darsi che si fosse dimenticato di riferire qualcosa alla moglie, magari gli era sfuggito qualche particolare. Devo sapere anche se negli ultimi tre giorni questi incontri si sono ripetuti, e come si sono svolti. Abituato a prendere sempre il sopravvento, Richard non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Senti, io non credo ai fantasmi, e non credo nemmeno a te, non un gesto brusco le mani. Con voce ancora gentile ma più ferma e decisa cercai di fargli capire che avevo bisogno di conoscere da lui ogni singolo dettaglio della vicenda: poteva darsi che si fosse dimenticato di riferire qualcosa alla moglie, magari gli era sfuggito qualche particolare. Devo sapere anche se negli ultimi tre giorni questi incontri si sono ripetuti, e come si sono svolti. Abituato a prendere sempre il sopravvento, Richard non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Senti, io non credo ai fantasmi, e non credo nemmeno a te, non volevo farti venire qui, è stata mia moglie... Va bene, va bene, lo rassicurai, e il tono della mia voce era ancora pacato e tranquillo. Sono venuta a trovarvi perché tua moglie ha insistito, èconvinta che abbiate disperatamente bisogno del mio aiuto. Se non è vero, sonofelice che la situazione sia migliorata, e me ne vado subito. A quelle parole Sarah scoppiò in lacrime e si mise a sgridare con forza il marito: Cerca di ingoiare il tuo dannato orgoglio, e raccontale tutto, dille che sei terrorizzato e hai bisogno d'aiuto! Solo allora Richard cedette, si afferrò la testa fra le mani e scoppiò in lacrime. Lo ascoltai per più di un'ora. Mi raccontò la stessa storia della moglie,

aggiungendo che nelle ultime tre notti le cose erano peggiorate, e ogni volta che stava per addormentarsi lei appariva accanto al suo letto, lo afferrava per un braccio, toccandolo, accarezzandolo e cercando di infilarsi nel letto. Ormai cominciava a sentire la sua voce anche nell'arco della giornata, lo chiamava e gli ripeteva: Sei mio, Richard! Tu mi appartieni! Lo ascoltai con la massima attenzione, e scrutandolo a fondo mi accorsi della sua incertezza, della paura e della confusione che trapelavano dal suo sguardo. Ero certa che mi stesse nascondendo qualcosa, ma sapevo anche che Aquila Grigia mi avrebbe aiutata a trovare il pezzo mancante di quello strano mosaico. Che cosa faccio adesso? chiesi alla mia guida. In quel preciso istante la vidi: al suo fianco era apparsa una vecchietta sull'ottantina, fragile e minuta, coi capelli bianchi. Sbirciai Richard per controllare se si era accorto di quella presenza, ma come al solito io ero l'unica a vedere e sentire... Sei tu che lo tormenti? le domandai. No, no, si affrettò a rispondermi, ridendo divertita. Sono sua nonna, non gli farei mai niente del genere! Ma so riconoscere un bambino cattivo appena lo vedo... Per prima cosa dobbiamo scuoterlo ancora un po', aggiunse, indicando con l'indice il nipote. Voglio fargli sapere che sono viva, e voglio fare in modo che non se lo dimentichi troppo presto! Mi strizzò l'occhio, quasi volesse dirmi: Tu sai cosa intendo... E io lo sapevo davvero: voleva fornirgli la prova concreta della sua sopravvivenza, facendo in modo che avesse la certezza che sua nonna era andata a trovarlo. Quella vecchietta mi fu subito simpatica. Aveva un forte senso dell'umorismo, e sembrava che lei e io stessimo complottando come due bambine. In realtà era venuta ad aiutare suo nipote e a sistemare le cose. Aquila Grigia l'aveva portata da noi, e io ero certa che se ne sarebbe andata solo dopo aver risolto quel grave problema. Mi rivolsi quindi ai due coniugi e spiegai loro che avevo parlato con la nonna di Richard, che voleva ora comunicare con lui. Sorrisi alla sua espressioneincredula; è davvero triste constatare che molte persone non riescono ad accettare l'idea che la morte non esiste, e che la spiegazione di certi fatti strani non appartiene a questa terra ma a Dio e all'universo. Ragazza mia, cerchiamo di sbrigarci! mi sollecitò la donna in tono impaziente. Nella mezz'ora successiva mi raccontò la storia della sua vita: di origini scozzesi, aveva sposato uno scozzese, mettendo al mondo due figli, uno dei quali era il padre di Richard. Fino all'età di dieci anni Richard aveva vissuto con i genitori nella grande casa dei nonni, che la vecchietta mi descrisse nei minimi dettagli. Ammutolito e sconvolto per la sorpresa, davanti a tutte quelle prove innegabili Richard ritrovò finalmente la voce, edimenticando il terrore delle ultime due settimane si lasciò sopraffare dallameraviglia. Ormai certo della sua presenza, rivolse un'infinità di domandealla nonna, sentendosi sempre più emozionato per le sue risposte. A un tratto

intervenne Aquila Grigia: E' ora di fare una pausa! Sorrisi, pensando che lche la mia guida si preoccupava sempre del mio benessere e del mio bisogno di ricaricarmi di energia. Mi sentivo bene, e avrei potuto continuare a lungo, ma era innegabile che lui sapeva meglio di me come avrei dovuto comportarmi! Mentre parlavo con la nonna continuavo a chiedermi dove poteva mai essere il fantasma che aveva provocato quell'incresciosa situazione, ma per il momento non c'era alcuna traccia della sua presenza. Altro tè, altri biscotti, finché Sarah si scusò dicendo di dover portar fuori il cane. Tornerò fra mezz'ora, ci disse, allacciandosi il cappotto. Le risposi di fare con comodo e di non affrettarsi: ero infatti consapevole del fatto che la sua breve assenza faceva parte del piano. Appena si fu richiusa la porta alle spalle, la nonna di Richard sbottò: Finalmente ci siamo: è arrivato il momento della verità! Mi raccontò poi la sua storia, concludendo: Figliola, adesso digli quello che sai! Dopo aver inspirato a fondo, esordii: Da quanto tempo hai una relazione? Tua nonna dice che sono più o meno cinque anni. No... non è vero, tu non puoi saperlo, non è possibile... gemette lui, rendendosi conto che invece io sapevo. Credo sia meglio affrontare questo discorso mentre non c'è tua moglie. Lei non sa nulla, vero? E ti assicuro che io non ho intenzione di parlargliene. Tu conosci la donna che ti sta tormentando, vero? E' la tua amante, giusto? Ma com'è possibile? gemette. Sapevo che era lei, ho cercato di cacciarla, ma non riesco a liberarmene! Mi confidò che nei cinque anni in cui l'aveva frequentata aveva cercato più volte di troncare, ma lei l'aveva sempre minacciato, dicendo che si sarebbe suicidata, avrebbe raccontato tutto alla moglie, rovinandolo e facendo fallire la sua azienda... Era chiaro che Richard non era mai riuscito a dominare quella donna, consentendole anzi di assumere il controllo della situazione. Quattro settimane fa l'ho lasciata definitivamente, dicendole che qualunque cosa avesse fatto tra noi era finita perché non volevo più vederla. Mi ero illuso che avesse accettato la situazione, ma due settimane fa è iniziatoquesto incubo... Com'è possibile che riesca a entrare nella mia stanza, similea un fantasma nella notte, per tormentarmi? Forse sto impazzendo, perché cose del genere non possono accadere!

Mio caro, adesso sai che possono succedere. E' chiaro che questa donna possiede una forte determinazione e vuole a tutti i costi raggiungere il suo obiettivo, gli spiegai. Il potere emozionale dei sentimenti che prova neituoi confronti è molto forte, e lo sta pienamente esercitando su di te. Sta cercando di controllare la tua mente usando il potere della sua mente. Gli chiesi se non aveva mai sentito parlare delle esperienze fuori del corpo: per quanto potesse apparirgli incredibile, doveva sapere che certe persone sono in grado di uscire dal loro corpo fisico per recarsi in altri luoghi. Io lo faccio in continuazione, aggiunsi, ridendo divertita. Ho pazienti in ogni angolo del mondo, e non posso certo visitarli tutti: per questo motivo esco spesso dal mio corpo per recarmi da chi sta per morire e ha bisogno del mio supporto. Alcuni riescono a vedermi, cosò come tu vedi la tua persecutrice. La differenza tra ciò che faccio io e le imprese di quella donna sta nel fatto che io uso il potere della mia mente, la mia energia, per il bene di coloro che vado a trovare, e sono animata dalle migliori intenzioni. La tua amante la pensa invece in maniera ben diversa: anche se magari non si rende conto di quello che sta combinando, vuole a tutti i costi che tu pensi a lei, che la desideri e che tu abbia bisogno della sua compagnia cosò come lei ti pensa e ha bisogno di te. Mio Dio! mormorò Richard. Come posso farla smettere? E' semplicissimo. Devi solo renderti conto che sta cercando di importi la sua volontà, e che può vincere solo se tu glielo consenti. Se vuoi davvero porre fine alla vostra relazione, e per il bene di tutti, in modo particolare di tua moglie, spero proprio che tu abbia deciso di darci un taglio, il rimedio è molto facile: la prossima volta che ti appare a livello mentale ed emozionale, allontanati da lei. Rifiutala, cacciala via: se hai davvero stabilito di non frequentarla più, chiudi la tua mente e non consentirle di entrare. Non lasciarti più coinvolgere dagli aspetti della sua personalità che un tempo tipiacevano. Usa i tuoi pensieri e il tuo potere, e allontanala. E' davvero cosò facile? mi chiese. Annuii convinta. E' la mente sopra la materia, Richard. La mente sopra la materia. In quel momento si aprì la porta della cucina e Sarah arrivò di corsa, quasi senza fiato, preoccupata all'idea di averci lasciati soli troppo a lungo. Mi affrettai a tranquillizzarla, e le dissi che avremmo parlato ancora con la nonna di Richard. Riuscimmo a comunicare anche con il padre della stessa Sarah, che era morto all'improvviso molti anni prima. Quel contatto imprevisto la riempò di gioia. Non c'è molto da aggiungere sul conto del fantasma. Dissi alla padrona di casa che la nonna aveva sistemato ogni cosa e lei, subito sollevata, evitò di

porre troppe domande. Sei settimane dopo ricevetti la telefonata di Richard: Funziona, Rosemary! Funziona davvero! Grazie di tutto! Sorrisi, ricordando l'ultimo messaggio di sua nonna... Stavamo per andarcene quando l'avevo sentita ridere: aveva un'ultima raccomandazione da trasmettere a suo nipote. Ricordati di me, Richard, e ricordati che tutti noi ti vogliamo bene. E non dimenticare che ti tengo d'occhio, ragazzo mio! Stai attento, perché io ti tengo d'occhio! 6 Apprezzare il buon senso O caro Pan, e quanti altri dei qui dimorate, fate che io sia bello di dentro. PLATONE LA solitudine e un'eccessiva sensibilità sono il prezzo che una brava medium deve pagare: questo è ciò che mi ha detto più di diciotto anni fa l'amico e collega guaritore Mick McGuire. Ricordo di aver annuito alle sue parole: sapevo ma non del tutto, capivo ma non completamente. Come avrei potuto? In fin dei conti, ero solo agli inizi... In compenso, ero abituata alla solitudine: quando fin dalla nascita si viene considerati strani, ci si ritrova ben presto soli. Era una sofferenza con cui avevo imparato a convivere. Quando parlai con Mick l'avevo quindi già incontrata, ma si trattava di una conoscenza non ancora approfondita: negli anni successivi la solitudine tornò ad assalirmi nei luoghi e nei momenti più impensati, stringendomi dolorosamente fra le braccia come se fosse stata la mia migliore amica, una compagna sempre presente e cosò familiare da trasformarsi in un'insolita fonte di conforto. L'accettavo sapendo che gli altri non potevano capirmi perché incapaci di comprendere gli strani meccanismi della mia mente, la mia capacità di vivere in due mondi diversi e di vedere ciò che è invisibile a tutti. Era un prezzo che ritenevo valesse la pena di pagare senza mercanteggiare. Per quanto riguarda la sensibilità, dopo diciotto anni di studio, crescita e scoperta mi risulta facile capire per quale motivo sia una caratteristica cosò importante, ma conviverci non è altrettanto semplice: l'idea che io possa desiderare di aumentarla può apparire come una vera follia. E invece, oltre a impegnarmi in tal senso giorno dopo giorno, chiedo sempre ai miei studenti di fare altrettanto, e sto per domandarlo anche a voi lettori! Perché mai dovreste aver voglia di fare una cosa del genere? Siete forse pazzi o masochisti? E' infatti evidente che se ci apriamo per diventare più sensibili, diventiamo più vulnerabili e rischiamo di soffrire di più. Sappiamo che esiste una soglia del dolore, più o meno elevata a seconda della capacità di ogni soggetto di tollerare la sofferenza. La mia è molto bassa, e un misero taglietto o un graffio bastano a mandarmi in crisi. Mi vengono i brividi non appena vedo una siringa, e prima ancora che l'ago sfiori la mia pelle devo mordermi la lingua per non gridare. Alcuni dicono che sono rimasta una bambina, e hanno ragione, cosò come non sbaglia chi mi definisce troppo sensibile. Una scarsa capacità di sopportare il male fisico è indice di un alto grado di sensibilità a livello fisico. Non posso quindi fare a meno di chiedermi per quale motivo una persona sana di mente dovrebbe desiderare di trovarsi in una condizione che comporta una minore tolleranza del dolore emozionale, mentale e spirituale.

Aumentare il livello di sensibilità significa infatti intensificare il dolore, al pari dell'angoscia e della consapevolezza delle nostre emozioni e di quelle degli altri. Se non stiamo attenti, finiamo per caricarci sulle spalle la sofferenza del mondo intero. Il dolore è il più grande regalo di Dio, il nostro maestro supremo. Ma cosa possiamo ottenere da una consapevolezza più profonda? Non dobbiamo dimenticare che l'aumento della sensibilità ci rende più coscienti anche della bellezza del mondo che ci circonda, consentendoci di assaporare l'alba, il tramonto, il riflesso dei raggi del sole sulla superficie di un lago. Riusciamo a vedere meglio l'intervento di Dio o di un potere supremo nella vita quotidiana. Sì , il dolore è più intenso, ma lo è anche la gioia. E se ci capita spesso di piangere, impariamo ad apprezzare anche la capacità di ridere. Alcuni dicono che tutti noi siamo gli strumenti di Dio, quasi fossimo creature inanimate che aspettano di conoscere la volontà del cielo. In realtà io non sono affatto inanimata, e non credo nemmeno che gli esseri umani siano un branco di animali. Dio ci ha donato il libero arbitrio e una mente che abbiamo il dovere di usare; siamo lo strumento che noi stessi dobbiamo usare, la macchina e al contempo il macchinista, il violino e il violinista, il cantante e la canzone. La maggior parte di noi ha ricevuto in dotazione i cinque sensi (la vista, l'udito, il tatto, l'odorato e il gusto), e li utilizza giorno dopo giorno in maniera spontanea e rilassata, senza pensarci sopra. Solo quando uno dei nostri sensi fallisce ci fermiamo a pensare alle benedizioni che abbiamo ricevuto, e a come sarebbe la nostra esistenza se dovessimo fare a meno del supporto dei nostri sensi. Invece di fantasticare su come vivremmo se non li avessimo a disposizione, proviamo a concentrarci sulla nostra mente, sforzandoci di acuire i sensi mettendoli in sintonia. Quale sarebbe l'influenza di un atteggiamento del genere sulla nostra esistenza? Un musicista si esercita finché non riesce a sentire il suo strumento, oltre alla musica che suona: solo così può capire in una frazione di secondo se lo strumento stesso ha bisogno o meno di essere accordato. Un cacciatore tiene in esercizio i suoi sensi utilizzando se stesso, la sua sensibilità: va in cerca della preda basandosi sulla sua vista, l'udito e anche l'odorato. Il cuoco migliore è quello che è in sintonia con il colore, la consistenza, il sapore e l'odore del cibo che prepara: i suoi sensi devono quindi essere in equilibrio e in perfetta armonia. Il cuoco, l'artista, il cacciatore, il musicista, lo scrittore, il poeta, lo scultore e il creativo non possono fare a meno di acuire i loro sensi, diventando più sensibili e aumentando così l'emotività, il dolore, i conflitti, le sofferenze. Diventa più intensa anche la consapevolezza delle nostre emozioni e di quelle di chi ci sta accanto; tale condizione può rivelarsi particolarmente difficile da sostenere, ma il processo di evoluzione della nostra creatività ci consente di elevare il livello della nostra arte, di creare un cibo migliore, di assicurarci un maggiore divertimento, una musica, una poesia, uno stile narrativo e una capacità di scolpire ancora più raffinati. Non esiste un piacere più grande di quello garantito dalla creatività. Come possiamo valutare la gioia più grande se non abbiamo provato la disperazione più profonda? Chi può dire cosa sia l'amore, o con quanta intensità si possa amare senza aver prima donato e ricevuto tale sentimento, assaporando sia la sofferenza sia il piacere che esso comporta? Come possiamo

conoscere l'altezza che è in grado di raggiungere il nostro spirito se non gli concediamo le ali per volare, non gli garantiamo le opportunità e lo spazio necessari, e non ammettiamo nemmeno la sua esistenza? E come capire fin dove riusciamo ad arrivare, e quanto può ampliarsi la nostra conoscenza, se non abbiamo nemmeno il coraggio di farci avanti? Come possiamo riconoscere i luoghi dove fermarci a riposare lungo il cammino dell'evoluzione, se non siamo in perfetta sintonia con i nostri sensi e la nostra sensibilità? Non illudiamoci di poter diventare grandi musicisti, scultori o scrittori senza un'adeguata preparazione: sappiamo benissimo che non ci vogliono mesi ma anni interi di impegno e di duro lavoro. La maggior parte di noi non desidera raggiungere vette molto elevate in qualche settore; soddisfatti della nostra vita quotidiana, ci accontentiamo di diventare persone decenti, oneste e gradevoli. Pur essendo consapevoli della propria condizione spirituale, molti non pretendono di avere la seconda vista, di esplorare l'universo o di diventare grandi medium e guaritori: sono soddisfatti all'idea di poter approfondire la conoscenza della loro natura spirituale e di ciò che comporta, e di comprendere il modo in cui può aiutarli a vivere meglio. Tante persone sarebbero felici di scoprire che sono in grado di aiutare se stesse e i loro cari nei momenti di malattia o sofferenza. Conoscere il nostro lato spirituale può aiutarci a essere più forti e intuitivi, fornendoci gli strumenti necessari per ampliare la nostra vita e quella di chi ci sta accanto? La maggior parte di noi non desidera essere grande: ci accontentiamo di fare del nostro meglio con il dono che Dio ci ha dato, e cioè la vita. Per prepararci non ci servono anni di addestramento: bastano una buona dose di coraggio, determinazione e perseveranza. Gli esercizi che abbiamo eseguito fino a questo momento ci hanno incoraggiati a sviluppare i nostri sensi dal punto di vista emozionale, mentale e spirituale, scoprendo il potere che abbiamo in noi. Non dimentichiamo però che siamo esseri umani, creature fisiche composte di carne e ossa. Possediamo cinque sensi che sono connessi in maniera diretta al nostro sé fisico e ci aiutano a cavarcela nella vita di tutti i giorni. Gli individui che non possiedono uno o più sensi sviluppano maggiormente gli altri, e riescono cosò a compensare tale mancanza. Se un uomo è cieco, spesso il suo udito è più sviluppato, cosò come una donna sorda ha una visione più acuta: ciò è dovuto al fatto che queste persone hannouna particolare esigenza che li spinge a esercitare e sfruttare meglio ciò chehanno a disposizione, diventando cosò più sensibili. Una persona che non è ingrado di parlare e che non impara un modo alternativo di comunicare è un essere che vive nel suo mondo individuale, e non riconosce il nostro o non

desidera farne parte. Allo stesso modo, chi non addestra i suoi sensi a vedere, sentire, assaporare, annusare e toccare più di quanto questo mondo richieda, in pratica non riconosce l'universo o non vuole farne parte. Una notte di molti anni fa, verso le tre o le quattro, qualcosa mi svegliò. Stesa sulla schiena, confusa e con gli occhi gonfi di sonno, mi chiesi cosa stesse accadendo, ma ero troppo stanca per indagare. Con un sospiro mi rannicchiai sul bordo del letto, gli occhi ben chiusi e pronta a riaddormentarmi, ma all'improvviso qualcosa colse la mia attenzione. Sbattei le palpebre per alcuni istanti, e un profumo forte e dolce al tempo stesso si diffuse nella stanza. Era Bryll Cream, la brillantina che usava sempre mio padre. Mi avvolse completamente, pungente, penetrante. Sorrisi, stringendomi nelle coperte, e mentre mi riaddormentavo pensai: C'è papà, c'è papà! Ne ero sicura. Il mio odorato è particolarmente forte, e negli anni tale caratteristica mi hacausato molte difficoltà. Se vogliamo a tutti i costi trovare il lato negativo delle cose, ci riusciamo perfettamente. Nonostante i problemi che mi provoca, la capacità di sentire con tanta intensità gli odori mi offre il vantaggio dicapire subito se nelle vicinanze c'è qualcuno proveniente dal mondo dello spirito, prima ancora di vederlo. Certi odori, come per esempio il profumo preferito, una lozione per i capelli, il tabacco della pipa o della sigaretta, ci sono cosò familiari che ci consentono di riconoscere i nostri cari. Il marito di una mia paziente era morto all'improvviso in maniera tragica, lasciandola sopraffatta dal dolore e dal rimpianto per non essergli stata accanto nei suoi ultimi momenti di vita. Molto uniti, avevano avuto un matrimonio lungo e felice. La donna amava in modo particolare le fresie, che lui le donava in occasione di ogni compleanno. Arrivò cosò la vigilia del primo compleanno che la donna avrebbe trascorso senza il coniuge: quando andò a letto, tremava al pensiero della giornata che l'aspettava. Il mattino dopo il sole brillante e luminoso si fece strada fra le tende, andando a rischiararle il viso. La luce era cosò forte che la costrinse a strizzare gli occhi. Ormai quasi del tutto sveglia, la mente aperta a una nuova giornata, si ricordò che giorno era, e subito le lacrime le rigarono il viso. E' il mio compleanno, e vorrei tanto che tu fossi qui, mormorò. Quasi in risposta alla sua invocazione, una brezza leggera entrò nella stanza, portando con sé un profumo gentile. Che cos'è? si chiese la donna, e con

quel pensiero le giunse anche la risposta. Saltò giù dal letto, e temendo che fosse tutto uno scherzo della sua immaginazione percorse il corridoio, attraversò il soggiorno, la cucina e la sala da pranzo, e tornò poi in camera da letto. Ricominciò a piangere, ma questa volta non era in preda alla disperazione che l'aveva stretta come una terribile morsa quando si era svegliata: le sue erano lacrime di gioia, felicità e incredulità verso ilmiracolo a cui aveva appena assistito, e cioè quell'incredibile profumo di fresie che aleggiava in tutta la casa! Se riuscissimo ad acuire i nostri sensi fino a creare connessioni del genere, potremmo impegnarci al massimo nel nostro processo di apprendimento: a questo punto dobbiamo quindi chiederci come sia possibile favorire in qualche modo il loro sviluppo. Questo capitolo contiene indicazioni e suggerimenti a cui si aggiungono alcuni validi e divertenti esercizi che mostrano come migliorare i doni che abbiamo già a nostra disposizione. Siamo alla ricerca di qualcosa di nuovo, stiamocostruendo e raffinando ciò che possediamo e che non siamo affatto consapevoli di avere a disposizione. Per prima cosa esaminiamo i nostri cinque sensi, e ricapitoliamo le loro funzioni. Fin dal primo giorno di vita un bambino stende la mano per toccare, e ricorre al tatto per trovare il seno della madre. Per scoprire se un oggetto è freddo o caldo noi lo tocchiamo, e il tocco ci serve anche per scambiarci affetto e conforto. Quando ho appoggiato per la prima volta la guancia alla testa di mia figlia, ho vissuto il contatto fisico più incredibile; mi basta chiudere gli occhi, e dopo ventotto anni sento ancora la morbidezza di quei capelli. Ogni buon cuoco utilizza il gusto; per quanto mi riguarda, se preparo una pietanza a base di carne e non posso quindi assaggiarla per vedere se èabbastanza salata o condita, mi sento limitata nelle mie capacità culinarie. In momenti del genere ricorro ad Aquila Grigia e gli chiedo di essere in casa, entrando in connessione con i suoi pensieri, e ogni volta lui mi aiuta. Gli odori particolarmente buoni, come quello del pane fatto in casa o di certi profumi, sono fantastici. Io amo soprattutto quello dei neonati cosparsi di borotalco: non c'è niente al mondo che riesca a commuovermi allo stesso modo. E' in momenti del genere che sogno di diventare nonna! Chi possiede un'ottima vista dà per scontate molte cose: leggiamo, guardiamo la televisione, assaporiamo lo splendore dei tramonti e i giardini pieni di fiori. Uno dei miei spettacoli preferiti è la visione di mia figlia che dorme

rannicchiata sotto le coperte, immersa in un sogno cosparso di polvere di stelle. Di tutti i sensi che abbiamo a disposizione, l'udito è quello che ci abbandona per ultimo quando siamo malati o stiamo per terminare la nostra esistenza terrena. Coloro che non hanno problemi in proposito lo danno per scontato: non riusciamo nemmeno a immaginare di non aver mai sentito la risata di un bambino, le campane che suonano a festa la domenica mattina, la buona musica... Come ho già detto, ogni cosa ha un lato negativo, e quindi sentiamo anche il clacson delle macchine bloccate dal traffico, il pianto disperato di un neonato, e l'orribile suono della sveglia al mattino. Karma, uno dei miei cani che si trova ora felice e contento nel mondo dello spirito, produceva a volte un suono splendido e meraviglioso che gli consentiva di comunicare con me. Di solito lo faceva quando il suo osso preferito o uno dei suoi giocattoli finivano sotto il divano, troppo lontani per essere recuperati: in quelle occasioni si accucciava, il naso puntato verso l'oggetto del suo desiderio, gli occhi fissi nei miei, e produceva un verso stranissimo che non era un gemito o un ringhio, ma piuttosto una sorta di gorgoglio che gli usciva dalla gola. Se aveva l'impressione che io non gli stessi prestando la giusta attenzione, il suono si faceva più intenso, e mi sembrava di sentire un sassolino che rotolava in un tunnel del vento. Mi vergogno ad ammetterlo, ma a volte mi mostravo indifferente alle sue suppliche ù intenso, e mi sembrava di sentire un sassolino che rotolava in un tunnel del vento. Mi vergogno ad ammetterlo, ma a volte mi mostravo indifferente alle sue suppliche affinché lui continuasse a parlare con me. E' uno dei miei suoni preferiti, a cui ho sempre dedicato particolare attenzione: ogni volta che lo sentivo diventavo consapevole di quanto fossero acuiti i miei sensi, ed ero cosciente delle mie emozioni più profonde. Tutti gli esercizi di questo capitolo sono stati designati per sviluppare inostri cinque sensi: com'è naturale, più ci si esercita, migliori sono i risultati ottenuti. Dedicare almeno una settimana a ciascun esercizio vi consentirà di ottenere i risultati migliori; ognuno deve però lavorare nelmodo che ritiene più adatto alla sua personalità e alle sue abitudini quotidiane. Dipende tutto da ciò che volete, dall'intensità con cui lo desiderate, e dalle motivazioni che vi spingono ad agire. Queste parole mi

riportano alla mente ciò che ho desiderato, quanto l'ho voluto e per quali motivi... Torno cosò con lamemoria ai miei esordi, quando ho scoperto per la prima volta l'assoluta realtà del mondo dello spirito e il ruolo gigantesco che avrebbe svolto nella mia esistenza. All'epoca facevo di tutto pur di non sentire: mi infilavo le dita nelle orecchie, mi mettevo una coperta in testa, stringevo i denti e trattenevo il fiato, ma nessuno di questi accorgimenti funzionava. Le voci non se ne andavano e continuavano a sussurrare e mormorare, emettendo suoni che non facevano rumore ma erano comunque assordanti, spaventosi e capaci di affondare nella pelle morbida del mio giovane corpo in preda al terrore. Come avrei voluto non sentire più nulla! Per ironia della sorte, quando non riuscivo a sentire bene le mie orecchie si sforzavano di percepire il rumore o il movimento più lieve. Non volevo, finché un giorno ho cominciato a desiderarlo con una passione che non avevo mai conosciuto prima... Consentitemi di sentire la vostra voce, gridavo. Tutti voi, Dio, Cristo, Aquila Grigia... fate in modo che io vi senta! Mostratemi cosa devo fare! Delusa e decisa a migliorare le mie capacità, stabilii che mi sarei comportata nel miglior modo possibile. Non erano certo il desiderio di fama e di ricchezza a spingermi ad agire, e non mi auguravo nemmeno di ottenerle un giorno. Immagino che volessi raggiungere la perfezione per vari motivi. Avevo finalmente trovato me stessa, rendendomi conto di non essere una povera pazza. Era una sensazione molto piacevole, che avevo una gran voglia di assaporare ancora. E come se non fosse bastato, avevo scoperto di essere particolarmente brava a fare qualcosa: sapevo che se mi fossi impegnata a fondo avrei potuto eccellere nel mio campo. Per tutta la vita non avevo avuto fiducia in me stessa, e questa nuova consapevolezza era per me una vera rivelazione, sapevo che avrei in qualche modo cambiato la mia vita. Volevo migliorare me stessa per migliorare la mia esistenza. Certa di aver scoperto la verità più incredibile, avevo intenzione di condividerla con qualcuno e spartire la mia conoscenza con tutti coloro che mi avrebbero prestato ascolto, urlandola a gran voce. Speravo che altri si sarebbero sentiti illuminati ed emozionati come me. All'epoca, circa vent'anni fa, non esisteva niente di simile alla cosiddetta sezione new age delle librerie di oggi; le persone che ci credevano parlavano sottovoce della loro fede, ma non appena qualcuno trovava il coraggio di esprimere ad alta voce le sue credenze, il resto del gruppo si affrettava a imitarlo. La maggior parte della gente trovava la comunicazione con il mondo

dello spirito un argomento a dir poco affascinante, ma solo gli eccentrici, i fanatici o i devoti erano disposti a entrare apertamente in una chiesa spiritualista. Non sono sicura di quale di questi termini (eccentrica, fanatica o devota) mi avrebbero affibbiato a quel tempo. Di sicuro nel piccolo villaggio in cui vivevo la gente aveva un'opinione ben precisa, e non lesinava le battute sul mio conto. Se andate da quelle parti il venerdò sera (era la sera in cui si tenevano i miei corsi), potete vederli ballare nudi sotto la luna! Quando mi incontravano per strada o in qualche negozio, si davano di gomito a vicenda esclamando divertiti: State attenti, potrebbe colpirvi con un sortilegio! Naturalmente, la maggior parte di loro non ci credeva, lo dicevano solo per divertirsi. Il loro atteggiamento non riuscì a fermarmi, e non attenuò in alcun modo il mio ardore perché la mia passione era intensa e sincera, così come lo è ancora oggi. Ogni giorno mi impegnavo per progredire. In che modo potevo sentire o vedere con maggior chiarezza? Per quale motivo non vedevo sempre con la medesima lucidità? Queste sono soltanto alcune tra le migliaia di domande che mi ponevo. Spesso me ne stavo in mezzo al soggiorno e sfidavo gli abitanti del mondo dello spirito a mostrarsi. Sono pronta, gridavo. Avanti, che cosa state aspettando? Fatevi avanti, voglio vedervi, sentirvi, toccarvi, assaporarvi e sentire il vostro odore! Perché indugiate? Immaginate questa scena, che sono sicura molti di voi hanno recitato, esibendo forse la stessa passione e frustrazione che mi dominavano. Cosa state aspettando? ripetevo, sollevando lo sguardo, affrontandoli e pretendendo una risposta che di rado ottenevo. Loro si limitavano ad aspettare, animati probabilmente da una buona dose di impazienza, passione, divertimento e frustrazione... Perché non mi sentite? urlavo, impaziente e colma di passione, piuttosto divertita ma decisamente frustrata. Non ero però ancora abbastanza sensibile o in sintonia da percepire le loro risposte. Perché non ti sforzi di sentire meglio? mi avrebbero detto, se solo avessi saputo come ascoltarli. Cerca di rilassarti e lascia semplicemente che succeda, sarebbe stato il loro consiglio, se fossi riuscita a entrare in contatto con i loro pensieri. Ma all'epoca ero giovane e ostinata: poiché i miei cinque sensi non erano in sintonia e armonia con il mio sesto senso, non ero in casa per i miei visitatori. Dovevo quindi lavorarci sopra e acuire la mia capacità sensoria, diventando più disciplinata e consapevole di ciò che il mio corpo, la mente e lo spirito mi dicevano. Mi resi conto che l'unico sistema per progredire consisteva nel raggiungere una maggiore consapevolezza dei miei sensi, imparando nel frattempo a tenerli in esercizio; erano infatti flaccidi al pari di muscoli privi di vigore, e dovevo tonificarli. Nelle pagine successive lavoreremo con i cinque sensi: se vi suggerirò di visualizzare una rosa, può darsi che voi preferiate vedere un altro fiore; se vi chiederò di assaporare il cioccolato, voi potreste aver voglia di mangiare una fetta di roast beef, o magari vorreste sentire Scott Joplin anche se io vi

ho chiesto di ascoltare Mozart... assecondate pure le vostre preferenze, e scegliete qualunque cosa vi faccia sentire bene. Siate in sintonia con la vostra sensibilità individuale, e imparate a prestare ascolto alla vostra capacità di discernimento, di cui dovete fidarvi. Iniziamo ora a compiere qualche passo piccolo ma significativo verso lo sviluppo dei nostri cinque sensi. ESERCIZIO 1 Ä L'UDITO Iniziamo con un esercizio molto facile. Mettete in sottofondo la vostra musica preferita, sedetevi su una poltrona o trovate un posto comodo dove sdraiarvi, e lasciatevi andare completamente. Chiudete gli occhi, diventate consapevoli della melodia e ASCOLTATE. La musica è dolce o rumorosa, gentile o potente? Ascoltate come non avete mai fatto prima, e concedetevi il piacere di assaporare le vostre emozioni. Vi sentite calmi o eccitati? Le note vi fanno provare qualcosa? Su questo non ci sono dubbi: ora dovete solo diventare consapevoli del modo in cui vi fanno rilassare... placate i pensieri, lasciate crescere queste emozioni senza soffocarle, e concedete al vostro corpo e alla mente di esprimersi. Diventate parte della melodia che state ascoltando, sprofondate in lei, assaporatela. Che si tratti di Chopin, Brahms o di un altro autore, non dovete fare altro che abbandonarvi al piacere dell'armonia. La sentite? Siete consapevoli delle emozioni che suscita in voi? Riuscite a lasciarvi trasportare? E sapete dove vi sta portando? Quando ascoltate la musica, quali suoni riuscite a distinguere? Se vi sforzate di sentirli, fino a che punto si acuisce il vostro udito? E in che modo vi aiutano a diventare consapevoli di voi stessi? Mentre ascoltate, chiedete, lasciate fluttuare i pensieri di ieri o i ricordi del passato. La musica suscita in voi qualche ricordo del passato o un sogno che riguarda il futuro? Quanti ricordi affiorano, e da dove arrivano? In che periodo della vostra vita vi riportano? E che cosa vi spingono ad augurarvi per il futuro? Ogni giorno, mentre ascoltate la vostra musica ponetevi queste domande e cercate di esprimere i sentimenti che racchiudete in voi. Non dovete dimostrare a tutti i costi di essere un grande poeta o un genio letterario: basta solo che le parole che scrivete abbiano per voi un senso compiuto. La musica è un ottimo inizio, ma dovete usare anche altri suoni. Quandoqualcuno vi parla, ascoltate con grande attenzione: la sua voce è dolce o sgradevole, acuta o gentile? Che cosa suscita in voi? Quali sono le vostre reazioni? Se ascoltate concentrandovi davvero, vi assicuro che in un modo o nell'altro reagite. Quando Jim e io partecipammo alla prima seduta di addestramento del nostro cane (come potete immaginare, in realtà questi corsi sono rivolti ai proprietari!), il nostro istruttore Fred Bradley, un vero genio che tratta con

grande gentilezza gli animali, sottolineò subito l'importanza del tono della nostra voce. I cani hanno un udito particolarmente sviluppato, e basandosi sulla nostra voce riescono a capire ciò che proviamo. Fred suggerò a Jim di addolcire il suo tono, aspro e quasi brusco, perché esprimeva un comando troppo deciso che per le bestiole equivaleva a un rimprovero. Il mio tono era invece l'opposto, troppo dolce e gentile, ben poco imperioso! Poiché io stessa avevo spesso scambiato il suo tono brusco come una manifestazione di rabbia o di rifiuto, con aria scherzosa suggerii a Jim di esercitarsi con me: a causa della mia notevole sensibilità pensavo sempre di essere rimproverata, proprio come accadeva ai cani. In certe occasioni avevo ragione, ma spesso mi sbagliavo. Cose del genere capitano a tutti noi; si tratta di un problema che possiamo risolvere solo imparando a concedere agli altri il beneficio del dubbio, e a credere che il loro atteggiamento si basa sulla buona fede. Ascoltate gli altri e credete alle loro buone intenzioni; sentite quello che vi dicono, siate consapevoli della maniera in cui si esprimono e del tono della loro voce, e cercate di reagire senza esprimere alcun giudizio. In questo modo, se una persona vi chiede: Mi stai ascoltando?, voi potete rispondere: Sò ! senza temere di essere smentiti. E adesso come vi sentite? Il fatto di essere maggiormente consapevoli della voce di un'altra persona vi aiuta a essere più coscienti della vostra? Quando ascoltate il suono della vostra voce, sapete se le vostre parole hanno o meno senso? Ponetevi le seguenti domande: Con quale frequenza rido? Con quale frequenza piango? Con quale frequenza mi lamento? Con quale frequenza ascolto davvero me stesso? Sono consapevole del suono della mia voce? Il mondo è pieno di suoni, e cercare di individuarli, entrando in sintonia conse stessi e con l'ambiente che ci circonda, può essere molto divertente. Esercitatevi, e con il passare del tempo la vostra capacità di sentiremigliorerà, al punto che alcuni di voi potranno entrare in connessione con i suoni dell'ambiente che li circonda, oltre che con quelli provenienti dal mondo dello spirito. Prima di spingerci troppo in là, cominciamo a far pratica con alcuni suoni terreni, come per esempio il suono delle campane, il canto degli uccelli, le onde del mare che si frangono a riva, il ticchettio di un orologio, il pianto o la risata di un bambino, il fruscio del vento, il ronzio delle api, lo scroscio della pioggia e dell'acqua che scorre, lo stormire

delle foglie, i suoni dell'estate... Sono tutti suoni che rappresentano la felicità! Prendete nota dei vostri pensieri e delle emozioni che provate, e non sorprendetevi se nel frattempo la vostra capacità di sentire si è acuita. Il suono più importante che dovete imparare a riconoscere è quello del SILENZIO. Dopo aver eseguito questo esercizio, iniziando cosò a rafforzare i vostri sensi e imparando ad ascoltare con più attenzione e concentrazione, alcuni di voi saranno in grado di passare alla fase successiva. Provate ora a educare le vostre orecchie ai suoni e ai segnali, alla musica e al canto dell'universo: può darsi che vi riesca cosò di percepire la voce dei vostri cari che si trovano nel mondo degli spiriti e che vi stanno invocando. Ricordate però che non potete pretendere di sentire vostra madre, vostra sorella, vostro marito o qualunque altra persona cara defunta se non prestate ascolto a coloro che vi stanno accanto e sono ancora in vita. ESERCIZIO 2 Ä L'ODORATO La cucina è il luogo ideale dove iniziare questo esercizio; se preferite, potete scegliere il bagno, dove aleggia il profumo di creme e saponi, o il giardino. Ovunque vi troviate, per prima cosa cercate di identificare un aroma che vi piace molto, per esempio quello del pane appena sfornato, del borotalco, del dentifricio, delle rose o dei lillà. Mentre esercitate il vostro naso, chiedetevi quanti odori riuscite a identificare, se dieci o magari una ventina. Nel frattempo, vi siete resi conto di quanto si è acuito il vostro odorato? Quali sensazioni suscita in voi? In che modo la percezione degli odori vi aiuta a diventare consapevoli di voi stessi? Quali ricordi fa affiorare, e a quali periodi della vostra vita risalgono? Fino a quale epoca riuscite a tornare con la mente? Ponetevi ora le seguenti domande: Con quale frequenza sono consapevole del mio senso dell'odorato? Con quale frequenza riesco a percepire gli odori? Con quale frequenza assaporo la mia capacità di annusare? Con quale frequenza non sono soddisfatto della mia capacità di sentire gli odori? Con quale frequenza percepisco gli odori del mio corpo? Rivolgetevi le stesse domande che vi siete posti quando avete lavorato con il vostro udito, e ripetetele ogni volta che vi impegnate per sviluppare gli altri sensi (il principio di base è lo stesso). Fino a che punto siete consapevoli del vostro odore personale? Tutti noi abbiamo una fragranza che appartiene solo a noi stessi: un genitore riconosce facilmente quello dei suoi figli, e spesso una madre si accorge che il suo piccolo è malato proprio grazie a un odore specifico che solo lei è in grado di identificare. Samantha è sempre riuscita a capire quando piangevo: annusava la mia pelle, e sapeva che ero agitata. Già a quel tempo il suo odorato era particolarmente

fine, oltre che in perfetta sintonia con me e le mie emozioni. Gli animali ci annusano: anche noi siamo animali, ma dato che in genere non viviamo a contatto con la natura e non dobbiamo fare affidamento sui nostri sensi per poter sopravvivere (è molto più semplice rifornirsi al supermercato!), la nostra capacità sensoriale è senz'altro diminuita. Cerchiamo di recuperarla insieme. Qui di seguito potete trovare una lista di altri odori che vorrei suggerirvi, oltre a quelli di cui abbiamo già parlato: l'aria di mare, la torta di mele, il borotalco per bambini, l'erba appena tagliata, il formaggio caldo, il profumo, le rose, i biscotti, il pane appena sfornato, il sapone, le fresie, la marmellata di fragole, la crema per le mani. Sono tutti ottimi odori: annusateli, e se ci riuscite prendete nota dei vostri pensieri e delle emozioni che provate... rimarrete sorpresi da come si è acuita la vostra capacità di percepirli! C'è un odore molto importante di cui dovete diventare consapevoli... L'ODORE DELLA TERRA. Nella primavera del 1998 mi recai a Roma, in Italia, in quella che giudico una delle più belle città al mondo dal punto di vista architettonico. Ero stata invitata al Maurizio Costanzo Show, uno dei programmi televisivi più popolari. Ero già stata due o tre volte a Roma, così come ero già apparsa in quel talk show. In quell'occasione eravamo nove ospiti, ognuno dei quali doveva affrontare un argomento in qualche modo legato ai cinque sensi. Io avrei dovuto parlare del sesto senso. Eravamo seduti tutti insieme sul palcoscenico, e io ascoltai più o meno interessata mentre ognuno di noi si presentava: c'erano un aromaterapeuta, un massaggiatore, un chirurgo cerebrale, un ipnoterapista, un signore che aveva a che fare con le piramidi, una deliziosa giovane attrice italiana, un altro personaggio famoso e uno psichiatra (l'ospite per me più interessante) specializzato nella cura dei bambini che per motivi di vario genere non riescono a comunicare. Questo psichiatra ci raccontò la storia curiosa e commovente di un suo piccolo paziente di soli quattro anni che in un primo momento era stato giudicato autistico perché non parlava alcun linguaggio conosciuto, non reagiva ai vari stimoli a cui lo sottoponevano, e distoglieva subito lo sguardo se qualcuno cercava di stabilire un contatto visivo. Nessuno riusciva a capire il suo comportamento, e non sapevano nemmeno come aiutarlo: quel medico rappresentava la sua ultima speranza di guarigione. La madre andava a trovarlo ogni giorno. Il dottore aveva cominciato pian piano a conoscerlo, cercando di individuare qualche segno di consapevolezza; con il passare del tempo si era reso conto che il suo atteggiamento seguiva un modello ben preciso: anche se non si girava mai a guardare la mamma, ogni volta che la donna entrava nella sua stanza lui produceva gli stessi suoni. In determinate circostanze il bambino emetteva alcuni rumori ben precisi: questo voleva dire che reagiva all'ambiente che lo circondava, anche se in un modo che risultava incomprensibile agli altri. Possedeva un linguaggio, che era però tutto suo e apparteneva a lui solo. Il medico sapeva che se non fosse riuscito a capire il suo modo di esprimersi, per quella povera creatura non ci sarebbe stata alcuna speranza. Insieme ai suoi collaboratori decise quindi di registrare gli strani versi che emetteva,

confusi e ingarbugliati, in modo da cercare di decifrarli. Poiché non sono molto preparata dal punto di vista tecnico, e non possiedo nemmeno una vasta conoscenza dell'italiano, non riuscii a comprendere nei dettagli la sua spiegazione: mi limito a riferirvi che se i nastri su cui erano registrati quei messaggi venivano riprodotti a una determinata velocità con un apparecchio speciale, le parole diventavano abbastanza chiare. Affascinata e coinvolta da quella storia, sentivo una profonda empatia nei confronti del bambino, perché per quanto strano possa apparire comprendevo perfettamente le sue vicende: i suoni che mi giungono dall'universo, dal mondo dello spirito, appaiono infatti confusi e indecifrabili anche a un orecchio ben addestrato. Ci vogliono molta pazienza e la volontà di sentirli e risentirli, magari un centinaio di volte, prima che diventino un linguaggio vero e proprio, trasformandosi in una forma di comunicazione comprensibile e riconoscibile. Lo psichiatra ci spiegò che con il passare del tempo il bambino divenne più socievole e avvicinabile. Un giorno lo presi in braccio, e stando seduto sulle mie ginocchia lui si mise ad annusarmi i capelli, la faccia, la pelle e la bocca. Scese poi all'altezza del collo, del petto e delle mani. Al pari di un animale, stava controllando il mio odore, grazie al quale poteva riconoscermi. Fece lo stesso con tutte le persone che entrarono nella stanza: non rifiutava mai nessuno, ed era chiaro che acquisiva una certa conoscenza delle persone basandosi sul loro odore individuale. Dopo una breve pausa, aggiunse: Ho visto molti animali comportarsi in quel modo, mai un essere umano, figuriamoci poi un bambino... In ogni caso, è chiaro che il suo odorato è molto acuto, e che gli ha consentito di comunicare con noi. Affascinata, ascoltai con grande attenzione, pensando a quanto doveva essere sensibile quel piccolo tesoro. Avrei voluto sapere qualcosa di più sul suo conto ed essere in qualche modo coinvolta, ma non era possibile: non potevo fare altro che pregare per lui. Verso la fine del programma il conduttore mi chiese cosa ne pensavo degli altri ospiti, dei loro talenti e delle loro capacità. Ebbi così la possibilità di porre una domanda che mi stava molto a cuore. Mi rivolsi al medico, seduto in fondo al palcoscenico: Lei ci ha detto di essere riuscito a decifrare alcuni di quegli strani suoni... Può dirci cosa tentava di comunicare il bambino? Abbiamo capito un sacco di cose, ma ci sono soprattutto due frasi che ripete con una certa regolarità, mi rispose con un sorriso triste. Ogni volta che vede sua madre esclama: 'Ecco quella che viene e va'. E poi ripete in continuazione, riferendosi a se stesso, cioè a un bambino di quattro anni: 'Ecco il matto'... ESERCIZIO 3 Ä IL GUSTO

E' facile capire che sviluppando l'udito, la vista e anche l'odorato possiamo ampliare la nostra capacità di percepire, vedere, sentire e comunicare con chivive in un luogo al di là della nostra gamma normale di comprensione. E non mi riferisco solo agli abitanti del mondo dello spirito: parlo dei nostri amici, i parenti, i colleghi, le persone più care e chiunque vorremmo capire meglio, con i quali saremmo felici di migliorare il livello di comunicazione. Chissà perché, darsi da fare per sviluppare il senso del gusto non sembra però adattarsi al quadro generale: l'idea che una maggiore sensibilità nei confronti dei sapori possa in qualche modo aiutarci sembra una manifestazione di eccessiva autoindulgenza. Vorrei subito chiarire che un pizzico di tale indulgenza non è affatto unmale, anzi, tutti gli esercizi di questo libro possono essere considerati come un'enorme lezione di generosità verso se stessi. Anni fa ci hanno insegnatoche non è giusto desiderare qualcosa solo per noi. Molte religioni predicavano che l'insoddisfazione era un peccato, e che noi dovevamo accettare qualunque sofferenza inviata da Dio. Desiderare qualcosa equivaleva a macchiarsi dei reati di cupidigia e avarizia. Da quando è iniziato il movimento new age, molti di coloro che amano definirsi maestri ci hanno insegnato che conta solo ciò che sappiamo di essere, e che dobbiamo quindi imbarcarci nel lungo viaggioche ci porta alla scoperta del nostro sé. Nel primo caso il pendolo si alzava in maniera eccessiva sul lato sinistro: molte persone avevano infatti un atteggiamento troppo docile e remissivo. Chi pretendeva qualcosa di più era oppresso dai sensi di colpa, e l'insoddisfazione era ritenuta un grave peccato da condannare. Nel secondo caso invece il pendolo si innalzava troppo a destra: era esplosa la mania della libertà a tutti i costi, e per non lasciarsi opprimere e soffocarebisognava liberarsi dal peso dei sensi di colpa e delle responsabilità degli altri. Alcuni hanno usato questa new age, questa nuova indipendenza, come una scusa per abbandonare il marito, la moglie o i figli, gettando al vento qualunque impegno, lasciandosi alle spalle dolore, sofferenza e confusione. Questi individui non hanno fatto altro che correre alla cieca nello sforzo di liberarsi, calpestando i sentimenti e le emozioni degli altri. Gli atteggiamenti eccessivi di qualunque tipo non sono affatto salutari, e con il passare del tempo ci lasciano incerti e confusi. Le persone che ci hanno insegnato a non desiderare nulla e a non mettere mai niente in discussione volevano semplicemente controllarci e renderci docili e sottomessi. In

seguito, quando ci hanno rivelato che domandare e pretendere è giusto, nel tentativo di liberarsi alcuni di noi hanno inflitto angosce e tormenti ad amici e familiari. Il fervore della new age si è trasformato in una vera epropria febbre new age, e il pendolo ha oscillato con troppa forza. Io non sono affatto una sostenitrice della new age, ma piuttosto della old age, intesa come l'epoca antica della saggezza, della conoscenza priva di tempo ed eterna che risale agli albori dell'universo e precede il tempo cosò come lo conosciamo. Vorrei che il pendolo oscillasse in maniera equilibrata e costante, spostandosi a sinistra per accettare e imparare dal passato, andando poi a destra in cerca del futuro e di ciò che è in grado di insegnarci. Sono convinta che sia necessario mettere in discussione, pretendere, essere egoisti e migliorare, ma non a spese di qualcun altro, evitando quindi di far soffrire deliberatamente chi ci sta accanto: non si può fare niente del genere se perriuscirci occorre dimenticare le proprie responsabilità. Dobbiamo imparare adapprezzare e assaporare la vita, senza però far soffrire un altro essere umano agendo in maniera avventata e senza compassione. Come si può imparare ad assaporare la vita? Per quanto possa sembrarvi strano, per apprezzare gli aspetti più grandi e complessi dell'esistenza bisogna iniziare mostrando il giusto apprezzamento nei confronti delle piccole cose. Dobbiamo elevare il livello della nostra sensibilità per giungere allascoperta di noi stessi, di tutto ciò che vediamo intorno a noi e anche diDobbiamo elevare il livello della nostra sensibilità per giungere allascoperta di noi stessi, di tutto ciò che vediamo intorno a noi e anche di quello che non riusciamo ancora a vedere. Se state seguendo una dieta, il prossimo esercizio potrebbe mettervi in crisi: fornisce infatti la scusa ideale per assaporare tutte le pietanze da cui vi siete finora tenuti lontani! Siate indulgenti con voi stessi, e ogni giorno scegliete qualcosa di diverso e delizioso da mangiare o da bere: lunedò ... cioccolato martedò ... fragole mercoledò . ... frittelle Potete provare qualcosa di nuovo, o restare fedeli giorno dopo giorno allo stesso trattamento speciale: siete liberi di scegliere, ma se variate potete ottenere risultati migliori. Questo esercizio riguarda anche ciò che beviamo, e vi offre l'opportunità diassaggiare l'enorme varietà di tisane e tè aromatizzati oggi disponibili.

Cercate di diventare consapevoli delle vostre papille gustative, non solo di ciò che avete deciso di assaggiare per eseguire l'esercizio, ma di tuttoquello che mangiate o bevete normalmente. Esplorate la vostra capacità diassaporare, e sappiate godere in pieno le sensazioni che percepite grazie ai vostri sensi. Ponetevi le stesse domande relative agli altri sensi, e prendete nota per iscritto delle vostre sensazioni: Quanti nuovi sapori ho scoperto? Quando mangio e bevo, fino a che punto è acuto il mio gusto? Quali emozioni si scatenano quando sono particolarmente consapevole del mio gusto? In quale modo sono consapevole di me stesso grazie al gusto, e fino a che punto? Quali ricordi suscita in me il gusto, e a che periodo della mia vita risalgono? Con quale frequenza sono consapevole del mio gusto? Con quale frequenza faccio affidamento sulla mia capacità di percepire i sapori? Con quale frequenza tali sapori mi risultano sgradevoli? Con quale frequenza il gusto si rivela un piacere? Con quale frequenza assaporo me stesso? Ripensate agli esercizi precedenti, concentrandovi su tutte le altre domande che potreste formulare e prestando particolare attenzione a questa: fino a che punto siete consapevoli del vostro sapore individuale? Qui di seguito potete trovare una lista di sapori che potreste apprezzare, e che magari non avete mai preso in considerazione. Cercate di provarne il maggior numero possibile: fragole, zuppa di porri, tè al gelsomino, tè alla menta, pane caldo imburrato, pesce e patatine fritte (tipico piatto inglese), paté, torta al limone, cioccolata calda, pane croccante, zuppa inglese, frullato alla vaniglia. Di tutti i sapori di cui potete diventare consapevoli, il più importante è il SAPORE DELLA VITA. Vedevo una donna normale, simile a tante, e mentre la descrivevo le sue due figlie ascoltavano con grande attenzione. Come al solito però quel ritratto avrebbe potuto adattarsi a migliaia di altre persone: piuttosto piccola, alta circa un metro e sessanta, sui settanta chili e quindi secondo me un po' grassoccia, con i capelli grigi corti e mossi. Anche se non aveva alcuna caratteristica particolare che potessi riferire alle due sorelle, loro

annuivano, già convinte che la madre fosse presente. Dopo tutto, di chi altri poteva trattarsi? Si erano rivolte a me nella speranza di entrare in connessione con lei, che in effetti era arrivata! Per loro era più che sufficiente, ma non lo era affatto per me: avevamo un'ora a disposizione, e in quell'arco di tempo speravo, anzi, mi aspettavo, che la sconosciuta mi raccontasse qualcosa circa la sua esistenza, la sua famiglia e la sua nuova vita nel mondo dello spirito. Volevo scoprire qualcosa di più, cosò rimasi in attesa e continuai a osservare, cercando di acuire i miei sensi e sperando di non lasciarmi sfuggire nulla. Sono la loro madre, dichiarò in tono forte e chiaro. Annuii, aspettando paziente, certa che quello fosse solo l'inizio. Sono stata malata a lungo, qualcosa di molto doloroso allo stomaco, e nessuno poteva farci nulla. Le rivolsi un sorriso di incoraggiamento, e quando ripetei le sue parole, come spesso accade in questi casi le due sorelle scoppiarono in lacrime. Dopo aver fatto del mio meglio per calmarle tornai a rivolgermi alla madre, Ada, e le chiesi: Di cosa si è trattato, un cancro o un'ulcera? Sono state queste, mi rispose, ridacchiando e mostrandomi un sacchetto di carta bianca tutta stropicciata. Sono state la mia rovina, mi hanno dato il colpo di grazia e si sono mangiate il mio intestino, sussurrò in tono cospiratorio. Non riuscivo a distinguere cos'era quella roba, e le domandai di nuovo di cosa si trattava. Sai, non potevo proprio farne a meno, è un vizio che ho preso da bambina, necomperavo tre chili alla settimana, a volte anche di più. Mi hanno fatto marcire i denti e mi hanno distrutto lo stomaco, ma a me non importava... dovevo averle a tutti i costi, non potevo vivere senza di loro. Mi raccontò che le teneva sempre sul comodino, nel caso le capitasse di svegliarsi nel cuore della notte. Ti supplico, Ada, dimmi cosa sono! Non riesco a capire di cosa stai parlando! E' impossibile che tu non senta il loro profumo! esclamò, stupita. La gente mi diceva sempre che ce l'avevo addosso! E il sapore... il loro sapore era fantastico! Mentre lei pronunciava queste parole mi venne l'acquolina in bocca, le mie papille gustative cominciarono a vibrare e percepii un forte sapore di menta, lo stesso aroma che sentivo aleggiare tutt'intorno a me.

Esatto! Dillo alle mie ragazze... sono state le mentine a uccidermi! Che te ne pare? Ricordando le sue parole, sento ancora la sua risata. ESERCIZIO 4 Ä IL TATTO Appena nati cerchiamo d'istinto il tocco consolatore di nostra madre che ci fa sentire al sicuro, e negli anni della crescita veniamo vezzeggiati, accarezzati e coccolati in risposta alle nostre esigenze di contatto fisico. Il bisogno di toccare ed essere toccati è innato in ognuno di noi, e forse è proprio da questo punto che possiamo iniziare il prossimo esercizio in programma. Mettete un braccio intorno alle spalle di chi vi sta vicino. Avvicinatevi a una persona di vostra conoscenza, un collega o una commessa, e stringetele la mano. Accarezzate i capelli a qualcuno, o accarezzateveli, e nel frattempo ponetevi le seguenti domande: Come mi sento? Che cosa suscita in me il contatto fisico? Molti di noi fanno particolarmente fatica ad aprirsi verso qualcuno e a stabilire un contatto fisico non solo con gli sconosciuti ma anche con le persone care. L'idea di stringere la mano a un conoscente o di abbracciare uno sconosciuto può suscitare emozioni nuove, mettendo magari paura; al tempostesso, ci sono soggetti che non esitano a stringere a sé gli amici o individui mai visti in precedenza. A volte si tratta di una questione di cultura: gli italiani baciano, i greci abbracciano, gli irlandesi diventano subito i vostri migliori amici, mentre gli inglesi hanno la fama di essere distaccati e rigidi, e sono quindi considerati poco capaci di amare. Credo di poter affermare in tutta tranquillità che il resto del mondo giudica gliinglesi caldi e appassionati quanto un pezzo di ghiaccio. Non posso negare che almeno a livello esteriore sembriamo davvero una razza di gente fredda e priva di emozioni, ma vorrei precisare che ho conosciuto persone di grande cuore, donne e uomini che sanno essere profondamente appassionati quando si tratta di difendere la loro casa, i loro diritti umani e la loro famiglia. Mi sono chiesta per quale motivo un uomo può essere cosò diverso dal suo vicino, e a volte una sorella non assomiglia al fratello o una figlia al padre: si tratta di una questione troppo grande e complessa, che almeno per il momento non abbiamo bisogno di approfondire.

Quello che ci rende in qualche modo diversi non ha alcuna importanza, ma è fonte di eccitazione e curiosità: sono proprio le nostre caratteristiche uniche e individuali a renderci così come siamo. La nostra diversità può renderci sospettosi nei confronti degli altri e farci sentire a disagio con noi stessi; rischiamo di essere sopraffatti dalla timidezza o dal nervosismo alla sola idea di toccare qualcuno. Essere e sentirsi diversi dagli altri può far nascere in noi un senso di insicurezza, unita magari a un vago complesso di inferiorità. Perché mai qualcuno dovrebbe aver voglia di abbracciarmi? Perché quel tizio dovrebbe aver voglia di farsi abbracciare da me? In realtà siamo tutti diversi fra noi; nessuno ha le impronte digitali uguali a quelle di un altro, e nemmeno i piedi, le mani, gli occhi o le orecchie. Può darsi che siamo in qualche modo simili, ma non identici. Le nostre emozioni, le sensazioni, il modo in cui percepiamo e reagiamo e anche il nostro comportamento possono assomigliarsi, ma non sono uguali. Al tempo stesso, in qualità di esseri umani siamo tutti uguali: in maniera più o meno elevata ognuno di noi prova lo stesso desiderio di amore, e tutti abbiamo bisogno di affetto, conforto, cure e gentilezza. Abbiamo bisogno di sapere che qualcuno si preoccupa per noi, oltre che di percepire il tocco dell'amore. Proviamo quindi a sviluppare il tatto. Iniziamo ponendoci le seguenti domande: Quanti tipi di superfici diverse esistono da poter toccare? Che livello di sensibilità può raggiungere il mio tatto? Quante sensazioni suscita in me il contatto fisico con oggetti e persone? Fino a che punto divento consapevole di me stesso grazie al tatto? E quanti ricordi suscita in me? A quale periodo della mia esistenza risalgono? Con quale frequenza sono consapevole del mio tatto? Con quale frequenza faccio affidamento su di lui? Con quale frequenza lo giudico una fonte di piacere? E quante volte suscita in me sensazioni sgradevoli? Con quale frequenza so toccarmi con amore e gentilezza? Chiedetevi inoltre fino a che punto siete consapevoli del vostro tocco. La vostra epidermide è ruvida o vellutata? Vi sembra che abbia una consistenza diversa a seconda delle varie parti del corpo? Sì , certo, è senz'altro differente, ma in che modo? E per quale motivo? E come vi fa sentire? Cosa suscita negli altri il vostro tocco? Come reagiscono gli animali al vostro contatto? Vi occupate di giardinaggio? Come reagiscono le piante al vostro contatto? Quando rispondete cercate di esprimervi liberamente, lasciando emergere le vostre emozioni, e prendetene nota. Prendiamo in esame i cinque sensi e cerchiamo di provare qualcosa in merito a ciascuno di loro: quello che suscita più facilmente qualche emozione è proprio il tatto. Se qualcuno ci chiede: Prova a sentire questa cosa..., noi allunghiamo automaticamente la mano per toccare. Quando vi chiedete: Come mi sento? in realtà gli interrogativi che vi ponete sono due: Com'è la superficie di questo oggetto? e Quali sono le mie emozioni, come mi sento dentro di me, che cosa riesce a toccarmi nel profondo, a coinvolgermi ed emozionarmi? Esistono superfici di vario tipo: morbide, lisce, irte, ruvide, dure... Qui di seguito potete trovare la lista delle cose che vorrei suggerirvi di toccare; alcune le avete già provate di sicuro, altre vi risulteranno magari

del tutto nuove: la terra, i capelli di un bambino, un tappeto molto folto, i petali di un fiore, le ciglia, un pezzo di legno levigato, la corteccia di un albero, un mento non rasato, l'erba, l'acqua, una frittella appiccicosa. Tutte queste superfici sono ottime da toccare. Mettete per iscritto pensieri ed emozioni, e rimarrete sorpresi da quanto si sarà sviluppato nel frattempo il vostro tatto. C'è un tocco di cui dovete diventare particolarmente consapevoli perché è il più importante di tutti... si tratta del TOCCO DELL'AMORE. Il tocco dell'amore ci aiuta a donarlo e riceverlo, e si esprime in molti modidiversi. Essere sfiorati da tale sentimento è la cosa più bella del mondo: sentirlo crescere in noi, colmandoci, arrivando ovunque e scaldandoci ci rassicura sulla nostra integrità. E' una sensazione di potere interiore che cicomunica che non c'è nient'altro di importante, perché noi apparteniamo a Diopiù importante di tutti... si tratta del TOCCO DELL'AMORE. Il tocco dell'amore ci aiuta a donarlo e riceverlo, e si esprime in molti modidiversi. Essere sfiorati da tale sentimento è la cosa più bella del mondo: sentirlo crescere in noi, colmandoci, arrivando ovunque e scaldandoci ci rassicura sulla nostra integrità. E' una sensazione di potere interiore che cicomunica che non c'è nient'altro di importante, perché noi apparteniamo a Dio e quindi siamo amati. Da bambina desideravo con tutto il cuore di essere amata da mia madre. Mia sorella e io ce ne stavamo sedute in terra a giocare o a tavola a mangiare, dormivamo a letto o ci trovavamo in mille altri posti, e la vedevo avvicinarsi... passandoci vicino allungava un bacio a mia sorella, le accarezzava i capelli, le rimboccava le coperte o le sfiorava il collo con un dito gentile, lo stesso dito che mi agitava davanti alla faccia con aria minacciosa o con cui mi respingeva bruscamente. La mamma mostrava in mille modi diversi l'affetto che provava nei confronti di quell'altra sua figlia, ma ciò che più invidiavo era proprio la maniera in cui la toccava. Il suo comportamento ha rappresentato per me una grande lezione. Può darsi chemi abbia voluto bene, ma io non l'ho mai saputo perché lei non me l'ha maidimostrato. Ho imparato. E le lezioni che si imparano con più fatica sono quelle che si ricordano meglio. Ho imparato. Se voi non lo mostrate, gli altri non possono capirlo, è una lezione che trasmetto ai miei studenti, ai miei clienti e ai miei pazienti, e che cerco di mettere in pratica ogni giorno, anche se ogni giorno fallisco. E' la stessa lezione che ho voluto trasmettere a mia figlia in modo che abbia la certezza di essere profondamente amata. Se non lo dimostri, gli altri non possono saperlo. Di notte me ne stavo stesa nel letto, terrorizzata all'idea che potessero toccarmi. Recitavo le mie preghiere, invocando Dio affinché impedisse loro ditornare, ma Lui non sembrava ascoltarmi. Durante gli anni della crescita non sapevo che quelle creature giungevano dal mondo dello spirito apposta per confortarmi, per nutrirmi e prendersi cura di me, per toccare con amore il mio cuore sofferente che batteva all'impazzata per la paura. Lo vidi chinarsi verso di lei e sfiorarle gentilmente alcune ciocche di capelli.

Tuo marito ti sta accarezzando i capelli, dissi, consapevole della dolcezza e della delicatezza di quel momento. Può sentire le mie mani? mi chiese l'uomo. Guardai la mia cliente, e non potei fare a meno di ammettere che non le sentiva affatto, perché in quello stesso istante la donna mi stava chiedendo di dirle dov'era il suo consorte, e quale lato le stava toccando. Aquila Grigia mi strinse la spalla. La gioia che provai sentendo le sue dita che mi affondavano nella carne fu indescrivibile. Com'è possibile che io riesca a sentire il tuo tocco, mentre invece questa donna non sente quello di suo marito? Una brezza leggera mi sfiorò il viso, e la mia guida mi mandò un bacio. Forsenon lo sente perché lei stessa non crede di poterlo fare. Può darsi che nonabbia abbastanza fiducia in sé o nel potere dell'universo. Annuii tristemente; sapevo che aveva ragione, e in quel momento mi chiesi se avrei potuto aiutare in qualche modo le persone a essere più consapevoli della presenza dei loro cari che si trovano nel mondo dello spirito. Che cosa avrei potuto fare? La risposta a questa domanda che mi sono posta fin troppe volte si trova nelle pagine di questo libro. A una madre che ha perso il figlio ripeto spesso: Riesco a vedere tuo figlio. Sto parlando con lui, ti ha appena messo un braccio intorno alle spalle e ti stringe con forza. A un padre dico: La tua bambina sta giocando con le tue orecchie, o ti spettina i capelli con la punta delle dita. Vedo le loro espressioni incredule e al tempo stesso convinte, e so che si stanno chiedendo: Com'è possibile? Sono certa che prima o poi ognuno di noi ha percepito il tocco dei nostri cari che vivono nel mondo dello spirito. Aquila Grigia ha ragione: non abbiamo abbastanza fiducia in noi stessi, e non pensiamo di poter ricevere un dono simile. Quante volte releghiamo in un angolo ciò che non riusciamo a credere, attribuendo ogni responsabilità all'immaginazione, prima di riuscire ad accettare l'idea che a volte l'impossibile è possibile? Quante volte ci rifiutiamo di vedere, sentire,

percepire, assaporare o annusare ciò che siamo perfettamente in grado di percepire, assaporare o annusare ciò che siamo perfettamente in grado di vedere, sentire, percepire, assaporare o annusare? Possiamo riuscire a fare tutto ciò solo quando crediamo in noi stessi. ESERCIZIO 5 Ä LA VISTA Con ogni probabilità, aprire gli occhi è la prima cosa che facciamo appenasvegli al mattino; poiché sono ancora stanchi e gonfi di sonno, non vediamo granché, ma con il passare del tempo ci svegliamo sempre più e riusciamo a vedere meglio. Le tende sono tirate? La stanza è illuminata o immersa nell'oscurità? Splende il sole, o è una giornata nuvolosa? Che cosa vedete? Che cosa provate? Come vi sentite? Che cosa percepite? Quali visioni vi risollevano e vi fanno sentire meglio? Quali vi rendono invece tristi o confusi? E con quale frequenza siete rimasti sorpresi, compiaciuti o sconvolti dalla vostra immagine riflessa allo specchio? Un mattino, molto tempo fa, dopo essermi lavata i denti sollevai il capo e rimasi sconvolta dalla faccia che mi trovai davanti: non era la mia ma quella di mia sorella, a cui non ho mai pensato di assomigliare. Forse mi ero sempre sbagliata, e in realtà siamo più simili di quanto non mi sia mai resa conto. Quella apparizione mi lasciò confusa e incuriosita nei confronti di me stessa e delle mie percezioni, e mi spinse a meditare. Che cosa vedete quando vi specchiate? E come vi sentite? Che cosa provate? In che modo siete consapevoli delle vostre emozioni? In qualunque posto ci troviamo, c'è sempre qualcosa da vedere, sia le cose di tutti i giorni che diamo per scontate sia quelle più straordinarie che non si possono normalmente vedere. Splendidi panorami che ammiriamo durante le vacanze, cibi insoliti che assaggiamo in paesi esotici, piante e alberi presenti in un giardino botanico, case lussuose e abiti costosissimi... quando possiamo vedere tutte queste belle cose? Alcuni di noi sono abbastanza fortunati e riescono a godere dei panorami meravigliosi, dei cibi esotici o del lusso; quasi tutti possiamo assaporarli vedendoli in televisione o sui giornali. Leggiamo e guardiamo le fotografie, ma fino a che punto siamo consapevoli del fatto che stiamo usando il senso

della vista? Lo diamo infatti per scontato, ed è solo quando invecchiamo e la nostracapacità di vedere comincia a diminuire che diventiamo più consapevoli di ciò che ci troviamo davanti agli occhi e del modo in cui utilizziamo la vista. Grazie al prossimo esercizio, cosò comecon gli altri indicati in questo capitolo, possiamo acuire i nostri sensi ed elevare il livello della nostra sensibilità e la consapevolezza del dono della nostra vista. I nostri cinque sensi (i sensi comuni) sono un dono di Dio. Alcune persone nascono prive della capacità di vedere, sentire, toccare, annusare e assaporare; altre la perdono in seguito a un incidente o una malattia. Quando accade una cosa del genere, io credo che Dio compia una sorta di compensazione donandoci qualcos'altro: ci concede infatti la Sua guida e la Sua ispirazione. Solo perché ha perso la vista, non è detto che un cieco non possa vedere. Molti anni fa una mia cliente, non vedente dalla nascita, era solita confidarmi quello che vedeva. I suoi occhi fisici erano forse spenti, ma quelli della sua mente erano straordinariamente attivi: riusciva infatti a distinguere colori e persone, valli e colline. A volte mi descriveva scene intere: un torrente che scorreva veloce, una casa circondata dagli alberi in cima a una collina, e persino le persone, alte, piccole, dal viso ruvido o levigato. Vedeva in maniera diversa dalla maggior parte di noi, e chi la conosceva non aveva dubbi in proposito: quella donna non era affatto cieca! Dio ci compensa donandoci una consapevolezza più acuta degli altri sensi, regalandoci un'immaginazione libera e incontenibile, aiutandoci a diventare più sensibili e creativi. Chi è sordo scopre un modo di sentire che spesso va al di là della cognizione di coloro che percepiscono i suoni. Cercate di capire tale condizione: se ci riuscite, grazie agli esercizi per esplorare i vostri sensi potrete acquisire una conoscenza ancora più ampia. Anche le persone che non possono fare affidamento sui cinque sensi sono in grado di eseguire gli esercizi indicati, perché capiscono e comprendono al pari degli altri che li hanno invece intatti. A volte la loro comprensione è

addirittura maggiore: essi hanno infatti il vantaggio di possedere una sensibilità più acuita. Il cieco può davvero guidare chi vede la realtà materiale ma non le cose che lui riesce invece a scorgere? Io credo di sò . Che cosa possiamo fare? Come possiamo agire? La risposta è semplice... Ogni giorno ponetevi le domande indicate, e valutate poi i vostri pensieri e le vostre emozioni. Siate consapevoli di voi stessi e di tutto ciò che vedete intorno a voi. Oltre agli interrogativi da me suggeriti, non abbiate paura di chiedervi quello che più vi interessa: Quanti tipi di vista ci sono? Fino a che punto riesco ad acuire la mia vista? Quali sensazioni suscita in me l'uso della vista? E quale livello di consapevolezza mi consente di raggiungere? Quali ricordi suscita in me, e a quale periodo della mia esistenza risalgono? Con quale frequenza sono consapevole della mia vista? Con quale frequenza la utilizzo? Con quale frequenza mi capita di assistere a scene crudeli? Con quale frequenza vedo la mia immagine? Vorrei proporvi qualche altro interrogativo: Fino a che punto sono consapevole della mia vista? Quanto è chiara e nitida? Quanto riesco veramente a vedere? Qual è il mio aspetto, e che cosa vedo quando mi guardo? Qui di seguito vi propongo alcune cose da vedere che potete aggiungere a quelle che già avete in mente: i colori dell'arcobaleno, un cielo stellato, le colline tondeggianti, i fiori. la luna piena, una cascata, il cielo blu, l'erba verde, i quadri, i cigni, le piume, il bucato steso ad asciugare al vento. Tutte queste vedute sono ottime e particolarmente indicate per aumentare la sensibilità. Prendete nota per iscritto dei vostri pensieri e delle vostre emozioni:

rimarrete sorpresi da come si è acuita nel frattempo la vostra vista. Chiedete a voi stessi: che cosa vedo quando chiudo gli occhi? C'è una visione di cui dovete diventare particolarmente consapevoli perché èla più importante di tutte... è quella dell'ISTINTO. Tutti noi lo possediamo e lo conosciamo benissimo: è un pensiero che sembraprovenire da chissà dove, un'emozione misteriosa, lo scorcio di qualcosa di intangibile, un'ombra che ci attraversa la mente e scompare in un istante. Sto parlando della visione dell'istinto. Potrei raccontarvi migliaia di storie per spiegarvi cosa intendo per visione dell'istinto, ma ne ho scelta una che mi ha raccontato Jim una mattina, appena prima di uscire per andare al lavoro. Ero in macchina, e con ogni probabilità stavo sognando a occhi aperti. E poiqualcosa, forse un lampo, chissà, mi ha fatto tornare di colpo in me: in quelpreciso istante ho sterzato verso destra, ed è stato un bene, perché in caso contrario mi sarei scontrato con un'altra vettura. Ho inspirato a fondo, lasciandomi sfuggire un sospiro di sollievo, e ho avuto un'altra sorpresa perché mi è apparsa la faccia di mia madre che mi stava sorridendo. Come avrete senz'altro immaginato, quando si è verificato quel fatto la madre di Jim si trovava ormai da anni nel mondo degli spiriti! Ognuno di noi ha un angelo, e quel giorno la madre di Jim è stata il suoangelo. Io credo che lo sarà anche in futuro, cosò come tutti noi abbiamo sempre qualcuno al nostro fianco. Tutti starebbero meglio se potessero vedere i loro cari, scorgendone magari per un breve istante il viso appena prima di addormentarsi (molti ci riescono, ma solo con l'immaginazione). In quel giorno speciale, che cosa ha permesso a Jim di vedere con tanta chiarezza il volto di sua madre? Secondo alcuni, quella donna era cosò decisa a farsi vedere che in qualche modo è riuscita ad accumulare l'energianecessaria a rendersi visibile. Tale ipotesi è corretta, ma solo entro certilimiti: la capacità di vedere o sentire dipende infatti da noi, e non da coloro che vivono nel mondo dello spirito. Noi gridiamo: Perché non vi fate vedere? e loro ci rispondono: Perché voi non guardate nella direzione giusta: noi siamo qui, e stiamo aspettando. Vi racconto ora un'altra storia. Erano circa le sette e mezzo di sera, la

tavola era apparecchiata, e i nostri ospiti cominciavano ad arrivare. Eravamo in otto, tutti amici, anche se Bill, il marito di Anabel, veniva a cena da noi per la prima volta. Il cibo era buono, la conversazione ottima, e passammo allegramente da un argomento all'altro. Per dolce c'erano torta al cocco o gelato, o entrambi. Fu Jim a portare il discorso sul mio lavoro: chiese infatti a tutti i presenti di mangiare il gelato al cioccolato in un piatto, in modo che io potessi poi leggerlo. L'avevo fatto qualche sera prima, mostrando a Jim come riuscivo a vedere certe cose, lasciandolo sbalordito e anche un po' spaventato all'idea di quello che potevano rivelarmi gli avanzi rimasti sul piatto. Quella sera voleva condividere la stessa esperienza con i nostri amici. La sua richiesta non mi fece affatto piacere, perché l'ultima cosa al mondo che volevo era offrire agli altri un'immagine sbagliata del mio dono. La mia cara amica Nancy, seduta alla mia destra e da sempre interessata alle mie capacità, si mostrò subito entusiasta: Io voglio essere la prima! esclamò, dandomi una gomitata leggera. Muoio dalla voglia di sapere cosa vedi! Scoppiando in una sonora risata presi il piattino che si era affrettata a porgermi (l'aveva vuotato a velocità supersonica!). Le stoviglie erano di porcellana bianca, coperte da residui di gelato ben visibili; a un occhio privo di sensibilità sembravano semplicemente sporche e pronte per essere lavate. Un occhio sensibile riesce a scorgere alcune immagini ben precise; uno addestrato, consapevole del fatto che la vista non è una questione puramente fisica, identifica invece una storia completa e dettagliata. Con il mio occhio fisico vidi nel piattino di Nancy un ragazzo (la mia amica ha due figli) e un aeroplano. L'intuito mi suggerò che il ragazzo stava progettando un viaggio all'estero nell'immediato futuro. Nancy mi confermò che pochi giorni prima uno dei suoi figli le aveva rivelato di voler partecipare a un viaggio in Spagna, messo in programma dalla sua scuola per la primavera successiva. E io non ne sapevo nulla! Nel piattino di un'altra amica scorsi il viso di un uomo con il pizzetto e alcune rose. Saltò fuori che quella ragazza si recava tre volte la settimana in una stazione termale con un caro amico che aveva la barba e si dedicava con passione al giardinaggio, in modo particolare alle rose di cui era molto

orgoglioso. E anche in questo caso io non ero a conoscenza di tali dettagli! Facendo ricorso alla mia sensibilità, grazie alla penna e al pezzo di carta che mi apparvero nel piatto di un amico vidi un contratto che stava per essere stipulato: avendomi già vista al lavoro, lui ammise ridendo che era davvero sul punto di porre la sua firma su un importante documento che avrebbe modificato la sua vita professionale. Dimmi se devo firmare o meno! mi chiese in tono divertito. Feci cosò il giro di tutti i commensali. Ci divertimmo molto, e io pensai alla massa di energia pura che abbiamo a disposizione e che possiamo usare, purché lo desideriamo. Il gelato sparso sul piattino rappresentava una sorta di impronta del nostro mondo, e corrispondeva a una minuscola parte della nostra mente, dei nostri pensieri e del futuro stampato su quella superficie liscia affinché potessimo vederlo. Ti sei dimenticata di Bill, intervenne timidamente Anabel, sapendo che suo marito non credeva nel mio dono e nella possibilità di poter vedere oltre il presente. L'idea che qualcuno potesse comunicare con il mondo dello spirito e fosse in grado di usare una vista medianica gli era del tutto estranea. La mia amica mi porse il piatto, e Bill si strinse nelle spalle con aria indifferente: per lui era una sorta di gioco di società, un modo come un altro di trascorrere la serata. Non ricordo molto bene cosa mi apparve, forse un uccello o qualcosa del genere, perché nel giro di pochi istanti mi concentrai sull'uomo e la donna che erano comparsi ai lati di Bill. Erano due visitatori del mondo dello spirito che lui non riconobbe. Vidi una casa in cima a una collina, circondata da uno splendido parco. Si trattava di una vera e propria magione, niente che Bill avrebbe mai potuto comprarsi; ebbi l'impressione che fosse collegata al suo lavoro, e seguendo le istruzioni dei due spiriti gliela descrissi nei minimi dettagli, iniziando dall'esterno. L'interno era a dir poco spettacolare: soffitti insoliti dalle imponenti decorazioni, una scalinata che saliva curvando e una stanza piena di acqua e vetri, forse una piscina coperta o qualcosa del genere. Parlai di

nuovo dell'esterno, e tornai poi a dedicarmi ai soffitti, che sembravano causare qualche preoccupazione: il loro restauro sarebbe infatti costato più del previsto. Raccontai tutto quello che stavo vedendo, e a un tratto sentii la voce di Aquila Grigia: C'è nell'aria una proposta per Bill. Non è ancora definitiva, bisogna aspettare la decisione del proprietario della casa. Digli che se vuole l'affare è suo, ma deve valutare con attenzione il suo compenso, perché se chiede troppo poco rischia di subire una grave perdita economica. Al termine del mio racconto, in tono calmo e pacato Bill Hahn ci spiegò tutto: proprio come gli avevo detto, stava aspettando notizie circa un possibile incarico di lavoro, e si trattava della casa che gli avevo appena descritto. Insieme a un socio Bill possiede infatti una ditta che si occupa di tinteggiature e restauri. I nostri amici se ne andarono piuttosto tardi, e sebbene ci fossimo divertiti, non potei fare a meno di chiedermi per quale motivo avessi fatto quelle insolite letture. Giunsi alla conclusione che doveva esserci per forza una ragione precisa. E la conferma mi arrivò qualche giorno dopo, quando Anabel miconfidò che Bill era rimasto molto colpito. L'altra sera lo hai sconvolto, era praticamente incapace di reagire. Non appena si è ripreso, ci ha meditato sopra, e si è reso conto che tu non potevi sapere nulla a proposito della casa e del contratto, mi disse. Non ha dubbi in proposito, ed è proprio questo che lo ha mandato in crisi: adesso deverivedere tutte le sue convinzioni, perché l'esperienza vissuta con te lo ha costretto ad aprire gli occhi e ad ammettere l'esistenza di cose che ha sempre giudicato impossibili. Forse ha avuto una piccola illuminazione, commentai con un sorriso, pensando che quella era davvero una splendida novità. Leggere i piattini del gelato può sembrare un'attività assurda e ridicola, simile alla lettura delle foglie del tè che fanno le zingare. Per quanto mi riguarda, sono convinta che molta gente possieda la conoscenza, la capacità e la vista necessarie. Se volete, potete semplicemente definirlo intuito.

Com'è possibile spiegare una simile capacità, partendo da una prospettivaconcreta e realistica? Vi assicuro che è molto facile: basta rendersi conto che tutti gli esseri viventi sono composti di energia. Ognuno di noi è una vera e propria centralina, un contenitore colmo di energia purissima e potente. Quando parliamo o camminiamo, creiamo un flusso di energia che viene fatta scorrere da ogni singolo movimento, persino da un battito di ciglia. Al pari del vento che soffia, sfiorando gli alberi, la terra e il cielo, ci scompiglia i capelli, solleva le cartacce dal marciapiede o ci accarezza il viso e ci rinfresca, l'energia è sempre con noi, ed è al nostro fianco anchese non riusciamo a vederla o percepirla. E' presente, e influenza tutto ciò che tocca. Non possiamo sfuggirle, e non ci sogniamo nemmeno di farlo perché senza di lei non esisteremmo. La nostra energia lascia un segno preciso su ogni cosa che facciamo, diciamo o pensiamo: mentre mangiamo un gelato o beviamo una tazza di tè, si diffonde intorno a noi, lasciando la sua impronta. Quando abbiamo finito di gustare il gelato o di sorseggiare il tè, e fissiamociò che è rimasto nella coppa o nella tazzina, tutto ciò che facciamo, sentiamo, percepiamo o vediamo non è altro che quella stessa energia cheabbiamo diffuso e che si sta ora riflettendo su di noi. E' un'impronta della nostra mente conscia, dell'inconscio, del nostro potere. Tutto ciò che facciamo, sentiamo, percepiamo o vediamo non è altro che la nostra energia che abbiamo diffuso e si sta riflettendo su di noi... detto così sembra molto facile. E io credo che lo sia davvero, purché ci concediamo il tempo di avanzare pian piano, un passo dopo l'altro, imparando a entrare in sintonia con i nostri sensi e sviluppando la piena consapevolezza di tutto ciò che ci circonda, finalmente in connessione con la nostra essenza più profonda. L'uomo primitivo viveva basandosi su sei sensi. Sò , avete letto bene: sei! La sua sopravvivenza dipendeva da loro, e lui viveva in perfetta armonia con se stesso, il suo spirito e lo spirito delle creature che gli stavano intorno, comprese quelle che avevano già lasciato il livello terreno: anche se non riusciva a vederle, grazie a uno degli altri sensi riusciva comunque a scoprire quello che gli serviva. La sua esistenza si svolgeva semplice e incontaminata, non c'era nulla a distrarlo perché mancavano la televisione, le macchine e tutte le altre splendide creazioni meccaniche della nostra epoca dominata dalla tecnologia. Ogni giorno gli veniva ricordato quanto fosse umano, fragile e vulnerabile, e lui viveva di conseguenza, riconoscendo e accettando i suoi limiti. Dopo aver vissuto a lungo in questa epoca dove scienza e tecnologia si fondono insieme, spingendoci a credere che la natura sia un elemento secondario, ci siamo illusi che la tecnologia stessa sia in grado di soddisfare tutte le nostre esigenze. Se abbiamo qualche problema di salute, diciamo a noi stessi che non è niente di grave: dopo tutto, possiamo contare sui trapianti di cuore, fegato e reni, e ci consoliamo dicendo che le cure per l'AIDS e il cancro sono a portata di mano (e io credo che con ogni probabilità lo siano davvero). Ma quando questi

problemi diventano reali, e la medicina e la scienza non riescono ad aiutarci, che cosa ci resta? I nostri sensi e l'istinto, gli strumenti che abbiamo a disposizione per la sopravvivenza, sono ormai smussati e inefficaci, e ci servono a ben poco. Eccoci qua agli albori del ventunesimo secolo, e Dio solo sa cosa ci porterà il nuovo millennio. Io sono convinta che se affiliamo i nostri strumenti e aiutiamo i nostri figli a fare altrettanto, il nostro futuro si rivelerà migliore, più salutare e luminoso, grazie alla nostra consapevolezza di chi e di che cosa siamo, alla nostra coscienza di esseri umani e alla comprensione di ciò che l'universo è in grado di portarci. E Dio solo sa che cosa possiamo donargli noi... 7 Fino a che punto è affidabile il nostro sesto senso? Ogni addio equivale a un assaggio della morte. Ogni volta che ci si ritrova è come assistere alla propria resurrezione. ARTHUR SCHOPENHAUER SIAMO quasi giunti alla fine del libro, e ancora una volta vorrei prendere in prestito le parole di un altro essere umano, anche se corro magari il rischio di far pensare ai miei lettori che non ho più nulla di memorabile da dire! Vi rammento quindi una celebre frase di Francis Bacon: Se un uomo inizia con le certezze, finirà tra i dubbi; ma se è contento di iniziare con i dubbi, finirà animato da grandi certezze. Quando ho pensato per la prima volta di scrivere questo libro, la mia mente era offuscata dai dubbi: sarei stata capace di dire tutto quello che dovevo comunicare, esprimendomi in maniera chiara e precisa? Sarei riuscita a ispirare, incoraggiare e aiutare tutti coloro che avrebbero deciso di leggermi, spingendoli a impadronirsi del proprio potere? Avendo iniziato con i dubbi, ed essendo ormai giunta al termine, ho un'unica certezza: sono soltanto una semplice creatura che cerca di fare del suo meglio, stimolando altre semplici creature a fare del proprio meglio. Credo che sia più che sufficiente. In base alla psicologia junghiana, ognuno di noi nasce conoscendo il proprio linguaggio archetipico, cioè il linguaggio universale dei simboli che corrispondono alle immagini mentali primitive ereditate dai nostri antenati. Tali immagini sono presenti nell'inconscio collettivo. Quando una ventina d'anni fa ho iniziato a comunicare con il mondo dello spirito, non sapevo nulla di Jung e delle sue filosofie, e ancora oggi non sono molto informata in materia: nonostante ciò, il mio lavoro si basa proprio su tali argomenti. Ho infatti scoperto un linguaggio, o meglio, ho scoperto di poter parlare un linguaggio che con il passare degli anni non ho ancora pienamente compreso. Non mi ero resa conto che si trattava di un linguaggio, di una vera e propria forma di comunicazione. E non so dire se appartiene esclusivamente a me, o se altre persone sulla faccia della terra lo riconoscono e intendono. Finora non ho ancora incontrato un essere umano capace di parlare e comprendere il mio modello archetipico, anche se conosco individui che ne capiscono certi piuttosto simili. Come ho fatto a riconoscere che il simbolo X indica un trauma emozionale? E in che modo ho scoperto che vedere tale simbolo in un determinato posto evidenzia un certo tipo di problema, mentre se lo vedo in un altro punto si

tratta di una questione ben diversa? Non avevo idea di come ero venuta a conoscenza di queste definizioni, le sapevo e basta. Il mio sesto senso è sempre stato affidabile: io non ho fatto altro che seguirlo, colma di fiducia e pronta a capire. Ogni essere vivente, compresi gli insetti, possiede il sesto senso. Potreste ribattere che le piante e gli alberi vivono e respirano, ma non hanno il sesto senso: non sono affatto d'accordo! Anni fa, quando ancora vivevo in Inghilterra, mi regalarono un cactus dall'aria malaticcia che per due anni non produsse nemmeno un fiore. Troppo presa dai miei impegni, ignorai le sue esigenze, limitandomi a innaffiarlo di tanto in tanto. Nonostante le mie scarse cure, la pianta non morì , e già questo può essere considerato un miracolo! Finché arrivò il giorno delle grandi pulizie di primavera. Mi misi al lavoro, aiutata da un'amica, e animate da un grande zelo rovistammo e ripulimmo ogni angolo della casa. Fu cosò che mi ritrovai in mano il povero cactus, ridotto ormai a un esile bastoncino ornato da due misere foglie, e presi una grossa decisione. Anche se non sopportavo l'idea di gettarlo via, dovevo ammettere di non aver mostrato il giusto rispetto nei confronti di una creatura vivente. Un'ultima opportunità, borbottai, senza sapere se mi stavo riferendo a me o alla pianta. Trovai un vaso più grande e un sacchetto di terriccio, e sistemai il cactus. Secondo me è morto, mi prese in giro la mia amica. E poi, quel vaso è troppo grande! Vedremo, ribattei di ottimo umore. Non si può mai sapere! Tutti meritano una seconda opportunità. Cosò dicendo, piazzai il cactus sul davanzale della finestra. Ogni giorno gli parlavo con voce gentile, scusandomi per averlo trascurato così a lungo. Ben presto la pianta cominciò a reagire, crescendo e riempiendosi di fiori. Sono certa che percepiva il mio affetto e il calore che le inviavo. Alcuni diranno senz'altro che il merito di quella rinascita spetta semplicemente all'operazione di travaso, ma chi ama il giardinaggio e si prende cura delle piante condivide di sicuro la mia opinione: anche i vegetali possiedono occhi e orecchie, sono coscienti e reagiscono alle cure affettuose. Edward O. Wilson ha dichiarato: Se gli insetti dovessero scomparire, l'ambiente precipiterebbe nel caos più completo. Aveva perfettamente ragione, e se pensiamo al mondo di oggi non possiamo in alcun modo sottovalutare il loro scopo, la forza e l'energia che li contraddistinguono, oltre alla loro innata sensibilità. Se prestassimo maggiore attenzione alle colonie di insetti che ci circondano, potremmo imparare molte cose circa i nostri punti di forza, la nostra energia e la nostra sensibilità. Quelle piccole creature che lavorano tutte insieme possono mostrarci quanto sia benefico collaborare in piena armonia. Ognuno di noi nasce dotato di un sesto senso, che riguarda l'armonia: l'abilità nell'usarlo sta infatti nella capacità di creare e armonizzare la nostra energia. L'istinto emerge soprattutto nelle situazioni più difficili e complesse; ciò avviene perché noi siamo particolarmente attenti e all'erta. In questimerge soprattutto nelle situazioni più difficili e complesse; ciò avviene perché noi siamo particolarmente attenti e all'erta. In questi

momenti le nostre reazioni sono del tutto spontanee, e noi lasciamo emergere le nostre emozioni più profonde. Gli animali sono in grado di percepire o intuire il pericolo: l'unica specie che trascura questa capacità innata siamo proprio noi esseri umani! Al tempo stesso, anche se trascuriamo questo talento siamo gli unici animali capaci di ampliare il potere della mente oltre l'istinto animale (numerosi esperimenti con i delfini paiono però dimostrareche non è affatto vero!) L'altra sera, prima di andare a dormire, ho chiesto di ricevere in sogno una visione che mi aiutasse, mostrandomi la giusta direzione. Volevo che mi apparisse un sentiero ben chiaro ma non cercavo qualcosa di specifico, animata dalla speranza che Dio, Aquila Grigia e l'universo intero sapessero meglio di me cosa avevo bisogno di scoprire. Dopo aver chiuso gli occhi mi sono rilassata, placando il mio spirito cosò come vi ho insegnato a fare nel capitolo 1, e sono rimasta in attesa. Respiravo con calma e la mia mente, il corpo e lo spirito erano in piena armonia. Invece di dormire e sognare, mi sono ritrovata la mente piena di pensieri legati alla scrittura. Certe idee che avevo solo abbozzato si sono completate, e mi sono ritrovata completamente desta. In un attimo mi sono alzata, ho scaldato l'acqua per il tè, mi sono infilata gli occhiali, e dopo essermi seduta vicino alla finestra (fuori era ormai notte fonda), ho scritto per ore e ore sul mio blocco per appunti, dimentica di tutto tranne che dei miei pensieri. Erano ormai le cinque del mattino quando sono tornata a letto. C'era ancora tempo per la mia visione, ma a quel punto non desideravo altro che il sonno. Episodi del genere si erano già verificati molte volte in passato, e sapevo quindi che per la visione era solo questione di tempo... Non dovetti aspettare a lungo: solo un paio di giorni dopo mi destai al mattino presto con la mia visione ancora ben chiara nella mente. Avevo ricevuto in dono un grosso uccello marrone, senza sapere chi me l'avesse dato. Era soffice e caldo tra le mani, con le piume simili a seta; sentivo il battito del suo cuore, e nella mia mente echeggiava una voce che continuava a ripetere: E' un regalo, è un regalo. Nel sogno mi ero chiesta se si trattava di una colomba, ma avevo subito pensato: Ha fame, devo trovargli qualcosa da mangiare! A un tratto era apparsa una gabbia piena di becchime, e cosò vi avevo messo dentro la bestiola. Osservandola mentre mangiava con grande avidità, avevo pensato: Questo uccello mangia molto, ci vorrà un sacco di mangime. Al termine del sogno rimasi stesa nel letto ad aspettare che

sorgesse l'alba, cercando di individuare il messaggio racchiuso nel sogno stesso. Avendo fiducia in Aquila Grigia e nel mio sesto senso, ero certa che ci fosse, e sebbene le visioni giunte in sogno siano spesso più chiare di quella che avevo appena avuto, mi rendevo conto che quel sogno aveva uno scopo ben preciso. Un'ora dopo apparve la luce grigia dell'alba decembrina. In un primo momento pensai che si trattava forse della pace del mondo, e del fatto che non se ne parla mai abbastanza. E' il classico argomento che torna sempre di moda durante il periodo natalizio. Forse dovevo capire che la pace ha bisogno di essere nutrita... Sò , certo, era un'ottima ipotesi, ma il mio sesto senso mi diceva che la mia interpretazione non era completa. Nei mesi di dicembre e gennaio si verificarono numerosi avvenimenti che interruppero un processo di pensieri che in altri momenti non avrei mai fermato. In passato, chiedere e ottenere una visione era un gesto cosò importante che nelle settimane e nei mesi successivi dedicavo ogni giorno alcuni minuti alla riflessione e alla contemplazione. Anche se non riuscivo a trovare alcuna risposta, avevo almeno la possibilità di mostrare la mia gratitudine, riconoscendo il potere del dono ricevuto e pensando alla lezione che il mio maestro aveva cercato di impartirmi. Fu solo quando mi sedetti a scrivere il resoconto dell'esperienza vissuta che il messaggio mi fu chiaro! Come accade a molta gente, avevo consentito al Natale, agli amici in visita, alle spese e all'arrivo del nuovo anno, insomma agli aspetti più insignificanti della vita quotidiana, di intralciare la mia crescita spirituale e la mia evoluzione. Con mille cose da fare, pasti da organizzare e cucinare, oltre a tutte le altre solite incombenze, avevo trascurato il nutrimento più importante, e rischiavo di morire di fameù importante, e rischiavo di morire di fame. La visione mi apparve di nuovo, e stavolta ne compresi il significato, sentendomi profondamente rattristata. Ripensai all'anno appena trascorso, diventando consapevole di ciò che io, io sola, avevo consentito che mi capitasse. Era facile da vedersi, e in un certo senso anche comprensibile: sapevo che nessuna delle scuse che avrei potuto cercare sarebbe stata abbastanza valida. Mi venne in mente la parola Trascuratezza: avevo infatti trascurato la mia anima e il mio spirito. In Inghilterra era stato tutto molto più semplice, dato che avevo sempre il tempo da dedicare ai miei clienti, ai miei pazienti e ai miei allievi. In ogni giornata lavorativa (per me, tutti i giorni lo erano!) a un certo punto dedicavo una certa quantità di tempo alla mia organizzazione terapeutica e ai miei pazienti: in questo modo mi veniva ricordato ogni giorno il dono prezioso con cui sono venuta al mondo. Quando si frequentano i familiari e gli amici dei malati che stanno per morire

è molto facile ricordarsi di Dio, del mondo dello spirito e di ciò chesignifica per noi. E' facile ricordare che in qualità di esseri umani siamovulnerabili, e che la nostra natura spirituale ci assicura comunque un grande potere. Circondata dai membri della mia squadra, con molti amici che lavoravano al mio fianco, nella mia patria d'origine mi risultava molto facile mantenere la concentrazione e l'impegno nei confronti del mio lavoro, restando fedele al mio processo evolutivo. Non c'era un singolo avvenimento, una cena, una serata ufficiale, una particolare celebrazione o un giorno in cui non pensassi allo spirito e non comunicassi con il mio spirito guida. Da quando sono arrivata in America la mia vita è cambiata. Per prima cosa ho perso il supporto della mia squadra, persone che avevano lavorato al mio fianco per quasi vent'anni. Ho dovuto arrangiarmi con un nutrito scambio di fax e telefonate, e in questo modo mantenere il contatto con loro è diventatomolto più problematico. La cosa più difficile è data dal fatto di trovarmi in una terra straniera e di essermi lasciata alle spalle amici cari e fidati senza averne trovati di nuovi, persone in grado di comprendere chi sono e il lavoro che svolgo. Non bisogna poi dimenticare che la mia attività èaumentata, e il lavoro è molto diverso da quello che svolgevo in Inghilterra. Invece di visitare gli ospedali mi sono ritrovata a girare gli studi televisivi; invece di impegnarmi in profonde conversazioni con chi ha perso una persona cara o con i pazienti che stanno affrontando la morte, incontro in continuazione cronisti e giornalisti a cui interessano solo le vicende intime e personali dei miei clienti più famosi. Sono sempre in volo, giro una nazione dopo l'altra... vi prego di non fraintendermi, perché mi rendo conto di quanto sia importante diffondere la parola intorno a me, e sono quindi pronta a fare tutto quello che devo. Aggiungete a tutto ciò i piccoli ma importanti cambiamenti che hanno riguardato la mia vita privata, la tensione legata alle difficoltà di una nuova vita, i nuovi coinvolgimenti, le nuove sedi di lavoro, la gente nuova, un posto nuovo in cui vivere... sò , certo, posso trovare un'infinità di scuse per la mia negligenza, ma nel profondo del mio cuore sobenissimo che nessuna di loro è abbastanza valida! Si sono verificati molti cambiamenti, e ho un'infinità di ottimi motivi che giustificano il poco tempo dedicato al mio nutrimento spirituale. Eppure, di tutte le persone che ho conosciuto io sono quella che ha più ragioni per nutrire la sua anima!

Se ripenso a quella visione, ringrazio Dio per avermi inviato la mia guida Aquila Grigia, per la sua intuizione, per la pazienza e l'amore che mi consentono di acquisire e mantenere potere. Io sono quell'uccello marrone, la mia anima è soffice e calda, il mio spiritoliscio come la seta, il battito del mio cuore è la vita stessa, il dono più grande! Ha fame, devo trovargli qualcosa da mangiare, ricordo di aver pensato, e mentre trascrivo queste parole le sento echeggiare ancora nella mente. Mi appare una gabbia, all'interno della quale ci sono molti semi che l'uccello mangia avidamente... E' un messaggio semplice, ma forse uno dei più importanti della mia vita. Devo mettere la mia anima, il mio spirito, in un luogo dove possano essere sempre nutriti e protetti, e dove abbiano la possibilità di crescere. Questo uccello mangia molto, ci vorrà un sacco di mangime, è stata l'ultima cosa che ho pensato prima della fine del sogno, e io so che è vero, e che non posso permettere a niente e nessuno di impedirmi di tenerlo bene a mente. Alcuni credono che per risolvere i miei problemi e quindi per non correre il rischio di trascurare la mia anima non dovrei far altro che tornare in Inghilterra, ritrovando cosò gli amici e colleghi che mi hanno sostenuta per anni. Vi assicuro che sono stata più volte sul punto di acquistare un biglietto di sola andata, ma le mie responsabilità sono notevolmente aumentate, e in ogni angolo del mondo un numero sempre più grande di persone fa affidamento sui miei insegnamenti, considerandomi una fonte di ispirazione. Non posso più dire di appartenere solo a me stessa... forse è sempre stato così , ma devo ammettere che non mi dispiace affatto. La verità emersa dal mio sogno è che nonostante tutte le mie responsabilità, io devo comunque nutrire la mia anima: quando non le dedico la giusta attenzione, facendole mancare il nutrimento necessario, mi sento triste, vuota e priva di potere, e non sono quindi in grado di aiutare gli altri. E in questo, devo ammettere che non sono diversa dal resto del mondo! Tutti noi abbiamo bisogno di nutrire la nostra anima, di portare luce allo spirito, di ritrovare il nostro potere e di soddisfare il nostro fabbisogno spirituale con la preghiera e la meditazione, pensieri colmi di bontà e atti di gentilezza. In questo modo la nostra anima palpita con maggior vigore. Ci sono però altri metodi per nutrire l'anima, per trovare la forza, la felicità, la sicurezza e il potere: nelle pagine seguenti ne potrete trovare alcuni. Riconoscere l'esistenza del proprio sesto senso è uno di questi metodi: imparare ad ascoltarlo e a essere in sintonia con lui ci consente infatti di acquisire un grande potere. Che cos'è in pratica questa sensazione, questo istinto che tutti noi possediamo? Il sesto senso ci permette di sapere più di quello che ci comunicano i cinque sensi comuni. E' qualcosa di impalpabile, eppure quando lo percepiamo lo riconosciamo subito. A volte ci viene in mente una persona che il giorno dopo ci chiama senza preavviso o senza che ci sia un motivo particolare. Magari telefoniamo a un

amico e il suo numero risulta occupato perché lui stesso sta cercando di contattarci. Andiamo a fare spese, e dopo aver imboccato una strada mai percorsa in precedenza ci imbattiamo in un conoscente che non vedevamo da tempo. Che strana coincidenza! pensano tutti coloro che credono nelle coincidenze. E' più facile accettare l'idea della coincidenza che non pensare che il sesto senso ci abbia in qualche modo spinti ad agire o pensare, rivelandoci qualcosa a livello inconscio. Ed è comodo e rassicurante pensare: Sono cose che capitano, stringendosi nelle spalle e andando avanti come se non fosse successo niente di strano, senza perdere tempo a chiedersi per quale motivo e secondo quali modalità è accaduto. Molte persone non hanno alcuna intenzione di conoscere ciò che non sanno o di vedere l'invisibile: hanno paura, e il loro atteggiamento è del tutto comprensibile. Scegliere di nascondersi non rappresenta però la soluzione migliore, perché chiudere gli occhi e le orecchie serve solo a sprofondare ancora di più nella confusione. Quando percepiamo il nostro sesto senso, lo riconosciamo per quello che è: al pari di un filo ben teso che attraversa il nostro corpo, vibra e produce un lieve ronzio che possiamo percepire solo se abbiamo raggiunto un certo livello di consapevolezza e sensibilità, addestrando in maniera adeguata gli altri cinque sensi. Solo cosò il sesto senso entra automaticamente in gioco e ci consente di sentire, provare, percepire, vedere, toccare e persino annusare il mormorio di quel filo dell'alta tensione appena comincia a ronzare. Entra in connessione con il nostro spirito, la nostra anima, espandendosi nel mondo e nell'intero universo per poi tornare da noi. Finalmente in sintonia, nutre noi e la nostra anima, il nostro cuore e la mente, agendo con grande facilità e in maniera del tutto naturale. Dobbiamo solo concedergli la giusta energia e il necessario incoraggiamento. Cercare, scoprire e mettere in sintonia il sesto senso è un compito che richiede tempo e pazienza, ma servono anche gli strumenti che vi ho presentato in questo libro. Riepiloghiamo brevemente ciò che abbiamo imparato finora. Nel capitolo 1 abbiamo scoperto l'importanza dell'autodisciplina, fondamentale nell'ambito del processo di crescita spirituale. Il capitolo 2 ci ha aiutati a diventare consapevoli della nostra energia e di quella che ci arriva da Dio i quella che ci arriva da Dio e dall'intero universo. Grazie al capitolo 3 sappiamo ora guardare oltre le apparenze, lavorando con gentilezza sul nostro sé. Dopo aver letto il capitolo 4 ci siamo liberati daiparaocchi che ci impediscono di vedere come siamo davvero. Il potere è invecel'argomento centrale del capitolo 5: sappiamo che è innato in noi, e che nonne siamo mai in alcun modo privati. Divertimento è invece la parola d'ordine del capitolo 6, che ci ha insegnato a scoprire i nostri cinque sensi e a usarli in maniera nuova e sorprendente. Siamo ora giunti al sesto senso, che tutti noi possediamo, anche se come ho già detto molti non lo utilizzano: alcuni non sono consapevoli della sua

esistenza per motivi vari, ma la maggior parte di noi ignora, respinge e contrasta l'idea che possa in qualche modo esistere. Tale atteggiamento ècausato dalla paura, dal timore verso tutto ciò che è sconosciuto, insolito, incomprensibile e inspiegabile agli occhi di chi non è sufficientemente addestrato. C'è stato un periodo in cui ero molto spaventata, e come dimostrano le storie qui di seguito riportate, dalla paura non può nascere altro che la paura, e iosono rimasta intrappolata in una catena infinita che mi portò a temere la mia stessa ombra. Paura Era già buio, anche se erano solo le quattro e mezzo del pomeriggio. In quella cupa, gelida e orribile giornata di novembre la ragazzina, che aveva ormai quattordici anni, avrebbe fatto qualunque cosa pur di andare in casa a scaldarsi. E invece continuò a passeggiare intorno all'isolato, pregando che arrivasse qualcuno ad accendere le luci e magari anche il camino, in modo che lei avesse il coraggio di entrare. Ogni sera succedeva la stessa cosa: per l'intero tragitto che la separava dalla scuola si augurava che almeno una delle sue sorelle fosse già a casa, ea volte aveva questa fortuna, ma nella maggior parte dei casi le toccava stare in giro per un paio d'ore, con la pioggia o con il sole, finché non vedeva una finestra illuminata. Solo allora trovava la forza di varcare la soglia... I ragazzi più grandi avevano l'abitudine di terrorizzare i piccoli, e quella sera non rappresentava certo un'eccezione alla regola. Erano seduti a tavola tutti e quindici, maschi e femmine dai sei ai sedici anni, e i grandi stavano raccontando le loro storie. La mano verde strisciò su per le scale, lasciando una scia di sangue, egiunse nella stanza dove dormivano i bambini. Si arrampicò lentamente sulletto, sporcando di sangue le lenzuola, e senza far rumore piegò le dita dalleunghie lunghissime e deformate dalla vecchiaia. Per un breve istante esitò, pregustando il piacere che sapeva l'aspettava, e afferrò poi l'esile e candidagola stringendo con forza. Il piccolo sbatté le palpebre un paio di volte prima che il sangue cominciasse a uscirgli dagli occhi, dal naso e dalla bocca. La mano verde si rimise in cammino solo quando la sua vittima smise di respirare: passò al letto successivo, lasciandosi alle spalle evidenti tracce di sangue e preparandosi ad attaccare la preda successiva. State attenti alla mano verde, perché questa notte potrebbe venire acercarvi!

La bambina, sei o sette anni appena, aveva ascoltato con occhi sbarrati dal terrore, e se ne stava ora sdraiata nel suo letto, incapace di addormentarsi per la paura che la mano verde venisse a ucciderla. Sentiva il respiro degli altri ragazzini che si trovavano con lei nel dormitorio di quella casa di accoglienza, ma la loro presenza non bastava a confortarla, perché sapeva tutto sui visitatori della notte, e sapeva anche che la mano verde sarebbe semplicemente stata una in più... Rimase immobile, ricordando ogni singolo dettaglio del racconto che per molti anni a venire le sarebbe rimasto impresso nella mente. Il cuore le batteva all'impazzata, facendo quasi tremare il suo corpicino, e lei aveva paura, tanta paura che la mano assassina venisse a cercarla... Era solo un film alla televisione, e lei aveva ormai diciassette anni... per amor del cielo, avrebbe dovuto ragionare, eppure non riusciva a scrollarsi di dosso l'angoscia. Una banale bambola di porcellana aveva preso vita, si era seduta sul letto ed era poi scivolata a terra, dirigendosi verso la camera della padrona di casa per terrorizzarla a morte. Aveva attraversato il locale, facendo frusciare il vestito, ma il suono che aveva sconvolto la ragazzina, e che l'avrebbe perseguitata a lungo negli anni a venire, era quello uscito dalla bocca della bambola dai lunghi capelli neri... Mamma, mamma, aveva continuato a strillare con una vocina che metteva i brividi. Le facce, le voci e quegli strani rumori arrivavano appena lei rimaneva sola. E soprattutto d'inverno, nelle giornate più corte e buie, al calare della sera le ombre apparivano orride e minacciose, e le visioni e i rumori ancora più terrificanti. Era sempre stato cosò , e per quanto si sforzasse non le riusciva mai di dominare la paura che cresceva fino a paralizzarla completamente. Trascorreva la sua esistenza muovendosi in corridoi ingannevoli disseminati di ragnatele, stretti, oscuri e simili a un labirinto. Avanzava a piccoli passi, inciampando e cadendo, sempre accompagnata dai suoni, i lamenti, i gemiti, i sussurri, i suoni silenziosi e agghiaccianti... non era mai sola, con lei c'era sempre qualcuno che vedeva e non vedeva, sentiva e non sentiva. Come avrebbe potuto tenerli lontani e stare finalmente da sola? amor del cielo, avrebbe dovuto ragionare, eppure non riusciva a scrollarsi di dosso l'angoscia. Una banale bambola di porcellana aveva preso vita, si era seduta sul letto ed era poi scivolata a terra, dirigendosi verso la camera della padrona di casa per terrorizzarla a morte. Aveva attraversato il locale, facendo frusciare il vestito, ma il suono che aveva sconvolto la ragazzina, e che l'avrebbe perseguitata a lungo negli anni a venire, era quello uscito dalla bocca della bambola dai lunghi capelli neri... Mamma, mamma, aveva continuato a strillare con una vocina che metteva i brividi. Le facce, le voci e quegli strani rumori arrivavano appena lei rimaneva sola. E soprattutto d'inverno, nelle giornate più corte e buie, al calare della sera le ombre apparivano orride e minacciose, e le visioni e i rumori ancora più terrificanti. Era sempre stato cosò , e per quanto si sforzasse non le riusciva mai di

dominare la paura che cresceva fino a paralizzarla completamente. Trascorreva la sua esistenza muovendosi in corridoi ingannevoli disseminati di ragnatele, stretti, oscuri e simili a un labirinto. Avanzava a piccoli passi, inciampando e cadendo, sempre accompagnata dai suoni, i lamenti, i gemiti, i sussurri, i suoni silenziosi e agghiaccianti... non era mai sola, con lei c'era sempre qualcuno che vedeva e non vedeva, sentiva e non sentiva. Come avrebbe potuto tenerli lontani e stare finalmente da sola? La paura è un'emozione terribile e spesso necessaria. Un tempo ero solita sognare a occhi aperti. Convinta di essere stata adottata o rapita alla nascita dai miei crudeli genitori (che non potevano di sicuro essere quelli veri), immaginavo il giorno glorioso in cui il mio vero padre e la mia vera madre mi avrebbero finalmente trovata per riportarmi a casa con loro. Immagino che leggendo queste frasi molti di voi siano scoppiati a ridere, ma temo ci sia anche qualcuno in lacrime perché i suoi ricordi sonotroppo simili ai miei: i bambini infelici si convincono spesso di essere stati in qualche modo rubati a un'altra famiglia. Io non avevo alcun dubbio in proposito: quei due non erano i miei veri genitori, non potevano esserlo! Come si può aver paura di mamma e papà? Com'è possibile temere la donna che ti ha portata in grembo e l'uomo che ti ha generata? Vivere nel terrore di non riuscire a compiacerli, paventando il suono della loro voce, chiedendosi in continuazione se ti sei comportata bene o male, sempre più terrorizzata all'idea che qualunque cosa tu faccia non sarai mai abbastanza brava... E se non sei abbastanza brava per i genitori che ti vogliono bene, non lo sarai mai per nessuno... Adesso hai paura del mondo e di tutto ciò che ti porta, e lapaura cresce finché ti rendi conto che non puoi fare altro che nasconderti, mimetizzarti nel miglior modo possibile, startene tranquilla, indossare una maschera, rimanere nell'ombra, non farti notare e fingere di essere qualcun altro. Spacciarsi per un'altra persona non è un atto consapevole, ma la conseguenza naturale della convinzione di non essere all'altezza. E' chiaro che siamo in qualche modo inferiori: per quale altro motivo non dovrebbero amarci i nostri genitori? Sono nata timida, ma durante l'adolescenza, fino ai vent'anni, lo ero in maniera terribilmente dolorosa, tutto e tutti riuscivano a innervosirmi, e nessuno poteva dire di conoscermi davvero. Non parlavo senza che mi avessero prima rivolto la parola. La timidezza era quindi un incubo in più che portava con sé un'infinità di altre ragioni per aver paura. Verso i quattordici anni scoprii la recitazione, che divenne ben presto la mia materia preferita. Il dipartimento della mia scuola aveva tutto: un palcoscenico, un ottimo impianto di illuminazione, camerini per il trucco e il cambio dei costumi, uno splendido insegnante di cui ho dimenticato da un pezzo

il nome... Avevamo un magnifico guardaroba e un impianto fonico che tutte le scuole dei dintorni ci invidiavano. Era un mondo magico pieno di intrighi e curiosità, e ogni volta che ci mettevo piede riuscivo a far credere agli altriche io non ero più io. Quando recitavo una parte la vivevo giorno e notte, uscendo dalla vita di Rosemary, dalla sua mente, dalle sue emozioni e dai suoi pensieri. Ero in grado di staccarmi perfino dal suo corpo, trasformandomi in un uomo, un ragazzo o una vecchia. Una delle parti migliori che abbia mai recitato fu quella di Rumplestiltskin. Mi sentii rinascere con la sua furbizia, il suo viso contorto, il corpo rugoso e deforme, cosò diverso dal mio e al tempo stesso cosò familiare. Convinta di essere orrenda, senza seno e troppo magra, provavo una forte empatia per la sua bruttezza. Sul palco non sapevo più cosa fosse la timidezza, perché diventavo chiunque tranne me: quello era il vero paradiso! Non avevo alcuna paura perché se restavo ferita, o viso contorto, il corpo rugoso e deforme, cosò diverso dal mio e al tempo stesso cosò familiare. Convinta di essere orrenda, senza seno e troppo magra, provavo una forte empatia per la sua bruttezza. Sul palco non sapevo più cosa fosse la timidezza, perché diventavo chiunque tranne me: quello era il vero paradiso! Non avevo alcuna paura perché se restavo ferita, perdevo l'amore o morivo, si trattava semplicemente della trama di un'opera di fantasia. I miei timori tornavano a prendere il sopravvento appena uscivo dal teatro... Ognuno di noi viene al mondo dotato di istinti ben precisi, uno dei quali è lapaura, che è necessaria perché ci consente di individuare gli eventuali pericoli. In questo libro vi ho parlato a lungo dell'istinto, insegnandovi a riconoscerlo, a prestargli attenzione e a lasciarvi guidare da lui. Dobbiamo capire che se i nostri sensi vengono resi più acuti grazie all'addestramento, la connessione con l'istinto risulta più chiara e comprensibile, e ci spinge nella direzione giusta. La paura inutile di cui vi ho parlato, e che mi opprimeva giorno dopo giorno, non ha niente a che spartire con l'emozione necessaria che ci avverte dei rischi e dei pericoli: si tratta infatti di una forza distruttiva che ci impedisce di acquisire l'autostima e la sicurezza in noi stessi. E' questa la paura che dobbiamo affrontare, la paura del sé! L'idea di dover affrontare il mondo può mettere i brividi; essere in sintoniacon il proprio sé è ancora più terrificante, e la semplice possibilità di entrare in contatto con l'anima, lo spirito, è a dir poco agghiacciante. Checosa rischiamo di trovare? E quanto può rivelarsi dolorosa un'esperienza delgenere? Chi vedremo riflesso nello specchio, e chi apparirà al nostro fianco? E che dire della fede, e di coloro che ne possiedono ben poca? La storia che sto per raccontarvi parla di un uomo costretto a compiere

crimini orrendi dalla mancanza di fiducia in se stesso. Sentendosi privo di potere e ossessionato dalla paura della morte, finò per uccidere altre persone. Chi di noi potrebbe dichiarare in tutta onestà che trovandosi in unasituazione simile si sarebbe comportato diversamente? Grazie al cielo la maggior parte di noi non viene messo alla prova cosò duramente... E' arrivato il diavolo Lui non era un mio paziente, e io non ero la sua guaritrice. Il modo in cui ci siamo incontrati non ha alcuna importanza, conta solo il fatto che ci siamo conosciuti. Joseph era steso in un letto d'ospedale, e anche se all'apparenza era perfettamente sano, in realtà stava morendo. I medici l'avevano sottoposto a un gran numero di prove, raggi e analisi, senza però trovare nulla di strano. Negli ultimi dodici mesi sua moglie si era accorta che mangiava sempre meno, era stanco e irrequieto, e si lamentava in continuazione delle tremende emicranie che lo affliggevano. L'uomo aveva ormai perso la metà del suo pesonormale quando accettò finalmente di farsi ricoverare. Nel corso della mia prima e ultima visita lo trovai piuttosto agitato, che tormentava nervoso il bordo della coperta con le dita, scuotendo la testa da una parte all'altra e borbottando tra sé in una lingua che non capivo. Seduta al suo capezzale, mi resi subito conto che oltre a mormorare chissà cosa Joseph stava anche piangendo. Gli accarezzai dolcemente la mano, e quando lui si accorse della mia presenza si girò di scatto. Vidi il suo sguardo, e viriconobbi ciò che io stessa avevo provato: quello era terrore, puro e semplice terrore! E in quel preciso istante mi resi conto che per il suo bene avrei dovuto scoprirne la fonte, in modo da riuscire a ridurlo o eliminarlo del tutto. Esordii dicendogli come mi chiamavo. Gli spiegai che sua moglie mi aveva chiesto di andarlo a trovare in qualità di guaritrice, e che forse ero in grado di aiutarlo. Senza aprire bocca scosse di nuovo con forza il capo e si rimise a piangere. Era chiaro che si trattava di uno spirito in difficoltà el'istinto, cioè il mio sesto senso, mi disse che le sue pessime condizioni fisiche erano dovute a qualche ragione misteriosa e complessa.

Provai ancora, stringendogli la mano. Quando ero piccola avevo paura del buio e di un sacco di altre cose. A dire il vero, fino a pochi anni fa avevo paura di vivere! Sebbene i suoi singhiozzi fossero diminuiti, il mio interlocutore stava ancora piangendo, e non sembrava che mi stesse prestando molta attenzione. Credo proprio che sia stata la fede in Dio a salvarmi, aggiunsi, comportandomi come se lui mi stesse ascoltando. Sapere che Lui mi ama e che non permetterà mai che mi succeda qualcosa di veramente brutto, mi ha consentito di superare le mie paure. Dio non mi ama, gemette a quel punto Joseph, rivolgendomi per la prima volta la parola. So che mi ha abbandonato, e il diavolo è venuto e si è impadronito di me, gridò, alzandosi a sedere di scatto, sconvolto. Grazie al mio odorato percepii la puzza del suo terrore irrefrenabile, e mi sentii spezzare il cuore. Gli misi un braccio intorno alle spalle e cercai di attirarlo accanto a me; in un primo momento oppose resistenza, ancora più spaventato all'idea di lasciarsi andare, finché scoppiò in singhiozzi. Aiutami, ti prego, aiutami! mi supplicò. Non lasciare che il diavolo mi porti via! Lo cullai fra le braccia come un bambino, fino a quando non si calmò. Solo allora gli chiesi di confidarsi, di raccontarmi cosa lo stava angustiando. Lo scostai con grande gentilezza e gli sistemai i cuscini in modo che potesse appoggiarsi comodamente. Sapevo che avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo, e cosò gli versai un bicchiere d'acqua, suggerendogli di berne un sorso. Avanti, Joseph... raccontami la tua storia fin dall'inizio. Ti assicuro che so ascoltare con attenzione, e anche se non posso assicurartelo con assoluta certezza, spero di poterti aiutare! E' cominciato tutto allo scoppio della guerra, mi confidò. Avevo solo diciassette anni quando Hitler invase il mio paese. Tutti i ragazzi, me compreso, furono costretti ad arruolarsi anche se non lo volevano. Mi fecero entrare nelle SS, non avevo altra scelta perché in caso contrario sarei finito in un campo di concentramento insieme agli ebrei o mi avrebbero fucilato. Ubbidimmo in massa, troppo spaventati per reagire. Di tanto in tanto Joseph si interrompeva e scoppiava di nuovo in lacrime, ma il suo bisogno di confidarsi era ancora più grande della disperazione, e ogni volta riusciva a proseguire. Verso la fine del conflitto alcuni di noi riuscirono a sfuggire ai tedeschi. Io venni catturato e condotto in Inghilterra, poi incontrai la mia futura moglie, la sposai e rimasi qui. Sono più di quarant'anni che vivo nel vostro paese, ma gli incubi non mi hanno mai abbandonato, e ho sempre saputo che un giorno o l'altro sarei stato punito per i miei crimini. Gli chiesi di continuare e arrivare fino in fondo, spiegandomi che cosa aveva fatto di così terribile. In un primo momento si rifiutò, dicendo che non aveva mai parlato con nessuno dei peccati che aveva commesso e del periodo trascorso tra le file dei seguaci di Hitler. Nemmeno sua moglie ne sapeva nulla: al pari dei loro figli, era convinta che lui fosse una brava persona. Dio sa quanto sono stato malvagio, ed è per questo che mi ha girato le spalle, lasciando che il diavolo prendesse il Suo posto, urlò disperato.

Aspettai che si calmasse, e dopo alcuni minuti ripresi: Joseph, io voglio solo ascoltarti, non ho intenzione di formulare alcun giudizio... dimmi che cosa ti è accaduto! Forse fu per via delle mie preghiere, del tono della mia voce o semplicemente perché spinto dal panico, ma a un tratto non riuscò più a trattenersi, e per la prima volta dopo cinquant'anni, confessò ogni cosa. Le bruciature erano la cosa peggiore, ma ci costringevano a farlo, non avevamo scelta... se la sarebbero presa con noi, e io ero solo un ragazzino terrorizzato e privo di potere. Mi descrisse poi cosa facevano i soldati nei campi di concentramento. Caricavamo i prigionieri sui camion e li portavamo al limitare di qualche bosco, dove li dividevamo in gruppi da dieci. Era sempre la stessa storia: gli ufficiali li prendevano in giro e li insultavano, costringendoli a stringersi fra loro come conigli spaventati. Sono certo che sapevano di essere sul punto di morire, lo si capiva dal loro sguardo... e nei miei incubi rivedo sempre i loro occhi! Il mio interlocutore continuava a interrompersi ma riusciva sempre a riprendere il discorso, sollevato all'idea di potersi finalmente aprire con qualcuno. A volte ne prendevamo due o tre, gli ordinavamo di stare in piedi in mezzo a una radura e gli sparavamo in testa mentre gli altri stavano a guardare. Gli ufficiali ci dicevano che il lanciafiamme era un metodo più rapido ed economico. L'odore mi perseguitava poi per giorni e giorni, nei miei sogni sento ancora il tanfo orrendo della carne bruciata e le loro grida straziate, e li vedo contorcersi, agonizzanti. Dovevo farlo, dovevo sparare, altrimenti mi avrebbero ucciso! Come vorrei che mi avessero ammazzato davvero quel primo giorno... In preda a un dolore indicibile ascoltai la sua storia, e scoprii molti dettagli ancora più spaventosi di quelli che vi sto riferendo. Dopo che ebbe iniziato, sembrava quasi che non riuscisse più a fermarsi. Sentendo le sue parole era facile visualizzare quelle scene tremende e provare una pietà una radura e gli sparavamo in testa mentre gli altri stavano a guardare. Gli ufficiali ci dicevano che il lanciafiamme era un metodo più rapido ed economico. L'odore mi perseguitava poi per giorni e giorni, nei miei sogni sento ancora il tanfo orrendo della carne bruciata e le loro grida straziate, e li vedo contorcersi, agonizzanti. Dovevo farlo, dovevo sparare, altrimenti mi avrebbero ucciso! Come vorrei che mi avessero ammazzato davvero quel primo giorno... In preda a un dolore indicibile ascoltai la sua storia, e scoprii molti dettagli ancora più spaventosi di quelli che vi sto riferendo. Dopo che ebbe iniziato, sembrava quasi che non riuscisse più a fermarsi. Sentendo le sue parole era facile visualizzare quelle scene tremende e provare una pietà infinita per le povere vittime. Mentre guardavo Joseph provavo nei suoi confronti una compassione ancora più grande: lui aveva vissuto per più di cinquant'anni in attesa del momento in cui avrebbe pagato il suo debito, e la sua prova non era ancora giunta al termine. Con gli occhi sbarrati dal terrore e la voce incerta, a un tratto sussurrò: E' arrivato, lo sento... Io sento

qui vicino' L'ho combattuto per anni ma lui è troppo forte, e Dio non mi haaiutato. E' entrato nella mia testa e nel mio corpo, mi sta distruggendo... è venuto a prendermi, e io non posso farci nulla. Il demonio sta per portarmi all'inferno! La sua voce si fece stridula, e lui scoppiò per l'ennesima volta in un pianto irrefrenabile. Dopo averlo tranquillizzato, cominciai a spiegargli: Io credo che Dio sia buono, comprensivo e colmo di amore, capace di vedere nel profondo del tuo cuore. Vede la tua sofferenza e il tuo tormento. Non penso che abbia mai voltato le spalle a qualcuno, e sono convinta che non l'abbia fatto nemmeno con te. Dio sa quando siamo veramente pentiti, e non ci condanna per i nostri peccati mortali o le nostre debolezze: io sono convinta che Lui ci comprende e prova compassione per la nostra condizione fragile e confusa di esseri umani. Continuai, sentendomi simile a una religiosa che somministra gli ultimi sacramenti, animata dalla speranza che tutto ciò che dicevo fosse vero, cercando la guida e l'ispirazione di Dio. Guardai Aquila Grigia, che era stato tutto il tempo al mio fianco, e spinta dal suo incoraggiamento ripresi: Dio ama e comprende, e se tu sei davvero pentito nel profondo del cuore, Lui ti perdonerà tutti i peccati che hai commesso su questa terra. E' il diavolo? mi chiese, stringendomi con forza la mano. Il diavolo è venuto! No, ribattei in tono deciso, credendo fermamente alle mie parole. Tutti noi siamo figli e figlie di Dio: se gli concediamo il nostro amore, non verremo mai messi da parte. Gli accarezzai il viso, mormorando: Dio mi ha mandato qui da te, e il suo potere è in queste mie mani con cui ti sto sfiorando. Dioè nel mio cuore che io ti dono, ed è nell'amore che condivido con te. Non avere più paura perché adesso è con noi: sente le tue preghiere, tu sei Suo figlio e Lui ti ama. E dove ci sono Dio e il suo amore, il diavolo non entra. Adesso cerca di dormire, e non avere più paura: accanto a Dio sei al sicuro! Steso sui cuscini, Joseph chiuse gli occhi, finalmente libero dalla tensione accumulata nelle ultime ore, o meglio negli ultimi anni. Rimasi con lui fino a quando non si addormentò, e anche in questo momento mi sembra di risentire leparole che continuò a ripetermi: Ti ringrazio, grazie davvero! E che Dio ti benedica! Grazie, grazie... All'alba del giorno dopo Joseph esalò l'ultimo respiro. E la cosa più bella e gioiosa fu che se ne andò senza alcuna paura. Sono certa che morò in pace. Vi ho dunque narrato la storia di Joseph, un uomo che agli occhi di molte persone ha commesso atti orrendi di terrore e distruzione, e che al termine dei suoi giorni è stato assalito dal panico all'idea che lui stesso stava andando incontro alla distruzione. Vorrei ora parlarvi di una guaritrice, un'anima gentile nata dopo la seconda guerra mondiale che non ha mai conosciuto gli orrendi crimini che hanno caratterizzato quel periodo. Una

guaritrice che non comprende ma che sa perdonare, animata dalla convinzione che anche Dio conceda il suo perdono. Ma sarei riuscita a mostrarmi cosò compassionevole, comprensiva e capace di perdonare se uno dei prigionieri dati alle fiamme da Joseph e dai suoi compari fosse stato mio padre, mio fratello o un mio amico? Poiché faccio del mio meglio per evolvermi dal punto di vista spirituale, mi piace pensare che avrei fatto una certa fatica a sedermi suatica a sedermi sul suo letto, a tenergli la mano e a confortarlo, cercando di donargli la guarigione spirituale, ma sarei comunque riuscita a superare il dolore, la rabbia, il risentimento e i miei incubi, fino a riconoscere il terrore provato da un altro essere umano. Mio Dio, ti supplico, non mettermi mai alla prova, mi ritrovo spesso a pregare con tutto il cuore. Stephen King ha scritto che il terrore è l'ampliamento della prospettiva e della percezione. Lui dovrebbe sapere di cosa parla: autore di un gran numero di libri dalla trama terrificante, con ogni probabilità possiede unapercezione più ampia del mondo e forse dell'intero universo, e comprende con grande facilità a cosa può condurci il terrore. La paura può andare dalla semplice ansia al panico, l'orrore, la trepidazione e il terrore puro che ci attende appena apriamo gli occhi alle forze sconosciute e impenetrabili che ci circondano, e che pur trovandosi su questa terra appartengono all'universo. A tutti coloro che si sentono nervosi o preoccupati all'idea di entrare in connessione con il sesto senso, e per chi ricorda ancora le storie spaventose ascoltate da bambini nelle notti oscure infestate da strani rumori, vorrei proporre un esercizio che ci aiuta a sentirci a nostro agio e sicuri, garantendoci il pieno controllo della situazione. Il vostro santuario interiore, il vostro luogo segreto La bolla. Ognuno di noi dovrebbe averne una, in modo da poterla usare. Vi assicuro che si tratta di un compito molto facile. Questo esercizio è a dir poco fantastico, e potete eseguirlo da soli o con qualcun altro. La sua realizzazione vi risulterà più agevole se avete già messo in pratica gli esercizi indicati nei sei capitoli precedenti; se non li avete ancora realizzati, vi suggerisco di provarlo comunque perché è uno degli strumenti più utili di cui potete disporre giorno dopo giorno. La bolla dev'essere usata nei momenti di tensione, ansia e nervosismo: grazie a lei siete in grado di rilassarvi, vi sentite sicuri e protetti, e ampliate

il senso di armonia che lega la mente, il corpo e lo spirito. Cominciamo... Cosò come avete fatto nel capitolo 1, trovate il luogo ideale dove rilassarvi e sentirvi a vostro agio, e assicuratevi che nessuno venga a disturbarvi. Chiudete gli occhi, inspirate a fondo ma con gentilezza. Il vostro respiro dev'essere lento e pacato, in sintonia con la vostra mente e il vostro corpo. Rilassate ogni centimetro del vostro corpo, come se voleste prepararvi a una semplice meditazione. Evitate di lasciarvi andare in maniera eccessiva, non dimenticate di mantenere il controllo, e tenete sempre a mente lo scopo di questo esercizio. Quando vi sentite del tutto rilassati e in sintonia con voi stessi, passate con calma al passo successivo e visualizzate la vostra bolla, grande, ovale o rotonda, che fluttua delicatamente davanti a voi, muovendosi a malapena. Respirate dolcemente, e osservate la bolla che prende vita e assume una forma precisa. Ricordate che nel capitolo 2 abbiamo parlato di energia? La vostra bolla è colma di energia terapeutica, dolce e gentile: visualizzate i suoi colori, le sue scintille blu e verdi, e le tinte dell'intero arcobaleno. Siate positivi, come avete imparato nel capitolo 3, e sappiate che la vostra bolla è lò solo per voi, per guarirvi, proteggervi, mantenervi al sicuro e protetti. Guardate ancora i colori, e rinfrescate la memoria circa il significato di ognuno di loro cosò come vi ho spiegato nel capitolo 4. Decidete di quale colore dev'essere la vostra bolla. Voi avete il potere, e potete visualizzarlo, Mentre la vostra bolla di luce vi danza davanti agli occhi, mettete in pratica la conoscenza acquisita grazie al capitolo 5. Percepite il vostro spirito, siate consapevoli delle sue esigenze e ricordatevi il potere della mente. Lentamente, ma con gentile determinazione, visualizzate voi stessi mentre entrate nella vostra bolla, nel vostro santuario interiore, nel vostro luogo segreto. Rilassatevi, respirate a fondo e diventate consapevoli delle vostre emozioni. Vi trovate ora all'interno della vostra bolla, dove gli altri possono entrare solo se voi li invitate. I suoi colori vi circondano, diffondendo tutt'intorno raggi di energia terapeutica. Che cosa sentite? Che cosa vedete? Che cosa annusate? Che cosa assaporate? Che cosa provate? Che cosa percepite? Usando tutti i sensi come avete fatto nel capitolo 6, analizzate le vostre sensazioni mentre ve ne state seduti all'interno della bolla. Divertitevi,

state calmi, lasciatevi andare alla pace e alla tranquillità che regnano inquesto posto cosò sicuro. All'internodella bolla ogni cosa è positiva, buona, colma di pace e in grado di proteggervi. Più vi esercitate, più aumentano le sue capacità positive. Concedetevi un paio di minuti o un'ora, e vedrete che irisultati saranno molto evidenti, e voi diventerete più calmi, potenti e tolleranti, liberandovi di molte inibizioni. Tutti noi abbiamo bisogno di un luogo segreto dove nasconderci, nel quale riprenderci dalla giornata e rinnovare le nostre forze. Gli indiani d'America mandavano i loro giovani a cercare il loro luogo segreto e personale dove rinnovare il proprio spirito. Purtroppo il mondo in cui viviamo, dominato dalla competizione e dalla smania di velocità, consente a ben pochi di noi di andare alla ricerca del proprio santuario. Questo esercizio dimostra che non dobbiamo fare altro che mostrarci disponibili con la nostra mente, l'energia e il potere, ed ecco che il luogo segreto della nostra guarigione ci appare davanti agli occhi. La vostra bolla può essere il rifugio dove rinnovare il vostro spirito ed essere in casa. L'unico modo per comprendere il proprio spirito consiste nel lavorarci sopra: più lo fate, più gli consentite di svilupparsi. Questa citazione è tratta dal film The education of little tree uscito nel 1997. Lo stavo guardando stesa sul divano di casa, senza prestarvi molta attenzione, ma appena sentii queste parole mi alzai di scatto, presi carta e penna, e le trascrissi. Una simile perla di antica saggezza, che ci si aspetta di udire all'interno di una chiesa, intorno al fuoco di un accampamento o a un raduno di pacifisti, è uscita invece da un vetusto ma ancora affidabile televisore! Qualunque sia stata la loro origine, quelle parole erano colme di potere, al pari di tutte le parole più sagge. Sorrisi, e sorrido ancora oggi mentre le riscrivo, animata dalla speranza che vi spingano a proseguire il vostro cammino cosò come hanno rappresentato per me una notevole fonte di ispirazione. Cercare il simbolo del nostro potere L'unico modo per comprendere il proprio spirito consiste nel lavorarci sopra: più lo fate, più gli consentite di svilupparsi. Prendendo alla lettera questo suggerimento, come del resto è nostro dovere fare, cerchiamo di avanzare, di entrare in contatto e diventare consapevoli del nostro senso, della nostra connessione universale. Abbiamo bisogno di altri strumenti, di qualcosa che ci rammenti il nostro potere, che ci sostenga

e ci dia coraggio, qualcosa di simile alla spada del guerriero e alla Bibbia del predicatore. Nei tempi remoti, e in tutte le culture più antiche, i totem, gli amuleti e i portafortuna erano parte integrante della vita quotidiana, e venivano utilizzati come supporto, un vero e proprio segno di fede oltre che di accettazione dell'ignoto. Gli indiani d'America credevano che ogni pensiero, ogni oggetto, ogni essere vivente avesse uno scopo ben preciso. Nemmeno il più insignificante anelito di energia era troppo piccolo per essere ignorato. Gli indigeni usavano i loro totem e amuleti per entrare in sintonia con il Grande Spirito Bianco, cosò come molti di noi tengono in mano una Bibbia quando pregano. La Bibbia conta per coloro che la ritengono sacra quanto un totem per gli indiani, convinti che si tratti di un oggetto altrettanto sacro e dotato di un profondo significato spirituale (un oggetto o un modello di pensiero che essi consideravano sacro era sempre trattato con il massimo rispetto). Per i cristiani la croce è un emblema di potere spirituale. Per coloro che credono, la Bibbia e il Corano non rappresentano soltanto la parola ispirata di Dio e Allah, ma sono un vero e proprio simbolo della fede stessa e del potere spirituale. Per alcuni l'acqua che scorre indica il potere perché riflette una forza universale; per altri una pietra, una montagna, un uccello in volo, una piuma, un fiore, una piramide e un'infinità di altre cose, persino una zampa di lepre, sono allegorie del potere. Le ragioni per cui abbiamo bisogno di tali simboli varia a seconda degli individui. Per quale motivo una persona ha bisogno di stringere fra le mani una croce o di portarne una al collo? E perché altre tengono in tasca unamonetina, una zampa di lepre, una piuma o un sassolino particolare? Da ragazza avevo l'abitudine di conservare i biglietti dell'autobus su cui era scritto il 7, che io consideravo un numero di grande potere. Il motivo di questi atteggiamenti è molto semplice: amiamo infatti mantenere uno stretto contatto con gli oggetti che ci fanno sentire forti, ispirati e potenti. Ognuno di noi sceglie poi come utilizzarli: nell'ambito della ricerca del proprio sé e della piena consapevolezza spirituale i simboli del potere si rivelano strumenti di grande utilità, da usare in maniera costruttiva lungo ilcammino. Essi ci aiutano a entrare in sintonia con il nostro sé e con il sé di chi ci sta intorno; ci incoraggiano a farci avanti e a elevarci verso la luce e l'illuminazione. Non ci forniscono alcun potere particolare, ma ci spingono

a diventare consapevoli di quello che già possediamo. Un simbolo del potere può quindi essere uno strumento efficace e fonte di grandi emozioni: scoprire quello che più ci appartiene, seguendo le modalità degli antichi e imbarcandoci quindi in una ricerca della visione, può essere molto divertente. Gli indiani d'America incoraggiavano i loro giovani ad apprendere l'arte delle visioni, e li mandavano a cercare un posto segreto o speciale dove tali visioni potevano verificarsi più facilmente e con maggiore chiarezza. Qualunque problema o questione che poteva risolversi con un contatto diretto e immediato con il sé, con Dio o il mondo dello spirito, veniva affrontato con una ricerca della visione. Si tratta di un'abitudine diffusa da tempo immemore in molte culture sparse in ogni angolo del mondo. Prima di affrontare tale compito, vorrei sottolineare che un simbolo delpotere è tale solo se il soggetto lo considera in qualche modo speciale, e l'unico modo per individuarlo consiste nel partire per una ricerca della visione. Ci sono però molte persone che lo riconoscono d'istinto senza aver bisogno di andarselo a cercare: in casi del genere l'oggetto appare, e il sesto senso consente la sua immediata identificazione. Da piccola consideravo il numero 7 incredibilmente importante, e non ho mai capito il motivo della mia convinzione fino al giorno in cui è nata mia figlia Samantha, il mio miracolo, che ha visto la luce il 7 aprile 1970! Vorrei riportarvi ora un'altra verità, tratta dal libro Hanta Yo di RuthBeebee Hill: Gli antenati dicevano che la verità scorre dolcemente, e che la crescita spirituale avviene per gradi. Una persona non riconosce nulla fino a quando non percepisce un cambiamento grazie a uno dei suoi sensi, di solito il tatto. In seguito gli altri sensi le comunicano qualcos'altro. Quando avete lavorato con i vostri cinque sensi, vi hanno comunicato qualcosa? Per imbarcarvi in una ricerca della visione dovete prima di tutto rilassarvi e placarvi, cosò come avete fatto nell'esercizio della bolla, assaporando la pace interiore e la massima tranquillità, e respirando attraverso il chakra del plesso solare. Visualizzate una massa di energia che vi circonda, attiratela dentro di voi e diventate consapevoli delle sensazioni provocate dall'energia stessa che vi attraversa il corpo. Inspirate di nuovo attraverso il chakra del plesso solare, rilassatevi, e iniziate in maniera gentile e pacata la vostra ricerca. Cosò come avete imparato nel capitolo 4, chiudete gli occhi e con la mente all'erta visualizzate il vostro campo di energia. Lasciate emergere la parte

della vostra mente che desidera acquisire la conoscenza e l'apprendimento, e visualizzate la vostra energia. Ricordate che la vostra aura è un arcobaleno di colori in movimento e pieni di vita che simbolizzano l'esistenza stessa e il potere, e inspirate a fondo. Siete alla ricerca di una visione: si tratta di un'avventura di notevole importanza, e il simbolo del potere che volete identificare possiede una grande energia che potrete utilizzare in futuro, in qualunque occasione. Nel capitolo 5 abbiamo creato l'energia usando il potere del pensiero positivo: usando il potere dei vostri pensieri create un'immagine mentale di voi stessi che eseguite con successo la ricerca, e in un modo o nell'altro visualizzate la vostra energia. Ricordate che la vostra aura è un arcobaleno di colori in movimento e pieni di vita che simbolizzano l'esistenza stessa e il potere, e inspirate a fondo. Siete alla ricerca di una visione: si tratta di un'avventura di notevole importanza, e il simbolo del potere che volete identificare possiede una grande energia che potrete utilizzare in futuro, in qualunque occasione. Nel capitolo 5 abbiamo creato l'energia usando il potere del pensiero positivo: usando il potere dei vostri pensieri create un'immagine mentale di voi stessi che eseguite con successo la ricerca, e in un modo o nell'altro vedrete il simbolo che vi interessa. Può essere un oggetto, un pensiero, una persona, un animale, un uccello o un insetto: appena lo vedete, il vostro sesto senso vi permette di identificarlo e di impadronirvi di lui. Non temete di essere l'unico individuo al mondo privo di un simbolo: tutti coloro che ne hanno bisogno o lo desiderano, sono destinati ad averlo. Continuate quindi a riprovare fino a quando non ottenete il vostro scopo. Mettete alla prova i vostri sensi, ricorrete alla vostra energia, lasciate libera la mente e tenete sempre in vista la meta che vi siete prefissati. State compiendo una ricerca della visione, siete alla ricerca del vostro simbolo del potere, e dovete quindi proseguire il vostro viaggio, lavorando con pazienza a stretto contatto con il vostro spirito in modo da vedere con la massima chiarezza. Ponetevi intanto queste domande: Dov'è il mio simbolo del potere? Quale forma assume? Sono in grado di riconoscerlo? L'ho già visto, o sono già stato consapevole della sua presenza? Il vostro sesto senso lo riconoscerà subito, consentendo al vostro cuore di accettarlo.

Per eseguire tale ricerca potete aver bisogno di pochi minuti, di qualche giorno o di molte settimane. Imparate ad avere fiducia nel vostro sesto senso, e accettate il simbolo solo quando nel profondo del vostro essere siete certi che sia quello giusto. In seguito, usando l'energia della mente sarete in grado di ricreare una sua immagine mentale in qualunque ora del giorno e della notte, ovunque voi siate. Io raccomando spesso ai miei studenti di disegnare il loro simbolo su un foglio di carta che devono sistemare in un posto dove possono vederlo tutti i giorni, abituandosi cosò a sentirlo, vederlo e percepirlo. Usando un simbolo del potere acquisirete una notevole fiducia in voi stessi, e sarete più coraggiosi, determinati e consapevoli. Mi trovavo in California, e stavo aspettando di entrare negli studi televisivi del Leeza Show. Di solito la mia partecipazione a programmi di vario tipo non è mai fonte di preoccupazione, ma certe volte mi capita di chiedermi: Ese...? Ed è proprio quello che mi accadde in quell'occasione: sapevo che le aspettative del pubblico e degli altri ospiti presenti sul palco sarebbero state più intense del solito. Normalmente accetto senza problemi i mieilimiti, consapevole di fare sempre del mio meglio: se funziona, è fantastico, ma se non succede nulla, non bisogna restare delusi perché Dio sa sempre ecomunque cosa è meglio per noi. Ma quel talk show riguardava alcuni giovani assassinati, e tutte le persone presenti erano i familiari delle povere vittime. Ho ripetuto spesso che la perdita più dolorosa dev'essere quella del proprio figlio: vedere morire la creatura che si è messa al mondo è la sofferenza più spaventosa con cui ci sipuò ritrovare a convivere, figuriamoci poi se la morte è stata provocata volontariamente da qualcun altro... E in quel momento tutta quella gente stava aspettando da me il miracolo: volevano comunicare con i loro bambini, ed erano certi che io li avrei aiutati. Anch'io ne ero sicura, animata dalla solita fiducia nei confronti di Dio e di Aquila Grigia, come sempre al mio fianco e pronto a sostenermi. E se non ci fossi riuscita? Se non avessi attenuato l'angoscia di una madre? Se un padre avesse avuto bisogno di qualcosa di più? Poteva darsi che quelle piccole anime uccise brutalmente fossero cosò sconvolte ed emozionate da non riuscire a esprimersi in maniera comprensibile... Volevo aiutare tutti loro ed eseguire nel migliore dei modi il mio lavoro, ma mi ero lasciata sopraffare dalle preoccupazioni e dall'ansia, consentendo cosò ai dubbi di ammucchiarsi. Immersa nei miei pensieri, non la vidi subito; fu Aquila Grigia a farmela notare. Sentii la sua voce e mi girai a guardare, e fu allora che mi apparve la piuma più grande che abbia mai visto! Mi sentii subito meglio, più forte e sicura di me stessa e del mio dono. Le incertezze svanirono dalla mia mente e io mi alzai, le spalle ben ritte, pronta a uscire sul palco per ritrovarmi nel mio mondo e fare del mio meglio. Anche se non avevo chiesto che mi fosse mostrato, il mio simbolo (la piuma) mi apparve per ricordarmi ancora una volta che io ho il potere!

A una mia cara amica era appena stato diagnosticato un tumore. La situazione era grave, e potete quindi immaginare il suo stato d'animo. Depressa, ò ai dubbi di ammucchiarsi. Immersa nei miei pensieri, non la vidi subito; fu Aquila Grigia a farmela notare. Sentii la sua voce e mi girai a guardare, e fu allora che mi apparve la piuma più grande che abbia mai visto! Mi sentii subito meglio, più forte e sicura di me stessa e del mio dono. Le incertezze svanirono dalla mia mente e io mi alzai, le spalle ben ritte, pronta a uscire sul palco per ritrovarmi nel mio mondo e fare del mio meglio. Anche se non avevo chiesto che mi fosse mostrato, il mio simbolo (la piuma) mi apparve per ricordarmi ancora una volta che io ho il potere! A una mia cara amica era appena stato diagnosticato un tumore. La situazione era grave, e potete quindi immaginare il suo stato d'animo. Depressa, spaventata e confusa, un giorno andò a fare una passeggiata. Si era sempre sentita molto vicina alla nonna, morta anni prima, e nei momenti di ansia e tensione era solita rivolgersi a lei, certa di percepire la sua presenza. In lacrime e arrabbiata con Dio, continuò a camminare fino a quando non si sedette a riprendere fiato. Con la testa fra le mani, sospirò e disse ad alta voce: Nonna, se tu fossi qui mi aiuteresti, ne sono sicura! A un tratto le parve di scorgere in terra qualcosa che luccicava. Si chinò aguardare, e scoprò che si trattava di una monetina da un penny, la più nuova e lucente che avesse mai visto. Un penny portafortuna! esclamò, e affrettandosi a raccoglierlo sentò che la nonna era al suo fianco. Quello era un segno, non c'erano dubbi! Passarono lunghi mesi all'insegna del dolore e della paura: le cure, l'operazione, altri trattamenti. E anche se può sembrarvi incredibile, vi assicuro che ogni volta che si apriva una nuova fase della sua malattia, sempre più triste e preoccupante, la mia amica si imbatteva in un penny! Se ne trovò uno in mezzo ai piedi e altri sul tavolino di un bar, sulla poltrona di un cinema, nella sala d'attesa dell'ospedale. Ben presto ne mise insieme un bel sacchetto, e le bastava pensare a un penny per sentirsi meglio. Anche i membri della sua famiglia facevano del loro meglio per trovarli, e ben presto tra loro l'espressione un penny dal paradiso divenne di uso comune. La mia amica è guarita da tempo, ma conserva ancora le suemonetine. Il penny è quindi il suo simbolo del potere, e lei lo fa apparire nella sua mente ogni volta che ne ha bisogno. Dopo aver individuato il vostro simbolo del potere, potete facilmente

conservare la sua immagine nella mente, facendovi ricorso ogni volta che ne avete bisogno, magari quando volete cambiare lavoro ma vi sentite insicuri, siete esasperati a causa dei bambini, dovete risolvere qualche problema o vi siete cacciati in una situazione particolarmente difficile... In casi del genere potete entrare in sintonia con il vostro sesto senso o visualizzare il vostro simbolo: tenetelo, toccatelo, percepite il suo e il vostro potere. Vi garantisco che vi sentirete subito in grado di affrontare qualunque cosa, in piena sintonia con il vostro spirito. Ricordate quello splendido classico intitolato Il mago di Oz? Lo spaventapasseri credeva di aver bisogno di un cervello, l'uomo di latta di un cuore e il leone voleva essere coraggioso. Tutti e tre si sentirono dire che il mago aveva esaudito i loro desideri, e ricevettero un simbolo, cioè un diploma, un cuore e un attestato di coraggio. Conosciamo la morale della storia: lo spaventapasseri era già intelligente, cosò come l'uomo di latta era gentile e colmo di affetto, e il leone (il mio personaggio favorito) aveva già dimostrato il suo valore, e i tre simboli che ricevettero servirono unicamente a renderli consapevoli del loro potere. Questa è una semplice favola perbambini, ma il concetto che esprime è valido e universale: voi siete già lapersona che sognate di essere, e il vostro simbolo del potere vi aiuta semplicemente ad avere il coraggio di mostrarvi! All'inizio del capitolo vi ho detto che per conoscere il nostro spirito dobbiamo lavorarci sopra, e agire all'unisono con lui. Cosò come abbiamo fatto con i normali cinque sensi, dobbiamo tenere in esercizio anche il sesto senso, entrando in sintonia con lui e facendovi ricorso con maggiore frequenza. Abbiamo scoperto che il simbolo del potere è un valido strumento che ci aiuta a stabilire il contatto con il nostro spirito, la nostra anima, tutti coloro che ci stanno intorno, l'energia dell'intero universo e quella del mondo dello spirito. L'uso di tale simbolo e la visualizzazione della nostra bolla sono due modi diversi di usare il sesto senso. Proseguiamo ora, e cercando di ricordare le stesse sensazioni vissute nell'attimo in cui abbiamo riconosciuto il nostro simbolo, poniamoci le seguenti domande: Che cosa ho visto? Che cosa ho provato? Come mi sono sentito? Visualizzate di nuovo il simbolo, e usatelo per riportare alla mente quelle sensazioni ed emozioni iniziali. Ripetete l'esercizio e chiedetevi: Che cosa vedo? Che cosa provo? Come mi sento? Mettere per iscritto i vostri pensieri e le emozioni può rivelarsi utile. Ogni giorno rivolgetevi questi interrogativi, ai quali potete aggiungere tutti quelli che vi vengono in mente, cercando nel frattempo di mantenere la piena

consapevolezza dei vostri sentimenti. Il sesto senso è in noi fin dai tempi dell'infanzia: in molti è semplicemente assopito, e aspetta solo che noi lo riconosciamo. Sappiamo senza sapere come. Cerchiamo ora di capire... Che cosa so? In che modo so? Come si manifesta questa conoscenza? Quante volte ho percepito qualcosa di più, qualcosa di cosò diverso e difficile da definire che ho finito per ignorarlo? E che cosa ho provato? Come mi sono sentito? Qual è la mia consapevolezza, e in che modo l'ho raggiunta? In mille occasioni ci capita di essere coscienti della nostra conoscenza. Incontriamo una persona e l'istinto fa nascere in noi una reazione più o meno piacevole. Poiché in molte situazioni l'istinto ci comunica vibrazioni positive o negative, vorrei suggerirvi qualche altra domanda: In che modo sono consapevole delle mie vibrazioni? In che modo sono consapevole delle vibrazioni che mi circondano? Come si manifestano queste vibrazioni? Quanto sono forti? Fino a che punto ritengo che possano diventare forti e intense? Tutti gli animali (soprattutto quelli che vivono in libertà) possiedono un notevole sesto senso. Più lo usiamo, più gli consentiamo di diventare acuto. Come posso percepire il sesto senso degli altri? Come posso percepire il sesto senso degli animali? Quanto è acuto il mio sesto senso? Quante emozioni si scatenano ogni volta che uso il mio sesto senso? Quale livello di consapevolezza del mio sé mi garantisce la conoscenza? Quanti ricordi posso far affiorare, e da dove provengono? In realtà noi usiamo il sesto senso più di quanto ci rendiamo conto. Fin dal primo incontro sappiamo se una certa persona ci andrà a genio o meno, anche se naturalmente possiamo cambiare idea, così come mi è accaduto quando ero ancora sposata e mia figlia aveva due anni. Ci eravamo trasferiti in una cittadina a circa quattrocento chilometri dalla nostra vecchia casa. Quando conobbi la mia nuova vicina, l'abitazione in cui avrei poi abitato non era ancora terminata. E sebbene io cerchi sempre di concedere alle persone un certo periodo di tempo, in modo da poterle conoscere a fondo, in quell'occasione provai subito una forte antipatia. In lei non c'era niente che potesse far insospettire: gentile e amichevole, Ann ci offrì una tazza di tè e ci assicurò che avremmo potuto rivolgerci a lei per qualunque necessità. Non era particolarmente vistosa, affascinante o brutta, ma nonostante il suo aspetto del tutto normale il mio istinto mi suggerò subito di stare all'erta. Prendemmo possesso della casa nuova solo tre mesi dopo, a dicembre, appena due settimane prima di Natale. Eravamo tutti e tre molto emozionati, e convinti di aver fatto la scelta giusta. Molti vicini, compresa Ann, vennero a trovarci per darci il loro benvenuto. Passarono la primavera e poi l'estate, e io ero indaffarata a progettare e sistemare il giardino. Samantha era felice di avere un'amica della sua età,

Joanne, con la quale si trovava ogni giorno a giocare. Inutile dire che sua mamma era proprio Ann, la donna di cui non mi fidavo... Giunsi a convincermi che mi ero sbagliata, e che quella era la migliore amica che avessi mai avuto. Senza entrare nei dettagli, vi dico solo che questo episodio vuole dimostrarvi Passarono la primavera e poi l'estate, e io ero indaffarata a progettare e sistemare il giardino. Samantha era felice di avere un'amica della sua età, Joanne, con la quale si trovava ogni giorno a giocare. Inutile dire che sua mamma era proprio Ann, la donna di cui non mi fidavo... Giunsi a convincermi che mi ero sbagliata, e che quella era la migliore amica che avessi mai avuto. Senza entrare nei dettagli, vi dico solo che questo episodio vuole dimostrarvi come anche una persona come me può sbagliare quando decide di ignorare laconoscenza e di non prestare attenzione a ciò che le suggerisce l'istinto. La mia carissima amica Ann ebbe infatti una lunga relazione con mio marito, tradendo cosò mia figlia e me, suo marito e i loro tre bambini. Alla fine quei due giunsero a tradirsi a vicenda... Ripensandoci, ricordo di essermi sentita offesa da lei più che da mio marito: in realtà l'unica con cui avrei dovuto prendermela ero io stessa, perché non avevo prestato la giusta attenzione ai segnali ricevuti! Il sesto senso di molte persone si attiva in modo particolare quando stanno per addormentarsi: i sogni precognitivi sono piuttosto diffusi, e spesso ci rivelano eventi futuri come un matrimonio, una nascita, un decesso o una vincita ai cavalli. La nostra conoscenza entra in connessione con l'universo e raccoglie i fatti che ci mostra poi sotto forma di sogni. Avete le spalle girate verso la porta, sentite aprire e senza bisogno di volgervi sapete di chi si tratta; suona il telefono e sapete già chi è all'altra parte del filo; arriva una lettera, e appena la vedete sapete chi l'ha inviata, e vi rendete conto che la stavate aspettando da un pezzo; avete un brutto presentimento di cui non riuscite a liberarvi, e il giorno dopo venite informati della triste novità... Quante volte vi capita di pensare: Sapevo che sarebbe accaduto? Credo vi sia successo con una frequenza tale da spingervi a prestare attenzione a questo fenomeno, e ad agire di conseguenza. Quali altre domande dovete porvi? Con quale frequenza siete consapevoli della vostra conoscenza? Con quale frequenza vi capita di sapere qualcosa? Con quale frequenza assaporate la vostra conoscenza? Con quale frequenza tale conoscenza è per voi fonte di tristezza? Con quale frequenza avete la sensazione di conoscere bene voi stessi? Fino a che punto siete consapevoli della vostra conoscenza?

Quanto è chiara la vostra conoscenza? Quanto sapete davvero a livello istintivo? Con quale frequenza, e fino a che punto, cercate di percepire e sapere? Quali istinti possedete? Con quale frequenza li usate? Siete in sintonia con la natura? Siete in sintonia con coloro che vi circondano? Siete in sintonia con voi stessi? Mentre vi rivolgete queste domande, visualizzate il vostro simbolo del potere e usatelo per rispondere nel migliore dei modi; siate costruttivi e fatelo lavorare per voi. Per il resto dei vostri giorni scoprite quotidianamente ciò che siete in grado di sapere, se solo volete. Qui di seguito potete trovare un elenco di tutte le cose che conosco nel profondo del mio cuore e della mia anima, ricorrendo a tutti e sei i miei sensi. Io conosco l'amore. Io conosco la luce. Io conosco la capacità di essere. Io conosco la capacità di amare. Io conosco gli altri esseri viventi. Io conosco la gioia. Io conosco la gentilezza. Io conosco la vita. Io conosco la speranza. Io conosco la cortesia. Io conosco quello che c'è oltre la vita. Io conosco il POTERE. Io conosco il mio POTERE. Conosco tutte queste cose grazie al mio sesto senso, il mio istinto innato su cui ho lavorato imparando a entrare in sintonia con me stessa, Dio e l'energia dell'universo. Dovete continuare a lavorarci sopra. Trovate voi stessi, conoscete il vostro spirito, e imparate a rimanere immobili, ascoltando il palpitare della vostra anima.

Quando avete raggiunto la completa immobilità interiore e siete connessi con il vostro senso, potete porvi le domande qui sotto riportate: Riesco a sentire il sole che si leva? Riesco a sentire il sole che tramonta? Riesco a sentire il rumore dell'erba che cresce? Riesco a sentire le radici di un albero che si allargano nel terreno? Riesco a sentire la luna che avanza nel cielo? Stavo tenendo un seminario a New York: un'intera giornata trascorsa con persone splendide che condividevano in pieno i miei interessi. Erano venute per imparare. Che cosa avrei potuto insegnare loro? Iniziammo con le domande: Il vostro bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? e Come potete riempirlo fino a farlo traboccare? Certo, in momenti del genere è facile pensare che il bicchiere trabocchi: l'atmosfera è perfetta e l'umore ci porta a pensare in maniera costruttiva e positiva... ma chissà se una settimana dopo il seminario saremmo ancora tutti pronti a rispondere che il nostro bicchiere è pieno! Molti si sentono magari cosò stanchi e depressi che vedono il bicchiere addirittura mezzo vuoto: è adesso che dobbiamo ricordarci tutto ciò che abbiamo imparato, facendo il punto sulla nostra evoluzione spirituale! L'anima parla con noi, ci mostra chi siamo, vive al nostro fianco, respira la stessa aria che respiriamo noi. E' cosò vicina che la sentiamo parlare e confondiamo la sua voce con la nostra. Riconosciamo i suoi pensieri ma non riusciamo a separarli dai meccanismi del pensiero umano. Percepiamo il suorespiro che è cosò legato al nostro respiro fisico da non consentirci di distinguerlo da quello che anima i nostri polmoni. Il suo battito non è però in sintonia con quello fisico che, influenzato da molte cose, viene facilmente danneggiato o traumatizzato, e a volte rallenta o corre più del dovuto. Il battito dell'anima è costante, fiducioso, pacato, paziente, colmo di conoscenza, privo di complicazioni, incapace di scendere a compromessi e indistruttibile. E si annulla solo se noi lo vogliamo. Il ritmo dell'anima è costante perché crede nello schema divino; è fiducioso perché attende con pazienza che tale schema si realizzi; è paziente in tutta la suaconoscenza; è colmo di conoscenza perché il suo processo di apprendimento èprivo di complicazioni; è privo di complicazioni perché non scende acompromessi con la verità; è incapace di scendere a compromessi perché consapevole della sua indistruttibilità; è indistruttibile perché incapace di scendere a compromessi, privo di complicazioni, colmo di conoscenza, paziente, fiducioso e costante. Abbiamo iniziato al principio, poi abbiamo fatto un lungo giro e siamo tornati indietro. Si può dire che siamo avanzati in tondo. La seconda legge dell'universo parla del cerchio della luce, intatto. Se esaminiamo la sesta luce dell'universo ci ricordiamo che ogni singola anima ha

la possibilità di scegliere, e che esercita tale possibilità quando decide divivere sulla terra. Può anche decidere di non esistere, ma dev'essere la sua decisione. Ricordate le regole dell'universo citate nel mio libro Spirito libero? La numero quattro dice che noi dobbiamo donare gentilezza al nostro cuore, inteso come quello dell'anima, di solito trascurato. La quarta verità universale ci dice che dobbiamo in qualche modo acquisire il controllo della nostra anima: come possiamo conoscerla meglio per poi guidarla? Per prima cosa dobbiamo riconoscere che la nostra anima è viva e ci consentedi vivere. La sua esistenza è fiduciosa, paziente, colma di conoscenza, priva di complicazioni, incapace di scendere a compromessi, indistruttibile e costante nel suo battito e nel suo pulsare. Solo gli esperti di giardinaggio sanno riconoscere un fiore dal suo bulbo: chi non è ferrato in materia non riesce nemmeno a capire se il bulbo stesso è in buone condizioni. Se potessimo prendere in mano la nostra anima, grazie al sesto senso capiremmo di cosa si tratta, ma privi di una specifica esperienza non riusciremmo a scoprire granché sul suo stato. Io sono un'apprendista giardiniera, e il mio maestro è il migliore, il più paziente di tutti. Sebbene abbia ormai accumulato una notevole conoscenza per sono un'apprendista giardiniera, e il mio maestro è il migliore, il più paziente di tutti. Sebbene abbia ormai accumulato una notevole conoscenza per ciò che riguarda l'anima e lo spirito, sono consapevole dei miei limiti edella mia scarsa capacità di comprendere. So che per capire a fondo le cose devo concedermi tutto il tempo necessario, senza accelerare inutilmente. Se vogliamo sapere qualcosa di più sull'anima, dobbiamo riuscire a sentirla: per prima cosa occorre percepire il suo battito, e solo in seguito la sua voce diverrà abbastanza chiara, consentendoci di capire il suo messaggio. Solo allora potremo beneficiare della sua conoscenza, finalmente consapevoli del suo respiro e della sua forza vitale, che corrisponde alla nostra stessa forza vitale. ESERCIZIO 3 Ä ASCOLTARE IL BATTITO DELL'ANIMA

Cosò come avete fatto per gli altri esercizi, rilassatevi, visualizzate, create pensieri positivi e usate l'energia più adatta al vostro scopo, scegliendo cioè i colori specifici. Seduti comodamente con le mani sulle ginocchia e il palmo rivolto verso l'alto, quasi voleste ricevere qualcosa, assaporate la sensazione di pace e tranquillità che fluisce in voi senza essere in alcun modo ostacolata. Chiedetevi: Qual è il mio scopo? La risposta dev'essere: Sto cercando la mia anima in modo da sentire il suo battito. Poiché non conosciamo la sua forma e non siamo in grado di concepirla, dobbiamo visualizzare un'immagine alla portata di noi esseri umani: vediamola quindi come un bambino, un neonato, una pura e semplice entità che giace innoi, un essere perfetto sfiorato solo dalla forza divina. Alcuni di voi potrebbero aver voglia di saltare questo esercizio per sfuggire ai ricordi dolorosi di un'infanzia violata; altri sono ancora sconvolti per la perdita di un figlio, come è accaduto a una donna che ha abbandonato di corsa un mio seminario prima che potessi abbracciarla e sostenerla, aiutandola a superare la disperazione provata in seguito a un aborto. Non mi ha lasciato il tempo di aiutarla a guarire spiritualmente, a scoprire la sua anima e il suo potere. Noi cerchiamo il bambino interiore, l'essenza del nostro essere, e vi assicuro che non si tratta di un compito facile: il viaggio è lungo edoloroso, il lavoro è molto impegnativo, ma la ricompensa è fantastica! Non cedete alla tentazione di fuggire, e usate gli strumenti che avete a disposizione: individuate il vostro simbolo del potere e lasciate che vi renda consapevoli della forza che già possedete. Voi avete il potere: questa conoscenza deve aiutarvi ad avere il pieno controllo della vostra anima. Visualizzate il bambino, il neonato, il feto che aspetta di essere riconosciuto e di riprendere vita grazie al vostro tocco gentile. Allungate le braccia e stringetelo al petto con tutto l'amore e la compassione che avete in voi, e di cui fino a questo momento non siete stati coscienti. Concedetevi una pausa; abituatevi alla vista e al tocco di questo puro spirito. Non respirate, non muovetevi e non fate un solo movimento che non sia assolutamente necessario. Rimanete immobili e aspettate. Ripetete questo esercizio fino a quando non vi basta vedere il vostro bambino interiore per raggiungere una condizione di appagamento, pace e soddisfazione. Può darsi che ci riusciate al primo tentativo o che abbiate bisogno di settimane, mesi o anni: dipende dalla frequenza con cui provate e dalla vostra determinazione. Se avete l'impressione che non funzioni, non lasciatevi prendere dal panico e

limitatevi a ripetere gli esercizi che ritenete possano facilitarvi il compito. Non agite in maniera frettolosa: avete trascorso l'intera esistenza senza conoscere la vostra anima, e quindi potete aspettare ancora un po'! Siete cosò arrivati a tenere fra le braccia con amore e dolcezza il bambino che corrisponde alla vostra anima: lo conoscete, e sapete che siete voi stessi. Ascoltate ora con attenzione il battito del suo cuore, forte e deciso, e lasciate che questo suono affondi nella vostra mente e nel vostro corpo. Imparate a riconoscere il suo ritmo, scoprite la sua musica... questa è la magia che stavate aspettando: evitate di usarla nella maniera sbagliata, di ignorarla o di continuare a trascurarla. Ora siete responsabili della sua sopravvivenza, oltre che della vostra. Qui di seguito potete trovare alcune frasi che ho scritto tempo fa per me stessa, e che forse senza rendermene conto ho scritto anche per voi: Se tu potessi vedere il mio spirito, la luce e l'energia che nascono nella mia anima, non vorresti certo farmi del male dal punto di vista fisico, emozionale o spirituale. Cercheresti invece di nutrirmi, rendermi onore, proteggermi, apprezzarmi e amarmi per il resto dei tuoi giorni. Forse, cercando entrambi di comprendere il processo universale noi siamo quasi riusciti a vedere e comprendere la nostra anima. Ogni volta che dubiti del tuo potere o della tua capacità di cavartela in una determinata situazione, visualizza il tuo simbolo del potere, trattenendo tale immagine nella tua mente. Senti il potere che porta con sé e si trova nel profondo del tuo essere, oltre che in ognuno di noi. All'interno di questo potere trovi la 'conoscenza': non appena la riconosci, diventando consapevole della sua presenza nel tuo essere, ti rendi conto di avere in te il potere, e sai che la sua 'volontà' è la tua 'volontà'. Chiedi a te stesso se avrai successo... la risposta può essere solo: Sò , perché farò tutto il possibile per ottenerlo! Entrare in sintonia significa riconoscere il proprio sé superiore, che è già connesso con Dio, lo spirito e l'universo intero. Quando chiedete al vostro sé superiore se riuscite a sentire il sole che sorge o tramonta, l'erba che cresce, le radici di un albero che si allungano nel terreno e la luna che avanza nel cielo, la vostra risposta può essere solo: Sò ... io sento il sole che sorge. Sò ... io sento il sole che tramonta. Sò ... io sento il rumore dell'erba che cresce. Sò ... io sento le radici dell'albero che si allungano nel terreno. Sò ... io sento la luna che avanza nel cielo. Comincerete infatti a sentire, percepire, assaporare, odorare e vedere un numero sempre più grande di cose, e comunicherete sempre meglio con il vostro sesto senso. Nessuno è tornato indietro a raccontarci come stanno le cose Chi è al corrente di quello che accade quando moriamo? Chi conosce l'aspetto

del paradiso e dell'inferno? Dopo tutto, nessuno è mai tornato indietro a raccontarci come stanno le cose! Molti anni fa, prima che iniziassi questo tipo di lavoro, quando qualcuno mi diceva una frase del genere io rispondevo sempre ribattendo che Gesù era tornato. E gli altri mi rispondevano immancabilmente: Sì , certo, ma è stato prima del nostro tempo, oppure: Quell'episodio vale solo per chi crede in Gesù, e inoltre noi non possiamo chiedergli nulla... Giunta ormai alla conclusione del libro, ritengo sia giusto raccontarvi tre storie rigorosamente vere che dimostrano come ci sia la vita oltre la morte (un fatto che io ritengo ormai di non dover più dimostrare). Questi episodi mostrano anche con grande chiarezza quanto io sia in casa quando si tratta di entrare in contatto con il mondo dello spirito. Italia Tristezza, malessere, ansia, speranza e naturalmente apprensione: queste sono alcune delle emozioni che vedo nello sguardo dei miei interlocutori, di tutti coloro che vengono a cercarmi pregando e sperando che io possa in qualche modo aiutarli. Quel giorno non rappresentava certo un'eccezione alla regola, anzi, se possibile i sentimenti che animavano il mio pubblico erano ancora più intensi: si trattava infatti di un gruppo di genitori che avevano perso i figli, e come sanno tutti coloro che hanno letto i miei libri, mi capita spesso di dover affrontare situazioni del genere. Mi trovavo a Roma, in un vasto appartamento interamente tappezzato di quadri. Poiché la mia conoscenza dell'italiano è piuttosto scarsa, la mia editor mi aveva accompagnata, e avevo a disposizione anche un'interprete. Quando varcai la soglia del salone vidi una trentina di persone che mi aspettavano, e compresi subito che tutti loro parlavano il linguaggio silenzioso del dolore e della sofferenza. Come al solito esordii spiegando che avrei fatto del mio meglio: dovevano però tenere presente che non sono Dio e non possiedo l'autorità per stabilire in anticipo come debbano andare le cose. Tutti annuirono, mostrando di capire le mie ragioni e augurandosi al tempo stesso che io riuscissi a comunicare con i loro figlioli. Parlai con tutti tranne che con un paio di bambini: sono un semplice essere umano, dotato di una certa dose di energia, e purtroppo esaurii il tempo a mia disposizione. In compenso ci furono molte riunioni toccanti, e si presentò un gran numero di ragazzi e ragazze (alcuni eranoancora piccoli, mentre certi avevano venti o trent'anni). Il figlio dei padroni di casa, una coppia di noti artisti, era uno dei più decisi e risoluti: colmo d'orgoglio mi indicò un suo autoritratto appeso alla parete alle mie spalle. Mi spiegò poi come era morto. Sensibile, premuroso ecolmo d'affetto, era ansioso di parlare con i suoi familiari, e inviò loro molti messaggi che dimostravano la sua sopravvivenza. Disse anche che andava spesso a trovarli, e che più di ogni altra cosa desiderava rassicurarli. Per me si trattava di una riunione uguale a tante altre, con i genitori in lacrime e le loro storie diverse e al tempo stesso uguali, racconti che avevo

già sentito un milione di volte ma che riuscivano comunque a toccarmi il cuore, facendomi sentire la sofferenza di tutte le persone coinvolte. A un tratto mi confidarono una vicenda cosò terribile, sconvolgente e vergognosa, a cui non avrei mai creduto se non l'avessi sentita con le mie orecchie. Era una splendida ragazza, bella e meravigliosa, con un futuro straordinario davanti a sé. Le emicranie iniziarono mentre frequentava l'università, e in un primo momento tutti pensarono che fossero dovute alla tensione o al troppo studio. Ma dopo una lunga serie di analisi, emerse la tragica realtà: sitrattava di un tumore maligno al cervello, che le lasciava pochi mesi di vita. Sua madre era seduta davanti a me, e mi ascoltava con la massima attenzione mentre le ripetevo le sue parole, trasmettendole messaggi colmi di ispirazione. Tra i presenti nessuno riuscò a trattenere le lacrime. Deve capire che era arrivato il mio momento, e niente e nessuno avrebbe potuto evitarlo, mi implorò di spiegarle la ragazza. L'accontentai, e non potei fare a meno di chiedermi quanto fossero a volte incomprensibili i piani di Dio. Cercai di consolare come potevo la donna, e vidi che sua figlia continuava a scuotere il capo, come se mi fossi lasciata sfuggire qualcosa. Con un sorriso le chiesi di aiutarmi a capire. Erano un branco di imbroglioni, si affrettò a rispondermi, piangendo. Hannocausato tante sofferenze inutili, ma a loro non importava, erano tutti cialtroni... Appena le riferii quelle parole, la madre si lasciò sfuggire un gemito, e benpresto nella sala regnò una grande agitazione. A quanto pareva, tutti avevanocompreso a cosa si riferiva la giovane, e conoscevano bene la storia che sto per narrarvi. Quando venne informata circa la gravità delle condizioni della figlia, essendocattolica praticante la donna cercò subito l'appoggio e il conforto deisacerdoti, figure di cui le avevano sempre insegnato a fidarsi. Riteneva infatti che per arrivare a Dio avrebbe dovuto passare attraverso i suoi rappresentanti in terra. Molti religiosi, onesti e coscienziosi, le dissero che non avrebbero potuto far altro che pregare per la guarigione della fanciulla, in quanto l'ultima parola spettava a Dio. Purtroppo ci furono alcuni loro colleghi che si comportarono come veri criminali, e le chiesero una notevole quantità di denaro in cambio delle loro preghiere, spingendola cosò a credere che sua figlia avrebbe potuto guarire solo grazie a loro. Disperata, la poveretta promise di donare una decina di milioni di lire al santuario di Padre Pio. Andando da un prete all'altro, finò per imbattersi in certi che le promisero di inserire sua figlia nella lista, purché lei sborsasse la cifra stabilita.

Tale elenco comprendeva i nomi dei prescelti da Dio, coloro che avendo pagato avevano diritto a un miracolo... Ci fu addirittura un sacerdote che ebbe il coraggio di dirle: Non dare quei dieci milioni a Padre Pio: affidali a me, e farò in modo che tua figlia si ritrovi in cima alla lista! Sono certa che la maggior parte degli uomini di fede sono individui onesti e degni del massimo rispetto: come accade in tutti i settori della vita, ci sono però soggetti di qualunque religione o credo pronti ad approfittare della disperazione altrui. Chiesi a tutti i presenti se avessero confidato questo episodio a qualcuno, ma si limitarono a chinare lo sguardo, imbarazzati. Mi rivolsi alla madre: Perché non avete cercato di informare il Papa o qualche giornale? La Chiesa è troppo potente, e nessuno mi avrebbe mai creduto, fu la sua risposta. Mi resi conto che storie del genere dovevano essersi già verificate in passato, e si sarebbero ripetute in futuro, a meno che qualcuno (io) non intervenisse. Non ho alcuna intenzione di gettare il discredito sulla Chiesa cattolica: vorrei solo esprimere la mia profonda disapprovazione nei confronti di coloro che abusano della loro posizione e della loro autorità. Vorrei inoltre chiedere ufficialmente ai ministri di tutte le religioni cosa intendono fare per proteggere il loro gregge, facendo in modo che nessuno possa approfittare delle debolezze e delle tragedie personali dei loro fedeli. Per quanto mi riguarda, ricordo a tutti voi che non si possono comperare i miracoli, che vengono concessi solo dalla grazia di Dio. Rapita Quella che sto per raccontarvi è una delle storie più dolorose che abbia mai sentito, e riguarda una persona che è tornata per dirci che la vita continua. Si tratta di una vicenda molto delicata e anche un po' difficile da narrare, e ho deciso di riportarvela fedelmente, seguendo l'ordine preciso dei fatti che mi hanno vista coinvolta. Aveva quattro anni e mezzo, e ho deciso di chiamarla Emily. Nel corso di una conferenza parlai con i suoi genitori, che si abbracciavano sorreggendosi a vicenda; anche la bambina era presente, e mi descrisse ciò che le era accaduto portandomi sulla scena del delitto e consentendomi di assistere al suo

destino. Emily era stata rapita da un uomo e una donna che se l'erano portata via mentre giocava nel giardino di casa, in un bel pomeriggio di sole. Sua madre era andata in cucina a prendere da bere, e quando era uscita pochi istanti dopo con i loro due bicchieri, lei era già scomparsa. Non la rivide mai più. I due malviventi la portarono in un appartamento e la chiusero in uno sgabuzzino, dicendole che sarebbe uscita solo quando avesse smesso di piangere. Là dentro era buio e faceva freddo. Terrorizzata, la piccola si rannicchiò in un angolo, e dopo essersi infilata il pollice in bocca siaddormentò. Trascorsero molte ore, e a un tratto la sua rapitrice spalancò conviolenza la porta del bugigattolo, l'afferrò per un braccio e iniziò a torturarla. Non ho intenzione di riferirvi gli atti immondi che quei due pervertiti compirono sul suo tenero corpicino, animati dal desiderio di soddisfare i loro squallidi istinti: per loro Emily era un gioco, e il suo pianto disperato riusciva solo a eccitarli ancora di più. Ai suoi genitori dissi solo che aveva continuato a gridare: Mamma, mi stanno facendo male! Ti prego, aiutami! Rimasi a osservare e ascoltare, pronta a fare qualunque cosa mi chiedesse Emily, ma non capivo cosa volesse da me. Devi dire ai miei cari tutto quello che mi è successo, mi supplicò a un tratto. Mi rivolsi ad Aquila Grigia perché avevo bisogno di tutto il supporto possibile per sostenere una visione del genere; la mia guida annuò , e mi spiegò che i genitori avevano bisogno di sapere una volta per tutte la verità. Tornai cosò ad assistere al suo martirio, e vidi la bambina legata mani e piedi, piena di graffi e lividi, ormai priva di forze. La sentii sussurrare per l'ultima volta: Mamma, papà... e poi la sua testa cadde all'indietro, e l'intera scena svanò . Tra il pubblico molti erano in lacrime. Emily appariva invece contenta e sorridente: non aveva ancora finito la sua storia... Ogni notte mamma e papà sono tormentati dagli incubi, e di giorno sono ossessionati dal ricordo di ciò che quelle persone mi hanno fatto. E invece devono sapere che anche se mi hanno picchiata e torturata, in realtà io ho sofferto meno di quanto pensano loro, credimi... E fu allora che quel piccolo angelo che si esprimeva come una persona matura e responsabile mi riportò di nuovo indietro nel tempo, in modo che potessi assistere di persona alla sua dipartita. L'avevano slegata, appoggiandola sul letto. Aveva una fune intorno al collo, pronta per essere stretta, ma non sarebbe servita perché era ormai in punto di

morte. All'improvviso mosse in maniera impercettibile le palpebre, aprò gli occhi e girò lentamente la testa. Sembrava che stesse ascoltando qualcosa, e sorrise... era un sorriso così bello da togliere il fiato, perché si capiva che Emily era finalmente in pace. A un tratto riuscii a vederli e sentirli anch'io: erano i suoi angeli! Emily, ora puoi tornare, vieni a casa con noi, il peggio è passato e d'ora in poi sarai al sicuro con noi, le dissero, chiamandola in coro. La piccola si alzò a sedere, circondata da quegli esseri di luce. Scoppiò a ridere e allungò le braccia verso di loro, felice di tornare a casa. E' facile capire per quale motivo Emily sia voluta tornare a riferire ciò che le è accaduto: voleva comunicare ai suoi genitori che la sua sorte era stata meno tragica e dolorosa di quanto appariva in continuazione nei loro incubi. Ma per quale motivo tutti noi dovremmo sapere cosa accade? Ci interessa davvero conoscere i meccanismi della morte? E in tal caso, in che modo possiamo utilizzare questa conoscenza nell'ambito della nostra ricerca spirituale? Ripensando alle due anime nere che hanno massacrato e ucciso quella povera bambina, non posso fare a meno di chiedere per l'ennesima volta ad Aquila Grigia se certe creature vengono al mondo già avvolte dalle tenebre, o se sono le vicissitudini della vita a renderle cosò . Come sempre, non esiste una risposta precisa, perché si tratta di una questione piuttosto complessa. Per il momento posso dirvi solo che di tutti i miliardi di anime che sono vissute finora, ben poche sono nate già nere, rimanendo tali per la loro intera esistenza. La maggior parte di loro nascono infatti splendide e luminose: non sono immuni da problemi e difficoltà, e hanno bisogno di crescere ed evolversi, ma il fatto stesso di aver scelto di nascere le rende colme di luce radiosa. Che razza di mondo è mai quello in cui abbiamo voluto vivere? E che posto terribile e meraviglioso, confuso, splendido e al tempo stesso orrendo si è rivelato? E' il nostro mondo, ed è cosò come l'abbiamo creato noi e i nostri antenati; siamo in grado di cambiarlo come preferiamo per lasciarlo in eredità ai nostri figli e ai nostri nipoti. A volte sembra impossibile che prima di nascere un'anima possa scegliere di soffrire cosò come ha patito Emily, perché convinta che tale sofferenza sia in qualche modo indispensabile alla sua crescita. Eppure devo credere alle parole di Aquila Grigia: ho fiducia nei suoi insegnamenti, la sua saggezza mi colma di stupore e rispetto, e gli credo anche in questo momento, quando mi dice che la sofferenza di un'altra persona può rappresentare una lezione per tutti noi. Se ascoltiamo con i nostri sensi all'erta e percepiamo la sofferenza di chi ci sta intorno, consentiamo al nostro cuore di aprirsi ancora di più. I nostri sensi e la nostra sensibilità sono cosò in sintonia, le nostre emozioni fluiscono al pari di un fiume, e come tutti i fiumi raggiungono l'oceano, unendosi alle emozioni degli altri esseri viventi e dell'intero universo. Avvicinarsi alla natura, a Dio, all'universo e al nostro spirito è un grande risultato. Entrando in sintonia ci trasformiamo nella persona che vogliamo essere, e non in quella che gli altri sperano o esigono di farci diventare. Abbiamo cosò il coraggio di vivere,senza limitarci a esistere. Per aprire gli occhi alla verità non dobbiamo aspettare di morire e di trasferirci nel mondo dello spirito: i passi che abbiamo compiuto finora per scoprire il nostro

potere ci hanno fornito una visione ben chiara, aiutandoci a conoscere la nostra anima. La morte non è una punizione Per me è sempre stato un mistero il modo in cui Dio riesce a intrecciare contemporaneamente molte trame complesse, e nonostante il caos che sembra regnare su questa terra, ogni creatura vivente occupa una posizione precisa nel grande schema divino. Non esistono incidenti o coincidenze, perché tuttociò che accade avviene per un motivo ben definito. Se accettiamo questoconcetto (io ne sono pienamente convinta) diventa molto più facile ringraziare Dio per i doni che ci ha fatto, ma al tempo stesso ci sentiamo quasi autorizzati a incolparlo di qualunque possibile catastrofe. Chi ha perso un amico o un familiare si chiede mille volte il perché: per quale motivo non havissuto più a lungo? Che cosa aveva fatto di male? In un'epoca in cui la scienza e la tecnologia ci fanno sentire padroni del mondo, capaci di risolvere qualunque problema, noi consideriamo la morte come una punizione, un fallimento. Il grido: Perché è successo proprio a lui/lei? è il lamento dell'essere umano ferito, confuso e dominato dalla rabbia, costretto ad accettare e subire il fatto che nessun uomo può in alcun modo mutare lavolontà di Dio. La morte non è una punizione, ma quando assistiamo agli omicidi di massa, ai genocidi e all'eliminazione di interi gruppi etnici pensiamo subito che Dio sia una divinità crudele, capace solo di punire. Dovremmo invece assumerci leresponsabilità che spettano a ciascuno di noi per ciò che siamo diventati! Ogni volta che mi illudo di essere sul punto di comprendere i misteriosi meccanismi dello schema divino, accade qualcosa che mi rende consapevole di quanto siano limitati i concetti umani, mostrandomi al tempo stesso che ilpotere di cui dispongo è più grande di quanto possa pensare. La mia visita al Jewish Community Service di Marin, in California, mi ha aiutata a capire che la morte non è un castigo, al pari della vita che può essere difficile e dolorosa, ma rappresenta comunque un'esperienza che scegliamo di assaporare e che ci consente di ampliare la comprensione della nostra anima. La mia conferenza si svolse in un ampio salone dove c'erano un palco e molti tavolini che lo facevano sembrare una sorta di locale notturno. A ogni tavolo, su cui erano poste alcune candele, erano sedute sei o otto persone. I presenti

erano almeno trecento. Forse fu per via di tutte quelle candele che diffondevano un chiarore tenue o per i fiori che mi aspettavano sul palco, ma non appena entrai ebbi la sensazione che quella sera sarebbe successo qualcosa di speciale. Il pubblico, attento e caloroso, seguò per tre quarti d'ora la sfilza di domande a cui mi sottopose una gentile signora, evidentemente molto interessata al mio lavoro. Venne poi il momento che preferisco, quando i partecipanti sono liberi di chiedermi tutto ciò che vogliono, e se siamo fortunati qualcuno che già vive nel mondo dello spirito si presenta con il suo messaggio di amore e speranza. Un intervento dopo l'altro, le comunicazioni si susseguirono, e come al solito io svolsi il ruolo di messaggero tra i due mondi. Quando la mia coppa stava per traboccare e io pensavo che non potesse più accadere niente di ancora più bello, Dio mi fece intravedere qualcosa... Vorrei sapere come sta mio padre, esclamò una signora seduta in prima fila. La sua energia agò come un catalizzatore; lei non se ne rese conto, ma sentendo la sua voce, entrando in connessione con la sua vibrazione, i suoi cari che vivevano nel mondo dello spirito accorsero intorno a lei. Vedo due uomini in piedi alla tua sinistra, esordii, e nel frattempo stabilii il contatto con quello che sapevo essere suo padre. L'uomo si presentò, e indicandomi il suo compagno mi spiegò che era suo fratello, e che erano morti insieme. Un incidente? chiesi. Solo loro potevano sentire la mia voce, preclusa alle creature terrene. Adesso ti facciamo vedere, mi rispose lui con un sorriso. Entrai cosò insieme ad Aquila Grigia in un mondo che era esistito prima della mia nascita. Mi trovai in un campo di concentramento tedesco durante la seconda guerra mondiale; potevo vedere ma non toccare, sentivo gli odori ma non ero in grado di assaporare, e i miei sei sensi erano all'erta. I prigionieri erano migliaia e migliaia, ma la mia attenzione si concentrò su un gruppetto specifico, dovevano essere cento o duecento. Avevano un'aria macilenta ed erano tutti nudi, congelati dal freddo, allineati davanti a una fila di tavoli dietro i quali erano schierati i militari. Era difficile immaginare che uomini e donne potessero sembrare mucchi d'ossa, eppure quelle persone lo erano davvero: bisognava avere il coraggio di guardarli bene da

vicino per distinguere gli occhi e la bocca, un buco spalancato da cui non usciva alcun suono. Mi chiesi cosa stesse accadendo, e ben presto mi resi conto che quei poveretti venivano sottoposti a una specie di esame: i soldati li scrutavano uno dopo l'altro e ordinavano loro di andare a mettersi nella colonna di destra o in quella di sinistra. Osservai i due fratelli che cercavano di stare il più possibile vicini, e vidi che un ufficiale li spinse entrambi a sinistra. Un lampo di gioia rischiarò illoro sguardo: erano felici di non essere stati separati, ma il sollievo fu solo momentaneo, sostituito dalla paura di ciò che stava per succedere. Passarono cosò le ore, e quella lungaprocedura sembrava non aver mai fine... Mentre racconto questa storia, sento ancora l'odore acre della paura e della disperazione emanata da quel luogo di orrori indicibili. Continuai ad assistere alla scena, riferendo ogni cosa al pubblico ed entrando sempre più a far parte di quello che sembrava un luogo dimenticato da Dio. Possibile che sia mai esistito un luogo dimenticato da Dio, privo della Sua presenza? Se pensassi davvero una cosa del genere, sarei anch'io dimenticatada Lui, perché una tale convinzione è l'esatto contrario di tutto ciò in cui credo. Ma se Dio era presente in quel campo, io non riuscii a scorgere nessuna traccia del suo passaggio: laggiù il male regnava sovrano. Chiesi quindi allamia guida, agli angeli, a Dio in persona e a nessuno in particolare: Dov'èDio, e per quale motivo permette che tutto ciò accada? Non ricevetti alcuna risposta, e nemmeno un segnale che potesse in qualche modo placare il mio disagio e la mia confusione. A un tratto rammentai il mio ruolo di semplice messaggero, e mettendo da parte dubbi e incertezze ripresi il mio lavoro. Era difficile stabilire quale dei due gruppi fosse più numeroso, perché gliuomini si stringevano fra loro per la paura. Quelli di destra vennero rispediti nel luogo in cui si trovavano prima dell'esame: percepii il loro evidente sollievo, anche se non ne compresi il motivo. Li seguii con lo sguardo, e li vidi mentre si infilavano di nuovo i miseri e luridi stracci che costituivano il loro abbigliamento. Il gruppo di sinistra rimase immobile; la paura che avevo percepito poco prima era ancora più intensa, e il suo urlo silenzioso era insopportabile. Avanti, sbrigatevi, urlavano i soldati, anche loro figli di Dio, perché tutti noi siamo figli e figlie di Dio... E quei mucchi d'ossa, anche loro figli di Dio, avanzarono trascinando i piedi, ognuno di loro immerso nei suoi pensieri e nelle sue angosce. La paura divenne terrore, e il suono crebbe fino a diventare un urlo terrificante. Completamente coinvolta da quello che stavo vedendo e al tempo stesso distaccata, con la mente che invocava Dio per le cose che sapevo di non poter cambiare e accettando con calma il fatto di non poter intervenire, rimasi a guardare i mucchi d'ossa che venivano sbattuti nei forni crematori. Esseri umani, sono tutti esseri umani, gridava la mia mente. Aiutateli, per amor di Dio, aiutateli! Il mio lamento silenzioso venne soffocato dal suono agghiacciante proveniente dalla bocca di quegli uomini che stavano per morire. I due fratelli erano riusciti a stare insieme. Ero nella camera a gas con loro, vedevo e sentivo ogni cosa, e li scorsi aggrappati l'uno all'altro fra

centinaia di corpi. Li sentii parlare con voce dolce, colma di emozioni ma priva di speranza. Ti voglio bene, disse uno, e l'altro gli rispose, echeggiando nell'oscurità le voci di coloro che gli stavano intorno: Ho paura, ho tanta paura... Ebbi l'impressione che fosse trascorsa un'eternità, e invece in pochi istanti smisero tutti di ansimare e rantolare. I cadaveri non caddero in terra ma rimasero in piedi, ammassati. Quel lugubre silenzio venne interrotto da un suono impercettibile, e la camera si riempò pian piano di luce: il buio pesto si trasformò in una cupa tonalità di grigio, che divenne sempre più tenue. Osservai centinaia di uomini, donne e bambini che si alzarono da quei mucchi d'ossa, riscaldati dall'amore di Dio. Non c'erano più le pareti e il soffitto, ma solo quel luogo che chiamiamo paradiso. Vidi gli angeli che con le loro ali gigantesche riempivano il cielo. Coloro che già vivevano nel mondo dello spirito si fecero avanti per accogliere i loro cari, e ovunque risuonarono saluti colmi d'affetto e di allegria. Aquila Grigia mi sfiorò la spalla: mi girai, e vidi i due fratelli nuovamente integri e felici, circondati da amici e familiari. Piangevamo tutti per la gioia, mi confidò il padre, deciso a far avere questo messaggio di speranza alla figlia. Eravamo tornati al presente, davanti al pubblico che mi ascoltava rapito, con le candele accese che rischiaravano un enorme salone in cui non c'era traccia della ferocia e della crudeltà a cui avevo assistito. La vita non è una punizione, fa semplicemente parte dello schema di Dio, mi spiegarono i due fratelli. Nel Suo grande piano la sofferenza che ci assilla sulla terra è solo momentanea, un semplice battito di ciglia che serve a insegnarci una lezione, a renderci più forti. La conoscenza del dolore rende più forti anche coloro che hanno già lasciato la terra. La morte non è una punizione, fa solo parte della vita, è il ritorno a casa, il luogo in cui ci riposiamo prima di riprendere il cammino, concluse il padre, accarezzando con affetto i capelli della figlia. Quella sera, al termine della riunione me ne andai avvolta in un senso di pace che non avevo mai provato in vita mia, e ringraziai Dio per il dono della

sofferenza. Qualche anno fa andai a vedere con alcuni amici Schindler's List, uno dei film più sconvolgenti a cui abbia mai assistito. Rimasi cosò colpita che durante la scena in cui i bambini vengono caricati sui camion davanti alle loro madri, dovetti quasi uscire dalla sala, soffocata dai singhiozzi. Al termine dello spettacolo il pubblico rimase a fissare in silenzio i titoli di coda, e io pensai a tutte le atrocità che sono state commesse in ogni angolo del mondo. Sentii una voce che non era quella della mia guida ma in un certo senso ne faceva parte, e mi ordinava: Fai qualcosa, fai qualcosa... Sapevo che quell'imperativo riguardava in qualche modo l'olocausto e il male che regna nel mondo, ma mi sentivo confusa in merito a ciò che avrei potuto fare. Lavoce si fece più forte e autoritaria: Fai qualcosa, fai qualcosa... L'oscurità mi aiutò a nascondere le lacrime e la confusione, e quando uscii in strada sentii per la terza volta: Fai qualcosa, fai qualcosa... E fino a questo momento non avevo idea di cosa avrei potuto fare. Ho scritto queste pagine, e vi ho raccontato le mie storie... sono soltanto una piccola voce che spera di scuotere il mondo, di cambiarlo con amore e gentilezza. Conosci il male, ma non farne mai parte. Conosci il bene, e vivi in lui. Conosci Dio, e anche nei momenti in cui sembra essersi dimenticato di te, sii felice perché sai di essere Suo figlio, e sei certo che un giorno ti riporterà a casa. Queste sono le parole di Aquila Grigia, il mio amico più saggio e prezioso. E sarebbero anche quelle di Dio, se solo potessimo sentirle... Epilogo. OGNUNO dei sette capitoli di questo libro è stato redatto in modo da aiutarvia raggiungere una maggiore comprensione del vostro sé, in senso spirituale oltre che fisico e materiale. Grazie alla vostra nuova consapevolezza sarete in grado di riconoscere e individuare il vostro potere; il vostro intuito aumenterà, sarete più sensibili e i vostri orizzonti si allargheranno. Gli altri cercheranno la vostra compagnia, e voi sarete più disponibili nei confronti delle loro esigenze. La vita diventerà più piacevole: imparando a utilizzare nel migliore dei modi il vostro potere vi sentirete profondamenteita diventerà più piacevole: imparando a

utilizzare nel migliore dei modi il vostro potere vi sentirete profondamente realizzati. Il sentiero che state percorrendo è disseminato di tesori ancora da scoprire: lasciate libero il vostro potere e riuscirete a vederli, stabilendo la giusta connessione con il vostro sé superiore. La percezione che avete di voi stessi crescerà, al pari della vostra autostimae della fiducia che avete nelle vostre capacità. Diventerete più creativi, decisi e coscienti della vostra forza. E questi sono soltanto alcuni tra i benefici che derivano dal riconoscimento del proprio potere... Ciascun capitolo contiene almeno un esercizio; sebbene separati e ben distinti, tutti gli esercizi vanno eseguiti in sequenza, seguendo uno schema preciso. L'autodisciplina ci garantisce la scoperta del nostro sé erappresenta la chiave del successo. La vostra vita ha inizio solo quando avete realizzato tutti gli esercizi e siete pienamente consapevoli di ciò che potete diventare. Ricordatevi inoltre di leggere fino in fondo ogni singolo capitolo prima di dedicarvi ai vari esercizi. Spesso il desiderio di imparare ci rende impazienti, ma la pazienza è alla base del vero apprendimento: privi di questa virtù rischiamo di lasciarci sfuggire i dettagli più piccoli, i gesti e i pensieri più semplici, e di conseguenza la saggezza e le verità più elementari. Assaporate la vostra crescita. Siate felici di imparare. Siate orgogliosi di aver tentato. Siate consapevoli del vostro potere. Nota per i lettori. Se siete interessati ad avere maggiori informazioni sull'autrice e sulla sua attività, potete scriverle al seguente indirizzo: Rosemary Altea P.O. Box 1151 Manchester Vermont 05254 USA Se desiderate essere inseriti nell'indirizzario dell'autrice, per favore indicatelo nella vostra lettera. Segnalate anche espressamente su quale dei seguenti argomenti volete essere informati: consultazioni private

cassetta terapeutica di Rosemary, intitolata A Journey Towards Healing (Un viaggio verso la guarigione) organizzazione terapeutica di Rosemary (RAAH) libri, audiocassette e videocassette di prossima pubblicazione. Si raccomanda di scrivere in stampatello il vostro nome, cognome, indirizzo e, se disponibile, il vostro recapito fax. Se volete una risposta alle vostre lettere, ricordatevi di scrivere tassativamente in inglese e di allegare 3 dollari per le spese postali. Fine.