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LA GOCCIA DEL DILUVIO UNIVERSALE

PROG ROCK ITALIANO, IL LIBRO TUTTI I CONCERTI

DOLCE VITA GALLERY MARCELLO GEPPETTI KARPOGODINA PISANELLI RANCIÈRE SDRAN GOLUBOVIC

PHIL STERN FOTOGRAFO UFFICIALE DI GUERRA DELL’ESERCITO ALLEATOTORNA IN SICILIA IN OCCASIONE DELLA MOSTRA A LUI DEDICATA,IL RACCONTO DELLO SBARCO ANGLOAMERICANO, L’OPERAZIONE HUSKYDAL 10 LUGLIO ALL’8 SETTEMBRE 1943

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LA MOSTRA DELLE FOTOGRAFIE DELLO SBARCO IN SICILIA

di LUCIANO DEL SETTEACIREALE

●●●Cosa rappresentano,nell’esistenza di un uomo,sessanta giorni? Uno spicchio ditempo, se misurati con purocalcolo aritmetico. Infinitamentedi più se a quei giorniappartengono le date del 10 luglioe dell’8 settembre 1943, e l’uomoche li ha vissuti porta il nome diPhil Stern. Dieci luglio 2013,settant’anni dopo. In piazza delDuomo ad Acireale, Sicilia,capolavoro di barocco religioso ecivile, una vecchia jeep militaremade in USA guarda un po’miopeper l’età Palazzo Costa Grimaldi,sede della Galleria del CreditoSiciliano. Guarda le linee severedel palazzo e lo striscione cheoccupa parte della facciata. Lascritta annuncia ‘Phil Stern. Sicily1943’. Notabili e politici confamiglia al seguito, troupe contelecamere in spalla, fotografi,giornalisti, si accalcano davantiall’ingresso. Un minibus si fermaproprio lì, una portiera scorre, unsignore molto anziano scende. Percamminare si appoggia a uncarrello, sul carrello una piccolabombola per l’ossigeno. Il signoresi guarda intorno, gli occhi siaccendono, lo sguardo mette afuoco la folla, le labbra formulanoun sorriso e forse abbozzano un‘good evening’. Quel signore sichiama Phil Stern, novantatrèprimavere. È tornato in Sicilia perla mostra a lui dedicata, chedocumenta la sua attività difotografo ufficiale di guerradurante lo sbarco angloamericano

sulle coste della Sicilia,l’Operazione Husky iniziata nellanotte tra il 9 e il 10 luglio 1943 econclusa con l’armistizio firmatoda Pietro Badoglio il 4 settembre,ma ufficializzato dalla radiosoltanto quattro giorni dopo.Settant’anni da quei fatti esettanta scatti per commemorarli.La folla prima all’ingresso, adessosi accalca nei locali dove verràpresentato l’evento. Phil siede aun estremo del lungo tavolo,ascolta i discorsi ufficiali, aspettail suo turno per parlare. E quandoarriva il momento, la voce ha unsuono ancora limpido, le parolescorrono fluide fino all’arrivedercivenato dalla buffa inflessioneamericana. Incredibile vecchio,Phil. Protagonista di una vita chelo ha portato dai setcinematografici hollywoodiani aifronti di guerra, per ritornare tra idivi della Città del Cinemaquando i cannoni e le bombesmisero di mietere vittime.Incredibile anche l’autenticocolpo di fortuna che ha permessoalla mostra di assumere uncarattere senza dubbio unico. È ilcuratore Ezio Costanzo araccontarlo.

Un paio di anni fa, durante lericerche che erano seguite alladecisione di ricordarel’anniversario, Costanzo rintraccianei National Archives diWashington alcune foto dellosbarco in Sicilia. Sul retro portanola scritta Stern e il timbro delreparto Combat Cameraamericano. Il pensiero va subitoallo Stern dei ritratti di SophiaLoren, Marilyn Monroe, John

Wayne, Frank Sinatra, EllaFitzgerald, Louis Armstrong, alfotografo ufficiale di JohnKennedy. Successive indaginiconfermano che quello stessoStern aveva vestito anche i pannidel reporter di guerra. Il contattocon lui avviene un anno dopo, larisposta è subito positiva. Philaccetta l’idea della mostra, edurante la conversazione siricorda di avere da qualche parteuna serie di negativi mai stampatidel lavoro svolto tra Licata, Gela,Comiso, Catania, Palermo.Sobbalzo inevitabile da parte diCostanzo, poi gli incontri a LosAngeles, dove il Maestro vive, leprime stampe, la scoperta di unpatrimonio rimasto per decenninell’oscurità di un baule. Viene dachiedersi come sia stata possibile,da parte di Stern, unadimenticanza di questa portata.Risposta potrebbe arrivareripercorrendo la vita di un uomonato il 3 settembre 1919 nel Bronxda genitori ebrei russi emigrati.Un uomo che appena ventenne,dopo un apprendistato nellabottega di un fotografo, divienefree lance per riviste quali Friday,Collier’s, Life, Look. Il mondo incui lavora è quello del grandeschermo e del grande jazz. Quimette in bianco nero i ritratti ditante celebrità, e si ritrova fianco afianco con l’Orson Welles registadi Citizen Kane. Nel 1941 siarruola volontario, partecipa allecampagne in Nord Africa, vieneferito in Tunisia. Il rimpatrio è dibreve durata. Phil vuolepartecipare allo sbarco in Siciliaarmato soltanto della sua

Torna in Sicilia a novantatrè anni il fotografoufficiale di guerra che documentò lo sbarco inSicilia. A da lui, celebre anche per le foto dei divihollywoodiani, è dedicata una mostra

ALLA SCOPERTA DEI TESORIDEGLI ARCHIVI

STERN

OperazioneHusky, 1943

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macchina fotografica. Il colonnelloWilliam Darby, creatore del corpodei Ranger, accetta. Le immaginifirmate da Stern diverrannoprotagoniste della rivista delleforze armate americane Stars andStripes. Nuovamente ferito, ilgiovane reporter torna negliStates, questa volta per sempre.Hollywood lo consacreràinterprete ineguagliabile delcarattere, delle inquietudini, dellefragilità nascosti dietro il fascino ela bellezza dei mostri sacri da luiincontrati e poi frequentati, primofra tutti James Dean cui fu legatoda autentica amicizia. Ilmatrimonio con Rose, nel 1945,porterà quattro figli. Quei figli che,insieme a nuore e nipoti, lo hannoaccompagnato durante il ritornoin Sicilia. Ed è proprio di quelritorno che occorre parlare primadi tutto, poiché rappresenta unachiave indispensabile peraccedere al significato e al valoredella mostra. Carmelo Nicosia èdocente di fotografiaall’Accademia di Belle Arti diCatania; alle spalle Milano, Roma,Parigi fine anni ’70, campi baseprofessionali da cui era partitoper raccontare un mondo indivenire e denso di fermenti. Neidieci giorni della permanenza diStern in Sicilia, Carmelo lo haseguito raccontando perimmagini in bianco e nero lacronaca di un viaggio fatto diricordi, emozioni, luoghi mutatiradicalmente ma rimasti impressinel cuore, silenzi, sorrisi, lacrimesottili che non si possono né sivogliono fermare. «A volte, nellavita, le cose avvengono per stranecombinazioni. In questo caso,l’occasione di una mostra hacoinciso con un desiderio che Philcoltivava da lungo tempo, magariin segreto, magariinconsciamente: rivedere queiluoghi dove era stato da ragazzo,dentro gli scenari di una guerra.Penso che per lui, questaoccasione abbia rappresentatouna sorta di chiusura del cerchio.Se nei contatti istituzionali hovisto una persona moltopragmatica, padrona di se stessa,nei giorni che abbiamo trascorsoinsieme ho visto la stessa personapiangere. Di commozione e di

felicità per l’accoglienza dellagente». La gente sa chi è PhilStern, nonostante siano passatisettant’anni e lui non abbia maifatto ritorno in Sicilia prima dioggi? «Certo. A Licata, Gela,Comiso sanno chi è, perchésanno cos’è stato lo sbarco: l’ideadella guerra in una Sicilia dove lalotta partigiana non ha avuto unruolo protagonista. La guerra harappresentato un accadimento.Terribile e tragico, con migliaia dimorti e cumuli di macerie, mapur sempre un accadimento ingrado di sconvolgere l’ordinarietàdi un luogo allora ancor piùlontano di adesso». La Sicilia eralontana anche dal fascismo,nonostante gli archi di trionfo, iritratti di Mussolini e le scritte diregime sui muri? «La Sicilia eralontana e basta». Il tuo ricordopiù forte del viaggio con Stern: «Inquei giorni ho scoperto ilcarattere di un pezzo della miaterra che non conoscevo. Potreichiamarlo senso della pietas perun vecchio, ma forse non spiegafino in fondo la banda municipaledi Licata che ha suonato in onore

di Phil come era avvenuto anni eanni prima per Frank Capra. A ciòva aggiunto che qui l’uomo disuccesso arrivato da lontanocontinua ad essere circondato daun’aura di ammirazione, haqualcosa in più, suscita rispetto».Proviamo a guardare la mostracon gli occhi di Carmelo Nicosiafotografo. Di Stern si dice che erasempre nel posto giusto almomento giusto. È stato soloquesto a costruirne la celebrità? «La fotografia di Stern è fatta diluce. Lui aveva capito fin dagliinizi che la luce, come per gliImpressionisti, è il massimodimensionamento diun’immagine. Non esiste, almenoper quello che ho visto nelpreparare la mostra, una suaimmagine in cui la luce siasbagliata. Dietro l’obbiettivo,Stern non si lascia mai prenderedall’evento, controlla le ombreche ti dicono dove sei e in chesituazione sei per decidere loscatto. Con la Sicilia incontra labellezza, ad esempio il barocco.Che fa suo e che interpretaattraverso una visionecinematografica. Lo stesso si puòdire delle immagini cheritraggono gli abitanti dei paesi, icarabinieri, i soldati americani.Stern aveva già in mente ilcinema, e infatti diverrà ungrandissimo fotografo di scena».

Due piani, bianco delle pareti,le foto in grande formato appesecon semplici puntine, come sefossero mappe militari dentro lestanze di un Comando militare.

Ecco la mostra. Pensarla frutto dinegativi che rischiavano l’oblio oil destino polveroso di unarchivio, aggiunge una valenzadiversa e più forte al percorso. Èguerra la narrazione di Phil Stern.Si vedono i cannoni dellacontraerea puntati verso il cielo, laprua dei barconi carichi di rangeral largo delle coste siciliane, i carriarmati nelle strade, i militariarmati di fucili, le rovine dellecase e degli edifici fascisti, lapolvere che avvolge paesisprofondati nel nulla delladistruzione, la gente con le maniin alto non sai se in un gesto diresa o di saluto. È guerra, cheStern scavalca per andare dietro lequinte delle campagne, delle viesterrate e sulla soglia di casepovere per nascita; puntal’obbiettivo sulle facce di uomini edonne che hanno negli occhimille interrogativi, sugli sguardiincantati dall’accadimento e dallacesura improvvisa di unalontananza secolare dal restodell’Italia. Stern ritrae scenetotalmente diverse da quelledell’arrivo degli Alleati nellegrandi città come Milano e Roma,dove l’esercito liberatore lanciavagomme da masticare e sigarette auna folla osannante. Nei campi enelle vie di Gela e di Licata, iranger sono quelli dell’OperazioneHusky, per nulla chirurgica einvece foriera di morte. Sorridonoaccettando un fiasco di vino, sidistraggono insegnando baseballa un bambino, guardano condivertito disprezzo un ritratto di

Hitler, consumano la loro razionedi cibo da una scatolettaappoggiata su una pietra. Difficile,anzi impossibile, immaginare acosa pensino, e forse è proprioquesto che Stern ha volutofermare. L’incubo della guerradentro una calma apparente. Lastessa calma che sembranotrasmettere gli uomini in fila perconsegnare le armi, i carabiniericon il pennacchio da favola diPinocchio tra la calca di gente, ilcarretto stracolmo lungo unastrada bianca, le persone allineatedavanti alla scritta ‘Vincere’, lasolitudine di un anziano checammina curvo lungo la pensilinadi una stazione ferroviaria, leragazze vestite a festa checivettano con i militariprobabilmente senza capire unasoltanto delle loro parole. QuandoStern si addentra tra la quintedegli orrori quotidiani, lo fa senzaombra di compiacimento, benlontano dalla tentazione di stupirecon il sangue e l’esibizione dello scempio umano. Leimmagini sono forti, ma non suscitano repulsione. Duecorpi di soldati, ridotti a misere cose, giacciono ai bordi diuna strada. Eppure non viene da distogliere lo sguardo. Siresta lì, molto più del tempo che serve per guardare, quasiche l’immagine assumesse i contorni di un monito. Il videoper foto in dissolvenza di Nicosia e una lunga striscia dicento piccole e significative foto prestate dall’Imperial WarMuseum di Londra completano il corpo di una mostra, cuidanno ulteriore linfa alcune frasi di Phil Stern disseminatesul bianco delle pareti. Una di esse riassume il senso dellasua vita, non solo professionale «Ho visto Marilyn nella suacasa e le navi esplodere sotto le bombe degli Stukas, gliocchi blu senza fine di Sinatra e i piedi di James Dean.Prima di morire, voglio rivedere la Sicilia». Desiderioesaudito, vecchio e incredibile Phil.

Foto in copertinadi Phil Stern

Tutte le fotoin queste pagine sonodi Phil Stern

GERENZA

Il manifestodirettoreresponsabile:Norma Rangeri

a cura diSilvana Silvestri(ultravista)Francesco Adinolfi(ultrasuoni)

con Roberto Peciola

redazione:via A. Bargoni, 800153 - RomaInfo:ULTRAVISTAe ULTRASUONIfax 0668719573tel. 0668719557e [email protected]://www.ilmanifesto.it

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LA MOSTRAjksdbh

Phil Stern. Sicily 1943Galleria del Credito Siciliano,piazza Duomo 12, AcirealeFino all’8 settembre,mercoledì/domenica 18-21.30Ingresso liberoInformazioni 095/600208, creaval.it

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di L.D.S.

●●●Due delle settanta foto dellamostra ritraggono Phil Stern. Nellaprima, bustina militare in testa edivisa stretta, il fotografo èimmortalato mentre dialoga con un‘collega’ siciliano, che nei tratti enella figura allampanata ricordaCiccio Ingrassia. In mezzo ai due, unmonumentale apparecchio asoffietto. Nell’altra, Stern posa in stile‘foto ricordo dal fronte’, alle spalleuno scorcio di paese. Il giovanotto diallora è diventato il grande vecchio dioggi, ma la sua verve, il suo pigliodeciso, sembrano non essersi pernulla esauriti con l’età. Alla richiestadi un’intervista acconsente senzaproblemi, e quando ci presentiamoregistratore in mano, esordisce conun divertito «Hallo, paparazzo!».Saremo brevi, mister Phil. «Noproblem. Pensa forse che io siastanco?». Ma ci mancherebbe. Infondo, cosa vuoi che sianonovant’anni suonati.

●Quando lei è sbarcato in Sicilia alseguito dell’esercito americano,aveva già un’idea che avrebbeguidato il suo lavoro? Era già

chiaro in lei che avrebbe raccontatosoprattutto il rapporto tra imilitari e la gente, la Sicilia deipaesi, la vita al di là della guerra?Innanzitutto devo dire che è passatotanto tempo da quei giorni, e chequando li ricordo penso più a unbrutto sogno, a una cosa letta su unlibro, a una trasmissione televisiva.Stento ancora a credere che tutto siasuccesso davvero. No, non avevoun’idea precisa di come e di cosaavrei fotografato. Ma oggi, rivedendoquelle foto, mi viene comunque dapensare che forse ho fatto qualcosadi giusto se, a settant’anni didistanza, musei, istituzioni, editori,riviste chiedono di poterle esporre epubblicare.

●Tra i centosessantamila soldatic’erano anche giovaniitaloamericani. La loro presenzaservì a facilitare i rapporti con lapopolazione?In un certo senso, se guardiamoall’origine, il fatto di essere unpo’americani e un po’italiani aiutò avincere la paura e la diffidenza. Manon va dimenticato che erano pochi ifigli di emigrati in grado di parlare lalingua dei loro genitori. Quei pochi,però, sono stati preziosi e hannosvolto un ruolo importantissimo.

●Vent’anni dopo il 1943 iniziava laguerra dell’America in Viet Nam.Da questa guerra e da quelle checontinuano a sconvolgere tanteparti del mondo, è nata una nuovascuola di reporter. Molti di lorohanno fatto e fanno del sangue edei morti uno spettacolo chevendono al miglior offerente. Qualè la sua opinione in merito?Ogni fotografo ha un suoatteggiamento, un suo punto di vista,un suo senso etico, quando affronta

una guerra. E su questo non mi sentodi esprimere giudizi, non voglio farlo.Invece, rispetto al Vietnam, possodire che io sono sempre stato controquello che l’America ha fatto là. Econtinuo ad essere assolutamenteaddolorato per quanto di terribile èsuccesso.

●Dai fronti del Nord Africa e dellaSicilia agli studios di Hollywood. Èvero che si trattò di un ritorno allesue origini di fotografo. Ma, dopoaver vissuto queste esperienze,com’è stato possibile uncambiamento così radicale?Il passaggio dalle foto di guerra allefoto della società civile l’ho vissutobenissimo, ne sono stato felice. Perlungo tempo, e ancora oggi, il miodesiderio è stato uno solo: che laguerra cui ho partecipato, seppuresenza armi, non fosse mai avvenuta.Purtroppo, su quegli eventi, non homai potuto avere alcuna possibilità dicontrollo. Solo il signore che sta lassùce li ha.

●Mister Stern, riesce a spiegarci checos’è per lei una fotografia?Ogni fotografia è sempre e prima ditutto un documento della vita

La Storiain piena luce

Foto a sinistra di Carmelo Nicosia. In alto ilgiovane Stern in divisa

di S.S.

●●●La casa editrice Sellerio pubblicaquel manuale da guerra distribuito adogni soldato anglo americano comeparte dell’equipaggiamento inprevisione dello sbarco: la Soldier’sguide to Sicily, la Guida del soldato inSicilia (10 euro). Un documentostrabiliante, l’anticipazione di quelloche sarà un lungo periodo dioccupazione anche culturale: lacivilizzazione contrappostaall’arretratezza dei paesisottosviluppati e arretrati, terra diconquista dove esportare unamoderna way of life.

«Siamo sul punto di invadere ilnemico e perciò dobbiamo aspettarciun combattimento estremamenteduro» esordisce nella presentazione il

comandante in capo Eisenhower. LaGuida prosegue con notiziegeografiche e storiche sulla Sicilia,territorio, clima e popolazione,governo, industrie (un tempo zolfo,ora pomice, frutta, vino), sistemastradale. Per chiedersi poi allarmati:cosa mangiano? Che acqua putridabevono? Per terminare con «alcuneparole e frasi utili» da Buon giorno(Boo-on jawno) a Woman e there is:Don-nah chay.

Andrea Camilleri che nel ’43 avevadiciassette anni scrive unaaffascinante prefazione,dall’andamento di racconto storico. Alui, ragazzino di Porto Empedocle nonsfugge niente di quella marea militareche avanza, a volte è anche testimonee attore di episodi. Sottolinea lavalutazione colonialistica che gli alticomandi davano al loro compito. Èstupito dalla sequela di luoghi comunidella Guida che vano dall’«estremagelosia dell’uomo siciliano» - tantoper regolarsi -, l’acqua inquinata, lamancanza di servizi igienici («forsequesta informazione venne fornita daqualche figlio di emigrante partito agliinizi del novecento» annota). Lo statodi igiene così precaria che, è scrittonella guida, ha reso ormai immunidalle malattie i siciliani, rischia di farsubire al contingente anglo americanopiù perdite che in campo di battaglia.In quanto all’acqua, poco male, saràsubito sostituita in maniera piùpiacevole con il vino, versatoabbondantemente alle truppe che benpresto ubriache, non si accorgono deiprigionieri fatti fuggire dallecamionette.

Camilleri ricorda bene di non avervisto mai quella Guida nello zaino dinessun soldato (forse qualchePenguin). Più o meno tutti nepotevano fare a meno facilmente,poiché per lo sbarco in Sicilia eranostati reclutati preferibilmente soldatiitaloamericani, scelti allo scopo difraternizzare, se non fosse bastata lalunga campagna psicologica, ivolantini lanciati sull’isola. Molti diloro conoscevano il dialetto, oltre chegli usi e costumi tramandati dai nonnie genitori e trovarono anche il tempodi andare a trovare i parenti rimastisull’isola, nei lunghi mesi cheseguirono l’Operazione Husky.

IL LIBRO

Una Guidadel soldatoper invaderela Sicilia

INTERVISTA A PHIL STERN

DAI FRONTI AFRICANIA HOLLYWOOD

«Ogni fotografo ha un suo punto di vista, un suosenso etico quando affronta una guerra. Riguardo aquello che l’America fa fatto in Vietnam sono semprestato contro e continuo ad essere addolorato»

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di SILVANA SILVESTRIROMA

●●●Si entra nella «Dolce VitaGallery», in via Palermo 41, el’esposizione ti accompagna lungoil fastoso mondo del cinema vistocon lo sguardo di MarcelloGeppetti, uno dei più importantifotografi italiani. Una parete èinteramente coperta da almenoduecento fotografie e l’immersionenell’epoca è totale, con le locationpredilette, i night, le trattorie, viaVeneto, le spyder. Su altre paretialcune gigantografie enfatizzano ilconcetto di divismo, quasi acontrapporsi agli scatti di fronteche svelano qualcosa dimisterioso, frammenti di umanità:Sofia Loren che bisbiglia a De Sica,la Bardot con la segretaria, AudreyHepburn sulla porta del negozio difrutta e verdura con il fularino intesta, John Wayne in posa in tuttala sua stazza sul bordo dellafontana dell’Esedra tra i fotografideliziati, con una di quelle giacchemade in Italy che si faceva fare sumisura dai nostri sarti, il principede Curtis che ride di cuore mentreballa al night. Scomparso per uninfarto nel 1998, proprio quandocominciavano ad arrivare le primecritiche lusinghiere dagli Usa,Geppetti ha il primato dello«scatto» più pagato al mondo, ilbacio tra Richard Burton e LizTaylor ai tempi di Cleopatra,prima che la tragica foto di LadyDiana nel tunnel gli strappasse ilprimato. Ma Geppetti non è statosolo uno dei fotografi di viaVeneto, ha fotografato eventiepocali, da Tambroni agli anni dipiombo, a cominciare dalcadavere di Wilma Montesi trovatosulla spiaggia di Castelporziano. La

sua prima foto fece epoca, ladonna che si lancia dall’HotelAmbasciatori in fiamme in unanotte del ’59, immagine ripresaovunque e che ricevette lascomunica dell’Osservatoreromano. Dopo questoavvenimento Geppetti iniziò aprendere posizione e iniziative chesfociarono nella fondazionedell’Airf, l’associazione deireporter fotografi, per far avereanche ai fotografi la qualifica digiornalisti e con quella anche ildiritto di cronaca, altrimentinegata. Nella «Dolce vita Gallery» èin esposizione solo una piccolaparte del tesoro che ha lasciatoGeppetti: «Abbiamo già fattoesposizioni della parte riguardantila «Dolce vita» a Toronto, a Parigi,

al Museo del cinema di Torino equest’anno a Madrid, ci raccontaAndrea Dezzi della «Made inTomorrow», società che si occupadi valorizzare beni culturali, «lefotografie di Geppetti eranoconosciute soltanto in minimaparte, circa un migliaio cheriguardavano la dolce vita. Quandoabbiamo preso in mano l’archiviocon la famiglia di Geppettiabbiamo creato la societàcongiunta «Marcello GeppettiMedia Company» e ci siamo accortiche i negativi erano oltre unmilione e che non si trattava solo didolce vita, ma di tutto quello cheera successo a Roma, storia,cronaca, sport, politica, anni dipiombo, contestazioni, c’è di tutto.La parte più commerciabile ècomunque la dolce vita, perché ilnostro è un paese che appena siparla dei risvolti storiciimprovvisamente non ci sono piùsoldi. Ci sono foto bellissime, c’è uncampionamento della vita italianache vorrei proporre con il nome di«Status quo», la lettura di come inquesto paese sono accadute alcune

cose per non fare cambiare niente:gli episodi di violenza, lemanifestazioni, Lama all’università,l’uccisione di Giorgiana Masi». Lefoto che si vedono in galleriamostrano i personaggi nella lorovita sorprendentementequotidiana: «C’è una foto dove sivede una diva che ridendo passaper via Veneto e inquadrati con lastessa importanza ecco dueragazzetti che si stanno dividendouna cicca gettata da uno di questiattori: il glamour e la vita normale.È molto interessante vedere quelloche succedeva in Italia in quelperiodo con il governo Tambroni:la carica con i carabinieri a cavalloa Porta San Paolo guidata dad’Inzeo vincitore delle Olimpiadi epoi foto fantastiche della «rivoltadelle magliette a righe» con Pertinia Genova, le stesse maglietteamericane che portavano i camallie che indossavano ancheJacqueline e Brigitte Bardot. Ilpaese è in fiamme, moriva unsacco di gente. Le foto le aveva manon le pubblicava, certo nonfacevano uscire le più cruente: gliidranti a San Paolo uscivano, madove c’è sangue no. Geppetti era diarea socialista, ma come fotografoera neutrale, fotografava tutti,anche Almirante all’università».Anche quelle della dolce vita non lepubblicavano tutte, ci sono scattimai visti: «Gli scoop sì, e in tutto ilmondo, come ’il bacio’ AnitaEkberg che esce dalla villaminacciando i fotografi con arco efrecce - e lui ne aveva conservatauna di quelle frecce - c’era ancheinflazione di paparazzi, lui nepiazzava cinque o sei in unasettimana, ma ne aveva scattatealmeno mille. Carla Gravina che faun giro al Mandrione nel ’59 e setogli lei il Mandrione è comenell’800. O la prima isola pedonalea Roma, con il vigile che non sa sefar entrare a piazza di Spagna ilcarretto a tre ruote. Sono fotostrepitose, quelle che chiamiamo

«B Side» della dolce vita. Le fotosono molto più richieste all’esteroche in Italia dove non c’è unagrande cultura della fotografia,infatti l’archivio di Secchiaroli stasparendo, Alinari non c’è più. Noisiamo riusciti in due anni acomprare i macchinari, abbiamoscansionato 50 mila fotografie». Levostre foto si possono comprare?«C’è una prima categoria di foto inserie limitata di cui si possono faresolo sette copie e sono le piùfamose (di quella della Bardot sulset di Godard ne sono rimaste solodue), poi quelle della serie nonlimitata e poi i poster su carta nonfotografica. Il 90% delle foto levendiamo in Francia dove avereuna stampa di qualità in casa ècome avere un quadro, comeanche negli Usa. Un albergo diMilano Marittima ci ha chiesto lefoto dei musicisti per arredare lasala piano bar. C’è Ray Charles,Aretha Franklyn, i Rolling Stones, iBeatles, Morandi a 15 anni. JimiHendrix nel ’67 che non loconosceva nessuno, viene alBracaccio ed è pubblicizzato comechitarrista blues, con il pubblico insala in giacca e cravatta che si trovadi fronte Hendrix, i Procol Harum,l’esordio al Piper di Patty Pravo, laprima foto sul palco che nonsembra neanche lei, Hair al Sistinanel ’68 con un cast italiano conRenato Zero, Teo Teocoli e la Berténel balletto, e in una scenadovevano ballare nudi, figurarsi gliuomini nudi nel ’68, e arriva lapolizia. Nel ’72 c’è la famosa fotodella ragazza arrestata a Piazza diSpagna per un bacio (arrestanosolo lei): dopo la contestazionecomincia la repressione, perarrivare poi alla liberalizzazionesciocca degli anni ’80 con letelevisioni commerciali». Sarebbebello poter raccontare tutto questoin libri dedicati ad anni cruciali:«anche le edizioni storiche sono incrisi, in Italia c’è unaconcentrazioni di poteri con ilmeccanismo delle fondazioni, unarazzia del bene comune feroce, perquesto stiamo cercando uno stileche ci mantenga liberi, vendere alpubblico soprattutto straniero, eper questo abbiamo inventatoquesta Galleria, come luogo diincontri, per presentare altrimomenti della vita del paese. Èvenuto a trovarci in archivio ildirettore del fotografico delBeaubourg perché era interessatoalle foto dei paparazzi in quantotecnica fotografica: mi dovetespiegare, ha detto, come facevanocon quelle macchinette e con queiflash a fare quelle foto con queicontrasti, quella qualità, quellamessa a fuoco, perché nessun’altrascuola fotografica al mondo è statacapace di fare questo. Ci sono unpaio di foto emblematiche: quelledi Doisneau sono foto preparate,queste sono foto rubate, dopododici scatti dovevi cambiare rulloe potevi perdere l’attimo. Ha dettoche voleva queste foto alBeaubourg come esempio ditecnica italiana, anzi prettamente’romana’ come parte della scuoladella fotografia. È assurdo che inItalia non si sia potuto fare undiscorso del genere, noi l’annoscorso non siamo neanche riuscitia farci ricevere dal sindaco. Ci hadetto anche: come francese nonsono tanto interessato alla storiaitaliana però mentre glianglosassoni hanno una lungatradizione di foto di guerra, ifrancesi una tradizione di questefoto ’alla Doisneau’, fotografie di«atmosfera», voi italiani aveteavuto gli anni di piombo, una cosaunica in Europa, la guerra in casa eavete le foto di questa guerra in unpaese occidentale, un reportage diguerra unico».

Dolce vitacon MarcelloGeppetti

Foto Marcello Geppetti -(c) Marcello GeppettiMedia Company.A sinistra, ritrattodi Marcello Geppetti

Una Galleria dedicata al fotografodi cui si sta portando alla luceil milione di scatti non solo sui divi maanche sulla società e gli anni di piombo

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CINEMA DEL REALE ■ SPECCHIA 24-27 LUGLIO

Grande festaper sogni,musiche, città

di S.S.

●●●A Specchia (Lecce) dal 24 al 27luglio, nella corte del Castello Risolotrasformata in arena si svolge il«Cinema del reale», festival deldocumentario organizzato da BigSur e Officina Visioni con ladirezione artistica di Paolo Pisanelli.Il festival quest’anno compie diecianni per l’occasione si trasformeràin una festa nello spirito dionisiacosalentino, con invitati d’eccezione.Titolo di questa edizione: «Sogni,musiche, città»: «Sono tre parolebelle, dice Pisanelli, che rivelanoalcune chiavi di lettura attraversocui interpretare la societàcontemporanea. I sogni perché, neldifficile momento storico in cuiviviamo, ci permettono di evadere,volare alto ed approdare a mondialtri. Le musiche perché battono iltempo delle nostre vite e ciemozionano, sono fatte della stessamateria di cui sono fatti i sogni,possono essere leggere ma allostesso tempo farsi portavoci diistanze, dissensi e desideri di interipopoli. E le città, non solo quelleinvisibili e ideali, perché ciriportano coi piedi per terra,evocano scenari di concretezza e lanecessità dei propri abitanti – daTaranto a Venezia, da Roma aBologna, da Atene a Istanbul – di’riprenderle’, di riconquistarne ladimensione umana e politica».Inaugura Cecilia Mangini, amicadel festival da sempre, con uncapolavoro riscoperto, DivinoAmore (’63), il santuario alle portedi Roma che espone al cultol’immagine della Madonna, operapionieristica per il rifiuto della presadiretta, del consueto commentofuori campo e con la musicad’avanguardia di Egisto Macchi. Unfilm che si pensava perduto, unaprima visione assoluta. Del film sipersero le tracce perché labocciatura della commissione dei

Premi qualità ne compromise ladistribuzione, forse a causa di queifenomeni di culto che sfiorano lasuperstizione messi in luce inmaniera forse più accettabiledall’affabulazione di Fellini inCabiria.

In linea con la vocazione delfestival che porta alla luce operealtrimenti sommerse ecco un altronome poco conosciuto, GiuseppeTaffarel scomparso lo scorso anno,originale voce del dopoguerrapartigiano in Veneto, con gli amiciEmilio Vedova e Roberto Sonego,poi allievo dell’Accademia d’ArteDrammatica e sceneggiatore,coprotagonista di Achtung! Banditi!di Lizzani all’inizio degli anniCinquanta, teorizzatore conAntonioni e De Seta del «nuovocinema documentario» e autore dioltre trecento titoli (in programmaFazzoletti di terra e La croce). Inprogramma La terra del rimorso, sulfenomeno del tarantismo, diMingozzi, un altro regista che hamolto frequentato il Salento,Bologna di Giuseppe Bertolucci,realizzato in collaborazione con ilfratello Bernardo, uno degli episodisulle città realizzato in occasionedei Mondiali di calcio di Italia 90.

Della produzione italiana è dasegnalare Il giorno che verrà diSimone Salvemini sull’altro poloavvelenato della Puglia oltre aTaranto, l’emergenza Brindisiraccontata da quattro esponenti delmovimento «No carbone», GodSave the Green di Alessandro Rossi eMichele Mellara, il ritorno alrapporto con la terra e i suoiprodotti, Terramatta di CostanzaQuatriglio, Nastro d’argento, unfilm come un romanzo da leggere erileggere, Teorema Venezia diAndreas Pichler, un sogno chesembra svanire, Il libraio di Belfastdi Alessandra Celesia vincitore delFestival dei Popoli.

«Musica» è una delle parole

chiave del festival che si svolge interra di musica: in programma ilvincitore dell’Oscar 2013 Searchingfor Sugar Man di Malik Bendjelloul,il caso di Sixto Rodriguez, scopertoin un bar di Detroit, autore di unprimo disco che diventa la colonnasonora delle lotte anti-Apartheid inSudafrica, quindi si ripropongonoFedele alla linea di GermanoMaccioni, un ritratto di GiovanniLindo Ferretti e Vive le rock diAlessandro Valenti. E lapresentazione di un progetto cheguarda verso oriente, verso laGrecia, Rebetika Crisi, con AndreaSegre e Vinicio Capossela, appuntidi viaggio nella Grecia della crisi emusica rebetika, la musica popolaredei bassifondi a lungo rimastasommersa e proibita tornata dimoda (Rembetiko è un film greco diCostas Ferris che fece scalpore alfestival di Salonicco dell’83, e cherievocava un periodo sommersoche durò fino agli anni ’50).Saranno presenti tanti cineasti chehanno accompagnato il festival findalle prime edizioni, come MatteoGarrone con Reality, ospite dellaprima edizione, Daniele Vicari conMorto che parla, Pippo Mezzapesache riprende le avventure diPinuccio Lovero alle prese con leelezioni in Pinuccio Lovero - Yes ICan. Sarà in programma ancheStorie di Taranto di Paolo Pisanelli,con la partecipazione di MicheleRiondino. E fra i seminari e incontricon Ghezzi e Cecilia Mangini, gliomaggi a Fuori Orario che haacquisito l’archivio di Clouzot di cuisi mostrano le 12 ore di Rushes del’Enfer, le mostre degli artisti nelcentro storico, gli sconfinamenti neitesori architettonici di Specchia, leluminarie, le performances dall’altodel Castello, con le esibizioni diCarolina Bubbico, i Dondestan conDonato Pisanello, Angelo Urso eLamberto Probo, e ancoral’attore-musicista Andrea Rivera eGo Dugong, tra tutto ciò che tendea moltiplicare le dimensioni del«Cinema del Reale», ricordiamo ilfilm di Carlo Michele ScirinziNatura morta in giallo, realizzatocon i suoi allievi di Acquarica delCapo, presentato al Festival diTorino, il frusciare dei giunchiraccolti nelle zone palustri e laoperosità delle mani che liintrecciano, forme e colori a sprazzie a rosoni primigeni, lavoroportatore di silenzi lunghi tutta unastagione: miracolosamente lo stiledi Schirinzi passa anche attraversole riprese degli allievi. I cestiniintrecciati per conservare legiuncate, i cesti da agganciare aglialberi per raccogliere i fichi e pertrasportare l’uva, le borse e laquantità di altre suppellettili, unlavoro iniziato nell’Ottocento e chesi sta perdendo del tutto, Schirinzinon lo racconta comedocumentazione del reale, macome poesia del reale.

di S.S.

●●●Per ricordare uno dei grandisceneggiatori italiani, torna latrentaduesima edizione del PremioAmidei a Gorizia (19-25 luglio)organizzato dal Comune di Goriziae dall’associazione di culturacinematografica «Premio Amidei»,coordinatore artistico RoyMenarini, nelle sedi del Palazzo delcinema e al Parco Villa CoronciniCronberg. Sette giorni per settesezioni tematiche: il premiointernazionale alla miglioresceneggiatura tra questi filmselezionati: Argo, Come un tuono,Il Sospetto, Il figlio dell’altra, Lacittà ideale, La migliore offerta,Miele, Viaggio da sola, il premioall’opera d’autore assegnataquest’anno a Patrice Leconte (ilregista di Il marito dellaparrucchiera, L’uomo del treno), ilpremio alla culturacinematografica a Vieri Razzini, unpremio a un esponente dellacultura che grazie alla sua TeodoraFilm illumina l’offerta delle sale edell’home video. Lo spazio offpassato presente: il cinema diTonino De Bernardi, che dagli anniSessanta ha seguito un suopercorso tanto autonomo quantoricco e innovativo, una selezione didieci film girati negli ultimiquarant’anni. Quindi l’omaggio ad

Alberto Sordi e gli eventi specialidel laboratorio Camera ottica, piùgli incontri e le tavole rotonde.

Il laboratorio di restauro LaCamera Ottica presenta tre filmsperimentali di Karpo Godinarealizati nel ’65 con una cinepresada 8 mm, in bianco e nero consuono magnetico separato: Pes,Divjad, A.P. Anno. Karpo Godina ènella storia del cinema un innestofelice del glorioso cinema nerojugoslavo e underground, (un po’come Tonino De Bernardipotrebbe essere l’innesto tra melòe underground, si intenderanno ameraviglia). Sloveno di originemacedone, ha lavorato comedirettore della fotografia con iregisti del cinema nero, tra gli altricon Zelimir Zilnik, i più giovani diuna corrente che stava per esserecensurata e di cui facevano parteanche Makaveiev e Pavlovic, tra glialtri numerosi autori in tutti glistati dell’ex jugoslavia,caratteristica un umorismoamarissimo che rifletteva lo statodelle cose disastrato deldopoguerra. All’epoca KarpoGodina realizzava anchecortometraggi fuori dalle regoledella pianificazione e dei generi eanche della durata prevista,personalissimi e senza leconnotazioni drammatiche deisuoi colleghi più grandi. Se gli altrifacevano camminare i protagonistinel fango, lui li faceva sguazzarefelici come bambini che sidivertono un mondo, nienteamarezze e drappi luttuosi. Eranofilm come Mi manca Sonia Heni(’72) dal nome di una famosapattinatrice norvegese, doveconvinse tutti i registi presenti alfestival di Belgrado a girare per luicorti di tre minuti in unamansarda, camera fissa con lostesso obiettivo e troviamoForman, Tinto Brass, PaulMorissey, Wiseman e Makaveiev eDjordjevic che aveva firmato lasatira su nazisti e partigiani. I suoifilm (c’era anche Cervello gratinatoproibito per l’uso di Lsd oltre chedi Coca Cola) riescono ancora aprovocare lo spettatore fin daitempi in cui, ci raccontava «ilregime lottava contro i miei film etutta l’onda nera, la censura hacominciato a bloccare tutti i filmfatti nel ’72, con una lista perimpedire che facessero altri film.Anch’io ero in quella lista, ma lalista era solo per i registi e poichéero anche direttore della fotografiaho continuato a lavorare».

IL FUOCODI LIPARI

FESTIVAL

La manifestazione dedicata al documentariocompie dieci anni e crea una sinergia con ospitid’eccezione, proiezioni, incontri ed eventi

In alto la corte del Castello Risolo aSpecchia, sotto una scena da «Cervellogratinato» di Karpo Godina

Lipari. Tornando questa notte hovisto lo Stromboli sputare fuoco nelcielo nero, ha sbuffato forte e potenteil vulcano...«e meno male che lo fa,guai sarebbe se il suo umore nontrovasse sfogo!!! allora sì che gliabitanti temerari delle sue pendici sidovrebbero preoccupare» spiegava ilcapitano Claudio a mio nipote Leo di5 anni e mezzo «... e poi adessodobbiamo aspettare circa altridiciassette minuti per vederlo dinuovo sputare , guarda, da lì sottodove c'è quella luce che èl'osservatorio, tira una linea finoall'avvallamento della montagna, vedida lì, lo vedrai uscire, il fuoco, e laggiùquelle luci che scendono intermittentisono lava che cade in mare, quella è lasciara del fuoco» «Ma in 17 minutinon ci saremo allontanati troppo pervederlo?» chiedo io «Ma no, lo sivede da lontanissimo, lo chiamano ilfaro del Mediterraneo».

Tornavamo da Lipari, nave lenta eposti ponte, rigorosamente (troppocari i trasporti!), viaggio bellissimonella terra dei vulcani, dove ElenaCaronia, fotografa, videoartista emarinara, palermitana di nascita,romana d'adozione fin da bambina,liparota per scelta negli ultimi diecianni, insieme a sua figlia Rosellina cihanno ospitato per tre settimane!Grazie!!!! È sempre un enormeprivilegio poter conoscere i luoghicon chi li abita, con chi li agisce in tuttii sensi, quando l'agire diventa lacapacità di costruire, tessere,inventare, inserirsi nel tessuto, così hoscoperto una dimensione diversa daquella turistica, una comunità varia diliparoti: le attività più note ebenemerite e anche ufficialmentepatrocinate sono portate avanti dalCentro studi Eoliani (un mare dicinema) e (mostre convegni eincontri) dal Museo archeologico diLipari (la Rassegna «Eolie, donne ecultura»), il premio Caterina Conti, laMostra fotografica degli artisti Riganòe Mandarano; e «stranieri residenti»mescolati, che producono ediffondono arte e artigianato: c'è illaboratorio di tessitura «La pecoranera» e i vestiti, bellissimi, di FlorenceQuellien, da 20 anni più o menoliparota adottiva (ma ha unlaboratorio anche a Roma a viaCimarra), molte le donne attive,quelle dell'associazione «I-dee»,fondata da un gruppo di donneresidenti di diversa nazionalità, cheorganizza eventi, dai concerti perOrgano (Antonello Neri), Chitarraclassica (Pietro lo Cascio), tra gli altri,al primo bookcrossing di liberoscambio libri per i ragazzi e non solo,a Caccia all'autore, poi ci sono lepittrici e scultrici Loredana Salzano,Aurora Varvaro, Gisella Ardizzone,Renata Conti, l'editrice Marcella diBenedetto (strombolibri), c'è loscrittore-medico Alessio Bratanica, ilmusicista Carmelo Travia (Cesare nondeve morire); e c'è Claudio, il capitano,che deve cambiare un pezzo dimotore della sua barca a vela al portodi Napoli, non uscirà nemmeno dalporto, ritornerà indietro con laprossima nave, ha giusto il tempo diraccontarci di aver girato il mondo efatto altri rischiosi mestieri «sonodieci anni che sto fermo qui a Lipari,giusto il tempo di spiegare a Leo dadove uscirà il fuoco dallo Stromboli»,e tanti altri e tante altre cose, permantenere viva questa bellissima isola,piena di ragazzi, ospitale, cosmopolitae vulcanica.

PREMIO AMIDEI

Sette giornicon PatriceLeconte,ToninoDe Bernardi,Karpo Godina

GLI AUTORI, GLI EVENTI, DAL SUD AL NORD

Page 7: ALIAS Manifesto 20.07.2013

(7)ALIAS20 LUGLIO 2013

La temerariamossa del cavallo

di ALESSANDRO CAPPABIANCA

●●●Scarti. Il cinema tra politicae letteratura di Jacques Rancière(ed. Pellegrini – Cosenza, 2013),non è certo un libro che sioccupa di film/trash, e bisognasottolineare il coraggio con ilquale il traduttore italiano,Andrea Inzerillo, ha ritenuto dimantenere in italiano lapolisemia del francese écart,senza preoccuparsi di eventualifraintendimenti. Scarto, inquesto caso, significa «spaziotra»: tra le discipline, tra icontesti, tra le culture. Eandrebbe aggiunto, a mio parere,«spazio tra i corpi», pensando aun altro libro di qualche anno fa,«Tra-due. L’immaginazionecinematografica dell’eventod’amore», sempre edito daPellegrini, in cui Roberto DeGaetano pensava alla capacitàdell’amore di costituirsi comemodulazione perenne diun’intensità, germe del tra-moltidella politica.

Nella sua introduzione,Inzerillo nota giustamente comefocalizzare l’attenzione sugliscarti tra le discipline significaconcentrarsi sulla creazione diuno spazio d’esistenza per lospettatore virtuale e sui modi diprocedere alla suaemancipazione. Emancipare lospettatore significa infattiinstaurare una concezione«dissensuale» del visibile, perchéla prima questione politica èsapere quali oggetti e qualisoggetti sono tenuti inconsiderazione, in una modalitàdi fare cinema come spazioaperto non solo al n’importequoi, ma anche al n’importe qui.

A tale proposito, Inzerillorichiama un intervento inomaggio a Serge Daney

(ripubblicato su Filmcritica n.627– luglio 2012), in cui Rancièreattribuisce a Daney laconsapevolezza che il cinemanon fa distinzioni di classe,censo, cultura, accogliendo «vitemodeste che venivanotimidamente a bussare alle portedi una felicità e di un sapere chenon erano destinati loro. Nobiltàdegli ignobili e cioè,indissolubilmente, sapere degli’ingenui’ più profondo di quellodei demistificatori«.

Peraltro, il gesto politico di chiscrive di cinema non sarà piùtanto, oggi, quello di nonrespingere «il sapere degliingenui», quanto di far uscire larappresentazione del mondodegli esclusi, degli ultimi, degliemarginati, dalle nicchieghettizzanti in cui il cinematende a rinchiuderli, con lemigliori (o peggiori) intenzioni.L’arte non esiste se non comeuna frontiera instabile, che peresistere deve esserecontinuamente attraversata: «Ilcinema è anche un apparatoideologico che produceimmagini che circolano nellasocietà e in cui essa riconosce ilpresente dei suoi tipi, il passatodella sua leggenda o i futuri cheimmagina. È ancora il concettodi un’arte, e cioè di unaproblematica linea di partizioneche all’interno delle produzionidel savoir-faire di un’industriasepara quelle che meritano diessere considerate comeappartenenti al grande regnodell’arte. Ma il cinema è ancheun’utopia: la scrittura delmovimento celebrata negli anniVenti come la grande sinfoniauniversale, la manifestazioneesemplare di un’energia cheanima insieme l’arte, il lavoro ela collettività. Infine, il cinema è

forse un concetto filosofico, unateoria del movimento stesso dellecose e del pensiero come apparenei due libri di Gilles Deleuze,che parlano a ogni pagina di filme delle loro procedure senzaessere tuttavia né una teoria néuna filosofia del cinema, bensìuna vera e propria metafisica».

In quanto passione, neppure lacinefilia di Rancière ha a che fare

con una vera e propria teoria delcinema. Le esemplificazioni, qui,spaziano da Hitchcock a DzigaVertov, dalla Donna che visse duevolte a L’uomo con la macchinada presa, da Minnelli a Rossellini,da Bresson a Straub/Huillet aPedro Costa.

Personalmente, ritengo che «iltimido bussare degli ingenui» allaporta del cinema, trovi ancoraaccoglienza, se così si può dire,dalle parti di Hitchcock, diVertov, di Minnelli, perfino diBresson, per non parlare diRossellini. È proprio per loro,proprio per gli ingenui esemplici, che Rossellini allestiva isuoi set storici e i suoi filmfilosofici, destinati alla fruizionetelevisiva. Certo – anche se nelsuo caso ci si imbatte subito inun problema non semplice,quello del rapporto tra concetti ecorpo del filosofo: «Comerappresentare il corpo delfilosofo? A prima vista si possonodistinguere tre grandi forme, chele sequenze finali del Cartesio cipresentano una dopo l’altra.Vediamo innanzitutto Cartesioconfrontarsi con i suoi avversari.Il principio dell’incarnazione è inquesto caso molto semplice: loscambio testuale tra le Obiezionifatte da Gassendi, Hobbes,Arnauld o altri alle Meditazionimetafisiche e le Risposte diCartesio è trasformato indibattito orale. I testi sonoaffidati a corpi che li enunciano.Da un lato sono puri corpid’enunciazione checompongono una scena aimmagine dei nostri seminari odelle nostre discussioni di tesi.Ma sono anche corpi istoriati,vestiti di nero con grandi collettibianchi e ampi copricapi.Cartesio stesso assomiglia alritratto di Frans Hals. Coloro che

partecipano alla discussionecompongono un quadro d’epocain cui il testo di Cartesio e deisuoi avversari sembra incastrarsiun po’ come le facce che siinfilano nei buchi dellescenografie posticce dei fotografida fiera. La messa in corpo haqui chiaramente una funzioneillustrativa di rivestimento deglienunciati».

Quanto a Straub/Huillet e aPedro Costa, nessuno di loro sisognerebbe di riservare adun’élite la visione (e l’ascolto) deipropri film – essi (i film) midanno però l’impressione diessere, si, pronti all’accoglienza,accessibili da porte aperte, allequali però ben pochi osanoavvicinarsi, malgrado gli inviti diRancière e di altri . Perché? Forseperché agisce ancora qui, più omeno consapevolmente, ladiffidenza spettatoriale neiconfronti d’una proposta dimondo che sembra troppolontana dai canoni narrativiconsueti.

La scrittura di Rancière sipresenta come il tentativoproblematico di mostrare lasostanziale affinità di ciò chesembra del tutto estraneo. A meviene in mente, allora, unulteriore senso del termine scartoin italiano, con riferimento alloscarto del cavallo di razza, o allamossa del cavallo negli scacchi.Non si giunge da Hitchcock aStraub, attraverso Minnelli oRossellini, se non attraverso lamossa del cavallo,l’avvicinamento obliquo, ilpercorso sghembo. Del restoogni gesto politico, per esseredavvero efficace, deve imparare arischiare di perdersi in unacomplessità di mosse sghembe,dove non hanno corsoingannevoli scorciatoie.

di RICCARDO CHIARIFIRENZE

●●●Squadra che vince non si cambia. Le Nottidell'Archeologia edizione 2013 tengono fede aquesto inossidabile detto sportivo. Confermanole serate di «Archeologia narrante», con i piùinteressanti documentari sulle ultime scopertemondiali. E replicano anche gli appuntamentidedicati ai piaceri della buona tavola, grazie alcontributo di Vetrina Toscana che ripercorrealcuni momenti fondamentali dell'evoluzionedell'arte gastronomica, fino ad arrivare alle radicidella nascita della cucina mediterranea. Sotto lestelle di luglio, il piatto forte del progetto dellaRegione Toscana restano peraltro gli oltre 250eventi disseminati in 120 fra musei e areearcheologiche di novanta comuni di tutte leprovince. Un fuoco di fila di appuntamenti fraaperture straordinarie notturne, visite guidate,trekking, passeggiate al chiaro di luna e itinerarialla scoperta di nuovi siti, conferenze, incontri,proiezioni, performance teatrali, set musicali epresentazioni editoriali, mostre e laboratorididattici per grandi e piccini, giochi eosservazioni astronomiche, il tutto incollaborazione con la Sovrintendenza per i Beniarcheologici. Arrivata alla sua tredicesimaedizione, la kermesse ideata per valorizzare e farconoscere sempre più l’enorme patrimonioarcheologico della Toscana è diventata unappuntamento fisso per decine di migliaia dituristi che nel mese di luglio scelgono di passarele vacanze nella regione. L'imponente cartellonesta riuscendo ancora una volta nell'impresa diconciliare l'aspetto didattico-scientifico con illato ludico-paesaggistico dell'offerta. Fra le tanteiniziative salutate con piacere (e con ottimaaffluenza) da vacanzieri e appassionati, citazionedi merito per «Ciak. Festival del cinema diarcheologia», messo in cantiere con l'abitualeperizia da Piero Pruneti di «Archeologia Viva»con il supporto della Fondazione toscanaspettacolo. Nei giorni scorsi al castello diPiombino è stato applauditissimo Folco Quilici,fondatore del documentarismo scientifico inItalia e protagonista della serata dedicataall'uomo e al mare. Mentre in piazza Duomo aSiena è passato il meglio della produzionemondiale del genere, con ospiti d'onore i fratelliAlfredo e Angelo Castiglioni, scopritori della Cittàd'oro dei faraoni nel deserto del Sudan, chehanno presentato un loro lavoro dedicatoall'Etiopia. Alle aperture straordinarie notturnedi musei e parchi archeologici, che sonoall’origine del nome delle Notti dell’Archeologiae che vengono animate da spettacoli edegustazioni grazie alla rete di Vetrina Toscana,si assommano anche le rievocazioni. Dasegnalare in questo fine settimana «Le antichevie del commercio etrusco», che rievoca ilviaggio di un carro leggero da trasporto inMaremma. Dopo la prima tappa di Vetulonia,oggi si riparte toccando il Parco regionaledella Maremma, con passaggio da Grosseto earrivo finale a Roselle. Sempre questa notte(inizio alle 21.15) appuntamento da nonperdere a Baratti e Populonia, con la visitaanimata alla necropoli di San Cerbone. Esaranno due protagoniste femminili, unaetrusca e una romana, a raccontare del lororuolo di donne nel rapporto con gli uomini,con la società e con gli dei, ripercorrendo lastoria dell'antica Populonia.

«In questa edizione delle Nottidell'Archeologia – tirano le somme l’assessoretoscano alla cultura Cristina Scaletti e ilsovrintendente regionale ai beni archeologiciAndrea Pessina - abbiamo trovato il modo perunire, all’interno un programma di eccellenza,tutti gli aspetti che caratterizzano il patrimonioereditato da questa terra». Tutte le iniziative chesi succedono per l'intero mese di luglio sitrovano, suddivise per provincia, sul sito dellaRegione Toscana(<http://www.regione.toscana.it/nottidellarcheologia>www.regione.toscana.it/nottidellarcheologia). E c'è anche il numero verde800.860.070, per avere ogni informazione utilesulle Notti dell'Archeologia e sulla logisticaper poterle assaporare al meglio.

FILOSOFIA E TEORIA DEL CINEMA

RANCIÈRE

Nell’ultimo librodi JacquesRancière,lo scartotra le discipline,i contestie le culture

REGIONE TOSCANA

Le notti magichedell’archeologia

Sopra, una scena dal set del film«Cartesio» di Rossellini. Piccola, ilritratto del filosofo dipinto da FransHans, conservato al Louvre. In alto adestra parco archeologico in Toscana

Page 8: ALIAS Manifesto 20.07.2013

(8) ALIAS20 LUGLIO 2013

Durante gli sbancamenti il professore trovò un giacimentofossilifero: in una di quelle conchiglie venne rinvenuta unabollosità ripiena di acqua; per Monti non vi era dubbio: si trattavadi una goccia del Diluvio. Com’era giunto a questa conclusione?di RAFFAELE K. SALINARI

●●●Il portico di San Luca«Sovente, alle due di notte,

rientrando nel mio alloggio, aBologna, attraverso questi lunghiportici, l’anima esaltata da queibegli occhi che avevo appena visto,passando davanti a quei palazzi dicui, con le sue grandi ombre, laluna disegnava le masse, misuccedeva di fermarmi, oppressodalla felicità, per dirmi: Com'èbello!». Così Stendhal, nel suoViaggio in Italia, del lontano 1826,descrive la sublime bellezza delPortico di San Luca che conduce alColle della Guardia, dove svetta ilSantuario della Madonna. Tantabellezza esiste ancora, ma forse losguardo avrebbe acquisito unaluminosità mistica se egli avessesaputo quale preziosa reliquia deltempo era stata ritrovata nellefondamenta di quei lunghi portici:una piccola conchiglia fossile cheracchiudeva ancora una gocciad’acqua del Diluvio Universale.Questa è la sua storia.

Negli anni Dieci del ‘700,durante la costruzione del famosoportico, l’esimio Giuseppe Monti,professore di Storia naturalenell’Istituto delle Scienze diBologna, seguiva gli scavi con losguardo dello studioso. Le arcate,che mesmerizzavano l’animanotturna di Stendhal, furonoiniziate nel 1674 e terminato neglianni Venti del secolo successivo;misurano 3796 metri e constano di666 volute; un numero sul qualevarrebbe la pena riflettereconsiderando che, nell’Apocalissedi Giovanni (13, 1-2), vieneindividuato come il «numero dellaBestia che viene dal mare. Avevadieci corna e sette teste, sulle cornadieci diademi e su ciascuna testaun titolo blasfemo. (...)era simile auna pantera, con le zampe comequelle di un orso e la bocca comequella di un leone. Il drago le diedela sua forza, il suo trono e la suapotestà grande». Curiosacoincidenza cabalistica, dato che ilsuo ruolo apocalittico è analogo aquello delle acque nel GiudizioUniversale.

Partendo dunque dall’ArcoBonaccorsi, presso la PortaSaragozza, gli archi conducono finoalla cima del Colle della Guardia;grazie ad essi si può arrivare finoalla chiesa con qualsiasi condizioneatmosferica. Durante glisbancamenti il professore trovò undeposito fossilifero in cui alcunimolluschi si erano silicizzati concalcedonio biancastro edazzurrognolo. Il calcedonio è unminerale di quarzo che puòprendere diverse colorazioni dandoluogo a pietre come l’agata, ilcrisopazio, la corniola, l’eliotropio;tutte varietà di pietre dureornamentali. In una di questeconchiglie, «testacei», comevenivano definite al tempo, sigillataal suo interno da uno strato diagata, venne rinvenuta unabollosità ripiena di acqua; perMonti non vi era dubbio: si trattavadi una goccia del DiluvioUniversale. Com’era giunto aquesta conclusione?

Il Museo Diluviano«Dalle cose minime di Dio le

grandi, e dalle visibili le invisibili»;questa citazione di Sant’Agostinosegna l’affascinate dissertazionecon la quale lo studioso presentò«questo raro fenomeno dellanatura». Siamo nella corniceaccademica del MuseumDiluvianum, il Museo Diluviano,fondato nel 1714 da Luigi

Ferdinando Marsigli, oggi MuseoCapellini, per raccogliere proprio lerocce e i fossili proventi dallacatastrofe biblica. In quegli anni,infatti, imperava nel mondoscientifico la «teoria diluvianista»che faceva derivare tutti i fossilidelle conchiglie e dei pesci dallagrande sommersione biblica.Nessun dubbio, quindi, che sitrattasse proprio di una gocciaoriginata da quell’avvenimentoepocale. La teoria partiva daTertulliano e Basilio, Padri dellaChiesa che, nel quarto secolo,avevano segnalato la presenza diconchiglie marine sui monti e dialcuni pesci fossili in Libano. Eranostati i due apologeti a reputarequeste «reliquie» residui del DiluvioUniversale. Da quel momento la«teoria diluvianista» avevacondizionato la Paleontologia e laGeologia sin verso la metà del XIXsecolo. Il dogma del Diluvio, e laconseguente teoria, dovutaall’interpretazione letteraledell’evento - avvenuto circa nel6000 a.C. secondo i calcoli biblici -ebbero il loro apice scientificodottrinale nel XVII secolo, quandoanche scienziati illuminati comeStenone (1631-1687) e Scilla(1629-1700) dovettero piegarvisiper non incorrere nelle ire dellaChiesa che, col processo a Galileo,nel 1633, ed ancor primamandando al rogo Giordano Brunoa Campo dei Fiori, nel 1600, aveva

dimostrato di non tollerare unpalese contrasto tra fede e scienza,considerando eretica ognispiegazione che contraddicesse leSacre Scritture. Per più di 1500anni, dunque, tutti i fenomenigeologici vennero spiegati colDiluvio Universale e tutti i fossilistudiati come resti di questacatastrofe divina. La sommersionebiblica, durata 40 giorni e 40 notti,aveva portato le acque ad una

altezza di 15 cubiti sopra la cimadelle montagne, e così si eranomantenute per cinque lunazioniquando, a causa dei ventiimpetuosi, erano progressivamentescese. L’inondazione avevasterminato tutte le forme di vitaanimali, tranne quelle protettenell’Arca: per questo i fossilivennero chiamati «restiantidiluviani», nome che evocavacome un monito il ricordo diquella terribile punizione. Ivegetali, invece, se l’erano cavatameglio, almeno a giudicare dalramoscello di ulivo che la colombaaveva riportato a Noè. Controqueste affermazioni pseudoscientifiche si leva, potente mainascoltata, la voce di Leonardo daVinci che, in un suo testo scrive inproposito: «Se tu dirai che li nichi(conchiglie) che per li confinid’Italia, lontano dalli mari, in tantaaltezza si veggano alli nostri tempi,sia stato a causa del Diluvio che lì lilasciò, io ti rispondo che, credendotu che tal Diluvio superasse il piùalto monte di 7 cubiti, tali nichidovevano restare sopra talimontagne, e non sì poco sopra labase dei monti».

Nella prima metà del XVIIIsecolo le ulteriori scopertepaleontologiche e l’avanzamentodei mezzi di osservazionescientifica misero sotto tensione la«teoria diluvianista»; si cominciò acercare di capire, ad esempio, dadove fosse venuta tutta quell’acquae dove poi fosse andata a finire. Trale numerose ipotesi quella più invoga affermava che fossero stati gliabissi marini sia a fornire le acquedel Diluvio sia a smaltirle; altraipotesi, che sottoponevadecisamente la scienza alla fede,era che, per volere divino, tuttal’aria si fosse trasmutata in acqua:in questo caso chissà qualemiracolo aveva consentito a Noèed ai suoi ospiti di respirare! Unaulteriore questione riguardava lepiante: com’erano sopravissute? Ilfamoso gesuita Atanasio Kircher,che aveva assemblato una delle piùimpressionanti Wunderkammerdei tempi, esperto in tutto lo scibileumano, scrisse, ad esempio, unvoluminoso libro sull’Arcaelencando, oltre gli animali, anchei semi che presumibilmente Noè viaveva caricato. L’apogeo della«teoria diluvianista» si ebbe con lapubblicazione del libro diWoodward (1665-1728) StoriaNaturale della Terra, in cuisupponeva che il Diluvio avesseletteralmente sciolto la crostaterrestre e che poi, una voltaritiratesi le acque, il materiale insospensione avesse ricomposto isuoi vari strati. Lo svizzeroScheuchzer, inscritto all’Istitutodelle Scienze di Bologna - in cui la«teoria diluvianista» venivapropugnata con convinto sostegno- annunciò addirittura ilritrovamento di un «uomo fossile,testimone del Diluvio Universale»:

il reperto fu anche raffigurato nelleBibbie dell’epoca. Scheuchzerdescrisse il fossile credendo divedervi il bacino e la colonnavertebrale di un uomo gigantesco;le sue dimensioni (circa 3 metri)facevano pensare ad uno dei«famosi giganti dei tempi antichi»di cui parla Genesi 6,4: «C’eranosulla terra i giganti a quei tempi - eanche dopo - quando i figli di Diosi univano alle figlie degli uomini equeste partorivano loro dei figli:sono questi gli eroi dell’antichità,uomini famosi». Per questo lobattezzò «Homo diluvii testis»(uomo testimone del diluvio); ilreperto è attualmente espostopresso il Museo Teylers ad Haarlemin Olanda. Solo quasi cento annidopo si scoprirà che si trattava inrealtà di una salamandra gigante.

Nei decenni seguenti, con lascoperta dei grandi fossili, primacon Lamarck (1744-1829) cheintrodusse il concetto di mutazionedelle specie, e poi definitivamentecon l’evoluzionismo di Darwin, ildiluvianesimo tramontaprogressivamente sia negliambienti scientifici, sia comedogma della chiesa, che passa aduna interpretazionetendenzialmente metaforicadell’evento biblico.

Altri DiluviLa simbologia dell’Antico

Testamento è originariamentelegata alla grande immaginearchetipica dell’acqua come inizio,dissoluzione e rigenerazione ditutte le cose. Nella prospettivatestamentaria le acque sono ilsimbolo potente dell’alleanza tral’umanità e il Dio onnipotente evendicativo: Jahve, che punisce imalvagi e salva gli eletti «lavando» iloro peccati col Diluvio, affinché ilciclo della vita possa ricominciare ilsuo corso.

«Le acque simboleggiano lasomma universale delle virtualità;esse sono fons et origo, il serbatoiodi tutte le possibilità di esistenza;esse precedono tutte le forme efanno da supporto ad ognicreazione. L’esemplare di ogniricreazione è l’isola, la qualescaturisce o permane in mezzo alleonde. L’immersione nelle acquesimboleggia la regressione nelpreformale, il reintegrare lamodalità indifferenziata dellapreesistenza. L’emersione ripete il

gesto cosmogonico dellamanifestazione formale;l’immersione equivale ad unadissoluzione delle forme». CosìMircea Eliade sintetizza la forzaarchetipica del Diluvio nel suoImmagini e Simboli. In questaprospettiva l’Arca di Noè è l’«isolain mezzo alle onde» di cui parla lostudioso rumeno, il punto disalvaguardia della vita a riparodella grande sommersione. «Arca»,infatti, in latino, significa cassa oscrigno: qualcosa che preserva. E ilDiluvio biblico, lo sappiamo, è solouno dei cataclismi acquaticidescritti nella storia miticadell’umanità, così come l’Arca èsolo una delle «isole» salvifiche.Nell’antico Egitto, ad esempio, la

ARCHEOLOGIA

La gocciadel Diluvio

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divinità che lega le acque allarigenerazione vitale è Osiride.Come ci narra Plutarco in Iside edOsiride, egli viene uccisodall’invidioso fratello Seth con iltrucco di una bara preziosa fattaappositamente per lui: appenaOsiride vi si adagia il coperchioviene chiuso e sigillato. La baraviene poi scagliata nella BoccaTanitica che collega la laguna di AlManzilah presso la città sacra diTanis, con il Mediterraneo; si trattadi una delle sette bocche in cui sidivide il delta del Nilo. Questo attosimboleggia le annuali inondazionidel Nilo, un diluvio ben conosciuto dagli antichi egizi che, nel mito diOsiride, poi ricomposto dall’amata sorella-amante Iside, vedono la barasigillata come analogo simbolico dell’Arca biblica. Un luogo che, al tempodella distruzione, preserva la singola vita attraverso una sorta dianimazione sospesa, facendole così attraversare le acque minacciose dallequali, in seguito, tornerà la Vita. Gli egiziani sostenevano che diluvicatastrofici si susseguissero ciclicamente ogni 120.000 e 360.000 anni e,esattamente come quello biblico, uccidessero ogni forma di esistenza espianassero le montagne.

Anche i cinesi tramandano tradizioni di inondazioni gigantesche,provocate dal Fiume Giallo, mentre, negli scavi di Ninive nella secondametà dell’800, furono rinvenute 24.000 tavolette a caratteri cuneiformi: lacosiddetta «biblioteca di Re Assurbanipal», che narravano, tra le altre cose,il Diluvio Universale nelle stesse modalità di quello biblico, Arcacompresa. Qui l’eletto si chiama Hasis-Adra, un umile abitante di unvillaggio sulle rive dell’Eufrate. Avvertito della catastrofe da Ea, il dio delmare, costruisce la sua arca che navigherà sulle acque per sette giorni esette notti prima di approdare al monte Nizir, l’Ararat mesopotamico.Anche in questa storia, evidentemente l’antecedente di quella biblica,compaiono dei volatili nel ruolo di «verificatori dell’agibilità terracquea»:

corvo, colomba e rondine. Più ingenerale, il ruolo della GrandeAcqua e della sommersione eriemersione è centrale in tutti i miticosmogonici sia in Oriente che inOccidente; quelli dell’antica Greciafanno cominciare la Vita dalleacque: nel mito pelasgico dellacreazione, all'inizio Eurinome, deadi tutte le Cose, emerge nuda dalCaos e non trovando nulla disolido per posarvi i piedi divide ilmare dal cielo. Rimasta incinta delgran serpente Ofione che circondail Mondo con le acque delle suespire, depone l’Uovo Universale,covato dal serpente oceanico sinoalla nascita del Mondo.

Nel mito orfico della creazione,invece, Dioniso rappresenta l’unitàtotale del mondo disperso,variegato, particolarizzato,incostante, sul quale è destinato adestendere il suo potere. Peradempiere a questo compito,unico tra tutti gli dei greci, eglipure, come Osiride, viene fatto apezzi, bollito in un calderone,mangiato dai Titani e poiricomposto a partire dal suocuore-fallo. Qui l’Arca è ilcalderone, «isola» sacrificale comelo è ogni altare. Dunque il ciclodionisiaco appare come un«riassunto» della simbologiadiluviana: la morte persommersione, la conseguentedissoluzione della vitaletteralmente «fatta a pezzi» e poila ricomposizione delle membrasparse a partire dal cuore-fallo,affinché la Zoè, il Principio vitaleindifferenziato, dia un nuovo inizioalle sue bios, le vite caratterizzate.

La goccia del Giudizio UniversaleE allora vediamo con quali parole

Monti stesso presentò lameravigliosa scoperta e laspiegazione che ne diede: «In qualluogo poi, e per quale ragioneavvenne che noi scoprissimoquesto raro fenomeno della naturaascoltate in breve. Quando moltianni fa cominciarono ad edificareun grande e bellissimo porticoattraverso il quale si apre ilpassaggio per quelli che voglionovenerare la Vergine Madre di Dio…le sue fondamenta parecchie voltepresentavano a noi delle conchiglie,da cui capimmo che il monteabbondava di spoglie marine…».

Monti spiega a questo puntocome l’agata sia entrata all’internodelle conchiglie in forma fluida e leabbia, in questo modo, sigillate:«Se qualcosa posso io stessogiudicare è che la materiadell’agata, quando entrò neitestacei, era fluida, né in altromodo aveva potuto riempire glianfratti più stretti, nei quali, comevedete, si solidificò nei più sottiliapici». Ecco ora Monti passareall’esposizione del ritrovamentostraordinario: «Per tale e tantogrande singolarità si distinse, chenon dubito che sia sufficiente adattirare l’attenzione di numerosisapienti. Essendoci arrisa lafortuna avvenne che, nel monte diSan Luca, ci capitasse tra le maniquesto, nulla di simile al qualefinora fu visto, né crediamo chenessuno troverà forse in seguito.Talvolta, non so a chi, capitò diimbattersi in cristalli, nei nostrimonti, ed altrove, le cavità deiquali contenevano gocce d’acqua,ma chi potrebbe credere che sidovesse trovare un fenomeno

naturale di tal fatta nelle anguste volute di una conchiglia piena di agata?Tuttavia ciò oggi è esposto a voi». In conclusione Monti ribadisce l’originediluviana della goccia e di tutti i fossili trovati sulla collina: «Inoltre,perché non rimanga nessuna ragione di dubitare di questa cosa, c’è daaggiungere fra le altre osservazioni sui fossili che abbiamo esaminato…che per nessuna altra ragione si possono spigare le mutazioni di luogo diqualsiasi di queste cose, se non si ricorre a quella fatale inondazione ditutto il mondo di cui ci informano le Sacre Scritture. A.M.D.G.»(traduzione del prof. Carlo Sarti).

Ad Maiorem Dei Gloriam, così Giovanni Monti termina la suatrattazione sulla goccia diluviana. Il tempo, grande scultore delle cosenaturali, si è poi occupato di far evaporare quel tesoro, del quale resta orasolo un evocativo calco in gesso dell’interno della conchiglia con incisa ladata del ritrovamento: adì 27 dicembre 1720, in cui ben si vede il vuotooccupato dalla goccia. La «reliquia» del Diluvio Universale,originariamente custodita presso il Museo Geologico e PaleontologicoGiovanni Capellini in Bologna è ora esposta al Museo Poggi.

Pagina sinistra: il calco della conchiglia incisa con la data delritrovamento (foto P. Ferrieri), «Homo diluvii testis» (uomo testimonedel diluvio), Museo Teylers, Haarlem. Al centro stampa raffigurante laLoggia di San LucaA sinistra Giovanni Battista Cavalieri (Villa Lagarina, - Roma, 1601)L'arca di Noè. Stampa a bulino

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di PASQUALE COCCIA

●●●Il pragmatismo delle artimarziali applicato alla vitaquotidiana, l'importanza di vincerela paura, la necessità di prendere ilmeglio di ogni arte marziale perfarne un mix, il cui fine è farsi una«propria» arte marziale, di qui lanecessità di praticarne diverse.Combattere contro un altro, nonper caricarlo di botte, ma perscoprire i propri limiti. Nietzche,Ikkyu, Sojun, Thomas Paine, il taichi chuan, Henry David Thoreau,Cavallo Pazzo, Eraclito, lo zen,Platone, il taoismo, certi guru dellearti marziali, che vedono solo sestessi e demonizzano tutte le altrediscipline marziali, il monacobuddista, dirigenti dimultinazionali, che sisottopongono a severe regoleorientali per migliorare lamanagerialità, avulsi da ognicontesto. Sarebbe meglio per tuttiun approccio più filosofico alle artimarziali. È quanto si legge nel libroPer un cuore guerriero. Le artimarziali, la filosofia e Bruce Lee(Add, euro 15). Ne parliamo conl'autore Daniele Bolelli, in Italia perpresentare il suo libro.Antropologo, professoreuniversitario negli Stati Uniti,docente di Storia degli indianid'America, l'anno scorso ha

pubblicato Igod, istruzioni per l'usodi una religione fai da te (Add). Sultema delle arti marziali DanieleBolelli, appena finito il liceo, avevascritto La tenera arte del guerriero.Ultimamente si dedica agli sport dacombattimento, quando esce dalleaule universitarie americanescende nella «gabbia» per sfidare isuoi avversari.

●Perchè hai scritto questo libro?Ho praticato arti marziali per oltrevent’anni. Per un cuore guerriero èla sintesi del mio approcciofilosofico alla pratica marziale.

●Che cosa significa avere uncuore guerriero?Vuol dire che la vita picchia duro in

molti modi. Invecchiamento,malattia, morte, porte chiuse infaccia che schiacciano i nostrisogni, la solitudine, ci sonocentinaia di modi in cui la vita puòfar male. Un cuore guerriero vuoldire trovare un modo di affrontarela vita senza che questa ci trasformiin una vittima. Vuol dire avere uncuore sensibile, senza cuil’esistenza è ben poco interessante,un carattere guerriero che sappiaproteggere tale cuore: l’aspettoguerriero è ciò che permette allasensibilità di non trasformarsi inuna debolezza.

●Scrivi che «l'esistenza di ognigiorno è il vero campo dibattaglia». Che cosa vuol dire?

Le arti marziali alla fine non sonopoi così importanti. Dopo tutto,occupano solo qualche ora asettimana e nulla di più. Ciò che èdavvero importante è il resto dellanostra vita. È importante il modo incui ci rapportiamo agli altri, in cuici guardiamo allo specchio, in cuiaffrontiamo la realtà di ognimomento. Le arti marziali sonoimportanti semplicemente nellamisura in cui ci aiutano asviluppare quelle qualità che cipossono rendere persone migliorinella vita di tutti i giorni. Se lapratica marziale è fine a se stessa,non è che un hobby. Se invece, èun mezzo per forgiare unapersonalità più forte e bilanciata,allora sì che sono interessanti.

●Come si vince la paura?Affrontandola, ma gradualmente.Affrontare paure troppo potentisenza preparazione può esserecontroproducente, affrontare paureche ci turbino ma non al punto daparalizzarci ci rinforza. La prossimavolta potremo affrontarne di piùgrandi. E così via. L’idea chepossiamo controllare le cose aiuta arilassarsi, non perché le paure nonsiano motivate, anzi, ci sono millecose delle quali è più che legittimoavere paura, ma l’avere paura nonci aiuta. Tutti invecchieremo, ciammaleremo e moriremo. La pauraesiste solo finché hai speranza dievitare un certo destino. La morte èuna garanzia per tutti noi, una voltache accetti la morte, tutte le altrepaure sono poca cosa.

●Nel libro sostieni che nel mondodegli artisti marziali vi sono litigie divisioni. Perché?Ogni volta che metti due esseriumani nella stessa stanza, ti trovi adover avere a che fare con treopinioni diverse. È nella naturadella nostra specie. Siamo litigiosi epronti ad arrabbiarci riguardo allepiù minuscole differenze diopinioni. Le arti marziali sono unmicrocosmo come ogni altrocampo a cui gli esseri umani siinteressino, che si tratti di religione,di politica, di vinicultura o di artimarziali alla fine all’interno di ognicampo trovi sempre le diversescuole di pensiero che litiganoriguardo al loro modo di percepirele cose. Le divisioni di opinioni tragli artisti marziali non sonominimamente differenti da quelleche si vedono in tutti gli altricampi.

●L'unione delle arti marziali fala forza?Nel dedicarsi ad un unico stile diarti marziali, l’individuo si sacrificasull’altare dell’ortodossia di unostile. Prendere il meglio da stilidiversi, invece, e creare il propriomix personale è un modo perrinforzare l’individualità. Ognunodei diversi stili di arti marziali ha isuoi punti forti e i suoi puntideboli. Studiarne più d’uno è unmezzo per non rimanereintrappolati dagli inevitabili limitiche caratterizzano ogni stile. Laversatilità è un talento essenzialenelle arti marziali, così come inogni altro campo della vita.

●Spade, bastoni, calci e pugninon sono un invito alla violenza?La violenza repressa è la piùpericolosa. Fare finta di non avereistinti violenti vuol dire chesicuramente emergeranno inmaniera distruttiva e perversa,magari non necessariamente sottola forma di violenza fisica, macome astio, cinismo, aggressivitàverbale, negatività, scatti nervosi,mancanza di amore. Avere unospazio rituale nel qualeconfrontarsi con l’aggressivitàpropria e altrui è un modo catarticoper esorcizzarla. Paradossalmente,molta gente che dedica una granquantità di tempo ad allenarsi acombattere è a volte la piùtranquilla e pacifica nella vita ditutti i giorni.

●Perché nell'ultimo periodo haiscelto di combattere nella«gabbia»?Per natura sono un tipo moltotranquillo. Fin da bambino eromolto sensibile, passavo gran partedel tempo a leggere, e mi dilettavoin altri passatempi piu intellettuali.La mia personalità era squilibrata.Non conoscevo cosa volesse direvivere in un corpo dotato dinotevole forza fisica. Il conflitto,fisico e non, mi ha semprespaventato, combattere per me èun modo di affrontare i limiti delmio carattere e liberarmi delle miepaure.

●Che cosa si prova a passaredalle aule universitarie alla«gabbia»?Le doti intellettuali diventano sterilise non si accompagnano all’azione,così come l’azione è fine a se stessase non si accompagna ad unamente curiosa e vivace. Nelle auleuniversitarie stavo cominciando adaccumulare troppa polvere. Avevobisogno di scrollarla via.

●Sono pochissime le figurefemminili che citi nel libro. Le artimarziali sono solo al maschile?Secoli di culture patriarcali hannoreso molto difficile alle donnemettersi in contatto con la forza. Ilconflitto fisico è stato unmonopolio maschile in molti areegeografiche e in molte culture.Spero che questa tendenza cambi,proprio perché le arti marzialipossono servire da antidoto control’oppressione a cui le donne sonostate soggetto storicamente.Purtroppo ancora oggi, la maggiorparte dei praticanti di arti marzialisono uomini, molte donne sonointimidite dall’entrare in unambiente che è così saturo ditestosterone, e tante altre temonoche la pratica marziale possatogliere loro femminilità. Nulla èpiù lontano dal vero, ma glisterotipi sono difficili a morire.

●Arti marziali e sport dacombattimento hanno inciso sullatua scrittura?Mi hanno dato una sana dose dipragmatismo, che serve perequilibrare la mia natura idealista.Mi hanno aiutato ad unire le grandivisioni romantiche ad unadimensione terrena e concreta. Unacosa che amo degli sport dacombattimento è che rendonocomplicato mentire a se stessi vistoche offrono risultati insindacabili.Questo mi ha influenzato rendendoil mio stile di scrittura piùbilanciato, come se qualcunoavesse mescolato in laboratorio ilDna del Dalai Lama con quello diEminem. Leggere il Dalai Lama èinteressante, così pure Eminem. Mavuoi mettere leggere un mix dientrambi?

Daniele Bolelli in azione

INTERVISTA ■DANIELE BOLELLI

Affrontare le paurecon cuore guerrieroe mix di arti marzialiUN CAMPING

DA PAURA

«Trovare un mododi affrontarela vita senza chequesta ci trasformiin una vittima,avere un cuoresensibile, senza ilquale la vita è benpoco interessante»

Lo slasher e il suo anniversario.Trent’anni fa, all’inizio degli anni ’80,seguendo il consolidamento dellesinfonie di sangue rappresentate daVenerdi 13 e Halloween con i loromolteplici (e rapsodici) sequels ci siprivò – almeno in Italia, dove non ebbecittadinanza – di un testo-chiave,sincretico e quintessenziale, del cinemaslasher, quel Madman (1982) di JoeGiannone (1946-2006, sua unica regia)di cui oggi si celebra il trentennale tragli entusiasti fanatici grazie a unaedizione dvd realizzata da Code Red. Èl’ultima notte della stagione in uncampo estivo, e il capo del gruppomette in guardia i campeggiatori con laleggenda di Madman Marz, uncampagnolo che andò fuori di testariducendo in piccoli pezzi tutta lafamiglia a colpi d’ascia. Mai pronunciareil suo nome nel bosco di notte:consiglio al quale puntualmente sicontravviene, provocando altrettantopuntualmente il ritorno del selvaticosciagurato goloso di corpi da squartare.Per chi ancora non riuscisse astoricizzare l’opera e il suo valore,l’auto-referenziale ma lodevolecelebrazione presenta – negli extra deldisco – un documento che nonammette repliche: The Legend Still Lives:30 Years of Madman.

Il muro delle meraviglie. Ilbenemerito 1968 fu anche l’anno di unapiccola gemma di psycho-kitsch ad altatemperatura visionaria, Wonderwall (quiOnyricon), musicalmente avvolto in unconnubio di rock e raga indiano curatonei minimi dettagli addirittura daGeorge Harrison. Il molto svagatouomo di scienza Oscar Collins(l’irlandese Jack MacGowran) nonresiste alla tentazione di spiareattraverso un buco nel muronell’appartamento a fianco, domicilio diPenny Lane (Jane Birkin), una modelladalla magnetica bellezza di cui lostudioso immediatamente si invaghisce,attratto da un’altra vita fatta di glamoure ostentata apparenza, e sognando distrapparla via dalla cattiva influenzaesercitata da un impresentabilefidanzato, magari – come surrealmentemostrato – a colpi di sigarette e lipstickgiganti. Provate a frullare insiemeQuando la moglie è in vacanza, BennyHill, Richard Lester e l’espansionepsichedelica: ecco «il muro dellemeraviglie». Ma come, dove ritrovarlo,se non su Amazon a un prezzocapestro?

Meteora greca. Presentato alFestival di Berlino dello scorso anno eda pochi giorni distribuito in Francia,Meteora di Spiros Stathoulopoulos(madre colombiana e padre greco)evoca dall’alta solitudine di un paesaggiomozzafiato la forza dei sentimenti diuna relazione impossibile, quella di duereligiosi ortodossi isolati dalla reciprocacondizione fisica e spirituale. Uraniavive in un convento di suore posto sullasommità di una formazione rocciosa,Theodoros in un monasterodall’accesso altrettanto impegnativo.Tra i due il vuoto dello spazio e delcielo, ma anche un piccolo angolo dinatura con un albero, dove ripararsi efar germogliare un desiderioinnominabile per il dogma della fede.Diviso tra parentesi animate «remote»che richiamano le icone bizantine e unanarrazione naturalistica, Meteora siattesta come non più di una curiositàche provoca da subito la voglia sfrenatadi rivedere Narciso nero e Andrej Rublev.

LO SPORT«Ognuno deidiversi stili di artimarziali ha i suoipunti forti e i suoipunti deboli.Studiarne piùd’uno è un mezzoper non rimanereintrappolati»

INTERVISTA A DANIELE BOLELLI

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ECO PLANET (3D)DI KOMPIM KEMGUMNIRD THAILANDIA 2012

0Il riscaldamento globale hacausato danni irreparabili alpianeta terra. I leader

mondiali vogliono lanciare dei missilicongelanti per raffreddarlo, ma nonsanno che così rischiano didistruggere lo strato dello ozono.Riusciranno Jorpe, Norva e Sam, trespeciali ragazzini, a trovare un pianoper salvare il mondo, prima che siatroppo tardi?

SE SPOSTI UN POSTO ATAVOLADI CHRISTELLE RAYNAL, CON ELSAZYLBERSTEIN, FRANCK DUBOSC FRANCIA2012

0Commedia sugli scherzi deldestino. Cosa succederebbese l’ordine prestabilito delle

cose cambiasse per un fortuitacoincidenza? É quello che succede adun banchetto di nozze, dove dueragazzi fanno cadere per errore gliordini dei posti a sedere. Le nuovadisposizione ai tavoli creerannonuove dinamiche sorprendenti.

SOUND OF MY VOICEDI ZAL BATMANGLIJ, CON CHRISTOPHERDENHAM, NICOLE VICIUS, USA 2011

0Peter e Lorna, una giovanecoppia, vengono invischiati inuna strana setta nei pressi

della valle di San Fernando. Quiincontrano il loro leader, una donnadi nome Maggie, che rimane semprenella sua camera, mentre impartisceordini ai suoi adepti. I due, decisi asmascherare la vera natura di Maggie,finiscono per essere loro stessicorrotti dal suo fascino.

TITEUF – IL FILMDI ZEP. ANIMAZIONE. FRANCIA 2011

0Da una serie di fumettisvizzeri creati da PhilippeChappuis in arte Zep. Il

piccolo Titeuf non è stato invitato alcompleanno di Nadia, nonostante siacosì prodigo di attenzioni verso di lei.Ma ad ostacolare la strada dellafelicità e del divertimento di Titeufsono ancora gli adulti che sidimostrano i classici guastafeste con iquali il protagonista di questa storiadovrà fare i conti.

WOLVERINE: L’IMMORTALEDI JAMES MANGOLD, CON HUGH JACKMAN,BRIAN TEE USA 2013

0Logan è impegnato in unastoria d’amore travagliata conuna donna giapponese già

sposata. Wolverine dovrà affrontaretutta la sua famiglia di samurai escoprire il segreto che lo ha portatoad essere immortale.

AMORE CARNEDI E CON PIPPO DELBONO, CON IRÈNEJACOBS. ITALIA 2011

8Un film girato col telefonino econ una piccola telecamera:ma non è questione di

tecnologia, se non nel modo in cuiAmore Carne ne modella lepossibilità a un sentimento inquieto, ea una scommessa forse impossibile,che è cogliere l’imprevisto, el’imprevedibile, le epifanie della vita,belle o brutte che siano pocoimporta. E allora questa storia dipazzi, passioni e malattia, incontriunici e preziosi, istanti che lasciano unsegno racconta una vita, quella delsuo autore, e infinite altre, e il gestolibero, potente, che è l’arte delvissuto, impastata all’esistenza:amore, carne. Tutto comincia aAvignone, dove si ricorda PinaBausch, di Delbono amica e maestra,poi la mamma, Tilda Swinton, IrèneJacobs, Marisa Berenson, donnespeciali. Esce anche a Roma e Milano,dopo la prima avvenuta a Venezia

nella sezione Orizzonti due anni fa.(c.pi.)

THE LONE RANGERSDI GORE GORE VERBINSKI, CON JOHNNYDEPP, ARMIE HAMMER. USA 2013

6Johnny Depp riprende ilpersonaggio svanito do JackSparrow e lo elabora nei

panni di Tonto, personaggio assurto aicona culturale nel popolaresceneggiato The Lone Ranger primain radio (1933) e poi in tv (1950).Questo omonimo blockbusterDisney, prodotto da Johnny Depp eJerry Bruckheimer e firmato da GoreVerbinski già regista de i Pirati deiCaraibi, ribalta la dinamica deglioriginali sceneggiati e serie tvelevando il comprimario Comanche avero protagonista. Malgrado itentativi di ironia e di scorrettezzapolitica, il registro dominante è quellodella farsa da multisala, ben lontanoper dire da un anti-western come ilsublime Dead Man di Jim Jarmusch. Ilcomanche sbadato di Depp, un po’saggio e un po’ buffone, in questosenso è potenzialmente un campominato anche se l’intenzione èchiaramente una sorta diriabilitazione postmoderna in cui,dopo i western revisionistipro-indiani degli anni 70 e dopo BallaCoi Lupi, idealmente è lecito ormaifare degli indiani un paritario oggettocomico. (l.ce.)

UNA NOTTE DA LEONI 3DI TODD PHILLIPS CON BRADLEY COOPER,ZACH GALIFIANAKIS. USA 2013

7L’ultimo capitolo della trilogiadi Todd Phillips si apre con ilvero protagonista degli

Hangover, Ken Jeong (alias Mr. LeslieChow), che trascina i tre personaggiprincipali in un delirante viaggio daTijuana e Las Vegas. Manca l’audaciainnovativa di primi due episodi. (b.c.)

PAIN & GAIN - MUSCOLI EDENARODI MICHAEL BAY, CON MARK WAHLBERG,DWAYNE JOHNSON, USA 2013

7Michael Bay, fra i registi inattività a Hollywood, è,probabilmente, quello

maggiormente frainteso se nonaddirittura detestato, regista diArmageddon e dei Transformers, estetadell’immagine di massa, In attesa delquarto capitolo della saga deiTransformers, si è concesso una follecommedia post-noir che s’ispira a unbizzarro e purtroppo autentico casodi cronaca nera di Miami, protagonistiuna banda di culturisti pompati disteroidi e anabolizzanti. Niente diquanto è già affiorato nella filmografiadel nostro può preparare all’orgia difantasmagorica violenza pop annegatain cromatismi saturi e lividi che nonteme la rampogna del politicamentecorretto. Il film possiede un’energiaarrogante quasi quanto quella delmondo cui chiede di osservarsi allospecchio. (g.a.n.)

QUESTI SONO I 40DI JUDD APATOW, CON PAUL RUDD, LESLIEMANN. USA 2012

6Un home movie datrentacinque milioni di dollaridal regista di 40 anni...vergine,

Molto incinta e Funny people. Gliadolescenti sono cresciuti e nella vitadi questa famiglia perfetta secondo icanoni cinema, si fa strada unameschinità avvilente. Bugie piccole emeno piccole, egoismi imbarazzanti,un moralismo piccino nei confrontidei genitori (genialmente interpretatida Albert Brooks e John Lightow).Apatow offre la sua (vera) famiglia, lasua (reale) agiata esistenza di creativohollywoodiano. Un film duro (anzi,durissimo) ma che non sembra cosìduro. Brutalmente onesto e

divertente. (g.d.v.)

SALVODI FABIO GRASSADONNA E ANTONIO PIAZZA,CON SALEH BAKRI, SARA SERRAIOCCO, ITALIA2013

7Il film prende il titolo dalnome del protagonista, unkiller di mafia con gli occhi di

ghiaccio che non sbaglia un colpo: dasolo sventa l’agguato di una bandanemica, ma quando arriva dallavittima per eliminarla accade qualcosadi imprevisto: in casa c’è anche lasorella cieca di lui, Rita. Non è un film«di» mafia, piuttosto è un film dentrola mafia o con la mafia, senzariferimenti cinefili o di citazione delgenere. Non siamo nel Padrino o inGood Fellas, Grassadonia e Piazzaprovano a ricreare l'universo mafiosofuori da questi codici, affidandolo auna partitura sonora costruita suirumori degli ambienti e allaperformance più che alle psicologiedei protagonisti, i cui corpiattraversano spazi fisici e emotiviinterni e esterni. Premiato a Cannescon il Gran Prix de la Sémaine de laCritique. (c.pi.)

STOKERDI PARK CHAN-WOOK, CON MIAWASIKOWSKA, NICOLE KIDMAN. USA GB2013

7India compie 18 anni. Ma ilgiorno felice è funestato da unincidente in cui perde la vita

l'amatissimo babbo. Arriva lo zioCharlie, India lo guarda con diffidenzama anche con curiosità. Il registacontribuisce con una ricchezza visivaestranea, gioca e incide con immaginiimprevedibili. Mamma Evie è NicoleKidman, svampita quanto basta peressere una sorta di oca giuliva chenulla comprende dell'orrore che sista dipanando intorno a lei, Si puògodere appieno il disagio sottile chePark Chan-Wook sciorina nel suoracconto giocando solo su effettisemplici ma efficaci. (a.ca.)

VIOLETA PARRA - WENT TOHEAVENDI ANDRÉS WOOD, CON FRANCISCAGAVILÁN, CHRISTIÁN QUEVEDO. CILE 2011

8Vincitore del gran premiodella giuria al Sundance,supera il genere del film

biografico per la qualità del racconto,non aiografico, con l’idea pienamentesviluppata di mostrare unapersonalità decisa, forte eindipendente, di grande creatività,personaggio simbolico per più di unagenerazione. Dall’infanzia con il padreprofessore ubriacono che le lasciò ineredità una vecchia chitarra, al viaggiolungo tutto il paese per trovare gliautentici canti popolari, in Europa perfar conoscere il Cile.L’interpretazione di Francisca Gavilanè impresisonante per aderenza alpersonaggio (e interpreta lei stessa lecanzoni). (s.s.)

TO THE WONDERDI TERRENCE MALICK, CON BEN AFFLECK,OLGA KURYLENKO, USA 2012

8Come in un sortilegiosinestetico lo sguardo diMalick s’inebria di una

vertiginosa libertà. In un montaggioassociativo, absolutely free, è comese si situasse alla fine di The Tree ofLife per cogliere il momento in cuitutto ritorna alla vita. Radiografiadella malattia mortale del mondocontemporaneo che ha disimparatoa vedere e a sentire, osa pensare uncinema «ingenuo», bambino, cheparla ad altezza d’occhi con ilmondo. Sfida con folle e olimpicalucidità il «ridicolo» nel tentativo diricreare un’esperienza filmica chevada di là dei limiti stessi deldispositivo di riproduzione. (g.a.n.)

LA NOTTE BIANCA

IL REGISTA

L’ISOLA

A CURA DISILVANA SILVESTRI CON FILIPPOBRUNAMONTI, ANTONELLOCATACCHIO, ARIANNA DIGENOVA, GIULIA D’AGNOLOVALLAN, MARCO GIUSTI, GIONAA. NAZZARO, CRISTINA PICCINO

FRAGMENT TWOUk, 2013, 4’33”, musica: These New Puritans,regia: Daniel Askill, fonte: youtube

8Una lenta panoramicavirtuale di 360˚ cheabbraccia, da sinistra a

destra, un mutevole paesaggioimmerso nell’oscurità sul quale sonoinseriti in compositing i musicistiinglesi. In un’atmosfera totalmenterarefatta lo spettatore, comeipnotizzato, è risucchiato all’internodi questa composizione che benvisualizza il mood sonoro dei TheseNew Puritans, per i quali Askill hadiretto altri suggestivi music video.La fotografia è di Carlos Varon. Ilsingolo è tratto dall’album Field ofReeds.

ROSE ROUGEFrancia, 2001, 3’32”, musica: St. Germain,regia: François Deygas e Olivier Kuntzel,fonte: youtube

7La macchina da presa siaggira in una Pigalle notturnae in bianconero, deserta e

luminosa, costituita da architetture einsegne al neon, frutto di immaginicreate al computer, unico elementocolorato: il corpo rosso, immobile emetafisico di una spogliarellsta, la cuisilhouette viene scomposta in tantiquadrati. Dalla ragazza si stacca unarosa (simbolo che evoca il nome dellocale e anche il titolo del brano)disegnata digitalmente che vola perla città. Raffinatissimo clip partoritodalla fantasia della premiata coppiaDeygas-Kuntzel (animatori ecreatori di formidabili titoli di testa,tra cui Catch me if you Can) per St.Germain, pseudonimo dietro ilquale si cela il dj Ludovic Navarre.

RENÉ AND GEORGETTEMAGRITTEWITH THEIR DOGUsa, 1984, 3’40”, musica: Paul Simon, regia:Joan Logue, fonte: youtube

1Combinate insieme la musicadi Paul Simon, la pittura diMagritte (soggetto della

canzone) e la creatività di unavideoartista come Joan Logue è ilrisultato è questo raffinato video,composto da finestre elettroniche divarie forme che si aprono e sichiudono mostrandoci naturalmentel’immaginario del surrealista belga:cieli di nuvole, uomini con labombetta, una tavolata di personedentro un cassetto che si apre, lostesso Simon nei panni del pittoreche passeggia con la moglie e con ilcane per le strade di New York.L’impaginazione videografica mostraforse un po’ la corda del tempo, maRené and Georgette rimane un lavorodi grande poesia visuale.

MAGICO

I FILM

EST FILM FESTIVALMONTEFIASCONE, 21 - 28 LUGLIOFilm Festival annuncia l’ospite d’onoreche inaugurerà la 7a edizione, che siterrà dal 21 al 28 luglio aMontefiascone, nel territorio dellaTuscia viterbese, ricco di bellezzestoriche e paesaggistiche. Sarà ilregista premio Oscar GiuseppeTornatore a salire sul palco di PiazzaleFrigo, sabato 21 luglio, per ritirarel’Arco di Platino – Premio ItalianaAssicurazioni e incontrare il pubblicodel Festival. L’incontro sarà precedutodalla proiezione del suo ultimo film Lamigliore offerta. Est Film Festival, prodotto dalla Società Arcopublic edell’Associazione Culturale Factotum, proporrà anche per questa 7a edizionemolte proiezioni a ingresso gratuito. Le tre sezioni competitive, Lungometraggi,Documentari e Cortometraggi, saranno affiancate da numerosi Eventi Extra,dagli Incontri Speciali con registi e attori del cinema italiano, dalla sezione CaffèCorto con proposta di cortometraggi proiettati a ciclo continuo e dalla sezionenotturna del DopoFestival, che manterrà vivo lo spirito culturale del Festivalsotto le stelle con proiezioni speciali, reading, spettacoli dal vivo e concerti finoa tarda notte. Info e luoghi: www.estfilmfestival.it

SINTONIE

MAGRITTEPASSEGGIA PER N.Y

I VISIONARIKILOWATT FESTIVALSANSEPOLCRO (AREZZO) 20-27 LUGLIOIl titolo della undicesima edizione di Kilowatt dedicato al teatro di innovazione, allanuova danza contemporanea, alla scena musicale ed artistica è «Capitanicoraggiosi». Il festival ha la caratteristica originale di affidare al pubblico stessoparte della programmazione artistica del Festival, sovvertendo i canonici criteri diorganizzazione e dando vita ad un progetto culturale unico, un tentativo didirezione artistica dal basso. Per questa sua particolarità il festival ha ottenuto varipremi fra cui il prestigioso premio Ubu come migliore festival della categoriaProgetti Speciali e quest’anno il Premio Nico Garrone oltre ad essere statoinserito tra i dieci case-study esaminati nelle pubblicazioni di economistispecializzati. Ricchissimo il calendario che comprenderà circa 25 spettacoli trateatro, danza e musica, e circa 15 eventi collaterali tra incontri pubblici, letture,consegna del premio Kilowatt/Titivillus a un giovane curatore, workshop, attivitàper bambini, concerti e dj set. Otto gli spettacoli prodotti o co-prodotti dal festivale altrettante le prime assolute di nuovi spettacoli. Il gruppo dei Visionari - unatrentina di persone non addette ai lavori - vaglia le centinaia di proposte che ognianno arrivano da compagnie emergenti, ne discute in incontri settimanali che sisvolgono nell’arco di tutto l’annoe presenta una selezione di 9 spettacoli, attentaattività di scouting da cui negli scorsi anni sono emersi gruppi come Muta Imago,Lucia Calamaro, Zaches Teatro, Gli Omini, Città di Ebla, Marco D’Agostin.

NOTTE BIANCA DEL CINEMAITALIANOEGNATIA (FASANO), PARCO ARCHEOLOGICO20 LUGLIO 2013Dal tramonto all’alba maratonacinematografica nel Parcoarcheologico di Egnazia con duemegaschermi, sette film di qualità,ospiti prestigiosi. È la prima edizionedel progetto Sedestfestival diretto daMichele Suma e a curadell’associazione culturale Sguardi incollaborazione con Lo Scrittoio. Lamaratona si tiene dalle 21 alle 5 delmattino nello scenario suggestivo delParco archeologico di Egnazia, città sorta agli inizi del XV secolo a.C. e citatanelle opere di Plinio e Orazio. I film: Viva la libertà, È stato il figlio, La città ideale, Ilvolto di un’altra, The Lithium Conspiracy, Una domenica notte, proiettati sulloSchermo Necropoli, nella zona interna del sito archeologico e lo Schermo CittàRomana, affacciato sul mare. Il pubblico potrà incontrare Pappi Corsicato,Daniele Ciprì e Davide Marengo e gli attori Massimo Foschi ed Ernesto Mahieuxintervistati da Antonella Gaeta, presidente dell’Apulia Film Commission e daigiornalisti e critici cinematografici Aldo Fittante, Livio Costarella e StefanoAmadio, direttore di Cinemaitaliano.info, media partner della manifestazione.

LAMPEDUSAINFESTIVALV EDIZIONE, 19-23 LUGLIO, LAMPEDUSACinque giorni di cinema edocumentari accompagnati dadibattiti, musica, mostre,spettacoli e incontri con gli autori sultema delle migrazioni «Migrare: Leragioni di una ’scelta’» il tema delconcorso giunto alla sua quintaedizione e organizzatodall’associazione culturale Askavusa diLampedusa, con il patrocinio delcomune di Lampedusa e Linosa.Oltre 80 I titoli presentati da artisti divarie nazionalità. Le opere finaliste,selezionate dal regista etiope Dagmawi Yimer e da Askavusa, sarannoproiettate al pubblico dal 20 al 23 luglio e valutate da una giuria internazionalecoordinata da Silvestro Montanaro e composta da Ubax Cristina Ali Farah,Mohamed Arafat, Emily Jacir e Filippo Pucillo. Durante il festival sarannoproiettati alcuni film fuori concorso, come un omaggio a Silvestro Montanarocon la proiezione dei tre film documentari «La mia famiglia»; «Vi ho tantoamato»; «Sankara» e la rassegna «Lampedusa dagli anni 40 ai nostri giorni»,curata dall'Archivio storico di Lampedusa, sulla rappresentazione di Lampedusaattraverso documentari e servizi televisivi dagli anni '40 ai giorni nostri. Info eprogramma completo sul sito: www.lampedusainfestival.com

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(12) ALIAS20 LUGLIO 2013

Sette anni che hanno fattola storia del rock nostrano.Forzando stili, limitie creando nuovi linguaggi

di CLAUDIO ROCCHI*

1970-1977: questa storia certofonda radici in terreni pregressiChi ha fatto questa musica inquegli anni ascoltava le onde delbeat americano e inglese, avevascoperto il surf sulle onde dellediverse waves o invasions inglesinegli Usa, americane in Europa,entrambe nel mondo. C'eranostati, prima, i poeti a declamare leloro poesie nei diversi luna parkdella mente e ancora prima ijazzisti a sostenere quelle parolenei readings. Avevamo visto orrorial napalm, ascoltato radio pirata,favoleggiato di viaggi interni primaancora di partire, di regionilontane ancora prima diconoscerle. Secchi gettati, assetati,nei pozzi delle tradizioni pagane eceltiche, magiche e esoteriche. Unorecchio entusiasta, perché no,alla rivoluzione che a Sanremo,visto con i calzoni corti, facevanoModugno o Joe Sentieri. TonyDallara o Antoine. Sandie Shaw ela dolce Françoise Hardy. Tuttoprima, tutto un po' prima masegni indelebili nelle giovanimenti di chi nel 1963 aveva visto iBeatles a TV7 al LondonPalladium; lamé scintillanti onstage, reggiseni e mutandine alvento in platea. Malori e flicksstupefatti a non capire, mentresfilavano le ambulanze disvenimenti a raffica. E allora qui

da noi, quando ancora esistevanole case discografiche e leclassifiche con vendite acinque/sei zeri ogni settimana,c'erano il Cantagiro e i Rokes,l'Equipe 84 e i Corvi, i Nomadi, iPrimitives e i Delfini, i Kings e iProfeti, i Camaleonti e il Clan,Ricky Cianco e i Satelliti, i Ribelli,Jeff Beck a svisare al TeatroAriston con gli Yardbirds, GeneClark pre-Byrds con i Minstrels diBarry McGuire. E Dylan, che perprimo metteva tutto in sintesigloriosa a scartare cartelli con

Ginsberg per un proto videostorico? E Donovan con i suoi«colori» soffusi? Quanti creditideve il prog, come ognilinguaggio, a chi è venuto prima?Poi c’erano stati i Genesis; iconcept-album dei Moody Blues,lan Anderson e il suo flauto inequilibrio su una gamba. Sipotevano raccontare storie inmusica lunghe e complesse, unascrittura varia e a sorpresa girandopagina e cambiando tempo moltevolte, come una romanza,un'opera, un poema. Sfogliare glianni così, come propone a vista ilrobusto tomo che hai in mano,per chi c'era è davvero aroma dimacchina del tempo. Il presentedella memoria è il futuro di quelpassato che è vivo come ivent'anni di molti, artisti eascoltatori, manager e impresariin una stagione fiorita dioccasioni, di freschezza, diingenuità e coraggio, stravaganzae stupore, sfrontatezza e rigore.Modi profumati di ideali hannofatto le ossa all'anima impalpabile,perché se mai l'etereo avessebisogno di struttura, sarebbe certoMusica. Progressiva, in avanti sulla

spinta chiara delle negazioniimpraticabili, di costumi ed etichesfiorite al sole di un'imminenzaannunciata con grande preavviso:crescere. Cosi le riviste scandivanocon le uscite il tempo. SuperSound, Ciao 2001, Ciao Amiciprima, Giovani, Qui Giovani dopo.Alcune occhieggiavano MelodyMaker, Billboard, il Rolling Stoneoriginario. (...) Ogni etichettaaveva a contratto qualche bandnella speranza del botto asorpresa, imprevedibile epossibile. La mia Ariston Records,addirittura, da una soffiata al bossAlfredo Rossi, fece una label,Ariston Progressive, conl'immagine del Gigante Gentile, ec’è chi sostiene che il termine sianato proprio lì, in piazzetta Pattària Milano; giusto dietro la Galleriadel Corso, dove cospirava ilsottobosco del mercato.

E Franco Bnzi, autore di questovolume, certo c’era; tantaprecisione storica e tanto calibronei commenti tradisconofrequentazione informata, attenta,appassionata. Un’enciclopediacome quelle di una volta, illustrataalla maniera di quell'anticorivoluzionario Conoscere deiFratelli Fabbri di memoriapreinformatica , prewikipedica,pre di tutta questa vasta occasionedigitale che ha ucciso il VecchioMercato cambiando le regole abeneficio di formule ancora nondel tutto chiarite, ma certostimolanti come il presente cheviviamo; orfani di certezze chenon siano le tracce indelebili checerta Musica, salvandoci la vita,ancora presenta attuali a orecchiee cuore elevati a sistema. Rock on,humans; hugs to you all.

*dalla prefazione al volume diFranco Brizi «Volo magico-Storiaillustrata del rock progressiveitaliano» (Arcana)

Progressive,la tempestaannunciata

LIBRI ■ UN TESTO RACCONTA UN GENERE ANCORA ATTUALE

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(13)ALIAS20 LUGLIO 2013

di INNOCENZO RENI

Com'è difficile stabilire i confini diun genere musicale. Se poi questacorrente musicale si èautonominata, grazie anche alnostro Claudio Rocchi, musicaprogressiva, allora diventapraticamente impossibile nonaccettare con serenità di trovarcidi fronte a confini sfumati. Musicaprogressiva dunque, naturalmentein evoluzione, formalmenteinquieta, nata da istanze giovaniliprecise, dal desiderio di daredignità artistica alla musica pop:una forma artistica vista semprecome disciplina minore, adattaper il ballo, per lo svago.

Già nella prima metà degli anniSessanta, con il folk revival e laprima ondata pischedelica cheprendono piede negli Stati Uniti,la musica giovanile ha coniugatola funzione primaria delrock'n'roll, far ballare (e sballare),con quella di soddisfare la mente(e il termine pischedelia è unmanifesto programmatico in talsenso). I testi riflettono le nuoveistanze sociali che contestazionegiovanile e studentesca stannofacendo emergere in relazione aigrandi mutamenti della societàamericana, ferita anchedall'impegno militare in Vietnam.

In Europa si è nel frattemposviluppato un importantefenomeno psichedelico. Epicentroè ancora una volta la GranBretagna, sulla scia del grandesuccesso del beat e del bluesrevival è una scena psichedelicaaltrettanto colorata e altrettanto«chimica» ma diversa nellatematica letteraria e in fondoanche nella struttura musicale. Senegli Stati Uniti sono imperanti lelunghe cavalcate permeate di rockblues e acido che caratterizzano glishow dei Grateful Dead. Quicksilvere compagnia, in Gran Bretagna èancora la forma canzone, forsesolo un po' dilatata, a costituire ilrepertorio tipo dei paladini delgenere come Pink Floyd eTomorrow.

Il 1967 è l'anno del capolavorodei Beatles, Sgt. Pepper's LonelyHearts Club Band, e sono giàchiari alcuni segnali di untentativo di elevare ad Arte ungrande album pop. Sin dallalussuosa copertina, inedita perricercatezza e tematica, citroviamo di fronte a qualcosa didiverso, e che i quattro musicisti diLiverpool stessero evolvendo lapropria proposta musicale si eragià visto nei due precedenti lavori:Rubber Soul e Revolver. Qui però ilsalto è grandioso. Per la primavolta il termine (oggi abusato) dimultimedialità si può applicare aun 33 giri.

I Beatles non sono soli in questa«guerra di frontiera» e non è solosul piano concettuale che sistanno aprendo grandi orizzonti: iNice di Keith Emerson, non a casouno degli eroi più osannati ecriticati del periodo d'oro del rockprogressivo, esplorano straniconnubi tra beat e pagineclassiche del passato ancherecente. I Procol Harum con AWhiter Shade of Pale spopolanonelle classifiche mondiali,coniugando pop e Bach. Non èancora puro progressive ma cistiamo velocemente avvicinando,

complici anche le maggioricapacità tecniche di una nuova epreparata generazione dimusicisti. Tra questi Robert Frippche, dopo un poco ispiratotentativo in trio con i fratelli Giles,forma i King Crimson di cuidiventa ben presto leader etiranno. Ma proprio il primoalbum del complesso, in cui iltalento degli altri musicisti (GregLake e Ian McDonald in testa)riesce a bilanciare l'esuberanzadispotica di Fripp. Risulta uncapolavoro assoluto, un veroalbum capostipite. È una dellecose su cui tutti gli storici e criticisono d’accordo: In the Court of theCrimson King è il disco cheinaugura la stagione delprogressive inglese (e diconseguenza europeo); ma èanche il disco simbolo del genere,nella sua accezione più varia.Verranno altri dischifondamentali: quelli dei primiGenesis, degli Yes, dei protagonisti

di Canterbury ma pochirappresentano il genereprogressive come l'esordio deiKing Crimson. Il rock progressivoinglese, di volta in voltadenominato rock sinfonico, rockbarocco e in cento altri modi,domina certa scena musicale perun periodo piuttosto lungo, sulleali dei successi discografici digruppi come Genesis, Pink Floyd,King Crimson e Yes. E anchegrazie a opere di cultostraordinario come gli album diHigh Tide, Pink Faires e Cressida,solo per citarne alcuni.

Se la Gran Bretagna è la nazioneprincipe della musica progressive,la Germania è la nazione dove sisviluppa una corrente originale,votata in parte all'elettronica ecapace di alcune provediscografiche di grande fascinoPoi, nella seconda metà deiSettanta, il declino lento,inesorabile, fino al colpo di graziadella rivoluzione punk. Rimaneuna discografia imponente, uncatalogo enorme di dischi digrande successo e di opere minorima di culto straordinario.Un'epoca irripetibile di freddotecnicismo, di eccessi verbosi eaffascinanti allo stesso tempo, diopere insostituibili e di prolissitàinimmaginabili, copertineevocative assieme a poesie messein musica, di concerti diventativeri e propri momenti dispettacolo multilivello puro. Tuttospazzato via dal pragmatismopunk, tutto indelebilmenteimpresso nella memoria di chi havissuto quella stagione. E in Italia?In Italia c'è una variopinta scenabeat e una breve stagionepsichedelica. Psichedelia diprovincia, mutuata dalleeccentricità dei Beatles e dallecronache che giungono da Londra,ma capace di episodi sinceri comequelli che vedono protagonisti Le

Stelle di Mario Schifano o Chetro eCo. Ma anche di perle eccelse dipop psichedelico autarchico come29 settembre e Nel cuore,nell'anima dell’Equipe 84.Assistiamo quindi a episodi isolatiin cui complessi, anche affermati oin via di affermazione, riescononel miracoloso compito ditraghettare la provinciale musicaitaliana verso lidi più maturi, versouna musica più colta e menofisica, più cerebrale e menoistintiva.

Nell'autunno del 1968 esconodue album che, pur se diversi fraloro, manifestano il desiderio dicambiamento: Stereoequipedell'Equipe 84 e Senza orario,senza bandiera dei New Trolls.Entrambi i gruppi sono affermati,più i primi dei secondi, ma mentreStereoequipe è una furbaoperazione della Ricordi chericicla vecchio materiale in unodei primi album stereofonici delladiscografia, l’album dei New Trolls

è invece di fondamentaleimportanza. In Senza orario, senzabandiera, infatti, ci sono i primielementi di quella contaminazioneche porterà allo sviluppo del popitaliano dei primi Settanta.

Si tratta di un concept album,dominato dal pensiero anarchicodel poeta Riccardo Mannerini checon Fabrizio De André è l'autore deitesti. La sua influenza su ciò che èvenuto dopo non è mai statasottovalutata. Ma non è solo latematica a essere «nuova» inquesto disco, c'è anche il grandelavoro di Gian Piero Reverberi checon i suoi arrangiamenticontribuisce alla creazione di unipotetico ponte tra le ingenuescopiazzature del beat italiano e lecomplesse partiture degli anniseguenti. Poi ci sono i Pooh, altrogruppo che si sta affermandosempre più come una realtà della

nuova scena musicale, che ha giàall'attivo un album interessante(Per quelli come noi) e diversisingoli di discreto successo.Soprattutto i Pooh sembrano volerspostare il loro baricentromusicale verso qualcosa di piùcomplesso. In realtà la direzionepresa sarà quella che porta alleparti alte delle classifiche divendita, con brani privi diqualsiasi pretesa avanguardisticacome Piccola Katy. Però, nelperiodo di transizione che porterài Pooh a lasciare, con moltaacredine, la Vedette, etichetta cheli ha lanciati sul mercatodiscografico, nasce un secondoalbum che rimarrà un episodioisolato nella loro produzione,Contrasto.

È un album mai interamentericonosciuto dal conplesso che,anzi, ne chiederà il ritiro subitodopo la pubblicazione. Vieneassemblato dai discograficiVedette senza la collaborazionedei musicisti e distribuito in unnumero di copie veramenteesiguo. Non contiene elementistilisticamente progressivi,assolutamente, però haquell'alone di mistero e quellaintrovabilità che è propria dimolte opere del successivoperiodo progressive. Ma non cisono solo i reduci del beat aspingere la musica italiana versonuovi lidi. Nel 1969 vengonopubblicati alcuni dischi coraggiosi

e visionari, rimasticompletamente sconosciuti odiventati oggetti di cultostraordinario. Ci riferiamo albellissimo happening di GuidoBolzoni, cantautore cheritroveremo anni dopo con ilcomplesso dei Numi, e agli lpd'esordio di Orme (Ad gloriam) eStormy Six (Le idee di oggi per lamusica di domani).

Le Orme saranno i primi e piùconvinti sostenitori del pop diderivazione anglosassone e nel1971 proporranno quello chemolti considerano il primo albumdi vero pop italiano: Collage. GliStormy Six del primo album sono,invece, profondamente diversi daquelli dell'lp L'unità, del 1972, eda quelli impegnati ed eclettici delperiodo «tedesco» e di albumcome L'apprendista e Un bigliettodel tram. Sono schierati aquartetto e c’è anche ClaudioRocchi nell'insolita veste dibassista, il cantautore peròcaratterizza l'album anche con lesue composizioni visionarie. Cisono altri esordi eccellenti nel1969: la Formula 3 ad esempio chea settembre spopola con Questofolle sentimento, primo singolo diuna cariera fortunata. Anche IlBalletto di Bronzo pubblica il suoprimo disco in quel tramonto didecennio, si tratta di un 45 giri conNeve calda e Cominciò per gioco.

MADE IN ITALY

Sulle traccedella grandemetamorfosiFuori i nomi

SEGUE A PAGINA 14

Poster e immagini d’epocacon cui ripercorrerela storia del prog rock

Page 14: ALIAS Manifesto 20.07.2013

(14) ALIAS20 LUGLIO 2013

Depeche ModeLa band inglese torna in Italia.Roma SABATO 20 LUGLIO (STADIO OLIMPICO)

Sigur RósLa band islandese, tra le più interessantirealtà della musica alternativa.Tarvisio (Ud) MARTEDI' 23 LUGLIO(PIAZZA UNITA')Ferrara VENERDI' 26 LUGLIO (PIAZZACASTELLO-FERRARA SOTTO LE STELLE)

!!! (Chk Chk Chk)Rock, funk e dance per la band di NYC.Segrate (Mi) MERCOLEDI' 24 LUGLIO(MAGNOLIA)

Esben & The WitchIl trio di Brighton, dalle sonorità darkwave anni Ottanta.Chiaverano (To) SABATO 20 LUGLIO(SPONDE LAGO SIRIO-A NIGHT LIKE THIS FESTIVAL)

Toyil gruppo inglese flirta con la dark waveEighties e la psichedelia Seventies.Segrate (Mi) MARTEDI' 23 LUGLIO(MAGNOLIA)Bologna MERCOLEDI' 24 LUGLIO(BOLOGNETTI ROCKS)

Roger WatersIl «vecchio» bassista dei Pink Floyd dinuovo in tour nella Penisola con la suaversione di The Wall.Padova VENERDI' 26 LUGLIO (STADIOEUGANEO)

Patti SmithLa sacerdotessa del rock made in Usadi nuovo in Italia accompagnata dallasua band.Sesto San Giovanni (Mi) GIOVEDI'25 LUGLIO (EX STABILIMENTI BREDA-CARROPONTE)Prato VENERDI' 26 LUGLIO (PIAZZA DUOMO)Venezia SABATO 27 LUGLIO (TEATRO VERDE)

Jonathan WilsonIl bravo cantante, autore e chitarristaUsa ha la testa negli anni Settanta.Sesto San Giovanni (Mi) LUNEDI'22 LUGLIO (PARCO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALEEX BREDA-CARROPONTE)

BushTorna la rock band inglese, natasull'onda del grunge.Pinarella di Cervia (Ra) MARTEDI'23 LUGLIO (ROCK PLANET)

Crosby Stills & NashIl trio icona degli anni Settanta.Piazzola sul Brenta (Pd) SABATO20 LUGLIO (ANFITEATRO CAMERINI)

Neil Young & CrazyHorseUna leggenda del rock accompagnatodalla sua band storica.Lucca GIOVEDI' 25 LUGLIO (PIAZZANAPOLEONE-SUMMER FESTIVAL, CON DEVENDRABANHART)Roma VENERDI' 26 LUGLIO (IPPODROMODELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA, CONDEVENDRA BANHART)

Devendra BanhartIn Italia il musicista Usa, esponenteprincipale della scena nu-folk.Lucca GIOVEDI' 25 LUGLIO (PIAZZANAPOLEONE-SUMMER FESTIVAL, CON NEIL YOUNG)Roma VENERDI' 26 LUGLIO (IPPODROMODELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA, CON NEILYOUNG)Sesto San Giovanni (Mi) SABATO27 LUGLIO (PARCO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALEEX BREDA-CARROPONTE)

Skunk AnansieSkin, vocalist e leader della band inglese,riunita ai suoi vecchi sodali.Cividale del Friuli (Ud) DOMENICA21 LUGLIO (PIAZZA DEL DUOMO)Cattolica (Rn) LUNEDI' 22 LUGLIO(ARENA DELLA REGINA)Grugliasco (To) MARTEDI' 23 LUGLIO(LE GRU-GRUVILLAGE)

Funeral SuitsL'indie rock della band irlandese.Roma VENERDI' 26 LUGLIO (CIRCOLO ANDREADORIA)Torre Annunziata (Na) SABATO27 LUGLIO (LA CABINA 56)

Steve HackettLo storico chitarrista della band che fudi Peter Gabriel torna in Italia perpresentare i suoi Genesis Revisited.Verona DOMENICA 21 LUGLIO (TEATROROMANO)Grugliasco (To) LUNEDI' 22 LUGLIO(LE GRU-GRUVILLAGE)

Gavorrano (Gr) MARTEDI' 23 LUGLIO(TEATRO DELLE ROCCE)

Kings of ConvenienceIl duo pop acustico norvegese ha ungrosso seguito nel nostro paese.Venezia MARTEDI' 23 LUGLIO (TEATROVERDE)Roma MERCOLEDI' 24 LUGLIO (LAGHETTODI VILLA ADA-ROMA INCONTRA IL MONDO)Bagnoli (Na) VENERDI' 26 LUGLIO(ARENILE RELOAD-NEAPOLIS FESTIVAL)Lecce SABATO 27 LUGLIO (PIAZZA LIBERTINI)

Deep PurpleI re dell’hard rock anni Settanta nonmollano...Milano DOMENICA 21 LUGLIO (IPPODROMODEL GALOPPO-10 GIORNI SUONATI)Roma LUNEDI' 22 LUGLIO (IPPODROMODELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA)Majano (Ud) MERCOLEDI' 24 LUGLIO(AREA CONCERTI FESTIVAL)

Alan Parsons LiveProjectIl «project» dell'ingegnere del suono diThe Dark Side of the Moon in concerto.Villafranca (Vr) SABATO 20 LUGLIO(CASTELLO SCALIGERO)Roma MARTEDI' 23 LUGLIO (FORO ITALICO)

Birdy HuntDate italiane per la band pop rockfrancese.Padova DOMENICA 21 LUGLIO (PARCODELLE MURA)

Duke GarwoodIl bluesman londinese in Italia.Marina di Ravenna (Ra) VENERDI'26 LUGLIO (HANA-BI)San Sepolcro (Ar) SABATO 27 LUGLIO(GIARDINI DI PIERO)

Glenn Miller OrchestraLa formazione, ispirata a quella delcelebre bandleader, è diretta dalmaestro Wil Salden e propone lospettacolo In the Miller Mood per«Venezia Jazz 2013» (Veneto Jazz).Venezia SABATO 27 LUGLIO (TEATROGOLDONI)

Cody ChesnuttUno dei più interessanti interpretineosoul.Chianciano Terme (Si) GIOVEDI'25 LUGLIO (PARCO FUCOLI)Locorotondo (Ba) VENERDI'26 LUGLIO (PIAZZA ALDO MORO)

Lee «Scratch» PerryUna leggenda del reggae.Salerno GIOVEDI' 25 LUGLIO (FORTELA CARNAL)

Rock in RomaIl festival rock capitolino questasettimana propone gli attesi concerti diDeep Purple, Daniele Silvestri, NeilYoung & Crazy Horse + DevendraBanhart.Roma LUNEDI' 22, GIOVEDI' 25 E VENERDI'26 LUGLIO (IPPODROMO DELLE CAPANNELLE)

City SoundIn programma: Davide Van De Sfroos,Earth Wind & Fire, Dj Tiesto, Santana.Milano SABATO 20, MARTEDI' 23, GIOVEDI' 25E VENERDI' 26 LUGLIO (IPPODROMODEL GALOPPO)

I Suoni delle DolomitiLa rassegna trentina propone: trekkingDolomiti di pace con M. Brunello, L.Ranieri, D. Rossi, S. Gurtler, R. Bringolf,F. Berner (il 21, Altipiano di Folgaria,Forte Dosso delle Somme); IsabelleFaust (il 23 e 24, Baita Premessaria,Paneveggio, Val di Fiemme); StefanoBenni, Mario Brunello, Umberto Petrinin I mille cuori di Poe (il 25, Malga Costa,Val di Sella, Valsugana); Anja Lechner,Agnès Vesterman, Garth Knox (il 26,Rifugio Boè, Val di Fassa).Dolomiti trentine DOMENICA 21E DA MARTEDI' 23 A VENERDI' 26 LUGLIO

GruVillageLa rassegna estiva torinese prevedeconcerti con Steve Hackett in GenesisRevisited, Skunk Anansie, Salmo + Ensi+ Gemitaiz, George Benson.Grugliasco (To) DA LUNEDI' 22A MERCOLEDI' 24 E VENERDI' 26 LUGLIO (LE GRU)

Hydrogen FestivalLa rassegna propone Crosby Stills& Nash e Antonello Venditti.Piazzola sul Brenta (Pd) SABATO20 E DOMENICA 21 LUGLIO (ANFITEATROCAMERINI)

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI ■ SEGNALAZIONI: [email protected] ■ EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONTÀ

Tornando alla Formula 3, il complesso incide perla neonata etichetta Numero Uno e trai primi dischi pubblicati, oltre a quello di Radius e soci, ci sono quelli degli AlphaCentauri, della Verde Stagione, dell'Anonima Sound di Ivan Graziani e dei Computers, tuttidischi di transizione verso il «suono nuovo» che ormai è alle porte. E poi ci sono i singolidei New Trolls, di cui abbiamo già detto, e per rimanere a Genova c'è l’esordio dei J.Plep con La scala/L'anima del mondo. Poco dopo il complesso si ripresenterà con unanuova denominazione: Nuova Idea. Molti altri artisti che ritroveremo nel 1970 hannopubblicato dischi anche nel 1969 come Le Macchie Rosse, i Myosotis, Gigi Pascal, iFlashmen, i G. Men e i Salis'n'Salis. I Giganti, oltre a proporre un singolo conun'interessante cover di Summertime, pubblicano anche un lp in cui lascianointravedere il desiderio di cambiamento che li condurrà, tempo dopo, a realizzare unconcept tra i più interessanti mai fatti in Italia. Anche gli Alusa Fallax, protagonisti nel1974 di un bellissimo album,esordiscono nel 1969 con duesingoli per la piccola etichetta WestSide. A portare un po' di rock inItalia contribuiscono anche gli«inglesi» Sopworth Camel (poisemplicemente Camel) chepropongono una bella versione diFresh Garbage degli Spirit.

Anche due solisti atipici comeJonathan (metà del duo Jonathan LMichelle) e Gian Pieretti tentano lastrada dell’album per proporsi oriproporsi in nuova veste. Il primocon l’lp omonimo e il secondo conl'originale Il viaggio celeste di GianPieretti. Arrivano al traguardodell’album anche due gruppi storicidel beat italiano, i Ribelli (nel 1968)e i Quelli (nel 1969). Non sonodischi straordinariamenteinnovativi ma mentano di esseresegnalati perché contengono leprime prove rock di gente delcalibro di Demetrio Stratos, GianniDall'Aglio, Franz Di Cioccio, FrancoMussida, Alberto Radius, FlavioPremoli e Giorgio Piazza; tuttiprotagonisti dell'epoca d'oro delpop italiano. Prodromi di popanche nell'album dei napoletaniShowmen con due cavalli di razzacome James Senese (poi NapoliCentrale) e Elio D'Anna (poiOsanna, Uno e Nova). Infine cisono due artisti importanti, anzifondamentali: Fabrizio De André eLucio Battisti. Entrambi si stannodefinitivamente affermando ementre il primo pubblica uno deisuoi capolavori, l'innovativo Tuttimorimmo a stento, con glistraordinari arrangiamenti di GianPiero Reverberi (coautore dellemusiche assieme al cantautoregenovese), Battisti prende le misureal pop italiano con composizionisempre più ricche come Mi ritorniin mente e 7 e 40. In due anni, 1968

e 1969, la scena italiana muta pelle,diventa più consapevole dei proprimezzi. La strada è lunga, civorranno ancora due o tre anniaffinché le grandi opere del popitaliano vedano la luce, ma i semisono stati gettati. Una nuovagenerazione di musicisti semprepiù preparati si sta affacciando eanche molti giovani discografici epromoter sono pronti a dare legiuste occasioni a un numeroconsistente di solisti e complessi.(...) Individuare un disco cheracchiuda in sé i prodromi di unfenomeno che così tanti consensi(anche e soprattutto postumi)raccoglie è impresa sicuramenteardua. Abbiamo deciso di partiredal 1970 perché è in questa alba didecennio che compaiono sulmercato i primi lavori che inqualche modo riconducono a unconcetto di musica progressiva. LeOrme, i New Trolls, Il Balletto DiBronzo e la Formula 3 sono tra iprimi gruppi (poco prima liavremmo chiamati complessi) aproporre al pubblico opere un po’diverse: rock ma non solo. Dopouna hit come Questo follesentimento, ecco allora una cupa

rielaborazione del Dies irae dibiblica memoria ad opera dellaFormula 3, accanto a un pezzoproverbialmente pop come Nevecalda, Il Balletto Di Bronzo cipropone una ricca suite a temafantascientifico (Missione Sirio2222) e così via. Ma se è arduoindividuare i confini del genereprogressivo inglese, è praticamenteimpossibile delimitare l’omologacorrente italiana. Già il nomesembra essere una forzatura: lastorica rivista Ciao 2001 lo avevabattezzato, in tempi non sospetti,pop italiano ma oggi noi siamoorfani di questa denominazione,ora che il termine pop ci fa venirein mente Laura Pausini e TizianoFerro piuttosto che gli Abiogenesi o

i Timoria. E così siamo tornati autilizzare il termine, squisitamenteinglese, di rock progressivo pernominare questo immensocalderone in cui la storiografiamusicale italiana ha inseritoimprobabili accostamenti. E noiabbiamo deciso di sposare questateoria della contaminazione piùestrema, che immagina il generecome qualcosa di radiale chepartendo da un nucleo, abitato dafedeli proseliti come PFM, Banco,Orme, Metamorfosi eccetera, va atoccare via via anelli esterni in cuicontaminare opere di artisti lontanianni luce dal verbo progressivo.Quindi ben vengano le avanguardiemusicali di Franco Battiato o deiDedalus o ancora dei Nadma, ma lepagine più rock, e senz'altro

importanti per la musica italiana, di artisti come Battisti o De André, cosìcome le incursioni progressive di complessi «leggeri» - come Pooh eBottega dell’Arte non le abbiamo volute escludere (....).

*Un estratto dall’introduzione a «Volo Magico-Storia illustrata del rockprogressive italiano» (Arcana, pp. 600, euro 75), rilevante testo di FrancoBrizi dedicato a un genere magmatico, frammentario e per questo tanto piùinteressante. Un’enciclopedia indispensabile, con recensioni anno per anno(1970-1977) e un apparato icononografico avvincente. Imperdibile. Siringrazia la casa editrice e l’autore dal cui archivio personale proviene ilmateriale riprodotto in queste pagine.

RITMI

ON THE ROAD

SEGUE DA PAGINA 13

Qui accanto la copertina del libro«Volo magico-Storia illustratadel rock progressive italiano»

Page 15: ALIAS Manifesto 20.07.2013

(15)ALIAS20 LUGLIO 2013

Luglio Suona BeneIl festival del Parco della Musica ospita:Ambrogio Sparagna & O.P.I.; WayneShorter 4tet; Niccolò Fabi; LudovicoEinaudi (il 24, Sala Santa Cecilia);Marcus Miller; Woodkid; Baustelle.Roma SABATO 20, DOMENICA 21, MARTEDI'23, MERCOLEDI' 24, GIOVEDI' 25 E SABATO27 LUGLIO (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA)

Lucca Summer FestivalLa rassegna presenta Renzo Arbore,Earth Wind & Fire, Neil Young & CrazyHorse + Devendra Banhart, Sigur Rós.Lucca DOMENICA 21, LUNEDI' 22, GIOVEDI' 25E SABATO 27 LUGLIO (PIAZZA NAPOLEONE)

CarroponteL'ultima settimana ha in cartellone i livedi Jonathan Wilson, Cisco, TheToasters, Devendra Banhart.Sesto San Giovanni (Mi) LUNEDI'22, MERCOLEDI' 24, VENERDI' 26 E SABATO27 LUGLIO (PARCO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALEEX BREDA)

Festival delle CollinePer la rassegna toscana sono inprogramma: La parmigiana e larivoluzione live con DonPasta, RaffaeleCasarano e Marco Bardoscia (il 23,Ninfeo di Vaiano); Teho Teardo (il 24,Rocca di Carmignano); C'era una volta inItalia (il 25, cortile Museo Sofici diPoggio a Caiano).Provincia di Prato DA MARTEDI' 23A GIOVEDI' 25 LUGLIO (VARIE SEDI)

Venice SunsplashIl reggae festival ha in cartellone iconcerti di Sir Oliver Skardy &Fahrenheit 451 + Ska-J; Lion D & LivityBand + Jah Sun + Anima Caribe; Brusco+ Skarra Mucci; Busy Signal + Sisyphos.Mestre (Ve) DA SABATO 20 A MARTEDI'23 LUGLIO (PARCO DI SAN GIULIANO)

Voci per la LibertàUna canzone per Amnesty prevede Martasui Tubi e Enzo Avitabile.Rosolina Mare (Ro) SABATO 20E DOMENICA 21 LUGLIO (PIAZZALE EUROPA)

OrientoccidenteLa rassegna multietnica e itinerantetoscana ha in cartellone: Cantierranti;Roy Paci & Corleone.San Giovanni Valdarno (Ar)LUNEDI' 22 E VENERDI' 26 LUGLIO (VARIE SEDI)

Roma Incontrail MondoSul palco: Apres la Classe; Will and ThePeople + Mellow Mood + TheVenkmans; Antonio Pascuzzo &Rossoantico; Elio e le Storie Tese;Kings of Convenience; Sud SoundSystem; Inti Illimani; Perturbazione.Roma DA SABATO 20 SABATO 27 LUGLIO(LAGHETTO DI VILLA ADA)

AusgangLa rassegna chiude con Vadoinmessico.Roma LUNEDI' 22 LUGLIO (PARCODEL TORRIONE PRENESTINO)

Porretta SoulIl festival propone artisti in esclusivaeuropea come Bobby Rush, Latimore eMisty Collier.Porretta Terme (Bo) SABATO 20E DOMENICA 21 LUGLIO (RUFUS THOMAS PARK)

Spiagge SoulLa kermesse ha in programma: LisaHunt; Mz. Dee; Gamma 3 & KennBailey; Chiara Luppi; Vince Vallicelli &Sara Zaccarelli; Los Mighty Calacas;Bagamojo; Soul Project Band.Comuni della rivieraravennate DA SABATO 20 A SABATO27 LUGLIO (VARIE SEDI)

Neapolis FestivalLe due giornate di rassegna hannocome concerti principali quelli di Tricky+ Fainting bt Numbers + Soviet Soviete Kings of Convenience + BeatriceAntolini + Tensnake.Bagnoli (Na) GIOVEDI' 25 E VENERDI'26 LUGLIO (ARENILE RELOAD)

Trasimeno BluesIl programma del festival offre Area,Underdog, Alligator Nail; Scarecrow,Amibuz, Dead Shrimp, Joe Chiarello,Rosario Tedesco; Bagamojo; Terakaft,Veronica Sbergia; Vieux Farka Touré;P-Funking Band, Mike Sponza, LucaGiordano; Cyborgs, One Man 100%Bluez, Charles Walker.Comuni sul Trasimeno (Pg)DA SABATO 20 A SABATO 27 LUGLIO (VARIE SEDI)

One LoveIl festival reggae ospita, tra i tanti:Skardy, Fahrenheit 451; Aswad, MakakoJump; Ky-Mani Marley, Steel Pulse.Chioggia (Ve) DA GIOVEDI' 25 A SABATO27 LUGLIO (ARENA ELEONORA DUSE)

Emilia RomagnaFestivalIl cartellone della rassegna itineranteemiliana offre performance gratuite o aprezzi calmierati. Questa settimana dasegnalare il concerto del pianistaRostislav Krimer nella prima mondialedi Lux Aeterna.Mordano (Bo) SABATO 27 LUGLIO(MONASTERO DI SAN FRANCESCO)

RareNoise NightAll'interno del festival «Gezmataz» unaserata con esponenti dell'etichettaindipendente: Molè Trio e i Berserk!.Genova LUNEDI' 22 LUGLIO (PIAZZADELLE FESTE PORTO ANTICO)

Fara Music FestivalLa rassegna propone il trio Sooäär/Vaigla/Ruben, Kadri Voorand, DoraSisti 5tet, Claudio Leone 4tet, FabioGiachino Trio, Greg Hutchinson/Jonathan Kreisberg/Reuben Rogers eKevin Hayes.Fara in Sabina (Rm) DA LUNEDI' 22A SABATO 27 LUGLIO

AtinajazzIl festival entra nel vivo e ha in

cartellone una formazione dei docentidel Conservatorio di Frosinone che sifonderà con i docenti del Campus dellaMusica internazionale 2013, e poiLetizia Gambi, Trio Project di H.Uehara, Chyma Duo, Sarah-JaneMorris, Incognito, Dario Germani Trio.Atina (Fe) DA DOMENICA 21 A SABATO27 LUGLIO

Verdi RemixCosì è intitolata la «celebrazionecreativa e informale per il bicentenariodi Verdi», nata da un’idea di TeresaAzzaro e affidata a Danilo Rea, PaoloDamiani e Martux_M; il recital si svolgenell’ambito de «I Concerti del Parco».Roma MARTEDI' 23 LUGLIO (VILLACELIMONTANA)

Fano Jazz by the SeaLa storica rassegna inizia con la BreckerBrothers Band Reunion e prosegue,con la formula del doppio concertoserale, proponendo Mario Romano5tet, Michel Camilo piano solo, MatteoGiuliani 4tet, Trilok Gurtu Band-Spellbound, Marco Pacassoni 4tet, ilduo Michael Wollny/Eric Schaefer (inesclusiva italiana), Mondaino YoungOrchestra, Fabrizio Bosso EnchantmentQuartet, Unicam Jazz 4tet, Vana GierigGroup con ospite Paquito D’Rivera,Matteo Fraboni 5tet.Fano (Pu) DA LUNEDI' 22 A SABATO27 LUGLIO (CORTE MALATESTIANA, CHIESADI S. FRANCESCO)

JAZZ

Elettricità ai bordidel silenzio

LO STILEDELLA DUCHESSA

ULTRASUONATI DABRIAN MORDENGUIDO FESTINESEMARIO GAMBAGUIDO MICHELONEROBERTO PECIOLAMARCO RANALDI

Una delle prime chitarriste era unasignora afro-americana, alta, imponente,con un casco di capelli neri, tacchi dabrivido, un vestito in lamé d'oro o un paiodi pantaloni di pelle nera, attilatissimi. Sichiamava Norma-Jean Wofford, alias TheDuchess, la Duchessa. Suonava unachitarra Gretsch appositamentemodificata per lei dall'artista che sul palcole stava accanto: Bo Diddley. Questi èstato un nome di riferimento delrock'n'roll, influente per il modospigoloso e fortemente ritmico con cui sirelazionava alla chitarra, per quelle seicorde dalle fogge inmprobabili(rettangolari, quadrate), per quei rimandicostanti all'Africa. Sarà fonte di massimaispirazione per una sequela di nomi: daiBeatles ai Rolling Stones, da Elvis ai VelvetUnderground, dai Cream agli odierniStrypes. Tra i suoi pezzi più noti: Hey! BoDiddley, Diddy Wah Diddy, Who Do YouLove? , You Can't Judge a Book by the Covere molti altri. Un'altra delle sue grandipeculiarità fu di accompagnarsi sul palco agrandi chitarriste. La Duchessa, cosìsoprannominata da Bo, fu la secondachitarrista di Diddley. Aveva sostituito nel1962 Peggy Jones, alias Lady Bo,chitarrista di Diddley dal 1957 al 1961. Leise ne era andata per formare The Jewel(in seguito Lady Bo and The Family Jewel)e lavorare come turnista. Quando ilpubblico si accorse che sul palco nonc'era più la ragazza, Diddley corse ai riparie cooptò Norma-Jean. Al tempo avereuna chitarrista nella band era una cosastraordinaria. A malapena esistevano lecoriste. La storia che Bo fece circolare èche la Duchessa era una di famiglia, la suasorellastra. Lo faceva per tenere adistanza il resto della band soprattuttoquando erano in tour. Dal 1962 al 1966 laDuchessa - originaria di Pittsburgh - feceparte della band con regolare assunzione.Faceva i cori con le Bo-dettes econtemporaneamente suonava la ritmica.Sarebbe apparsa su molti album diDiddley registrati per la Checkers: BoDiddley, Bo Diddley & Company, Hey! GoodLookin' ecc. Wofford fece parte del primotour inglese di Diddley del '63 con EverlyBrothers, Rolling Stones e Little Richard.Il pubblico impazziva per la Duchessa, perquei vestiti così attillati. Quando ungiornalista inglese le chiese come riuscissea infilarcisi dentro, lei rispose: «Uso uncalzante». In The Story of Bo Diddley, ilclassico degli Animals del '64, Eric Burdonla descrive come «la splendida sorella (diBo)». Wofford lascerà la band di Diddleynel '66 per sposarsi e stabilirsi in Florida.Verrà sostituita da altre chitarriste. Nel'93 suonerà di nuovo con Bo in diverseoccasioni; poi nel luglio 2004 sirivedranno in California - dove viveva -per un concerto-saluto ai vecchi amici.Morirà un anno dopo. Diddley nel 2008.Su youTube ci sono molti filmati dellaDuchessa. Di Diddley si recuperi laraccolta TheDefinitiveCollection(Geffen/Chess08786).

Tre dischi diversi, tre modi perdeclinare l'elettricità in musica e il jazz,attingendo ad abbondanti dosi difantasia creativa. L'elettricità del gruppodel trombettista Flavio Sigurtà in SPL(CamJazz) è data dal basso di AndreaLombardini, l'Hammond di RossStanley, le percussioni screziate dielettronica del grande Michele Rabbia:eppure è una musica che sa concedersianche passaggi attoniti, ai bordi delsilenzio. In un certo senso questoconcetto antimuscolare è pertinenteanche agli altri due lavori. In Patchwork(Caligola) torna all'elettricità quelmagnifico compositore che è ilsassofonista Claudio Fasoli, un tempocol glorioso Perigeo. Ma qui non c'ètraccia di nostalgia, solo intelligenzamusicale in azione. Le stesse parole cheuseremmo per il sempre miglioreFrancesco Bearzatti di Monk'n'Roll(CamJazz): sedici brani del Monacospalancati dal sassofonista (con Falzonealla tromba) a trovare incredibili innestie parentele con il rock classico, anchequello più duro. Uno spassomisteriosamente efficace, per chi non hapreconcetti. (Guido Festinese)

Le partiture grafiche di DanieleLombardi sono un grande piacere dellosguardo unito a quello dell’ascoltodurante i concerti di sue musiche. Maadesso abbiamo 4 cd e dobbiamo isolarel’aspetto sonoro. Il primo, Mazes(Neos/Codæx), raccoglie 9 lavori per varitipi di flauti (compreso il «mostruoso»iperbasso, impiegato in The Gardener'sLabyrinth da Roberto Fabbriciani, cheè l’interprete prestigioso di tutti i lavori),scritti tra il 1972 e il 2003. C’è qui lapossibilità di osservare l’arco dellaideazione del compositore, tra astrazionicerebrali e capricciose melodizzazioni.Lombardi è però un ottimo pianista. E inquesta sola veste si esibisce in Cage Age(Atopos), opere di Cage (Suite for ToyPiano, In the Name of Holocaust, TwoPieces, A Room, Music for Piano 69-84,4’33’’, Variations IV) e di Cowell (DynamicMotion) deliziosamente, sapientemente,interpretate. Suona musiche sue, equanto riuscite!, quelle conversative delle5 Mitologie raccolte in un cd allegato alvolume Forse (Nardini editore) di AngeloFoletto. Ancora lui alle prese conCostellazione seconda (Cramps), meravigliadi puntillismo. (Mario Gamba)

HIP HOP ITALIA

Le colpe popdi Clementino

CONTEMPORANEA

Daniele Lombardi,grafiche astrazioni

JAZZ/2

Note di viaggiodal mondo di Nina

AA. VV.PIOVANI CANTABILE (Sony Classical)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Finalmente un tributo a NicolaPiovani uno fra i compositori piùinteressanti della nostra scena. Questaraccolta, ideata dallo stessocompositore, vede una serieincredibile di interpreti da FrancescoDe Gregori a Tosca, da FiorellaMannoia a Gianni Morandi. È’ un bellavoro, piacevole e interessante;naturalmente il tutto è concertato ediretto dallo stesso Piovani. (m.ra.)

DUKE ELLINGTON4TET/6TET/7TET (Phoenix/Egea)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Al titolo che indica quartetto,sestetto e settetto bisogna ancheaggiungere, per chiarezza, «FeaturingPaul Gonsalves and Clark Terry», chesono i magnifici solisti principali quiimpegnati, e la precisazione che i trebrani finali non sono per piccoliensemble, ma orchestrali, aggiunti percompletezza. Sta di fatto che questesession perlopiù per piccoli gruppiincise dal Duca tra il '56 e il '58svettano per luminosità, humour,compattezza: un esercizio diintelligente relax per Ellingtonl'infaticabile, per mettere a punto altrigrandiosi arazzi. (g.fe.)

STEFANO GERVASONILEAST BEE (Stradivarius/Milano Dischi)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Sottile, spiritato, incantato,mente libera/sapiente. Questocompositore ha pochi eguali nelmondo della musica «colta» d’oggi. Sesi sentono echi lontani di uno Sciarrinonel lavoro del 2003 che, insieme adaltri quattro (Eyeing, 1999-2000, Innomine R, 2001, Godspell, 2002, Dalbelvedere di non ritorno, 1993), dà iltitolo alla raccolta, non si interrompela vena stupefacente di invenzionesonora e strutturale, di vivezza, dioriginalità e di spregiudicatezza. DirigeSandro Gorli. (m.ga.)

JULIA HÜLSMANNIN FULL VIEW (Ecm/Ducale)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Al terzo album per l'etichettabavarese, dopo i due in trio, la pianistatedesca guida un quartetto con TomArturs (tromba), Marc Muellbauer(contabbasso), Heinrich Köbberling(batteria), rendendo così più variate leatmosfere soffuse e nostalgiche,tendenti alla malinconia intellettualeche, come ben si sa, resta la cifrastilistica di un mainstreamavanguardista che in questa «scuderia»,universalmente riconosciuta in quantotale, non vuole uscire dalle propriecertezze, per giungere a offrire il solitoraffinato prodotto senza infamia esenza lode. (g.mic.)

MONSIEUR VOLTAIRE33 (Noja-White Bridge/Audioglobe)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Monsieur Voltarie è MarcelloRossi, musicista attivo da temponell'underground italico con varieformazioni, e 33 è il suo esordio solista.Un lavoro per certi versi sorprendente,vista l'asfittica scena nostrana, anche sedi italiano ha davvero poco. Le influenzevanno ricercate soprattutto nelcantaturato inglese tra Sessanta eSettanta (Nick Drake su tutti), ma nondisdegna puntate psichedeliche e pop, ametà tra Barrett e Lennon. (b.mo.)

NANAUENANAUE (Primigenia/Gutenberg)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Ascolti il primo brano, e sembradi precipitare in una landa incantata chesta tra The Lamb dei Genesis e il primodi Peter Gabriel. Con le chitarrefloydiane di Gilmour. Terra incognitasinuosa e affascinante. Nanaue è un duodi compositori e polistrumentisti attivispesso in tutt'altri contesti: quandofanno art rock, rispettano alla letteracosa dovrebbe essere questa musica:memoria di una stagione irripetibile efuturo assieme. (g.fe.)

SAMARISSAMARIS (One Little Indian/Self)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ La voce ricorda la loro illustreconterranea Björk, ma se si va oltre siscopre ancora una volta che l'Islanda èterra musicalmente prolifica. I Samarissono una band all'esordio, decisamenteaccattivante. L'elettronica, rarefatta esognante, si sposa con melodie semplici,quasi fossero ninnananne, cantate nellaloro lingua madre. Si è in bilico su unprecipizio, in quel limbo che divide ilsogno dalla realtà... ma il risveglio saràdolce. (r.pe.)

Dall’omaggio a Nina Simone nasce Nina(Blue Serge), ideato da Laura Copiello,studi con Diana Torti e giro radicale deEl Gallo Rojo. Alla centralità della Simoneper l’intreccio identità afroamericana/femminismo/lotta per i diritti civili sirichiama il saggio di Amiri Baraka NinaReturns (in Black Music, Shake ed.); LauraCopiello, con il pianista ClaudioConforto, dà una pensosa, dolente erarefatta lettura di brani originali dellavocalist (Blacklash Blues) o di pezzi altruida lei resi celebri. Ha connotatipositivamente femministi Suono di donna(Incipit) di Ada Montellanico. Nel suoviaggio all’interno del mondo dellacomposizione si dedica ad artiste quali A.Lincoln, C. Bley, M. Schneider, J. Mitchell,C. King, Björk, C. Consoli, A. DiFranco. Ilprogetto si inserisce in una ricerca,artistica e umana, fortemente identitariae si avvale degli originali arrangiamenti diGiovanni Falzone per un giovanesettetto. «L’onda dei miei improvvisatipensieri in musica» è quella cheMarilena Paradisi crea insieme allapianista Stefania Tallini in Come dirti (Silta):16 brevi istantanee in cui parola e note sifondono improvvisando. (Luigi Onori)

Il cuore e la fame (Unlimited Struggle) diEgreen è un disco con un'attitudine hiphop che il pubblico fuori dal giro faticheràa digerire, perché spesso si traduce inspocchia e orgoglio. Il disco sembra volerpreservare un certo spirito«strettamente hip hop». Il rap è anche(soprattutto?) questo e Nicholas Fantini(vero nome) lo fa presente con il suostile secco e irruente. Più drammatico ilrap di Nto', che con Il coraggio impossibile(Stirpe Nova/No Music) riprende solo inparte le atmosfere del gruppo di cuifaceva parte, i Co’ Sang. Il resto èstemperato da accenti pop checomunque non stravolgono il calorecupo del disco. Rime in italiano enapoletano ma il flusso verbale scorremeglio con il dialetto. Stessa provenienzaper Clementino che con Mea culpa(TempiDuri/Universal) apre al grandepubblico. Lo dicono in primis ospiti comeJovanotti o Negrita ma poi ci sono ancherapper come Ensi, Fibra e Marracash. Daqui si può capire l’ambivalenza di unalbum che viaggia tra rap puro e stacchi earrangiamenti pop. Clementino hatalento e lo dimostra il fatto che in mediafunziona meglio da solo. (Luca Gricinella)

Page 16: ALIAS Manifesto 20.07.2013

INCONTRI ■ CANDIDATO ALL’OSCAR NEL 2007 CON IL FILM «THE TRAP»

Serbia, il sensodella colpa secondoSrdan Golubovic

di NATASHA CECI

●●●Il cinema di Srdan Golubovice la Serbia di oggi.

Potrebbe esserci un debito nonancora piacevolmente saldato tra ilglorioso filone della Jugoslav BlackWave e le forme della attuale«nouvelle vague» del cinema serbo.Oltre all’ironia mortale, nota fin daitempi di Kusturica e dellapolveriera di Paskaljevic, e aifatalismi nonsense, l’aderenzacritica al presente e al potere non siè mai affievolita, nemmeno nelletrame indigeste di A Serbian Film(2009) di Srdan Spasojevic o in

quelle porno grottesche di MladenDjordjevic con The Life and theDeath of a Porno Gang (2009). Lalunga strada della elaborazione deldopoguerra e del post Miloševicattraversa i film di Srdan Dragojevic(Pretty Village, Pretty Flame, Rane, eil recente Parada-La sfilata), diDušan Kovacevic (The Professional),di Jovan Todorovic (BeogradskiFantom) e Srdjan Karanovic (Besa).In queste opere se il conflittobellico non è direttamenterappresentato ci sono comunque isuoi fantasmi e le colpe dei padricome nelle tragedie greche. Sullosfondo restano i cambiamenti di

una società divisa tra tradizione efuturo, patriarcato e le seduzionidell’Unione Europea come politicae metafora del nuovo.

Nei film di Srdan Golubovic, unodei più acclamati e premiati registiserbi di oggi, le ombre degli anniNovanta braccano i personaggi inuna spirale di colpa e vendettacome uno spirito evocato in nomedella sopravvivenza. «Sono piùinteressato al tema della colpa chea quello di vendetta nellospecifico», spiega il regista.«L’influenza del cinema americanonella sceneggiatura ha un ruoloimportante. La vendetta è anche un

pretesto per inserire i personaggi insituazioni in cui sono costretti alottare, senza via di scampo».

La lotta però è spesso irrazionalee confusa.

«È la confusione del mio paese.Non è chiara la situazione politica ecredo ci sia la necessità di chiedersiveramente cosa sia successo inquesti ultimi anni alla società e aisingoli individui. Non ci possonoessere cambiamenti senza verespiegazioni, certamente questo èuno spunto per il dramma nei film,ma è anche molto legato alle storieche racconto. Facciamo un passoavanti e due indietro in una

confusione irrazionale e laquestione stessa del Kosovo è ilsimbolo del carattere irrazionaledella Serbia».

Nel suo ultimo, intenso lavoro,Circles, prendendo spunto da unastoria vera (quella del giovane diTrebinje, Srdan Radov Aleksic),Golubovic mette in luce l’inutilitàdella vendetta e il valore delperdono raccontando di un soldatoserbo che perde la vita dopo averdifeso un musulmano dall’attaccodi altri tre soldati, eroismo che avràconseguenze sui personaggi anchequindici anni dopo come un sassolanciato in una pozza d’acqua checrea, appunto, infiniti cerchiconcentrici.

Il senso di colpa è anche quellodi un’intera collettività?

«La responsabilità di ognidecisione o azione è semprepersonale, prima di essere dellacollettività e le colpe dei padri sonospesso degli alibi così come laricerca di un unico capro espiatorioper le disgrazie della storia. ConCircles ho voluto fare un filmonesto, per la Serbia, non contro,come qualcuno, anche senzavedere il film, ha sostenuto.Certamente alcuni cambiamentisono lenti ed è più importante cheavvengano nelle persone prima dipensare al dibattito sull’ UnioneEuropea o meno. Con questofilm ho affrontato anche unpercorso personale difficile, ma hovoluto dare un forte respiro alperdono, alla speranza, di fronte auna classe politica in fuga daiproblemi reali».

È l’uomo ordinario, ilprotagonista del cinema diGolubovic, un uomo non privo diqualità, ma messo alla prova dalla

storia e dall’ambiente in cui vive.The Trap (2007) è un brillanteesempio nel rappresentare ildramma, attuale, di una famigliache non ha abbastanza denaro percurare il figlio (necessariamente)all’estero. Il divario tra i nuovi ricchie la classe media, il patriottismocome copertura di attività criminali,sono i temi ricorrenti del film,nominato nella lista dei nove film incorsa per l’Oscar come miglior filmstraniero, così come i bravissimiattori Miki Manojlovic, Vuk Kostic eNebojša Glogovac. Il passato cheritorna e inchioda i personaggi almuro in un esame di coscienza è ilfilo rosso di Absolute 100 (2001)opera prima del regista serbo. Inquesto film il protagonista, ungiovane campione di tiro a segno,cerca vendetta su chiunque abbiarovinato la vita di suo fratello,volontario di guerra e tornato dallastessa tossicodipendente.

«Mentre giravamo questo film»,racconta Golubovic, «abbiamointerrotto le riprese poiché la cittàstava dimostrando contro Miloševice volevamo essere presenti. Tra lafolla c’era un ragazzo che urlava:hai distrutto la mia vita! Ecco, iocredo che non dobbiamopermettere a nessuno di distruggerela nostra vita. Gli unici che possonorovinarla siamo noi stessi. Questointendo quando parlo diresponsabilità individuale».

CINEMANel suo ultimolavoro, «Circles»,il regista mettein luce l’inutilitàdella vendettae il valoredel perdono.«Racconto il paeseche cambia»

Una scena dal film di Srdan Golubovic,«Circles»

(16) ALIAS20 LUGLIO 2013