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n.2 - aprile 2011IL PONTE - Anno XXXX

Supplemento al n. 13 del 8 aprile 2011 de “IL NUOVO GIORNALE”Autorizzazione Tribunale di Piacenza con decreto n. 4 del 4 giugno 1948

"Come ti ha aperto gli occhi?" (Gv 9,26)

4 0 ° A N N O D I F O N D A Z I O N E

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Bimestrale d’informazione e attualitàFondato nel 1971: da don Dante Concari

Direttore responsabile: don Davide MalobertiDirezione editoriale

don Renzo Corbelletta

Collaboratori: Paolo Labati ([email protected]), don Cesare Lugani, don Paolo Camminati, Sabrina Mazzocchi, Loris Caragnano, Ennio Torricella, suor Luisella, Annalisa Cristofoli, Lorenzo Migliorini, Federico Zanelli, Michela Migliorini, Gianmarco Zanelli, Alberto Burgazzi, Michele Malvicini, Michele Anselmi, Chiara Ratti, Elena Fogliazza, Gianmarco Ratti, Gian Carlo Anselmi, Claudia Cigalla, Ma-nuela Gentissi.Per le fotografie: Foto Cavanna, Oreste Grana, Foto Gaudenzi, Foto Stefano Maggi - “Il colore del Sole”.Redazione, amministrazione e pubblicità: Pontedell’Olio - Tel. 0523 875328Stampa: Grafiche Lama - Piacenza, Strada Dossi di Le Mose 5/7 Tel. 0523 592859 Le collaborazioni sono sempre gradite.Articoli, suggerimenti, notizie, lettere.... possono essere inviate a: - fax 0523 871610 - E-mail: [email protected] e fotografie non si restituiscono se non dietro espressa richiesta.

Celebrazioni PASQUALI

Vigolzone:Domenica delle Palme:ore 10,30: celebrazione del solenne ingresso di Gesù a Gerusalemme e S. MessaGiovedì Santo:ore 20,30: solenne messa in Coena Domini con lavanda dei piedi Venerdì Santo:ore 18: solenne adorazione della croceore 20,30: Via Crucis per le vie del paeseSabato Santo:ore 22,30: veglia pasquale e BattesimiDomenica di Pasqua:ore 8,30-11,00-18,00: messa parrocchialeore 15,30: messa di Pasqua a SpettineLunedì di Pasqua:ore 8,30-11,00-18,00: messa parrocchiale

Pontedell’Olio:Giovedì Santo:ore 8,00: San Giacomo - Celebrazione lodiore 18,00: Rivaore 20,30: San Giacomo - Messa in Coena Do-miniore 20,30: Villò

Venerdì Santo:ore 8,00: San Giacomo - Celebrazione lodiore 15,00: San Giacomo- adorazione croceore 16: Rivaore 18,00: Folignanoore 18,00: Villò, adorazione croce e ore 21 via Crucisore 20,30: Via Crucis per vie capoluogoSabato Santo:ore 8,00: San Giacomo - Celebrazione lodiore 22,00: Veglia pasquale a Villòore 22,00: Veglia pasquale a Carmianoore 23,30: San Giacomo - Veglia pasqualeDomenica di Pasqua:Sante Messe alle:Riva ore 7,30San Giacomo ore 8,00Folignano ore 9,00Albarola ore 9,30Castione ore 9,30San Giacomo ore 10,00Villò ore 10,30Riva ore 11,00Veano ore 17,00San Giacomo ore 18,00

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EditorialeI° Lettura – V° Domenica di QuaresimaL’esilio che finisce, i morti cui è ridonata la vita per la virtù rinnovatrice dello Spirito: era profezia e inizio per Israele, ed è divenuto realtà per noi con la risurrezione di Gesù Cristo.Dal libro del profeta Ezechiele.Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete: vi farò riposare nel vostro paese: saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò.

E’ questo il desiderio di Dio, che ci ha accompagnato in tutto il tempo di quaresima: “Liberare l’uomo da ogni schiavitù”.A questo desiderio di Dio fa eco il desiderio, il gri-do di liberazione che sale al cielo da tutta la terra, dall’uomo di ogni tempo: “Liberaci dal male o Si-gnore!”.“Liberaci dalla sete e dalla fame, perché noi e il nostro bestiame stiamo morendo…” (Il popolo nel deserto)“Figlio di Davide se tu vuoi puoi aiutarmi…” (Il cie-co nato)“Dammi di quest’acqua perché io ne beva e non ab-bia più sete…” (La Samaritana al pozzo)“Gesù se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto…. Ma anche ora so che qualunque cosa chie-derai a Dio te la concederà…” (Marta e Maria sorelle di Lazzaro)Ecco cos’è la Pasqua: E’ la risposta di Dio al gri-do di aiuto dell’uomo… Nel cuore dell’uomo c’è il desiderio di libertà, ma l’uomo è incatenato, è schia-vo di se stesso, dei compromessi… in una parola è schiavo del peccato.Con la Pasqua Dio libera l’uomo dalla schiavitù, in tutte le sue forme.Nella Bibbia, in un Salmo, il credente pone questa domanda: “Che cosa è l’uomo, Signore, perché tu te ne curi? Perché te ne dai pensiero?”.E la risposta è: “E’ poco meno di un Dio…”.E ancora: “Che cosa è l’uomo perché tu te ne curi?”. E un’altra risposta dice: “E’ un mortale… è come l’erba che germoglia al mattino e alla sera vizzisce…”.L’uomo è poco meno di un Dio, ma la sua fragilità lo porta inesorabilmente verso la morte… Questa fragi-lità dell’uomo è data dal peccato.

Anche Paolo, l’Apostolo delle genti dice: “Il male che non voglio fare… io lo faccio… e non faccio il bene che vorrei..”.Da questa fragilità di tutti solo Dio ci può liberare.La Pasqua è questa liberazione!La Pasqua ci dice che l’Amore è più forte del male… che l’Amore vince sempre.. I potenti della terra gettano bombe, distruggono, uc-cidono, ma ci dicono che non è guerra... (forse un gioco?), ma lì in tanti soffrono e muoiono.Le multinazionali (che sono dei potenti) ci assicura-no che i cibi non sono avvelenati, ma c’è chi muore intossicato (e guarda a caso, sempre i più poveri).I potenti (sempre i soliti) mentre si aricchiscono ci fanno credere che è per il nostro bene, ma intanto le famiglie si sgretolano, i giovani si smarriscono.Chi dirige, chi guida il mondo ci assicura che la crisi è passata (forse per i ricchi, che non l’hanno mai sfiorata) e intanto c’è chi nn trova lavoro, non trova casa (e ci sono una infinità di appartamenti vuoti), chi è smarrito e non sa a che santo rivolgersi.Questo mondo è come il popolo di Dio nel deserto, che soffre la fame, la sete, la schiavitù, il caldo, il gelo. Questo popolo ha urlato tutta la sua angoscia e la sua fede al proprio Dio.. E Dio lo ha liberato… ha fatto Pasqua col suo popolo.L’uomo di oggi grida ancora verso il suo Dio, Dio non è mutato, non è cambiato: ancora viene a libe-rarci dal nostro peccato e fa Pasqua con noi. Apria-mo il nostro cuore perché Lui lo riempia della Sua pace. Alleluia!Buona Pasqua a tutti!

Don Renzo

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Pare proprio, modestamente parlando, che sia il mio momento di gloria: un articolo con tanto di foto sul “Ponte”, una dichiarazione programmatica tutta mia: senza contare le occhiate incuriosite per le stra-de, i sorrisi, gli auguri.. Ah scusate la dimenticanza: sono Don Piero, ma senz’altro lo avevate già capito.Vorrei fare quattro chiacchiere con tutti coloro che sfoglieranno questo giornale; visto che Don Dante mi ha pregato di fare qualche “dichiarazione pro-grammatica”. A proposito della quale, se devo essere sincero, non saprei proprio né che cosa dichiarare, né che cosa programmare. Chi capita di punto in bianco in un posto mai conosciuto, si trova, per for-za di cose, come il classico pulcino nella stoppa; non sa da che parte prendere o da dove incominciare.Per cui, tutto sommato, desidero soltanto sottolineare l’unica cosa che mi sta a cuore:“ fare il prete”.“Bella scoperta!”, potrebbe dirmi qualcuno.Vorrei spiegare la faccenda in poche parole (se vado troppo per le lunghe finisce che non tutti arrivano fino in fondo a leggere).Mi capita spessissimo, in questi giorni, di sentirmi rivolgere una domanda: “Come si trova a Ponte?”. Dovrei rispondere in due modi:Se guardo la cosa da un punto di vista strettamente personale, devo dire che ci sto veramente bene, che

mi sono trovato a mio completo agio.Se invece di guardare a “Piero”, guardo a “don”, cioè se cerco di vedermi come “prete” inserito in questa comunità parrocchiale, per me totalmente nuova, la suonata cambia, eccome se cambia!Perché un prete ha un valore in se stesso, come per-sona, d’accordo; ma ha anche (e soprattutto) una funzione, una missione: essere uno strumento di cui Dio si serve per incontrare gli uomini. E allora il “trovarmi bene o male” non è più una questione mia personale. Non dipende da me soltan-to, dipende da tutti noi.Dio non vuole limitarsi ad incontrare qualcuno, qualche gruppetto: vuole incontrare “tutti”.E il prete non è prete per i “fedeli”: è prete per tutti, non potrà mai dire di trovarsi bene, finché tutti sa-ranno contenti di vivere con Dio. E anche ammet-tendo che la nostra comunità arrivi a credere in Dio, il lavoro del prete non sarebbe finito: la fede non è mai un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Si tratta di conservare e accrescere ogni giorno il no-stro rapporto personale con Dio. E allora il lavoro del prete non è mai concluso, finché esiste una persona che crede in Dio.Ecco che cosa intendo, quando affermo che don Pie-ro ha voglia di fare il prete: avere questa disponi-

Per i giovani dagli .. 8 agli 80 anni (compresi anche tutti gli altri)

don Piero

Don Piero Zanrei ci ha lasciato una sera di fine agosto del 2001, ma il suo ricordo è ancora vivo tra quanti hanno avuto la buona sorte di cono-scerlo e di averlo come amico e guida. Non è ri-masto a Ponte molti anni, dal 1973 al 1979, ma ha lasciato una traccia indelebile.“Un prete è come un seminatore”, diceva, “arri-va in un posto, getta dei semi e se ne va, senza preoccuparsi di chi raccoglierà i frutti”. Dopo la diaspora seguita alla partenza di don Gianni Co-bianchi, riportò i giovani al centro di gran parte

della vita della parrocchia. Era un uomo del fare, della testimonianza coinvolgente, dell’esempio che trascina. Se in questo vero oggi ci sono persone che, come me, vivono ancora la parrocchia quale riferimento di vita, è molto per “colpa sua”.Per questo lo ricordo sempre con grande emozione e nostalgia. Per que-sto proponiamo ai lettori del “Ponte” due suoi articoli che rendono bene l’idea di cosa abbia significato la presenza di don Piero per la nostra comunità. “Mostrami la tua fede senza le opere ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (S. Giacomo): ecco don Piero era proprio così.

marco

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Riflessioni sulla Pasqua

Rinascere

Quando la fede cristiana ci dice che Gesù è risorto e che, a partire da questa verità, cambia tutta la nostra vita, non dice una cosa facilmente comprensibile. Eppure l'esperienza del rinascere accompagna tutta la nostra vita: quante

volte ci è capitato di riprenderci da un momento di scoramento, da un periodo faticoso per i mille problemi o dolori che lo contrassegnavano. Ogni volta siamo ripartiti, spesso con più entusiasmo e gioia di prima. Come è potuto succedere questo? Certamente l'animo umano ha risorse impensabili, e sa trasformare in opportunità di vita anche le situazioni più nere, ma credo che questa spiegazione non sia sufficiente. Occorre sapersi guardare dentro, per riconoscere che la forza di risorgere non è venuta da noi, solo da noi: “Lazzaro, vieni fuori!!!”, grida Gesù al suo ami-co che tutti piangevano morto. E la stessa parola, lo stesso incoraggiamento lo riceviamo tante volte, tutte le volte che nel momento difficile non ci arrendiamo al buio che incombre, ma apriamo il nostro cuore alla supplica, allarghiamo il nostro sguardo fino a vedere, anche lontano, un punto luminoso. “Sarò con voi per tutti i giorni della vostra vita”: questa promessa Gesù la realizza con ciascuno di noi, spesso senza che ce ne accorgiamo. Perché Lui, il vivente, vuole comu-nicare la sua stessa vita a ciascuno dei suoi fratelli. Ecco allora che il nostro cuore, davanti a questa Parola, davanti alla tomba vuota del Crocifisso-Risorto, può aprirsi ad accogliere quello Spirito di vita che ha guidato Gesù e lo ha rianimato dopo la sua morte. Questa parola di vita ci viene donata, oggi come ieri, oggi come domani: sempre essa risuona per noi, dentro di noi, spesso ci sta davanti perché siamo costretti ad ascoltarla. Ad accoglierla.Questa parola diventa invito a rileggere la nostra vita come quel dono d'amore che è ma che stentiamo a riconoscere, presi come siamo dai dubbi e dalle difficoltà. Finché lo Spirito griderà questa verità di amore e di vita non possiamo te-mere per noi: sarà Lui a riscaldare il cuore, a rimettere in movimento i nostri piedi, ad illuminare la nostra mente. Sempre, perché così lo Spirito si muove, così Egli ci guida per le vie della storia.Guardando a questa nostra storia, così profondamente segnata dalla violenza e dal male, dall'ingiustizia e dalla disu-nione, possiamo ancora credere e sperare che il Signore verrà, di nuovo, a rimetterci sul giusto cammino, a guarire le nostre ferite, a insegnarci la via della verità e della vita. Sarà Lui a rallegrarci, sarà Lui che ci inviterà al banchetto della vita con tutti i nostri fratelli.

Don Gigi Bavagnoli

bilità ad essere uno strumento per la crescita di fede di tutti coloro che incontrerò. E’ probabile che una affermazione del genere deluda quelli che vedono nel prete il trascinatore sociale, politico o economico; il contestatore arrabbiato contro tutto e contro tutti; l’organizzatore di mille iniziative …Non che questi ideali, se rettamente intesi, siano fuori dai miei schemi; ma ci rientrano solo nella misura in cui servono alla crescita di tutti nella fede; per una vita cristiana di autentico amore reciproco.Così vorrei pregare tutti di augurarmi di non tro-varmi troppo bene, di non sentirmi con la coscienza troppo tranquilla, come prete sarei finito.E’ vorrei concludere con due parole rivolte, questa volta, a coloro che sono giovani, in senso stretto, cioè a coloro che non hanno ancora troppi anni sulla groppa.C’è qualcuno (vorrei sperare tutti, anche a costo di passare per un sognatore)che ha voglia di tentare una vera esperienza di fede a livello comunitario?Tentare, cioè buttarsi decisamente, senza preconcetti o freni in questa esperienza. Esperienza: qualcosa da provare, da vivere non da

capire a livello di intelligenza e basta.Comunitaria: non come “bravi cristiani” isolati, ma come figli dello stesso Padre e quindi con spirito di fratelli. Non è comunque che questo ideale valga solo per i giovani. Dovrebbe essere così per tutti (vedi il titolo). Ma forse l’entusiasmo giovanile può giocare un ruolo molto forte, per la crescita positiva dell’espe-rienza .Non prometto molto. Prometto solo la mia incondi-zionata disponibilità e una gioia e una serenità non comuni per tutti coloro che arriveranno a capire la “dolcezza dell’Amore”(Non perché lo prometto io, ma perché lo ha promesso Lui!). Chiedo scusa per le tan-te chiacchiere che ho fatto.Auguro a tutti una profonda capacità di “rimboc-carsi le maniche” per la continua crescita della no-stra comunità nella fede e nell’amore. Don Piero

N.B. Se qualcuno trovasse fuori luogo o addirittura sbagliate le idee che ho cercato di esprimere in que-sta pagina , mi farebbe un grosso regalo a venirle a discutere personalmente con me.

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Vi proponiamo riflessioni sulla Quaresima e sulla Pasqua

Interventi sulla Quaresima

Il cammino liturgico verso la Pasqua (don Paolo Mascilongo)

I vangeli proposti nelle due prime domeniche di Quaresima, come di consueto, narrano gli episodi delle tentazioni (Mt 4,1-11) e della trasfigurazione (Mt 17,1-9). C’è un tema che lega i due brani, all’ap-parenza così differenti: il tema dell’essere Figlio, che emerge con forza nella relazione costitutiva di Gesù con Dio Padre. Nell’episodio delle tentazioni, Satana cerca di intaccare proprio la relazione di Gesù con il Padre. Egli non nega che Gesù sia figlio, ma prova a insinuare – come già all’inizio dei tempi, ci dice la prima lettura (cf. Gn 3,1-7) – che l’essere figlio pos-sa darsi senza un legame con il Padre, come pura espressione di autonomia e di potenza. E, per noi, cosa significa riconoscere che siamo figli nel Figlio? La via scelta da Gesù è semplice: vero figlio è colui che riconosce e dipende da Dio, ed obbedisce, di-sposto anche a donare la vita. Non è quindi un caso se – di fronte a questa accetta-zione del proprio destino da parte di Gesù – nell’epi-sodio della trasfigurazione la voce del cielo risuoni ancora, a confermare la scelta di Gesù: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compia-cimento. Ascoltatelo». E l’appello giunge fino a noi: ascoltate, seguite, obbedite fiduciosi. Con la terza domenica di Quaresima inizia la contemplazione di alcune pagine del vangelo secondo Giovanni: Sa-maritana, cieco nato, Lazzaro. Acqua/spirito di vita, luce del mondo, vita che non finisce. Tre incontri, tre splendidi quadri da sempre letti in unità, come simbolo dell’evento pasquale e della liturgia del Bat-tesimo, dai quali emerge, in controluce, il filo rosso di tutta l’opera di Gesù narrata da Giovanni: la sua intima relazione con il Padre. Nella quarta domenica, ad essere condotto alla vista è l’uomo cieco dalla nascita (Gv 9,1-41). L’azione di Gesù che ci viene splendidamente narra-ta da Giovanni rivela il vero sguardo di Dio sull’uo-mo. Ed è il Figlio, mandato a compiere «l’opera del Padre, a rivelare questo sguardo: anche in questa domenica, la vista recuperata dal cieco è anzitutto perché egli possa riconoscere il suo salvatore, come si chiarisce nel dialogo finale: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Nel vangelo della quinta settimana Gesù adempie proprio l’antica profezia, aprendo la tomba e dando la vita a Lazzaro (Gv 11,1-45). Ed ancora una volta, l’evangelista sottolinea che è il Padre a do-nare, in Gesù, che è «la risurrezione e la vita» (11,25),

la vita al mondo. Nella vittoria sulla morte, che i vangeli della Pasqua ci testimoniano, è fondata la possibilità dell’incon-tro duraturo con il Signore, al di là dei secoli. La presenza di Gesù, riconosciuta nei sacramenti, nella carità, nella comunione cristiana, è ora per sempre il segno tangibile dell’amore benedicente del Padre. Quell’amore che ogni giorno ci è chiesto di mendi-care, invocando il nostro Dio con le parole che il Gesù ci ha insegnato, nella comunione della Chiesa dove tale amore può essere custodito e vissuto.

Come ti ha aperto gli occhi? (Gv 9,26)La benedizione di un incontro

(don Giuseppe Busani)

Come ti ha aperto gli occhi?». L’incontro con Gesù è sempre una benedizione che illumina e dà re-

spiro alla vita. Ogni volta che qualcuno si lascia toc-care dal suo passaggio, vive la stessa esperienza del cieco del vangelo: viene illuminato sulla sua identità e fa l’esperienza della paternità di Dio. Siamo certi che quando Gesù si avvicina alla nostra vita le rela-zioni si aprono alla fraternità, le fragilità e i limiti non sono più percepiti come una condanna, la vita nelle nostre città e nei nostri paesi acquista respiro. «Come ti ha aperto gli occhi?». Gesù incontra un uomo cieco dalla nascita e, mentre i discepoli sono intenti a cer-care le colpe della sua malattia, egli compie un gesto di creazione: impasta del fango e, dopo averlo spal-mato sugli occhi, restituisce al cieco la sua integrità. Da quel momento tutti si interrogano: «è lui?». E co-

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abbiamo vissuto nel Battesimo e che riviviamo nel cammino feriale dell’esistenza cristiana. Narrare la propria fede, narrando la propria vita, prima di tutto a noi stessi, significa darsi la possibilità di riaprire la strada all’azione dello Spirito, di riaccogliere come nuova la Parola del Vangelo, di riscoprire i legami con la comunità dei discepoli del Signore come un dono, prima ancora che come faticoso impegno. Tutto questo si fa preghiera nella preghiera del Pa-dre Nostro, dove la nostra fede si fa accoglienza stupita e riconoscente della presenza del Padre, si fa invocazione perché il Padre continui ad essere pre-senza accogliente e generosa, si fa supplica perché il male non prevalga in noi e nel cammino dei nostri fratelli e sorelle.

mincia la sofferta ricerca che pone il cieco nel dram-ma dell’identità, ricerca che si risolve solo quando giunge alla scoperta dell’identità di Colui che lo ha guarito. «Come ti ha aperto gli occhi?». Come è possibile che uno si sia interessato proprio di te?. Colui che mi ha aperto gli occhi - afferma - non è un semplice uomo e neppure solo un profeta, ma viene da Dio e agisce come un Padre che ha a cuore la vita buona dei suoi figli. I suoi occhi sono veramente aperti perché scopre che Dio non è così come pensano i farisei, un Dio che punisce i peccatori con la malattia, ma è un Padre che restituisce ai suoi figli il loro vero volto ed esercita la sua regalità prendendosi cura dell’esi-stenza quotidiana degli uomini deboli e fragili. È un Padre che si può invocare, che perdona invece di punire e libera dal male. La sua vicinanza paterna è benedizione: ricrea la vita e le da’ respiro, è presenza incoraggiante e rincuo-rante che restituisce voglia di vivere. La quaresima di quest’anno propone gesti e parole, preghiere e testimonianze perché possiamo compie-re insieme un cammino di progressiva illuminazione sulla nostra identità di figli che, toccati dal passaggio di Gesù, hanno l’audacia di rivolgersi a Dio chiaman-dolo Padre. In questo tempo pregheremo e medite-remo insieme con maggiore intensità e assiduità la preghiera che Gesù ci ha insegnato e consegnato: il Padre nostro.

Recuperare il senso del nostro credere (don Gigi Bavagnoli)

La domanda che i rappresentanti della religione giudaica rivolgono al cieco nato simboleggia la

domanda che ogni giorno viene rivolta al discepolo di Gesù: “tu che dici di credere, e credendo sostieni di vedere, di saper cogliere la presenza di Dio Padre nella tua vita, raccontaci di quello che ti è capitato. Come sei arrivato a credere?. La domanda impone al cieco guarito di ripercorrere la sua storia; la do-manda rivolta a noi ci impone di recuperare ancora una volta il senso del nostro credere, la bellezza del nostro camminare dietro al Signore. È questo il senso del cammino quaresimale-pasquale: imparare a ritro-vare la forza e la bellezza del credere, lasciarsi ripla-smare dallo Spirito, lasciarsi ancora una volta aprire gli occhi dal Signore Risorto come i discepoli ad Em-maus. I grandi Vangeli del cammino del catecumeno, che la Chiesa ci fa ascoltare in questa Quaresima, sono un invito a riprendere la nostra fede dal suo inizio vitale, a rileggere la vita nell’ottica di quella incorporazione alla morte e risurrezione di Gesù che

Un piccolo sentiero tra i boschi, immerso nella fitta vegetazione, che alle volte fa filtrare i raggi del sole, illuminando alcune parti dell’ambiente circostante e scaldando l’aria, di modo che tutto ciò che ci circon-da si dimostri meno ostile. Il piccolo sentiero che il viaggiatore decide di per-corre per scoprire e semplicemente per passeggiare e ricco di piccoli e grandi ostacoli da superare: sassi, buche, tratti fangosi e scivolosi, parti situate al di so-pra di dirupi, rovi. Pur essendo un esperto di queste zone, egli deve stare attento a dove poggiare i piedi e anche se lo fa alle volte può succedere di inciampare e di cadere, sporcandosi soltanto oppure facendosi male. Se dovesse accadere questo si spera di incon-trare qualcuno e pensare a qualcuno lassù perché mandi qualche persona in soccorso.La nostra vita è come questo sentiero sterrato, che alle volte scende alle volte si inerpica e altre si sviluppa in aree pianeggianti. Si cerca di camminare con atten-zione, di avere equilibrio, e di percorrere la strada non sempre da soli. I momenti in cui si vuole stare da soli si cammina, si pensa e si riflette con lo sguardo fisso nel vuoto o guardando un piccolo particolare del mondo che incuriosisce. Quando si viaggia con altri si ride, si parla, si riflette, si sta in silenzio, si va con persone su cui si può contare. In entrambi i casi si prosegue con il Signore, perché il nostro pen-siero si rivolge a lui per ogni circostanza: per non farsi male, per stare bene, per continuare ad avere la compagnia. Il Signore è con noi anche quando lo cerchiamo poco, anche quando sembra che non ci pensiamo, perché vuole essere presente nella nostra vita. Manuela

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Sta per iniziare “una” quaresima.Scusa la cattiveria; se ti chiedessi così, a bruciape-

lo, che significato ha per te questa espressione, una risposta da dare ce l’avresti? Eppure questa “cosa” sta per cominciare … per noi cristiani.Magari andrai anche tu a “prendere la cenere”, pro-babilmente col sorriso sulle labbra e la soddisfazione interiore di chi pensa: Anche questa è fatta! Sono a posto: così nessuno avrà più da stufare …O magari, per un certo senso di “coerenza”, non ci andrai affatto. Vorrei domandarti: E’ possibile che la Chiesa ti proponga un gesto così assurdo o inutile?Questo lo puoi pensare se consideri il gesto di “pren-dere la cenere” come una specie di “scongiuro” da non so che cosa.Se invece lo consideri come il gesto che inizia una realtà chiamata Quaresima forse qualcosa cambia.E ci risiamo: voglio dire al punto di partenza.Non so se ti sei mai reso conto di essere un egoi-sta; non lo dico per offenderti (sai che non lo farei mai); però ci insisto: sei profondamente egoista. E non chiedermi il perché. Se ci pensi anche solo un attimo, te ne puoi rendere conto da solo.Ma a questo punto ti domando come puoi conciliare egoismo (= amore di sé) con attenzione a Dio e ai fratelli (amore dell’altro).Ebbene la quaresima può diventare per te il momen-to in cui ti liberi dell’egoismo. Mi permetto di accen-nare a certi principi che potrebbero venirti buoni.Anzitutto ritorno sull’idea che il cristianesimo è “co-munità”. E’ una parola (o meglio una realtà) che dif-ficilmente “attacca”. Non so bene il perché, ma è la situazione nuda e cruda.Vedi i fatti. Noi cristiani, o sedicenti tali, “dobbiamo” formare una cosa sola con Cristo: un unico organi-smo vivente. Non ti passi per la testa che sia una “trovata” mia. Se hai due minuti di tempo da un’oc-chiata alla Bibbia (ammesso che ce l’abbia e sappia da che parte si gira); leggi nella lettera di S. Paolo ai Galati, al capitolo 3.0, i versetti 27.28: troverai questa espressione tale e quale. E magari da una sbirciatina anche alla Prima lettera di S. Paolo ai Corinzi, al ca-pitolo 12, i versetti 12.13.Vuoi la controprova che neppure S. Paolo ha gioca-to di fantasia? Vedi Matteo 25.40: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me”(Sarà solo la balordaggine di un esaltato? …)Bene oggi l’incarnazione continua, Cristo è ancora presente nelle membra del suo Corpo, ed è questo il punto che differenzia la Chiesa da qualsiasi altra società che non ammette confronti.Se rifletti nei termini di questa sottospecie di discor-so (che, voglio sperare, non sembri più assurdo che

inutile) che la misura del tuo rapporto personale con Dio, è data dalla misura del tuo rapporto personale con tutti i fratelli (non solo quelli del tuo” giro”) e viceversa.Vado verso la conclusione: se non ti decidi a sbaraz-zarti dei tuoi schemi sbagliati (indifferenza, mene-freghismo, quieto vivere, disattenzione al prossimo, ricerca esclusiva del piacere in se stesso, “aurea” car-riera, le “tue” cose, i “tuoi” interessi, le “tue” scelte,la “tua” libertà, spesso confusa con libertinaggio, il gio-co a scaricare le responsabilità sugli altri … ), che ti fanno vecchio decrepito magari a quindici - venti anni, il tuo cristianesimo è solo un’illusione (pia o empia non te lo saprei dire). E se oltre al tuo cristia-nesimo andasse a rotoli anche il tuo essere uomo? (E’ un dubbio che mi è venuto in questo momento …).Ora, per staccarsi da se stessi, dal proprio egoismo, non c’è altro mezzo che “aprirsi agli altri”; possibil-mente senza troppe belle parole, ma con qualche fatterello ben visibile …Prenditi la soddisfazione di rileggerti, sempre sulla Bibbia, la prima lettera di Giovanni, al capitolo 3, i versetti 16, 17 e 18. “Non amiamo a parole e con la lingua, ma con fatti e verità”.E io aggiungo, questi fatti per gli altri devono essere: coscienti perché non siano uno sterile attivismo;concreti, per evitare il pericolo di crogiolarsi in “bel-lissime” parole;continui perché non diventino distraenti passatempi, ma mezzi educativi.Forse, in questo momento, ti puoi rendere conto che quel gesto di farsi mettere un po’ di cenere in testa può essere un tantino compromettente. Perché è il segno “esteriore” di un impegno assunto “interior-mente” . Di questo impegno di cui ti ho parlato: li-berazione dal proprio egoismo e concreta attenzione agli altri. A questo punto non so se quel gesto lo farai o no, forse ti ho rotto un tantino le uova nel paniere .. forse stavi meglio se non te lo avessi detto … ma l’impegno cristiano è proposto a tutti , quindi anche a te e possibilmente in modo “genuino”.Di solito si fanno gli auguri di Buona Pasqua , ebbe-ne posso farti gli auguri di “Buona Quaresima?”

don Piero

La lingua batte (dicono) dove il dente duole....

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Catechisti per il 2020

Essere educatori oggi e domani

Sono stati presentati gli orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020; questi intendono offrire al-

cune linee di fondo per una crescita concorde delle chiese in Italia in ambito educativo. La scelta di dedi-care un'attenzione al campo educativo affonda le sue radici nel IV convegno ecclesiale nazionale tenutosi a Verona nel 2006. Educare alla vita buona del Vangelo significa farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare a una umanità nuova e piena.

“Uno solo è il Maestro e voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8): questo passo tratto dal Vangelo di Matteo de-scrive molto bene Gesù di Nazaret che rappresenta il Maestro per eccellenza, il redentore dell'umanità e il pastore le cui orme guidano al cielo. La Chiesa, che è sposa, madre del maestro e scuola dove Gesù in-segna ed educa, ha il dovere di occuparsi dell'intera vita dell'uomo sia terrena che soprannaturale e ha il compito specifico di educare. Molti passi del recente cammino della Chiesa in Italia hanno trovato convergenza sul tema educativo; ad esempio, il decennio appena concluso è stato illu-minato dall'esperienza spirituale del Grande Giubi-leo del 2000, che incoraggiava a “prendere il largo”, come fecero un giorno gli Apostoli, rispondendo all'invito del Signore (cfr. Lc 5,4). Accanto a questo grande evento è importante citare la Nota pastorale «Il volto missionario delle parroc-chie in un mondo che cambia, dove l’attenzione si rivolgeva alle comunità come luoghi in cui potesse trovare concretezza la vocazione della Chiesa a esse-re segno della fecondità del Vangelo nel territorio”. Alla luce di queste esperienze, sono state focalizzate alcune scelte di fondo: il primato di Dio nella vita e nell'azione delle nostre Chiese, la testimonianza qua-le forma dell'esistenza cristiana e l'impegno in una pastorale che, convergendo sull'unità della persona, sia in grado di rinnovarsi nel segno della speranza integrale, dell'attenzione alla vita, dell'unità tra le di-verse vocazioni, le molteplici soggettività ecclesiali, le dimensioni fondamentali dell'esperienza cristiana. Si è sempre di più fatta strada la consapevolezza che è proprio l'educazione la sfida dei prossimi anni e ci è chiesto un investimento educativo capace di rinno-vare gli itinerari formativi, per renderli più adatti al tempo presente e significativi per la vita delle perso-ne. Gli educatori si assumono l'impegno di operare con disponibilità all'ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione di tutti la buona notizia dell'amore pa-terno di Dio per ogni uomo.

Il vangelo, infatti, fa emergere in ognuno le doman-de più urgenti e profonde, permette di comprende-re l'importanza e di dare ordine ai problemi al fine di collocarli nell'orizzonte della vita sociale. Inoltre l'educare comporta la preoccupazione che siano for-mate in ciascuno l'intelligenza, la volontà e la capaci-tà di amare, perché ogni individuo abbia il coraggio di prendere decisioni definitive. L'anima dell'educazione, come della vera vita, può essere solo una speranza affidabile, la cui sorgente è Cristo resuscitato dalla morte. Dalla fede in lui nasce una grande speranza per l'uo-mo, per la sua vita, per la sua capacità di amare. In questo noi individuiamo il contributo specifico che dalla visione cristiana giunge all'educazione, perché dall'essere di Gesù deriva il profilo di un cristiano capace di offrire speranza, teso a dare un di più di umanità alla storia e pronto a mettere con umiltà se stesso e i propri progetti sotto il giudizio di una veri-tà e di una promessa che supera ogni attesa umana.

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Generazione a disagio?

Sono un po' stufo di sentirmi dire che i giovani oggi sono a disagio, visto che quest'affermazio-

ne costernata e affranta diventa quasi un paravento comodo per non fare nulla. Premetto: è vero che i giovani oggi sono a disagio, ma vorrei esaminare le fonti di questo disagio. Prima di tutto i giovani sono a disagio per il semplice fatto che ogni uomo è a disagio: non c'è condizione di vita in cui tutto fili liscio, in cui ci sia solo serenità e fiducia piena nel futuro. C'è una fragilità nell'essere uomini, una fatica, un non sentirsi mai troppo a casa nella condizione che si vive, per cui il provare disagio appartiene alla condizione umana, e ci riguarda tutti.A questo disagio, ed è il secondo punto, c'è un di-sagio tipico della condizione giovanile: i giovani de-vono “ereditare” il mondo, devono riappropriarsi del mondo, sfruttando il patrimonio dei padri ma, inevi-tabilmente, tradendolo. I giovani devono smettere la lingua dei genitori e imparare a dire, a dirsi, con le proprie parole. Devono, in un certo modo, rifare il mondo, per poterlo vivere da protagonisti, liberando-si delle strettoie, delle convenzioni, dei pensieri dei padri, per poter costruire il loro mondo, l'unico che possono abitare. E certamente questa è un'operazio-ne faticosa, difficile, non esente da rischi, ma alla quale non possono sottrarsi, e alla quale noi adulti non possiamo sottrarli, costruendo un'apparente rete

di protezione che diventa immediatamente prigione soffocante. Né super protezione né abbandono, ma piuttosto accompagnamento discreto e incoraggian-te. Ma ne siamo ancora capaci?E con questa domanda vengo alla terza considera-zione sui motivi di questo evidente disagio, per dire che il vero mondo a disagio oggi è il mondo degli adulti. Siamo noi che abbiamo smarrito la bussola, che non diamo il buon esempio perché non sap-piamo nemmeno più cosa significhe questa parola, che sembra del tutto superata, certamente non alla moda. Forse perché noi adulti abbiamo riempito il nostro mondo vuoto di “mode”, per cercare di copri-re il nostro disagio. Quanti genitori oggi rinunciano a fare i genitori, fanno fatica a comunicare con i figli, a condividere il senso bello della vita, quel senso che abbiamo dimenticato, rimosso o messo a tacere per inseguire qualche chimera. A questo punto non sono assolutamente favorevole a giustificare i giovani e certi comportamente irresponsabili. Semplicemente sostengo che invece di accusare i nostri ragazzi do-vremmo, tutti noi adulti, farci il nosto esame di co-scienza e chiederci se per caso non siamo noi i primi a dover cambiare stile di vita, a dover recuperare alcune delle nostre certezze: quelle con le quali un giovane deve poter fare i conti per poter trovare le sue. Don Gigi Bavagnoli

DON FRANCO MOLINARI: UN CONCITTADINO DA RISCOPRIRERicorre quest’anno il ventennale dalla scomparsa di don Franco Molinari. Sacerdote, storico, divulgatore e precursore, questo cittadino vigolzonese ha ancora tante cose da dire attraverso i suoi scritti. Per questo, l’amministra-zione comunale di Vigolzone in collaborazione con il Centro Culturale Igino Giordani vuole ricordarlo con un convegno. Una sua frase guiderà i relatori in questo lavoro: “scrivere facile è difficile, ma il dovere del cristiano è quello di comunicare con i fratelli … chi scrive difficile è nemico del popolo”. I re-latori percorreranno il suo lavoro e la sua vita come uomo, come cristiano, come studioso sapendo quali erano le sue predilezioni e quindi conoscendo quale era l’angolazione della luce che ha illuminato il suo lavoro e la sua vita. La comunità di Vigolzone lo ricorderà con una S. Messa officiata dal Vescovo. Questo il programma:

Vigolzone, Venerdì 29 Aprile 2011 ore 18,00Tempio di S. Mario Martire: S. Messa in ricordo di don Franco Officerà S.E. il vescovo mons. Gianni Ambrosio

Vigolzone, Venerdì 06 Maggio 2011 ore 21,00Sala consiliare: UN PROFETA DA RISCOPRIRE Relatori: E. Fausto Fiorentini - Luigi Capra

Ennio Torricella

Pastorale giovanile

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Lettera al VescovoRiportiamo, di seguito, una lettera che, alcuni laici impegnati nella vita parrocchiale, hanno recente-mente inviato al Vescovo, per rappresentargli il di-sorientamento ed il travaglio che in questi mesi sta vivendo la nostra Unità Pastorale. La pubblicazione della lettera risponde all’esigenza di rendere parte-cipe l’intera comunità, di un’iniziativa che ha cercato

di dare voce ad un sentire diffuso e che è stata in-trapresa, come direbbe don Dante, per costruire la verità, salvando la carità. Siamo abituati a camminare e pensare a testa alta: vorremo continuare in questo modo, possibilmente in armonia con la Chiesa Dio-cesana. Gianmarco Ratti

Vita della comunità

A Sua Eccellenza Mons. Gianni Ambrosio Vescovo della Diocesi di Piacenza Bobbio

Pontedell’Olio lì 24 marzo 2011

Eccellenza Rev.ma, nell’autunno scorso, in tutta fretta per andare incontro alle esigenze delle Comunità di Pittolo e Settima, la Comunità parrocchiale di Pontedell’Olio ha salutato Don Gino e lo ha accompagnato nella sua nuova comunità. Abbiamo accolto il cambiamento in silenzio cercando di comprenderne le ragioni, anche se ine-vitabilmente ci ha lasciato un po’ tristi e un pò spaesati. Il cammino fatto insieme con don Gino, è stato ricco e stimolante, i linguaggi e modi hanno convinto tanti ragazzi a restare in Parrocchia. Una Parrocchia, la nostra, che da molti anni rappresenta per il paese di Ponte un importante punto di riferimento e di unità della comunità, anche sociale. Don Gino e Don Renzo, e i pastori che li hanno preceduti, ci hanno accompagnato e fatto crescere nella liber-tà e nella responsabilità, coinvolgendo anche noi laici nelle decisioni. Per questo in questo periodo ci siamo rimboccati ulteriormente le maniche anche se abbiamo temuto per mesi, e tutt’ora temiamo, che i tanti ragazzi, specialmente quelli dai 16 ai 20 anni , che si occupano dei vari grup-pi (circa 250 tra ragazzi e bambini) ci salutassero dicendo che senza Don Gino non se ne faceva più nulla perché non trovavano più in parrocchia il linguaggio che li aveva spinti a partecipare così numerosi. Finora questo non è accaduto, segno della solidità del cammino compiuto. Don Renzo ha in questi mesi fatto quello che ha potuto con le 9 Parrocchie che aveva sulle spalle e insieme a lui abbiamo potuto contare sulla presenza di Don Gigi Bavagnoli. Egli in poco tempo si è inserito in tutte le attività, da quelle dei ragazzi a quelle del neo costituito oratorio parrocchiale. Sta seguendo i sacramenti, conosce i nomi e i volti di tutti i catechisti e di moltissimi dei bambini che quando lo vedono lo abbracciano e ascoltano attentamente. Ora arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia della partenza di Don Renzo e che anche Don Gigi po-trebbe non rimanere con noi. Cosa chiedere ora alla nostra Diocesi per questa Comunità?

Siamo ancora scossi dalla partenza di Don Gino e da quella ormai prossima di Don Renzo. Allora, dal mo-mento che Don Gigi potrebbe essere disponibile a rimanere con noi, non possiamo non chiedere alla Diocesi di tenerne conto. Se una decisione di questo tipo venisse presa, noi Le saremo grati, Eccellenza. Faremo meno fatica a sentire che i cambiamenti sono necessari, ma che avvengono tenendo conto della storia e delle esigen-ze di tutte le comunità.

Se Lei vorrà siamo ovviamente a disposizione per illustrarLe meglio di persona il nostro pensiero. Un cordiale saluto.

Alcuni membri del Consiglio pastorale parrocchiale, catechisti, laici impegnati nell’Oratorio e nella redazio-ne del Ponte.

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“Christi sumus, non nostri”: con la citazio-ne di san Colombano i giovani dei vicaria-ti della diocesi si sono dati appuntamen-to nelle loro zone di appartenenza per il tradizionale incontro quaresimale. Siamo di Cristo, dobbiamo appartenere a Cristo, non a noi stessi, questo il significato della frase di san Colombano che vuole essere un’esortazione per i battezzati perché si impegnino a conoscere Cristo per testimo-niarlo con la loro vita senza vergognarsi di fronte ai fratelli contagiati da idee estranee al Vangelo. Con questo spirito e guidati dai sacerdoti, i giovani valnuresi hanno avuto così modo di riflettere sulla figura di Cristo e sul suo sacrificio sulla croce; e proprio il binomio Cristo-Croce è stato il simbolo guida della serata, croce illuminata quella che sormonta la chiesa di Vigolzone il cui sagrato ha ospitato la prima parte dell’incontro dove i giovani hanno potuto udire “tante parole”; azzurra e circondata dalla scritta di san Colom-bano la croce portata all’altare durante la lettura della Parola. Ed ancora sei le croci che i sacerdoti hanno tracciato su varie parti del corpo dei partecipanti perché sulla sequela di Cristo anche noi sappiamo acco-gliere veramente il segno distintivo dei cristiani con tutti noi stessi: sulle orecchie per ascoltare Gesù, sulla bocca per rispondere a Gesù, sugli occhi per vedere ciò che Gesù ha fatto, sul petto per accogliere Gesù nel cuore, sulle mani aperte per essere capaci di aiutare il prossimo ed infine sulle spalle per essere forti come Gesù nelle difficoltà. Ed infine, una medaglietta con la croce è stato il segno tangibile consegnato a ciascun ragazzo al termine della celebrazione perché nella vita quotidiana ognuno sappia affrontare le difficoltà proprio volgendo lo sguardo alla croce, intesa non come simbolo di morte, ma come simbolo d’amore e di forza. sabrina

Preghiera dei giovani nei Vicariati

Il 18 marzo nella parrocchia di Vigolzone si è tenuta una serata per i ragazzi, alla quale alcuni di noi pontol-liesi hanno partecipato. La serata, simile a quella tenutasi nella chiesa di San Sisto per celebrare l'inizio del tempo del Natale, è iniziata al di fuori della chiesa dove, accompagnati da meravigliose parole, molti ragazzi si sono sentiti uniti lasciando perdere alcuni vecchi malintesi. Siamo entrati nella chiesa accompagnati da un canto ed abbiamo assistito ad una celebrazione piuttosto strana (forse solo per me che non vi avevo mai par-tecipato prima). Durante la messa i sacerdoti presenti ci hanno segnato gli occhi, la bocca, le orecchie, le mani e il petto per far discendere su di noi la croce. La celebrazione si è conclusa con un canto che mi ha fatto ve-nire i brividi perché molte persone si sono messe a cantare e alcune ragazze hanno iniziato a battere le mani; in questo modo tutti siamo stati coinvolti in quel canto che ha riempito tutta la chiesa. Finita la celebrazione ci siamo recati nella canonica per scambiare qualche parola per chi non conoscevamo. Così si è conclusa la serata che ha portato nel mio cuore, ma penso anche in quello di molti altri un senso di felicità, di voglia di ripetere quell'esperienza per sentirsi ancora così uniti. Valentina

Venerdì 18 marzo insieme al mio gruppo di catechismo, ho avuto la fantastica opportunità di assistere ad una messa veramente fuori dal comune nella chiesa di Vigolzone. Mi piace partecipare a questi avvenimenti per-ché ogni volta torno a casa felice di aver vissuto una nuova esperienza. Questa celebrazione mi ha veramente colpito: è stata una cosa molto semplice, ma che ha segnato il mio cuore. Forse può sembrare esagerato, ma quella notte ho avuto modo di riflettere sul vero senso della Pasqua. La messa è incominciata fuori, dove alcu-ni di noi hanno letto varie frasi prese da diverse fonti; dopo, in chiesa, don Gigi ha parlato a lungo sul senso della Pasqua. È stato molto bello. Poi è iniziato il vero rito: in poche parole, i vari preti hanno “disegnato” sul

“LA SERATA VISTA DAI RAGAZZI”

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COME TI HA APERTO GLI OCCHI?

Una frase del vangelo di san Giovanni ci guida in que-sta quaresima verso la conoscenza vera, verso l’aper-

tura progressiva dei nostri occhi al grande mistero della passione, morte e resurrezione di Gesù.In quest’ottica si sono mossi i bambini e ragazzi del ca-techismo di Vigolzone che durante la celebrazione delle sacre Ceneri hanno preso l’impegno di vivere attivamente la quaresima animando la messa domenicale con la pre-parazione della processione offertoriale non solo portan-do all’altare il pane ed il vino, ma anche il frutto del loro impegno negli incontri di catechismo. Si sono impegnati a creare ed a leggere le preghiere dei fedeli ed a togliere, ogni domenica, un sasso dal sepolcro costruito ai piedi dell’altare, fino ad arrivare a scoprire il sepolcro vuoto la notte di Pasqua, al canto del Gloria che

annuncia Gesù risorto. Accanto al cammino quaresimale, i ragazzi hanno parteci-pato alla via Crucis, appositamente pensata per loro, che si è tenuta venerdì 25 marzo, durante la quale anche i più piccoli hanno potuto “accompagnare” Gesù lungo la via del Calvario attraverso le parole di tanti personaggi che hanno avuto modo di conoscere Gesù mentre era in vita: dai pastori ad un soldato, dai ragazzi di Gerusalemme a Miriam, una donna di Betlemme fino al centurione ed al buon ladrone. Insieme, poi, i ragazzi hanno pregato il Si-gnore perché siamo finalmente in grado di abbandonare i nostri egoismi, le nostre frette, le nostre inutili lamentele, per riuscire a camminare al fianco di Gesù e per capire che solo Gesù riesce veramente ad aprire i nostri occhi, proprio come successe al cieco di Gerico.

sabrina

“Avete notato che ognuno di voi si muove con la sua particolare andatura, se ve la prendete comoda tanto prima o poi arriverete.[...] Voglio che troviate la vostra camminata, il vostro modo di correre in qualunque direzione, che sia fiero o sciocco” (da L'attimo fuggente)

Una notte, tanti volti con storie diverse l'una dall'altra...delle parole hanno aperto il nostro cammino. Queste parole dovevano creare confusione, erano provocazioni per spiazzarci prima di percepire l'armonia di una chiesa e di un canto. Ai piedi dell'altare c'era l'immagine della croce che ci attendeva e come un unico ab-braccio ci accoglieva. Una piccola croce è stata fatta sui nostri occhi, sul petto e sulle mani...forse quest'anno più che mai la Pasqua sta proprio nell'aprire gli occhi e il cuore alla diversità, a ciò che è altro da noi, allo sconosciuto e al mondo dell'altro.

Claudia

nostro corpo la Croce, dal mio punto di vista, il vero simbolo della Pasqua. Ci hanno segnato le orecchie, gli occhi, la bocca, il petto, il palmo delle mani e infine le spalle con il segno della croce. Tra un gesto e l'altro dovevamo tornare a sederci, aspettare che tutti tornassero al loro posto e poi rialzarci per rimetterci in fila e ricevere il segno successivo. È stato affascinante perché durante queste azioni tutti erano seri e silenziosi. Subito dopo abbiamo ricevuto una collanina rappresentante la croce. È stato un gesto molto carino e che penso abbiano apprezzato tutti. Alla fine abbiamo cantato insieme e i ragazzi di Vigolzone ci hanno condotto a un rinfresco dove abbiamo potuto scambiarci allegramente due chiacchiere. Quest'esperienza mi ha aiutato a crescere e forse, per la prima volta, mi sono soffermata a pensare al vero senso della Pasqua, riuscendo a coglierne gli aspetti più importanti. Per me partecipare a questi eventi è sem-pre un piacere, perché ogni volta imparo qualcosa di nuovo e “respiro” un'aria diversa, più umile, genuina e magica... Alessia C.

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Uscita a Spettine

Nei giorni 2 e 3 Aprile i ragazzi di seconda media della parrocchia di Pontedell’olio, in occasione del

ritiro catechistico in previsione della Cresima, sono stati ospitati nella base Scout di Spettine dove hanno avuto modo di trascorrere due bellissime giornate all’insegna del divertimento e della voglia di stare insieme. I giorni sono trascorsi tra giochi e momenti di riflessione in cui i ragazzi, e gli educatori stessi, stimolati dall’ambien-te accogliente e coinvolgente, hanno saputo mettersi in gioco, dimostrando di essere veramente un gruppo molto unito. La realizzazione di questo progetto è stata possibile anche grazie alla collaborazione di Don Gigi e Giuseppe, che hanno seguito i ragazzi durante la loro avventura, aiutandoli a vivere quello di Spettine, non come una semplice gita scolastica, ma come un momento di vera unione e sintonia. La speranza è che inizia-tive di questo tipo possano essere riproposte al più presto, nella certezza che spirito di squadra e voglia di divertirsi siano gli ingredienti necessari e fondamentali che mai verranno a mancare in gruppi affiatati come questo. Gli educatori

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Domenica 13 marzo, in occasione dell’uscita del primo numero de Il Ponte dell’anno 2011, ab-

biamo ricordato lo speciale anniversario all’interno della S.Messa delle ore 10: 40 anni al servizio della comunità! Con l’aiuto di Don Gigi abbiamo animato alcuni momenti della solenne celebrazione, di segui-to riportiamo il brano letto al termine dei riti di Co-munione, un grazie particolare al Coro parrocchiale che ha eseguito il brano “I Ponti” espressamente ri-chiesto da…Don Dante!

“Il nostro paese si serve ogni giorno di un ponte per giungere direttamente a Piacenza, capoluogo di Provincia. Penso che la nostra comunità abbia biso-gno di un altro ponte: un giornale locale che unisca sempre più il paese. All’inizio sarà un foglio molto semplice, una voce amica che entra in tutte le case. Un ponte lanciato tra parroco e parrocchiani, una mano tesa a tutte le persone di buona volontà. Diremo solo cose di casa nostra, quello che abbiamo fatto e quello che intendiamo fare. Accetteremo pare-ri e collaborazione da tutti. Sarà un po’ la storia del nostro paese. Ricorderemo chi nasce e chi muore; i momenti di gioia e di dolore.Lo abbiamo chiamato IL PONTE per esprimere il no-stro impegno che è quello di unire e non dividere, cercando insieme la verità, salvando sempre la ca-rità. Le parole scritte sono sempre più chiare delle parole ascoltate o riferite da altri. Il nostro giornale vorrebbe essere una fonte di verità che disseta un po’ tutti, evitando ogni polemica che offende e divide.Vogliamo costruire un ponte sul quale possiamo tro-varci: per parlare, per discutere i problemi di tutti, per dare a tutti un senso di responsabilità e stimolare molti ad assumere precisi impegni nella comunità”.Con queste parole Don Dante Concari nel gennaio 1971 firmava il primo editoriale del Ponte. Oggi in fondo alla Chiesa troverete il primo numero

del 2011: il Ponte compie dunque ufficialmente 40 anni, rileggere queste parole per noi significa rin-novare con entusiasmo il desiderio di proseguire un cammino. Il tempo passa ma lo spirito fondativo rimane im-mutato: la parola realizza il legame più profondo tra di noi e, quando scritta, attraverso il nostro giornale ci permette di unire, di creare un ponte tra le varie Parrocchie e i due Comuni di Ponte dell’Olio e Vi-golzone, realizzando uno spazio di dialogo rappre-sentativo di una comunità che, saldamente ancorata all’identità cristiana, rimane aperta alla possibilità di incontro e di confronto. Quello che ci proponiamo è che il Ponte sia il luogo della fiducia nell’altro, il luogo dello sperare e realizzare insieme qualcosa di comune per il futuro.Il Ponte ci unisce e ci identifica come comunità e poiché, come quando si fa festa in famiglia, nessuno può mancare, il pensiero corre con immensa grati-tudine a tutti coloro che in questi 40 anni con umil-tà e spirito di servizio hanno fatto sì che Il Ponte giungesse puntualmente nelle nostre case. Un pen-siero particolare a Don Dante, per tanti anni pastore di questa comunità, che da lontano non ci ha fatto mancare il suo amore di Padre: ci ha regalato parole che potrete leggere sul Ponte e il canto che ascolte-remo tra poco.È stato bello lasciarsi contagiare dall’entusiasmo del suo cuore giovane.

Chiara

Il 40° celebrato in San Giacomo

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Migranti

Gli italiani sono 120 milioni. Una metà vive in Italia, l’altra è sparsa in quasi tutti i paesi della

terra ed è composta, per la quasi totalità, dai discen-denti di coloro che tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 e negli anni successivi la seconda guerra mon-diale, lasciarono l’Italia per sfuggire la povertà ed un futuro senza futuro, con la speranza e la determina-zione di costruire altrove una vita migliore.Andarono in giro per l’Europa, approdarono negli Stati Uniti, in Sudamerica e in Australia, legalmente o illegalmente (i sentieri sulle Alpi Marittime, che in questi giorni sono percorsi dai tunisini per entrare in Francia, sono gli stessi utilizzati oltre un secolo fa da ragazzi emiliani e toscani per andare a scavare carbone o soffiare vetro nelle regioni di Oltralpe, suscitando il risentimento dei lavoratori francesi che li accusavano di rubare loro il pane).Raccolsero sfruttamento, umiliazioni e violenza, pro-dussero ricchezza per sé e, nei primi anni, soprattut-to per le nazioni che li ospitavano, portarono voglia di fare e criminalità, come sempre e come ovunque accade quando masse consistenti di uomini si met-tono in marcia per andare a stabilirsi in luoghi già abitati da altri, fin dai tempi in cui gli israeliti si tra-sferirono in Egitto.Gli italiani nel mondo, che oggi rappresentano il nostro paese, nei confronti dell’opinione pubblica internazionale, forse meglio di come lo rappresenta la madrepatria, sono portatori dell’orgoglio e della forza di chi ce l’ha fatta. Degli altri, dei tantissimi “sommersi” resta, a volte, solo qualche traccia nel-le cronache di epoche ormai lontane, negli archivi di giornali, commissariati e sedi consolari di mezzo mondo. A ruoli rovesciati è quello che sta accadendo da qualche anno in Italia (in questi primi mesi del 2011, in modo particolarmente acuto): arrivano da est e da sud, hanno lasciato le loro famiglie, le loro case, il loro paese per scampare alla fame, alla mise-ria, non di rado alla guerra e all’oppressione; sono quasi tutti giovani, sono affamati non solo di cibo e sono portatori di un modo di vivere, di pensare, di comportarsi molto diverso dal nostro.Arrivano in casa nostra, da noi che siamo tanto ricchi, vecchi e sazi, quanto egoisti e spaventati. Arrivano e mettono in crisi le nostre abitudini, le nostre sicurez-ze, la nostra tranquillità e provocano in noi reazioni di insofferenza, di rigetto, di ostilità (anche se, ad essere onesti, non è che ci abbiano tanto disturbato le migliaia di donne che, negli ultimi 20 anni, sono venute a prendersi cura dei nostri anziani, copren-do la drammatica incapacità di uno stato sociale del tutto assente nel predisporre misure adeguate a far fronte all’innalzamento dell’aspettativa di vita ed alla

trasformazione della struttura sociale delle famiglie).Attivano in troppi e con troppe pretese e, di fronte a questo assalto, noi ci sentiamo fragili e reagiamo con rabbia e cecità. Basta pensare alla vicenda degli sbarchi a Lampedusa: sono un problema grave, da risolvere presto, anzi subito. Come i rifiuti a Napoli.Non so se ci avete fatto caso ma il linguaggio delle diverse emergenze di Napoli e Lampedusa è iden-tico. Non solo nelle parole dei politici ma anche in quelle delle persone che incontri per strada.Eppure (anche se per qualcuno la differenza non esiste) in un luogo parliamo di immondizia, nell’altro di persone che, piaccia o non piaccia sentirselo dire, sono proprio uguali a noi.Arrivano dunque e continueranno ad arrivare (alme-no finchè non cambieranno le condizioni di vita nei posti da cui sono partiti) anche quando, superata questa fase di crisi, spariranno dalle televisioni e dai giornali.Arriveranno ancora, perché questa è la storia dell’umanità e non può essere cambiata dagli slogan volgari di partiti, la cui capacità di speculare sulla paura degli elettori è almeno pari alla propria miopia politica.Dovremo invece trovare modi che ci consentano di vivere insieme senza scannarci e senza stravolgere le nostre e le loro vite (tanto per essere franchi, anche a me piace vivere comodo, nell’ordine, nella legalità, nella pulizia e sono più sereno se sono circondato dai miei amici, e mi piace immaginare un futuro di serenità e benessere per i miei figli).Arrivano e arriveranno in Italia e in Europa e nuove forme di convivenza devono essere cercate e costru-ite, dall’intera Unione Europea, dai singoli governi e dai popoli che da tempo vivono in questa parte di mondo (ma non nel senso che “il problema è euro-peo, quindi ci pensi l’Europa a risolverlo”).Ci sono strumenti che aiutano a trovare soluzioni e c’è il grande vantaggio delle nuove generazioni che hanno meno pregiudizi e meno timori di noi (ba-sta che i genitori si astengano dell’inculcare paura e ignoranza nelle teste dei figli).Naturalmente occorrono risorse, verosimilmente in-genti e occorre la volontà di trovarle, magari rinun-ciando a qualche privilegio.Naturalmente sono ben consapevole del fatto che quest’ultima affermazione può apparire senza senso, soprattutto perché fatta nel nostro Paese che, negli ultimi anni, tra tutti gli stati membri della Comunità Europea, è quello che ha destinato la più bassa per-centuale (0,1%) del proprio reddito nazionale alle politiche di lotta alla povertà. Gianmarco Ratti

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Solidarietà

Da Ponte dell’Olio a Nosy BeUna bella storia di solidarietà

“C’è un’isola che fa parte del Madagascar, si chiama Nosy Be, dove la natura è inconta-minata”, dove l’ylang ylang profuma l’aria, dove puoi incontrare i camaleonti che attra-versano la strada e vedere i simpaticissimi lemuri. Due anni fa siamo stati in vacanza per la prima volta con due amici, una bellis-sima vacanza, ma Nosy Be ti entra nel cuore perché il suo è un popolo molto povero, che ti insegna la dignità, l’educazione innata e il sorriso. Qui abbiamo conosciuto CHAQUIR, instaurato un legame che si è mantenuto nel tempo e quest’anno abbiamo deciso di an-darla a trovare: così a febbraio siamo partiti per la nostra “vacanza-missione” carichi di medicinali da consegnare personalmente ai dispensari, materiale scolastico che abbiamo consegnato alla scuola, abiti ecc. … abbiamo trascor-

so tre giorni a distribuire riso (che per loro è impor-tantissimo) alla famiglie più indigenti e agli anziani;

è stato doloroso conoscere certe realtà ma ci ha arricchito il cuore e l’anima di grandi emozioni. È stata l’esperienza più bella della nostra vita. Il richiamo è forte, ci torneremo! C’è una signora italiana, Manina, che da circa 14 anni vive a Nosy Be e ha donato scuole e dispensari grazie all’aiuto di tanti italiani che hanno avuto modo di conoscerla come noi. Se volete saperne di più visitate il sito: www.bambinidimanina.net

Monica e Gian Carlo

Mercatino solidale

Si è conclusa in modo positivo l’esperienza del Mercatino Solidale; la somma ricavata è stata consegnata agli enti a favore dei quali era nata l’iniziativa: Bambini del Centro Indiano di Vayithiri – Keraka – di Suor Gianangela, Oratorio di Ponte dell’Olio e Ass. “Airone”.L’Ass. Airone si occupa da anni di adozioni a distanza e chi volesse informazioni in merito, tramite Madre Giovanna Alberoni, può contattarmi.Doverosi ringraziamenti vadano perciò a tutte le persone gentili che hanno contribuito a questo gesto di umanità, a Valentina Garolfi per il materiale donato e a Marco Boselli per il locale fornitoci.

Rosalba

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Momenti felici

Gallesi Daniele - Veano

Milena Carrara e Filippo Filippi sposi a Vigolzone

il 18 settembre 2010.

I nostri bimbi

I nostri sposi

I nostri nonni

Adele Oppizzi, di Cassano, festeggiata da tutta la famiglia per il suo 80° compleanno.

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Un Pontelungo

40 anni1978 – un anno difficile, segnato da dolori e difficoltà. Sulle pagine del Ponte l’eco della morte di un padre di famiglia per un incidente sul lavoro a fine ’77, si unisce a quella, improvvisa di una giovane madre e, sempre nei primi mesi dell’anno, di un bambino travolto da un’auto, «invisibili lacrime su manciate d’amore …»scri-ve Giovanni Pilla, mentre don Dante è vicino a chi sente più forte il peso dell’assenza: «Noi continueremo ad essere una mano discreta che vuole sollevare il peso di una croce troppo dura».La SECMU – che dà lavoro ad oltre 300 persone – è alle corde?, titola (purtroppo profeticamente) il nostro giornale ripercorrendo le tappe della crisi e ricordando la messa di Natale celebrata dal Vescovo, Mons. Manfredini, proprio nella fabbrica pontolliese.Da Vigolzone, don Franco Molinari dà fuoco alle polveri della polemica (Ideologia venduta per storia) di quella parte della Chiesa che vede con molto sospetto (è un eufemismo) le prime forme di dialogo cattolici e co-munisti. Il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro – Presidente della Democrazia Cristiana – e della sua scorta, da parte delle Brigate Rosse scuote, naturalmente anche la Valnure. Sono gli Anni di Piombo e sul Ponte trova spazio un appello-riflessione: «dobbiamo veramente unire le forze con uno slancio d’amore profondo e sentito e non solo come reazione istitutiva al terrore e alla paura» (P.M.P.).6 agosto, muore Paolo VI – 26 agosto, Albino Luciani viene eletto Papa: si chiamerà Giovanni Paolo, ma il suo pontificato dura solo fino al 29 settembre, quando viene ritrovato morto a letto – 17 ottobre Karol Wojtyla è il nuovo pontefice con il nome di Giovanni Paolo II.(nella foto una copertina dell’epoca)

Tanti pontolliesi sono andati a Roma per partecipare a questi cruciali momenti della vita della Chiesa e grande è il risalto che ne ha dato il Ponte, sulle cui pagine don Dante, anticipando un famoso invito del Papa polacco, scrive: “il 1978 è un anno carico di segni; sopra di noi è scoppiata più volte la tem-pesta, ma Dio ha mandato una luce per gui-darci da Lui. Non avere paura, guarda avanti a te, non ti devi fermare, il Signore è con Te”.Ancora un’annotazione: nelle “notizie flash”, si ri-corda che un gruppo di ragazzi e adulti ha trascorso le vacanze a Castagnola. La prossima estate, per il 34° anno consecutivo, i nostri ragazzi saranno an-cora là.

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1979 - A partire dal primo numero sul Ponte le catechiste e i bambini di III elementare raccontano l’amici-zia epistolare nata con Luigino, undicenne ragazzo di Asti, bisognoso di cure. Inviando i propri risparmi i coetanei pontolliesi contribuiscono alle spese mediche sostenute dalla famiglia e il sodalizio di amicizia che matura attraverso la corrispondenza si traduce più tardi, il 15 settembre, in un incontro ad Asti e successiva gita a Castelnuovo Don Bosco. Sempre sul numero di gennaio troviamo notizia della prematura morte della Sig. na Emilia Rossi, succeduta al padre Giovanni nella guida dell’azienda CementiRossi. «La sua grandez-za d’animo morale unita a grande capacità e forza d’animo – leggiamo nel messaggio di saluti letto da alcuni operai - hanno sempre costituito per noi dipendenti una specie di tranquilla sicurezza che non potremo mai dimenticare; ora abbiamo quasi l’impressione che si sia creato un vuoto nella famiglia di ognuno di noi per-ché la sua presenza è sempre stata viva e apprezzata» .Nel numero di marzo-aprile trova ampio spazio la cronaca del viaggio a Roma compiuto da alcuni pon-tolliesi accompagnati da Don Dante, domenica 18 marzo alle ore 11 parte infatti da Piacenza il treno spe-ciale per la capitale: Mons Manfredini accompagna, insieme ai sacerdoti, 400 piacentini nella città eterna. Mercoledì 21 marzo verranno accolti in udienza da Papa Giovanni Paolo II, eletto al soglio pontificio da pochi mesi.

Scrive Don Dante «gli ho consegnato le letterine dei bambini di Ponte e Vigolzone in un cofanetto e un galletto in ferro degli artigiani Villa-Bosi. Il Papa si è fermato, ha accolto sorridente, mi ha parlato e mentre gli ba-ciavo la mano benediceva tutti. Una lunga attesa, un lungo viaggio per consegnarci a Cristo per le sue calde mani. Noi Chiesa di Piacenza uniti a tanti fratelli di ogni parte della terra trovavamo nel Papa la nostra uni-tà, la nostra forza». Ad unirsi ai 15 pontolliesi partiti con il treno, altri 54 partiti nella notte con Don Piero in bus. Nel numero 4 di luglio-agosto troviamo alcune novità:- Don Piero Zanrei viene nominato Parroco di Pradello (Bettola) mentre Don Roberto Tagliaferri viene tra noi come Coadiutore ed Insegnante di Religione alla Scuola Media;- Domenica 19 agosto, in occasione del centenario del Santuario della Madonna della Quercia, la S. Messa delle ore 11 viene trasmessa in tv; - nel territorio del nostro comune tra Mansano e Torrazzo l’AGIP, dopo numerosi sondaggi, inizia le trivel-lazioni per confermare la presenza di idrocarburi.A Bicchignano il 27 settembre mentre iniziano i lavori di restauro il campanile comincia a inclinarsi visto-samente, la Sovrintendenza lo dichiara monumento da salvare in quanto costruito nel 1600 e si accolla tutte le spese necessarie per il restauro. Sull’ultimo numero dell’anno si riportano le congratulazioni al Maestro Giuseppe Carini, cui viene conferito dal Presidente Pertini, su proposta del Ministero della Pubblica Istru-zione, il diploma di Benemerenza di prima classe, con facoltà di fregiarsi della Medaglia d’oro.

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1980 - Sul primo numero Il Ponte riporta le parole di commiato di Don Erminio Squeri, arciprete di Vigol-zone, che, dopo 28 anni di intensa e fruttuosa attività, domenica 3 febbraio annuncia alla parrocchia di vo-lersi ritirare: «… Per me è giunta l’ora di pensare a lasciare la cara parrocchia di Vigolzone. Signore Assistimi, in Te mi rifugio, non è facile staccarsi dalla propria famiglia, dalla propria parrocchia. La pace sia con Voi, non Vi dimenticherò». Il nuovo parroco, Don Domenico Guglieri arriverà domenica 25 maggio. Successiva-mente un pullman e molte macchine accompagneranno domenica 1 giugno Don Gianni Cobianchi e Don Alfonso Calamari nella nuova parrocchia di S. Antonio a Trebbia. Il numero di luglio ricorda Carlo Conti «Ora che sorella morte ha bussato anche alla sua porta, non si può dimenticare un uomo in cui si smarriva il confine tra vita pubblica e privata, perché per molti anni, la sua storia è stata anche quella di Ponte dell’Olio». Il numero 4 de Il Ponte registra anche l’arrivo per primo disco LP 33 giri del Coro Montenero, nello stesso anno classificatosi al quarto posto nella rassegna nazionale dei cori di Vittorio Veneto. Il numero di settem-bre raccoglie le impressioni del viaggio in Polonia. L’ultimo numero dell’anno registra le molte iniziative che mobilitano la comunità in favore delle popolazioni terremotate in Campania e Basilicata: raccolta della carta, mostra del dolce, banco di beneficenza, mostra del libro e una serata di Santa Lucia organizzata dal Coro Montenero. Il terremoto dell’Irpinia ha portato via 2.914 persone e creato più di 280.000 sfollati; le zone di Pontenure, Podenzano, Ponte dell’Olio e San Giorgio si impegnano a costruire un prefabbricato del valore di 25 milioni, il centro-comunità sarà pronto nel mese di gennaio, mentre si scrive il Ponte le offerte raggiungono i 16 milioni.

1981 - Nei primi mesi dell’anno la Clinica San Giacomo di Pontedell'Olio festeggia il suo 20° anno di vita: «La Clinica rappresenta il fiore all'occhiello del paese in quanto è simbolo di grande efficienza; la Clinica vanta di un personale qualificato e specializzato in molteplici ambiti dall'ostetricia all'ortopedia. In ogni camera è stata messa un'icona della Madonna Nera di Czestochova, che alcuni parrocchiani insieme a Don Dante hanno potuto vedere durante il pellegrinaggio a Jasna Gora». Nel mese di gennaio si è tenuto a Piacenza il “meeting della pace”, a cui parteciparono molti ragazzi dell'ACR, al fine di riflettere e promuovere la pace a partire dai rapporti sociali e quotidiani. Attraverso la testi-monianza di un volontario della Caritas viene descritta ai lettori la dura realtà sopravvissuta al terremoto di San Gregorio; la solidarietà dei pontolliesi per gli abitanti delle zone colpite dal terremoto viene dimostrata in numerose occasioni con la raccolta delle offerte durante il periodo natalizio del 1980 e la partenza di al-cuni volontari con Don Piero per portare aiuto alle zone colpite dal sisma.

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Fra le notizie dalla Parrocchia di Pontedell'Olio occorre ricordare il 10° anno di fondazione del giornalino “Il Ponte”; il comune di Vigolzone rende nota l'apertura e l'inaugurazione del nuovo salone parrocchia-le che costituirà un nuovo punto di aggregazione per la Comunità. I mesi di marzo e aprile sono caratterizzati dal dibattito per la reintroduzione della processione del Ve-nerdì Santo a Pontedell'Olio lungo le vie centrali del paese, che venne abolita durante gli anni della conte-stazione; i segni che rappresentano questa processione sono la croce gemmata e la croce lignea. Il Ponte ospita inoltre un ampio spazio dedicato ad approfondimenti e opinioni sul referendum che riguarda, tra le altre cose, l'aborto e la proposta cosiddetta “minimale” avanzata dal movimento cattolico per la vita; il consiglio permanente della CEI lancia un messaggio per chiarire ulteriormente la posizione della Chiesa sull'aborto. Sul giornale fa la sua comparsa una rubrica di carattere storico per onorare la memoria di alcune persone di spicco nella storia di Ponte: ad esempio i dottori Luigi e Achille Zanotti, Giuseppe Angeli e Giovanni Rossi. L'Italia è sconvolta dall'attentato contro Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981 e si interroga su questo fatto. Il mese di maggio del 1981 è inoltre caratterizzato dal dibattito post referendum e dai risultati del voto; a differenza dell'andamento nazionale, i pontolliesi sono per il sì alla vita. A Pontedell'Olio si costituisce l'Asso-ciazione Genitori che esprime le sue linee guida; la redazione de “Il Ponte” di Vigolzone apre una collabo-razione con la scuola del comune, permettendo ai ragazzi di inserirsi nei dibattiti del giornalino. Nell'estate 1981 viene riattivato il campo d'aviazione militare di San Damiano che diventerà una base dei famosi aerei “tornado”. Con una manifestazione viene celebrato l'anno dell'handicappato per favorirne l'accettazione sociale e promuoverne l'aiuto. Pontedell'Olio celebra nell'autunno la festa degli Alpini e un interessante resoconto ripercorre l'impresa estiva del Noviziato/Clan del gruppo scout di Riva 1°. A fine anno si discute sulla grande piaga sociale della droga e si festeggia Don Eugenio per i 50 anni di servizio a Riva.

1982 - Sul primo numero del 1982 a pag. 3 troviamo la lettera del giovane Giancarlo Passerini che rac-conta i primi mesi di noviziato trascorsi nella «Casa della Pace» di Chieri (To): « È un tornare alle origini, al carisma del Fondatore, S. Vincenzo de’ Paoli, sempre nuovo e creativo; è un prepararsi insieme a dire sì al Signore ». Sul secondo numero l’ing. Libelli presenta ai lettori le ultime novità in campo tecnologico: «dopo le prime avvisaglie di crisi energetica, si è registrato un crescente interesse nello studio di sistemi di sfruttamento solare», il giornale registra dunque la timida comparsa nella nostra zona dei primi pannelli solari, in par-ticolare, si riporta, è il Sig. Fulcini, a Casa Gatti, il primo a installare collettori orientabili. Sempre ad aprile troviamo traccia della conclusione del ciclo di puntate dedicate a Vigolzone e Grazzano Visconti all’interno della trasmissione «Terra Piacentina» condotta da Marilena Massarini: « le puntate hanno registrato un alto indice di ascolto, l’iniziativa ha rappresentato un contributo alle pubbliche relazioni del nostro territorio». Nel numero di giugno in un piccolo trafiletto si legge: «Sabato primo maggio la messa delle 9,30 veniva manda-ta in onda per la prima volta. Sul video appariva la scritta TelePonte. Prove sperimentali. Erano bastate 5 persone di buona volontà: Marino, Mauro, Guido, Maurizio, Gianni».Sono i primi istanti di vita di TelePonte «Nell’anno dell’anziano è sorta una nuova emittente televisiva locale, un mezzo di comunicazione utile al paese, per rendere partecipi della vita del paese anziani e malati costretti a un forzato isolamento». A luglio Il Ponte riporta la relazione fatta in occasione dell’inaugurazione del servizio librario di Vigolzone da Renato Passerini, Presidente della neonata Biblioteca: «a sette mesi dalla costituzione la biblioteca è ora in grado di svolgere tutta l’attività istituzionale, i titoli disponibili sono in totale 450, esistono premesse per un ampliameto della disponibilità». Nel numero 5 Antonio Frescaroli firma l’articolo “Grazie, Siura Luisa”: «salutata, applau-dita e infine decorata della medaglia d’oro. La festeggiata è Luisa Barbieri Bobbi, ostetrica Comunale del nostro Paese. Con la Bobbi che se ne va in pensione si estingue tutta un’epoca: l’epoca eroica della levatrice». Il n° 6 racconta la missione popolare guidata da Padre Benito e Padre Vittorio, missionari vincenziani, svoltasi dal 26 novembre all’8 dicembre a Ponte dell’Olio in occasione dell’ordinazione sacerdotale di Padre Passerini. Nell’editoriale troviamo scritto «“Noi scegliamo questo nostro fratello Giancarlo per l’ordine presbiterale”: alle solenni parole del Vescovo faceva eco da ogni angolo della Chiesa un caloroso e prolungato applauso. Era la prima volta che a Ponte veniva consacrato un Sacerdote, un pontolliese».

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1983 - Il Primo numero si apre con l’editoriale di Don Dante dove leggiamo «dopo il quotidiano la Repubblica anche Il Giorno si è interessato a Ponte, l’occasione è stata offerta dall’emittente TelePonte: “lasciati alle spalle gli steccati, si sono dati la mano via cavo per un servizio al paese”».Sullo stesso numero si riporta il documento con cui Papa Giovanni Paolo II proclama il 1983 Anno Santo, in occasione della ricorrenza del 1950° anniversario della Redenzione, ricorrenza giubilare della morte salvi-fica di Cristo. Sempre a gennaio il Prof. Fescaroli ricorda il “tramvai dal Pondaloli” a 50 anni di distanza dall’arrivo a Bettola dell’ultimo convoglio del tramway a vapore, la linea ferroviaria partita nel 1882 viene celebrata con una mostra.Da un anno aVigolzone si è insediata MCM, costituita nel 1978: «la Ditta si avvale della collaborazione di numerosi valenti artigiani della zona, anche per questo motivo ci auguriamo che possa continuare la sua attività a Vigolzone con lo stesso entusiasmo che fin qui l’ha sostenuta».Nel numero di marzo don Giuseppe Boiardi ricorda la recente scomparsa di Don Luigi Paganini, nato a Ponte dell’Olio, già parroco di Castagnola, gli venne affidata la parrocchia di Carmiano dal 1953 al 1977; sempre sul N. 2 viene pubblicata la lettera di opposizione degli abitanti di Albarola all’apertura della disca-rica.Il 7 e 8 maggio anche i nostri Alpini partecipano all’adunata nazionale a Udine mentre a ottobre la redazio-ne riporta l’intervista al nuovo vescovo di Piacenza, Mons. Antonio Mazza, successore di Mons. Manfredini nominato arcivescovo di Bologna: «Troverete in me – si legge - un padre, un fratello, un amico. Il mio cuore e la mia casa saranno sempre aperti a tutti».

(Nella foto Padre Giancarlo insieme ai missionari Padre Benito e Padre Vittorio)

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Folta partecipazione di pubblico a Vigolzone per i festeggiamenti per il 150mo anniversario

dell'Unità d'Italia.Mercoledì 16 marzo dalle ore 21,00 nella palestra comunale, tanti cittadini hanno partecipato all'even-to più ufficiale della due giorni dedicata a questo importante appuntamento. La serata, introdotta da Andrea Rossi dell'associa-zione Teatro Instabile di Vigolzone, è iniziata con il saluto del Sindaco Francesco Rolleri e con la lettura di 14 articoli della Costituzione della Repubblica Ita-liana da parte dei consiglieri comunali di Vigolzone. La serata è continuata con una pungente ed ironica rievocazione della storia del Comune di Vigolzone e dei fatti più importanti dell'Unità d'Italia, letta ed interpretata da Andrea Rossi, Silvia Frazzi e da Carlo Bernazzani che, amante della poesia, ha declamato due poemi di grande significato storico: “I Martiri delle Cinque Giornate” di Francesco Dall'Ongaro e “La Spigolatrice di Sapri” di Luigi Mercantini. Toccan-te l'Inno di Mameli cantato nella sua versione inte-grale dal Coro “Eco della Valle”, che ha intrattenuto il pubblico con altri canti risorgimentali. Alla fine della serata l'Avis di Vigolzone ha offerto un buffet, men-tre i partecipanti si godevano la mostra di documenti e mappe storiche di grande pregio allestita dall'asso-

ciazione Culture per lo Sviluppo Locale.Il tempo piovoso ha concesso una tregua e ha per-messo lo svolgimento della marcia programmata per la mattina di giovedì 17. Adulti e bambini si sono ri-trovati verso le 9 in piazza Serena ed hanno successi-vamente partecipato alla cerimonia dell'alzabandiera presso la sede degli Alpini di Vigolzone. Il capo-gruppo Gaetano Morosoli ha letto il messaggio del Presidente dell'Associazione Nazionale degli Alpini Corrado Perona: “...è l’Italia della gente comune che si adopera con sacrificio e serenità per il bene della propria comunità. È un’Italia generosa, capace, soli-dale. È l’Italia di chi è consapevole di avere dei dove-ri verso il prossimo, chiunque esso sia. È l’Italia della gente che tutti i giorni si adopera per costruire un posto migliore per vivere...”. Riflessioni più che mai importanti che sottolineano come oggi, l’unità che ci interessa, non è solo l’epopea di Garibaldi, Cavour ecc. E’ l’impegno, sereno e quotidiano, a tenere la bussola orientata sul bene comune e sulla solidarietà che del bene comune è il fondamento.La camminata è proseguita sulle colline del capo-luogo, per tornare poi in piazza Serena dove i tan-ti bambini hanno commosso gli adulti cantando a squarciagola l'Inno di Mameli. La giornata è conti-nuata con i giochi per i più piccoli organizzati dalla proloco di Grazzano che, tra le tante cose, ha dato ai ragazzi la possibilità di disegnare con i gesset-ti il Tricolore sulla pavimentazione della piazza. Un ringraziamento va anche alla proloco di Vigolzone, a quella di Albarola, al GEV, ai Bipedi ed alle altre associazioni che hanno organizzato il rinfresco con il quale si è conclusa la mattinata. Una menzione speciale va ai bambini ed agli insegnanti delle scuole materna, elementare e medie che hanno preparato disegni e cartelloni ed ai negozianti del capoluogo che hanno abbellito le loro vetrine con il Tricolore, contribuendo a dare alla giornata un significato an-cora più speciale. Loris Caragnano

150 anni d’Italia a Vigolzone

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Giovedì 17 marzo 2011, giorno del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, gli Alpini di Ponte dell’Olio hanno ottemperato alla direttiva nazionale della loro Associazione volta ad issare il Tricolore esattamente alle

ore 9.15 in tutte le 4.300 sedi italiane ed estere. Un tricolore nuovo è stato donato dagli Alpini alla Comunità pontolliese, per mano del sindaco dott. Spinola, affinché sventoli ad ogni ricorrenza nazionale e locale.

Pontedell’Olio, 17 marzo: Celebrazioni per il 150°

Un bel gruppo di Penne Nere, il Sindaco con gli Assessori, l’Ass. Carabinieri e il Coro Montenero hanno creato una degna cornice ad un avvenimento tanto importante quale il 150° dell’Unità d’Italia. Gli Alpini avevano provveduto a vestire a festa il parco di Villa Rossi, sede comunale, con numerose bandiere.

La cerimonia è proseguita poi con la commemorazione ufficiale alla presenza dei bambini delle Scuole, della Banda Giubbe Rosse, il Coro e numerosi cittadini.

Rosalba Mutti

“Burattinando” al circolo ANSPI

Domenica 6 marzo noi bambini del Circolo ANSPI abbiamo organizza-

to lo spettacolo “Burattinando” con re-cite dialettali, canzoni, balli e in parti-colare abbiamo presentato il teatro dei burattini. Per noi è stata un’esperienza nuova, divertente e positiva.Abbiamo ricevuto molti applausi e com-plimenti dei nostri genitori, nonni ed amici. Ci siamo ripromessi di ripetere quest’esperienza al più presto!Grazie alle maestre Paola e Rosalba in-sieme a TelePonte che ci ha ospitati nel-la sua sede.

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Il Counseling Piacenza di via Lanza, 2 è un altro importante tassello che si aggiunge alla rete di

servizi dell’associazione “La Ricerca” fondata da don Giorgio Bosini e presieduta da Daniela Scrollvezza.Nata nel 1980 per far fronte all’emergenza-droga, in questi trent’anni “La Ricerca” è divenuta un centro di servizi alla persona ben articolato e complesso, capace di fornire risposte a diversi bisogni del ter-ritorio. Fin dai primi anni ha affiancato alle struttu-re terapeutiche un importante servizio di ascolto e prevenzione rivolto ai giovani ed ai loro adulti di riferimento (genitori, insegnanti ed educatori…). E due anni fa, a fronte di manifestazioni di un malesse-re sempre più trasversale nella società, dove soprat-tutto le relazioni, anche in famiglia, son diventate sempre più difficoltose, è stato avviato un servizio di Counseling per rispondere ad un bisogno di ascolto e di sostegno che può riguardare ciascuno di noi: giovani, non più giovani, anziani, coppie, persone sole, genitori…. Hanno colto l’opportunità già diver-si ragazzi con difficoltà di relazione (con i genitori, con gli insegnanti, con gli amici) confusi nelle scelte di vita, adulti con problemi nel mondo del lavoro, in famiglia, con i figli, con gli amici…. Molti hanno chiesto sostegno per essere accompagnati dopo un lutto. Altri ancora nel prepararsi ad un lutto.A volte accade che la richiesta di aiuto sia per forme di patologia, allora il counselor (un professionista con titolo specifico conseguito con tre anni di stu-dio, che non si sostituisce allo psicologo, allo psico-terapeuta, allo psichiatra) orienta la persona altrove, verso un intervento più specializzato. L’equipe di via Lanza lavora infatti con i Servizi territoriali. Qui ci si prende in carico la persona con il suo bisogno, la si aiuta a fare chiarezza dentro di sé ed a ritrovare le

forze per superare il momento difficile.I locali, un accogliente appartamento al piano terra di una palazzina in via Lanza 2 (dove, solo nei primi sei mesi del 2010, sono giunte un centinaio di richie-ste di aiuto) sono diventati un punto di riferimento anche per insegnanti, parroci, medici, psicologi, psi-chiatri, psicoterapeuti, oltre che per ambulatori me-dici e reparti ospedalieri. Considerato che una parte importante dell’utenza è rappresentata da genitori che vivono con difficoltà la relazione con i figli, non solo nella fase adolescenziale, che resta uno dei mo-menti di passaggio e di crisi, ma sempre più spesso anche in età inferiore, il Couseling Piacenza si sta confermando anche come utile percorso di soste-gno alla genitorialità per padri e madri che stanno attraversando un momento di disorientamento e di difficoltà relazionale, aiutandoli a capire e valoriz-zare le loro stesse risorse. Il counselor accoglie lo smarrimento dei genitori, i quali, troppo coinvolti dal punto di vista emotivo, spesso non riescono a gestire le situazioni conflittuali che si creano tra di loro, tra di loro ed i figli e, non di rado, tra la famiglia ed il mondo esterno. Chiunque può farlo attraverso una semplice telefonata. Troverà una persona qualificata alla prima accoglienza che offrirà le indicazioni del caso (l’equipe, costituita da sei professionisti, è af-fiancata da volontari formati proprio per questo). Si può chiamare dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 18 al numero 0523 755481. Negli altri giorni ed orari è attiva la segreteria telefonica. Si possono inoltre con-tattare gli operatori all’indirizzo e-mail [email protected]. Massima disponibilità anche per con-cordare colloqui al sabato o nella pausa pranzo per venire incontro alle esigenze di chi lavora.

GLI AMICI DE “LA RICERCA”

Confusi e disorientati, “La Ricerca” vi aiuta col counseling.

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Pontedell’Olio - Via Dell’Artigianato,2 - Tel. 0523 875130e-mail: [email protected]

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17 marzo 1871- 17 marzo 2011

150°: Buon Compleanno, Italia!

«Io nacqui veneziano ai 18 ottobre del 1775, giorno dell’evangelista San Luca; e morrò per grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo. Ecco la morale della mia vita»

Da “Le Confessioni d’un italiano” di Ippolito Nievo

Il 17 marzo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ufficialmente aperto i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità nazionale. Presenziando in Piazza del Quirinale alla Notte Tricolore prendendo la parola il Capo dello Stato ha affermato:« Festeggiamo il meglio della nostra storia. Se fossimo rimasti come nel 1860, divisi in otto stati, senza libertà e sotto il dominio straniero, saremmo stati spazzati via dalla storia. Non saremmo mai diventati un grande paese europeo». Per festeggiare questa importante ricorrenza la redazione de Il Ponte ha chiesto ad alcuni compaesani, di età ed estrazione differenti una breve riflessione sull’Unità d’Italia.

17 marzo 2011: le Giubbe Rosse sfilano in borgata per raggiungere la sede comunale di Villa Rossi.Foto: TelePonte

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La ricorrenza dei 150 anni dell’Unità è l’anniversario del sacrificio di molte persone, tra cui anche diversi pontolliesi, che hanno donato la propria vita in onore di un ideale comune: un’Italia unita. Mattia Carzaniga

Riflettendo su cosa sia per me l’Unità d’Italia mi è inevitabile pensare come questo processo di unificazione sia per certi aspetti un argomento ancora fortemente attuale. Il 17 Marzo 1861 l’Italia è unita, la spedizione dei Mille ha portato a termine un lungo processo finalizzato a fare dell’Italia un unico grande stato. “E la capitale sarà Roma” : queste sono le parole di Cavour. Ma a 150 anni di distanza questa unificazione non è ancora del tutto terminata, l’Italia è ancora divisa,ancora una volta il ricordo di eventi passati potrebbe essere da monito per le generazioni presenti.

Elisabetta Roncarà

“E pluribus unum” è il motto nazionale degli Stati Uniti d’ America, ma potrebbe essere ed è stato di fatto il motto di coloro che 150 anni fa hanno contribuito a riunire in una sola nazione tanti uomini provenienti da zone con dialetti, storie e tradizioni completamente diversi tra loro, ma uniti da un comune desiderio di libertà e dalla necessità di lavorare in ac-cordo per ottenere progresso e benessere. A 150 anni di distanza questo deve ancora essere il significato dell’unità d’Italia per i suoi cittadini: collaborare al di là delle divisioni politiche per migliorare il Paese perseguendo il comune benessere, resistendo alle forze che dall’interno tentano di corromperlo e senza avere paura di aprirsi verso una comunità interna-zionale che abbraccia l’Europa ed il bacino del Mediterraneo. Fabrizio Lucini

Scrivo il mio pensiero sull’Unità d’Italia perché la Chiara non me l’ha chiesto. Devo la mia passione per la storia alla mia maestra Ginetta, il cui racconto ce la rendeva attuale ed interessante, mai una successione di date ed eventi. Così alla do-manda: «Cosa muoveva i patrioti del Risorgimento?», la risposta che ancora mi torna subito alla mente, frutto di un appro-fondimento mnemonico assai efficace: «i patrioti erano animati dall’ideale di una Patria unica, unita e indipendente.» Il 17 marzo mi sono procurata una bandiera da esporre sulla facciata della mia casa, le note delle nostre Giubbe Rosse hanno richiamato alla mente il maestro Gino che ci riuniva nel seminterrato della scuola per imparare l’inno nazionale, partendo dall’analisi del testo ché: «non si cantano parole che non si comprendono!». Spesso lo cantavamo nelle occasioni pubbliche, tutti in fila dietro al compagno meritevole cui toccava l’onore di sfilare con la bandiera. Ho cantato l’inno sot-tovoce e mi sono emozionata: sono fiera di essere italiana nonostante tutto. Andreina Bergonzi

Il 17 Marzo 2011 ero in Germania, nazione a cui invidio il senso di responsabilità sociale e l'etica del lavoro dei propri cittadini. Ero là per ragioni di lavoro, come rappresentante di una azienda italiana la cui tecnologia è tra le più avan-zate al mondo nel proprio settore. Forse la concomitanza con la festa per l'Unità di Italia o forse solo per combattere la malinconia e la fatica dei momenti difficili che stiamo attraversando, ma ho avuto la consapevolezza del valore della mia attività e della responsabilità e l'orgoglio di rappresentare quegli uomini e donne che hanno costruito la nostra Nazione. La continuità con il loro sforzo, da parte di chi ogni giorno si impegna al meglio e onestamente nel proprio lavoro, di chi si fa carico non solo del proprio tornaconto, ma di fornire un contributo alla costruzione di un disegno più grande condiviso con altri, è il vento che può continuare a gonfiare i tricolori che, così belli e ingenui hanno accompagnato il mio ritorno a casa. Giuseppe Fogliazza

I 150 anni dell’Unità d’Italia sono un’occasione per riflettere sul futuro. Giusto essere orgogliosi del nostro paese, ricordare i padri fondatori, gli uomini che l’hanno reso grande, le città d’arte, i musei, i paesaggi, il boom economico e il made in Italy. L’Italia, oggi e sempre di più nei prossimi anni, si confronta con la globalizzazione e le economie competitive di paesi emer-genti: dovrà/dovremo, di nuovo, far tesoro di capacità individuali e risorse umane, intelligenza, fantasia e creatività, investire nella ricerca scientifica e nell’innovazione, nell’università e nella cultura; e porsi l’obiettivo ambizioso della creazione, in tempi brevi, degli Stati Uniti d’Europa con una costituzione, un governo centrale, un parlamento vero, una legislazione comune ed economie “convergenti”; che “guardano” e cooperano alla pari con paesi del Mediterraneo e dell’Africa. Solo così sarà/saremo davvero in grado di affrontare la sfida che grandi cambiamenti e sommovimenti ci impongono. Ottavio Torre

È una cosa molto importante; vuol dire essere insieme, stare uniti, partecipare insieme, al di sopra di ogni divisione po-litica. Gabriele Gazzola

Mi ricorda un periodo di vita non troppo felice, ricordi di guerra e di miseria, dove si era comunque felici, dove si lavo-rava e non c’era tempo per lamentarsi. C’era la semplicità in ogni cosa. Penso che questa festa non sia da festeggiare solo quest’anno ma dovrebbe essere presa in considerazione ogni anno. Maddalena Marenghi

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Grande successo per il Carnevale in Val Nure

Sabato 5 e do-menica 6 mar-

zo si è svolto il Carnevale in Val Nure con sfilate il sabato pomeriggio a Podenzano, la domenica mattina a Ponte dell’Olio e la domenica po-meriggio il gran finale a Vigolzone, dove sono state premiate le ma-schere.Come tutti gli anni la manifestazione è stata organizzata dalle Amministra-zioni Comunali di Ponte dell'Olio, di Podenzano e di Vigolzone e dalle Pro Loco di Podenzano e Vigolzo-ne e con la partecipazione della Banca di Piacenza che, anche quest'anno, ha sostenuto la manifestazio-ne. Questa iniziativa è una delle poche del genere ancora presenti sul nostro territorio ed attrae grandi e piccini da tutta la Provincia di Piacenza. Dopo la sfilata di Ponte dell’Olio tutti i volontari ma-scherati hanno pranzato alla baita degli alpini, gu-stando le specialità offerte dalla Pro Loco di Vigol-zone: salumi, maccheroni alla bobbiese con i funghi, stracotto e dolci.La sfilata della domenica pomeriggio è stata animata

come di consueto da Domenico Grassi.Nella giornata di domenica si potevano gustare le chiacchiere preparate dalla Pro Loco di Vigolzone, da accompagnare ai vini gentilmente offerti dalle cantine: Romagnoli, Villa Peyrano e Barattieri.Buona partecipazione di carri e gruppi maschera-ti, con diverse conferme: i due gruppi di Vigolzo-ne, quelli di San Polo, Podenzano e Ponte dell’Olio, l’esplosiva creatività del signor Codeghini…Anche alcune significative novità: un gruppo di bam-bini della scuola elementare di Podenzano, il ritorno del gruppo di Bicchignano-Veano con un bellissimo

pinocchio meccanico, il carro della scuola materna di Vigolzo-ne, addobbato come un castello e sul quale bambini e bambine hanno sfilato mascherati da ca-valieri e dame.Infine la partecipazione per la prima volta di un gruppo di Fa-rini, che ha realizzato un bellissi-mo carro-pollaio!Sotto un sole primaverile non poteva mancare l'esibizione del-la banda Giubbe rosse di Pon-te dell’Olio, guidata dal maestro Edoardo Mazzoni e dalle majo-rettes.L'appuntamento è come sempre al prossimo anno.

Loris Caragnano

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a cura di Antonietta Spelta

Bavarese alla vaniglia

INGREDIENTI per 6 persone:

¼ di litro di latte1 bacello di vaniglia10 gr di gelatina4 tuorli d’uovo freschissimi130gr di zucchero500 gr di panna liquida60 gr di zucchero a velo

PREPARAZIONE:1. Mettete a bollire il latte con il bacello di vaniglia, quindi lasciatelo intiepidire ed eliminate la vaniglia. Nel frattempo fate ammorbidire la gelatina in acqua fredda.2. Con uno sbattitore elettrico montate i tuorli insie-me con lo zucchero in una casseruola. Versate a filo il latte tiepido e aggiungete la gelatina ben strizzata. Mettete il recipiente in un bagnomaria appena tiepi-do e fate addensare la crema senza smettere di me-scolare, fino a che velerà il cucchiaio; infine lasciate intiepidire.3. Montate la panna insieme con lo zucchero a velo, quindi amalgamatela delicatamente alla crema.4. Bagnate uno stampo scannellato, versatevi la cre-ma e fatela rassodare in frizer almeno per 4 ore.5. Al momento di servire la bavarese, tuffate per un istante lo stampo in acqua bollente e sformate il des-sert in un piatto da dolci.6. Potete servire la bavarese accompagnandola con una salsa di fragole o frutti di bosco, ottenuta frul-lando la frutta insieme con zucchero e succo di li-mone q.b.

Rubrica di cucina

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Seduta veloce quella del 29 Marzo. All’ordine del giorno 11 punti tra i quali riportiamo i più signi-

ficativi.Il Coro Eco della Valle è stato riconosciuto gruppo di interesse comunale. La comunicazione è stata ac-colta con un applauso dal folto pubblico.Con voto unanime, è stato approvato il Nuovo Regi-stro delle strade comunali con il passaggio di alcune strade vicinali al rango di strade comunali nonché l’atto di indirizzo per l’affidamento in concessione dei servizi comunali cimiteriali. Le nuove iniziative imprenditoriali riguardanti l’atti-vità di somministrazione di alimenti e bevande do-vrà tenere conto dei nuovi criteri di programmazio-ne che, preventivamente discussi con gli operatori del settore, sono stati approvati con voto unanime. I criteri tendono a qualificare il servizio offerto mi-gliorando, in relazione ad alcune criticità diffuse e specifiche, (viabilità, massiccio afflusso di visitatori), la disponibilità di posti auto piuttosto che di servizi igienici. I nuovi criteri si intendono validi per gli esercizi aperti ex novo. Approvato con l’astensione della minoranza il nuovo Regolamento Comunale per la gestione del Nido d’Infanzia, può, ad oggi,

contare 15 iscrizioni su una disponibilità di 21 posti che sono espandibili fino a 36. Con precedenza per i residenti, anche i non residenti che ne facciano richiesta potranno essere ammessi al servizio nido d’infanzia. Voto unanime anche per gli ultimi due punti: atto di indirizzo per l’esternalizzazione del servizio di gestione del nido di infanzia nonché del regolamento in materia di accertamento (ici sui ter-reni). Ennio Torricella

Dal Comune di Vigolzone

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“Viva viva il carnevaleCon il pepe e con il salela tristezza manda via e ci porta l’allegria….”

Medley dalla Scuola Maternaa cura di maestra Sara

Le danze per i festeggia-menti si sono aperte a scuola, Lunedì 28 Febbraio, quando i bambini hanno assistito e partecipato ad uno spettacolo della no-stra tradizione, durante il quale in un tripudio di ri-sate Arlecchino e Pulcinella ci hanno guidato nel loro mondo. I due amici, perso-naggi amati anche da mam-ma e papà, si sono rivelati burloni e simpatici almeno quanto noi!!!!

Come promesso avrete no-tato il carro “Il castello di Rocca Gelata” ebbene sì eravamo noi!! Quest’anno volevamo sorprendervi e grazie al fondamentale aiu-to da parte della Pro Loco, che ha fornito un carro su misura per noi, i nostri

bambini, Domenica 6 Marzo, hanno animato il Car-nevale in paese, senza la solita camminata,ma como-damente portati in un’ esultanza di coriandoli, scher-zi e risate. Per quanto riguarda l’allestimento del carro i nostri ringraziamenti oltre che alla Pro Loco vanno a Guglielmetti Interior e Mobilificio Scottini

che ci hanno gentilmen-te fornito il materiale.Il carnevale è poi termi-nato a scuola Martedì 8 Marzo, dove, tra stelle filanti, giochi e risate, ci siamo trasportati in al-tri mondi di super eroi, principi, principesse, giullari, pagliacci, cava-lieri, fate etc….

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Giovedì 17 Marzo è la festa dell’Unità d’Italia , anzi, come dicono i bambini, “il compleanno dell’Italia!!!”. I nostri piccoli si sono preparati all’evento imparando l’inno, che per loro è la “sua canzone”, avvicinandosi al concetto di unità nazionale , che “…. Vigolzone è dentro all’Italia….”, e creando bellissime bandierine.

“Fratelli d’Italia L’Italia s’è desta

Dell’elmo di ScipioS’è cinta la testaDov’è la vittoria

Le porga la chiomaChe schiava di Roma

Iddio la creò….”“Nel mare del silenzio

una voce si alzò

da una notte

senza confini

una luce brillo’

dove non c’era niente

quel giorno….”

Il Carnevale è l’ultimo giorno de-dicato a scherzi e schiamazzi, in-fatti l’indomani, Mercoledì 9 Mar-zo, Don Cesare ci ha impartito le sacre ceneri e spiegato l’inizio di quel periodo che dura quaranta giorni che precede la Pasqua, chia-mato Quaresima.

“Arriva un principe con un cavallo bianco

Viene da lontano e sembra molto stanco

Al posto della spada c’è l’ombrello…C’è il cappotto al posto del mantello

…. Però a guardarci bene il cavallo non ce l’haio gli corro incontro

e gli dico “ciao papà!”

Il papà: principe di ogni bambina, re di ogni bambino, l’uomo più forte del mondo, colui che ci difenderà sempre contro tutto e tutti, insomma il nostro super eroe! Non poteva mancare un giorno dedicato espressamente a lui e così i nostri piccoli amici per Saba-to 19 Marzo hanno preparato un simpatico regalo ed imparato una poesia da recitare al proprio padre, la stessa che troviamo riportata in questa pagina, una bella soddisfazione per questi speciali super eroi ai quali basta un sorriso del proprio/a figlio/a per farli scio-gliere e far scendere loro una lacrima di felicità e riconoscenza per i loro piccoli tesori, coloro senza i quali non sarebbero mai super eroi. Un saluto a tutti ed i nostri migliori auguri per una Serena Pasqua!!!!

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Alpini: Gemellaggio del Gruppo Vigolzone con il Gruppo Collebrincioni

Sono passati ormai due anni da quel 6 aprile quan-do la forza del terremoto svelò tutta la fragilità

di un territorio tra i nostri più belli (l’Abruzzo) e di una città pluricentenaira (l’Aquila). Allora fu l’istinti-va solidarietà a guidare su quel territorio devastato, i vari gruppi di alpini (Vigolzone, Agazzano, Grop-pallo), la pro loco, le istituzioni (l’amministrazione comunale con l’Unione Valnure e Val Chero) , privati cittadini.Oggi è il tempo dell’amicizia, dei rapporti che si rin-saldano, dei bilanci che rendono orgogliosi del pro-prio operato. Così, una folta delegazione tra alpini, istituzioni, privati cittadini è ritornata sui luoghi che ha visto protagonisti i nostri volontari. Dapprima a Fossa, dove gli alpini hanno costruito un villaggio, poi la visita la centro dell’Aquila che ancora non ha preso a vivere, infine a Collebrincioni. Lì, i no-stri alpini, con una dotazione da 10.000 € frutto di svariate iniziative di svariate associazioni, avevano montato l’oratorio prefabbricato dotandolo di tutte le attrezzature. Ad accoglierli padre Gelsomino Manfre-di, che ha una conoscenza diretta della nostra valle: Per qualche anno, infatti, ha svolto la sua apprezza-ta missione a Bettola. Durante la messa, officiata da padre Manfredi, si è svolta la cerimonia che ha unito in gemellaggio il Gruppo Alpini di Vigolzone con

il gruppo di Collebrincioni. Ospite d’onore, il vice presidente nazionale degli alpini.

Ennio Torricella

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"Il tempo che ci troviamo a vivere e di cui volenti o nolenti ci troviamo ad essere at-tori ovviamente ha le sue bellezze ed i suoi valori...non possiamo nascondercelo.Og-gettivamente parlando però esso non é scevro da problematiche esistenziali che sono grandi.Don Cesare per offrire modestamente una qualche forma d'aiuto ai suoi contempo-ranei ha ritenuto opportuno aderire all'iniziativa dell'editrice S. Paolo e di porgere gratuitamente nell'apposito espositore situato in fondo alla Chiesa di Vigolzone agili e discrete schede in merito ad alcune di esse."

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Edoardo Bolledin.1932-m.2011

Fontanesi Maria ved.Giraldin.07.06.1943-m.01.03.2011

Fiorentini Emma ved. Molinari n.02.03.1922-m.30.03.2011

Ricordiamoli

Bernazzani Anna ved. Leon.05.05.1931-m.11.03.2011

Badenchini Jolanda in Sartori n.17.11.1937-m.14.03.2011

Scaglia Beatrice in Fantin.15.05.1935-m.17.03.2011

Rocca Lina ved. Magri n.23.10.1930-m.20.03.2011

Ballerini Bruno n.30.09.1935-m.15.03.2011

Lambertini Renaton.07.10.1932-m.13.02.2011

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Boselli Giuseppe (Pinei) n.10.09.1935-m.01.04.2011

Bellotti Aldon.09.05.1930-m.23.02.2011

Mazzocchi Giuseppinan.14.07.1921-m.26.02.2011

Re Marian.18.10.1912-m.30.03.2011

Repetti Antonion.11.05.1952-m.02.04.2011

Gazzola Leopoldo (Dino)n.12.09.1917-m.23.03.2011

Sordi Angela ved. Carinin.27.02.1930-m.03.04.2011

Ricordiamoli

Pancini Adelchin.03.05.1938-m.05.04.2011

Passerini Alberton.23.02.1948-m.10.04.2011

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E’ bello per noi saperti lì, davanti al Signore, con la macchina fotografica in mano e la telecamera sulla spalla, pronto a pronunciare parole simili a queste, rubate ad un canto che tu ben conosci:“Ora che il giorno finisce, Signore,ti voglio cantare parole d’amore:voglio cantare la gente incontrata,il tempo vissuto, le cose che ho avuto:sorrisi di gioia, parole scambiate,le mani intrecciate nel gesto di pacee dentro le cose, pensiero improvviso,la tua tenerezza, il tuo stesso sorriso.”Accoglio, o Signore, fra le tue braccia. Milena

... il Dinino ! Così tutti lo conoscevano in paese.Un uomo attivo, in giro "dal mattino alla sera", sempre attento alle dinamiche del suo Ponte dell'Olio. Pronto a cercare una soluzione ai problemi che trovava (dalla cisterna del Fontanazzo, all'organo coperto, ecc.) ... e per ciò che lui ritene-va giusto era pronto a combattere, a scontrarsi e, a volte, anche ad essere un po' invadente... In paese, seppur in qualche caso male, di lui se ne parlava sempre. Però così l'avete conosciuto tutti... io vi voglio raccontare di lui come nonno, perché questo era per me! Io lo ricordo mattiniero, con la sua sigaretta in bocca, in giro con la sua bicicletta (quante battaglie per fargli capire di non entrare nei sensi unici a tutta velocità). Me lo ricordo nella sua camera mentre faceva le parole crociate o i puzzle, mentre si ascoltava la sua musica. Quando ero piccola mi faceva sedere sul suo letto e in-sieme suonavamo il mandolino. La sua più che una camera era un vero e proprio "museo"... Lì conservava ogni cosa... stralci della sua vita... e ogni tanto rispolverando i ricordi ci raccontava mille storie. Crescendo è diventato il nonno con cui spesso avevo degli scontri (le sue osservazioni mi davano fastidio!): "Non metterti la minigonna... sei sempre in giro... perché sei tornata tardi?.... con chi sei stata?...". Io non capivo perché il suo era un continuo rimproverare. Con il passare degli anni ho capito che questo suo modo era in realtà solo una preoccupazione, una preoccupazione che potesse capitarmi qualcosa di male, che le sue raccomandazioni erano fatte solo per dirmi "tieni la testa sulle spalle... solo così non ti succederà nulla!". In un modo tutto suo che ho imparato a capire con il tempo. Qualche giorno prima di andare a "riprendere gli angeli" (si vede che lassù c'è un evento molto importante e hanno voluto il miglior cameraman) l'ho salutato perché dovevo partire per un viaggio e lui mi ha preso le mani, mi ha guardata, mi ha baciata e mi ha detto: "Mi raccomando, divertiti!" Non era mai successo prima e io lo voglio ricordare così... con i suoi pregi e i suoi difetti, ma che ci hanno lasciato un segno nel cuore ! Manuela

Ricordando Gazzola Leopoldo (Dino)

Caparbio, amante dell'arte, della buona musica, della cultura.Per oltre 50 anni ha "intrappolato" nella videocamera i volti, le feste, le associazioni, le manifestazioni, gli eventi che hanno caratterizzato, animato e popolato il suo paese: Ponte dell'Olio. Ma non solo: ogni evento familiare e personale è rimasto ricordo indelebile sulle videocassette, e così Natali, Pasque, matrimoni, battesimi grazie a lui sono tutti lì impressi per non far dimenticare le espressioni, i sorrisi, le frasi che, si sa, con il tempo, tendono a sbiadire.Forse è stato per lui un modo attraverso il quale poter ringraziare coloro che non lo hanno mai lasciato solo, che gli hanno fatto sentire il calore e l'affetto di una famiglia, che lo hanno reso partecipe e fatto sentire importante. Fino alla fine. Ed ora è bello credere che davvero sia di nuovo alle prese con la sua telecamera ad immortalare i cori degli angeli, accompagnato dal suono di uno splendido organo, in compagnia delle persone a lui care. Lella

Ponte dell'olio deve salutare una persona cara, con una eleganza innata, sempre presente a documentare i momenti della vita di questa nostra comunità. Sono ricordi, immagini e momenti della mia adolescenza che incrociano questo grande uomo a Teleponte, alla Partita o in giro per il paese con la telecamera pronta a trasferire nel futuro le immagini della vita pubblica di Ponte dell'olio, sempre pronto al sorriso al saluto e alla conversazione discreta. Teniamoci stretto il ricordo e l'insegnamento di un impegno instancabile testimone di una grande passione nel fare.Ciao Dinino ci vediamo di là. Fabrizio

Così scriveva Dino ai suoi familiari in occasione delle ultime festività natalizie:Il mio Natale lo vivo tutto l'anno. / Non ho bisogno di grandi cose. / I miei regali li ricevo dagli occhi dei miei figli. Ogni cosa che fate per me allestirà il mio albero più bello.

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